till death do us apart

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    Buio. Vedeva solo buio. Una nera intensità senza fine, il famoso cuore di tenebra. Nate il tuo computer di merda non si accende. Lo schermo è in stand by, rimba. Seems legit. Eugene Jackson non era fatto per i conputer: lasciava a Jade il conpito di cercare film e serie tv in streaming, limitandosi a cercare su wikipedia i sintomi delle malattie più imbarazzanti, solo per scrivere bigliettini anonini che lasciava poi nell'ufficio di Palmer. Minacce, allusioni velate al fatto che avere un micropene rappresentasse effettivamente una grave patologia, consigli su come curare la psoriasi. Ci si deve pur divertire, in qualche modo, per non soccombere alla noia. O, nel caso del pavor, alla recente disperazione calatagli sulle spalle nei mesi precedenti. La fonte di tale tristezza ormai la sappiamo tutti: non poteva vivere senza sapere che fine avesse fatto Heidrun Crane. Così, nudo se non per un paio di boxer aderenti (mlmlml) era finalmente riuscito ad accendere la macchina infernale, collegandosi a Skype per la famosa videochiamata. Rea, a tal proposito, non aveva lasciato spazio per eventuali discussioni. Eli muovi il culo, c'è la madama collegata--OHCIAOREA Se era preoccupato di farsi vedete in mutande dalla Hamilton? Diavolo no. Certo, non so aspettava di vedere anche un bambino di circa tre anni apparire nello schermo della webcam, ma tant'è. Hai adottato anche tu? Ma sai che è identico a tuo fratello? Brodino. Euge non avrebbe mai dimenticato quel batuffolo di ragazzo, che solo alcuni giorni prima aveva ripulito casa REB da cima a fondo, facendo persino il bagno a TJade nella vasca padronale #wat.
    Quei due sembravano essersi presi subito, e nel guardarli sguazzare tra spazzole e bagnoschiuma per trichechi, l'ex serpeverde aveva provato un'ondata di nostalgia così travolgente da fargli rigettare la cena. Posto che quello non fosse il risultato di una bevuta di troppo, ovviamente.
    Eli. Eli sei così bello che mi viene da piangere. Ed infatti una lacrima scese dall'occhio azzurrissimo del pavor, scivolando lungo la guancia barbuta, che evidentemente non incontrava un rasoio da settimane. Elijah Dallaire, suo cavaliere personale per il matrimonio del secolo, era appena comparso dalla stanza adiacente, splendido nel suo completo di un colore che ancora rob non sa. Per incisp, era il terzo. Rea aveva bocciato spudoratamente i primi due, per motivi che Euge non comprendeva e mai avrebbe compreso. Detto fra noi, non gli importava. Anzi, in cuor suo credeva che la Hamilton stesse facendo di tutto per vederli nudi il più possibile e non sarebbe stato un vero Jackson se non avesse provato ad accontentarla. Per questo, e solo per questo, si mise addosso abiti random, completi pescati dall'armadio di Nate che nemmeno gli andavano bene come misura, abbinando i colori assolutamente a caso e presentandosi ogni volta di fronte alla web cam con un sentito Tadaaaaa! «diglielo, ragazzino» «ewww» E va beh.
    Quando vide il bambino fare quella smorfia, ogni voglia di scherzare venne meno. Il gioco si stava facendo duro ed era ora che i duri si mettessero a giocare. Fu solo dopo aver indossato l'abito comprato appositamente per l'occasione, di un blu meravigliosamente luminoso con tanto di camicia bianca immacolata, che Cremino gli diede una soddisfazione, poggiando le manine sullo schermo per indicare la figura del mago dall'altra parte del computer. «aw jackson, gli piaci» Ma che, c'aveva dubbi?

    Allacciatevi le cinture, partiamo Euge non ci sono le cinture. Immaginatevele. Il pulmino hippie di Spaco era decisamente il mezzo meno adatto per recarsi al matrimonio della sua capah, e proprio per questo il Jackson lo aveva scelto, senza ovviamente chiedere permesso al legittimo proprietario. Tanto, sapeva già come avrebbe risposto il proprietario dello SpacoBot. Jackson, sei inutile come un buco di culo sul gomito. Guiderai il mio acchiappagnocca quando si gelerá l'inferno. E l'inferno, signori e signore, si stava gelando davvero. L'ora era arrivata.
    Lanciò un'occhiata alle proprie spalle, dopo aver inforcato gli occhiali da sole, contando mentalmente i presenti e rinunciando dopo il numero due. What is matematica. okay, ci siete tutti. Era contento di stare in compagnia dei Casta, ancora una volta a comandare con il pulmino in tangenziale, cosi come una parte di lui non vedeva l'ora di mostrare Arci all'elite per mettere a confronto i bimbi adottati - Jayson Matthews piaceva all'ex serpeverde per tutta una serie di ragioni, ma la più importante era che la sua presenza a casa di Nathaniel aveva reso automaticamente l'elite una ship canon -, ma allo stesso tempo non riusciva a cancellare quel peso gravante sullo stomaco. E sul cuore. Gli faceva pulsare le tempie, in continiazione, senza sosta. Eli, vieni qui, ho bisogno di un abbraccio. E già girava la chiave (rubata) nel quadro , Eugene Jackson, con il finestrino abbassato e una sigaretta stretta tra le labbra, mentre alle sue spalle cominciava a girare cocaina. Cocaina? Diede una veloce occhiata allo specchietto retrovisore, intercettando lo scambio di sostanze stupefacenti tra Freya e Jericho, mentre Nate gesticolava sostemandosi ossessivamente la cravatta e il duo Al/Jay minacciava di lanciarsi giù dal mezzo nel tentativo di suicidarsi, Che gruppo meraviglioso. Bambine, niente droghe sullo SpacoBus. Fece una pausa, battendo la mano libera dal volante sulla gamba sinistra di Elijah (?) A meno che non pensiate di condividerle.
    Vi prego, qualcuno gli dica Sei il migliore, Jake!
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    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    scusate è un po' inutile, ma ci tenevo a postare che poi fino a lunedi non posso *nervous fake laughs* parla con quelli che sono sul pulmino di Spaco


    Edited by #eu(genius) - 11/9/2016, 12:05
     
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  2. .Aphrodisiac.
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    « CON LA ICEQUEEN AL CIMITERO, MATRIMONIO EVENTO VERO #WAT »


    Nessuna persona sana di mente avrebbe mai dato la patente ad Aphrodite Fallon Bulstrode. Questa era la verità e non era troppo difficile capire il perchè. Semplicemente non sapeva guidare, si gettava sulla strada con la furia di una corsa di auto e la leggerezza di a chi non gliene frega molto di chi potrebbe o non potrebbe investire. In effetti Aphrodite si era ben vista dal frequentare i corsi in modo opportuno, preferendo l'utilizzo di qualche incantesimo sul povero esaminatore di turno. Malgrado la purosangue fondasse la sua ideologia nel pensiero che i babbani e il loro mondo debbano soccombere alla stirpe più pura dei maghi, l'impero finanziario dei suoi genitori aveva le radici proprio in quel mondo dominato dalla tecnologia e altre cose senza senso. Così Aphrodite aveva voluto la macchina e l'aveva ottenuta. Una bellissima Mercedes nera che utilizzava più o meno mai. In realtà la bionda avrebbe potuto benissimo recarsi al matrimonio con sua zia, Emily Blustrode e i suoi cugini, ma Aphrodite aveva voluto cogliere al volo l'occasione per mettere in mostra le sue abilità al volante. Ed era stata anche gentile, aveva infatti concesso passaggi a chi ne aveva bisogno. Akelei, ovviamente, non c'era viaggio migliore di uno affrontato in compagnia di un'anima affine quale lei. Poi c'era Elsa, un'amica di Ake, e una certa Helianta di cui non aveva mai sentito parlare. Aveva chiesto un passaggio e Aphrodite aveva accettato, era carina. In ogni caso si erano date appuntamento alla stazione di King's Cross per raggiungere il matrimonio insieme e Aphrodite, da brava bionda, aveva tutta l'intenzione di tardare. Dopotutto trucco parrucco e vestiti non si facevano da soli. Quando si trattava di abiti, Aphrodite aveva il piccolo vizio di riuscire a sperperare il patrimonio di famiglia in sete preziose e gonne iper costose. L'abito scelto per il matrimonio del ministro della magia, ovviamente non poteva fare eccezione, anzi! La bionda aveva dedicato un'intera giornata all'insegna dello shopping solo per poter comprare un meraviglioso abito bianco/azzurro in pura seta e raso decorato con una fantasia floreale che risaliva per tutta la gonna (a ruota lunga fino al ginocchio) e per il busto in semitrasparenza. La silhouette perfetta si adattava al corpo slanciato e magro di Aphrodite, accentuandone i pregi, valorizzandola a pieno, come fosse una seconda pelle. Voleva essere perfetta, come sempre e ci sarebbe riuscita. La bellezza era tutto per Aphrodite, una specie di pilastro sacro che non avrebbe certo abbattuto ora. La bionda passò a prendere prima da Akelei, entusiasta già all'idea di poter fare un po' di sano gossip con un'amica e aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti. << Donna! Salta su che abbiamo un ricevimento in tutto stile per divertirci >> Matrimoni = bere gratis. Equazione perfetta e Aphrodite sapeva esattamente come comportarsi in una festa fra ricchi. La seconda tappa fu Elsa, Aphrodite non la conosceva troppo bene, ma sapeva che era un'amica di Ake e questo le bastava, finchè c'era gente c'era il divertimento, la salutò e cercò di attaccare un po' bottone come al suo solito. Aphrodite passò un incrocio con il rosso e una serie di clacson cominciarono a suonare dietro di lei, m E infine arrivò da Helianta a King's Cross. Aphrodite non lo aveva notato la prima volta che l'aveva vista, ma la sua figura urlava "babbano" a tutto volume. Aph sorrise consapevole di ciò che volesse dire... Una babbana mora in una macchina di purosangue bionde? Non aveva mai superato l'idea di non aver frequentato un liceo in puro stile Mean Girls, ragione per cui amava rifarsi dei momenti perduti ogni qual volta ne aveva l'occasione. Aph sorrise, vistosamente in ritardo alla nuova arrivata, abbassando il finestrino. << Buonasera splendore >> Disse lentamente alla nuova arrivata dopo che si presentò come Helianta Moonarie. Era più forte di lei, il prendersi gioco delle persone, imbarazzarle con qualche piccolo innocente ( o meno ) flirt era come una forza che agiva più grande e più potente di lei. Aphrodite, disinibita al massimo, apertamente bisessuale aveva parlato con il suo solito tono di voce dolce e acuto invitanto la nuova arrivata a prendere posto sul retro. Se poi quella Helianta fosse stata una che ci sarebbe stata o meno ad Aphrodite non faceva differenza, l'ennesimo gioco, un po' come con Ake ai tempi della scuola. Perchè mai doveva far nascere insensate preoccupazioni quando la vita poteva essere così semplice?
    Aph lasciò alla nuova arrivata il tempo di sedersi e "ambientarsi" nella sua macchina ove aleggiava un leggero profumo di vaniglia. La mora chiese di chi fosse il matrimonio e Aphrodite non riuscì a trattenere una risatina. Davvero andava ad un matrimonio senza sapere chi si sposasse? Aphrodite le lasciò uno sguardo misto fra comprensione e pena. Dopotutto era una babbana, no? Niente bacchetta e tutto il resto... Cosa poteva saperne lei del mondo magico? << Non noi, questo è poco ma sicuro >> Disse Aph spostando gli specchietti in modo che tutti riflettessero la sua bellissima immagine invece che la strada ( questioni di priorità). << Anche se potrebbe essere divertente, no? Sempre che tu apprezzi la monogamia >> Un occhiolino veloce e si, ci provava in modo quasi spudorato, ma Aphrodite non conosceva mezze misure. Tanto probabilmente una volta arrivate al matrimonio tempo qualche minuto e l'avrebbe persa di vista concentrandosi su qualche altra vittima meno "babbana". << Oh no, sono solo il viceministro e la responsabile dei Pavor torturatori >> Un pizzico di ammirazione nel suo tono di voce si poteva cogliere facilmente ed era tutto rivolto ad Anjelika. Essere pavor torturatrice era quello a cui Aphrodite ambiva, ma doveva attendere prima di potersi specializzarsi, nel frattempo se la rifaceva sugli studenti di Hogwarts. Era un buon compromesso. Mise in moto, pronta per regalare il brivido dell'adrenalina alle sue compagne di viaggio. Aphrodite non aveva esattamente il senso della sicurezza, ma d'altronde l'importante era arrivare, non il come le quattro ragazze abbiano più volte rischiato di fare qualche frontale prendendo strade in contromano. Aphrodite ignorò le esclamazioni di Helianta sulla sua guida, già doveva ritenersi fortunata ad aver trovato un passaggio visto che da babbana quale evidentemente era non sarebbe mai riuscita a raggiungere il luogo della cerimonia. Poi ci fu quel fantastico momento in cui Elsa, l'amica di Ake ebbe la fantastica idea di congelare la strada bofonchiando qualcosa che somigliava molto ad un "muoviamoci", perchè effettivamente c'era dire che le quattro viaggiavano leggermente in ritardo sulla tabella di marcia. Aphrodite si distrasse giusto un attimo per sorridere radiosa alla bionda congelatrice di strade mentre la macchina slittava a velocità a dir poco folle. << Perchè non l'hai fatto prima?>> Disse euforica cercando di prendere le curve giuste. Roba che sarebbero serviti più di un paio di oblivianti per sistemare il casino. E alla fine arrivarono, Aphrodite scese dalla macchina aggiustandosi l'abito e osservando rapita la vista della suggestionale villa. << Arrivati! >> Esclamò civettuola pronta a vezzeggiarsi in una tipica giornata piena di eventi e persone importanti e una gran quantità di lusso.
    26 ANNI | sheet
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    18.06. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    penso sia il post più brutto che abbia mai scritto (scusate, mannaggia all'ispirazione ç.ç) parlo con Helianta, Elsa e Akelei
     
