seems like the whole damn world went and lost its mind

TUTTI, DAJE. [ challange: 08] @ateas, 26.12

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    ⋆ Kain D. Kellergan ⋆
    « MADNESS? This is H u f f l e p u f f »


    Un passo, un altro, un altro ancora.
    Pasito pasito, suave suavecito.
    Con occhi da gufo, Kain seguiva Chelsey Vecchia passo dopo passo, studiandone ogni movimento.
    Era interessante vederla muoversi. Oltre a essere palesemente più vecchia di Zuccottina, era davvero diversa... più sicura di sé, forse? ...nah, insicurezza era una parola che probabilmente non figurava sul vocabolario di nessuna Chelsey. In ogni caso, Kain si chiedeva se la loro essenza fosse la stessa, o se ci fossero altri punti di incontro oltre all'aspetto e alla violenza.
    ... Violenza non da trascurare, considerando che il loro primo incontro era stato alquanto aggressivo. Quando poi le aveva chiesto se c'era un Kain anche nel suo mondo, si era infuriata talmente tanto (per la domanda? Per averla disturbata? Per averle rivolto la parola nel momento sbagliato? Buh) che i capelli le erano diventati un vortice di fiamme. Fiamme vere, altro che cambi di sfumature dei capelli di Zuccottina.
    Era stata spaventosa, certo, ma mai come quando, la notte di Natale, si era lasciato sfuggire un "signora" ad alta voce. A sua discolpa c'era da dire che era stato educato piuttosto rigidamente da sua nonna, che non mancava mai di ricordargli di avere rispetto per le persone più grandi. Chelsey!AU, comunque, non sembrava aver apprezzato molto - ma Kain era convinto fosse dovuto al fatto che nel mondo parallelo avessero un'educazione diversa.

    "Hey zuccottina, secondo te c'è un Kain nel suo mondo?" chiese a bassa voce a Chels, chinandosi verso di lei per sussurrarglielo mentre l'altra Chelsey si faceva dipingere la faccia. Forse era proprio perché le mancava una spalla che era così corrucciata e chiusa! ...E forse ce l'aveva tanto con lui proprio perché il Kain parallelo lo mancava o, peggio, l'aveva fatta arrabbiare.
    In ogni caso a Kain non piaceva avere un muro tra lui e qualunque versione di Chelsey, per questo si ripromise che avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per far divertire entrambe quella sera. "Secondo me si sente un po' sola... Cosa possiamo fare per farla distrarre e soprattutto divertire?" aggiunse, con una scintilla nello sguardo che non prometteva niente di buono. Era lo sguardo di chi avrebbe aiutato Chels in qualunque folle piano, anche a far esplodere la location in centinaia di fuochi d'artificio a forma di draghetti.

    "Comunque, è quasi un crimine vedere una versione di te con i capelli biondi" aggiunse, staccando finalmente lo sguardo della vecchia per guardare la sua Chelsey: anche senza troppa luce, le ciocche brillavano come se avessero vita propria. Ma quella sera Chels aveva qualcosa di strano... Cosa? ..A parte il fatto che aveva messo i vestiti della stagione sbagliata (era piuttosto sicuro che gli shorts andassero messi con il caldo e non con il gelo polare). Continuò a fissarla mentre facevano la fila: ci mise un po' a capire che era... truccata?!
    Stava iniziando ad assimilare l'informazione quando fu distratto da Fergie: era arrivato il suo turno.
    "Per favore, per favore, potrei avere la vernice fluo gialla?" chiese con l'entusiasmo di un bambino, indicando i barattoli con diverse gradazioni di giallo. Sarebbe stato l'equivalente fluo di un canarino: semplicemente accecante, anche al buio.


    Sheet ⋆ 16 ⋆ wizard/veela ⋆ neutrale ⋆

    © psìche



    Breve riassunto breve: Kain beato tra due Chelsey #HoPauraPerLui
     
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «sono cresciuto con jekyll,» si chinò, Hyde Crane Winston, posando i gomiti sulle ginocchia, così da trovarsi alla stessa altezza della bestia. «fingerti stupido non ti salverà il culo, g» sussurrò appena, reclinando il capo sulla spalla, in una piatta e decolorata occhiata al suo esemplare di Psyduck: «non mi fotti.» Patti chiari, ed amicizia lunga (o almeno quanto la sua precaria salute gli avrebbe permesso, quindi...poco, probabilmente). Il piccolo appartamento di Jack Daniels aveva già troppe bestie per i suoi gusti; aveva pensato di cambiare nome sul campanello da "Daniels" a "Daniels’ district", giusto per rimanere in tema, e magari - buttata lì eh- fare pagare il biglietto per mostrare nel loro habitat naturale tutti i casi sociali con i quali si era ritrovato, non volontariamente, a convivere, a chiunque fosse stato interessato ad uno studio antropologico dell'esistenza umana.
    Ma andiamo con ordine.
    Da vent'anni, Hyde era costretto all'animale per eccellenza, meglio conosciuto come Fratello (o Jekyll, o Franklin), piromane e rapper fallito. Avevano due (2) opossum, Eddie e Crash, di cui il primo era un acido pezzo di merda, ed il secondo un ritardato dal cuore buono ed una passione per il trash non figurato.
    Si, evidentemente il detto "il cane prende dal padrone" funzionava anche per gli opossum, perché Eddie era suo.
    Poi, aveva non una (non una!) Ma ben DUE (2) esemplari di Chelsey. Due. Versioni. Di Chelsey. Come se Dio non l'avesse punito abbastanza con la Weasley, il fato aveva deciso di dargliene anche una pirocineta: con la /sua/ Chelsey a dar fuoco a oggetti e persone anche accidentalmente, il modo di dire "chiuso fra due fuochi" non era più figurato. Aveva forse finito? Certo che no. Chelsey non sapeva vivere senza una scopa fra le braccia o Kain Kellergan (per inciso, mai uno escludeva l'altro) il che imponeva moralmente a Hyde di trattare il tassofesso con l'usuale (ignota) gentilezza, e (mal)trattarlo come faceva con ogni membro della sua famiglia equipe (cerchiamo di rimanere sul professionale, nulla di personale). Trovava inoltre esilarante che il ragazzino felice (o come piaceva chiamarlo a Jack, Kinder) fosse in qualche modo geloso di lui - dai, era davvero troppo palese - e non era neanche interessato a sapere se fosse perché temeva di perdere chelsey come bff, come famiglia, o semplicemente perché avesse gli ormoni a palla e desiderasse pisciare sulla Weasley.
    In ogni caso, guarda, stay sciallo Kinder: tutta tua, non corri alcun rischio di nessun genere, xoxo.
    La mattina di Natale, oltre a due saltellanti Chelsey e Jek, Hyde si era trovato pure quella sorpresa sul cuscino: un cazzo di animaletto di merda psicopatico (e no, ovviamente non parlava di Graffio - Graffio era il suo animaletto di merda psicopatico.) Che aveva tentato di ucciderlo con il filo della lampada.
    Ed aveva fallito. Maledizione! Come se già non essere morto non fosse stato abbastanza triste, uno gnometto di merda era apparso (dal nulla) per curargli la bua, quindi Hyde non poteva neanche sperare in complicazioni date dalla mancanza di ossigeno al cervello.
    Una palla.
    In tutto ciò, mai dimenticare che in quell'appartamento ci fosse anche sua sorella: Christina Meth, meglio conosciuta come Hemingway Winston Crane. Non l'avrebbe mai ammesso ad anima viva (aveva una dignità.) ma sapere che in quei mesi la ragazza fosse rimasta con Chelsey, l'aveva sollevato e rincuorato, suggerendo a bassa voce un /destino/ al quale Hyde, che credeva solo alla sfiga, non poteva cedere. La ragazza dal sorriso leggero ed i tristi occhi blu, era il motivo che aveva spinto il CW a risparmiare la vita del suo Psyduck - nonché quello che, quotidianamente, lo costringeva a sopprimere grugniti e proteste in favore di silenzi più o meno educati.
    E la spiegazione per il quale, seppur con un pronunciato broncio, Jack Daniels attendeva pazientemente che fosse il suo turno per farsi impiastricciare la faccia da Sander Bitchinskarden, ed il primo criminale raccolto dal ghetto pagato per la serata in metanfetamina. Fingeva non gli importasse di come lo sguardo di Gwen - Chris - continuasse a sondare la folla alla ricerca di Preston (suo fratello, le aveva detto Chelsey) anziché rimanere su lui o Jek; Ronan Fuckin Barrow. Si illudeva non fosse un suo problema che la mora non volesse parlargli - non era la sua - e che non gli desse alcun fastidio il fatto che, invece, con Preston sembrasse non avere alcun problema di comunicazione.
    Tutto bellissimo, insomma.
    Una meraviglia.
    «no.» Ferguson Jackson ignorò il secco monito del CW disegnandogli un sorriso sulle guance.
    Sperava che negli anni precedenti si fosse masturbato abbastanza, perché entro fine serata gli avrebbe staccato le mani. Chris, fiduciosa, sorrise a Frankie spostando le ciocche corvine per facilitargli il lavoro.
    Era così bella. Era così Gwen.
    Li odiava tutti, Hyde.
    E non potendo -non volendo - sfogarsi su di loro, non potendo - non volendo - avvicinarsi ad Hunter in quanto egli Custode, decise di sfogare la propria (lecita. Sempre lecita) frustrazione sull'ignaro cugino: Heathcliff Wayne-Maddox, meglio conosciuto dai pezzenti come Charlie Anderson. «bel lavoro del cazzo, a scuola.» Jack, in quanto capo del consiglio, era stato reso partecipe della fuga dei due studenti; era stata anche il suo appoggio a far ricadere, ovviamente, la colpa sui ribelli. Sorrise al ragazzino alzando lentamente un bicchiere, dal dubbio contenuto, in un muto brindisi.
    «avevo votato per farvi uccidere: l'incompetenza dovrebbe essere punita.» bevve un sorso, il tono incolore a mescolarsi con la musica, nascondendo la menzogna in una smorfia impassibile.
    jack
    & chris meth
    20 y.o./
    18 y.o.
    slytherin /
    gryffindor
    vigilante / empathy
    (hyde cw) /
    (hemingway)

