Maschere di cera.

Imberbe ♥

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.      
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo4_250tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo1_250
    «Questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte poi tornerò.»
    Chissà se era stata una brava persona, una di quelle che facevano entrare prima le anziane signore nei negozi e tenevano loro la porta aperta. Di quelle che si guardavano allo specchio sorridendo senza motivo, e riuscivano sempre a tirare su di morale gli amici.
    Chissà se ce li aveva, degli amici. Se c’erano persone che di notte la pensavano, e si chiedevano che fine avesse fatto; se qualcuno, in qualche parte del mondo, aveva pianto per lei, sperando che stesse bene. Magari una fotografia sul comodino di quando era più piccola, con i capelli rossi spettinati ed il sorriso sghembo di chi innocente lo è ben poco.
    Lydia faticava ad immaginare il suo passato. Non era stupida, aveva solo dimenticato, e sapeva che era il passato a costruire una persona: di lei cosa rimaneva? L’eco di qualcosa che era stato, o che avrebbe potuto essere. Ben poco su cui costruire una vita. Senza passato, senza legami, senza qualcosa che le dicesse che era reale, e che la sua intera esistenza non era frutto della sua immaginazione. Ormai faticava perfino a riconoscere la realtà dagli incubi, ed ogni volta si chiedeva se per caso non stesse sognando. I due universi si intersecavano ed entravano in contatto fra loro, fondendosi e lasciando la Hadaway ancora più sola di quanto non fosse prima.
    E pensare era così stancante. Per quanto cercasse sempre di tenersi impegnata, non riusciva a fare a meno di soffermarsi su ciò che aveva perso: era una sensazione strana, la nostalgia per qualcosa che non si aveva mai avuto. Una cosa così patetica, che Lydia finiva solamente per irritarsi di più, e se la prendeva con il primo che le capitava a tiro. Era così disagiata, che alla fine non sapeva nemmeno se sentirsi sollevata o sentirsi in colpa.
    Le sembrava che il tempo le sfuggisse di mano, come se qualcuno più in alto di lei le avesse dato un periodo massimo entro cui decidere se essere Lydia, o scoprire chi era stata. Sotto pressione per delle fantasia infondate: benvenuti nel mondo della Hadaway, dove tutto è ciò che non è, e la finzione è la realtà più concreta.
    Motivi per cui si trovava di fronte all’insegna del pub “La Testa di Porco”. Cioè, da ciò che riusciva a intravedere dalle porte mezze aperte e dal rumore dedusse che fosse un locale, ma non sapeva cosa diamine fosse nello specifico. Si strinse al fianco la borsetta rosa (colore controverso, a volte le piaceva ed a volte non lo sopportava), mentre la gonna a fiori svolazzava nella brezza fredda di Hogsmeade. La giacca azzurra copriva una camicia bianca, e diciamo che non aveva esattamente caldo. Rabbrividì e con le immancabili ballerine azzurre fece un passo ed entrò. Il fumo creava una fitta cappa sopra le loro teste, e Lydia non potè impedirsi di fare una smorfia. I tavoli erano di legno, così come il pavimento ed il soffitto, ma anziché avere un’aria confortevole sembrava.. sbagliato. Esattamente come si sentiva lei, il che le fece venire un’insana voglia di poter abbracciare l’intero edificio per poterlo consolare e dirgli che sapeva come ci si sentisse. Fuori luogo in un posto dove tutti sembravano avere un ruolo. Attori senza copione su un palcoscenico mal illuminato, mentre tutti sono nell’altro teatro a vedere un’opera di Shakespeare.
    Aveva trovato un suo libro al castello, pareva fosse un mago rinomato nell’arte delle tragedie. Il titolo sulla costa diceva che si trattava di “Amleto”, ed una frase in particolare l’aveva colpita: Dio vi ha dato un viso e voi ve ne create un altro. Seppur fossero diverse le circostanze, Lydia capì di non essere l’unica al mondo a reinventarsi ogni giorno in cerca della vera sé stessa: era intrinseco nella natura umana il bisogno di celare sé stessi dietro ad una maschera di cera.
    Le occhiate che le lanciarono le fecero notare con disappunto di essere l’unica ragazza all’interno del pub. Fantastico. Alzò la testa in segno di sfida ed a passo deciso arrivò al bancone, dove incrociò elegantemente le gambe e, schiena dritta, poggiò i gomiti sul legno consunto.
    Non c’era posto per il disagio, se non voleva diventare la vittima della serata. Certe cose si imparavano in fretta.
    winston,©
     
    .
  2.      
     