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  3. zio barrow;
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    « CON LA ICEQUEEN AL CIMITERO, MATRIMONIO EVENTO VERO #WAT »
    «Georgeeeeeeeeeee» un urlo attraversò gli appartamenti di villa Barrow facendo fare al servitore due piani di scale nel giro d’un minuto. Quando il pover’uomo entrò nella camera da letto di Nicklaus il padrone di casa era lì, in piedi, vestito con un’elegante completo bianco crema e recava in mano una cravatta con fare infastidito. «Ti avevo detto la cravatta rosa acceso non quella tendente al pesca» disse con tono più pacato, svuotando nel bicchiere un po’ di whisky, portandolo poi alle labbra. Quanta pazienza serviva con il genere umano, e si che il cameriere lavorava per lui da almeno dieci anni. Soltanto quando egli tornò con l’indumento giusto, Nick tentò di smorzare l’atmosfera tesa con un sorriso tirato <<esatto proprio quella, ho alzato la voce perché si è rotto il campanello>> concluse indicandogli il piccolo oggetto dorato sopra al comodino, pigiandoci più volte il dito senza produrre alcun suono. Se ne andava per un po' di casa e scopriva ogni giorno qualcosa di non funzionante, aveva perfino ipotizzato che, la sua bella Villa, fosse stata trasformata in un luogo per feste abusive. <<ah, di a Edward di preparare la macchina, mio nipote sarà qui a momenti>> ordinò poi, lasciando che George tornasse ai piani inferiori per sistemare gli ultimi dettagli, per esempio rifornire la limousine di alcol e sigarette. Il Barrow finì di sistemarsi la cravatta e poi si diede un'occhiata allo specchio con aria soddisfatta, quello era i primo evento al quale partecipava dopo i laboratori. Nessuno sapeva la verità, tutti s’erano bevuti la storia di un improvviso viaggio lavorativo per concludere affari importanti della massima segretezza… dopotutto Nicklaus era una spia. Avrebbe dovuto stare molto attento quella sera, evitare di usare la telecinesi, dimostrare d’essere lo stesso uomo superiore e raffinato che trattava la gente con sarcasmo. S'infilò la bacchetta, una volta appartenuta a suo padre, tra le tasche, sperando di non doverla estrarre per alcuna ragione, la sua copertura sarebbe stata piuttosto a rischio se avesse dovuto eseguire incantesimi. Ma infondo era sempre un Barrow e sentiva che quella serata sarebbe stata un successo perciò perché preoccuparsi? Raggiunse lentamente un mobile antico sul quale erano posizionate quasi una cinquantina di boccette profumate. Niente Acqua di Giò, non era adatta alle circostanze, niente Moschino, assolutamente troppo dolce, Fahrenhait poteva andare. Ne spruzzò un poco dietro al collo e sul vestito, stando attento a non esagerare, odiava la gente che sembrava essersi immersa nell’acqua di colonia prima d'uscire. Bene, mancavano solo l’orologio e gli occhiali a specchio , dopo di che poteva tranquillamente scendere ed aspettare William con tutta la compagnia al seguito. Aprì il cassetto del mobile intagliato a mano, convinto che , tra le sue vecchie lettere, ci fosse il Rolex regalatogli per il suo diciassettesimo compleanno. Doveva ammettere che come modello era ormai superato ma gli ricordava l’ultimo periodo ad Hogwarts e con esso, i momenti più belli della sua gioventù. <<georgeeee! Dov’è il mio Rolex?>> urlò leggermente incazzato, Nick odiava alzare la voce per questo aveva posizionato in ogni stanza i campanelli <<nella quarta cassaforte signore>> si sentì rispondere dalle scale <<grazieee! E fa riparare questo dannato campanello anzi, fai mettere dei citofoni, qualcosa di più tecnologico che mi sembra di vivere in una casa di cent’anni fa>> esclamò di rimando il Barrow mentre si metteva gli occhiali da sole e lasciava le proprie stanze. Altra modificare da attuare in Villa, posizionare un bell'ascensore panoramico di vetro trasparente, comodo e funzionale oltre che esteticamente moderno ma a rimodernare la casetta ci avrebbe pensato non appena il progetto del casinò sarebbe andato in porto. Intanto Nicklaus s'accontentava di scendere la grande scalinata che collegava l’ingresso all’esterno ed attendere il nipote seduto su una comoda poltroncina bianca sotto il porticato di vimini, accompagnato dalla sua inseparabile sigaretta.
    E finalmente eccoli, di quei cinque conosceva solo William ma confidava nel fatto che fossero gente che conosceva bene e che non gli avrebbe fatto fare brutte figure, lui aveva una reputazione da mantenere. << Will al volo! >> esclamò sorridendo Nick mentre gli lanciava un pacchetto di Winston blu <<spero sinceramente che qualcuno di voi abbia l’accendino altrimenti credo proprio che dovrete andare a piedi.>> disse sorridendo maliziosamente ed avvicinandosi al gruppetto di giovani. Non era possibile capire cosa passasse per la testa del Barrow in quei momenti, se facesse sul serio o se scherzasse, figuriamoci con gli occhiali a specchio. Istintivamente strinse la mano ad ognuno di loro, presentandosi e portando le lenti sopra la testa, in modo che potessero incrociare il suo sguardo. Quando si trovò di fronte William il suo sorriso s'allargò ulteriormente e, dalla stretta di mano, lo cinse in un breve ma intenso abbraccio. Lasciò poi che gli illustrasse chi fossero esattamente quelle persone dalle quali era accompagnato, rimase sorpreso quando scoprì d’aver acquisto un’altra nipote e non poté far a meno di posare più volte lo sguardo sulla Lynch. Non si aspettava nemmeno di conoscere i Milkobitch, ovvero i fratelli che Run gli aveva pregato di proteggere, fece fatica a trattenere lo stupore, mascherò le sue reazioni con un mezzo sorriso di facciata, abbastanza serio e poco rassicurante. Dopo le presentazioni era giunto il momento di partire, fece accomodare i giovani nella limousine e diede ordine ad Edward di partire. In pochi istanti la macchina s'alzo da terra con uno scatto improvviso <<ah, per caso soffrite il mal d’auto? >> chiese stappando la bottiglia di champagne e riempiendo il bicchiere a tutti i presenti, non avrebbe accettato un “mi dispiace sono astemio/a” probabilmente li avrebbe fatti scendere all’istante.
    Arrivarono nel luogo designato perfettamente in orario, Edward aprì le porte aiutandoli a scendere, doveva ammettere che la location era carina anche se, personalmente, Nicklaus non l’avrebbe mai scelta per il suo matrimonio. Il suo sguardo ben presto incontrò quello di Cole Baudelaire, ne era passato di tempo da quando aveva avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lui. Gli si avvicinò misurando i passi, lasciando che un velato sorriso gli comparisse sul volto <<cole, devo ancora porti le mie congratulazioni per aver ricevuto l’incarico di Preside ad Hogwarts>> esordì l’uomo stringendo la mano al vecchio socio che l’aveva fiancheggiato durante gli anni scolastici.
    27 y.o | sheet
    #cheschifoipoveri
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    « mayhem »

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    « DADDY, I’M ALONE ‘CAUSE THIS HOUSE DON’T FEEL LIKE HOME »

    Allora, porterai Anjelika all'altare. Suo padre è morto, lo sai, no?
    Non lo ha ucciso lei?
    Dettagli, Shane. È morto.
    Damian riusciva ad avere una straordinaria pazienza quando parlava con lui, e Shane si sentiva lusingato di questo, perché quando Damian parlava con lui era diverso, diverso da quando si rivolgeva ad altri. Era quasi...dolce.
    Perché non posso rimanere seduto come gli altri a bere ponch e far finta che mi importi qualcosa?
    Voglio che sia tu ad accompagnarla, vorrei che fosse un nuovo inizio e poi...ponch? Damian strabuzzò gli occhi. Per chi ci hai presi?
    ...D'accordo.
    Aveva accettato, alla fine. Giusto perché sapeva che si sarebbe trattato solo di qualche minuto, ma Shane aveva le sue buone ragioni per non essere entusiasta per quel matrimonio: lui con Damian e Anjelika ci viveva, aveva visto cose di quella strana coppia che non avrebbe mai potuto approvare. Non poteva approvare Anjelika, eppure, nonostante tutto, voleva bene a suo zio. In una parte molto remota del suo cuore, Shane ci teneva e non spettava a lui approvare sua moglie o meno. Avrebbe tenuto duro il più possibile, come stava facendo in quel momento, perso tra la folla di persone che non aspettavano altro che lo scambio di promesse o almeno fingevano fosse così, ma la realtà era che tutti aspettavano il banchetto, Shane lo percepiva ed avrebbe tanto voluto dirlo a Damian ma qualcosa gli diceva che non era il caso di rovinargli il matrimonio #ihih dopotutto ci si sposa una volta sola, a meno che tu non sia Emily Bulstrode... Quanti matrimoni aveva alle spalle? Quattro? Cinque? Strinse le mani nelle tasche, rimanendo affianco a Hope come una statua avvolta in un vestito elegante che non gli si addiceva, ma in cui stava davvero bene. Un ombra un po' troppo nera, forse, un total black completo per dar sfogo a tutta la felicità che stava provando quel giorno. Il fatto era che Shane sentiva tutto, troppo e troppo profondamente, ed era una cosa davvero invalidante. Era come... Morire e non potersi rendere conto che dall'altra parte non esisteva niente se non il buio, così era essere empatico e sapere che le emozioni negative, le preoccupazioni ed il dolore superavano di gran lunga quelle positive. Ma lui era stato previdente in vita sua, si era circondato di persone solari, come Hope, come Lucas, come Shia. Quell'abitazione rischiava di soffocarlo, a volte nemmeno loro bastavano.
    Tutto bene? Hope lo fissava con i suoi grandi occhi chiari nei quali quasi riusciva a specchiarsi, e gli aveva preso la mano con la propria, che lui aveva stretto. Annuì, ma era troppo pallido, troppo poco convinto per essere credibile.
    Scusate. Abbassò lo sguardo, schivo come sempre, e riuscì a svincolarsi per un po' dal controllo dei genitori per allontanarsi dalla folla e stare da solo. Lasciò Hope con alcuni compagni e le fece un cenno con la mano per non farla preoccupare. Percorse pochi metri all’interno di quell’ala della villa meno disastrata del resto, e salì una rampa di scale che conduceva al primo piano, prendendo posto in cima e tirando fuori dalla tasca della giacca una sigaretta alla cannella. Aveva tanti pensieri che vorticavano nella testa, imprigionati in una coltre fitta di emozioni scure che non lasciavano passare oltre uno spiraglio di luce. Si domandava come potessero essere così tranquilli, come facevano a trovarsi in quell’abitazione in rovina e non sentire il peso della distruzione. O forse la sentivano anche loro, ma riuscivano a superarla più facilmente di come invece faceva lui. Come facevano a sorridere, chiacchierare come se niente fosse, mentre sulle loro teste gravava l’ombra della morte? Riusciva a percepirla ovunque posasse i palmi, quella sofferenza provata secoli prima da troppi innocenti, sentiva le loro grida stridere dentro la testa, le loro mani tentare di afferrarlo per chiedere aiuto, il dolore di una morte lenta, il sudore lungo la schiena per lo sforzo, il dannato mal di testa che stava provando. Malediva sé stesso e quel potere che aveva per non dargli tregua e mai come in quel momento desiderò di poter tornare indietro, preferendo un passato oscuro di cui non poteva ricordare i dettagli al presente dentro quell’abitazione. Aspirò il fumo dalla sigaretta accesa ed espirò dopo qualche istante di contemplazione verso la sala ed i suoi ospiti. Da quella posizione strategica poteva osservarli senza timore di essere beccato da Damian o da Sarah. Non sapeva come avrebbe potuto reagire sua madre se lo avesse trovato nascosto a fumare, preferiva non scoprirlo.
    Lo sguardo serio si soffermò su Damian che nel suo abito impeccabilmente bianco risaltava come un iceberg in mezzo all’oceano ed un moto di irrequietudine lo scosse da dentro, come una morsa che lo stringeva e gli impediva di ragionare come avrebbe voluto. Socchiuse appena le palpebre, tentando di far largo a pensieri positivi, forse concentrandosi ci sarebbe riuscito, ma al momento sentiva di non doversi trovare lì, per troppe ragioni: la fondamentale era stato ciò che gli aveva detto (o meglio, non detto) Hope due mesi prima, le sue parole erano ancora vive nella testa di Shane, sollevando domande che non avrebbero trovato una risposta, né tanto meno un senso.
    « Quando eri piccolo... non si sapeva, non lo sapevo nemmeno io ma Anjelika e Damian...Era uscito sul giornale . »
    Hope aveva parlato troppo ma ogni sua intenzione era stata stroncata dall’arrivo di Damian. Non aveva mai saputo cosa fosse successo in passato, ed una parte di sé era convinta di non voler sapere davvero. Quando ci ripensava, la sua schiena sembrava bruciare, ribellarsi a quel pensiero inconcluso.
    Cosa era successo anni prima?
    Psssss Shane? Sobbalzò sul posto, distraendosi da quei pensieri, tenne bassa la sigaretta e voltò la testa verso il corridoio del primo piano in cui Idem gli faceva cenno di sbrigarsi perché Anjelika era pronta. Si alzò, lasciando cadere il filtro sullo scalino, pestandolo con il piede e si avvicinò alla stanza per prendere la sposa. Quando la vide, uscita alla penombra del quel piano buio, la prima cosa che pensò di che era inquietantemente bella. Anjelika era sempre bella, questo Shane non avrebbe mai potuto negarlo, una bellezza che metteva a disagio, che metteva in soggezione chiunque si trovasse a parlare con lei ma non lui. Le porse il braccio, senza dire niente, ma il suo sguardo parlava per lui e per un attimo sembrò quasi approvarla, per un attimo ogni pensiero su di lei sembrò dissolversi nell'aria, così come ogni sospetto. Le avrebbe concesso cinque minuti di se stesso, lo Shane vero, quello che non aveva bisogno di innalzare muri di ghiaccio per difendersi dal mondo, solo cinque minuti, dopotutto it was her day. Al contatto della mano di Anjelika sulla sua giacca rimase stupito: erano tante le emozioni che aveva percepito stando affianco ad Anjelika quei mesi, ma mai nessuna si era avvicinata a quella che Shane riconobbe come felicità. Sollevò appena gli angoli delle labbra in un piccolo sorriso. È la prima volta che ti sento felice. Commentò ad un passo dalla scala che li avrebbe condotti al piano inferiore. Il suo sorriso si allargò, mentre le prime teste si voltavano ad osservarli scendere. Questo significa che le ranocchie di Hillingdon e dintorni hanno ancora una speranza. Che pacchia essere il nipote di suo marito e poterle parlare come più gli piaceva sapendo di avere una quasi totale protezione! E poi non avrebbe potuto certo ucciderlo li sulla rampa di scale, dinnanzi alla folla completa che adesso si era voltata verso di loro e li osservava scendere lentamente gradino dopo gradino. Non poteva uccidere suo padre di nuovo (?)
    19 | EMPATHIC BOY
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    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    ACCOMPAGNA ANJE ALL'ALTARE

    Spoiler di cui non frega a nessuno.

    Mi è uscito leggermente più depresso del previsto ma
    A. L'empatia per gli ambienti non deve essere una cosa bella sè nel luogo è successa una tragedia
    B. Damian e Anje nascondono a Shane qualcosa e lui vuole capire cosa
    C. È emo (?)

