Do I have to run and hide?

Ogden.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.      
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n176cmCsba1qly3wvo5_250tumblr_n176cmCsba1qly3wvo3_250
    «La parola è stata data all'uomo per nascondere il pensiero.»
    Di nuovo il buio. A Lydia il buio non piaceva, quasi sapesse cosa vi si nascondeva all’interno ed avesse paura di incontrarlo. Provò a battere le palpebre, ma non servì a nulla; aveva perfino il terrore di allungare le mani, per paura che quel buio potesse afferrarla. Una risata nel’oscurità, fuori luogo quanto un circo babbano ad Hogsmeade, risuonò in modo strano attorno a lei, un eco insolito. Doveva trattarsi di una stanza vuota, o di una grotta. Come ci era arrivata lì? Non lo ricordava. Sapeva di aver chiuso gli occhi, e quando li aveva riaperti si era ritrovata lì dentro. Cominciò a tremare, ma cercò per quanto le era possibile di rimanere immobile: le piaceva credere che se fosse rimasta immobile, il buio non l’avrebbe trovata.
    Dopo qualche secondo di puro terrore, sentì la gola grattare, e capì che la risata era la sua.
    Non è reale.
    Si toccò le braccia, ed erano bagnate. Improvvisamente alle narici le arrivò un forte odore metallico, come di rame lasciato sotto la pioggia, così penetrante che poteva sentirne il sapore sulla punta della lingua. Lentamente, spalancò gli occhi ed inclinò il capo verso il basso; muovendo qualche passo, si accorse che il pavimento era scivoloso, e quando si portò le mani al volto sentì che anche il viso era umido. Era dietro ad una cascata? Razionalmente, era l’unica risposta affermativa che quel giorno avrebbe voluto.
    Non è reale.
    Non voglio la luce.
    Nel momento esatto in cui lo pensò, una luce bianca ed abbagliante illuminò una stanza altrettanto bianca in un tripudio di pallida asetticità.
    E Lydia cominciò a urlare, perché ciò su cui stava camminando, e ciò che le impregnava gli abiti e la pelle, altro non era che sangue. Ovunque guardasse vedeva corpi immobili in posizioni innaturali, e sangue. Riconobbe qualche viso fra quelli che aveva visto a scuola, o in giro per Hogsmeade: professori, studenti, abitanti del villaggio. Corse verso la parete priva di porta, ma prima di arrivare scivolò e si ritrovò immersa in una pozza del fluido vitale che, in natura, avrebbe dovuto scorrere nelle vene e dare la vita a quei corpi bianchi quanto la stanza. Continuò ad urlare, l’eco le riverberava nelle orecchie, si alzò e si appoggiò a peso morto sulla parete. Cominciò a picchiare i pugni più forte che poteva. “Fatemi uscire, fatemi uscire!”
    Non è reale.
    Le doleva la gola. Un rumore attirò la sua attenzione, dietro di lei.
    Non ti voltare. Non farlo, Lydia.
    Ma non poteva ignorarlo. Lentamente, poggiando la schiena al muro e imbrattandone il candore, si girò: una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi, immacolata in quel macello, le puntava un dito contro, mentre un sorriso le incurvava le labbra rosse tanto quanto la carneficina attorno a loro. Lydia guardava sé stessa, lei sporca di sangue e l’altra bianca quanto la neve, e pensò che nemmeno urlare le sarebbe bastato. “Non è reale” Sussurrò, la voce roca e provata dalle grida di poco prima. Tremava così tanto che stava in piedi per miracolo, e sarebbe caduta se la parete non l’avesse sostenuta. “Non ancora” Rispose l’altra.
    FATEMI USCIRE!” Picchiò i palmi contro il muro dietro di sé, così forte che pensò di essersi rotta qualcosa.

