I Lezione di Volo

prof.ssa H. Ilary Italie

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. H. Ilary Italie
        +1    
     
    .

    User deleted


    u84Bq
    Ilary Italie
    Professoressa di Volo • 25
    «La vita, per essere sinonimo di perfezione, oltre a altre cose importanti come ridere e piangere, deve avere un ciclo finito. Deve finire. E può finire solo con una cosa: la morte. Quindi sfruttala, la tua vita, vivi: sorridi, ama, piangi, ridi… Sii la vita.»


    Ila guardò il campo. Quel… come si chiamava?, ah, Malfoy, aveva fatto un buon lavoro: il campo era pronto, e le scope erano tutte riposte accuratamente per il muro dello spogliatoio maschile.
    Avrebbe soltanto fatto fare delle piccole esercitazioni… Passò sopra la catasta delle mazze messe per terra facendo un salto e guardando i guanti messi sulle panche dello spogliatoio.
    Avrebbe dovuto parlare con la preside per le partite di Quidditch. Non vedeva l’ora che cominciassero.
    Era la sua prima lezione. Ed era anche la prima lezione di Hogwarts. Il professor Sales aveva avuto un contrattempo e Ilary era stata ben felice di sostituirlo.
    Aveva dato compito ai Direttori di dare questo avviso agli studenti: “La prima lezione di Volo che verrà tenuta dalla prof.ssa H. Ilary Italie presso il campo di Quidditch richiede vestiti adatti ad attività motorie e nessuna divisa per Quidditch”.
    No jeans, come sicuro sarebbero venuti in molti se non avvisati.
    Lei ci credeva davvero sul futuro, doveva solo essere ben sfruttato da se stessi, con le proprie forze bisognava alimentare e aiutare il potere della fazione a cui si apparteneva. Rimanendo neutrali, rimanevi nessuno.
    Ciò che è mio fratello, pensò.
    Distolse i pensieri dalla famiglia e si concentrò sulla lezione. Sul prato erano disposte diverse poltrone pouf in ordine sparso, mentre Ila si sarebbe accontentata delle sue scarpe sporche di fango.
    Ops. Prese la bacchetta e la puntò contro le scarpe. Ora erano ottime scarpe sportive pulite e appena comprate.
    Sorrise. Era tutto pronto. Guardò in alto. Un bel sole, e poi una leggera brezza che dava sollievo con tutto quel caldo.
    L’erba verde luminosa del prato rendeva tutto quasi magico. Le tribune erano luccicanti, così come i pali.
    Sì, Hogwarts era perfetta.
    Il campo era perfetto.
    Driiiiiiiin.
    Dai ragazzi, venite che sta iniziando la lezione di Volo.

    Anche chi aveva la fifa e chi non amava volo doveva venire se non voleva perdere punti. E poi a Ila era stato anche dato questo compito: fare passare la fifa e l’odio.
    Bene, cominciamo.
    Si appoggiò al palo centrale, in attesa degli studenti. L’ora era giunta.

    Off-gdr: Allora, ragazzi! Spero che i vostri cervellini bacati di legno di rapa di lardo intelligenti abbiano capito che, nonostante non sia effetivamente vero che abbiate ricevuto l’avviso dell’abbigliamento consono allo sport, dovrete far finta che sia veramente accaduto, on-gdr.
    Avrete tempo di postare alla lezione descrivendo solamente il vostro ingresso in classe (e magari il saluto ai vostri compagni e alla sottoscritta) entrò questo giovedì 23 fino alle 16 (ora italiana, tranquilli, non l’ora londinese a cui sono sintonizzata io XD), anche se potrei ritardare con la successiva risposta.
    Chi non riuscirà a postare entro quel giorno, sia furbo: dica poi di essere già in campo senza descrivere l’entrata in esso.
    Vi ricordo un’altra cosa: partecipare alle lezioni non è obbligatorio, ma vivamente consigliato. Soprattutto se volete che il vostro personaggio progredisca all'interno del Gdr.
    Bene, detto ciò, cominciamo!



    made by mæve.

     
    .
  2. Lawrence‚
        +2    
     
    .

    User deleted


    tumblr_m8ylgvIXQy1rt2432
    Lilith Lawrence
    Gryffindor • 16
    « Wake me up when september ends.. »

    Mi lasciai cadere mollemente sul materasso, coprendomi gli occhi con un braccio. Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo, ma la mia voglia di andare a lezione sembrava essersi rintanata nei sotterranei con gli Slytherin, magari si era imbucata ad uno dei loro festini.
    Dopo due estenuanti ore di Trasfigurazione con Sales che, bello quanto volete ma era anche parecchio bastardo, aveva tartassato noi Grifoni come una vera iena per fortuna avevo avuto un ora buca e, adesso, alla prospettiva di scende fino al campo da Quidditch mi veniva voglia di sotterrarmi.
    Eppure ero stata io stessa a voler continuare questa materia anche dopo i GUFO, e questo perchè amavo volare.
    Si, mi dissi, quella era una motivazione sufficiente per alzare le mie chiappe sfaticate dal baldacchino e scendere fino dalla Italie.
    Mi alzai lentamente, appoggiando prima un piede al freddo pavimento e poi l'altro. Una volta in piedi, rimasi davanti all'armadio per parecchi secondi. Abbigliamento sportivo, simpatica lei, nella divisa erano previste solo gonne!
    Alla fine optai per una soluzione semplice: Presi un paio di collant e le trasfigurai in pantaloni attillati, sempre di colore nero, e lo stesso feci con una camicetta, che feci diventare una canottiera rossa, come il colore della mia casata.
    Mi legai i lunghi capelli castani in una coda alta, e scesi dalla torre.
    Quando arrivai al campo mi ritrovai ad essere la prima, ma non mi feci scoraggiare.
    "Buongiorno professoressa" Dissi, con un sorriso, "Bella giornata per volare, vero?" Continuai, lasciandomi cadere su uno dei tanti puff disseminati sul prato.


    made by mæve.

     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    darling, didn’t you know?
    souls like yours were meant to fall

    Group
    Professor
    Posts
    15,098
    Spolliciometro
    +6,692
    Location
    Tralee

    Status
    Offline

    Maeve Winston
    17 Ravenclaw

    «Gli incubi peggiori sono quelli che si fanno da svegli.»


