Ananas!

Shane x Hope x Stiles

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    Hope Mills
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    Hope corse per tutto il tragitto, dalla casata al cortile, sperava di non essere in ritardo, o almeno non più del previsto. Anche Shane sapeva che non era puntuale, non lo era mai stata, ma quella volta era molto nervosa e agitata. Perchè?! Forse perhè erano mesi che lei e Shane non uscivano insieme, non ne avevano mai avuto il tempo. Così si diceva lei, che la scuola rubava ad entrambi molto tempo, gli amici delle rispettive casata, ma non era solo quello ed entrambi lo sapevano. Si erano allontanati, ma oggi, finalmente sarebbero stati insieme, proprio come ai vecchi tempi. Hope era euforica, si era vestita anche per bene. Arrivò col fiatone e cercò Shane

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    Edited by mephobia/ - 14/1/2018, 17:06
     
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    TANNER P. HOWE as
    SHANE HOWE

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    Shane si trovava fuori dal castello, incappucciato come la più nera delle anime...No, c'era solo tanto freddo. Si era messo poggiato contro le grandi mura del castello e aspettava Hope, che ovviamente era in ritardo. Lui poteva essere disordinato, creare il caos in camera sua e vestirsi in maniera trasandata...ma la puntualità stranamente non gli mancava. Erano le 18.00 in punto e di Hope nemmeno l'ombra. Non si curava dei ragazzi e delle ragazze che trafficavano nel cortile e lo guardavano come se fosse un reietto. Era un outsider, senza dubbio. E non gliene fregava niente, era lui a respingere gli altri, non il contrario. Lui si toglieva dal gruppo, non creava gruppi di studio, o gruppi per le uscite, era sempre e solo lui, e al massimo Hope qualche volta. Dopo 5 minuti finalmente sentì dei passi, passi svelti, quasi una corsa e poco dopo Hope uscì dal grande portone del castello con il fiatone e gli occhi sbarrati verso il cortile, sicuramente in cerca di lui. Si avviò verso la ragazza che non lo aveva visto
    Finalmente. Le disse. Ti stavi facendo il trucco? domandò guardandola con un sorrisetto beffardo in viso. Lei era molto carina, soprattutto senza trucco. Sapeva anche che non le importava niente di truccarsi, la sua era solo una battuta.
    <div style="margin-top: 10px;border-top: 1px dashed #fff; padding-top: 10px; font-family: georgia; font-size: 10px; font-style: italic; line-height: 10px; background-color: #0c7e27; padding: 5px;border-radius: 0px 0px 5px 5px; text-align: center;">Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?


    Edited by shane` - 9/3/2014, 15:20
     
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    Hope Mills
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    Hope stava guardandosi intorno mentre riprendeva il fiato quando vide davanti a se Shane. Era tutto coperto sembrava un teppista da strada, invece faceva solo freddo e ovviamente lui si copriva sempre in modo così esagerato. Fece un respiro e si calmo, poi gli sorrise Ehi..si non lo vedi il mio rossetto rosso fuoco!? gli fece il segno del bacio con le labbra poi rise. Lo prese sotto braccio andiamo?! ho proprio voglia di bere una burrobirra!!! disse gioiosa

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    › Shane Howe
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    Era sempre così gioiosa, ma come faceva? "Rossetto rosso fuoco?" La guardò scetticamente. No, non faceva per lei. Lo prese per il braccetto e lui non potè fare altro che farsi trascinare borbottando qualcosa in modo contrariato. Si staccò dall'amica non appena furon sull'High Street. Odiava farsi vedere appioppato a qualcuno. Si mise le mani in tasca e camminarono fianco a fianco.
    Il paesaggio era molto suggestivo, era tutto bianco perchè la notte prima aveva nevicato, poi era tornato il sole coperto in seguito da nuvole molto fitte. Il clima non era dei migliori, ma a Shane piaceva tanto così. {x} Gli ricordava il periodo della sua vita prima di entrare a Hogwarts, quando passava gli inverni a casa e usciva con Hope per giocare sulla neve. Ricordava chiaramente come riusciva a colpirla sempre e comunque modificando senza problemi la traiettoria delle palle di neve in volo. E lei si arrabbiava perchè lui amava barare.
    Sorrise tra sè, finchè non arrivarono davanti alla porta del pub che preferivano: I Tre Manici di Scopa {x}. Solitamente andavano lì ogni fine settimana, tranne ovviamente l'ultimo periodo della loro vita in cui ci erano andati molto poco.
    Si fermò sulla soglia della porta e le fece cenno di entrare per prima. Prego signorina.
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?
     
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    Hope Mills
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    Hope era stranamente serena e tranquilla, ancora non poteva credere che stavano uscendo insieme proprio come ai vecchi tempi vero?! disse felice mentre lo lasciò che si staccasse da lei, sapeva benissimo che la ui non piaceva avere persone addosso, che lo toccassero, ma lei oramai ci aveva fatto l'abitudine. Quando erano più piccoli se la prendeva a morte quando lui si staccava, pensava di essere lei il problema, ma ora, oggi, sapeva che era una sua caratteristica ed era inutile prendersela. E poi niente l'avrebbe fatta innervorsire, era felice di essere lì con lui, passeggiare senza litigiare. Non solo, stavano anche andando nel loro locale preferito, meglio di così non poteva andare, era al settimo cielo. Non appena furono davanti al Tre Manaci di Scopa si fece aprire la porta e gli passo accanto grazie sua grazia e rise, per poi entrare.