    Cadde all’indietro, e quando aprì gli occhi due studentesse del terzo anno la stavano guardando incuriosite. Aveva picchiato la schiena contro il pavimento, ma la paura era tale da non farle sentire nemmeno il dolore. Si alzò a sedere lentamente, e vide davanti a lei la porta aperta dello sgabuzzino dove Malfoy teneva le scope: un semplice antro scarsamente illuminato, dove facevano mostra di loro stupidi manici e strofinacci. Con il fiatone ed i grandi occhi verdi resi ancor più verdi dal pallore della pelle, guardò le due ragazze, che a loro volta sembravano terrorizzate quanto lei. E, esattamente come Lydia, sembravano aver paura della Hadaway stessa. Rimase qualche secondo seduta per terra, mentre il freddo del pavimento penetrava attraverso i vestiti; era talmente fredda dentro, che non sentiva nemmeno quello. “Mi avevano chiusa dentro” Tentò di giustificarsi, passandosi la lingua sulle labbra secche. Tossicchiò, perché le urla erano state reali. “Che scherzo idiota. Grazie ragazze” Rise per alleggerire l’atmosfera, rivolgendo loro un ampio sorriso.
    Era reale?
    Quel pavimento, quella scuola, quella stanza, quel sangue, quei morti, quelle ragazze. Qual era la realtà? Buio o luce, rosso o bianco, chi era Lydia Hadaway?
    Esisteva, o era tutto un sogno? Svegliati, Lydia. Apri gli occhi.
    Ma era già sveglia, ed era tutto un incubo.
    Si alzò e si rassettò i vestiti. Si portò distrattamente le mani ai capelli, in cerca di ciuffi che fossero sfuggiti dalla treccia, mentre camminava per i corridoi del castello. Voleva uscire. Uscire da quella scuola, da quella città, da quella vita non-vita. Metteva un passo davanti all’altro quasi con eleganza e leggiadria, mentre l’unica cosa che avrebbe voluto fare era correre, correre, correre, e non fermarsi fin quando le gambe avrebbero retto, e poi rialzarsi e correre ancora. Stava impazzendo, o forse lo era sempre stata.
    Indossava un semplice vestito a righe rosse e blu, semplice, un lungo cardigan blu e ballerine rosse, dello stesso colore del vestito. Prese il mantello prima di uscire, come se stesse andando a fare una passeggiata.

    Quando fu fuori dai confini del castello, fece la cosa più pericolosa che avrebbe potuto fare: si smaterializzò senza una meta precisa in testa. L’unica cosa su cui si era concentrata, prima della giravolta, era un luogo che per lei significasse sicurezza: Lydia Hadaway non si sentiva sicura da nessuna parte, ma forse qualcun altro, qualcuna che era stata, sì.
    I piedi sfiorarono un prato non più verde, ma giallo. Non sapeva come ciò fosse possibile, una cosa del genere se la sarebbe aspettata in piena estate, ma una parte di lei riconosceva quel parco come una costante, e vedeva in quei colori la normalità. Avis. Il nome, e le informazioni ad essa connesse, nacquero nella sua mente in maniera del tutto naturale, come se semplicemente vi fossero sempre state. Si trovava nel parco di Diagon Alley, precisamente in una parte non più in uso, dietro i cespugli che ne delimitavano la proprietà e varcavano il territorio di confine per i bambini che cercavano avventure altrove. Vi erano una panchina sgangherata, ed un altalena che probabilmente aveva visto giorni migliori. E fu proprio lì che i passi la portarono. Si sedette cautamente sull’altalena, la quale inaspettatamente resse il suo peso, poggiò la fronte sulla catena che teneva ancorato il seggiolino all’intera struttura, e chiuse gli occhi.
    Questo è reale, Lydia?
    winston,©
     
    .
  2. ogden
         
     
    .

    User deleted


    Caotico Neutrale• 24 Anni• Ex Serpeverde
    Sherman C. Ogden
    tumblr_lmk0j0qN9H1qgovhmo1_500
    « Se la felicità ha una causa, sei pronto a essere infelice in qualsiasi momento. »
    Lavorare alla luce del sole non rientra nei miei standard operativi (riconosco di averne di differenti e complessi), ma quando accetto un incarico -il che accade assai di rado, ed i mandanti sono (quasi)sempre gli stessi- difficilmente si può ricreare la situazione perfetta, devi saperti adattare ed essere schizzinoso il meno possibile. La flessibilità, è questo il confine insormontabile che c'è tra un buon sicario ed un'eccellente killer; inutile dirvi in quale, tra le due categorie, risiedo io.