    COME PRIMA il resto dei commenti e interazioni con la gente al prossimo post <3
     
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    « maybe it's me and my blind optimism to blame »
    Guardandosi allo specchio, Dakota si passò una mano fra i capelli, sentendoli soffici ma in qualche modo dannatamente... sbagliati, persino al tatto. Erano così poco rossi, di un colore che non era neanche il biondo che ricordava di avere qualche anno prima, ma del più anonimo dei castani chiari.
    «Sembro un idiota», borbottò alla sua immagine riflessa. «Un idiota qualunque... esattamente cosa mi serve».
    Non voleva che qualcuno lo notasse. Non voleva lui lo notasse, nel caso si fosse presentato al matrimonio. Non voleva più essere chiamato Rosso, se ogni volta che succedeva gli veniva in mente la sua stupida faccia.
    Sospirò abbassando il viso sul lavandino per rinfrescarsi la faccia e non stare a pensarci troppo, per poi dirigersi di nuovo in camera dove, ben sistemato sul letto, lo aspettava il completo per il matrimonio evento dell'anno (beh, dopo quello di Keanu; nella vita di Dak, era sicuramente più importante il capo dei ribelli che non la superpavor o il viceministro #sks e sappiamo tutti che Keanu aveva ricevuto una festa da rock star a sorpresa).
    La voglia di andare era bassa, bassissima; non aveva particolare voglia di cibo o alcolici gratis, non gli interessava vedere coronato il sogno d'amore degli icequeen, non voleva rischiare di vedere Jason... eppure stava andando. Perchè, o meglio, per chi? Per Niamh, per Shane, per la sorella che non sapeva di avere fino a pochi mesi prima, per i suoi genitori. Loro avrebbero voluto che lui partecipasse ad un evento così mondano di purosangue impettiti e ipocriti, e per quanto ultimamente avesse iniziato a vedere la sua famiglia, e suo padre soprattutto, con una luce diversa, non poteva non concedere a dei morti che camminavano quel piccolo desiderio. Suo padre lo disgustava per quello che aveva fatto sedici anni prima, ma considerando che non poteva chiedergli spiegazioni, Dak si sarebbe dovuto far andare giù la cosa, smettendo di farne un dramma. Anche se...
    Un altro sospiro mentre finalmente si decideva a indossare la mise scelta per la festa.
    Quell'estate era stata terribile e bella insieme... c'era stata l'ansia di vedersi spuntare a casa Makota i pavor per una denuncia di Jason; i M.A.G.O. affrontati con una testa tutt'altro che presente; la scoperta che suo padre (prima di impazzire) fosse un bastardo senza cuore e non l'eroe che ricordava; la paura di abbandonare Hogwarts per entrare in un mondo di adulti per cui non si sentiva pronto; Jason; le sparizioni che erano iniziate minacciando gli abitanti del mondo magico...
    Ma c'erano state anche le belle serate davanti alla televisione con Maeve e Isaac, le partite a nascondino sotto le stelle con Niamh, le uscite con la lunì e Shane perchè sì, l'avventura (perchè di avventura si trattava) di non scoprirsi figlio unico.
    Non che rispetto ad un anno prima il bilancio cose belle/cose brutte fosse tanto diverso, ma si sentiva più devastato del solito. Alla fine, nella sua vita erano sempre successe cose tristi e distruttive, ma una volta si tirava di nuovo in piedi senza tante difficoltà, pensando ai lati positivi, restando ottimista... perchè invece ora si sentiva così depresso?
    "Jason direbbe che devo smetterla di farmi tante paranoie e vivere più alla giornata. Jason... quella testa di cazzo"
    Con stizza tirò troppo il nodo della cravatta, rischiando di strozzarsi da solo. Eccolo lì, il pensiero di Jason sempre presente che gli impediva di essere felice. Stupido, stupido Jason. Non meritava neanche la sua rabbia, solo di essere dimenticato...
    Dakota si odiava per star dando così peso alla rottura con il ragazzo, per non essere più forte di così. Non era sempre stato un tipo da una un'uscita e via? Cavolo, se avesse mantenuto fede a quel modus operandi Jaz non avrebbe avuto tempo in quell'anno e mezzo che si erano frequentati di avvelenargli così la vita, di essere fottutamente ovunque. Nei vestiti che indossava qualcuno, nel babbano che fumava in metro, nella musica che sentiva nei negozi. Ovunque. Quel matrimonio doveva essere un occasione per trovarsi qualcuno... chiodo schiaccia chiodo, no?
    «Toc toc». Dak si voltò verso Mae, alla porta. Cose complimenti vita ho sforato già e non ho scritto nulla fate finta ci sia un bel dialogo Makota.In sostanza, la limousine dei ricchi che avrebbe portato Dakota al matrimonio era arrivata, ed era proprio arrivata l'ora di andare.
    Salì sulla limo sorridendo come se andasse tutto bene e fosse la persone più felice del mondo («Ma qui, non doveva esserci una fiestaaaa??» cit banderas gatto con gli stivali #wat), fece un gesto di saluto portandosi due dita alla fronte a William Barrow, abbracciò Niamh senza dar peso ai suoi commenti sconvolti sui capelli non rossi, e poi si avvicinò alla sorella imbarazzato. Sorella. Quanto faceva strano? Tanto, tantissimo... però era bello. Sorella. Fratello. Era fratello maggiore di qualcuno. Aveva sempre avuto solo Mae come famiglia, faceva un certo effetto essere il più grande. «Sei bellissima», commentò sincero, omettendo che lei lo inquietasse «come -ehm- una ragazza bellissima vestita elegante per il proprio funerale» oh lui ci provava ad andarle a genio, mica era facile capire cosa lei volesse sentirsi dire. Poi si ricordò che nella fretta della vita non aveva mai detto a Niamh il piccolo particolare che la sua famiglia si fosse allargata, delle lettere trovate del padre, dello zio che aveva finalmente detto tutta la verità (????? credo???? omg come è difficile la vita quando le role sono in progetto da mesi ma non si iniziano ihihihi abac). Insomma, aveva già detto a Niamh di essere gay, mica poteva darle due notizie cluo nello stesso giorno, vi pare? Per questo aveva aspettato tanto (??)
    «Ah, ecco. Niamh conosci Carrie Krueger vero?». guarda giacomo ho scritto il cognome giusto! *autocinque* Indicò la bionda già in limo (???). «Sorpresa è mia sorella! Allora come sono andate le vacanze?» Boom bitches.
    Poi altre cose altra vita sì Carrie e Dak fratelli quanto è magico ma di questo ne parliamo nella prossima vita che bella l'ambientazione la sua sorellina di sicuro l'amava, much creepy, very dark, so ship, la sposa già fa ritardo indovinate chi verrà mollato sull'altare ciao Dam tifo per te. E INVECE NO GUARDA LI' COSA VEDONO I MIEI OCCHI DA ELFO SONO SHANE E ANJE! tATAAATATAAAATATAA *marcia nuziale (?)* (no scherzo nella mia testa era la marcia imperiale ma #questoiononcredoavverrà)
    17 y.o. | sheet
    dakota wayne
    18.06. 2016 - - - TILL DEATH DO US APART
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    sì ho sforato ma tanto l'avete fatto tutti NON GIUDICATEMI #wat
    Scleri mentali random, saluta quelli in limo anche se non cito quello che dice Nick perchè ACAB parla con Niamh, parla con la sis, parla con te, parla coi pesci, parla di cose che sta per capire.
     
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  6. ;; Winters is coming
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    « the plan is to fan this spark into a flame »

    Qualche giorno prima



    Il biglietto era arrivato con la - rara - posta mattutina, forse troppo mattutina per chi, come lui, avrebbe volentieri recuperato le ore di sonno perse tra una settimana e l'altra, tra una nottata e l'altra. Non sapeva nemmeno come di preciso le avesse perse, queste ore: si era comportato come il bravo ragazzo che tutti si aspettavano - pretendevano - che fosse, tenendosi lontano dai guai, facendosi i fatti suoi, rispettando gli orari. Aveva anche ricominciato a comprare il giornale. Da quando era uscito da Hogwarts, tre anni prima, l'abitudine gli si era come staccata dalle fibre muscolari; gli ci era voluto del tempo per imporsi con successo di tornare a non trasalire ogni volta che un gufo picchiettava alla finestra col becco.
    Quella legata ai rumori improvvisi era un'altro tipo di abitudine, ben più difficile da estirpare.
    Il gufo era entrato dalla finestra socchiusa con un frullio d'ali, accompagnato dalla luce già vivida della mattina e da un alito di vento tiepido, lasciando cadere qualcosa sul comodino accanto al letto con un tonfo attutito. Lui aveva teso una mano alla cieca, distinguendo al tatto i fogli lisci e sottili del Morsmordre, una busta di carta spiegazzata che proveniva in tutta probabilità di nuovo dalla sezione Special-sitters del Ministero e una lettera, sigillata in ceralacca, di pergamena troppo pregiata perché venisse sprecata per qualche scartoffia burocratica.
    Curioso.
    Con uno sbuffo, James si tirò a sedere nel groviglio di lenzuola non senza riluttanza, passandosi una mano sul viso nella speranza - vana - di cancellarvi i segni della stanchezza. Prese la busta che aveva attirato la sua attenzione e la rigirò fra le dita, aggrottando la fronte, ancora restio a svegliarsi del tutto. Il gufo gli becchettò piano il dorso della mano, poi fischiò come una maledetta locomotiva e si lanciò in volo fuori dalla finestra, accompagnato, questa volta, da un'imprecazione colorita di origine facilmente intuibile.
    Ora era sveglio.
    Tornò a dedicare la sua attenzione all'involucro, che crepitò distintamente quando fu aperto: era davvero di ottima fattura, roba da ricchi; lo stemma impresso nella ceralacca rosso sangue sembrava pure familiare. Probabilmente l'aveva visto sul giornale.
    Scoprì che era un invito a un matrimonio. Via via che leggeva, il solco fra le sue sopracciglia si faceva più accentuato: prima pensò che il gufo avesse sbagliato a recapitare il biglietto, poi notò i nomi - e che nomi - degli sposi. Il Viceministro della Magia e la futura consorte, non meno famosa e forse anche più famigerata. Di lì a convincersi che avevano invitato praticamente tutto il Mondo Magico, il passo fu breve. Se non avesse vissuto a New Hovel sotto tutela più o meno diretta del Ministero, risolse poi, cercando una giustificazione per il suo nome scritto in lettere eleganti nella lista degli invitati, probabilmente ci avrebbero pensato due tre, quattro volte prima di concedergli un invito. O forse, molto più probabilmente, non avrebbero avuto idea di chi fosse e non ci avrebbero proprio pensato. Si trattava della forma elegante di una trovata pubblicitaria, l'ennesima dimostrazione architettata ad arte e coniugata all'occasione perfetta di quanto al Ministero importasse degli Speciali. Così James Winters interruppe la lettura, lanciò con poca grazia la lettera sul comodino e decise democraticamente, di certo senza nessunissima influenza da parte del brusco risveglio, che non avrebbe partecipato nemmeno se si fosse presentata la coppia felice alla sua porta a pregarlo di venire.

    ***



    18 agosto



    Avrebbe partecipato al matrimonio.
    Il pensiero lo pungeva e irritava ben più del dovuto: non si trattava che dell'ennesima dimostrazione del fatto che, quando si degnava di abbandonare la sua indolenza per prendere una decisione, l'intero mondo magico e non sembrava riorganizzarsi per impedire che le cose andassero come sperava. Appunto, l'ennesima: perché sorprendersi? Avrebbe dovuto aspettarsi la visita di suo padre in quel di New Hovel, giunto ad avvisarlo delle loro finanze in calo vertiginoso da quando l'arrivo dello Snorton ad Anagach Wood («Io non... davvero, Solomon, dove te lo sei procurato?») aveva costretto il signor Winters a investire un patrimonio in radici allucinogene (cosa che, fra l'altro, aveva portato alla visita di cortesia da parte di qualche tizio del Ministero che aveva sentito odore di spaccio). Avrebbe dovuto aspettarsi che, seppur mezzo cieco, avrebbe notato la busta dell'invito finita nella pila di documenti accatastati sul tavolo in cucina, l'avrebbe letta e avrebbe colto l'occasione per unire l'utile al dilettevole.
    «Se ci vai,» aveva detto, speranzoso, «puoi trovarti un garante per, sai, avere un lavoro anche se sei...».
    James aveva finto di non sentire l'ultima parte e non aveva avuto cuore di dire al padre che, finché la scuola non avesse dichiarato che era in pieno controllo dei suoi poteri acquisiti, le chance di poter trovare un lavoro erano per lui inferiori a quelle di poter trovare il Viceministro a intrattenere clienti al Lilium. Si era stretto nelle spalle, sperando ardentemente che il discorso venisse dimenticato presto, e invece Michael Winters aveva insistito perché prendesse in prestito il suo vecchio smoking e si tirasse a lucido per il matrimonio del secolo also known as possibile colloquio lavorativo per il figliol prodigo tornato all'ovile più simile al lupo che all'agnello che era stato. Pessima metafora, considerato il mestiere del signor Winters. Ma comunque.
    È inutile dire che quel giorno, senza più padri speranzosi da tener buoni, James aveva permesso che il suo umore raggiungesse profondità abissali. Era stupido, possibilmente dannoso se il souvenir lasciatogli dai Laboratori avesse deciso di accendere la serata, e soprattutto potenzialmente noioso. Non che la vita estiva dalle sue parti fosse estremamente entusiasmante, questo no, ma la prospettiva di due dita di Whisky Incendiario condivise in cucina con mezza dozzina di zanzare diventava improvvisamente molto allettante se paragonata a un ricevimento formale pieno di gente che, in tutta probabilità, avrebbe dimenticato ogni argomento di conversazione minimamente interessante in favore di qualche chiacchiera in perfetta attinenza al protocollo.
    Eppure si era trascinato sull'Espresso che fermava a King's Cross, ignorando stoicamente la stoffa ispida del completo dal taglio antiquato e la cravatta che lo stringeva troppo, e in qualche modo si era adoperato per giungere pressoché integro a Hillingdon. In solitaria, ovviamente. Eppure anche la novellina appena arrivata a New Hovel, la cronocineta bruna col nome impronunciabile che aveva incrociato un paio di volte per strada, da quello che gli era parso di capire era riuscita a farsi dare un passaggio. Doveva riconoscere che forse cercare di ingraziarsi qualche vicino gli avrebbe risparmiato più di una seccatura. E l'autostop. Soprattutto l'autostop. Quello era stato umiliante. Ma alla fine era arrivato.
    Affondò le mani nelle tasche e squadrò con occhio critico il tappeto rosso sangue, fiancheggiato da lanterne di vetro, lungo il quale si erano incamminati già parecchi degli invitati. Una risata spezzò la relativa quiete e un gruppo variegato ed elegante lo superò, diretto verso la cima della collina, dove l'aria della sera iniziava a ispessirsi appena.
    È stata una pessima idea.
    Scacciò il pensiero con immagini più allettanti - calici di vino e l'idea che nessun ricevimento può durare in eterno -, pregustando già il momento in cui avrebbe fatto ritorno a New Hovel, ovviamente senza garante di sorta, e iniziò a risalire la collina nella sua migliore imitazione di una nuvola temporalesca.
    21 y.o. | sheet
    invitato random
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    Ma che bel post D: Vabbé, arriva e... fa presenza solitaria (?)
     