    Solitamente adoravo dormire. Spegnermi per quelle ore, lasciarmi alle spalle tutto quanto immergendomi in una realtà alternativa. Ma c’erano giorni.. c’erano giorni in cui non vedevo l’ora di svegliarmi, di assicurarmi che non fosse tutto reale come sembrava. Perlomeno non di nuovo. Perché gli incubi, quelli veri, esistono nella vita di tutti i giorni. Sono quelli cui idea ti terrorizza, perché potrebbero ripetersi ancora, ancora ed ancora.
    Quella mattina mi svegliai di soprassalto. Mi ero dimenticata di nuovo di respirare – a volte quando sognavo succedeva, dicevano che andavo in apnea- per cui il cuore stava battendo a mille, pompando ossigeno nel corpo. Mi tolsi i fini capelli biondi dal viso con un gesto rapido, e sentii la fronte umida di sudore. Cos’avevo sognato? Non me lo ricordavo. Sapevo solo che riguardava qualcosa che mi terrorizzava a tal punto da svegliarmi. E vi assicuro che non è una cosa affatto facile.
    Lanciai un’occhiata fuori dalla finestra, dove il primo solo cominciava a indorare le cime degli alberi attorno al castello. Mi stiracchiai e sospirai, anche se più che un sospiro parve un singulto. Era ancora presto, per cui potevo fare le cose con calma come poche volte mi accadeva nella vita. Uscii dalle coltri umidicce mai lieta come allora che gli elfi domestici cambiassero le lenzuola quotidianamente, mi infilai una vestaglia blu su cui era ricamato il simbolo della mia casata, presi la divisa e mi diressi verso il bagno dei Prefetti. So che si chiama dei Prefetti, ma è anche dei Caposcuola, giuro.
    L’aria si riempì presto del profumo dei diversi bagnoschiuma, le bolle colorate scoppiettavano dopo poco mentre svolazzavano nell’aria cristallina del mattino. M’immersi nell’acqua calda e sentii la tensione andare via con il sudore, con la paura. Respirai profondamente, ed ogni respiro mi sentivo più rigenerata, più in forse. Sfregai con forza i capelli fino a sentirli stridere. Quando mi ritenni abbastanza soddisfatta mi strofinai l’asciugamano sulla pelle ancora gocciolante, mentre con un altro più piccolo mi avvolgevo la chioma resa pesante e scura dall’acqua.
    Indossai la divisa e asciugai rapidamente i capelli. Li legai in una coda alta, dato che quel giorno anziché trasfigurazione – come minimo Aaron era a smaltire la sbronza da qualche parte – avevo Volo, con la professoressa Italie. Non avevo ancora avuto il piacere (o dispiacere, chi sa) di fare una lezione con lei. Propendevo più per la prima, perché la sua materia l’avevo sempre adorata. Riusciva a farmi sentire libera anche quando non lo ero affatto.
    Tornai nei dormitori e rilessi l’avviso dell’insegnate: diamine, non andava bene la divisa. Vestiti adatti? E cosa dovevo mettermi? Frugai nell’armadio e trovai un paio di leggins neri, che abbinai ad una maglietta a maniche corte più grande della mia taglia ed una felpa blu con il cappuccio. Vestita così, dimostravo sì e no quattordici anni, il che era leggermente imbarazzante.
    Al campo non c’era ancora nessuno, o quasi. La docente era già lì, così come la ragazza che lavorava da Olivander, Lilith Lawrence. Una Grifondoro. non sopportavo i Grifondoro, solo in pochi facevano eccezione. Ovviamente, Dylan era uno di quelli. Non mi ricordavo nemmeno più com’era nata la nostra amicizia, probabilmente per caso.
    Mi avvicinai al centro del campo, dove stavano attendendo la ragazza e la prof. Sorrisi, nonostante sentissi che il mio sorriso non era affatto sincero. Cordiale, ma non sincero. “Buongiorno professoressa Italie. Ciao Lilith” feci un cenno con la testa nella loro direzione.
    made by mæve.

     
    .
  4. ~e.d.
        +3    
     
    .

    User deleted


    tumblr_me5xaxtAJF1rduaj7o1_500
    Evan Devereux
    Slytherin • 17
    «In the blood I fulfilled myself»


    Aveva assistito al sorgere del sole. Di nuovo.
    Non ricordava l’ultima volta che era riuscito a dormire, senza ritrovarsi con la testa tra le ginocchia, perso a dondolare nell’angolo più buio della sua stanza. Gli era stato tolto il dono di una notte trascorsa a riposarsi.
    Il suo corpo, oramai ne era certo, rifuggiva con ogni mezzo il bene che anche il semplice ristoro gli avrebbe arrecato. Quello era uno dei periodi no.
    In futuro, forse, ne sarebbe seguito uno più positivo, dove non si sarebbe ridotto ad apparire quasi denutrito. Lui e la tazza del water, oramai, avevano instaurato una profonda amicizia. Ci conversava a lungo, quando, dopo i pasti in Sala Grande, la sua totale repulsione per la sensazione di sazietà non lo spingeva ad inginocchiarsi sulle piastrelle gelide e dure del bagno. S’era perduto l’ennesima parte di sé.
    Aveva trascorso la notte così, raggomitolato contro il pavimento, costretto a ripensare sempre alla stessa persona. Il nome di suo fratello lo ossessionava a tal punto che, stordito dal dolore, non appena aveva perso l’appiglio alla propria lucidità, si era ritrovato ad adorare quel “Aaron” come un essere superno. E lo invocava a gran voce, nel silenzio della sua testa. Perché la sua mente, oramai, pareva essere deflagrata, lasciandosi alle spalle solo l’assenza del suono.
    Avrebbe voluto formulare un pensiero. Lo avrebbe voluto con tutto quel poco di sé stesso che gli rimaneva. Eppure, non ci riusciva, poiché tutto, anche non volendolo, si riconduceva a lui. Alla sua ossessione.
    Non c’era fono che la sua bocca, tremante e stanca, potesse articolare senza aprirsi nell’appellativo di suo fratello. Farlo, però, gli bruciava la gola.
    Per un istante, forse un’ora, era stato convinto che qualcuno lo obbligasse a trangugiare dell’acido. Qualcuno gli forzava la bocca, arrivando a farlo gridare per il timore di sentire il rumore della mandibola che si disarticolava. E aveva urlato, con tutto il fiato che i suoi polmoni gli permettevano, fino a rantolare.
    Fino a ringraziare d’aver avuto l’astuzia di lanciare un incantesimo Insonorizzante su quelle pareti.
    Poi, come un cucciolo spaurito, aveva nascosto la testa sotto le braccia. Le aveva serrate con forza, tremando.
    Infine, tutto ricominciava da capo. Il suo pensiero ritornava al fratello scomparso, al dolore, al silenzio.
    Fino a che, dopo un periodo che non avrebbe potuto definire, si era svegliato.
    Nudo. Bagnato dal getto gelido della doccia, seduto sulle proprie ginocchia, con le labbra inaridite dischiuse a catturare anche solo una lacrima d’acqua. Aveva bevuto a lungo, fino a quando non aveva visto l’acqua scivolare lungo il suo corpo e aveva deciso di seguirla.
    Gli sfiorava il petto, insinuandosi nella linea del suo costato e proseguendo verso il centro focalizzante dell’ombelico. Era un rivolo che si avvolgeva per un attimo in un vortice, salvo poi proseguire lungo le sue braccia, abbandonate contro le cosce. E l’acqua scivolava.
    Scivolava e si tingeva. Si tingeva di rosso.
    Scivolava di rosso, sporcando il sangue dei suoi polsi.
    Lo vedeva chiaramente, il suo dolore, che spariva ingoiato dal tubo di scarico. E si sentiva bene.
    La testa pareva calmarsi, i pensieri tornarono cheti.
    Rimase lì a lungo. Fino a quando la testa non prese a girargli.
    Poi, uscì e prese un asciugamano pulito. Lo sporcò.
    Poche gocce di Dittamo. Una benda. Un perfetto, ennesimo incanto dissimulante.
    Doveva andare a lezione di Volo. Si impose di mangiare qualcosa in Sala Grande. Qualcuno, qualcuno che lo osservava con troppa puntigliosità, avrebbe potuto notare che il cibo, scivolando sotto il rigonfiamento del Pomo d’Adamo appena accennato, pareva scendere per non risalire, finalmente.
    Aveva indossato un pantalone di tuta pulito, uno di quelli soleva tenere mentre era in camera, e una maglia a maniche corte d’un intenso blu scuro.
    Quando ritenne di potersi definire sazio, si alzò con calma e si diresse verso il campo di Quidditch. Si accese una sigaretta, sua unica e vera fonte di sostentamento, ma ebbe l’accortezza di spegnerla prima che la professoressa la vedesse.
    Sul suo viso c’era un sorriso cordiale. Pareva quasi interessato a quella stupida materia. Volo.
    No, non la riteneva neppure degna d’essere insegnata, ma non avrebbe discusso, a riguardo.
    Avrebbe finto di non essere annoiato. Avrebbe finto di non soffrire. Avrebbe finto un malcelato entusiasmo solo per ingraziarsi la docente.
    Non doveva essere una donna molto capace, se l’unica cattedra che aveva ottenuto era quella …
    Ma lui, lui avrebbe finto.
    E, infondo, sarebbe stato l’Evan che aveva sempre mostrato ad Hogwarts. Superbo, sarcastico e freddo, ma cordiale, educato e preparato. Del resto, lo aspettava solo il silenzio della sua camera.
    Un silenzio tinto di scarlatto.
    «’Giorno» salutò, gentile, accennando un sorriso ai presenti. Si sedette.