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    andrew "stiles" stilinski
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    « Pain is inevitable. Suffering is optional.»
    Non accadeva spesso, ma qualche volta Stiles avrebbe preferito essere invisibile. Quelle persone che si lamentavano sempre della poca notorietà che avevano non sapevano quant’erano fortunati; non sapevano cosa significava avere sempre gli occhi sbagliati appiccicati addosso, non sapevano cosa voleva dire essere lo svago di chi non aveva più una strada da seguire. Il Tasso era perfetto per coloro che perdevano la strada: mentre questi aspettavano che qualcuno li raccattasse per rimetterli sulla giusta carreggiata, potevano ammazzare il tempo creando sempre nuovi giochi che vedevano Stilinski come protagonista . Mettiamola così: quando giocavano a candy crush, Stiles era sempre la gelatina. Chiunque abbia mai giocato a quel gioco sa perfettamente che lo scopo della maggior parte dei livelli, è di eliminare tutta la gelatina: il divertimento finiva quasi sempre con un emicrania, ed un occhiata di disapprovazione di Tristan Rosier, infermiere del castello nonché cugino del ragazzo. Ormai aveva un letto prenotato in infermeria un giorno sì e due no, tanto che gli era più familiare il soffitto bianco e a volta piuttosto che il baldacchino giallo del suo letto nel dormitorio.
    Ovviamente non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, figuriamoci: lui faceva il baldanzoso, il gradasso, apriva la bocca quando non doveva e finiva sempre per cacciarsi in guai più grossi. Come lo aveva correttamente definito Maeve Winston al ballo invernale, era patetico. La sua identità fittizia era poco convincente perfino con sé stesso: a suo padre faceva credere di essere figo, amato, e da caramelle circondato (non che fosse poi tanto sbagliato, tenendo conto dell’esempio di candy crush: sorvolava solo sul fatto che lui non era una caramella come gli altri. Omettere non è un reato, giusto? Inoltre, un figo lo era. Ed era sicuro che la piovra del Lago Nero provasse per lui qualcosa di più della semplice amicizia); a Lilith.. che dire, non le faceva credere niente, dato che probabilmente a lei nemmeno importava cosa fosse o non fosse il Tasso; a Hope era inutile dire alcunchè, dato che il suo migliore amico era uno degli aguzzini più feroci (insomma, una di quelle caramelle rigate che fanno esplodere tutta la riga –o colonna- di gelatine). Dire che non rimaneva nessun altro, sarebbe stato troppo triste?
    Non che avesse molto tempo per pensarci, dato che era in piena fuga.
    Andrew non era un gran corridore, reggeva sì e no un minuto prima di sciogliersi in tosse e milza infuocata. Correre a perdifiato non era di certo uno dei suoi passatempi preferiti, specialmente se un gruppo di ragazzi dell’ultimo anno lo stava rincorrendo. Non si ricordava nemmeno più quale fosse il motivo per cui se l’erano presa con lui: forse era per qualcosa che casualmente gli era sfuggito dalle labbra, riguardo a una madre, un patronus, ed una torta. Non chiedetegli altro.
    Cadde, si rialzò, cadde di nuovo, si rialzò un po’ più dolorante, e proprio quando pensava di non avercela fatta vide la luce: l’insegna dei tre Manici. Bingo! Lì dentro era.. quasi al sicuro, ecco. Diciamo che il suo capo non avrebbe approvato risse nel bar, specialmente se avessero invalidato il cameriere. Sfrecciò di fianco a due ragazzi che stavano entrando e, non appena gli avventori del locali spostarono la loro attenzione su di lui, tornò ad un passo normale. Cercando di non avere il fiatone, stava trattenendo troppo fiato, il che significava che avrebbe rischiato lo svenimento fra 3, 2, 1.. No, acqua. Aveva bisogno di acqua. Scolò il bicchiere pieno dietro il bancone, e subito la vista funzionò meglio. Non gli sembrava più di dover morire. Fantastico!
    Come se non fosse accaduto niente, rispuntò da dietro il bancone fingendo non curanza, con già uno straccetto in mano ed un bicchiere pulito da asciugare: e poi osavano dirgli che non aveva la stoffa per fare il cameriere. Che poi, se avesse avuto bisogno della stoffa sarebbe andato da Madama McClan, non ai Tre Manici, giusto?
    Purtroppo quella specie di smorfia sorriso che aveva sulle labbra, morì non appena vide i due ragazzi che stavano entrando nel locale, quelli che prima aveva superato così poco finemente: Hope, e Howe. Shane Howe, quello con i capelli più morbidi di tutta Hogwarts –voci di corridoio, davvero- e che tanto si divertiva ad usare il Tassorosso come pungiball incantato. Come fosse capitato che una ragazzetta dolce come la Mills fosse finita con uno come Howe, si poteva spiegare solamente osservando la coppia Lawrence – Stilinski. C’era proprio qualcosa di sbagliato nei Tassorosso.