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    « please don't talk to me i fall in love so easily »
    Forse portare i brownies speciali non era stata una delle idee più brillanti di Erin Therese Chipmunks. Teneva ancora il primo dolcetto fra le mani, sbriciolandolo nervosamente fra le dita, mentre il resto della compagnia del party bus sembrava essere già in botta. Credeva fermamente nelle proprietà curative della cannabis, ed aveva pensato che sarebbe stato più semplice per tutti loro, membri della resistenza, partecipare ad un matrimonio di supermangiamorte con un poco di relax in più. Certo non aveva immaginato i risvolti di quella situazione: se Idem l’avesse saputo, l’avrebbe uccisa. Di coccole #wat (no, l’avrebbe uccisa sul serio). Erin ci aveva messo un paio di settimane per capire che il matrimonio non era della Withpotatoes ma del cugino, da tanto ch’ella s’era impegnata: aveva trovato un regalo, che giaceva nello scomparto segreto del party bus («Ragazzi avete preso il regalo per gli sposi, vero?» «figurati se non ce l’ hanno» «certo che ce l’abbiamo. Non so cosa sia, ma ce l’abbiamo» aveva ribattuto quasi offesa, le braccia incrociate sul petto e le labbra imbronciate: per chi l’avevano presa? BEH non che avesse avuto un ruolo nella cosa, ma… vabbè andiamo avanti); aveva trovato un vestito ad Erin, che aveva sempre il problema del sono povera non posso uscire vivo in tuta COSA SONO LE FESTE, e vedendo la disperazione della Chipmunks, prima di recarsi al matrimonio, l’aveva anche aiutata a prepararsi. In quei giorni aveva saltellato da una parte all’altra del quartier generale portando inviti, abiti, e confetti a chiunque le capitasse sotto mano. Sembrava sempre sotto effetto dei biscotti di Erin (cosa non troppo improbabile: nelle varie giornate di idem e erin chef per un giorno non le aveva mai detto dell’ingrediente segreto), però era una specie di Fata Madrina: figurarsi se la Chip, che amava tutti, non amava anche lei. Non voleva deluderla in un giorno che, come aveva reso chiaro, per lei era così importante. Le aveva chiesto solo due cose.
    Aveva come la sensazione che non ne avrebbe fatta neanche una.
    «so di chiederti tanto, ma sei una brava ragazzina. Puoi, per piacere, assicurarti che tutti arrivino sani e salvi al matrimonio? Sai com’è Nate...
    e Murphy.
    E Sin.
    E Athena.»
    Lo sapeva? Lo sapeva. Erin aveva sbuffato, ancora troppo emozionata dal fatto che sarebbe andata ad un matrimonio per comprendere ciò che la segretaria le aveva chiesto. «COSA VUOI CHE SIA, CONSIDERALO FATTO»
    Beh: fatto, qualcuno, lo era di sicuro.
    Nascose il volto fra le mani, chiedendosi come avrebbe potuto giustificare quello una volta arrivati a destinazione. Non sapeva neanche come spiegare il palo sul bus. Forse un… okay, ce l’aveva. Se qualcuno avesse chiesto, avrebbe detto che un manipolo di ribelli li aveva attaccati mentre andavano verso Hillingdon. «vi hanno attaccato?? E cos’è successo?» a quel punto si sarebbe inumidita le labbra, chinando lo sguardo melodrammatica. «drug happened» «in che senso?» «volevano sabotare il matrimonio dall’interno, quindi hanno drogato dei rispettabilissimi cittadini ossequiosi della legge. Loro si sono sacrificati per permettere a me di dirvi la verità» e poi avrebbe raggiunto quel bivio dove avrebbe potuto scegliere a) di fermarsi, come una persona normale b) premere sull’acceleratore di quella conversazione e fare un’uscita ad effetto. «MURPHY STA MANGIANDO QUEI TULIPANI CREDENDOLI SANDWICH AL CETRIOLO PER VOI, SI è SACRIFICATA PER LA PATRIA» al che, con un movimento ondulatorio del collo, se ne sarebbe andata.
    Ah, quanto amava immaginare conversazioni che DIO TI PREGO fa che non avvengano mai. Erin Chipmunks era così logorroica, che quando non parlava nella vita vera, parlava nella sua testa. Felice di aver trovato una soluzione, decise che in qualche modo sarebbe riuscita a riconquistarsi l’affetto dei Withpotatoes malgrado metà del pullmino fosse drogata a causa sua, quindi si aggiunse al coro di «SAMMERTAIM! IT’S A VACHESCHION» improvvisando una danza sul posto che non le spettinasse i capelli castani.
    E sopravvissero. Non appena Sin parcheggiò il bus («guarda Erin ci sono altri poveri» «possiamo rubarlo?tipregotipregotiprego») la Chipmunks riuscì finalmente a realizzare: era davvero ad un matrimonio. Aveva passato quasi quindici anni chiusa fra quattro mura, e di certo non aveva mai partecipato ad eventi del genere. Era ancora meglio della festa in piscina! Sapeva quanto fosse pericoloso, c’erano così tanti Mangiamorte e qualcuno avrebbe potuto essere il Mandante (?), ma… aveva solo una vita, Erin Chipmunks (*spoiler alert* RIDO CIAO a buon intenditore, poche parole.), non poteva sprecarla tutta su un divano. Non sapeva neanche chi fossero gli sposi, ma quando Scott l’aveva invitata, aveva pregato tutti gli dei conosciuti e non per poter partecipare: ed ora eccola lì, con il corto vestito rosa antico a sfiorarle appena il ginocchio in una gonna ampia, il corpetto fitto di pizzo ed i tacchi dello stesso colore della gonna, a sentirsi una principessa. Sapeva, Erin Chipmunks, di non essere bella; al massimo carina, se proprio si voleva essere ottimisti. Però le piaceva apparire sempre al meglio, giusto da meritarsi la stellina dorata u tried girl sulla fronte. Alcuni fiori rosa erano intrecciati alla chioma, che scendeva morbida fino a metà schiena: con quei colori pastello, il viso ancora dai tratti infantili e lo sguardo innocente, poteva tranquillamente passare per una giovane ninfa.
    Qual era la seconda cosa che le aveva chiesto Idem?
    «io avrò da fare, quindi puoi andare te ad aspettare keanu?» Erin si era quasi strozzata con la saliva, gli occhi fuori dalle orbite. Non era una stratega particolarmente brillante, ma far partecipare il capo dei ribelli ad un matrimonio di pavor e vice ministro, non le sembrava una genialata. «VIENE ANCHE KEANU?» eppure non poteva che esserne felice, gli occhi grigi a luccicare di gioia. «certo che viene» aveva risposto lei corrucciata, lo sguardo a saettare dall’orologio ai capelli di Erin. «questo matrimonio è simbolico. I ribelli vedono tutti i mangiamorte come quelli cattivi…ma non sono cattivi, erin. Sono solo… umani» e le aveva sorriso, con quella punta di amarezza che era così raro vedere nello sguardo blu da stringerle il cuore. Tutti avrebbero dovuto avere una Idem Withpotatoes nella loro vita questa è la voce di sara, SCUSATE IO VOGLIO UNA IDEM NELLA MIA VITA FATEMI CAUSA. La abbracciò, affondando il volto nel vestito scarlatto. «grazie» La ribelle rise, saltellando felice. «E DI COSA. Dai devo andare, IT’S ANJELIKA’S DAY!» esclamò felice, tirandola in piedi per una giravolta. «IL MIO CUGINETTO SI SPOSA DEVO ANDARE POSSO PRENDERE UN BISCOTTO?» «idem, n-» «CIAO GRAZIE ERIN CIAO»
    Ed ecco perché, mentre tutti si arrampicavano sulla collina per giungere al luogo della cerimonia, Erin Chipmunks era rimasta in attesa ai piedi di questa, le mani giunte davanti a sé. Dondolava nervosa sui tacchi, minacciando di rompersi una caviglia in 3,2,1. Quando Keanu arrivò, Erin si premette entrambe le mani sulle guance, per poi alzarle attirando la sua attenzione. Di suo, la Chip era uno scricciolo di dimensioni assai ridotte; con i tacchi, era uno scricciolo di dimensioni assai ridotte con i tacchi #wat. «anche al tuo matrimonio eri vestito così?» domandò sotto voce quando giunse a portata d’orecchio, inarcando le sopracciglia. Se era ancora offesa perché non l’aveva invitata? Sì. Tantissimo. Sempre. Però la festa a sorpresa gliel’aveva organizzata comunque: era pur sempre come un padre, per lei. Approfittando del fatto che lì non ci fosse nessuno, e poco convinta su quanto di sopra, con tutte quelle persone, potesse farlo, lo abbracciò forte. «SEI BELLISSIMO SIGNOR LARRINGTON CHE BELLO CHE CI SEI ANCHE TE DEVO PRESENTARTI UNA PERSONA SPECIALE però dovrò dire che sei… non so, il mio vicino di casa» e quello fu l’inizio di un altro, mistico, monologo by chipmunks. Continuò a parlare per tutto il tragitto, così emozionata da mangiarsi le parole. «come sarà vestita la sposa? Come si vestono le spose? Scommetto che sarà bellissima. Ma i matrimoni come sono? Lo saprei già, se qualcuno mi avesse invitato al proprio. C’è la torta? Ma io posso mangiarla? Va bene il rosa ad un matrimonio? Oh» si interruppe solo quando un uomo la perquisì, aprendole la pochette rosa. Manco ve lo sto a dire che dentro c’erano altri biscotti. L’avrebbero cacciata? «ne vuole uno?» domandò, assottigliando le palpebre.
    Sì, lo voleva. *mood matrimonio*
    «e ricordati di basil, aka nate, che sarebbe il mio lontano cugino proveniente dall’america. DAI VIENI» Approfittando di un momento di confusione (quale) prese Keanu per mano e lo trascinò da Scott, momentaneamente fuori dalla portata della Bulstrode, che aveva già intravisto fra i diversi invitati. Nel mentre, com’era ovvio dato che continuava a parlare e a non guardare dove camminava, riuscì a scontrarsi contro qualcuno.
    Qualcdue.
    Qualctre?
    Si fermò, aggrottando le sopracciglia. Li aveva già visti alla festa, ma… quanti erano? E c’era qualcosa di così familiare. Si sciolse in un sorriso imbarazzato, chinando il capo impacciata. «scusa, da piccola ero bionda» per inciso, lo era davvero. «buona cerimonia!» si diceva buona cerimonia? Esisteva? C’erano le stelle nel cielo? Provi paura? You were here? Lo scopriremo nella prossima puntata.
    «scott!» esordì felice, abbracciando il suo miglior amico. Perché sì, in tutto ciò i Chips ancora non sapevano di essere fratelli. Strano né? Erano così acuti. «scott, lui è keanu, il mio vicino di casa preferito» wat. Erano anni che moriva dalla voglia di presentare il suo fake padre (CHE NON LA INVITAVA AL SUO MATRIMONIO) ed il suo migliore amico. Erano le persone più importanti della sua vita, e omg fangirl level ciao treno. In quei due metri quadrati, c’era quasi tutta la sua vita (?). «keanu, lui è scott, il mio migliore amico» e poi cosa si faceva dopo le presentazioni? Si ballava la conga? What are relazioni sociali.
    Salvata dalla sposa!!!!!!!!!!
    Le persone cominciarono a fare cose (cosa) quindi Erin cercò la casta party bus, prendendo posto sulle panche vicino a loro. Sorrise incoraggiante a Murphy, che sembrava più strana del solito, quindi si girò come tutti a guardare la sfilata. Salutò i Withpotatoes e Patrick, anche se forse non si potevano salutare i damigelli e le cavalieresse (RAISE BOYS AND GIRLS THE SAME WAY), ed osservò a labbra dischiuse le altre persone (i testimoni? I paggi? Le vittime sacrificali?) finchè la sua completa attenzione non venne attirata dalla sposa, e dal ragazzo che la stava accompagnando all’altare.
    «oh» si limitò a sussurrare, incapace di tenere quel commento per sé, mentre elegante avanzava verso il futuro marito, che come potè constatare aveva occhi solo per lei. Era meravigliosa.
    Erin cuore di panna, per inciso, voleva già piangere. LI AMAVA Già CIAO EVVIVA L’AMORE.
    15 y.o. | sheet
    guest (+1 scott)
    18.08.2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia



    parla con keanu, si scontra con i fremelli (ihihi), molesta scott, si siede vicino a murphy e sbava su anje #wat
     
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  8. nick/name
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    « con l'erba al funerale (?), andiamo a comandare »
    Il matrimonio di Anjelika Queen e Damian Icesprite. Matrimonio per cui solo la "m" maiuscola non basta. Aspettate.
    MATRIMONIO.
    Molto meglio.
    Ora, basterebbe avere un quantitativo minimo di cervello per chiedersi cosa ci facesse a quell'importante evento un ventiquattrenne mezzo sbarbato che viveva nel disagio insieme ad un cugino neodiplomato, ma non solo. Signori e signori, Nick Stilinski aveva tanto di vestito in grado di accecare chiunque. La Stilinski-mobile si stava portando dietro un vero e proprio evidenziatore. Professore di Erbologia, l'unico titolo e l'unica ragione per cui era stato invitato. Diciamo che aveva deciso di andare solo ed unicamente per l'alcool gratis. Perché c'era l'alcool gratis, vero? Eppure il vestito improponibile non era l'highlight della giornata (capita? battutona del giorno), non tanto quanto la povera ragazza presente sul tetto o la stupenda musica a palla. Trash inside, non potè fare a meno di cantarne alcune. O modificarle, che dir si voglia. «E VAMONOS, VAMONOS, CHISSÀ SE AL MATRIMONIO CI ARRIVERÒ. CI SI SCAMBIA I PEDALI ALL ROAD LONG.» In puro stile Stilinski stava con un braccio fuori dal finestrino, alternando pacche leggerissime alla carrozzeria (non la rovinerebbe mai al suo cugino preferito #sorryfremells) a dei pugni in aria convintissimi. La mano sinistra invece era impegnatissima a girare ogni pokèstop che oltrepassavano. Per la cronaca, Nick era Team Instinct ovviamente. Lo stesso telefono -abilmente modificato per reggere il gioco dal suo babbano ribelle elettrocineta di fiducia- aveva finito per fare all'incirca tre o quattro voli, ogni volta in cui lo psicomago gli lasciava volante e pedali della macchina per controllare Saiph. Tutte le volte, finì su Xavier. In teoria gli sarebbe dovuto finire in mano, ma forse una volta con troppa energia l'aveva colpito al naso. Capitava anche ai migliori in fondo, bastava distrarsi un attimo e sbam, un fremello ci rimette.
    Non poteva in ogni caso guidare completamente sobrio. Insomma, tutto era meglio con l'alcool in corpo, n'è? Guida compresa. Ah, poveri loro. Quindi riuscì a recuperare uno shottino (o bottiglia, che dir si voglia) dal ragazzo che faceva un po' avanti e indietro per la jeep per distribuire alcolici. «Hades, se è buono hai un ottimo voto in Erbologia assicurato!» Ecco a cosa serviva davvero il ruolo da insegnante: scambiare voti alti in cambio di favori. Principi morali che facevano invidia a chiunque. L'idea gli passò subito di mente non appena beccò una canzone stupenda in radio. E coem non cantare e storpiare come solo loro sapevano fare? «DALLA GIP FINO AL CIMITERO UN INNO CHE FA» Mani in alto, un tentativo di incitare tutti gli altri ad unirsi a quel coro. «NELLA SERRA O NEL LAGO NERO, PORTA DIETRO DELL'ALCOOL VERO. DU IU UONNA BI A STILINSKI? DU IU UONNA BI A STILINSKI?» Prese il respiro prima di continuare, era prontissimo ad urlare a squarciagola. Eppure si voltò verso il cugino e si rese conto di ciò che sarebbe successo da un momento all'altro. «Reggetevi le mutande - se le avete.»
    Osservò Stiles, con lo sguardo negli occhi. Sapevano cosa fare. «Insieme.» Sussurrato per far aumentare l'inesistente climax. Premettero il pulsante, insieme a delle probabili preghiere rivolte ad un Morgan a caso. Eppure, erano giunti sani e salvi. Il trash era finito ufficialmente per evitare di essere uccisi male dagli Icequeen. «YO! Il miglior viaggio di sempre, giusto?» Specialmente per il povero Jack, che per poco non era verde in volto. Dettagli, dettagli. «Dai, ci si rivede dopo. Vado a provarci con una ragazza al di fuori dei miei standard per poi venire rifiutato brutalmente e buttarmi sull'open bar. CIAONE!» Con questo si congedò Nick Stilinski, andando alla ricerca di suddetta ragazza accanto a cui sedersi per eventualmente provarci. Vecchio marpione #wat
    24 (Y.OOOO) | sheet
    GUEST #wat
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    interagisce principalmente con stiles, ma ci sono tutti dietro la gip. pls seguitelo nel coro così non si sentirà una persona vuota.
    e boh, poi va a provarci con una tipa a caso. alla prossima open bar o fuori a fumare erba con jeremy (?) #wat