    made by mæve.

     
    .
  5. Annie'
        +2    
     
    .

    User deleted



    tumblr_m97xs94KZv1rzai1qo9_r1_250

    Annie Moreau
    17 Slytherin

    «I wanna fly, fly high!»

    Annie Moreau aprii gli occhi di scatto, lasciando vagare lo sguardo sul baldacchino. Il suo petto si muoveva ad un ritmo forsennato, il respiro era corto e le labbra carnose aperte in un urlo silenzioso.
    Aveva sognato, di nuovo, la sua infanzia. Aveva rivissuto il terrore, le grida, il dolore. Era tornata in quell'armadio dove si rifugiava quando ancora era abbastanza piccola per entrarci, sperando di riuscire almeno ad attutire i rumori della tortura.
    Si portò una mano bianchissima al cuore, sentendolo battere all'impazzata contro i polpastrelli. In quel momento avrebbe voluto alzarsi e correre fra le braccia di Ethienne, ma non lo fece. No, sarebbe stato infantile e sciocco correre tra le braccia di suo fratello, in fondo era sopravvissuta 17 anni senza di lui, ed Hermione era nel letto accanto al suo.
    Si mise lentamente a sedere, e tirò le cortine del letto. Subito, una luce accecante le ferì gli occhi, che la francesina si affrettò a richiudere.
    Hermione un corno, quella si era dimenticata di svegliarla!
    Imprecando in francese, Annie scese dal letto e cercò con gli occhi un orologio, rasserenandosi: Non aveva perso tutte le lezioni della mattinata, era ancora in tempo per volo.
    Si vesti con molta calma, indossando le prime cose che le capitavano a tiro -tanto le sarebbe stata bene tutto- e scese al campo da Quidditch.
    Quando arrivò notò di non essere poi così in ritardo, solo un gruppetto di ragazzi era presente, quindi si rasserenò. "Buongiorno Professoressa" Disse in tono pacato, per poi fare un cenno di saluto agli altri, andandosi a svaccare su un puff. made by mæve.

     
    .
  6.     +2    
     
    .
    Avatar

    in ciao treno i trust

    Group
    Neutral
    Posts
    1,266
    Spolliciometro
    +1,185

    Status
    Offline

    Andrew Stiles Stilinski
    16 Hufflepuff

    «Ci sono delle persone che sono state considerate coraggiose perché avevano troppa paura per scappare.»



    Non importava quanti gradi ci fossero all’esterno, che fosse inverno, estate, primavera o autunno: Stiles si svegliava che aveva sempre freddo. Per cui immaginate il suo trauma quando si vede costretto ad alzarsi per andare a lezione . Lezione! E vedere.. la gente. Rabbrividì e si strinse ancora più attorno al corpo le coperte, contento che fossero il suo rifugio sicuro. Certo, quando qualcuno non gli infilava strani insetti-artropodi-qualunque cosa fossero a fargli compagnia sotto le coltri. Quello era davvero raccapricciante. Un minuto prima sei lì che stai per addormentarti, senti le palpebre pesanti e capisci che stai per cominciare a sognare perché i tuoi pensieri non seguono più un filo logico. L’attimo dopo qualcosa ti cammina sulla gamba. Non è esattamente il modo migliore con cui Stilinski voleva finire la giornata.
    Ma quella notte aveva dormito come un bimbo. Nessun scherzo l’aveva svegliato nel cuore della notte con il cuore a mille, e stranamente nessun incubo l’aveva atteso fra le braccia di Morfeo. Non che i suoi incubi fossero poi così fantasiosi, si trattava sempre dello stesso: lui, appeso per i polsi al freddo muro di pietra della sala delle torture, ed una figura senza volto gli incideva la pelle con un colpo di bacchetta. Era già successo. Con tutta probabilità, sarebbe successo di nuovo. Era solo questione di abituarcisi, se mai fosse possibile abituarsi ad una cosa simile. Scalciò le coperte e si alzò a sedere, prendendosi la testa fra le mani. Cosa l’avrebbe aspettato quel giorno? Perché diamine le persone non si decidevano a lasciarlo stare? Finchè si fermavano agli insulti, ci stava: qualche sporco mezzo sangue di là, qualche feccia di qua.. ok. Gli spintoni, gli scherzi? Ok. Essere incolpato di qualcosa che non aveva commesso e finire di nuovo nello stanzino buio a soffrire? No.
    Ma sapeva che per quanto sperasse, per quanto ogni mattina si aspettasse di svegliarsi in un mondo diverso, in cui nessuno faceva caso a lui, si sbagliava. Le visite in Infermeria ormai non si contavano più, era un cliente abituale. Scosse la testa e prese la fiaschetta che teneva sempre a portata di mano sul comodino. Buttò giù una golata di Idromele aromatizzato, che gli bruciò la gola poiché era la prima cosa ad idratare la gola secca dal sonno. Caffè, latte, succo di zucca? no, grazie.
    Quel mattino lo aspettava Trasfigurazioni. Trasfigurazioni con il simpatico professor Sales. Che poi, per carità, era davvero un personaggio. Certo, quando si tralasciava la vena sadica poteva anche diventare divertente.
    Indossava il pigiama con ricamato il simbolo della sua casata, i Tassorosso. Un altro motivo per essere preso in giro a vita, ecco. Tutti ritenevano i Tassorosso una palla al piede, ma quando c’era da organizzare una festa ecco subito che tutti si fiondavano da loro. Amici, ma dove l’avete lasciata la coerenza?
    Si trascinò in sala comune, e lo sguardo gli cadde su un foglietto appeso in bacheca. Si avvicinò, ed un piccolo sorriso gli incurvò le labbra. Ciao ciao Sales, benvenuta Italie! Aveva lezione di volo, sì! Era da quando aveva undici anni che si prodigava per entrare in quella stramaledetta squadra di Quidditch. Ovviamente, lui era l’ultima scelta. Ma quell’anno si sarebbe ripreso, quell’anno avrebbe spaccato il culo a tutti quanti.
    Forza, Stilinski!
    Dopo una breve quanto rigenerante doccia, indossò un paio di pantaloni della tuta ed una felpa grigia con la cerniera, che tirò su fino in cima. Sotto, una simpatica maglietta a stampe dei supereroi babbani attendeva solo di essere esposta. Ovviamente lui moriva dalla voglia di mostrarla al mondo: essere preso in giro per una cosa o per l’altra, cosa cambiava ormai?
    Si fiondò in sala comune, dove prese al volo una fetta di crostata di mele e bevve un sorso di quello che gli elfi domestici ritenevano fosse caffè. Era da qualche anno ormai che lo servivano a Hogwarts, evidentemente avevano capito la necessità del genere umano di ingerire caffeina. Era ora!
    Si affrettò verso il parco da Quidditch, finendo quanto restava del caffè. Con un colpo di bacchetta, distrusse il bicchiere ormai vuoto. Rinfilò nuovamente il bastoncino nella tasca interna della tuta, esattamente mentre le guglie del campo di Quidditch si facevano più vicine. Non era in ritardo, altri punti per Stilinski! Ad attenderlo solamente l’insegnante, gran bella donna se glielo permettete, la Winston, la Moreau, un ragazzo di cui non conosceva il nome e Law. Si lanciò verso la ragazza, lieto di vedere un volto amico fra i tanti che nemmeno riuscivano a reggere il suo sguardo.
    Buongiorno professoressa!” disse con un sorriso che voleva sembrare allegro, ma che di allegro non aveva niente. Ormai quella era una maschera che era così abituato a portare, che nemmeno doveva pensarci per indossarla, gli veniva automatico. Il piccolo mattacchione Stilinski. Provò a fare una piccola corsa sul posto per scaldarsi, quindi fece alcuni movimento rotatori col collo per sciogliere i muscoli ancora indolenziti. “Ciao giovani. Stamattina il caffè faceva più pena del solito, o era solo una mia impressione?” fece una smorfia e scosse la testa.
    made by mæve.