    I mandanti (in particolar modo uno dei tre Anziani) mi avevano fornito informazioni talmente dettagliate da lasciarmi con poco lavoro -da qui si capiva l'importanza dell'incarico- .
    Piccola parentesi, anche se non l'avrei ammesso a nessuno, tanto meno a me stesso -almeno non così facilmente-, accettare era stato uno dei motivi principali che mi avevano spinto a ritornare in Gran Bretagna. Necessitavo dell'input giusto e quale miglior modo se non grazie al mio lavoro?
    Dicevo...i minuziosi dati mi avevano portato inizialmente ad un tonfo quasi clamoroso, poichè le scelte da fare erano così esigue che l'affinato istinto di cui tanto mi vantavo aveva fatto cilecca, e questo rodeva non poco, fidatevi. Ora, dato che non potevo più sbagliare, subentrava il tanto noto "appostamento" in un luogo così conosciuito quanto abbandonato a se stesso, come la Stamberga Strillante insomma.
    Avis. Quel parchetto custodiva troppi segreti, e personalmente andarci faceva risorgere scomodi ricordi (forse per questo il mio istinto, inizialmente, aveva "toppato").Tuttavia, anche a distanza di anni e per quanto non fosse in ottime condizioni, quel luogo manteneva un fascino indescrivibile.
    Poiché abbandonato a se stesso, nascondersi e appostarsi comodamente fu più facile del previsto. Ingannare l'attesa non fu difficile e le lunghe ore di specifico addestramento in quel caso furono più che utili.
    Lasciai che la mia mente fosse condotta in uno stato di torpore e affinità con il luogo circostante tale da riposarmi e rimanere allo stesso tempo vigile e pronto a scattare in qualsiasi momento.
    Ero steso sulla superficie morbida del parchetto, poco distante vi era una panchina ed a qualche metro da essa un altalena. La posizione in cui ero m'impediva di tenerle d'occhio, ma avevo già memorizzato tutto, ogni rumore, ogni odore, ogni singolo particolare visivo degno di nota, che quando una presenza intaccò l'immagine completa che avevo del luogo la percepii ancor prima che questa sedesse sulla panchina. Il sesto senso mi disse che era lei, che si trattava della persona che stavo cercando.
    E questa volta non mi tradì.

    Mi misi a sedere lentamente, senza far rumore, l'erba era alta e mi teneva ancora nascosto, ma non era d'impedimento ai miei occhi; riuscivo a vedere (quasi)chiaramente la ragazza sull'altalena. Sembrava avesse gli occhi chiusi ed il viso caratterizzato da un'espressione confusa e rassegnata. Non mi domandai il perchè, non ero pagato per porgermi simili quesiti.
    Aspettai qualche altro istante, godendomi il momento e scegliendo come mettere fine alla sua vita, se con sofferenza o meno, se darle modo di parlare o farle lasciare in silenzio questo piccolo mondo infame. Se potessi scegliere come morire ovviamente opterei per qualcosa di rapido e indolore, chi non vorrebbe avere una morte simile? Ma a che pro essere così magnanimi con gli altri? Non ha senso, anche perché infondo sapevo quanto avrei sofferto nel giorno della mia morte.
    Tirai fuori la bacchetta e con un incantesimo non verbale mi materializzai esattamente difronte alla donna. Volendo avrei potuto essere più silenzioso e discreto, ma alla fine avevo optato per qualcosa di più complesso. Così con le dita ferme sulla superficie di Legno di Carpino della mia fedele compagna, ovviamente puntata sui bei tratti del suo volto, pronunciai le fatali parole che anticipavano la sentenza di morte « Signorina Lydia Hadaway, ha qualcosa da dire prima della sua morte? »