    Edited by nick/name - 10/9/2016, 20:37
     
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    « Get out of the middle And rise to the top now »
    Quello era il giorno più bello della sua vita. Okay, forse “il più bello” era un termine vagamente pretenzioso ed esagerato; diciamo, piuttosto, che quel diciotto agosto rietrava di sicuro nella top five delle giornate più cospicue della sua intera esistenza. Aveva potuto scartare, in tutta tranquillità, dalla scaletta il giorno del diploma, che non arrivò mai, quello della comunione, cresima, matrimonio, e anche quello del bar mitzvah, dato che non era ebreo: le altre persone (quali) magari le reputavano importanti, e sicuramente le avrebbero posizionate in alto –sempre che le famigerate altre persone, quelle normali, avessero una scaletta dei giorni più belli, ecco. Sul podio v’era indubbiamente il giorno “Sharyn”, in tutte le varie sfaccettature che questo poteva assumere, incapace di scegliere tra i tanti passati in compagnia della bionda il suo preferito: gli bastava ch’ella ci fosse per renderlo perfetto. Secondo, terzo e quarto posto erano rispettivamente l’entrata in scena di Drake, a Salem, l’adozione dei Withpotatoes otto anni prima e la scoperta che l’Abrahams non era davvero morto. Tutte, senz’ombra di dubbio alcuno, meritevoli del posto che si erano guadagnate; fino ad allora, il quinto posto era stato occupato dall’adozione a distanza di Sticazzi con Stiles –anche se, a volte, credeva addirittura meritasse il gradino più alto tra tutti. Gli duoleva il cuore, ad Isaac Lovecraft, farlo scalare ad un grado inferiore, ma diamine. «dimmi che non stai scherzando» disse, la voce che tremava dal’emozione, alzando gli occhi castani su quelli azzurri del ventottenne. Ovviamente, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, non era così esagitato per l’imminente matrimonio dei suoi ex professori: lo inquietavano, e per di più erano due dei più alti esponenti del governo mangiamorte; se ci andava era solo perché Sharyn aveva l’opportunità, in quanto studentessa, di portare con sé un accompagnatore, perché era Damian era il cugino dei Withpotatoes e in senso molto lato anche suo parente (wat), perché era una festa –quindi alcool- e perché, probabilmente, avrebbe rivisto molte delle amicizie che si era lasciato dietro nell’ultimo periodo. «penso che potrei sentirmi male» L’ex corvonero non mentiva: sentiva il cuore battere all’impazzata, intrappolato contro la gabbia toracica spingeva per spaccare le costole ed uscire fuori per saltare addosso a Marcus Howl, abbracciandolo (wat). Stava per avere un infarto? Stava per svenire? Stava per svenire. Sollevò, portandole davanti al proprio volto, con un’espressione paragonabile in quel momento all’Estasi di Santa Teresa, le chiavi della macchina del fratello della sua ragazza, che detto così fa molta più scena. Mica cazzi. Non credeva sarebbe mai successa una cosa del genere, immaginava che il massimo regalo che potesse fargli il biondo fosse una testa di cavallo mozzata e depositata sullo zerbino di casa sua, con allegata una minaccia di morte, e sicuramente non si aspettava che quando sarebbe andato a prendere Sharyn per partecipare alla cerimonia questo gli prestasse la propria Mustang. E invece. Nemmeno badò alle parole del più grande, quando questo l’avvisò di non recarle nemmeno il minimo graffio, troppo impegnato a piangere internamente di gioia. Dirgli che effettivamente non aveva nemmeno la patente non gli risultava un’idea molto intelligente, quindi si limitò a guardare allusivo la ragazza, intimandole di tacere qualsivoglia informazione in merito; alla fine, quel che contava era che sapeva guidare. Clandestinamente, un po’ incosciente di cosa fossero davvero i freni, ma sapeva guidare bene. «torno subito, ho dimenticato una cosa» Lo sguardo, da allusivo, si fece truce: lo stava lasciando solo con Marcus? Non lo amava così tanto da volerlo vivo? Sì che credeva, ora, che tra i due fosse nato un sentimento forte e duraturo –dai, non gli avrebbe affidato la sua macchina altrimenti!-, ma ancora gli incuteva un reverenziale timore. La tensione tra i due, tutta dovuta all’ansia del corvo ovviamente, era quasi palpabile già dal secondo in cui la Winston era scomparsa oltre l’uscio. E si sa, Isaac non era bravo a gestire l’agitazione in situazioni del genere. «quiiiiiiindi…» Perché ci stava mettendo così tanto? Iniziò a dondolare sui talloni, portando l’attenzione alle scarpe nere lucide e sistemando di tanto in tanto la cravatta sotto la giacca scura, incapace di sostenere per troppo tempo lo sguardo; senza contare, poi, che l’altro era più alto di lui di quasi quindici centimetri e che per guardarlo in volto gli veniva sempre il torcicollo. «…hai una pistola in tasca o sei molto felice di vedermi?» chiese, un angolo della bocca alzato in un sorriso sinceramente divertito e l’indice a puntare il rigonfiamento nei pantaloni di Marcus, tanto per smorzare il clima di morte che aleggiava sotto il portico. Che, considerato l’atteggiamento di Isaac –tralasciamo il fatto che Marcus è un sicario con tranquillità-, si sarebbe trasformato presto in omicidio. «ho una pistola» «però sei felice di vedermi, vero?» Il sorriso vagamente creepy dell’Howl non lasciava troppo spazio all’immaginazione, mentre quello del Lovecraft diventava sempre più simile ad una paralisi facciale. «già, immagino sia un no. SHARYN AIUTO STIAMO FACENDO TARDI MUOVITI»

    Quando arrivarono ad Hillingdon, puntuali come un orologio svizzero, non chiese né a Sharyn, né tantomeno alle sue amiche, se il viaggio era stato di loro gradimento o meno: alla fine, era andato tutto molto meglio di quanto non avesse previsto –niente incidenti, niente morti, pochi “OH MIO DIO ISAAC VAI PIANO”-, tranne per il parcheggio vagamente impegnativo («isaac, ce la fai?» «certo che ce la faccio, per chi mi hai preso?» «vuoi che scendiamo per controllare la retromarcia?» «sì grazie ma fai finta di niente»). Tutto sotto controllo, come mai sempre. Si sistemò i lembi della giacca, passandosi poi una mano tra i capelli; erano mesi che non partecipava ad un evento, e quello per Isaac Lovecraft era il giorno perfetto per rientrare in gioco. Vestiti eleganti, Sharyn che ve dico fermate lo faceva sfigurare più del solito per quanto era biondamente favolosa, macchina con i controcoglioni –dietro alla quale perse dieci minuti buoni, girandole attorno per assicurarsi che non avesse subito alcun danno-: era il momento di sbocciare. Idealmente parlando, considerando che voleva ancora vivere.
    «BROOO!!!» Lo vide, lontano, prima ancora che questo iniziasse a correre, e di rimando urlò anche il Lovecraft, prendendo la rincorsa. Abbandonò senza preavviso la ragazza che teneva a braccetto, pronto a saltare in braccio a Jack; come sperava, anch’egli era partito con la stessa intenzione, e in un tripudio di corvoneraggine i due caddero a terra come dei deficienti, senza penarsi del fatto che c’erano persone che potevano guardarli in quel momento. Ad Isaac poteva importare quanto gli importava della morte di un acaro della polvere, e poi andiamo!, era il suo migliore amico e non lo vedeva da troppo tempo, si riteneva giustificato. Se avesse incontrato anche Stiles avrebbe iniziato a piangere seriamente di gioia. Gli erano mancati davvero troppo per non fare lo stupido in loro compagnia. Senza rispondere alla sua domanda sul perché fosse lì –era diventato così biondo in sua assenza da dovergli chiedere cosa ci facesse ad un matrimonio? Nemmeno a dire che alla fine si era davvero vestito di bianco passando per cameriere #wat- si lasciò abbracciare e come un koala con la sua pianta di eucalipto personale ricambiò la stretta. Aveva così tante cose di cui parlare, ma non era quello il momento. «puoi giurarci, lo sai che sono sempre disponibile per una bevuta!» asserì, ammiccandogli prima di tornare da Sharyn. Con lei, e con altre persone senza dubbio (wat) prese posto su una delle tante panche ai lati della navata (watwat), in felice attesa dell’inizio della cerimonia. Quanto gli erano mancate tutte quelle cose (?). Tentò, quando passarono, di salutare tutti i Withpotatoes, damigelle e cavaliere, e Patrick, mentre con lo sguardo indagava alla ricerca di facce conosciute.
    «buon Morgan» con la bocca spalancata e lasciandosi sfuggire appena un sussurro, cercò di richiamare l’attenzione della Winston quando la sposa fece il suo ingresso nel posto. Già aveva avuto modo di commentare di quanto l’Icesprite fosse diverso simpy ha cambiato pv, ma la Queen? «è davvero lei?» Andava davvero oltre le sue aspettative –andava già oltre le sue aspettative il fatto che non ci fosse ancora nessun cadavere (forse). E dire che solo pochi mesi prima li aveva visti combattere senza pietà contro i ribelli. Così diversi, così… umani.
    Quasi. Si trattava pur sempre della Icequeen.
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    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    svarioni -- parla con sharyn, jack, saluta a caso gente immagino boh wat is life VIVA GLI SPOSI
     
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    Per la Montgomery era decisamente una novità quella di frequentare una sola persona contemporaneamente e con regolarità. E senza "divertimento", soprattutto. Non le dispiaceva dopotutto, perché era Stiles, perché era biondo e un bambino speciale e a lei andava bene così. Però anche lei aveva i suoi limiti. Doveva abituarcisi, no? Ed andare insieme ad un matrimonio non era decisamente ciò che lei considerava fare piccoli passi, come si era ripromessa dal capodanno precedente, quando i due si erano dati il primo vero bacio a villa Hamilton. Poco importava se quello era un matrimonio al quale era stato invitato tre quarti di mondo magico, poco importava se fosse il matrimonio di una loro professoressa e di un loro professore - e che professore! Karma ci aveva sperato per anni #wat - poco importava che i passi che avevano fatto fino ad allora erano quelli di una formica sulla sedia a rotelle: l'idea le faceva venire il voltastomaco. Quando Stiles glielo aveva proposto, era stata tentata di avere la stessa reazione di Phil in Hercules (0:24;0:31), ma poi anche per lei era arrivato il fulmine dal cielo, ovvero lo sguardo implorante color cioccolato del suo...qualcosa. Qualcuno. Vabbé.E poi, una soddisfazione gliela doveva, dopotutto. Gli aveva già dato buca a quella fiera medievale...o forse era del fumetto? Forse non era nemmeno una fiera. Ma era un evento che aveva a che fare con un mondo dalla quale lei era distante anni luce e al quale non teneva particolarmente ad avvicinarsi. Aveva però capito che - o meglio, Tiffany le aveva detto che - solitamente quando ami qualcuno devi venirgli un po' incontro. E quindi eccola là, davanti alla mitica Gip sulla quale era salita già un paio di volte - finisci lo Smoothie prima di salire, non vorrei mai ti cadesse sui sedili della mia bambina - molto poco tranquilla di doversi fare un viaggio che non sembrava neanche tanto breve in compagnia di tutta quella gente. Si sarebbero ritrovati come nelle macchine dei clown, lei lo sapeva e non ne era affatto stupita. Ormai ci aveva fatto l'abitudine e alle stranezze degli Stilinski spesso le scappava addirittura un sorriso. Sì, gli Stilinski. Perché da un po' di tempo era saltato fuori pure un cugino Stilinski, Professore di erbologia e tesserino del disagio di famiglia con tanti bei bollini sorridenti sopra quanti i suoi anni(?) Nick sembrava la versione giusto un poco cresciuta del suo...tassofesso di fiducia, ecco. Ancora non aveva deciso se lui raggiungeva livelli di biondaggine da lei sopportabile o meno, ma probabilmente quel giorno avrebbe avuto modo di scoprirlo. Si sistemò come poté sulla jeep di Stiles, dedicando a Xavier un sorriso di circostanza non appena fu salito sulla vettura. Era forse il fremello col quale aveva meno avuto a che fare e, ripetendosi che doveva andare a piccoli passi, se quel giorno stava prendendo in considerazione Nick certo non poteva anche Xavier. Il multitasking relazionale(?) non era cosa sua, decisamente. Quando lo Stilinski da lei favorito fece un'allusione alla biancheria intima, lei si limitò a fargli l'occhiolino attraverso il riflesso dello specchietto retrovisore, con un sorriso furbetto dipinto sulle labbra. Forse le aveva, forse non le aveva le mutandine quella sera. Al contrario di Shane, suo vecchio controllore di presenza di biancheria, Stiles ancora non sembrava interessato a quei tipi di giochi. Preferiva il game boy e i pokémon, boh. Dire che un po' non le pesasse sarebbe stata una bugia ma, ehi, venirsi incontro. O meglio, andarsi. Perché venirsi no. #ahah Furono molte le volte in cui temette per la sua vita e per quella del guidatore - sì, diciamolo anche per la sensibilità: a piccoli passi - ed in cui sentì rumori strani provenire dal tettuccio - avevano davvero sistemato una ragazzina là sopra? wow - ma in un qualche modo arrivarono tutti interi al luogo della cerimonia. Il prefetto - che sperava diventare caposcuola - Serpeverde indossava un vestito verde scuro, perché le era stato consigliato evitare il suo nero tanto amato, in una situazione del genere. La gente avrebbe potuto fraintendere, o menate del genere. I capelli raccolti in un'acconciatura elaborata, doveva vedere ben di non piovere, altrimenti sarebbero stati cazzi amari e asteniamoci da fare battute anche qui. Preparata già a perdere il suo cavaliere fra la folla, il suo obbiettivo primario fu raggiungere gli alcolici che, con sua sorpresa, sarebbero stati la meta anche del caro cugino Nick. Lo avrebbe guardato per un istante e gli avrebbe rivolto un ennesimo sorriso di circostanza, aspettando che qello aprisse bocca così sarebbe terminato l'imbarazzo e sarebbe potuto iniziare il vero imbarazzo. Quello tipico degli Stilinski. Quello col quale più o meno, ormai, sapeva come avere a che fare.
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    18.06. 2016 - - - till death do us apart
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    Non fa niente, si getta sugli alcolici e attende il ritorno del caro Nick dalla - probabilmente - fallimentare missione di flirt(?) per attaccare bottone a modo suo. Magari Kar può fargli da spalla, in un bellissimo gioco chiamato "Loooooo conosci Nick?"
     