     
    .
  7. ;johnson
        +2    
     
    .

    User deleted




    HERMIONE JOHNSON

    17 SLYTHERIN

    «I just want to be happy.»



    Hermione si era svegliata molto presto quella mattina, tra le sei e le sei e mezzo, non era riuscita a dormire granchè, quelle cortine pesanti appese al letto le stavano strette, la facevano sentire come un passerotto in gabbia e già stava progettando di farle sparire con o senza magia.
    Annie dormiva beata, o almeno così pareva visto che ancora aveva le cortine del letto a baldacchino tirate, così decise di lasciarla stare ancora per un po’. Si preparò in fretta e furia (tuta da ginnastica come previsto per la lezione di volo della professoressa Ilarie e coda di cavallo), e si fiondò nella sala grande per la colazione, voleva uscire di lì.
    I tavoli erano quasi vuoti e il cibo era comparso solo davanti a quei pochi matti che a quell’ora del mattino erano già in piedi, proprio come la nostra francesina. Pigramente avvicinò alle labbra rosee un paio di biscotti inzuppati nel succo di zucca e poi rimase a fissare gli altri che mangiavano, discutevano tra di loro, avrebbe mai fatto amicizia con qualcuno? Si sentiva talmente tanto sola.. in realtà voleva sembrare una dura, ma dentro di se sperava davvero che quelle due ragazze di corvonero, al posto di guardarla e ridacchiare tra di loro (forse la canotta verde era così divertente?) si fossero alzate per presentarsi. Hermione sapeva benissimo che i loro nomi erano Amanda e Julia, ma di certo non glielo avevano detto loro.
    Con molta, moltissima calma si avviò verso il campo da quidditch dove si sarebbe tenuta la lezione. Si lasciava superare da chiunque, in lontananza vide perfino Ann, che doveva aver fatto tutto di fretta.
    Arrivata al campo, si avvicino alla rossa.
    *Buongiorno professoressa!* esclamò e poi si girò verso l’amica *Scusa se non ti ho svegliata, ma mi sono alzata troppo presto, non volevo disturbarti.*
    made by mæve.

     
    .
  8. Sherry Regan
        +2    
     
    .

    User deleted



    tumblr_lckcl9wcIR1qbhtrto1_500

    Sherry Regan
    17hufflepuff

    «La vita è un continuo entrare ed uscire dalle porte del proprio Io»

    a quando risaliva l'ultimo svenimento della Regan? Alla sera prima forse.. ma certo, era sicuramente accaduto la sera prima. A favore della sua tesi, c'era il tremendo giramento di testa, ma soprattutto la vista ancora annebbiata. Intendiamoci, la Regan era sempre stata mezza ciecata, ma con dei fantastici rimedi babbani chiamati "lenti", poteva evitare di mettersi quegli orribili fanali neri davanti agli occhi. Sapete qual era il problema? purtroppo quando gli occhi bruciano, queste lenti non servono ad un benedetto piffero e l'unica soluzione sono i fanali.. Cioè sono l'unica soluzione se vuoi evitare di andare a sbattere contro le statue, i muri e le persone che ci sono ad Hogwarts.
    Con una mano fredda spiaccicata sulla fronte, si diresse nella sala comune che cominciava ad essere popolata. Non ci allarghiamo, oltre a lei c'erano solo altri due ragazzi, ma questi sono dettagli. Vagava come una reduce di sbronza, quando stranamente notò un avviso appeso alla bacheca: era di Callaway, il suo direttore.
    gli studenti del suo anno avevano volo. Volo di prima mattina? Cioè, chi è quello psicopatico o chi erano quegli psicopatici -si, perchè a volte non bastava una sola mente per partorire una stupida idea come quella di volo alle otto di mattina.. no, a volte ci volevano più menti per arrivare ad una decisione del genere- che ha pensato questa genialata?
    In ogni caso, la bionda tassa non poteva farci niente e doveva rassegnarsi al suo destino crudele. Era un peccato, perchè lei amava davvero il quidditch, ma diamine.. nemmeno i campioni di Quidditch facevano allenamento così presto no? Beh, forse loro si, ma non siamo semplici studenti!
    Se non altro, la nuova professoressa aveva optato per un abbigliamento che non erano le solite insulse divise. No, stavolta avrebbero scelto loro come vestirsi. In cuor suo sperava che nessuna simpaticona di sarebbe vestita con gonna o tacchi.. In ogni caso, se non altro, si sarebbe fatta delle grasse risate.
    Aprì l'armadio, cercando di non svegliare le sue due compagne strette ancora tra le braccia di morfeo, e cercò qualcosa di consono da indossare: Tuta morbida, grigia di cotone -In quanto le cose opprimenti e appiccicose come i leggins o roba varia non le sopportava- e una semplice canottiera sbracciata, anch'essa di cotone ma di colore bianco. Treccia alta, occhiali neri e volò nella sala grande: una reduce svenuta doveva per forse mangiare o bere qualcosa prima di affrontare una lezione del genere. Anche perchè non era tanto sicura che se fosse cascata da quaranta metri d'altezza qualcuno l'avrebbe salvata prontamente come invece era successo la sera prima.
    Il caffè? sempre più schifoso del solito. Si era ripromessa che prima o poi gli avrebbe tirato le orecchie a quei maledetti elfi! Possibile che non sapessero fare un cavolo di caffè? Bisogna avere tutti i M.A.G.O per saperne fare almeno uno decente?
    Disgustata si diresse al campo di Quidditch, sotto un sole ormai alto e con un'aria ventilata che le soffiava sulle guance. Arrivò allo spogliatoi maschile e prese una scopa, che si appoggiò sulla spalla. Assomigliava ad uno spazzacamino babbano, ma non trovava posizione più comoda per portare quell'aggeggio.
    Arrivata sul praticello scoprì di non essere nè la prima nè l'ultima: tutti avevano rispettato i canon d'abbigliamento fortunatamente.
    -Buongiorno professoressa Italie!- esordì educata e lasciandosi sfuggire un sorriso sincero, poi si rivolse ai presenti -Salve cari.. Giorno Win, giorno anche a te Stiles, comunque concordo.. era uno schifo pure stamani!-.
    Poi, con molta tranquillità alzò gli occhi azzurri al cielo, come aspettasse qualcosa. made by mæve.