    winston,©
     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n176cmCsba1qly3wvo5_250tumblr_n176cmCsba1qly3wvo3_250
    «La parola è stata data all'uomo per nascondere il pensiero.»
    Sfiorò con le dita la catena arrugginita dell’altalena, ma sentendo l’odore del ferro non potè che ritrarre la mano ed allontanare il viso. Troppo simile al sangue perché rimanesse impassibile, troppo perché non le tornassero in mente i sogni, gli incubi, le allucinazioni. Immaginava che la cosa migliore fosse parlarne con qualcuno, farsi aiutare, ma da chi poteva andare? Non sapeva di quali persone poteva fidarsi, non sapeva nemmeno se sulla faccia della terra c’era qualcuno cui potesse affidare una parte di quel peso. Se non aveva più ricordi, significava che qualcuno glieli aveva rubati. Poteva esserci solo un motivo: sapeva troppe cose. Ma perché darle una seconda possibilità e non ucciderla? E cosa sapeva? Sognava tante cose, ma nessuna le era mai d’aiuto. Principalmente si trattava di corse attraverso corridoi bui ed infiniti, mentre il suo nome rimbalzava da una parete all’altra. Lydia poteva ricominciare una nuova vita, eppure si era buttata a capofitto nell’unico posto dove le avevano detto di non andare. Chissà qual era il suo segreto.
    Non che potesse permettersi il lusso di demoralizzarsi per i fatti suoi. Aveva scelto un angolo del parco quasi invisibile, nascosto e in disuso, proprio per crogiolarsi in quel presente che faceva così male. Era terapeutico per Lydia Hadaway pensare alle cose peggiori, alle cose che la facevano sentire una pedina senza scacchiera, invisibile come quell’angolo dell’Avis. Nuotare in un oceano di pessimismo la portava sempre a pensare al meglio: peggio di così, dopotutto, non avrebbe potuto andare. Era convinta che nella vita di ciascuno ci fosse una specie di limite entro il quale non poteva accadere più nulla di brutto. Pensava di averlo raggiunto e superato, ma la vita non smette mai di sorprendere. Infame traditrice, ti fa credere di avere una grande opportunità a respirare in quel mondo, e poi si diverte a togliere tutto lentamente, finchè l’ultima cosa che rimane ti viene strappata via, ed intorno a te non c’è già più nulla.
    Alzò lo sguardo lentamente, davvero molto seccata. Mise in quell’occhiata tutta l‘irritazione che riuscì a racimolare nel suo animo, accompagnandola da quella nota dissonante che l’aveva accompagnata da quando si era svegliata nella vasca: non aveva nulla da perdere, nulla da guadagnare. Era instabile, poteva giocarsi tutto o uscire dalla partita.
    Solo Merlino sapeva dove avrebbe voluto infilargli quella bacchetta, che tanto cortesemente le puntava al volto.
    “Signorina Lydia Hadaway, ha qualcosa da dire prima della sua morte?”
    Inarcò le sopracciglia e rise, dondolandosi leggermente sulle punte. Inclinò il capo all’indietro e continuò a ridere, sentendo la gola raschiare dal troppo tempo in cui non aveva proferito parola, ma non smise. Se aveva qualcosa da dire prima della sua morte? Oh, tante cose. Voleva trovare chi le aveva tolto tutto, e vederlo soffrire. Voleva dire ai suoi genitori che stava bene, se da qualche parte nel mondo esistevano. Voleva dire al mondo che Lydia Hadaway c’era, anche se i loro sguardi si posavano fugacemente su di lei come a non vederla.
    L’uomo di fronte a lei sembrava molto giovane, una ventina d’anni o poco più. Sarebbe stato perfetto da disegnare con il carboncino su un foglio bianco, tutto angoli bui e punti di luce, solo bianco e nero: pelle diafana, capelli scuri, e occhi da cui non si distingueva l’iride dalla cornea. Se non l’avesse guardata così attentamente, avrebbe pensato che fosse cieco. Scrollò il capo, l’ombra di un sorriso ancora sulle labbra. “Ma certo, che domanda idiota. Perché, lei non ha nulla da dire prima della sua morte?”
    Pensava che una bacchetta a pochi centimetri dal volto potesse spaventarla? Lydia Hadaway voleva conoscere il suo passato, costruirsi un futuro, trovare persone che sentissero la sua mancanza. Chi era lui per materializzarsi davanti ai suoi occhi e minacciare di toglierle qualcosa ancor prima che l’avesse compresa del tutto? Lentamente, fece scivolare la mano dietro di sé fino a toccare il rassicurante peso della sua bacchetta, che sfilò fulmineamente e puntò alla rotula del giovane, mentre un sorriso sornione incurvava le labbra carnose verso l’alto. “Adesso, se permette, le consiglio di mettere via quel giocattolo e dirmi come fa a sapere il mio nome” Invitò con voce bassa, suadente e minacciosa. “Sono abbastanza sicura di conoscere almeno un incantesimo che da questa distanza non farebbe affatto bene al suo ginocchio” Spinse leggermente e la spostò più su di qualche centimetro. “Ma se non si fida, possiamo provare”
    Mai provocare una rossa.

    winston,©
     
    .
  4. ogden
         
     
    .