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    « Life isn't easy for those who dream »
    Amelia non era mai stata a molti matrimoni nella sua breve vita, a dir la verità, alcuno.
    Non aveva molti parenti, il ramo della famiglia del padre le era stato completamente precluso -ed erano proprio i Black i più avvezzi a quel genere di eventi sfarzosi, il cui unico scopo era ricordare al mondo magico chi erano e cosa rappresentavano tutt'ora nonostante le gravi perdite subite nell'ultimo decennio e la loro lenta decimazione.
    I nonni materni, invece, erano entrambi venuti a mancare l'uno a poca distanza dall'altro quando lei era poco più di una bambina. Di loro le rimaneva solo qualche foto spiegazzata, un vago ricordo sfocato e un nostalgico aroma di Calderotti al caramello e cioccolato. Il loro unico lascito era stato per la loro unica figlia, Holly: il loro allevamento di Augurey che era stata costretta a vendere.
    Sebbene non li ricordasse così bene come avrebbe voluto, le piaceva pensare che fossero così innamorati da non sopportare la mancanza l'uno dell'altro, motivo per cui suo nonno aveva seguito la moglie appena tre mesi dopo. Una riflessione ingenua e facezie inutili le avrebbe definite chiunque altro, ma Amelia aveva un animo romantico -che spesso sfociava nel sognatore, lasciandola di tanto in tanto incantata a fantasticare su scenari che non sarebbe mai avuti prima di darsi della stupida e ritornare “con i piedi saldamente piantati a terra dove dovevano stare”, si ripeteva-.
    Probabilmente era questo il motivo che l'aveva spinta ad accettare l'invito -o l'appena velata minaccia, dipende dai punti di vista- della professoressa Queen a partecipare al suo matrimonio, rivolto a tutti gli studenti di Hogwarts, in particolare ai Serpeverde. Quale più appropriato evento avrebbe potuto celebrare l'amore eterno come un matrimonio?
    Ad essere sinceri, i momenti di svago per lei in quel periodo erano stati pochi, cambiare un po' d'aria non le avrebbe di certo fatto male e forse sarebbe anche riuscita a divertirsi. I M.A.G.O erano alle porte e la sua tendenza all'isolamento di recente era peggiorata nascondendosi dietro alla debole scusante di dover studiare per poter prendere voti abbastanza alti da permetterle di diventare Medimago, probabilmente di questo passo avrebbe passato il resto dell'anno rinchiusa in biblioteca o nella Sala Comune con il naso seppellito tra i libri mentre il resto dei suoi compagni si sarebbe domandato se sapesse ancora parlare. Sembrava essere una caratteristica dei Black quella di tendere all'autoisolamento, almeno in questo era riuscita a mantenere alte le aspettative di famiglia. Chissà se Celia sarebbe stata orgogliosa di lei, storse leggermente le labbra prima che queste tornassero una linea dritta e sottile, no, non lo era mai stata. Forse l'unico modo per far sorridere quella donna -sempre se fosse stata in grado di farlo- nominandole la nipote sarebbe stato qualora fosse prematuramente deceduta o quanto meno sparita nel nulla. Forse erano pensieri piuttosto crudeli e cattivi da rivolgere verso la nonna paterna senza averla conosciuta, e normalmente simili pensieri non l'avrebbero mai nemmeno sfiorata, ma non era difficile comprendere che genere di donna fosse.
    Mentre il taxi sfrecciava fra le colline verdeggianti fuori da Londra alla volta di Hillingdon, Amelia poté avvertire quel fastidioso e familiare nodo allo stomaco serrare la presa sui visceri. Si sistemò le pieghe del vestito tradendo una certa irrequietezza.
    Un pensiero l'aveva colta quella notte, come folgorata, quel giorno avrebbe avuto un assaggio della vita che sarebbe dovuta essere sua se le cose fossero andate diversamente, se l'amore che tanto osannava avesse vinto davvero su tutto, se la vita per una volta fosse stata più simile alle fiabe che le erano state raccontate da bambina piuttosto che alla fredda e dura realtà nella quale un padre abbandonava una figlia per il prestigio di una casata ormai prossima all'estinzione.
    Non sapeva cosa aspettarsi, ma una volta salita sul taxi l'emozione predominante era stata un cupo timore nel trovare la sua più grande paura avverata e dimostrare che quanto aveva decretato Celia Black alla sua nascita non fosse che vero: non essere all'altezza.
    Mentre una parte di lei lottava per mantenere la calma e il sangue freddo che tanto la contraddistingueva, le sue paure strisciavano dentro di lei come silenziosi moniti. Sebbene quel giorno si fosse ripromessa di -almeno- provare a distogliere la mente da pensieri opprimenti, non riusciva a staccarsi di dosso quella sensazione.
    Il suo sguardo ricadde sul paesaggio oltre al finestrino, il grigiore di Londra aveva lasciato il posto ad un cupo verde foglia che spaziava nel nero più totale laddove gli alberi divenivano fitti e ombrosi. Il cielo azzurro iniziava a dar spazio ai caldi colori del tramonto.
    Normalmente si sarebbe beata di quello spettacolo, ma i suoi occhi vi si soffermarono senza davvero osservarlo per questo quando finalmente la macchina si fermò, giunta alla fine di una strada secondaria senza uscita, Amelia ne rimase quasi sorpresa.
    Fu la voce del taxista a riportarla bruscamente alla realtà « È sicura signorina che il luogo sia questo? » le domandò l'uomo guardandosi attorno piuttosto dubbioso al riguardo.
    Per contro alla giovane strega bastò una breve occhiata all'esterno per esserne sicura, piccole e brillanti pennellate cremisi svettavano fra i fili d'erba sparendo oltre una piccola salita indicando la giusta via.
    « Sì mi lasci pure qui, verranno presto a prendermi » mentì per rassicurarlo, accompagnando quella mezza verità con un sorriso di cortesia.
    Una volta scesa e pagato quanto dovuto, aspettò che la macchina sparisse dietro la prima curva prima di sollevare quel tanto che bastava la gonna da permetterle di avanzare per lo scosceso sentiero indicato dalle pennellate. Giunta oltre la piccola altura la villa le si presentò in lontananza in tutta la sua imponenza.
    « Eccomi qui... » sospirò facendosi coraggio, prima di incamminarsi alla volta della cerimonia.
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    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    A fare le entrate faccio schifus che non so mai come iniziare #sosad
     
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    « i don't have enough middle fingers to show you how i feel »
    «Mi chiamo Frederick Hamilton, vengo dal distretto SchifoiPoveri, ho partecipato ai The Maze Games.» Poteva ripetersi la tiritera anche un milione di volte, per convincersi in qualche modo che quanto letto in quei fascicoli fosse solo uno scherzo di cattivo gusto, ma Jay ricordava la luce negli occhi di Murphy. Ne riconosceva l'essenza, avendo fatto del senso di colpa una disciplina con tanto di record olimpionico. E sapeva quanto quel sentimento fosse reale, fino a che punto andasse di pari passo con la verità. «Mi chiamo Frederick Hamilton. Sono un Hamilton. Cazzo . » È quello che tento di dirti da mó, Freddie. Come poteva dar torto alla voce, pur avvertendone il desiderio? Si era dato del pazzo, dello schizofrenico galoppante che sente le voci, quando si trattava più banalmente del suo subconscio tornato a galleggiare in superficie. Fra detriti e chiazze di petrolio denso, ma comunque visibile. Quanto era stato stupido. «JAAAAY, VIENI A PROVARE IL VESTITO!» La voce di Nathaniel, improvvisa nel silenzio assordante della stanza, lo fece sobbalzare. Da quanto era fermo di fronte allo specchio? Potevano essere passati minuti, come ore. Tornare alla realtà era sempre dura per il telecineta, soprattutto quando poche camere più in là si stava tenendo una sfilata in video conferenza con Villa Hamilton. Dalla quale, per inciso, Jayson mancava ormai da (non ricordo quanti giorni). Un atto di vigliaccheria il suo, ma strettamente necessario: fuggiva da se stesso, dalle sue origini, da quella famiglia tanto agognata e sognata nei minimi dettagli, spaventato a morte. Da cosa? Dalla possibilità che Gemes Hamilton fosse realmente suo fratello, tanto per cominciare. Dal fatto che nessuno di loro aveva mai parlato di un certo Frederick, quasi fosse stato cancellato dalla faccia della terra. Dal dubbio, viscoso e subdolo, che non potendolo riconoscere non lo avrebbero mai amato. Cose così.
    L'aveva spuntata, con Nate, ottenendo il permesso di non partecipare alla video chiamata se in cambio il professore avesse potuto scegliere l'abito per lui, condizione che Jay aveva accettato all'istante, senza fiatare. Dopo aver indossato il completo blu elettrico con coroncina e bacchetta magica al Fairytales party, niente poteva più sconvolgerlo. «Rea ha dato la sua approvazione. Dai vestiti che poi dobbiamo farci le foto.» «Ma che cazzo, Natalie, non stiamo andando al ballo della scuola!» Il telecineta indicò l'uomo che aveva appena parlato, seduto sul divano accanto ad Elijah, annuendo come a volergli dare ragione. Da quando viveva abusivamente a casa Henderson, Jay aveva avuto modo di parlsre spesso con il chiaroveggente, ma anche di conoscere Eugene Jackson. Faticava a comprendere come quei tre potessero essersi trovati ai tempi della scuola, così magicamente diversi uno dall'altro, ma poiché era ovvio che chiunque si facesse la stessa domanda riguardo ai Fremelli, aveva lasciato perdere. Il Jackson shippava forte, e tanto bastava: quando si erano conosciuti, pochi giorni addietro, Eugene era saltato al collo di Nate e Elijah, quasi con le lacrime agli occhi, esclamando qualcosa tipo «AVETE ADOTTATO UN CUCCIOLO, CE L'ABBIAMO FATTA!» Avevano preso un cane e lui se l'era perso? E poi, ce l'avevano fatta a fare cosa? Mistero. Sembrava essere una questione del tutto fuori dalla sua portata, e al telecineta stava bene così. «Non mi interessa Eugenio, la foto si fa. TUTTI IN FILA LUNGO IL MURO!» Nathaniel Henderson era fatto a modo suo, prendere o lasciare. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, Jay, ma preferiva prenderlo (mlml?), e possibilmente anche tenerselo stretto.

    Il perché Jayson Matthews dovesse andare ad un matrimonio, con tutto quello che stava capitando nella sua vita, stava nel senso di colpa che ancora covava nei confronti di Aloysius Crane, sin dal pool party. Ricordate (#ihihih)? Aveva premuto sul tasto più sensibile, la scomparsa di una figlia, per convincere l'amico a presentarsi con lui alla festa, dimostrando l'efficacia indiscussa delle lezioni by Gemes sul mettere a tacere le emozioni. Amico. Questo pensava di essere per Al, e che il ventisettenne fosse per lui, eppure si era ugualmente approfittato di una sua debolezza. Il minimo che potesse fare, pur non saldando il debito, era accettare l'invito del biondo per l'evento in questione. Anche cercare Run faceva ormai parte della quotidianità, per Jay. Pensavate che uscisse da casa di Nate solo per girare senza meta e respirare l'aria tiepida della sera? Creduloni (wat). Non che ottenesse molto, dalle sue ronde notturne: più che chiedere in giro e ascoltare pettegolezzi, teletrasportandosi in zone di Londra che mai aveva visitato prima (rischiando di farsi derubare in un paio di occasioni), poteva fare ben poco. Si sentiva un po' inutile, as usual. Al, arrivo. Fatti trovare fuori dalla villa, non voglio beccare Gemes. Un messaggio chiaro, conciso. Aloysius era l'ultima persona con cui doveva giustificare il proprio odio innato per l'Hamilton, certo che il mentore #2 lo avrebbe capito al volo, riconoscendo la sensazione. Chissà perché (chissà), Jayson dava per scontato che nessuno potesse sopportare il telecineta, giustificando così i propri sentimenti. Dai, aveva ragione.
    Si era guardato attorno avvertendo o battiti del cuore accelerare, mentre riprendeva fiato nel tentativo di far scemare il lieve senso di nausea ancora presente ogni qualvolta si teletrasportava in un luogo, sentendosi quanto mai in imbarazzo. Era la villa, a fargli quell'effetto, ricordandogli con la sua facciata austera e sfarzosa come se la fosse data a gambe. Vedere Al vestito di tutto punto, con un'espressione cupa sul viso che te dico fermate, diede modo al telecineta di tirare un sospiro di sollievo. Aveva ricevuto il suo messaggio. «ehi.» «ehi.» Come si comprendevano bene! «Henderson vorrà farti una foto. Pensa di andare ad un ballo scolastico.» Un'alzata di spalle, fingendo indifferenza per la tortura subita poco prima a casa del professore - che dopo averli allineati al muro aveva preteso anche le pose plastiche sulle scale e sul divano del salotto -, prima di agganciare una mano al braccio del biondo, le palpebre socchiuse per la concentrazione. Flip.