    Edited by Sherry Regan - 21/5/2013, 22:56
     
    .
  9. Lawrence‚
        +2    
     
    .

    User deleted


    tumblr_m8ylgvIXQy1rt2432
    Lilith Lawrence
    Gryffindor • 16
    « Wake me up when september ends.. »

    Alzai lo sguardo verso il cielo, osservando una nuvola che si accingeva a coprire il sole. Avanzava rapida, sospinta dal vento come un corridore che viene incitato dal suo coach a correre sempre più veloce, con l'unico obbiettivo di oscurare la luce e lasciare Hogwarts nell'ombra per alcuni minuti.
    Oscurare la luce, il solo pensiero per un qualche motivo mi fece venire i brividi. Forse per via di tutti quei sogni che stavo continuando a fare, non saprei dirlo.
    Spostai lo sguardo sulla professoressa. Era molto giovane, come d'altronde lo erano anche tutti gli altri. Leroy, Sales, Callaway.. Non avevano tutti più di 25 anni e la cosa era parecchio strana, ma in un certo senso sembrava anche alleggerire l'atmosfera.
    Forse perchè ricevere torture da chi non era poi troppo più grande di te era in qualche modo meno tremendo.
    Instintivamente mi portai la mano sul braccio sinistro, dove si stagliava lunga una cicatrice che ancora risaltava sulla mia pelle bianchissima, ma l'arrivo della Caposcuola Winston mi riscosse dai miei pensieri.
    Subito dopo di lei arrivarono in rapida successione due Slytherin, tra cui c'era anche il ragazzo a cui avevo venduto la bacchetta.
    Lo osservai salutare tutti noi gentilmente, ma sembrava che quella compostezza fosse solo una maschera. O, forse, ero io che mi stavo facendo troppe pare mentali, infondo lui non sapeva manco chi fossi.
    Dopo i Serpeverde arrivò anche Stiles e subito gli sorrisi, vedendolo arrivare verso di me. Mi feci piccola sul puff, lasciandogli un po' di posto nel caso si fosse voluto sedere e lo osservai, inarcando un sopracciglio, fare una corsetta sul posto.
    Non mi stupii più di tanto, oramai al suo comportamento mi ci ero abituata.
    Dopo Stiles arrivarono anche Hermione, la ragazza che avevo conosciuto proprio qui al campo, ed un'altra ragazza di hufflepuff di cui però non mi ricordavo il nome.
    "Oramai non so neanche più come sia un caffè decente" Ironizzai, strizzandomi nelle spalle.


    made by mæve.

     
    .
  10. ~e.d.
        +2    
     
    .

    User deleted


    tumblr_me5xaxtAJF1rduaj7o1_500
    Evan Devereux
    Slytherin • 17
    «In the blood I fulfilled myself»


    Non conosceva molte delle persone che presenziavano a quella lezione, poiché, in fondo, non era da molto che sua madre lo aveva rilegato in quel luogo. Tra gli altri, c’erano anche due sue compagne di Casa, con cui, però, non aveva avuto modo di dialogare. Non che fremesse per farlo, ma, per l’idea che doveva dare di sé, questo era quantomeno necessario, avrebbe dovuto rimediare. Il prima possibile.
    Al gruppo, oltre ai presenti, si aggiunsero due Hufflepuff. Notò, con un certo piacere, dovuto solo al suo desiderio di impedire che fossero i Corvi a portarsi in Sala Comune la Coppa delle Case, che i Ravenclaw erano quelli in numero minore.
    Il ragazzo degli eredi di Helga se ne uscì con un commento sul caffè, ottenendo la risposta di chi, tra i presenti, pareva essere più contrario al rigido regolamento di Hogwarts. In effetti, lui che era in quella scuola da così poco tempo non aveva neppure provato l’ebbrezza della Stanza delle Torture.
    Avrebbe dovuto rimediare anche questo.
    Probabilmente, lui, Slytherin, non avrebbe dovuto esporsi. Eppure, la sua bugia, quella che interpretava, contravveniva questo dogma fondamentale. Lui e la sua maschera, lo sapeva bene, non sarebbero sopravvissuti a lungo. E adorava quest’idea.
    Non si trattenne dal dire la propria, rivolgendo la parola agli Hufflepuff, notoriamente studenti di seconda categoria.
    «Semplice» esordì improvviso, accodandosi dopo la ragazza di Olivander «Un caffè decente è esattamente il contrario di quell’urina di troll che ci propinano».
    Alzò le spalle, rivolgendo un sorriso – il suo solito sorriso – agli ultimi arrivati.
    Sorridere ad un Hufflepuff. Doveva proprio odiarsi tanto.
    La sua mano, lenta, scivolò sul braccio sinistro e si soffermò esattamente a tre dita dal polso sottile. Strinse con forza, premendo sulla ferita ancora aperta e tempestando il suo cervello con una fitta di dolore. L’incanto Dissimulante nascondeva ogni traccia per lui.
    Nascondeva ogni traccia di lui.


    made by mæve.

     
    .
  11. Annie'
        +1    
     
    .

    User deleted



    tumblr_m97xs94KZv1rzai1qo9_r1_250

    Annie Moreau
    17 Slytherin

    «I wanna fly, fly high!»

    Ciò che Annie Moreau davvero non riusciva a capire era come fosse possibile che certe persone fossero attive di primo mattino. Davvero, a lei risultava incomprensibile un po' come i calcoli di artimanzia che faceva a Beauxbatons il che significa che la francesina non riusciva proprio a raccapezzarsi.
    Prendete per esempio l'Hufflepuff che tutti prendevano perennemente in giro e vi sarà chiar ciò che stò cercando di spiegare.
    Annie osservò settica il ragazzo parlare, correre, quasi ballare e giunse a due conclusioni: Primo il ragazzino era parecchio iperattivo e secondo o aveva bevuto e si era fatto una canna prima di presentarsi a lezione.
    E lei se ne intendeva di queste cose, anche se non ne andava troppo fiera. Anzi, in realtà non le interessava per niente il fatto che stesse sciupando la sua adolescenza, che stesse mettendo a rischio la sua salute e tutte quelle altre boiate che la gente sparava solo per sentirsi in pace con se stessa. L'importante era fermare le urla, l'importante era estraniarsi da tutto e da tutti, così non avrebbe più dovuto soffrire.
    *Scusa se non ti ho svegliata, ma mi sono alzata troppo presto, non volevo disturbarti.*
    Hermione Johnson, l'eccezione alla regola. La sua migliore amica. La sua unica amica, in effetti. Amica che adesso la stava fissando con aria da cucciolo, pur sapendo che con lei non avrebbe attaccato.
    Annie, infatti, sollevò pigramente una mano e posizionò il proprio indice vicino al naso della bionda, iniziando a muoverlo prima a destra e poi a sinistra. "Ahah, trop facile Jey, vous aurez besoin d'être pardonné" Esordì, "Direi che i compiti di una settimana di pozioni possano bastare"
    made by mæve.