    Cosa fare? Ma ovviamente, continuare a fingere che non fosse successo niente. aveva funzionato per sedici anni, avrebbe funzionato ancora per un po’. “Hope, Howe” Breve pausa significativa. “Benvenuti ai Tre Manici! Che coincidenza trovarci qui” Aggrottò le sopracciglia. “Cioè, io ci lavoro, quindi in realtà non è una coincidenza” Disse più a sé stesso che a loro, assorto nei pensieri. Per un attimo, immaginò di essere al loro posto, di entrare nel pub e trovare uno stiles a servirlo. Troppo utopico perfino per lui. Scrollò il capo, ed indicò con un cenno della mano i tavoli liberi. “Prego, accomodatevi. Sui tavoli trovate le liste del dolce, del salato, e delle bevande. Quando vorrete ordinare, basterà urlare Ananas, ed io accorrerò subito presso le vostre stimate..” Un breve inchino in direzione del serpeverde. “..Persone. Lo so, sembra una regola strana, ma la nuova proprietaria è.. particolare” Spiegò il tutto come fosse la cosa più ovvia del mondo. “Ah, e le ordinazioni dovranno essere fatte per forza da un ragazzo: non guardate me, ambasciator non porta pena” Dopo un occhiolino a Hope, tornò a lucidare il bicchiere già brillante.
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    Shane le sorrise e mentre lo faceva ricordò la promessa che le aveva fatto l'anno precedente, prima di tornare entrambi a casa per l'estate. Qualche giorno prima di lasciare Hogwarts erano successe varie cose che li avevano fatti litigare come mai: a parere di Hope, Shane era diventato come gli altri, crudele. Anzi lo era sempre stato ma fino ad allora non aveva fatto niente di ecclatante per poter essere definito davvero una "cattiva persona" secondo il pensiero di lei. Quei giorni prima di lasciare la scuola se l'era presa con un gruppo di ragazzi del terzo anno ed era finita molto male. Erano degli smidollati a suo parare. L'avevano circondato in gruppo e anche se lui era solo e loro cinque, non gli avevano torto un capello, perchè non ci erano riusciti. Ma Hope ci era rimasta molto male quando aveva saputo cosa lui aveva fatto ai ragazzi, perchè oltre che essere più inesperti erano anche della sua casata, Tassorosso. Gli aveva chiesto mille volte cosa gli stesse accadendo e perchè voleva diventare come gli altri. Lui le aveva risposto che non era come gli altri, era semplicemente lui. Si incazzava terribilmente quando lo paragonava ad altri. Quei ragazzini avevano iniziato per primi a provocarlo, volevano fare i duri perchè erano in gruppo, ma davvero lo avevano sottovalutato. Così, lui gli aveva fatto passare un quarto d'ora buono di pura agonia. Secondo Hope, lui avrebbe semplicemente dovuto calmare le cose e lasciarli perdere, senza fargli male, invece li aveva quasi uccisi.
    « Shane, promettimi che non lo farai più » Le aveva chiesto lei quasi in lacrime. In quel momento aveva ceduto perchè in fondo non era fatto di ghiaccio, e di fronte a Hope quasi sul punto di piangere, aveva mentito « Lo prometto »
    Mai niente fu più falso. Sapeva di non essere in grado di mantenere la promessa. Quando furono vicini all'entrata del pub un ragazzo li superò per entrare nel locale. Shane non vi prestò molta attenzione, l'aveva visto di sfuggita ma aveva un'aria familiare. Appena entrati lo sguardo di Shane si era posato subito su quel ragazzo che pensava a lucidare i bicchieri in maniera così attenta. Ogni volta si dimenticava che Stilinski lavorava lì. Lo conosceva superficialmente, per varie vicissitudini, ma non aveva mai approfondito il rapporto con lui. Di lui sapeva che era sempre il primo della lista per quanto riguardava le punizioni, torture e divertimenti vari di varie persone. Era uno dei bersagli preferiti di molti mangiamorte. Anche di Shane a volte. Aveva approfittato di lui, spesso e volentieri usandogli contro la maledizione imperius, niente di doloroso, solo molto divertente. Giravano voci che qualche tempo prima questa maledizione fosse ritenuta illegale, ma erano solo storie, niente di vero. Era il suo incantesimo preferito dopotutto! O altre volte, quando magari era proprio arrabbiato, se l'era presa con lui in altri modi poco piacevoli, facendo infuriare Hope. Lei difendeva quel ragazzo, sempre! Quasi fosse il suo fidanzato o suo fratello. Shane la prendeva in giro perchè continuava a difenderlo, sempre e comunque. Era molto protettiva con quelli della sua casata e quando venivano toccati diventava patriottica in una maniera fastidiosa.
    Il ragazzo che li aveva accolti li fece accomodare nei tavoli vuoti e Shane gli fece un sorrisetto di intesa. Hai visto, c'è il tuo amico Tasso. Disse con tono divertito a Hope senza togliere lo sguardo da lui. Ogni volta che si sedeva lì, aveva quasi il sospetto che ordinando qualcosa Stilinski gli avrebbe portato una bevanda avvelenata, per vendicarsi. Ma no, non lo avrebbe mai fatto (vero?), perchè lui sapeva che Shane oltre che non morire gliel'avrebbe fatta pagare. Presero posto e lui si guardò in giro, in particolare verso Stilinski che non gliela contava giusta, il suo atteggiamento lo urtava... e poi davvero avrebbe dovuto gridare Ananas per ordinare? Prese il menù e tra una chiacchierata e un'altra avevano deciso cosa ordinare. Così si schiarì la voce e disse Ananas. Ma forse, aveva parlato troppo piano, perchè Stilinski non si era nemmeno voltato. Si grattò la fronte e gridò ANANAS!
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?
     