    Io vorrei davvero descrivervi il viaggio sullo SpacoBus, le effusioni mistiche tra Eugene Jackson e quasi tutti gli esponenti di sesso maschile presenti sul mezzo, o la musica anni ottanta che invadeva l'abitacolo sparata a palla, ma la verità è che le 300 parole sono belle che andate da un pezzo e ci tocca stringere. Posso dirvi, però, che Jayson si sentiva vagamente stralunato: in primis, Al gli aveva confermato la presenza al matrimonio non solo di Rea, ma anche di Gemes, che non è mai un bene. In secondo luogo, posare gli occhi su Freya gli faceva sempre quell'effetto, una sorta di distaccamento dalla realtá. Guardava lei e pensava a quanto gli mancasse Lydia, si chiedeva dove fosse, se avesse sprecato tutte le sue occasioni per esprimerle i suoi sentimenti e adesso fosse fregato. Molto probabile, conoscendo i precedenti in sfiga del Matthews. Terzo, ma non ultimo, era cominciata a girare cocaina, procurata dalla rossa e spacciata amorevolmente da Jericho, un'altra di quelle persone con cui Jay si intendeva alla grande, soprattutto perchè non c'era bisogno di sprecare parole inutili, o perdere tempo a discutere di sentimenti (stile Rosa e Holt, per intenderci). Si trattava di polvere della felicità, ma nessuno sembrava davvero convinto, sul pulmino. Così alla fine, trascinato nel vortice generale, Jay se n'era fatta passare una piccola quantità. Piccolissima, ve lo giuro. Ma sufficiente a distoglierlo per un istante dai suoi pensieri, increspando le labbra piene in in sorriso che di sano, comunque, aveva ben poco. In fondo, chi stava davvero bene tra di loro? DAI. «SEI IL MIGLIORE, JAKE!» gridò, come gli era stato ordinato di fare ogni dieci minuti circa, cominciando persino a divertirsi (lui ahah) nel vedere il sorriso nelle iridi cerulee del Jacksom riflesse dallo specchietto retrovisore.
    La polvere fu una manna dal cielo, considerate le premesse di quel matrimonio. Tant'è che quando anche gli altri invitati cominciarono ad arrivare, e Rea Hamilton raggiunse il gruppo dei Castafratti - si facevano chiamare cosí, senza un motivo apparente -, Jayson quasi non badó alla presenza di Gemes. Praticamente non lo vide neanche, troppo impegnato ad esplorare con le iridi caramello l'ambientazione circostante, stile funerale che non guasta mai, per poi spostare l'attenzione sui dettagli della giacca indossata da Elijah, che gli stava davanti. Quindi tutti i pg di rob sono strafatti? Diciamo di sì. Anche se Euge regge decisamente meglio degli altri due, questione di abitudine. «FRE-MEE!» Quell'appellativo sì che lo faceva stare bene. Il sorriso sulle labbra di Jay si amplió, mentre ruotava su se stesso cercando, e trovando, la fonte della voce: Stiles, cugino Nick, Xavier. Quella era la famiglia che Jayson Matthews aveva sempre desiderato, dal momento stesso in cui la prima volta era finito addosso all'ex tassorosso. Una famiglia di cui si sarebbe potuto accontentare, se solo non fosse stato assetato di quella stessa verità che adesso rifuggiva come un incubo orribile.
    La prossima volta, Freddie, ci pensi prima.
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    amante di Al #wat
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    #PARTYHARDACASAHENDERSON (?)
    pezzo random sulla preparazione con i casta, va a prendere Al, viaggio sullo spacobus, cocaina, ignora gemes, vede i fremelli. Fremelli, Karma, abusatene pure <3
     
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    "what are you, twelve?"
    yeah on a scale of one to ten BYE

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    è molto random, non serve leggerlo, non fa nulla solo viaggioni mentali sulla mamma di jack #milf #cos #no
    Si prende a braccetto cornelia e assiste alla marcia nuziale.


    «what are you twelve?» Yeah on a scale of one to ten BYE

    «Aspetta... Caroline Hades è morta? Ma quando?»
    «Otto mesi fa. E' anche andato sui giornali... pensavo lo sapessi»
    «Oh... Beh, posso dire con tutta certezza di essermi perso il funerale, giusto? Too bad»
    Nathaniel aveva fatto spallucce, girandosi per dare la schiena a Idem e non dover guardare il suo viso dispiaciuto. «Nate...» «Grazie del vestito. Ci vediamo al matrimonio»
    Ricordava Caroline. Gli occhi grandi, il sorriso luminoso... l'ultima volta che le aveva parlato aveva sedici anni, e le aveva detto che avrebbe preferito buttarsi da un ponte che andare a vivere con lei e la sua famigliola felice. La volta prima, a dodici, le aveva detto che sapeva quanto avrebbe sempre voluto altri figli oltre al suo piccolo miracolo, ma che lui non si sarebbe svenduto così. Le aveva detto di odiarla. Le aveva detto che poteva tenersi Jericho.
    Piangere sul latte versato era inutile, lo sapeva anche Nate, ma sentire di nuovo quel nome gli aveva fatto riaffiorare tanti ricordi; alcuni belli, altri terribilmente sbagliati.
    Caroline che prendeva il tè nel giardino di casa Lowell con la madre di Nate. Lui e Bran appollaiati sopra la culla del neonato Killian a commentare quanto sembrasse una larva mentre la madre del piccolo che rideva dietro. Il secondo compleanno di Jericho, con i due marmocchi che giocavano nel prato e Nate che cercava di assicurare alla madre che no, non aveva scommesso con Bran che Jeco e Killie sarebbero finiti insieme, una volta cresciuti.
    La notizia della morte di sua madre, Clarissa. Caroline nell'ufficio del preside, un soprabito lungo e blu, gli occhi rossi di pianto ma sguardo sicuro mentre si buttava su di lui che non aveva alzato le braccia per ricambiare la stretta. «Io e George siamo qui per voi, Nath. Puoi chiedere a noi per qualsiasi cosa... trafile legali, soldi... tutto, Nathaniel. Non permetterò che a te e Jericho accada nulla di male». Il silenzio in cui lui era stato nei giorni seguenti, il funerale, il dolore di tornare a casa senza che Casa ci fosse davvero più, e poi la decisione di non voler stare con loro, con quelli che pretendevano che tutto andasse bene, che fosse lo stesso vivere con loro. Che non fosse doloroso vedere a Jericho e non pensare a quello che aveva perso da un giorno all'altro. «Tornerò a prenderla quando sarò pronto». Ed era tornato, sei anni dopo, ma era tardi. Era sempre arrivato troppo tardi Nathaniel.
    Prese un grosso respiro, scacciando nuovamente i ricordi. Erano passati due giorni dalla notizia datagli Idem, e cavoli, c'era un matrimonio a cui andare, non poteva farlo con quel mood; ci sarebbe stato cibo, alcol, ship... poteva mai deludere il suo club e presentarsi col musone? Viva il presente, mai pensare troppo al passato o perdersi nei rimorsi. Gli occhi di Bran, il suo viso adulto eppure sempre uguale, il suo sguardo da cucciolo ferito, lo scoprire che Aveline era una ribelle, che Elijah fosse stato immischiato negli esperimenti sui maghi... queste cose lo tormentavano già di notte senza bisogno di andare a cercarsele in fondo alla sua piccola testolina bionda dentro. E, davvero, era meglio non pensarci, sennò avrebbe dato di matto a pensare che due delle persone più importanti per lui gli avessero mentito.
    Guardò solo di sfuggita Jericho, in macchina con loro. Era bellissima; quando l'aveva vista post trattamente di Lydia2, aveva sinceramente fischiato d'ammirazione, chiedendosi perchè ancora fosse single. Mentre ora, vendola farsi (#wat) si domandò cosa avesse pensato alla morta della sua -per quanto la cosa ferisse Nathaniel- seconda mamma. Si era sentita di nuovo abbandonata? Sola? Aveva pianto? Perchè non gli aveva detto niente? Pensava che non gli importasse della donna che aveva cresciuto sua sorella nella splendida piccola terrorista che odiava il mondo quel era?
    VABBE' DAVVERO NON PENSIAMOCI
    Pompa nelle casse ogni '80 a palla, la casta+jal+jereya (?) arrivò sana e salva al matrimonio YEAHHHH Nate salutò Gemes lusingato dei commenti di Rea, dovette abbandonare il gruppo per dirigersi con gli altri cavalieri e damigelle, questo se non l'avete capito è un post randomissimo, era triste per Aveline e cose e ho sforato e tanto non so che dire ma secondo tanto nessuno sta neanche leggendo CASTA NATE VI AMA MA ANCHE NON CASTA al prossimo post penitenza del lucky perchè a quel matrimonio aleggiava così tanto amore che era in super hype e sarebbe svenuto entro poco se non avesse saputo che Anjelika Queen se lo sarebbe mangiato se avesse osato rovinarle il grande giorno. E fosse mai che lui lo facesse: VIVA GLI SPOSI! Insomma Essendo Idem la sua finta cugina anche un po' Damian era il suo finto cugino secondo giusto? Era cambiato così tanto in quei mesi (ahaha) ma era sempre carino vederlo innamorato della sua rossa. Come diceva il detto, coppia inqueitante sesso galoppante! #wat
    Quindi si prese a braccetto la bionda Cornelia (ma si conoscono? boh ciao cornelia piacere nathaniel awsome henderson) con un sorriso cordiale, pensando a come sarebbe stato carino quel vestito addosso ad Aveline. Poi la sposa entrò e BOOM BABY, era uno spettacolo, voleva piangere.
    «Best day evah»
    Ma quanto amava i matrimoni?
    25 y.o. | sheet
    knight
    nathaniel keenan lowell henderson
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    Erano anni che l'appartamento londinese di Keanu Larrington era rimasto disabitato, di tanto in tanto vi faceva una sporadica visita per dare una spolverata ai vecchi cimeli, non che avessero una grande importanza, la parte della sua vera famiglia davvero importante era morta o non l'aveva neanche mai conosciuta, ma gli dispiaceva che un luogo del genere fosse corroso dalla muffa, non avrebbe mai più fatto un simile errore.
    Quel luogo prima di allora era stato solamente un piccolo rifugio dove ritrovarsi in disparte da tutti, la sua vita passata o meglio quella che era stata la sua vita prima di incontrare il suo vecchio maestro, una seconda casa, preferiva persino lo sgabuzzino della Testa di Porco a quell'appartamento, ma il tutto, all'improvviso, era cambiato.
    Adesso erano in due ad abitare lì e quel posto era diventato sempre più accogliente, sempre più familiare, sempre più amorevole ed era bastato poco, un'anima gemella, solo questo.
    Keanu aveva passato la mattinata fisso su scartoffie della resistenza, documenti, progetti, il tutto nella norma, come sempre, aveva allestito persino una sorta di studio dove poter lavorare indisturbato, una piccola stanza con una grande libreria ed una scrivania dove rimaneva sempre ricurvo nelle sue cose.
    Ogni tanto veniva disturbato per una tazza di té ed allora la pipa che aveva poggiato sulla sua scrivania, su quel piedistallo di vetro trasparente diveniva una tentazione, aveva smesso persino di fumare da quel momento, non gli sembrava corretto, stringeva i denti per fermare quel piccolo vizio che da sempre lo aveva contraddistinto e riusciva a restarne lontano, con una certa difficoltà, doveva ammetterlo, ma ogni volta riusciva nell'impresa con successo.
    Quel giorno non avrebbe lavorato alla Testa di Porco, sarebbe rimasto nel suo appartamento, ma il motivo di tale evento, Keanu Larrington lo aveva ricordato troppo in ritardo per i suoi standard.
    Non era un giorno qualunque, in quel preciso giorno, Anjelika Queen e Damian Icesprite avrebbero consolidato la loro unione in un matrimonio, matrimonio, il solo pensiero lo fece incantare in un punto imprecisato del muro di fronte a sé, mentre la mano destra scivolò su quella sinistra e le sue dita presero a ruotare insistentemente la fede che si trovava sull'anulare.
    Anche egli aveva fatto lo stesso, aveva deciso di sposarsi, di punto in bianco, la mattina dopo quella grande sfida, era ritornato al quartier generale, aveva assistito i feriti, riordinato il tutto velocemente e poi era partito, Londra, la Londra babbana, dove aveva lasciato lei, quello stesso giorno la prese e la portò in un piccolo posto fuori Londra, erano soli quando il tutto fu celebrato, nessun invito, nessuna parola con nessuno, ogni singola parola o atto era rimasto semplicemente per loro due. Aveva conosciuto Helena quando egli militava ancora come studente di Hogwarts, stessa casata, si erano trovati subito, non c'era mai stato bisogno di troppe parole o troppi gesti, lo avevano capito sin dal primo sguardo che probabilmente in futuro i loro destini si sarebbero incrociati.
    Gli sposi del giorno non erano di certo i suoi migliori amici, tutt'altro, mangiamorte, nemici, Anjelika era una donna crudele, Damian era fatto della stessa pasta, con lui poi la rivalità era sorta sin dai primi tempi di scuola, eppure, Keanu Larrington in quel momento augurava che anche loro fossero riusciti a provare le stesse medesime sensazioni che anche egli aveva provato per un simile evento.
    Si alzò dalla scrivania alquanto preoccupato per l'orario, la puntualità era sempre stata un suo principio cardine e di certo non voleva tardare per un simile evento, doveva ancora prepararsi in fondo... Si guardò dalle scarpe sino alla punta della sua camicia, già, uno dei pochi pregi dell'essere Keanu Larrington era il fatto che non doveva prepararsi per un simile evento, soprattutto quando si trattava di un matrimonio, lui era vestito elegantemente persino quando si trovava a casa.
    Un unico fondamentale particolare mancava all'appello, una cravatta, non poteva di certo farne a meno, si sedette nuovamente comodo sulla sua sedia e poi, infilò la mano destra sotto la sua scrivania, fino a che non arrivò ad un vecchio pulsante, un meccanismo segreto, fece pressione ed un vecchio cassetto nascosto spuntò fuori da questa. Al suo interno Keanu custodiva le sue vecchie cravatte, di ogni genere, aveva impiantato meccanismi simili anche nel quartier generale della resistenza, sperando che mai nessuno avesse scoperto simili segreti.
    Ma le cravatte non furono la sua scelta, bensì un oggetto più piccolo catturò la sua attenzione, un piccolo papillon nero, un vecchio regalo che custodiva gelosamente, decise che in quel giorno quindi non avrebbe indossato una delle sue solite cravatte ma il farfallino #civilwar#abac#anarchyintheuk.
    Dopo aver terminato la sua breve preparazione, scese in strada dove ad attenderlo era la sua macchina, una Ford Thunderbird del 51, nero lucido, una bel mezzo, non che a lui interessasse le macchine, ma quella faceva sicuramente parte dei cimeli che egli era solito andare a rispolverare perché non andassero in malora.
    Non era troppo distante dalla location, passò infatti circa trenta minuti su quell'automobile, uscì dal centro di Londra e percorse la sua via correttamente, conosceva il posto e non aveva paura di perdersi. Ebbe ancora meno dubbi, quando, una volta arrivato alle soglie della location, ai piedi della collina vi era una faccia familiare ad accoglierlo, la piccola ragazza, che sventolava le mani per attirare la sua attenzione, era Erin.
    Accostò la macchina per farla salire e lei si presentò con un :-anche al tuo matrimonio eri vestito così?-, Erin non aveva preso benissimo la sua assenza al matrimonio di Larrington ma d'altronde l'inglese non aveva invitato nessuno, rispose scherzoso con un:-Si! non ricordi che... Ah no...-, abbozzando un breve sorriso.
    Ricambiò il suo abbraccio e dopo essersi accordati sul fatto che Keanu fosse il suo falso vicino di casa, partirono.
    Conosceva Erin molto bene, l'aveva praticamente accudita come una figlia, le voleva bene senza dubbio e troppo spesso si comportava come un padre autoritario nei sui confronti, ci teneva a lei.
    Prese a parlare incessantemente, era fatta così, le piaceva riempire il tutto di frasi, era un tipetto vivace ed energico, non mancò soprattutto di rimarcare il concetto di aver preso molto malamente il fatto di non essere stata presente al suo matrimonio, dopo aver sorriso a tutte le sue domande prese a parlare:-Le ho già spiegato signorina...-, parlava raramente con Erin dandole del lei, molto spesso quando doveva atteggiarsi severamente anche se molte volte il concetto non riusciva esattamente come egli desiderava oppure, come in quel caso specifico, quando la prendeva in giro, dandole quel nomignolo per scherzo:-Che lei non era presente per questioni di sicurezza e perché di certo si sarebbe annoiata, lei non è il tipo da certe cerimonie anche se credo che oggi si divertirà moltissimo...-.
    La guardò per un istante con un breve sorriso per poi riprendere gli occhi sulla strada:-Ad ogni modo questo non la esime dal non aver ancora pensato ad un regalo per il mio matrimonio, io ed Helena attendiamo ancora con palpitazione un qualcosa di simile... Non crederà mica che una festa a sorpresa ed il suo amore imperituro, possa placare la nostra sete di materialità?-, rise trattenendosi a quel punto, di certo le già citate questioni erano ben più che sufficienti.
    Continuò comunque: -E poi i soldi non le mancano, la sua paghetta mensile è adeguata per un regalo degno di questo nome... A meno che lei non spenda i suoi soldi in droga...-, prese a ridere ancora più incessantemente a quel punto, di gusto per le parole appena dette, tentando di accompagnare le sue risate a quelle della ragazza.
    Poi però di colpo si fece serio, un dubbio quasi lecito si porse sul volto di Larrington, fermò di colpo la macchina e si voltò di scatto, con ancora la mano sul cambio verso Erin, la squadrò e la fissò fulmineamente con gli occhi:-Non lo fai vero?-, rimase per qualche secondo in quella posizione prima di non riuscire più a tenere quella posizione seria per poi riprendere a ridere.
    E prima di arrivare quasi sul posto, ancora all'interno della vettura, Keanu allungò il suo corpo verso di lei e bisbigliò quasi volesse rivelarle un segreto:-Comunque... se proprio ci tieni a saperlo... Il mio matrimonio è stato il matrimonio più bello della storia dei matrimoni!-, le fece l'occhiolino mentre il suo volto si coloriva di un largo sorriso, gli piaceva scherzare con lei e soprattutto anche stuzzicarla.
    Una volta arrivata Erin fu entusiasta di presentargli il suo migliore amico, un certo Scott, si presentò a questo con un breve inchino e gli strinse la mano nel mentre che egli si presentava a voce:-Molto piacere Scott, sono Keanu... il vicino di Erin-, era strano dire una bugia simile ma in fondo Larrington era persino abituato.
    Lasciò che Erin si disperdesse nella folla mentre egli rimase quasi in disparte, cercando di carpire qualcosa dell'arrivo degli sposi, i suoi nemici, doveva ammetterlo, era difficile guardarli con occhi così diversi.
    27 y.o | sheet
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    18.08. 2016 - - - till death do us apart
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    Una sigaretta spenta fra le labbra, la mano stretta al palo per sorreggersi. Non aveva bisogno che Niamh parlasse, poteva percepire il suo scazzo sotto pelle: non era il mistico legame del cerchio, era semplicemente intuito. E dire che William Barrow era ereditiero della fortuna di famiglia, con la precoce dipartita di Simon, essendo primogenito – nonché unico figlio riconosciuto. Eppure, oh, quando i Milkobitch e Niamh si erano presentati puntuali al suo appartamento, anziché caricarli su una macchina stragnocca, aveva indicato loro la fermata del pullman.
    Ora, non ve lo dico neanche quanto spiccassero, con i vestiti eleganti per il matrimonio, fra tutta la marmaglia cittadina. Ma era forse un buon motivo per fissarli? (sì). Fissò gli occhi chiari, che con quella particolare forma a palla lo facevano apparire un chihuahua sempre assonnato, su un uomo seduto poco distante da loro, che pareva troppo interessato alle chiappe di sua sorella. «beh? Che hai da guardare?» sbottò dopo una certa, avanzando di un passo per schioccare le dita di fronte al volto del passeggero. «guarda il panorama, idiota» gli indicò il finestrino, tornando a stringere con i denti la sigaretta. Odiava tutti, e sentiva i nervi a fior di pelle: vorrei dirvi che era perché stava per partecipare ad un evento di soli Mangiamorte, ma la realtà era che qualcunA li aveva fottuti con il ciclo mestruale. DI NUOVO. Non aveva più libertà, William. Cominciava perfino ad avere timore, ogni volta che si recava al bagno per urinare, di perdere sangue dal pene. Poteva succedere? Quella stronza di Jeanine non aveva detto loro niente in proposito, ma si sapeva com’erano i francesi: pudici e bastardi. «ian, prendi il mio telefono» aprì la giacca, indicando al cugino la tasca dove aveva riposto il cellulare. «sai mandare un audio su whatsapp? Ecco, apri la chat di gruppo who’s bad dead» in teoria avrebbe dovuto rimanere segreta, in pratica who gives a fuck. Non will, non will. E poi, chi diavolo sarebbe arrivato a pensare che era un gruppo di gente che era morta, resuscitata, ed ora condivideva le stesse emozioni? Manco la bibbia era così fantasiosa. Quando il cugino premette sul microfono, Will si sporse per registrare un messaggio vocale. «chi è lo stronzo che ha il ciclo?? USCITE IL NOME» sbraitò, attirandosi diverse occhiate del quale, come lecito, se ne sbattè le palle. Ruotò lo sguardo azzurro su Niamh, assottigliando le palpebre. «sei tu?» sibilò con un tic nervoso al sopracciglio. Ormai Ian e Jeremy Milkobitch avevano smesso di fare domande, in quei mesi William aveva già avuto modo di dimostrargli che non c’era più tanto con la testa.
    Insomma, neanche prima scherzava, ma da quando era morto era peggiorato parecchio.
    «siamo arrivati. Ehi, autista del pullman. AUTISTA DEL PULLMAN, HO SUONATO EH» gridò dal fondo del bus, notando che il mezzo continuava a muoversi ignorando la loro fermata. Maledizione! Cosa non andava in quegli inglesi di merda? Erano in momenti come quello che si pentiva di far parte della Resistenza, ed unirsi ai Mangiamorte per incitare una rivolta contro i babbani lo titillava tantissimo. «fottiti. sai una cosa,fottiti» bofonchiò fra sé, scrocchiandosi le dita e sfilandosi la giacca, rimanendo solamente con la camicia bianca. «spero sappiate correre veloce, perché non vi aspetterò. Niv, ti conviene toglierti le scarpe» prima che uno dei tre potesse commentare, Will si era già arrampicato per prendere l’aggeggio rosso situato sopra i finestrini. «occhi chiusi e… giù!» con il mistico avviso, William Yolo Barrow spaccò il vetro delle porte scorrevoli, fiondandocisi con la furia adeguata ad un ventitrenne con il ciclo mestruale. «saltate!» era l’ultimo avvertimento, eh.
    Niamh l’avrebbe ucciso.
    Ma prima, dovevano scappare.
    Balzò fuori dal pullman, mantenendo l’equilibrio per un pelo, girandosi per assicurarsi che sorella e cugini stessero tenendo il passo. Il bus aveva inchiodato, e l’autista sembrava molto, molto arrabbiato. Beh, vaffanculo! La volta seguente avrebbe rispettato le fermate. «STRONZO» gli gridò ancora dietro alzando il medio nella sua direzione, prima di dargli le spalle e cominciare a correre like there was no tomorrow (cosa probabile, se solo non fossero stati abbastanza veloci). Quando arrivarono ai cancelli della villa di zio Nick, William Barrow aveva bisogno di un trapianto di polmoni – e di milza, ma i polmoni erano più urgenti. Si tenne con una mano al ferro battuto, piegandosi in avanti per reimparare a respirare. «si…a…mo… arr..quello» un cenno con la mano, le palpebre socchiuse. Allungò il braccio per dar loro una pacca orgogliosa, ma lo lasciò ricadere lungo il proprio fianco: a) era uno sforzo che in quel momento non riusciva neanche a concepire b) era assai probabile che Niamh gliel’avrebbe staccato a morsi.
    Meglio non rischiare, sapete.
    «will, ma dove siamo?»
    Ah, dammit. Si era dimenticato un piccolo particolare per strada, tipo di parlare a Niamh di Nick. Si grattò la nuca con aria distratta, entrando nel vialetto. «beh…ti ricordi quello zio di cui ti ho parlato?» «abbiamo uno zio?» «Will al volo!»
    Si volse giusto in tempo per prendere al volo la sigaretta lanciata da Nick. O meglio, per guardarla cadere al suolo mentre le sue labbra si dischiudevano in un espressione sorpresa guardando l’outfit scelto dallo zio. Santiddio, i Barrow avevano proprio la mafia nel sangue. Prese lo smartophone, andando velocemente a cercare youtube. «zio nick, loro sono niamh, mia sorella, e i milkobitch, i miei cugini ian e todd jeremy. Voialtri, lui è quello di cui vi ho tanto parlato» enfatizzò, guardandoli allusivo. «nicklaus barrow, il fratello di mio padre. Riposi la sua anima in pace» aggiunse schioccando la lingua accorato, scuotendo il capo verso il cielo. Trollololololol.
    Ok, ora erano pronti per salire in macchina. Nel momento nel quale Nick cominciò a camminare verso l’auto, Will fece partire abusivamente quella che sarebbe diventata la colonna sonora della giornata: guess who’s back? Back again.
    Che fuckin boss, i Barrowbitch.