     
    .
  12. H. Ilary Italie
         
     
    .

    User deleted


    u84Bq
    Ilary Italie
    Professoressa di Volo • 25
    «La vita, per essere sinonimo di perfezione, oltre a altre cose importanti come ridere e piangere, deve avere un ciclo finito. Deve finire. E può finire solo con una cosa: la morte. Quindi sfruttala, la tua vita, vivi: sorridi, ama, piangi, ridi… Sii la vita.»


    La prima (benedetta ragazza) ad arrivare fu Lawrence… Lilith. Ebbene sì, Ila conosceva mezzo mondo.
    La salutò e Ila le rispose con un sorriso non proprio sorriso, cioè… non tanto sincero.
    Non riusciva a sorridere al primo che incontrava.
    Unas maschera come le altre, insomma.
    E Tristan?
    Scacciò quell’ossessionante pensiero dalla testa, doveva lavorare.
    «Giorno a te». Si era vestita come previsto, bene.
    "Bella giornata per volare, vero?". La professoressa annuì, anche se le sarebbe piaciuto un po’ di vento per vedere i mocciosi cadere dalla scopa commentando con un semplice «Già».
    “Buongiorno professoressa Italie. Ciao Lilith”. A venire per seconda fu una Corvonero… Ah, Maeve Winsotn, ecco chi era.
    Una ragazzina di sì e no quindici anni?
    Si era aspettata una ragazza di diciassettenne anni, magari erano i suoi vestiti a farla sembrare più piccola… e anche un po’ più carina. Ila sorrise alla nuova arrivata con un cenno del capo.
    Poi fu il turno di Evan Devereux, che salutò con una sola parolina. Gli riservò l’identico trattamento che aveva riservato alla Winston, così come per Annie, Annie Moureau, l’altra arrivata.
    “Buongiorno professoressa!”. Avrebbe voluto dirgli ‘Togli quel sorrisetto da cretino’, ma, oltre ad essere maleducato, era una contraddizione: lei sorrideva, no? Comunque gli disse «’Giorno, Stilinski».
    Quello fece dei giri d’allenamento o, meglio, di riscaldamento.
    Ottimo, davvero ottimo.
    Poi commentò riguardo al caffè che faceva da schifo, a cui risposero la Regan (Sherry Regan, un’altra arrivata, cui salutò col solito sorriso), Lawrence, la prima ad arrivare, e Evan, che fecero commenti ironici.
    È ora.
    Si avvicinò agli studenti che parlavano del caffè e commentò «Non so… Sa, Stilinski, credo che agli elfi servano i M.A.G.O. per preparare un caffè normale», poi si allontanò, senza tradire alcuna emozione.
    Guardò le due che parlottavano, la Johnson (Hermione, un'altra, una Slytherin) e la Moureau, in francese.
    «Silence, merci» disse loro, con una perfetta pronuncia, continuando a camminare per gli studenti.
    «Sapete chi sono, quindi non ci saranno bisogno di presentazioni» Veniamo al sodo, insomma. «Potete chiamarmi come diavolo volete, se non con il mio primo nome, chiamatemi anche prof Ila, prof Italie, Ila, come volete voi, fate. Sentitevi liberi» … di fare almeno questo. «Chiariamo una cosa. Chi si presenta al Campo di Quidditch con la divisa normale e non con vestiti adatti, può uscire. Altra cosa: le scope, le mazze e i guanti li userete dopo» guardò la Regan che aveva una scopa. Il suo sguardo diceva di non preoccuparsi, tanto non lo sapeva, ma che per ora doveva posare quella scopa.
    «Inizieremo con la teoria: vi farò delle domande, e voi mi risponderete» Una cosa semplice e concisa.
    Li guardò tutti, uno ad uno, continuando a passeggiare fra di loro.
    «Non c’è bisogno che facciate come i mocciosi delle elementari, siete un po’ più grandi, datevi un contegno. Parlate anche senza alzare la mano, anche senza chiamarmi, tanto vi sento. L’importante è che quando parlo io voi ve ne stiate zitti e quando parla un vostro compagno ve ne stiate zitti. Se avete qualcosa da aggiungere, aspettate che finisca e parlate. Chiaro?» e senza aspettare una risposta, si fermò davanti a quei ragazzi.
    «Volo… Volo significa quel che significa, sì, però non vi dovrò insegnare solo a volare. Perché volo è legato al Quidditch» disse, con una precisa allusione ai compiti di battitore e portiere. «A proposito, cos’è il Quidditch? Cos’è una scopa?» chiese, aggiungendo poi «Spaziate su tutto, sulle regole, sulla storia, su… su tutto quello che vi viene in mente. Ah, e raccontatemi qualcosa di voi: avete mai volato? Non vi piace volare? Odiate il volo? Non è obbligatorio, sappiatelo, ma potrei esservi d’aiuto per la prossima parte della lezione. Quella pratica».
    Ebbene sì, voleva stabilire dei rapporti con gli studenti. Voleva conoscerli fino in fondo. Voleva conoscere i Mangiamorte che sarebbero diventati.
    Anche grazie al suo aiuto.
    Vogliamo ammettere personale in grado di istruire il futuro mondo magico.
    Ila era una delle persone adatte.

    Off-gdr: Allora, le domande, cari ragazzi, sono semplici! Gli argomenti che più mi interessa sapere sono questi:
    - Cos’è una scopa e com’è fatta.
    - La storia del Quidditch (almeno un riassunto).
    - Le regole del Quidditch.
    - Cos’è il Quidditch.
    - I vari ruoli del Quidditch.
    Ma nel caso abbiate in mente altri argomenti legati a scopa e Quidditch di cui vorreste parlare, parlate. Una sola regola: ogni studente potrà rispondere a una sola di queste domande. Esempio:
    Pinco Panco parla delle regole del Quidditch.
    Caio parla di come sono fatte le scope.
    Sempronio aggiunge qualcosa che si sono dimenticati e/o sistema degli errori.
    Tizio parla di cosa sia il Quidditch.
    Un’altra cosa: non copiate da internet. Va bene cercare notizie, ma non copiare (oltre ad essere plagio, rende tutte le cose più facili…): adattate quello che trovate.
    Siate veloci, non avrete un tempo infinito, solo 5 giorni (che sono anche abbastanza..), indi potrete rispondere fino al 29 mercoledì di questo mese.
    Buona lezione!



    made by mæve.

     
    .
  13. Sherry Regan
        +1    
     
    .