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    Hope Mills
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    Hope fece per entrare quando venne urtata da un ragazzo, si ritrovò a barcollare aggrappata alla porta per non cadere, sbuffò ma poi lasciò perdere, non era da lei attacar briga per così poco, anche se quel ragazzo era stato poco gentile.
    Così entrarono nel pub, il luogo più frequentato di Hogsmeade, specialemente dai ragazzi di Howgarts, non era il massimo dello splendore, in effetti era una bettola, ma era la sua bettola preferita, aveva dei bei ricordi.
    La prima volta che mise piede ai Tre Manici di Scopa era con Shane, ovviamente, erano euforici perchè finalmente potevano uscire in città, e per sbaglio si erano ritrovati lì, ma fu amore a prima vista, probabilmente era dato dal fatto che lei e Shane in quel periodo erano davvero migliori amici, non litigavano mai, si capivano al primo sguardo, erano meglio di una coppia, loro erano inseparabili.
    Ma da quella volta del vicolo, quando vide un ragazzo pestato a morte e poi portato via, tutto cambiò. Da quel giorno lei e Shane non erano più così complici e lui era diverso. Tanto che a volte pensava che anche lui fosse un mangiamorte, data l'arroganza con la quale si poneva con gli altri, soprattutto chi non era serpeverde, ad esempio Stiles. Lo prendeva in giro, e questo faceva infuriare Hope, infatti fu un motivo di litigio tra loro, lo accusò di essere come gli altri, e questo non le piaceva. Lui chiese scusa ma qualcosa non andava tra loro, fingevano di essere amici?! Sospirò e cacciò immediatamente via il pensiero negativo, Stiles la distrasse. Stiles?! Si il suo compagno di casata, adorava quel ragazzo anche se non riusciva mai a capirlo fino in fondo. Sapeva della sua storia e aveva notato il modo in cui si chiudeva a riccio alcune volte, avrebbe voluto capirlo molto di più, ahimè chissa se sarebbe mai riuscita ad avvicinarsi così tanto a lui, se glielo avrebbe mai permesso.
    Stiles!! ciao!! gli fece un grande sorriso quando questo li salutò e gli diede il benvenuto nel locale, per fortuna aveva lui che rendeva i Tre Manici di Scopa ancora il suo posto preferito e guardò subito dopo male Shane. Aveva notato il suo sarcasmo e cavolo se aveva voglia di picchiarlo! Mangiamorte!!! disse in risposta e gli fece la linguaccia. Ultimamente gli diceva mangiamorte, per offenderlo, lui non voleva essere uguale agli altri e questo poteva offenderlo no?!
    Poi si sedettero e rise soddisfatta per le parole di Stiles, aveva sempre la battuta pronta e anche se sembrava aver paura degli altri sapeva come rispondere e prendere in giro anche lui. Guardò Shane che sembrava non voler rispondere alla provocazione del ragazzo, anzi fece proprio come lui disse, per chiamarlo urlò ananas. Rise per la scena e lo guardò stupita Oddio Shane l'hai fatto sul serio?! disse ridendo, come poteva averlo fatto davvero, e per lo più lo aveva urlato ben due volte.