    .
    Avatar

    « mayhem »

    Group
    Member
    Posts
    19,954
    Spolliciometro
    +3,449
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    3OWr7DA
    Shane Howe
    slytherin • 17
    « Let it break you out of this prison you became. It’s not too late. »

    Quel pomeriggio si era fermato a parlare con Elizabeth più del dovuto. A quanto pare la ragazza era alquanto preoccupata per i suoi comportamenti: tornava spesso dopo il coprifuoco, rischiando le torture o peggio, far perdere punti agli Slyth. Lei non era affatto contenta di questa situazione e lo aveva preso in disparte nella loro Sala Comune per cercare di comprendere cosa non andasse e si era improvvisata psicologa. Shane, ovviamente ostile, aveva evitato qualsiasi tipo di confronto. Non aveva voglia di parlarne con lei nè di sfogarsi su qualsiasi possibile problema potesse avere. La ragazza gli ripetè più volte che sapeva come ci si sentiva ad essere traditi dai propri familiari, segno evidente che era venuta a conoscenza, come il resto della scuola, della punizione inflittagli da Damian, suo zio. Solo a sentirne parlare altre persone gli saliva il sangue al cervello e diventava aggressivo. E poi, Elizabeth Fox, era abituata a gesticolare fin troppo mentre parlava, cosa che lo irritava da morire, e gli teneva il braccio come a voler dire "ascoltami" o "guardami" e lui non lo sopportava. Non sopportava di essere toccato. Era gentile, comunque, in fondo Shane lo ammetteva almeno a sè stesso, ma non poteva aiutarlo.

    Hope glielo aveva detto più volte, di smettere di bere, perchè era stupido cercare di annegare i problemi nell'alcol. Lo pensava anche lui che era stupido. Però, quando beveva si sentiva davvero simpatico, si scioglieva e riusciva apprezzare la presenza delle persone intorno a lui. Quando beveva non aveva paura del contatto fisico con gli altri, anzi, possibilmente cercava la vicinanza delle persone. Non si spiegava perchè, ma succedeva così, era proprio un'altra persona, si piaceva di più. Era come se da sobrio fosse frenato da qualcosa, imbrigliato, e bevendo scioglieva le corde che lo costringevano. Erano gli unici momenti in cui si permetteva di ridere. Triste e assurda come situazione! Dopo aver finito il turno con la bibliotecaria stronza, a cui aveva risposto male qualche giorno prima e che quindi lo aveva punito imponendogli di aiutarla a sistemare gli archivi in biblioteca ogni giorno dalle 19.00 alle 21.00, aveva deciso di passare la serata fuori, fino al coprifuoco. Se avesse tardato, avrebbe cercato di corrompere Maddox senza successo e ovviamente il tutto sarebbe finito con Elizabeth che cercava di salvare la situazione dicendo che lo avrebbe punito lei, anche se alla fine non lo faceva mai. O magari si sarebbe fatto coprire da Lucas in qualche modo.

    Adesso si trovava nella strada che lo conduceva a Testa di Porco. Un pub, bè, un po' strano, frequentato da gente strana e a prima vista sudicio e anche macabro visto come si presentava esternamente: come insegna aveva una testa di cinghiale gocciolante di sangue. Non c'erano mai molti studenti in quel pub, forse per questo lo frequentava spesso: nel caso si fosse ubriacato non ci sarebbero stati studenti a testimoniare lo stato in cui si riduceva ogni volta. Comunque, lo frequentava talmente tanto che stava pensando di fare richiesta come aiutante per il proprietario, ma erano solo pensieri. Lui, Shane Howe, non avrebbe mai fatto il cameriere. Una figura nera, avvolta in un mantello con tanto di cappuccio, si avviò all'ingresso del pub entrandovi. Il calore lo avvolse, alcuni si voltarono a guardare chi fosse la figura incappucciata. Si levò il cappuccio mostrandosi come un ragazzo fin troppo delicato per trovarsi in un bar simile, tant'è che molti uomini,grassi e pelosi con grandi bicchieri colmi di una strana bevanda quando lo videro levarsi il cappuccio riserero tra di loro, mostrando i loro denti marci. "E' tornata biancaneve!" Poi un altro aggiunse "O cappuccetto nero!" e scoppiarono a ridere. Shane non gli diede peso, avrebbe avuto un'altra occasione per tagliargli la gola e sostituire la testa del porco con le loro teste pelate e vuote. Si avviò direttamente al bancone facendo subito richiesta di essere servito « Un Whisky Incendiario, grazie. » E si poggiò con la testa sulla mano, con fare svogliato. Proprio in quel momento, posò lo sguardo sulla ragazza che stava al bancone come lui. Cosa ci faceva in un bar simile? Eppure lei gli era familiare, ma era troppo pigro per stare a pensare dove potesse averla già incontrata. La guardò ancora dalla testa ai piedi con sguardo confuso e interessato, un po' maleducato effettivamente, ma era abituato così, a squadrare le persone, a studiarle. La ragazza aveva una gonnella a fiori lunga fino a...non sapeva fin dove, per lui era comunque troppo corta. Si ritrovò a pensare che in mezzo a quei zozzi erano entrambi delle macchie bianche e fuori luogo, ma poco importava. Con sguardò scettico prese in mano il bicchere di Whisky che il barista gli aveva preparato e disse alla ragazza « Che coraggio, a venire qui, vestita così. » "A venire qui, in generale" Pensò tra sè.


    made by mæve.