    User deleted



    tumblr_lckcl9wcIR1qbhtrto1_500

    Sherry Regan
    17hufflepuff

    «Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola»

    -"Oramai non so neanche più come sia un caffè decente"- esordì la Lawrence in risposta all'argomento caffè, al quale prese parte anche un serpeverde di cui però, in quel momento, le sfuggiva sia il nome che il cognome. Merlino solo sapeva come quelle creaturine talvolta simpatiche, talvolta invece da lanciare dalla torre di astronomia, riuscivano a cucinare tutto alla perfezione tranne il caffè: cribbio non era così difficile da fare!
    Ma tralasciamo questo argomento.. Si, perchè l'Italie aveva finalmente preso parola, dopo essersi espressa anche lei sul caffè, dicendo -''Silence, merci.. Chiariamo una cosa. Chi si presenta al Campo di Quidditch con la divisa normale e non con vestiti adatti, può uscire. Altra cosa: le scope, le mazze e i guanti li userete dopo''-.
    Che si riferisse alla Regan era più che ovvio visto che era l'unica con la scopa.. La bionda sorrise e alzando le mani, come in segno di resa, posò la scopa per terra. L'aveva presa semplicemente perchè solitamente, quando si fa lezione di volo si usa la scopa.. Ma forse quella volta si era sbagliata: ad ogni modo le troppe innovazioni non le erano mai piaciute.
    -''Inizieremo con la teoria: vi farò delle domande, e voi mi risponderete''- continuò a parlare l'insegnante, che la Regan ascoltò attentamente, -''Non c’è bisogno che facciate come i mocciosi delle elementari, siete un po’ più grandi, datevi un contegno. Parlate anche senza alzare la mano, anche senza chiamarmi, tanto vi sento. L’importante è che quando parlo io voi ve ne stiate zitti e quando parla un vostro compagno ve ne stiate zitti. Se avete qualcosa da aggiungere, aspettate che finisca e parlate. Chiaro?''-.
    Quel discorso suonava quasi come una minaccia, come del resto suonavano tutti gli altri discorsi usciti dalle bocche dei prof. Resistenza e non: i primi perchè non dovevano apparire diversi dagli altri, i secondi perchè era il loro modo di fare.
    Quello della Italie apparteneva al secondo gruppo citato. No, lei non faceva parte della resistenza, quindi meglio farsela amica.. o quanto meno sottostare a ciò che dice lei.
    -''Volo… Volo significa quel che significa, sì, però non vi dovrò insegnare solo a volare. Perché volo è legato al Quidditch.. A proposito, cos’è il Quidditch? Cos’è una scopa? Spaziate su tutto, sulle regole, sulla storia, su… su tutto quello che vi viene in mente. Ah, e raccontatemi qualcosa di voi: avete mai volato? Non vi piace volare? Odiate il volo? Non è obbligatorio, sappiatelo, ma potrei esservi d’aiuto per la prossima parte della lezione. Quella pratica''- continuò un monologo interminabile.
    Montiamo su queste benedette scope e facciamola finita!! si ritrovò a pensare la tassa nella propria mente.
    Poi silenzio: finalmente erano finiti i discorsi.. Ora si comincia.
    Bene, non voleva la mano alzata eh? la Regan la accontentò subito, rispondendo ad una banalissima domanda. Lasciò le domande più stupide agli altri andando direttamente al sodo. d'altra parte non aveva dato un ordine da rispettare no?
    -Mi piacerebbe spiegare le regole del quiddtich- esordì sollevando gli occhiali dal setto nasale e poggiandoseli sulla testa, -Cominciamo dalla regola a mio avviso più importante: le partite di quidditch non hanno limite di tempo.. si continua a giocare fino a quando il boccino non viene acchiappato, il che a volte comporta partite di interi giorni, se le squadre hanno due cercatori scadenti-. Fece una pausa breve, poi riprese -Ah.. ovviamente vince che ha totalizzato più punti, ma ricordiamoci di usare il cervello, soprattutto se la propria squadra è sotto di centocinquanta punti. Ad ogni modo, andiamo avanti: durante le partite è vietato usare la bacchetta per manomettere qualsiasi palla (pluffa, bolidi o boccino che sia) ma soprattutto è vietato l'uso di essa per incantare l'avversario; Non si può togliere la pluffa al cacciatore avversario entrando in contatto con quest'ultimo.. e' consentito toccare solo la pluffa-. Ovviamente mentre diceva le regole, non potevano non tornarle in mente le innumerevoli scorrettezze viste durante le partite. -Il portiere è sacro e quindi non si può attaccare quando la pluffa non è in area di rigore.. Giusto, il rigore può essere ovviamente battuto solo da un cacciatore, che partendo da metà campo, arriverà in area facendo il suo tiro. Ogni squadra ha diritto ad un time out, che può essere chiesto solo dal capitano: in caso di partite che durano più di dodici ore, se non erro, questo può durare anche due ore e il motivo di tale decisione mi sembra ovvio. Ah e per concludere, se un giocatore della squadra in possesso pluffa esce dai confini del campo designato, si provvede a passare questa nelle mani avversarie.- concluse poi, sperando di essere stata sufficientemente esaustiva. I falli erano troppi per essere elencati. Chi voleva se li leggeva nel regolamento.
    sospirò e si ricordò di rispondere ad un'ultima domanda -ah, gioco a quidditch da una vita-.
    made by mæve.

     
    .
  14. ~e.d.
        +2    
     
    .

    User deleted


    tumblr_me5xaxtAJF1rduaj7o1_500
    Evan Devereux
    Slytherin • 17
    «In the blood I fulfilled myself»