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    andrew "stiles" stilinski
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    Stilinski aveva un modo tutto suo di divertirsi, un senso dell’umorismo che in pochi capivano ed in tanti compativano. Quelli che non lo capivano nemmeno erano quelli con cui si divertiva di più: per quanto lo riguardava, avrebbe potuto passare intere nottate con una faccia impassibile a raccontare di quando aveva sconfitto il drago ungherese sulla torre di astronomia, e come gli fossero venuti in aiuto i fruttini canditi che prima, nelle cucine, aveva incantato rendendole viventi. Aveva una fantasia fervida di cui andava molto fiero: ma era proprio quello il suo tallone d’achille, poiché vivendo nell’irrealtà raramente si accorgeva di quello che gli accadeva intorno, e di quanto brutta fosse la situazione in cui si era appena cacciato. Non era uno stupido né uno sprovveduto: era solo impulsivo, e pensieroso. Tanto pensieroso. A volte pur di non avere tutte quelle idee stipate in testa, optava per parlare da solo, in modo che i pensieri non si schiacciassero fra loro ed evitassero di fargli venire un gran mal di capo. C’era chi prendeva l’aspirina, chi un intruglio di Rosier, chi un bicchiere d’acqua, e chi parlava da solo. Filosofie di vita, insomma.
    Ma mai, nemmeno nei suoi sogni più rosei, avrebbe immaginato che Shane Howe gridasse seriamente ananas per attirare la sua attenzione. Approfittando del passaggio di un anziano Mangiamorte che lo nascondeva alla vista, si buttò dietro il bancone poggiando la schiena sull’armadietto, e si ficcò un pugno in bocca per evitare di ridere sguaiatamente quanto avrebbe voluto. Si diede una pacca soddisfatta sulla spalla, quindi si rialzò in piedi con un espressione serissima, calato perfettamente nella parte. Diversi altri avventori si erano girati ed avevano lanciato una strana occhiata al Serpeverde, il che rese ancora più orgoglioso Stilinski del suo stratagemma: non poteva vendicarsi spesso, ma quando lo faceva era in grande stile.
    Qualche giorno prima aveva inventato un gioco stupidissimo, giusto per passare il tempo. Il tema era la frutta, ed il premio era un buono per un dopocena per due da Madama Piediburro (sì, prima di mettere in piedi quello spettacolino aveva chiesto, con un imbarazzo crescente ogni volta che alzava gli occhi verso il suo interlocutore, a Maeve Winston) : il gioco consisteva nel dover mangiare quanta più frutta possibile nel minor tempo, ed il frutto veniva scelto a caso da Stilinski stesso ogni giorno. Per offrirsi volontari, bisognava urlare il nome del frutto: indovinate qual era quello di quel giorno? Con un gesto della bacchetta, scrisse il nome sull’annuncio in bacheca che riportava l’evento: ananas. In effetti era gioco sleale dato che il ragazzo non sapeva a cosa stava andando incontro, brutta cosa per i Tassorosso, ma per una volta Stiles avrebbe fatto uno sgarro. Ne valeva la pena.
    E Shane Howe doveva ringraziare che non avesse scelto quello che gli aveva proposto Christian, l’altro cameriere: lui voleva installare una pedana al centro del pub, e lanciare al volontario del giorno la frutta in questione. Il volontario avrebbe dovuto prenderlo con la bocca e mangiarlo: se arrivava a 15, il buono era suo. Per quanto Stiles morisse dalla voglia di lanciare ananas contro Shane, sapeva che non sarebbe stato bello per nessuno dei due. Puntò la bacchetta alla sua gola e, con un sonorus, alzò il volume della sua voce. Salì su uno sgabello per ottenere l’attenzione di tutti. “Buongiorno a tutti. Come molti di voi sapranno, in questi giorni i Tre Manici ha creato una nuova iniziativa, chiamata l’amore ha il suo peso. I concorrenti, tutti volontari fra voi clienti, dovranno mangiare quanto più possibile del frutto del giorno nel minor tempo possibile, e come premio avranno un buono per una cena, anzi dopo cena, da Madama Piediburro. Il frutto di oggi è.. l’ananas! Ed il concorrente che si è offerto volontario, signori e signore, è il Serpeverde seduto a quel tavolo: un applauso per Shane Howe! Shane, spero che ti piaccia l’ananas” Scese dallo sgabello e si diresse verso il tavolo, taccuino alla mano. “A meno che tu non voglia ritirarti da questa sfida.. non tutti se la sentono” Esordì seriamente una volta arrivato al tavolo, annuendo fra sé e sé. Sì, probabilmente il serpeverde, una volta uscito dal pub, l’avrebbe ucciso. ”Nel frattempo prendo le ordinazioni, magari dopo l’ananas hai ancora fame. Sete l’avrete sicuramente. Cosa volete, ragazzi? ” Domandò con un mezzo sorriso rivolto più a Hope che al Serpeverde. "Personalmente vi consiglio le cioccopuffole, meritano davvero il nome altisonante che possiedono"
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    Shane era più furbo di quanto Stilinski avrebbe potuto immaginare. Non era solito farsi prendere per i fondelli o permettere a qualcuno di prendersi gioco di lui. Non era mai capitato e non sarebbe capitato di certo adesso, di questo era sicuro. Non lo voleva ammettere, mai lo avrebbe fatto, ma in fondo (molto in fondo) quello Stilinski gli stava quasi simpatico. Forse in realtà lo compativa solamente per quel suo modo contorto di pensare o di ragionare. Anche Shane spesso avrebbe voluto rifugiarsi nei suoi pensieri e vivere in un mondo tutto suo, facile così. Stiles andava in cerca di guai come se fossero avventure fantastiche in cui lui poteva trionfare sempre o almeno nella sua testa. Era molto surreale come persona, sembrava sognasse perennemente ad occhi aperti. E probabilmente anche poco prima, quando gli aveva lanciato la battuta dell'ananas stava ampiamente sognando. Shane era stato al gioco, tutti lo avevano guardato in modo strano e quasi divertiti quando aveva gridato "ANANAS". In quel momento giurò di aver visto Stiles quasi sul punto di morire per evitare una risata che comunque, a detta di Shane, gli sarebbe stata fatale. Lo vide sparire dietro il bancone e poi tornare su poco dopo come niente fosse.
    Guardò Hope e le fece un sorrisetto dispettoso « Vedi? E' il tuo amico Tasso che mi provoca, dovrei far finta di niente? » Disse con aria fintamente ingenua e imbronciata. Tirò fuori la bacchetta e iniziò a osservarla con attenzione. A quanto ne sapeva non poteva toccarlo lì dentro, non poteva far male a qualcuno. E non aveva nemmeno intenzione di dare spettacolo. Al contrario di Stilinski e di quanto Stilinski probabilmente pensava di lui, non aveva alcun piacere a stare al centro dell'attenzione. Anzi, odiava le attenzioni in generale. Se avesse potuto stare perennemente nell'ombra più assoluta e nel silenzio infinito lo avrebbe fatto. Ma al mondo c'erano persone che pensavano sempre a fregare il prossimo, per noia, o anche solo per farsi una risata. E lui non li sopportava, ne era allergico. Stiles era una persona che provocava anche solo con uno sguardo - a parere di Shane. Lui si sentiva sempre provocato dal ragazzino! Anche solo dalla sua esistenza. Scegliere di affidarsi a mondi fantastici invece di reagire e vivere la realtà, era da codardi. Sentirlo respirare la sua aria era un affronto, una bella provocazione. Chissà cosa ci trovava Hope in quel tipo, se lo chiedeva da ormai troppi anni. Quando Stiles usò il sonorus per farsi sentire meglio stette ad ascoltare ciò che aveva da dire. Una sfida eh? Bè non si sarebbe tirato indietro, ma aveva delle condizioni. Il ragazzo si avvicinò a loro per prendere le ordinazioni e Shane lo guardò con aria molto interessata per poi dire
    « Accidenti Stilinski, me l'hai fatta! Sei proprio furbo...credo che accetterò la sfida, sai... » poi abbasso il tono di voce « Per riprendere un po' della dignità persa poco fa. Però ho delle condizioni... » Disse allora riprendendo in mano la propria bacchetta, che nel frattempo aveva poggiato sul tavolo, per poi rimetterla via dentro la divisa. « Se stai alle mie condizioni io sto al tuo giochetto. » Se non ci fosse stato lo avrebbe in ogni caso preso in un angolo del castello con violenza, per dargli una lezione. « Per il resto, una burrobirra e le tue palle servite su un piattino...» Sorrise, poi fece una smorfia. « Anzi, quelle forse più tardi, sempre se ce le hai. »
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?