    Chris non fa niente, ma a parte il fatto che non parla (proprio mai nella vita) è gentile, fate di lei quel che volete!!&&

    Jack è la solita merdina, e ritiene opportuno /insultare/ un po' Charlie ❤
     
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    K. Nikita Fitzgerald, da sempre soprannominata Fitz, trasse un respiro calmo e profondo, gli occhi fissi avanti a sé con sguardo deciso, e lenta estrasse la lunga lama dal fodero. Arma pesante, per le membra sottili della quindicenne, ma la forza di volontà la sosteneva nello sforzo; nonostante i muscoli fossero tesi, Fitz teneva ora di fronte a sé la spada con orgoglio e ferocia, una leonessa pronta a combattere.
    «hai disonorato il tuo popolo» ringhió secca «tradito la tua gente. Hai dilaniato il cuore della tua sposa e io, giustiziere che non conosce pace, farò lo stesso con te» abbassò la lama con rapidità puntando il collo della ragazza, che gridò di dolore con una mano sul cuore. «SSSSWIN!», fischió fra i denti.
    «N-I-K-I-T-A!»
    Fitz alzò immediatamente gli occhi dalla bruna che si contorceva a terra - improvvisamente silente -, alla donna sulla porta che la osservava.
    che la squadrava.
    che la- ok, che la bruciava con sguardo niente affatto contento, sguardo del tutto in pandan con il tono di voce che aveva usato per richiamare la biondina. All'entrata dell'altra, Fitz, in piedi sul comodino, quasi era caduta giù; finalmente aveva recuperato l'equilibrio, un piede fasciato da calze a pois sul legno, l'altro sopra un portagioie.
    «giustizia è stata fatta», dichiarò solenne, ma la donna non parve apprezzare.
    «Nikita Fitzgerald.»
    Fitz non si mosse. La ragazza assassinata a terra emise un gemito spaventato, ricevendo un'occhiataccia.
    «Nikita Fitgerald scendi da lí»
    «Ma sto provando»
    «A ucciderti? Fitzgerald, non farmelo ripetere»
    Con un grugnito insoddisfatto, Fitz si buttò giú dal comodino.
    «Bestia...» borbottó la legionaria senza preoccuparsi di non farsi sentire dalla ragazzina, ma Fitz non la prese troppo sul personale: sapeva di non avere colpe per essere una special muggle, almeno quanto non ne aveva mrs Fang per essere nata stupida. il mondo andava cosi.
    Mrs Fangs si avvicinó giusto per dare uno schiaffo (più romoroso, che dolorante) alla biondina, la quale si limitò a chiudere gli occhi, e mentre la donna le toglieva di mano la spazzola, improvvisata spada nella mente della special, le ricordò senza troppi giri di parole che «Sei parte del nostro mondo come ospite indesiderato. Rispetta le nostre regole; ad esempio, non fare rumore oltre il coprifuoco gridando da sola come la matta che sei»
    Quando uscì chiudendo a chiave la porta dietro di sé, Fitz roteó gli occhi. «mi ha interrotto sul più bello»
    La ragazza morta sul pavimento, rimasta immobile stile Jurassic park "se non mi muovo non mi vede", si tirò su a sedere, mettendosi a gambe incrociate. I primi tempi Lei si era dimostrata schizzinosa nel sedersi a terra con gli stessi vestiti con cui dormiva, ma fitz le aveva gentilmente fatto notare che, in quanto fantasma, non solo non poteva sporcarsi, ma in piu non dormiva e basta.
    «Effettivamente stavi andando molto bene», convenne con un sorriso. «Farai un figurone al drama club; /pregheranno/ di averti»
    Fitz non recitava da sola (o con l'aiuto di fantasmi) sempre e solo per audizioni - molto più spesso lo faceva per puro gusto e divertimento personale. La vita era un palcoscenico, e lei amava impersonare ogni personaggio; essere solo /Fitz/ non era abbastanza, quando aveva un mondo da offrire... ma ci teneva a far colpo al nuovo drama club, ed era conscia di doversi impegnare il doppio per essere accettata dai maghi ed essere vista come loro pari; meno male che si riteneva la ragazza più talentuosa di hogwarts.
    Con un sospiro si buttó sul letto, afferrando il cellulare per guardare gli ultimi messaggi. JD le aveva scritto appena mezz'ora prima, e sicuramente diceva come al solito-
    si tirò di scatto su.
    «JD ha trovato qualcosa!»
    scorse il messaggio per continuare a leggere. Fitz aveva assunto settimane prima JD, poiché era uno dei pochi investigatori /magici/ disposti ad accettare soldi babbani (grz batmizva) abbastanza disperato da lavorare per una special muggle minorenne - non cosi scontato come aveva pensato Fitz quando aveva deciso di andare alla ricerca del proprio papà biologico. «ma dice che dovremmo parlarne a voce. Vuol dire che è una cosa grossa! come mi dovrei vestire?? pensi che potrebbe portarmi da lui gia sta notte? TI PREGO, LA NOSTRA PRIMA NOTTE PAPÀ-FIGLIA SOTTO LE STELLE CADENTI!!» Fitz scoppiava di gioia. si era sempre chiesta come sarebbe capitato il fatidico incontro, e nella propria testa erano apparsi i più disparati scenari (ovviamente non sempre positivi); chissà se suo papà era bello, chissà dove viveva, chissà se avrebbero avuto una struggente reunion; magari lui aveva avuto un tumore ai testicoli quindi anche se lei era soltanto la figlia di un'eiaculazione ramdom per la banca dello sperma, forse l'avrebbe voluta, e amata, forse anche lui la stava cercando e-
    «ha scritto che oggi non puo vederti»
    «-cosa?»
    «JD» il fantasma, ora seduta sul letto e sporta oltre la spalla di fitz, indicó il cellulare «dice che è a una festa, di organizzarsi in settimana. magari dopo capodanno»
    «che cOSA??» mano sul cuore shookata, Fitz scosse la testa «NESSUNO DICE A KEITH NIKITA FITZGERALD CHE DEVE DIRGLI UNA COSA-»

    «-E POI NON GLIELA DICE. QUESTO È UN PAESE CIVILE ok non proprio E BLA BLA BL-»
    JD sapeva di aver fatto una cazzata, ma sapeva anche che ormai era tardi per rimediare. Camminava veloce verso il luogo della festa dell'anno, una quindicenne bionda al seguito a fargli una ramanzina da manuale piena di "io ti pago", "non sottovalutare l'amore di una figlia per il suo papà in provetta", "a natale siamo tutti piu buoni tranne te".
    Eh, se non fosse stato (povero.) debole di cuore come le merde (ANDIAMO, chi poteva resistere a una ragazzina cosi, occhioni da cerbiatta e atteggiamento un po' psycho?) non se la sarebbe mai portata dietro a quella festa, dove sperava di incontrare oltre al se stesso au rikko anche - finalmente - i suoi vecchi fratelli (di xuore,essere ma pur apre fratelli), ormai secondo lui a Londra al cento per cento, e la sua sorellina a lungo perduta. JD non si era ancora presentato alla porta di casa di kiki, ma si era assicurato la ragazza avesse ricevuto l'invito alla festa almeno quattro o cinque volte; sarebbe stato un approccio infornale e carino, e avrebbe potuto conoscerla dal vivo senza un "tuo padre aveva già una famiglia quando ha sposato tua madre SORPRESA BUONA FESRA DEL PAPÀ".
    «fitz, non ho trovato tuo padre» la interruppe appena lei si fermó per prendere fiato. Era molto interessante sapere come fosse scappata da new Hovel non vista, avesse messo cuscini nel letto come in un film, aperto la finestra con una forcina e avesse tracciato la festa di JD grazie a vari social, ma gli insulti drammatici a costellare il tutto iniziavano a essere un po' ridondanti. Adorava Fitz, ma o era davvero chiacchierona e melodrammatica, o- lo era. punto.
    «...ah no?»
    «ho trovato la famiglia di una delle tue mamme»
    «so gia quali sono le famiglie delle mie mamme»
    «e sai anche di tua cugina?»
    «certo che so di lei»
    «sai che è una strega?» Fitz spalancó gli occhioni, con grande gioia di JD. «si fa chiare svetlana, è la nuova proprietaria del lilum. il lilum è-»
    «so cos'è. Ho /quindici/ anni, kinese» JD sorrise alzando gli occhi al cielo «scuuusa, occidentali's karma... dicevo: probabilmente svetlana ci sarà sta sera e- FITZ DOVE CORRI ASPETTA»
    troppo tardi, la quindicenne in camicia da notte (eh. gia.) era gia corsa via, JD impacciato a cercare di raggiungerla.
    «NON SONO FITZ SONO DAISY L'INVESTIGATOPO SONNAMBULA»
    ma perché sempre a lui i pazzi .
    arrivò prima di lui all'entrata del tendone, JD la vide prendere e farso da sola un paio di linee da guerriero e poi- era sparita. Cazzo. Era riuscito a perdere (una quindicenne senza famiglia causa regole ministeriali che si fidava del primo cassone che trovava su internet) la sua unica cliente. E il peggio? Un tizio aveva appena lanciato un hint per un limone, e lui se l'era perso. Eh vabbé,ci sarebbero stare altre occasioni.
    «scusami, hai mica visto dove si è diretta una ragazzina? bionda, alta cosi» sguardo da pazza cofcof «tratti occidentali» che, ora bisogna solo precisare se uno è kinese?? ma io non so .
    nikita Fitzgerald
    & joon-ho JD kim
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    mage / medium
    26.12.2018


    fitz parla con il fantasma e jd
    arrivano alle festa. jd chiede a qualcuno (SEI TU??) se ha visto passare fitz - corsa all'interno.