    Vi mentirei se vi dicessi che William si era goduto il viaggio in macchina, per quanto ovviamente non avesse rifiutato lo champagne dello zio. Allora, andiamo con ordine: c’era una bionda inquietante seduta di fronte a lui, e quando dico inquietante intendo sks hai dimenticato la Falce a casa, Morte?. Ogni tanto le lanciava occhiate di sottecchi, giusto per assicurarsi che fosse viva. Dubbio lecito, se conoscete Carrie Krueger. Come potesse una ragazzina così piccola terrorizzarlo così tanto, lui che aveva combattuto più guerre di quante volesse avere memoria, era un mistero. Ma ne era sinceramente intimorito. Ma poi… Midwest non aveva i capelli rossi. Midwest. Come. Cos’era successo. Sembrava un’altra persona, tanto che era stato tentato di far avanzare la macchina ed abbandonarlo sul marciapiede. Era rimasto in silenzio per l’intero tragitto, ruotando gli occhi azzurri da un Wayne all’altro (?) senza neanche preoccuparsi di nasconderlo. Per inciso, Carrie faceva apparire allettante sedersi allo stesso tavolo dei due psycho sposi.
    Ah, perché certo, quello era il matrimonio di Damian Icesprite ed Anjelika Queen. Non sapeva neanche lui perché alla fine avesse deciso di partecipare (puttanate: lo faceva per l’alcool), ma ormai si trovavano in ballo. Il vestito che indossava non era neanche lontanamente mafioso come quello dello zio, e dannazione, non era neanche gnocco come quello dei cugini. Insomma, pareva un po’ una scappato di casa. Ma ehi, i veri ricchi non avevano bisogno di ostentarlo: ciao poveri, qui è william barrow che comanda.
    «ma che posto… carino» commentò quando si trovò sulla cima della collina, dopo aver risposto il cellulare con il quale aveva fatto da colonna sonore alla camminata dello zio (guess who’s back? Back again). Teneva fra le dita una sigaretta ancora spenta, in mano un calice di vino, e nell’altra il volantino (?) con la storia della villa. Quando vide Patrick, quasi lasciò cadere quanto aveva in mano: corse verso di lui, abbracciandolo without regret. Dato che Mitchell era impegnato nella ricerca del cugino, o a fare qualsiasi altra cosa un Mitchell facesse quando non era con William, lui era l’unico uomo a comprendere il disagio del ciclo mestruale. «voglio piangere, amico. Voglio piangere, e odio tutti. La vita fa schifo» sussurrò con le lacrime agli occhi, allontanandosi poi di un passo per dargli una poderosa pacca sulla spalla. «stai d’incanto. Vestiti così al mio funerale» così, a caso. Tanto sapeva che sarebbe morto giovane, bisognava portarsi avanti. Poi boh, William conosce un po’ di gente ma non so con esattezza chi, quindi diciamo che se lo conoscete, vi ha salutato.
    Si avvicinò di soppiatto a Keanu Larrington, sentendosi ancora una merda per il tormentato ma recente passato da vero minchione. Ma andiamo, era Keanu: una roccia su cui contare nei momenti di chris-i (ihihih), e quello certamente lo era. Alzò il calice in un silenzioso brindisi (?), dandogli poi una pacca sulla spalla. No okay, sul braccio: non era colpa di William se lui era un nano e Keanu era un cazzo di Himalaya. «ho sentito che hai smesso di fumare la pipa» esordì, lo sguardo chino. Fece scattare l’accendino, accendendo la sigaretta che teneva stretta fra i denti. «condoglianze, amico» si sentiva veramente una creatura inetta vicino a Keanu. A parte che pareva uscito da un altro secolo, con quei suoi modi di fare così Larrington, ma poi daaaaaaaamn, era un uomo così bello! Perché non era nato Keanu? Fottuti Barrows.
    Diciamo che poi si sedette da qualche parte (volete un vicino? Fatevi sotto #wat) osservando l’inizio della cerimonia. Per poco non fece partire la colonna sonora dello zio anche quando fecero la loro sfilata cavalieri, damigelle, e testimoni: sarebbe stata così perfetta. Tutti pensieri che morirono (come sempre) quando vide giungere la sposa. «’rca tro…ta» bisbigliò pianissimo, voltandosi per guardare anche Damian, che fino a quel momento aveva un poco snobbato. «porca troia» alla fine sbottò del tutto, sentendo già il cuore gonfiarsi di lacrime CHE NO, VAFFANCULO, NON AVREBBE VERSATO OKAY? Si morse con forza il labbro, abbassando lo sguardo. Era con loro che combattevano? Erano loro il tumore della società? Ma come potevano, se erano così dannatamente belli?
    Non voleva più lottare contro di loro. Li shippava e voleva dei bimbi Icequeen.
    Era così felice di aver deciso di partecipare, non avrebbe voluto perdersi quel momento di profonda intensità (??) per nulla al mondo.
    E dammit, perché aveva scelto la resistenza? Se fosse stato un mangiamorte, magari ci sarebbe stato lui su quell’altare a sposare la Queen.
    O meglio: avrebbe percorso la navata per coronare il suo sogno d’amore con Damian Icesprite (♥).
    23 y.o | sheet
    william yolo barrow
    sono confuso quanto voi, why am i here?
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia



    barrowbitch+waynes (?)
    poi al matrimonio interagisce con patrick e keanu, e #basta
     
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77 replies since 7/9/2016, 14:00   3375 views
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