    Mi sono addormentata ridendo ieri D: xD
     
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    Hope odiave le provocazioni, in che modo potevano queste essere utili alle persone che le creavano? Niente. Ecco a cosa servivano, solo a farsi prendere a pugni o peggio, ritrovarsi a duellare per non morire; visto che i combattimenti non erano mai così piacevoli, venivano usati due dei tre incatesimi pù brutti che Hope avesse mai conosciuto: Imperius, con la quale ogni persona perdeva completamente il controllo del proprio corpo, diventava anche una forma di tortura da parte di chi la subiva. Hope aveva visto Shane utilizzare questo tipo di incantesimo, era sicura che fosse la sua preferita e che si divertisse a infliggere tale supplizio ai ragazzi e ovviamente questo era uno dei tanti argomenti di litigio fra i due.
    Crucius, al solo pensiero rabbrividiva, come poteva essere usata nella scuola per i duelli fra ragazzi?! se lo chiedeva spesso, come potevano essere questi due incatesimi essere legali?! Voci di corridoio dicevano che queste insieme ad Avada Kedavra erano state in passato le maledizioni senza perdono e che fossero non solo illegali, ma quasi impronunciabili. Ma ovviamente erano solo leggende, anche perchè chiunque affermasse pubblicamente una cosa del genere, il giorno dopo spariva, per poi ricomparire pestato e non sempre esisteva questa possibilità di ritorno. Questo faceva pensare che probabilmente un fondo di verità c'era e Hope avrebbe cercato prima o poi. Ma non poteva dirlo a Shane, si sarebbe opposto e probabilmente lo avrebbe anche messo nei guai, quindi molte delle sue ricerche le teneva nascoste.
    E Stiles come nel suo carattere provocava, solleticava i nervi dei compagni serpeverde che quasi sempre accettavano e di conseguenza lo picchiavano, ma perchè farlo allora?! Hope scosse la testa e guardò male Shane Smettila di accettare così le provocazioni solo per poi poterti vendicare! Stava solo scherzando e ora è diventato un duello tra di voi e sai che finirà con il pestaggio di Stiles! disse ma quei due davvero non la stavano propio a sentire, la sfida era iniziata e questo non avrebbe davvero portato niente di buono. Shane per favore non lo fare... disse a bassa voce prima che Stile rivolgesse ai due la parola al tavolo, prendendo infine l'ordinazione. A lei era anche passata la voglia di tutto. Sospirò Stile io le vorrei le cioccopuffole ma perfavore non fatelo questo gioco sadico! è davvero necessario? guarò Stile con dolcezza, e poi anche Shane. Hope odiava le provocazioni.