    intrattenetevi pure con entrambi mlml fitz è in giro e cerca svetlana fingendosi sonnambula #cos
     
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    Pearl O'Sullivan - 26 y.o. - witch
    Pearl avrebbe voluto essere più forte, più tenace e decisa nel seguire quello stile di vita, non perché ritenesse che il precedente fosse sbagliato o inadatto a lei, ma per il semplice fatto che tutti si aspettavano di vederla fallire. Eppure c'era qualcosa che le impediva di farlo, un istinto che andava ben oltre il suo controllo.
    "Non ci credo... ti sei mangiata di nuovo le unghie?" Rose era indignata alla vista di quelle dita martoriate, ridotte fino all'osso dai denti della ex guardiacaccia. "Oh andiamo, non farne una tragedia! Ci ho provato, giuro, ma le unghia lunghe non sono affatto pratiche!" si discolpò inutilmente la O'Sullivan, abbassando lo sguardo. Da quando aveva smesso di bere aveva scoperto di saper essere meno scontrosa con le persone che tentavano di aiutarla e Rose aveva fatto veri e propri miracoli con le sue mani, si meritava se non un abbraccio almeno di non ricevere pugni e calci. "Pearl, ti rendi conto che quello smalto non è commestibile? Anzi, azzerderei addirittura velenoso" non che la cosa la preoccupasse in realtà, il restare astemia era un percorso tanto difficile quanto demoralizzante. Più volte si era ritrovata a percorrere strade di pensieri rimaste intoccate da quando era un'adolescente confusa e ingenua.
    Non ricordava la prima volta che aveva bevuto la sua prima bevanda alcolica, ma ricordava la prima volta che si era ubriacata. Era andata ad una festa a Hogsmade durante l'estate, vino e birra scorrevano a fiumi e il bar sfornava drink a manetta. Non c'era una persona assettata in tutto quel ben di dio, tutti con in mano un bicchiere e una bottiglia a ballare, parlare, strusciarsi con l'anima gemella di quella sera o di una vita intera. A nessuno importava, ognuno nella propria bolla di alcol e musica e confusione. Ricordava, Pearl, come era scivolata tra le braccia di Bacco dolcemente, senza rendersene conto, diventando come un blocco di argilla sempre più malleabile, i suoi muri di pietra si sgretolavano a contatto con la birra e la musica.
    Si chiese se le feste avrebbero avuto lo stesso un senso per lei senza bere, senza ridursi ad uno stato pietoso, ricordando ogni istante della serata.

    "Toccatemi più del dovuto e troverai vernice fluo in posti che non sapevi di avere" avvisò la bionda ai due ragazzi all'entrata che presero a dipingerla con i colori sgargianti che intravedeva anche dentro al locale. Si ritrovò addosso fiori e stelline, puntini e lunee a zigzag e sperò che nessuno di loro si fosse azzardato a disegnare peni o altre cose oscene. Non conosceva bene i due, non sapeva se fidarsi davvero o meno. Vagò incerta sulla pista da ballo, la musica a farsi già sentire nel petto come se venisse da dentro e non dalle casse, eppure non riusciva a lasciarsi andare. Non ancora.
    "Ho mica un pene addosso?" finalmente espose i suoi dubbi ad una Nicky che a primo impatto non riconobbe.
    chiedo immensamente perdono ma sono da telefono e non so quando avrò un pc a portata di mano aka un giorno ci aggiungo codice + gif fika
    (la pv è Jennifer Lawrence #wat)
     
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    Gideon Saul McPherson
    "ARRIVA HAZ, TUTTI GIÙ!!!!"

    « Oh señor que paso?? Hazelita?? »
    Gideon McPherson non poteva udire le richieste di aiuto di nonna Bana, perchè immerso in un match particolarmente acceso su Fortnite. « Che cazzo di Camper. » Il commento verso un altro giocatore che aveva rischiato di ucciderlo, nascosto dietro una roccia dalla grafica decisamente poco credibile, gli sfuggì dalle labbra, ma lui stesso non lo sentì. Le orecchie erano nascoste sotto pesanti cuffie Corsair Void Pro - regalo di Natale - che lo isolavano dal resto della casa in cui erano presenti solo tre persone: lui, Hazel e la nonna. Erano le vacanze di Natale, e nonostante sua mamma fosse stata molto restia a lasciare loro tre a casa - perchè le persone con un cervello non del tutto intaccato, si contavano su un dito: Gideon - alla fine era stata costretta ad uscire con Ambrose, raccomandando ai figli di non fare sciocchezze e di controllare la nonna.
    Concentrato sulla partita - che stava durando più di ciò che aveva effettivamente previsto - Gideon riuscì ad uccidere quel giocatore che si era dato al camping, accese il microfono solo per dirgli in un perfetto accento spagnolo « bésame el culo »
    Un leone da tastiera, tutto sommato. Ne aveva di cose da fare! Tipo rispondere alle role su un gdr incentrato sulle storie di Vampiri, in cui ruolava una tenera quanto testarda Isla Fisher - nel gdr con il nome Sarah Orange, chiamata affettuosamente Sadie - la quale era inaspettatamente finita in una ship con un antico ed affascinante vampiro (pv Hugh Dancy) di nome Robert Delarge, ma chiamato Bobbie. Non si sarebbe mai aspettato, il giovane Gideon, dei risvolti di questo tipo per la sua pg, ma ne era rimasto piacevolmente sorpreso, soprattutto nel sapere che la player di Robert era una ragazza! Lui, d'altra parte, aveva preferito rimanere anonimo nel forum, lasciando il dubbio su quanti anni avesse o se fosse un maschio o una femmina, e non aveva mai parlato della sua vita personale con nessuno.
    "Se lo sapesse Hazel, penserebbe certamente cose...sbagliate."
    Andiamo, se sua sorella avesse saputo che lui, Gideon McPherson, ruolava una donna ed aveva una ship con un uomo sarebbe andata a parare senza dubbio . Sarebbe stata però delusa dal fatto che non avesse una ship tra due maschi, questo sì. Non fece in tempo ad aprire la pagina del gioco di ruolo che una pacca sulla spalla rischiò di mandargli di traverso una o due vertebre. Spaventato, tolse le cuffie recuperando un contatto con la realtà.
    « Ho ucciso nonna! »
    L'espressione turbata di Hazel convinse Gideon che non si trattasse di un ennesimo scherzo. « Tu cosa?!? » Così fu costretto ad alzarsi e fiondarsi al piano inferiore della casa, con il cuore in gola.
    « Hazelita! Gideonito! Guinevrita! »
    La voce proveniva da sotto l'albero di Natale, rovesciato sul pavimento, sul quale si erano sparse una decina di palle di natale.
    In un angolo il suo Kovu e l'Ade di Hazel erano coinvolti in un'accesa lite.
    « Nonna Bana?! » Cercò di intravederla in mezzo agli aghi di pino che, poteva immaginare, non dovessero essere piavevoli da avere sopra.
    « Gideon! Ten piedad de mi! » Supplicò con voce tremante. « Hazelita es el diablo! » E Gideon si voltò, a fulminare sua sorella.
    Impiegò non pochi sforzi per risolevare l'enorme albero di Natale che arrivava fino al soffitto, ed aiutò sua nonna ad alzarsi dal pavimento, venendo sopraffatto da un devastante senso di colpa per aver abbassato la guardia per un'oretta ed aver lasciato ad Hazel libertà di azione. « Stai bene? » Si assicurò che non avsse niente di rotto.
    « Oh si todo bien » e poi l’abbracciò. « Feliz navidad para ti tambien! »
    Ma cos?
    « Faccio il tè per tutti? »
    Gideon annuì, ma proprio non se la sentiva di farla avvicinare da sola ai fornelli. « Sì, vengo ad aiutarti. HAZEL RIPULISCI TUTTO. » E la fulminò con lo sguardo, di nuovo, sapendo che probabilmente, più che pulire avrebbe peggiorato la situazione.

    Qualche ora più tardi, ad Hazel era stato concesso da mamma e papà di andare alla cioccolateria al centro di Londra, a patto che uscisse anche Gideon con lei, ovviamente. E quindi i suoi propositi di rispondere alle role erano andati in fumo, perché non se la sentiva di impedire a sua sorella di uscire. Avvolto da una grossa sciarpa grigio scuro che copriva la bocca quasi viola per il freddo, andò a recuperare il telefono dalla tasca, recuperando la conversazione con Perses Sinclair. Sperò non si fosse offeso, era chiaro che Gideon scherzasse, ma quella foto profilo era tropo buffa, in particolare per il suo sorriso tiratissimo. Ciò che gli fece piacere, però, fu ricordare che in quella foto erano insieme. Gideon l’aveva praticamente costretto in un selfie duo, intimandogli di fare un sorriso.
    « Bene. NOI andremo a quella festa »
    Il rumore di un pugno lo distrasse da quei pensieri, e si rese conto che sua sorella, esaltata, aveva dato un pugno ad un signore di passaggio in quella via di Londra troppo affollata. Per questo si era voltato per scusarsi da parte di Hazel che non si era nemmeno accorta del fatto.
    « NOI chi? » Aveva domandato, attendendo la sua risposta, tanto temuta quanto scontata. « Io stasera dovevo scrivere, non ci provare! »
    Ed invece ci aveva provato e ci era persino riuscita.