    User deleted


    Caotico Neutrale• 24 Anni• Ex Serpeverde
    Sherman C. Ogden
    tumblr_lmk0j0qN9H1qgovhmo1_500
    « Se la felicità ha una causa allora sii pronto ad essere infelice in qualsiasi momento. »

    Solo un principiante si fa cogliere impreparato e solo uno sciocco non programma ogni mossa senza tener conto di tutti gli scenari possibili. Io non ero ne l'uno ne l'altro, nel momento stesso in cui avevo deciso di rivelarmi avevo già messo in conto una sua eventuale reazione.
    In punto di morte le persone hanno generalmente tre tipo di atteggiamenti: possono piagnucolare ed implorare pietà o mostrarsi forti e sfidare l'assassino, ma la reazione che più di tutte mi divertiva era quella che ebbe la giovane: una reazione inaspettata, di chi non ha nulla da perdere, di chi decide di giocarsi il tutto per tutto e sfidare la sorte. Non m'impressionai, quindi, nel vederla ridere; "Perché, lei non ha nulla da dire prima della sua morte?” ne mi degnai di formulare anche solo mentalmente una risposta a quest'inutile domanda retorica. Certo, con il senno di poi, a differenza sua, io non avrei proprio nulla da dire prima di andarmene nell'aldilà; anzi, potrebbe addirittura essere una benedizione e, sicuramente, la giusta redenzione. Ma, almeno per il momento, non avevo fretta di abbandonare questo pazzo Mondo, non ora che le cose stavano per prendere una piega così interessante.

    Come detto, mi aspettavo una sua mossa e questa non tardò ad arrivare; in men che non si dica la giovane aveva estratto la bacchetta ed ora me la stava puntando fermamente sulla rotula del ginocchio sinistro.
    “Adesso, se permette, le consiglio di mettere via quel giocattolo e dirmi come fa a sapere il mio nome”
    Ora sarebbe dovuto toccare a me ridere. E, davvero, qualche anno fa l'avrei fatto, imitando perfettamente la sua stupida risata; però non ero più la persona di prima, così mi limitai ad inarcare un sopracciglio mostrandomi tuttavia divertito dalla sua minaccia. « Non metto in dubbio che conosca almeno un'incantesimo adatto per l'occasione, anzi mi stupirebbe il contrario... » Abbassai lo sguardo verso il basso, sentendo salire appena la punta della sua bacchetta. Non ero spaventato, l'idea della paura nemmeno mi sfiorava. Più che altro ero incuriosito dal suo modo di fare e, a dirla tutta, anche dalla sua stupidità. Davvero credeva che bastava puntarmi la bacchetta sulla gamba e minacciarmi per farmi arretrare? Pensava che sarebbe bastato quello per dirle chi mi aveva dato il suo nome e magari anche abbassare la bacchetta e dire "Scusa, ho preso un'abbaglio"? Forse aveva davvero preso troppo alla leggera la situazione; era buona cosa farle capire che chi realmente aveva a che fare.
    « Vede, nel momento stesso in cui lei pronuncerà il suo incantesimo io farò la stessa identica cosa... » e per farle capire che non scherzavo avvicinai maggiormente la bacchetta al suo viso. « Ma se non si fida, possiamo provare. Eh? » Volendo potevo mettere fine alla conversazione anche ora, ma intendevo portare avanti il piano scelto ed ero persino disposto a giocarmi un ginocchio per di riuscire ad ottenere quel che volevo.
    winston,©
     