    Quella lezione era cominciata da neppure dieci minuti e già lo annoiava.
    La professoressa Italie si era palesata, fin da subito, come un perfetto esemplare di docente di seconda categoria. Aggressiva e falsamente autoritaria per mascherare un potere fallace, che però era convita di detenere, aveva adottato da subito la classica regola “del bastone e della carota”. Dopo averli redarguiti rapidamente – e bruscamente – su quelle che erano i dogmi che avrebbero dovuto seguire durante le ore in sua compagnia, aveva posto loro una serie di quesiti e, infine, aveva lasciato intendere la propria disponibilità a creare un rapporto con gli studenti diverso da quello canonico.
    Sorrise, trattenendo una risata. Era ridicola, quasi come la materia che insegnava. Anche se, in effetti, scavando molto in fondo, una qualche utilità, nel Volo, poteva essere trovata.
    Tutto, ad Hogwarts, si riconduceva ad un’unica cosa: la Sala delle Torture. E, in quella stanza, erano sempre i polsi degli studenti ad essere incatenati alla parete.
    Una ragazza Hufflepuff prese la parola, mettendosi subito a sciorinare tutte le regole del Quidditch. Doveva ammettere che, di quelle, ne conosceva ben poche. Nel corso della sua vita, però, gli stato messo più volte tra le mani il libro “Il Quidditch attraverso i Secoli” di Kennilworthy Whisp e, su questo, aveva persino ricevuto qualche domanda. Ciò implicava che, nolente, era stato costretto ad immagazzinare alcuni concetti. Non che questo gli arrecasse troppo sforza, vista la sua eccellente memoria, ma era fortemente convinto che tutte quelle informazioni fossero assolutamente inutili.
    Attese che l’erede di Helga finisse di parlare, come da regole della Italie, e, poi, constatando che nessuno premeva per prendere la parola e che, più il tempo scorreva, minori erano le probabilità che avrebbe avuto per rispondere ad uno dei pochi interrogativi di cui era a conoscenza, cominciò a rievocare le informazioni di cui era in possesso. In fin dei conti, non lo aveva mai nascosto, era tutta questione di punti.
    Voleva la Coppa delle Case sopra ogni altra cosa e, per questa, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
    «La storia del Quidditch ha inizio nel XI secolo, quando un gruppo di maghi e streghe si recò presso la palude Queerditch, letteralmente “strano fossato”, per sperimentare un gioco su scopa di loro invenzione» esordì, ritrovandosi a parlare come se stesse leggendo un libro stampato. Non c’era dubbio, non c’era incertezza. In fin dei conti, si stava limitando ad enunciare ad alta voce dati che vedeva chiaramente nella propria mente.
    «Sotto l’occhio vigile della strega Gertie Keddle, la quale ebbe la spiacevole accortezza di annotare con grande precisione il gioioso evento sul proprio diario, si tenne una partita di uno sport non poi così dissimile dal rugby Babbano. Oggi, quel manoscritto è conservato al Museo del Quidditch di Londra» fece una breve pausa «In sintesi, un portiere difendeva la meta, segnata da due alberi, in cui gli avversari, passandosi una palla di cuoio, dovevano segnare punto. Vista l’elegante locazione del campo da gioco, la sfera, che venne poi chiamata Pluffa, si andava spesso a perdere tra fango e ortiche».
    Rise. Dalla sua bocca si generò un suono cristallina. Un suono troppo luminoso, su quel suo contenitore opaco. Lui stesso constatò l’innaturalezza di quel gesto.
    Eppure, era perfetto. Collocato nel momento appropriato, della giusta durata e dell’intensità adatta. Un misto di ironia affilata e arrivismo. In qualsiasi modo questo lo avrebbe fatto sembrare, alle orecchie di chi lo sentiva, il suo vero io sarebbe rimasto celato.
    «Un gioco entusiasmante, senza dubbio» continuò, annuendo piano, con un sorriso affabile sulle labbra sottili «Iniziarono, così, le modifiche che, dopo secoli, portarono alla versione perfezionata d’oggi. In particolare, il cuoio della Pluffa venne dipinto di rosso, così da renderla più visibile, e, poi, nel XII secolo, venne mutata la conformazione del campo: la meta cambiò aspetto e divenne una botte fissata ad un albero».
    Inseguì, per un istante brevissimo, il desiderio di accendersi una sigaretta. Immaginò che quel campo non fosse il luogo più adatto.
    «A questo periodo corrisponde anche l’introduzione di altre due palle, i Bolidi. Inizialmente in pietra, essi erano incantati per disarcionare i giocatori. Per questo motivo, fu necessaria l’introduzione di due nuovi elementi, i Battitori, il cui scopo è difendere, con corte mazze di ferro, i propri compagni, indirizzando i Bolidi verso gli avversari. Il Queerditch, poiché così era inizialmente chiamato il gioco della palude, assunse il nome di Kwidditch».
    Doveva ammetterlo, stava annoiando anche se stesso. Una nuvola passeggera coprì per un attimo la luce del sole.
    «Nel XIII secolo, la fusione con un altro sport molto diffuso, all’epoca, la caccia allo Snidget Dorato, definirà i connotati odierni dello sport. Quando l’uccello, di piccolissime dimensioni, dal corpo sferico e dal fragile becco appuntito, divenne uno specie a rischio, nel XVI secolo, poiché cacciato per il suo piumaggio aureo e per i suoi occhi luminosi come rubini, la società magica si mobilitò per trovare un sostituto in grado di replicare i rapidi e frequenti cambi di direzione dell’animale. La soluzione venne avanzata dal mago Bowman Wright di Godric’s Hallow, inventore del celebre Boccino d’Oro».
    Per un attimo, desiderò d’essere altrove. Altrove.
    Altrove, altrove, altrove.
    «Le migliorie» proseguì, calcando quest’ultima parola con un’evidente vena sarcastica «da questo momento si distanziarono maggiormente nel tempo. Si dovrà attendere il Trecento affinché lo sport addotti finalmente il nome di Quidditch e valichi i confini Britannici, espandendosi in tutta Europa. Solo nel Settecento questo si diresse oltreoceano e, per la gioia degli appassionati, venne organizzata la prima Coppa del Mondo. Infine nell’Ottocento, la botte venne sostituita con una struttura metallica a tre anelli. Precedentemente, anche i Bolidi erano stati riprodotti in ferro nero».
    Osservò per un attimo i suoi compagni, desideroso di constatare se qualcuno si era già addormentato.
    «Per quel che mi riguarda» dopo tutto quel parlare, la sua gola riarsa reclamava del sarcasmo per dissetarsi «il Quidditch poteva rimanere nella sua palude. Con tutte le sue palle».
    Così dicendo, concluse la sua filippica e sperò che qualcuno gli togliesse il “piacere” di proseguire.


    made by mæve.

     
    .
  15. Lawrence‚
        +1    
     
    .

    User deleted


    tumblr_m8ylgvIXQy1rt2432
    Lilith Lawrence
    Gryffindor • 16
    « Wake me up when september ends.. »

    Come al solito Stiles riuscì a far nascere una discussione. Era, per lui, estremamente facile parlare con le altre persone, nonostante la maggior parte dei loro compagni non facesse che prenderlo per i fondelli. Mi stupivo ogni volta del suo sangue freddo, della sua tenacia e del suo spirito. Stiles era una di quelle persone che avrebbe saputo far sorridere anche un basilisco, prima di morire, ovviamente.
    Dopo che ebbi espresso il mio parere sul caffè che si ostinavano a propinarci a scuola, maledetti tutti gli elfi domestici, parlò con aria pigra anche il serpeverde del negozio ma, prima che io o Stiles avessimo la possibilità di rispondere la professoressa iniziò la lezione.
    Ascoltai con un orecchio si e uno no le prime raccomandazioni che, alla fine della fiera, erano quelle che tutti gli insegnanti facevo ogni volta sempre uguali. Chissà, magari studiavano un metodo in sala professori.
    Poi la Italie iniziò con le domande, ponendone una dietro l'altra. I primi a rispondere furono una tassorosso e il serpeverde, che spiegarono le regole del Quidditch e la sua breve storia.
    Poi cadde il silenzio. Osservai per qualche tempo i miei compagni, ma nessuno sembrava essere dell'umore per parlare così presi io la parole.
    "Le squadre di Quidditch sono formate da sette giocatori ufficiali, più le riserve" Iniziai. La domanda era alquanto banale ma, se avessi snocciolato tutto ciò che sapevo sui ruoli del quidditch e avessi fatto una buona impressione sulla Italia magari avrei avuto più possibilità di entrare in campo come giocatrice per il Gryffindor. "I ruoli sono cacciatore, battitore, portiere e cercatore. Il cercatore è il giocatore di punta della squadra: Il compito di trovare il boccino e riuscire a prenderlo, infatti, spetta a lui. Tuttavia, sono altrettanto importanti i cacciatori, che sono tre, e il portiere: I cacciatori sono coloro che hanno il compito di mandare la pluffa nei tre anelli e quindi far guadagnare 10 punti alla squadra. Il portiere, ovviamente, è colui che difende gli anelli." Feci una pausa, passandomi la lingua sulle labbra. "Ah, giusto. Quando il cercatore recupera il boccino fa guadagnare 150 punti alla propria squadra. I battitori, che sono invece due, hanno un ruolo di 'difesa'. Il loro compito è infatti colpire i bolidi con delle mazze e cercare di deviare la loro direzione affinché non colpiscano i cacciatori. O, almeno, questo sarebbe il loro ruolo ufficiale" Feci una breve risata. "Ufficiosamente in realtà i battitori quando deviano la traiettoria di un bolide lo mandano in direzione dei giocatori avversari" Mi passai una mano fra i capelli, mentre riflettevo sull'ultima domanda della professoressa. "Ho iniziato a volare da bambina, tanto per fare un dispetto a mio padre, e da quel momento non ho più smesso"


    made by mæve.

     
    .
39 replies since 20/5/2013, 15:11   949 views
  Share  
.
Top