    Si ritrovò nei pressi di un tendone che sembrava essere stato allestito per un rave a luci spente. Aveva paura, Gideon, come per gran parte delle cose che faceva nella sua vita. Ma riconoscere dei volti familiari lo tranquillizzò non poco. Notò la presenza di Virginee e si domandò se non ci fosse anche Perses nei paraggi. Poi vide Hunter in fila per entrare, e si incanalò nella fila che conduceva a Fergie. Nell’attesa tirò fuori il cellulare e finì nella chat con Saphire Aberdeen, per capire se gli avesse risposto ma no, e si sentì tanto coglione!!!!!!!!!!!!!!!!! Voleva tornare a casa ed infilarsi sotto due piumoni.
    Quando toccò a lui si presentò davanti a Fergie.
    « Chi ha quindici anni può entrare? » Gli domandò, pregandolo con lo sguardo affinché dicesse di no e facendo cenno verso Hazel. Magari si sarebbe convinta a tornare a casa. Ma nada.
    « Sì, possono entrare tutti. »
    E va bè. In tal caso...« Mi fai un cuore blu, per favore? » Sorrise gentile. Non gli sfuggirono le molestie di sua sorella che, com’era prevedibile, non appena vedeva due esseri di sesso maschile interagire, si sentiva costretta a shipparli (Hazel voce del popolo ma shh) « HAZEL!?!?!? »
    Le diede una piccola spinta per entrare nel tendone. Non doveva perderla d’occhio, bastava seguire la scritta che aveva in faccia per sapere dove fosse. Dentro la tenda in penombra, ciò che risaltava di più era la tinta fluo che tutti più o meno si erano fatti applicare sul volto.
    Si sentì improvvisamente a disagio e sentì l’estremo bisogno di bere qualcosa per sciogliersi.
    Sbattè il braccio contro quello di Hunter Oakes, rendendosi conto che era lì presente insieme ad Halley. « Ehi! Buon Natale! » Si rivolse ad Hunter e gli diede due baci sulle guance, stando attento a non colpirlo dove sapeva era stato torturato, povero cucciolo. « Come stai?? » Era preoccupato per le conseguenze della punizione che gli era stata inflitta dopo l’occupazione. Era sicuro che lui ci fosse rimasto malissimo, non tanto per la punizione fisica in sé, quanto perché gli era stata ritirata la spilla da prefetto per tre mesi.
    « Auguri Yellah! » Passò a salutare Halley depositandole un bacio sulla guancia.
    « Piaciuto il regalo? » Le aveva regalato niente popò di meno che quelle che aveva soprannominato calze Galle, e che se indossate l’avrebbero resa più alta dai cinque ai dieci centimetri. Magari le sarebbero servite se si fosse trovata sotto il vischio con qualcuno di molto più alto di lei mlml. Ad Hunter, ed a tutti i presenti alla festa conosciuti da Gideon, erano stati regalati dei calzini, cappellini, guanti, sciarpe e persino golfi fatti a mano da lui. LI VOLEVATE EH?

    Ma poi, accadde qualcosa che Gideon non si aspettava, e fu costretto a tirare fuori le palle anche se non ne aveva voglia, non lasciandosi scappare la conversazione tra Hazel e Kallistos Sinclair. Si contrappose tra Hazel e Kallistos solo per qualche istante e senza particolari inclinazioni nel tono di voce che parve duro e sicuro gli intimò. « Sta lontano da mia sorella. » Li conosceva bene i tipi come lui, che tentavano approcci in quel modo sgarbato, ma era palese che, come diceva sua nonna “Quien desprecia, comprar quiere.” Ed i suoi fini erano sessuali, Gideon lo sapeva. NON MIA SORELLA BITCH!!




    16 y.o.
    in the wrong place
    at the wrong time


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end
     
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    in ciao treno i trust

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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco

    Inutile girarci attorno: quella festa rendeva Andrew Stilinski nervoso. Troppo esposti, troppo vulnerabili; aveva ignorato (e giustamente) le rassicurazioni di Fergie in merito alle misure preventive atte a salvaguardare gli ospiti, prendendosi carico personalmente della sicurezza dell'evento - d'altronde era il suo compito - ma ancora non riusciva a viverla sereno. Come avrebbe potuto? Ogni partecipante poteva essere, potenzialmente, una minaccia: chi sapeva del mondo alternativo poteva decidere che tutti loro fossero materiale sperimentale, e se le voci del loro governo fossero giunte alle orecchie sbagliate, rischiando di minare il già delicato equilibrio del Regime, sarebbero stati sicuramente cacciati e giustiziati.
    Aveva i suoi motivi per non fidarsi di nessuno, Andy. Osservava i nuovi arrivati da un angolo buio della tenda, privo della vernice che identificava gli altri: il suo compito era passare inosservato, non amalgamarsi - c'era già Stiles per quello: difficilmente il Tassorosso, il quale con la grazia di un bradipo morto continuava a rovesciare cose, riusciva a risultare invisibile. Non attirava l'attenzione perché particolarmente affascinante o interessante, quanto perché attorno a lui succedeva sempre qualcosa. Andy massaggiò le palpebre abbassate chiedendo tacito supporto alla provvidenza, cercando, per quanto umanamente possibile, di ignorare la calamità naturale della sua contro parte in quel mondo. In quei cinque mesi aveva avuto modo di conoscerlo, e dalla prima volta nel quale gli aveva rivolto parola, non aveva cambiato l'idea iniziale che si era fatto di lui: un ragazzo semplice, senza pretese od ambizioni, privo dello spirito di giustizia con il quale Andy aveva combattuto tutta la sua vita per costruire un mondo migliore. Più leggero, Stiles. Giovane. Non ricordava quand'era l'ultima volta nella quale si era sentito così, Andy, senza il peso del mondo sulle spalle.
    Lo vide posare lo sguardo sulle bottiglie di alcolici abbandonati in un angolo della tenda, l'espressione ad indurirsi e distrarsi. «tutto okay?» avrebbe potuto farsi i cazzi propri - come più volte l'avevano invitato a fare - ma non era nell'indole di Andy girarsi dall'altra parte e fingere di non aver visto. L'ironia del sorriso di Stiles spinse l'Auror a corrugare le sopracciglia, quasi tentato di fare un passo indietro - quasi - per evitarne la troppo familiare occhiata sardonica. «bellissimo.» un fantastico hint a non indagare oltre, che Andy decise - poco saggiamente - di non cogliere. Strinse i denti e ruotò gli occhi al cielo, inspirando dalle narici alla ricerca di qualcosa da dire che non fosse mettiti a posto il cervello (troppo polite per permettersi di essere così rude, malgrado una risposta del genere la meritasse). «la leggenda narra che quando gli inca erano tristi, si riunissero nelle capanne per fare pane di buccia di pera. È un rito propiziatorio» annuì a se stesso, spostando lo sguardo sul resto degli invitati.
    «poi lo immergevano nel whisky e lo usavano per fare delle torte» BeH, almeno era riuscito a distrarlo (tutta strategia) anche perché (come sara) non aveva idea di cosa stesse dicendo. Stiles inarcò un sopracciglio e piegò le labbra verso il basso. «e?» Andy fece spallucce.
    «occhiali.»
    Okay.


    andy
    & stiles
    26 y.o./
    21 y.o.
    beauxbatons /
    hufflepuff
    auror / psychowizard
    guess what /
    what????


    non fanno assolutamente niente ciao post a caso (SI ho chiesto aiuto del pubblico con parole random, molto entusiasmante)
     
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «quindi questo.. l'hai scritto davvero tu.» si rigiró il plico di fogli tra le mani, eugene jackson, senza riuscire a trattenere una vena di sospetto nel tono con cui aveva pronunciato quella constatazione. Mettetevi nei suoi panni: un conto era accettare che quel ragazzo dal viso pulito che sedeva dalla parte opposta del bancone fosse il doppio precipitato fin lì da un'altra dimensione di una delle bestie di satana - meglio noti come freaks -, un'altra credere che il suddetto giovane con quei suoi occhi limpidi ed ingenui potesse aver davvero stampato 945 pagine di teorie e cospirazioni sugli alieni. Firmandosi Rocco O'kunt, per giunta. «eddai, si! perché non mi crede mai nessuno?» sinceramente colmo di disappunto, barrow sbatté entrambe le mani sul ripiano di legno, facendo sobbalzare il cliente seduto due sgabelli più in là. Il quale, per inciso, a parte quel breve momento di vita non diede altri segni di essere presente tra loro comuni mortali, lo sguardo nuovamente fisso nel vuoto. Non era l'unico in quelle condizioni all'interno del Better Rum, nonostante il gruppetto intento a scatenarsi sulla pista principale; erano semplicemente aumentati i depressi in fase di post sbronza, e bastava guardarsi intorno camminando per strada o leggere i maggiori quotidiani per rendersene conto. «calma Bambi, ti credo. è solo che alla tua età me lo sognavo di scrivere un libro, tutto qui.» eh no, troppo impegnato a scopare, il jackson, ke peccato. Un'attività fisica che sembrava decisamente mancare al cooper, ma questo si guardò bene dal dirglielo ad alta voce; non lo conosceva abbastanza bene, si concedeva ancora un paio d'ore prima di cominciare a commentare la sua - scarsa - vita sessuale. «si vede che ti sei impegnato!» ugh. avrebbe almeno potuto rilegarlo con qualcosa che non fosse mero sputo e fede nell'ignoto, ma euge era una di quelle persone che apprezzava lo sforzo. E, quando possibile, lo premiava. Per questo allungò il braccio verso barrow, battendo la mano destra sulla spalla del ragazzo prima di oiazzargli davanti un un bicchierino debitamente riempito fino all'orlo; il liquido, di un' invitante sfumatura ambrata, dondolava pigro seguendo il ritmo intonato dalle casse, note tanto alte da far tremare anche il pavimento. «awww grazie! però io non b--» «ssshh.» ogni volta che qualcuno pronunciava quella bestemmia un bevitore assennato moriva da qualche parte di crepacuore. Eugene Jackson non poteva permettersi un infarto, non quando (era ancora così giovane e bello) aveva un figlio piccolo e altre due testine di vitello a tenere in vita quanto più possibile. Non voleva rischiare di ammazzare Run e Gemes solo perché un ragazzino astemio aveva deciso di dire eresie nella casa della Signora. «qui si beve, barry. questo è un luogo sacro e bisogna rispettarlo.» spinse il bicchierino più vicino al biondo, che nel frattempo aveva assunto un'espressione solenne, quella che il jackson si aspettava. Un tipo sveglio che sapeva riorganizzare le proprie priorità, il cooper: se era sopravvissuto cinque mesi nonostante quell'assurda fissazione per gli alieni un motivo doveva esserci.
    Giusto così. Barrow annuì, le dita a stringersi attorno al vetro del bicchierino. Forse non si spaccava quanto (i) il suo ominimo nel vano tentativo gen z di lasciarci le penne, ma qualche vizietto se lo concedeva anche lui, ogni tanto: le canne valevano? Eh, altrimenti col cavolo che scriveva un trattato sugli extraterrestri. Cosa poteva mai fargli uno shottino di whiskey? #mmmmwhatchasay «hai ragione!» lo sollevò a mezz'aria, in attesa che euge facesse altrettanto. Avevano poco a cui brindare, ma quel minimo era di vitale importanza. «a quelli che mancano. a quelli che ci
    mancano.»
    li aveva recuperati tutti, il cooper, tranne uno. Tranne quel ragazzo dal sorriso sottile da cui aveva ereditato lo sguardo limpido, un cuore caricato a molla, l'incapacità di lasciar perdere. William Barrow, morto prima che il cooper trovasse il coraggio di dirgli la verità, anche solo per sentirne il profumo familiare nella stretta fugace di un abbraccio. «a quelli che ritroveremo presto.» rassicurava il ragazzo e se stesso, euge, il tono fermo e convinto di chi in fondo nel ruolo di badger ci si trova più a suo agio di quanto non voglia ammettere. Il tintinnio del vetro contro vetro quasi non si sentì nel caos generale, ma a loro bastava il gesto e quanto significasse per entrambi.
    «jackson! ma ti muovi? sono già dieci minuti che ti aspetto.» se gli diede una stretta nelle parti basse? Chiedete a ari. «principessa!» ok, non aveva dimenticato di avere appuntamento con jaden per andare alla festa, ma euge e gli orari non erano mai andati d'accordo: rimanere a lavoro venti minuti dopo la fine del turno rientrava nella normalità al punto che nemmeno se ne accorgeva più. «sei un pirla, lo sai?» lo sapeva. La bionda non poté trattenere un sorrisetto frettolosamente nascosto da ciocche bionde e ribelli, e il jackson seppe di aver vinto facile, come sempre. dopotutto indossava la camicia preferita di jade, e i muscoli tesi sotto il tessuto sottile funzionavano sempre. SEMPRE. «è un dono di natura il mio. Viene anche barry2 alla festa.» e vabbe non sappiamo se jade e barrow si conoscono nel dubbio andiamo avanti che sto in metro e trema tutto.