    .
  5.      
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n176cmCsba1qly3wvo5_250tumblr_n176cmCsba1qly3wvo3_250
    «La parola è stata data all'uomo per nascondere il pensiero.»
    Lydia non sapeva nulla del suo passato, ma non aveva bisogno di quelle conoscenze per tentare di comprendere quello che stava succedendo in quel momento. Non sapeva chi era stata l’anno prima, ma di certo l’attuale Hadaway non era una stupida. E quella situazione non aveva senso: nessuno aveva un motivo per ucciderla, e il moro sembrava avere romanticamente quelle intenzioni. Che dolce, una minaccia di tal portata merita almeno una cena con dessert artigianale. Continuò a scrutarlo aggrottando le sopracciglia, studiandone l’espressione quasi assente. Era a dir poco inquietante, con quel viso giovane e quegli occhi vecchi. Sembrava una marionetta, e a Lydia le marionette non piacevano; il fatto che non potesse vedere i fili non significava che non ci fosse un burattinaio a tirarli. Era tutto parte dello spettacolo. Chiunque le avesse cancellato la memoria, l’aveva risparmiata per.. cosa? Per mandarle dietro un sicario da quattro soldi, che si guadagnava da vivere uccidendo ragazze in parchi isolati? Oh, che uomo d’onore. Non distolse lo sguardo, mentre la sua mente elaborava congetture sul motivo della sua presenza lì. Magari era un esperimento, volevano testare la sua capacità di reagire ai pericoli. Ma chi? E per cosa? Inoltre, non avrebbe avuto senso. Con tutti i soggetti che avrebbero potuto studiare, Lydia non era di certo fra i primi dieci più interessanti o meritevoli di studi approfonditi.
    Non metto in dubbio che conosca almeno un incantesimo adatto per l'occasione, anzi mi stupirebbe il contrario..” Alzò entrambe le sopracciglia, mantenendo la bacchetta in posizione, senza però distogliere l sguardo dal suo avversario. Conosceva il suo nome, quindi quell’uomo non poteva essere altro che un mercenario: chi altri avrebbe potuto agire in tal modo, di nascosto? Chiunque altro si sarebbe limitato a lanciare una maledizione senza perdono a scuola, o per le vie di Hogsmaede, senza curarsi degli altri. Quello aveva tutta l’aria di un lavoro che andava fatto al buio.
    Vede, nel momento stesso in cui lei pronuncerà il suo incantesimo io farò la stessa identica cosa... Ma se non si fida, possiamo provare. Eh?
    Lydia sperò fosse un novellino. Inconcepibile quanto una ragazza senza memoria fosse più sveglia di colui che era stato mandato ad ucciderla. La presunzione era da sciocchi: se quello era il mestiere che portava la pagnotta a casa del moro, presto sarebbe –ottimisticamente- morto di fame. A meno che la superbia non sazi, perché in quel caso avrebbe dovuto avere la pancia piena per almeno altri cinque anni.
    Mi sento un po’ sciocca a sottolineare l’ovvio, ma se io lanciassi l’incanto, lei non riuscirebbe affatto a replicare. Anche se fosse un incantesimo semplice atto solamente a fargli perdere la sensibilità della gamba, sbilanciandosi perderebbe di vista l’obiettivo, permettendomi così di fuggire. Ed io sto puntando alla gamba perché ho un cuore d’oro, ma se preferisce posso puntare più in alto: le consiglio di tenere a bada il suo ego, e la prossima volta che ha intenzione di uccidere qualcuno, non gli dia stupidi ultimatum e faccia solamente il suo lavoro” Concluse con veemenza, arricciando il labbro superiore. “Dunque direi che siamo pari. Se invece è tanto sicuro di sé da voler rischiare, può rispondere alle mie domande: le ragazze morte non parlano” Sorrise sorniona, a labbra serrate, irradiando sarcasmo da ogni poro. “Quindi, molto cortesemente in caso non avesse recepito l’informazione” Magari si trattava davvero di un esperimento, ed avevano mandato il più inetto fra i mercenari in circolazione appunto perché si trattava di una pedina sacrificabile. Forse volevano vedere fino a che punto si sarebbe spinta.
    Abbastanza da sopravvivere, quello era un dato di fatto.
    Le ripeto la domanda: come fa a conoscere il mio nome? Per quale perverso motivo qualcuno dovrebbe volermi morta?
    Non mi stupirei se avesse sbagliato persona, pensò seccata.
    winston,©
     
    .
4 replies since 8/3/2014, 15:02   367 views
  Share  
.
Top