    L'apparenza a volte inganna

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    Stiles aveva sempre pensato di avere qualche disturbo mentale, e quel pomeriggio ai Tre Manici non faceva che alimentare quest’idea: non solo era fuggito da un gruppetto di bulletti della scuola, il che significava che una volta al castello avrebbe avuto di che divertirsi, ma stava anche provocando un altro prepotente. Gli veniva troppo naturale provocare le persone, proprio non riusciva a tacere. E meno male che la sincerità era la dote più apprezzata di una persona, pensare se non lo fosse stata. Il gioco dell’ananas avrebbe anche potuto evitarselo, ma era stata una tentazione troppo grossa. E si sa quel che si dice: il modo migliore per resistere alle tentazioni, è cedere.
    Accidenti Stilinski, me l'hai fatta! Sei proprio furbo...credo che accetterò la sfida, sai..Per riprendere un po' della dignità persa poco fa. Però ho delle condizioni...” Stiles inarcò un sopracciglio: pensava davvero che sarebbe stato al gioco? Poffarbacco, sia che le avesse accettate sia che non l’avesse fatto, Howe avrebbe trovato il modo di vendicarsi per quel tiro mancino in ogni caso. Ormai quello era un dato di fatto, quindi davvero non era il caso di accettare le sue condizioni. Stiles l’aveva accettato, come aveva accettato tutto nella sua vita; non è che fosse un codardo, semplicemente reagiva alla violenza in un modo tutto suo. Probabilmente avrebbero dato un nome particolare a quel modo di atteggiarsi, qualcosa tipo stilinskiano, essendo lui il capostipite. “Se stai alle mie condizioni io sto al tuo giochetto” Ah, ormai aveva lanciato il guanto di sfida, ritirarsi dalla gara sarebbe stato perdere un po’ della sua dignità da serpeverde. Figurarsi se avrebbe fatto un simile capitombolo, Howe aveva una certa reputazione da mantenere, e non era quella di uno che si tirava indietro. Al contrario di Stiles, lui era famoso per quello, e la cosa non lo sfiorava minimamente. Tanto la sua immagine, peggio di così, non avrebbe potuto essere rovinata. Forse.
    Per il resto, una burrobirra e le tue palle servite su un piattino… Anzi, quelle forse più tardi, sempre se ce le hai.”
    Che gusti particolari, il ragazzo! Stiles fece un mezzo sorriso, annotando entrambe le pietanze –non si sa mai, magari in cucina avevano qualcosa che avrebbe potuto fare al caso suo-, prima di voltarsi verso Hope.
    Stile io le vorrei le cioccopuffole ma perfavore non fatelo questo gioco sadico! è davvero necessario?”
    Che ragazza dolce ed ingenua, conosceva troppo poco il Tasso per sapere cosa gli stava chiedendo. Faceva un sacco di stupidaggini, si ritirava dalle sfide lanciate a lui, ma mai avrebbe rimangiato la parola su una sfida lanciata da egli stesso. Aveva una strana concezione del mondo, e degli strambi principi morali, il ragazzo. Le diede un buffetto sulla guancia. “Ehi, non essere triste: benvenuta nella mia vita” Segnò le cioccopuffole sul blocchetto, quindi rivolse di nuovo la sua attenzione a Shane. “Mi dispiace ragazzo, ma questo è il mio gioco, non il tuo. Le regole sono quelle enunciate prima, non vi sono condizioni” Si abbassò abbastanza da avere gli occhi alla sua stessa altezza. “Tanto sappiamo entrambi che la pagherò comunque. Comunque, se volevi vedere le mie palle, bastava chiedere con gentilezza. Certe proposte non si rifiutano mai” Fece spallucce e si diresse verso il bancone, dove riempì un boccale di burrobirra e mise tre dolcetti in un piattino. Per un attimo ebbe la tentazione infantile di sputare dentro la bevanda, ma in fin dei conti era un Tassorosso: certe cose lui non le faceva, punto. “La burrobirra per il signorino, e le cioccopuffole per la bella ragazza. I dolci sono offerti dalla casa” Sì, poi avrebbe lasciato delle falci nella cassa. “Mentre per la Burrobirra sono tre falci” Sorrise sornione aspettando il pagamento. “Ah, devi dirmi se sei interessato a partecipare o no: l’ananas muore dalla voglia di sfiorare le tue dolci labbra” Fece l’occhiolino ad Howe e mimò un bacio a schioccò. Se avesse avuto il frutto fra le mani, probabilmente avrebbe anche improvvisato un passo a due: un ananastiles.

    winston,©


    ahahahah anche io, non so perché ma trovo l'ananas un frutto divertente, e inserirlo in una role era uno degli obiettivi della mia vita XD
     
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    La situazione stava diventando assurda, o forse in realtà lo era già diventata sin da quando aveva deciso di uscire con Hope per andare ai Tre manici, in cui in fondo sapeva ci avrebbe trovato Stilinski. Chi glielo aveva fatto fare non lo sapeva, ma adesso era lì, imepelagato in quella stupida situazione. Avrebbe tanto voluto trovarsi nella Sala comune di Serpeverde a leggere, come stava facendo quella mattina. Ma niente, era lì e doveva gestirsi al meglio la sfida, che ovviamente non avrebbe rifiutato. Il ragazzo era tornato per prendere le ordinazioni ma quanto pareva non aveva intenzione di sentire le condizioni di Shane.
    “Mi dispiace ragazzo, ma questo è il mio gioco, non il tuo. Le regole sono quelle enunciate prima, non vi sono condizioni”
    Furbo, un altro punto per lui. Perchè avrebbe dovuto? Shane voleva semplicemente assicurarsi che gli ananas non fossero avvelenati o truccati in qualche modo per fargli avere un mal di pancia improvviso o la nausea, sarebbe stato troppo imbarazzante e davvero non gliel'avrebbe perdonata. 15 ananas, ma quanto erano grandi? Non era un frutto molto pesante, era molto acquoso, quindi non sarebbe stata una sfida impossibile. Sperò nella lealtà del Tasso o al contrario avrebbero dovuto fare cambio di casata. Dopotutto a Stiles cosa poteva importargliene di lui? Se gli faceva fare una pessima figura era sicuramente più felice. Guardò Hope che a sua volta guardava Stiles come se fosse un angelo sceso dal cielo. A volte era così sciocca. Se si fosse sentito male, Hope lo avrebbe portato subito in infermeria o avrebbe ceduto a risate fragorose anche lei insieme a Stilinski? La diffidenza verso tutto e tutti era un lato del carattere di Shane su cui avrebbe dovuto lavorare duramente per poter vivere sereno. Riposò lo sguardò sul ragazzo che nel frattempo stava prendendo appunti sulle proprie palle, davvero l'aveva scritto nel taccuino?! Poi Shane lo vide abbassarsi alla sua altezza e si ritirò leggermente indietro, infastidito come mai da quella vicinanza. “Tanto sappiamo entrambi che la pagherò comunque. Comunque, se volevi vedere le mie palle, bastava chiedere con gentilezza. Certe proposte non si rifiutano mai”
    Non ne voleva sapere delle sue palle, ovviamente. Quant'era irritante quel tizio, solo lui lo sapeva! Hope non se ne accorgeva?! Anche solo guardarlo gli faceva venire l'orticaria. Per fortuna lui si allontanò subito per andare al bancone per prendere le ordinazioni. Che paranoia. Doveva concentrarsi con anima e corpo per non appenderlo violentemente al muro. Lo guardò quando prese la burrobirra e i dolci per Hope, poi si riavvicinò a loro posando le ordinazioni sul tavolo.
    “...per la Burrobirra sono tre falci” Prese il denaro dalla divisa e si alzò in piedi sovrastando il ragazzo in altezza. Gli passò gli spicci in mano e gli fece un sorrisetto con aria di sfida « Me la sbucci tu l'ananas? » Si leccò le labbra, l'ananas era un frutto che gli piaceva particolarmente. Era pronto, quasi elettrizzato! La bevanda poteva aspettare, meglio non riempirsi troppo lo stomaco, fortunatamente non aveva toccato cibo da quella mattina.
    Morte tua, vita mia. Questo non significa che ho paura di morire.
    Ma che la mia vita vale più della tua, quindi perchè dovrei perderla per te?
     