    «amiki!!» eh pero erano davvero belli. La voce gia circolava nonostante frankie fosse riapparso da pochi giorni, e quando finalmente era giunta alle orecchie di barrow tramite lo shipper club, il ragazzo aveva sentito l'universo riallinearsi. Perché Coop shippava frankie e fergie dal primo momento in cui li aveva visti uno accanto all'altro, con quella stessa psicosi che anni prima e in un universo alternativo aveva colpito una giovane eugene jackson in fuga da botte facili. Amore a prima vista, il suo; il che implicava dovessero amarsi anche loro, sebbene i due F faticassero a capirlo. Ma il grifondoro sapeva a chi rivolgersi per un po' di sana comprensione. «frederick..» un cenno d'intesa, le palpebre ad assottigliarsi in un'occhiata carica di significato che freddie hamilton ricambió (senza capirne il significato. Con barrow cooper di solito era meglio annuire a basta, per evitare di scatenare l'ira di padre Giacobbo #2012), portandosi le dita alla fronte. Felice e soddisfatto per quella conferma alle proprie inespresse teorie shipper, barrow allungò rapidamente il collo rifilando un bacio leggero sulla guancia di victoria, la quale troppo impegnata a tracannare vodka per sopravvivere non provó nemmeno a sottrarsi. «avanti fergie, dipingimi come una delle tue mayale galattiche.»
    mayale galattico (noun): essere celestiale proveniente da saturno capace di prevedere il futuro.
    Non poteva sapere, il ventitreenne, che errore madornale avesse appena commesso nel pronunciare ad alta voce il nome dell'amico in presenza di eugene jackson, il quale alle sue spalle corrugó la fronte bloccandosi sul posto. Fergie. Un nome non così comune, soprattutto se riferito ad un ragazzino con la faccia da schiaffi e il sorriso pronto all'uso, soprattutto se riaccendeva nel cuore una ferita mai del tutto risanata. Aveva imparato presto cosa significasse perdere un fratello, l'ex pavor, prima ancora di capire davvero come affrontare un dolore tanto grande; era stato più facile negarlo, allontanare da sé l'evidenza affidandosi alla speranza. Finché anche questa non era morta e sepolta.
    Ma qui il post diventa teso e nella metro sto un po' schiacciata la schiena di nicolah emana calore inizio a sudare
    ROMA CAPITALE
    non ce la posso fare
    meglio rimandare
    galattiche mayale.

    eugene j.
    & barrow cooper
    27 / 23 y.o.
    slyth/gryff
    barman / fbi
    casta / freak


    parlano entrambi con jade, fergie frankie e vic
     
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Siobhan continuava a maledirsi facendo avanti e indietro per la stanza, non capiva come avesse potuto accettare la proposta della Withpotatoes minore. Ok, era entratala in modalità gay panic e il suo inner self le aveva urlato di dire di sì. Aveva pensato di tirarsi fuori all’ultimo momento con la scusa che uno dei suoi gatti si era ammalato, ma poi si era sentita in colpa dato che già usciva poco. Capite che si stava sabotando da sola?? Ma che cafonata, non si meritava una inner bitch del genere. E niente, questo dovrebbe davvero essere un post di strategia dato che non potrei neanche stare al pc. Volete sapere tutti delle mie avventure, lo so. Ebbene, sto evitando degli ospiti che mi stanno sul cazzo da almeno 17 anni?? Ecco Lucinda e Lucindo (giuro….hanno lo stesso nome) sono due esseri particolari, quindi preferirei non essere molestata dalle loro domande o sentire dell’ultimo acquisto a caso di Lucindo. Lo sapete che una volta si è comprato almeno ??? dieci motorelle perché si era sentito questo mistico impulso dentro? Senza contare di quando ha riempito il giardino di oche. E poi si lamenta di essere povero mhhh ok qualcosa non mi torna zì.
    Bene dai rant finito. Stavamo dicendo, Siobhan non voleva andare alla festa. Non era solo un fatto del non avere voglia, il pensiero di stare in mezzo a una massa di sconosciuti non la entusiasmava particolarmente. Stava già sentendo le palpitazioni, e si trovava solo all’esterno del tendone. «stai bene?» ecco, l’ultima cosa che voleva era farsi notare. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, più un tic nervoso che altro, evitando accuratamente lo sguardo della ragazza «mh sì, figurati» e invece stava urlando dentro, uno dei mood più frequenti del 2018. A proposito di recap dell’ultimo anno «lo sai che puoi parlarne, vero?» April poggiò rassicurante la mano sulla spalla della ragazza, la quale ormai considerava una grande amica nonostante la conoscesse da poche settimane. Non era colpa sua se le piaceva esagerare con la confidenza, eh. «dai, facciamo una foto da mandare a idem» perché quando si è in dubbio, i selfie sono l’unica certezza. Alzò il braccio per cercare l’angolazione migliore, il fatto che non ci fosse quasi luce non era importante, alzando le dita in un nerdissimo segno della pace «PIGIAMA» cosa? Non lo so, il post ha perso il suo senso originale. Li volete update sui Lucindi? Si sono finiti quella che speravo sarebbe stata la mia cena, ora mi stanno ancora più sul cazzo.
    April inviò tutta felice la foto alla sorella, anche se sperava che le avrebbe raggiunte più tardi, mancava praticamente solo lei! Aveva considerato per un breve momento che non volesse spendere del tempo con lei, non era facile trovarsi davanti la copia della sorella morta, e sebbene potesse capirla non avrebbe lasciato che ciò ostacolasse l’aMOrE. Dopo fin troppo tempo lei e Fawn riuscirono ad entrare nel capannone, gli occhi della Withpotatoes a illuminarsi alla vista di tutti quei colori fluorescenti «è così aesthetic!!&& INSTAGRAM» «ma sei morta??» ottimo punto, ma non abbastanza da fermarla «odio essere morta» e pensare che c’era chi era morto e un traditore senza essere davvero nessuno dei due, con l’aggiunta di essere persi per il tempo!
    Accadde tutto troppo in fretta, una figura dall’aspetto famigliare si fermò davanti alle ragazze, causando un urlo eccitato da parte di Siobhan «ARIANNA???????» ma sì, era lei! Un’espressione meravigliata apparve sul volto della O’Hara, e quasi fu persuasa a toccare il braccio della ragazzina per assicurarsi che fosse vera «non eri morta? Penso di essermi persa qualcosa» it be like that sometimes.
    april &
    siobhan
    unleash your inner psycho
    27 / 24 y.o.
    special squad
    rebel / ph7
    au / canon


    fawn molesta ari fitz!
     
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    Carter "Mack" Mackenzie - 25 y.o. - illusions (wizard) - AU

    A prima vista Carter, o Mack come si firmava sotto i suoi dipinti, poteva sembrare un tipo alla mano, ed era capace di reggere la parte per i primi dieci minuti di conversazione. La maggior parte delle volte se la cavava terminando l'interazione sociale prima dello scadere dei dieci minuti, fingendo di dover scappare o di avere altro da fare, ma c'erano occasioni in cui il suo essere inadatto alla vita veniva fuori rendendolo imbarazzante e imbarazzando ancor di più i suoi interlocutori.
    Una festa era un evento che si basava quasi esclusivamente sullo sviluppo della propria vita sociale, in teoria, quindi Mack non aveva la più pallida idea del perché si trovasse all'aetas quella sera.
    Gli mancava così tanto la tranquillità del suo atelier che sovrastava la sua Londra, la luce che inondava calda a rassicurante l'immenso attico nel quale rimaneva chiuso anche per giorni insieme alla sua nuova musa ispiratrice, l'odore dei quadri che si asciugavano e dell'acqua ragia con i pennelli in ammollo. Tutte cose che lo facevano sentire a casa, al sicuro, al suo posto.
    Tutte cose che probabilmente non avrebbe mai rivisto, abbandonato in una Londra che non riconosceva con un misero taccuino e una matita dalla mina rotta.
    Era una persona tranquilla, Carter, amava vedere le cose al loro posto. Aveva un suo ordine, spesso incompreso, eppure era tutto ciò che lo rendeva sé stesso, le uniche certezze che sperava di avere erano riposte nelle cose di tutti i giorni che lo tenevano ancorato alla realtà.
    "Ce la puoi fare, Mac, dopotutto mi hai conosciuta ad una festa" lo rassicurò la figura che aveva disegnato di sfuggita sul foglio intonso del blocchetto. I capelli morbidi scendevano con tratti confusi sulle spalle, mentre un sorriso dolce e rassicurante lo illuminava. Amandla era una giovane cameriera di Londra che serviva ai tavoli di un locale troppo sofisticati per lei, un locale nel quale non avrebbe mai messo piede senza la divisa addosso, ma era bastato vederla aggirarsi con il vassoio in mano, in un impeccabile danza tra gli invitati, per lasciarsi incantare da quei tratti che sembravano essere nati per essere riprodotti dalle sue mani su una tela. L'aveva invitata a posare per lui, pagandola profumatamente, ammaliato dalle pose che una creatura così aggraziata e gentile poteva assumere.
    La prima ed unica ragazza per cui Carter avrebbe fatto di tutto, la prima di cui si era mai innamorato e che sie ra proibito di rivedere come tutti gli altri suoi modelli. L'unica che avrebbe saputo disegnare a memoria.

    Non appena intravide la chioma candida di Percy si diresse subito verso il compagno di (dis)avventure e vagabondaggio "ti prego, se qualcuno mi parla aiutami" e seppe subito di aver sbagliato, che Percy era simpatico e a volte stressante, ma se lo conosceva (lo conosceva?) lo avrebbe probabilmente buttato tra le braccia del primo che capitava #mlmlml e magari non gli sarebbe disapiciuto così tanto quindi vabbè, male che vada lo avrebbe illuso di essere una persona affascinante e interessante.

    pv: Alfred Enoch
     
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «sto ancora aspettando una risposta alla mia richiesta di suicidio immediato» Givenchy, il brucaliffo di Meara, si lamentò per l’ennesima volta sbuffandole una nuvola di fumo in faccia. Evidentemente, non stava apprezzando il cappottino personalizzato del Klan Beaumont: un capo rosa shock con la pelliccia bianca ad aggiungere un tocco in più (quale). Alla bionda non dovettero interessare le proteste dell’animale, perché continuò a sistemare l’abito sul suo corpo deforme e bellissimo. «richiesta negata, mi dispiace» l’unica persona che si sarebbe suicidata sarebbe stata Meara se Givenchy non fosse stato perfetto, al livello di un Leone Ferragnez qualunque – solo che suo figlio era meglio, watch out Ferragni. «non ha avuto una cattiva idea, propongo un suicidio di gruppo» come ogni giorno della sua vita, Kanye sprizzava positività da tutti i pori e la sua voglia di socializzare era alle stelle. Stava cercando di evitare quella festa sin dal momento in cui ne aveva sentito parlare, e non importava quanto cercasse di incatenarsi al letto, Siobhan non le avrebbe permesso di saltarla «dai mollala kanye, sarà divertente!» la O’Hara allungò un braccio verso la sorella, stringendola a sé playfully. Ci sarebbero state le pitture fluorescenti, cosa voleva di più? Sapeva che la East avrebbe probabilmente preferito un film horror e popcorn, ma doveva anche uscire a vedere la gente qualche volta. «non quanto lo spring break a cancun but whatever» la Beaumont si sentì chiamata in causa, ogni occasione era buona per menzionare il suo viaggio per il mondo insieme ai figli «mi mancano i miei mostriciattoli» si sentiva una madre orribile, chi abbandonava dei bambini di quattro anni e scompariva in un’altra dimensione? Nessuno. Il sapere che fossero in buone mani non aiutava a diminuire la preoccupazione che si trascinava dietro, da qualche anno il tempo era diventato prezioso per la Beaumont e il pensiero di starsi perdendo momenti importanti con loro la uccideva. Neanche la presenza di Meara aiutava, la quale aveva i suoi grattacapi di cui occuparsi «grazie, mamma» «lo sai che c’è posto per tutti» le schioccò un bacio umido sulla fronte, come il più annoying dei genitori – sì, Akelei quel tipo di madre che droppava amore non richiesto sui figli e faceva da cheerleader molesta. «certe volte mi mettono a disagio» la O’Hara volse uno sguardo imbarazzato attorno a sé per controllare che nessuno stesse rivolgendo loro sguardi straniti, era difficile non attirare l’attenzione quando il Klan Beaumont al completo usciva di casa. «e poi si chiede perché preferisco cj» «kanye doritos east attenta a quello che dici, potrei sostituirti con givenchy» e tanto per rimarcare il concetto, Meara strinse al petto il suo nuovo figlio. Era proprio vero che, a volte, gli animali erano capaci di regalare più affetto degli umani. Kanye si limitò a ruotare gli occhi, pregando che qualcuno la venisse a salvare da quella famiglia di pazzi. Tipo Zio Frankie.
    Meara si era appostata a spiare la frangie, gli occhi socchiusi per osservarli nel suo (metaforico) cannocchiale shipper, le sopracciglia a sollevarsi nel vedere ciò che piaceva a lei: flirting tra gay poco ingenui. Si scambiò un’occhiata che diceva tutto con Rowan e Victoria, loro sì che capivano quella situazione peculiare. «FRANKIE!!!&&» Meara era così extra che gli si buttò addosso in un abbraccio da koala, fregandosene di spalmarsi di vernice o che – a caso eh – ci fosse gente ad aspettare il proprio turno. «ciao fergie» salutò il ragazzo con un sorriso imbarazzato, non importava da quanti anni fosse in una relazione con il Cobain, la inquietava ancora un po’. Certo, anche se dopo un CJ Hamilton non temeva più nessuno. «vi serve dell’aiuto? Non ho davvero niente da fare» o forse era lì per fregare l’alcool ai due, chissà.
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    «kanye»
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    «Ripetimi perché dovrei venire.» il mento appoggiato sul palmo della mano, l’espressione annoiata e le sopracciglia ad inarcarsi in cinquanta sfumature di finto interesse, Elwyn Huxley ascoltava la lunga lista di improbabili motivi per cui avrebbe dovuto accompagnare Zachary Milkobitch ad una festa in un tendone da circo, completamente al buio e nel bel mezzo del nulla. Complottista qual era, non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che si trattasse di una trappola – di chi, non lo sapeva, ma i geniali artefici di quel piano avrebbero potuto sfruttare lo spazio chiuso, le tenebre e gli effetti dell’alcol per colpire una buona fetta della comunità magica –; e morire come un animale in gabbia, per di più con l’incessante e fastidioso ronzio prodotto dall’ex-tassorosso, non rientrava tra le modalità con cui avrebbe voluto lasciare quella terra. «Uhm, capisco!» sgranò gli occhi e disegnò un perfetto cerchio con la bocca, fingendo di essere stato convinto da un monologo che andava avanti, ormai, da fin troppo tempo. Gli lasciò qualche secondo per stupirsi di se stesso e crogiolarsi nell’ingannevole prospettiva di aver catturato la sua attenzione, prima di concludere con un secco «No.» e tornare ad assumere la solita, apatica, espressione. Sapeva che non avrebbe dovuto presentarsi da lui quel pomeriggio. Sapeva che avrebbe dovuto smaterializzarsi a chilometri di distanza piuttosto che permettere ad un gufo con un bizzarro papillon natalizio di entrare dalla finestra della sua abitazione – esisteva un’unica persona, in tutto il Regno Unito, capace di privare ogni forma animale della propria dignità. Sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi abbindolare dall’allarmante messaggio che gli era stato recapitato: l’ex-tassorosso aveva priorità differenti dai comuni mortali, di conseguenza Elwyn si era convinto che la questione di vita o di morte di cui si parlava nella lettera fosse dovuta alla necessità di scegliere la stoffa più adatta ad uno dei suoi vestitini o testare una nuova, stravagante, invenzione – non a caso, si era presentato da lui con diverse ore di ritardo. «Ne parlano tutti, sarà epica! Che hai di meglio da fare?» nulla, in effetti, ma non lo avrebbe fatto sapere al Milkobitch. Così come non avrebbe ammesso di trovare interessante l'idea di una festa in cui la scarsa illuminazione avrebbe limitato al minimo le interazioni sociali e il conseguente rischio di figuracce pubbliche – nelle ultime uscite si era presentato nudo ad un corso d'arte, aveva dovuto affrontare ben tre donne ad un evento letterario ed era stato costretto a partecipare ad uno spettacolo di burlesque; non aveva voglia di attirare ulteriormente l'attenzione su di sé. Soprattutto, non avrebbe mai confessato al ragazzo che tutto sommato, scavando a fondo, andando più in profondità di quanto si potesse immaginare, più di quanto Elwyn stesso fosse consapevole, non gli dispiaceva il suo essere morbosamente petulante.
    Fece l'errore di sbuffare e quella mancata risposta venne interpretata dall'altro come un chiaro segnale di cedimento, il momento adatto per tentare l'affondo finale. «Dai, dai, dai!» occupò la sedia accanto a quella del mercenario, incrociando le mani in segno di preghiera e sfoggiando dei supplichevoli occhi da cerbiatto. «Potrei continuare per ore, non è più semplice dire di sì?» sollevò lo sguardo, Elwyn, e si allontanò dal ragazzo; voleva evitare di essere placcato dopo aver pronunciato quelle poche parole di cui, per una volta, sperava vivamente di non doversi pentire. «Ci vediamo lì.» e si smaterializzò all’instante, prima di essere costretto assistere al festante girotondo in cui Zachary si sarebbe esibito assieme al suo cane. O almeno era così che li immaginava.