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    Invisibile=Che non è visibile, che non si può percepire, ecco come spiegare come si sentiva Hope in quel momento. Stiles le aveva sorriso, dato un puffetto sulla guancia e detto “Ehi, non essere triste: benvenuta nella mia vita”, ma come poteva Hope non essere abbattuta?! Stiles sapeva a cosa andava incontro ma nonostante ciò stava continuando a provocare Shane. E lui di suo canto, non solo la stava ignorando ma se lei se ne fosse andata probabilmente non se ne sarebbe neanche accorto, dato che non faceva altro che alimentare questo duello, sapendo che alla fine avrebbe vinto comunque, pestando a morte Stiles.
    Sospirò e non appena arrivarono le ordinazioni arrossì ancora pù del dovuto, Stiles le stava offrendo i dolcetti?! Non aveva neanche fame, che spreco. Per un attimo ebbe la voglia di prendere la bacchetta e pietrificarli entrambi, ma cosa sarebbe cambiato? Forse non avrebbero fatto un duello ora, ma di sicuro Shane si sarebbe vendicato e magari senza di lei presente, almeno in quel modo Hope sperava di riuscire a limitare il danno, così guardò shane che dava i soldi e sprofondò nella sedia mettendo il broncio addio uscita insieme!! e pensare che era stata così contenta di uscire con lui, e invece stava di nuovo duellando con qualcuno, andava sempre a finre così, tutte le sante volte!!!,


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    Alcuni non potevano trattenersi dal fermare Stiles per i corridoi, guardarlo negli occhi e porgli una sola domanda: perché? Il perché era possibile si riferisse a cento, ma che dico, mille cose. Era facilmente rianalizzabile, motivo per cui con un mezzo sorriso ironico si limitava a rispondere perché no? che, bene o male, riassumeva tutta la sua vita. Tutto quello che faceva, o diceva, non aveva secondi fini. Lo faceva perché gli andava, perché fare altrimenti sarebbe stata una possibilità altrettanto plausibile. Avevo letto che nell’universo esistevano migliaia di universi paralleli, ognuno dei quali rispecchiava l’altra scelta, quella che nel mondo corrente nessuno aveva fatto. A volte Andrew si chiedeva se in uno di quelli lui fosse diverso, forse più maturo, forse più cosciente di sé stesso. Altre volte si chiedeva se negli altri universi fosse sopravvissuto, o fosse morto la prima volta che aveva aperto bocca.
    In quell’universo però era ancora vivo, e nonostante non sembrasse, ci teneva a rimanere tale ancora per un po’.
    “Me la sbucci tu l'ananas?”
    Forse si trattava di una specie di sindrome di Stoccolma, ma Stiles non poteva fare a meno di apprezzare tutti i suoi aguzzini. In un modo completamente diverso da lui, riuscivano ad essere geniali e brillanti, doti che lui apprezzava sempre e comunque indipendentemente dalle circostanze. Sapeva che Shane Howe moriva dalla voglia di sbattergli un ananas sul naso, eppure non potè impedirsi di sorridere sinceramente, inarcando le sopracciglia verso l’alto. “Certo, per chi mi hai preso?”
    Anche se sbucciare quindici ananas non era esattamente una delle sue mansioni preferite. Di positivo c’era che non avrebbe dovuto utilizzare il metodo dei babbani, coltello alla mano e tanta pazienza; il lato negativo era che lui e l’incantesimo di sbucciamento (come lo chiamava quando nessuno lo stava ascoltando) non andavano propriamente d’accordissimo. Era più la frutta che rimaneva attaccata alla buccia di quella che effettivamente era commestibile.
    Un quarto d’ora e diverse imprecazioni dopo, Stiles aveva sbucciato tutte le ananas (era riuscito a tagliarsi su un dito, non chiedetegli come fosse possibile perché davvero non ne aveva la più pallida idea) e le aveva messe in un grosso recipiente blu. Si stampò sulle labbra un sorriso e tornò nel locale, dove a passo trionfale –che per lui significava senza inciampare- si diresse verso il tavolo di Hope e Shane. Poggiò l’ananas di fronte al ragazzo e prese uno sgabello, sul quale salì con la sua solita grazia –ribaltandolo per due volte-.
    “Bene signori, Shane Howe ha accettato la sfida! Quindici ananas attendono solamente di essere mangiate, hai a disposizione.. “ alzò gli occhi al cielo corrugando leggermente le sopracciglia. “.. Tre minuti, a partire da ora. In bocca al lupo!” Scese dallo sgabello e battè leggermente le mani per dare il via. Si sedette al tavolo vicino ad Hope e abbassò leggermente la voce. “Ovviamente il mio in bocca al lupo era rivolto all’ananas” sorrise malizioso e si preparò a godersi lo spettacolo, allungando le gambe davanti a sé ed incrociando le braccia.


    winston,©
     
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