    «Credo inventerò qualcosa per farti sorridere più spesso.» premette l’indice su uno degli angoli della bocca del mercenario e lo tirò verso l’alto. Per tutta risposta, Elwyn appoggiò una mano sulla spalla dell’ex-tassorosso e lo spinse via, senza accertarsi di averlo semplicemente allontanato, di averlo fatto franare rovinosamente o di averlo condannato a ruzzolare in un burrone vicino – perché ce n’è sempre uno. Superò i controlli all’ingresso, assicurandosi che i due ragazzi non gli disegnassero oscenità sulla guancia – un classico, anche quello –, e si infilò all’interno di quell’indistinta massa di corpi. Se non ci fossero state le luci stroboscobiche, avrebbe dovuto procedere a tastoni e dare una palpatina a tutti i presenti per orientarsi; e, beh ciao papà, non gli sarebbe dispiaciuto poi tanto. Incrociò lo sguardo di Chris, una delle ragazze incontrate a Wicked Park, e tentò di dialogare con lei a gesti, non tanto per assecondare il suo mutismo selettivo – avrebbe potuto sempre leggere il labiale dell’ex-corvonero –, quanto perché, impossibilitato a farsi spazio tra la folla, avrebbe voluto evitare di urlare per colmare la distanza tra loro. «Ciao!» mano sollevata, immobile, e palmo rivolto verso di lei, gesto ambiguo che la ragazza avrebbe potuto interpretare come un invito a non avvicinarsi. «Tutto bene?» puntò un indice nella sua direzione, tirò su il pollice e incarcò le sopracciglia con fare interrogativo. Non se la cavava male. Forse. «Sai, per caso...» avvicinò le dita tra loro, nell’inconfodibile gesto con cui gli italiani sono soliti fare qualsiasi cosa. «… dove si beve?» mimò la scena, a conclusione di quell’intensa conversazione. Si erano conosciuti parlando del presunto alcolismo di Chelsey, si ritrovavano per alimentare quello assodato di Elwyn. Aw. Mosse un braccio verso destra per avere una conferma sull’approssimativa direzione da seguire, poi l’altro verso sinistra ed incontrò la testa – la spalla? La schiena? Non ne aveva idea – della seconda viaggiatrice scovata a Wicked Park. «Mi dispiac- ehi, torcia umana! Niente abbracci questa volta, ok?» non volendo rischiare che si verificasse lo stesso incidente di quella sera, le sorrise e mise le mani avanti – metaforicamente, per evitare che le venissero strane idee, e letteralmente, per impedirle di metterle in atto. Spostò lo sguardo dalla giovane alla sua copia al suo fianco, a quello scoppiettante petardo da cui si sarebbe tenuto alla larga se solo avesse saputo anche solo una piccola parte di ciò che le frullava per la mente. «Lei è la tua... versione alternativa?»

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    ELWYN HUXLEY
    SPECIAL GUEST: ZAC


    Zaccuccio mi è stato gentilmente prestato da Sara e l'idea dell'invenzione anti-grumpy è sua u_u

    Elwyn fa l'Elwyn, quindi si lamenta, ma alla fine si imbuca a tutti gli eventi magici. Saluta Chris (e le chiede se sa dove alcolizzarsi) e si scontra con Chelsey!AU.
     
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    Non c'era festa a cui Theia non avrebbe partecipato, sopratutto se era una festa misteriosa in una tenda il giorno dopo Natale, cosa c'era di meglio? Mal che andava avrebbe potuto rotolarsi nella neve caduta ad Hogsmeade e cominciare una battaglia di neve con suo fratello, lui che prendeva la neve così bene, la quale si intonava perfettamente alla carnagione chiara del gemello. Pers spicciati fratello, ho comprato un vestito super carino che devo assolutamente sfoggiare disse aggiustandosi trucco e acconciatura. Passò distrattamente dinnanzi alla stanza del fratello dovresti indossare il maglioncino che ti ho comprato prima di Halloween, era così carino commentò distrattamente, ignorando bellamente la madre che le era passata accanto con una banale scusa. Le aveva riservato il trattamento del silenzio per anni ed ora, a distanza di un decennio o più aveva ricambiato il favore. Ti aspetto di sotto, non darmi buca plz, il mondo non può sopravvivere senza i gemelli disse allontanandosi dopo aver bussato leggermente alla porta chiusa.

    Era arrivata a destinazione senza troppa difficoltà, aveva giusto incrociato alcuni volti conosciuti che salutò distrattamente mentre la tenda entrava nel campo visivo, ingrandendosi man mano che si avvicinava. Era un posto insolito per una festa ma chi era lei per lamentarsi, un party era un party, il dove era irrilevante. Avvicinandosi alla tenda scorse un paio di ragazzi intenti a lasciare disegni fluo sulla pelle degli invitati posso averne uno, pretty please? quasi li implorò con gli occhi da cucciola, per quello che ne sapeva quello poteva essere un rave di tutto rispetto, insomma i disegni fluo erano parecchio fighi. Btw congratulations per la festa, spaccherà di brutto, se dovesse capitarvi tra le mani Pers beh disegnate qualcosa di carino li salutò entrando in tenda.
    Gli aveva detto di non farla arrivare in ritardo.
    Chelsey che bello vederti qui! Ti stai divertendo? chiese alla compagna di casata, dandole un abbraccio mentre parlava. Non a tutti piacevano baci ed abbracci ma Theia essendo quella che era, ovvero una Grifondoro intraprendente ed espansiva, si curava poco del disagio che poteva creare nelle persone con il suo comportamento. O meglio, se ne curava ma di solito i dubbi la assalivano dopo che l'abbraccio era già avvenuto, ed a quel punto non poteva fare molto.
    Intravide non una ma ben due testoline bionde a lei molto conosciute. Si avvicinò smuovendo la chioma bionda che oscillò seguendo il passo cadenzato non sapevo ci fosse in atto una riunione di famiglia commentò fermandosi a due passi dal gruppo composto dai cugini e dai McPherson. Incredibile come i McPherson fossero sempre in compagnia dei Sinclair.
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Sospirò con fare automatico, Take Away, infilando il cellulare nella tasca dei pantaloni e cominciando ad allontanarsi da quello che lui era solito definire un covo di anime in pena; un vero e proprio giaciglio in cui si annidava la peggior feccia umana di cui, tristemente, faceva parte anche lui; Hogwarts. Perché così pessimista verso la razza umana – almeno più del solito - , quel pomeriggio, il grifondoro, e la risposta era anche abbastanza semplice: aveva perso dieci follower nel giro di 24 ore, solamente perché aveva deciso di regalare delle caramelle al gusto latte e menta a forma di lametta che, quando messe in bocca, creavano una schiumetta rossa così da simulare del sangue. Che vita dura, la sua, d'altronde sta semplicemente cercando di far crescere la popolarità del suo suicide club!
    E con la punta del naso che affondò nella sciarpa da grifondoro, proprio quando il volto fanciullesco dell’asiatico andò incontro con il vento invernale di fine dicembre, quasi non fece per inciampare sul terreno lastricato dai ciottoli quando una figura / terribilmente / familiare sbucò dal nulla, portandolo a soffocare nella sua stessa saliva. Minkia Barrow.
    «YOOOO, TI CERCAVO. Super-Minkia è qui in città per pacc - - no, scusa, quello è il prologo del mio primo sex-tape. Ti consiglio di vederlo quando sarai maggiorenne.» e di rotelle in testa, Minkia, non ne aveva così tante come voleva far credere. Away si limitò ad irrigidirsi nelle spalle, la punta del naso arrossata in contrasto con il suo viso pallido, e la mente che in automatico iniziò a fare il conto alla rovescia per il suo centesimo compleanno, giorno in cui sarebbe naturalmente morto, «It’s an Avocado…thaaanks.» e quando non si sapeva cosa dire, citare vine era la scelta giusta.
    E lo aveva appena scritto nel suo quadernino con gli appunti, Minkia, al punto “ho finito le dieci dita, cosa viene dopo per contare?”, che il primo passo per fare colpo ad una festa era quello di non presentarsi mai da soli, MAI; anche il proprio gatto sarebbe andato bene e, beh, Self gli aveva detto che Away aveva un ottimo curriculum da gatto. Kinky??? Terribilmente, e questo non fece altro che aumentare la curiosità nel giappocinecoreano. «A me piace avere un pene sotto al mento, capito? Ti slancia come un cigno.» ed alzò il mento, Minkia, soddisfatto delle proprie parole, tanto da voler essere letteralmente disegnato un pene sotto al mento con quella vernicia fosforescente; come avevo già detto, lui le cose le faceva davvero per bene. E no, anche in quel momento non si limitò ad essere imbarazzante solamente per lui, come diceva il punto successivo del suo libro “come paccare in poche semplici mosse”, se si andava ad una festa accompagnati, bisognava necessariamente essere coordinati col proprio accompagnatore, così da avere l’aria da perfetto genti’uomo. Away si beccò una vagina sulla fronte, quasi fosse l’occhio degli illuminati.
    Ora arrivava il bello, il Barrow si guardò intorno alla ricerca della sua prossima prede.
    Chi sarebbe stato?
    Orgia? Strategia.

    minkia b.
    & take away
    21 y.o. / 17 y.o.
    fuckboy / suicidal
    w i kinesi
     
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  14. fake it
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Cosa? Non puoi... Dire “non puoi” al signor Miller non era mai una saggia decisione, e Sofia lo sapeva ormai fin troppo bene. No, quello che intendevo era.. Ah-ahn, troppo tardi. Aveva tentato di correggersi – ma invano. Charlie era intenzionato ad andare a quella festa, soprattutto se la ragazza di fronte a lui era in totale disaccordo. Già, amava fare di testa sua. Ti rendi conto che finalmente posso rivedere agli altri? La discussione tra i due sembrava andare per le lunghe. La pensavano in modo completamente diverso; Sofia aveva una brutta sensazione riguardo alla festa organizzata, mentre Charlie non riusciva a pensare ad altro se non di andare, incapace di valutare bene la situazione. Lui era troppo coinvolto per lasciarsi sfuggire un'occasione del genere, e lei troppo poco convincente – forse a causa dei suoi modi di fare pacati e per bene. Aveva alzato le mani in segno di resa, roteando gli occhi con un sorriso – nell'incrociare lo sguardo felice come una pasqua del ragazzo di fronte a lei. Sapeva come rigirare la frittata a suo piacimento, evidentemente. Oppure Sofia lo lasciava vincere di proposito, con la speranza di poter dire un giorno “te l'avevo detto” - mai giocare col fuoco. D'accordo. Però io vengo con te!No.

    A few moments later..

    Oh mio Dio, ma...non ha neanche un filo di barba. Sofia aveva alzato un sopracciglio a quella frase, rimanendo immobile come una statua. Era di vitale importanza. Noto un certo tono di sorpresa, nelle tue parole.Non psicanalizzarmi. Non adesso, comunque. Charlie, un ragazzo alto più di un metro e ottanta, se ne stava rannicchiato a buco ritto dietro le spalle della giovane Sofia – decisamente più bassa di lui, usandola come palo per nascondersi da..l'altro Charlie, spiandolo da lontano senza essere notato. Il che è abbastanza comico, se immaginate la scena. Beh, è un adolescente. Che ti aspettavi? Solo il viso era identico. Lui era castano chiaro – quasi biondo – con un po' di barba, più alto e muscoloso. L'altro era rosso di capelli, con un viso liscio – quasi quanto quello di un bimbo – un po' più basso e snello. Mi sento come un iphone x che guarda un iphone quattro.Non dovrebbe essere il contrario? È lui quello più giovane, non.. Aveva chiesto con una leggera risata tra i denti – senza però riuscire a finire la frase, interrotta dal ragazzo. Sono più accessoriato. Il modello nuovo, di ultima generazione. La versione 2.0! Figo. Super duper!Non me ne intendo molto delle robe tecnologiche. Io ho un Cubot. Lo sguardo serio e confuso di Charlie era qualcosa di incredibilmente buffo, che riservava solo in quei momenti – quando proprio non riusciva a capirla. È un cellulare.. Sofia non era proprio una ragazza alla moda – o che comunque la seguiva – e anche in fatto di tecnologia, era una vera pippa. La prossima volta fai finta di avere un iphone, se qualcuno te lo chiede, per favore. Non scavarti la fossa da sola. Per quella frase si era beccato una gomitata sulla pancia, seppur leggera, dalla biondina. Sta entrando. Agitazione. Charlie era tornato subito sull'attenti, seguendo con lo sguardo il suo “sosia” fino a vederlo sparire nel tendone. Dobbiamo avvicinarci. Magari una volta dentro posso fermarlo e fare come in quella scena dei due spiderman che si incontrano. Capito no? Ovviamente no, non aveva capito. Certo..chiarissimo. Ora puoi smettere di starmi dietro? Non se lo fece ripetere, e con un veloce gesto ecco che il ragazzo riprendeva la sua altezza naturale – chinando leggermente la testa per poter guardare la ragazza. Sai, non è una buona idea. Non è proprio, come dire..un tipo sociale. Hai molte più probabilità di vedere un unicorno parlante, piuttosto che vedere lui rivolgersi a te in modo normale. Charlie non riusciva proprio a capacitarsene – come potevano essere tanto diversi? Però ehi, non ti abbattere. Puoi sempre provarci! Io sarò proprio accanto a te. Aveva cercato di usare un tono rassicurante, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo in modo da farlo sentire tranquillo almeno un po'. A filmare il cazzotto che ti arriverà dritto in faccia, e tutti gli schizzi di sangue. Eccolo là, quel sorrisino soddisfatto stampato in faccia poco prima di afferrare il gigante buono per un braccio – nel tentativo di trascinarlo verso l'entrata. Non ti darò mai questa soddisfazione, sappilo! A quella festa c'erano tutti quelli che conosceva, o almeno la maggior parte – e non avrebbe perso un attimo di più nell'abbracciarli con forza. Si erano avvicinati al tendone salutando chiunque nel loro cammino, prima di lasciarsi truccare insieme (volevano disegni simili, per riconoscersi anche da lontano), qualsiasi cosa andava bene - ed entrare finalmente nella mischia.
    Charlie M.
    & Sofia Abrham
    21 y.o. / 17 y.o.
    au / canon
    26.12.2018

    Arrivano alla festa, Charlie!AU saluta tutti #random (?) :vsurprise:


    Edited by fake it - 1/1/2019, 20:39
     
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  15. selfie col morto
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Quando si era trovato di fronte il se stesso dell'universo alternativo era rimasto a bocca aperta. Cioè si vedeva benissimo che era lui ma in versione adulta, per quanto un kinese in cinque anni potesse sembrare veramente più vecchio. L'aveva sempre detto che loro erano nati per rimanere belli e giovani sia dentro che fuori. I loro antenati si erano sicuramente fatti di qualche scorta di elisir di lunga vita che sortiva ancora effetti prolungati nel tempo. C'era stato un intenso silenzio finché lui non si era avvicinato iniziando a punzecchiargli la guancia, a tiragli le orecchie, a controllare la differenza di statura e a farsi numerosi selfie. «Sei sicuro di non essere uno dei miei cloni scappati da sotto il mio controllo?» Aveva anche dei cloni? Cioè altri tanti big Self fiki? Qualcuno si sarebbe accorto della sua mancanza se lo avesse tipo... Rubato per un po' di tempo? Tanto non lo avrebbe lasciato in cantina, gli avrebbe dato da bere e da mangiare ma gli serviva. Dopotutto era anche di sua proprietà (?????) DAI INSOMMA ERA LUI1!1!1!2!2 «Non lo dovresti sentire... Dentro?»
    «Sinceramente sento altri tipi di cose dentro di me.» OHHHHHHHH. Oh. UAU ora che se lo trovava di fronte non sapeva più che domande fargli, era troppo emozionato. Come quando un fan incontrava il proprio idolo. Era tutto un concentrato di cuoricini e stelline aesthetic. «Quindi praticamente sei me?»
    «Sì, ma più figo.»
    «Diventerò come te un giorno?»
    «Se leggerai il libro che ho scritto, allora può darsi di sì.» Ha pure scritto un libro. OH MY GOD. Altro che un club personale, lui aveva un'intera stirpe di fan probabilmente. Ma c'era solo una prova che avrebbe accertato il fatto che quel Self fosse proprio un Self DOC. «A cosa sto pensando?»
    «Tu o io?»
    «Io, che saresti tu.»
    «Sono un po' confuso.»
    «A chi credi io stia pensando?»
    «Take Onme.»
    «Take Away.»
    «Suppongo siano la stessa persona anche perché non ti perdonerei di esserti innamorato di qualcun altro.» OH MY GOSH ERA PROPRIO UN SELF. Più intelligente di lui sicuramente, ma un Self1!2!2! «Qui non lo sa nessuno.» Si limitò a dire. Neanche lui avrebbe voluto ci fosse la minima possibilità che Away fosse da solo in un qualunque altro universo ed era così felice ci fosse un altro Self a prendersi cura di quel pasticcino. Chissà com'era quel Take Onme. «Non dirmi che sei un tale codardo.» Ouch. Come si permetteva. Sentirsi catalogare come codardo da se stesso era qualcosa di talmente intrippante da sconfortarlo. «È una lunga storia.» Affatto. «Comunque non importa in questo momento. Oggi ti porto ad una festa.» Chissà se si sarebbero accorti che aveva rubato un Self, ma aveva bisogno di studiarlo attentamente e poi di certo non lo incatenava e rinchiudeva a casa, era libero come un fringuello.

    Forse non era stata proprio una genialata portarselo dietro a quella festa, il suo modo di fare, per quanto simile, non era identico, dopotutto lui aveva vissuto una vita diversa dalla sua, ma il punto era un altro, doveva trovare Away. Eppure fin da subito furono fermati dai due ragazzi appostati all'ingresso. «Dipingimi come uno dei tuoi ragazzi kinesi.» Si era proprio lasciato andare e aveva perso tempo a farsi dipingere l'intera faccia, litigare con il Self au per chi fosse stato più aesthetic ed era finita con una vera battaglia all'ultima pennellata. Quando finalmente decretarono che erano entrambi troppo belli per competere con loro stessi, si diedero una calmata e così Self poté guardarsi intorno alla ricerca del suo Kitty, ma c'era veramente tanta gente e un paio di volte perse di vista Self au perché si era fermato ad osservare la versione minuscola - e per minuscola non intendeva solo di statura, ma anche di età - dei suoi amici. «Ohhh Self! Ho trovato il tuo Take!» Solo allora si accorse che Self Care non era più - di nuovo - vicino a lui, però almeno aveva trovato il suo Kitty. Si girò quindi nella sua direzione, incontrando con lo sguardo il se stesso in versione adulta, scompigliare i capelli di Away. «È così piccino. C U T E. Solo adesso mi accorgo di quanto sia cresciuto.» Si avvicinò trattenendo una risata nonostante fosse veramente strana quella scena e nonostante fosse un pizzichino geloso di se stesso #wat «Guarda che se ti avvicini così all'improvviso non potrà reggere l'emozione di averne due davanti, eh micetto?» Sorrise circondando le spalle del grifondoro con il suo braccio, stringendolo a sé.

    SELF SERVICE
    & SELF CONTROL
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    23 y.o.
    hufflepuff /
    special
    canon /
    au
    26.12.2018


    Edited by selfie col morto - 3/1/2019, 11:59
     
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