    Edited by s h a n e - 15/6/2014, 13:05
     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo4_250tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo1_250
    «Questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte poi tornerò.»
    Lydia sentiva gli occhi di tutti puntati su di lei, quasi avesse avuto sopra la testa un insegna al neon che la indicasse. Per una questione di principio, decise di mantenere la schiena dritta e di ignorare tutti quanti, fingendo di essere l’unica cliente di quel pub dall’aspetto trasandato in cui già si sentiva a casa.
    Le persone: erano loro che, come al solito, riuscivano a rovinare tutto. Alzò gli occhi al cielo con aria annoiata, chiedendosi se avessero mai visto una ragazza o se per caso ella fosse la prima. Dalle occhiate curiose che le serbavano, le pareva di essere la protagonista di un documentario avvincente su una nuova razza appena scoperta nelle foreste buie del Sud America.
    Con fare distratto, prese fra le mani il listino prezzi del pub, e ne scorse le voci con occhiate via via più scettiche. Non aveva la più pallida idea di cosa fossero la metà delle cose scritte nell’elenco, ed aveva come la sensazione che persino un bambino le avrebbe conosciute. Tossicchiò per schiarirsi la gola e richiuse l’elenco, portandosi le mani in grembo e stringendole fra loro per impedire agli altri di vedere quanto tremassero. Sentì delle risate e dei commenti dietro di sé, e arrischiando un occhiata di sottecchi notò che nessuno le stava più prestando attenzione, attirati invece dal nuovo arrivato. Sciolse i muscoli della schiena e si rilassò sullo sgabello, incrociando l’altra gamba e tornando a guardare il bancone davanti a lei, mentre un sorriso soddisfatto le incurvava le labbra. Le piaceva essere al centro dell’attenzione, ma solo quando lo decideva lei. E quella sera, data la clientela del pub, non era nell’elenco.
    Poggiò il mento sul palmo aperto, picchiettando le labbra rosse a tempo di musica: mignolo, anulare, anulare, medio, mignolo. Continuò anche quando, roteando gli occhi, vide il nuovo arrivato fissarla spudoratamente. Evidentemente doveva essere una prerogativa di quel pub, quello di fissare la gente. Forse doveva cominciare anche lei, se non voleva sentirsi a disagio. Lo guardò con le sopracciglia inarcate, sfidandolo a continuare la sua occhiata inquisitoria per tutto il tempo che lo aggradava. Dopo la prima mezz’ora, però, era a pagamento. Assottigliò le labbra irritata: non era troppo giovane per permettersi tanta confidenza? Lydia avrebbe potuto sistemarlo in meno di due secondi, se solo avesse voluto. Cosa che in effetti avrebbe potuto fare anche con gli altri maghi, se presi singolarmente. Peccato che la maggioranza vincesse. Comunque, non aveva le credenziali per meritarsi una visuale così sfacciata. Se si fosse trattato di un bell’uomo, magari avrebbe apprezzato e civettato un po’.. e invece.
    Che coraggio, a venire qui, vestita così.”
    Interruppe il tamburellio e lentamente poggiò la mano sul bancone, mentre un mezzo sorriso di scherno le incurvava le labbra troppo rosse. Inarcò ed abbassò il sopracciglio verso di lui, prima di tornare a guardare un punto indistinto dietro il bancone. “Mi piacciono le sfide, e adoro questa gonna” Si passò le mani sugli abiti, abbassando leggermente il capo. “Quindi non vedo perché dovrei vestirmi in altra maniera. Tu, piuttosto, non sei un po’ troppo giovane per il whisky?” Alzò gli occhi al cielo, per poi reindirizzare lo sguardo sul ragazzotto.
    winston,©
     
    .
  4.      
     
    .
    Avatar

    « mayhem »

    Group
    Member
    Posts
    19,954
    Spolliciometro
    +3,449
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    3OWr7DA
    Shane Howe
    slytherin • 17
    « Let it break you out of this prison you became. It’s not too late. »

    Shane non si era recato in quel pub con l'intenzione di fare conversazione, nè di uccidere qualcuno, ma visto come si erano messe le cose probabilmente quella sera avrebbe fatto entrambe le cose. Vi domanderete se davvero fosse in grado di uccidere quei tizi, per di più da solo, la risposta è si, ne era sicuro. Lo avrebbe fatto e anche senza troppe difficoltà o ripensamenti.
    "Tu, piuttosto, non sei un po’ troppo giovane per il whisky?”
    Gli domandò la ragazza, facendogli scappare un sorrisetto divertito. Spesso e volentieri non sentiva il dolore, ne altre sensazioni, non riusciva a sentirsi. L'unico modo per provare qualcosa era sperimentare sensazioni estreme, per questo le amava. Non era sempre stato così, c'era stato un periodo della sua vita, da piccolo, in cui le emozioni che lo sfioravano lasciavano su di lui segni profondi, ma non era più così da molto tempo ormai.
    « Mi piacciono le sensazioni forti. » Le rispose, andando ad osservare il suo bicchiere colmo di whisky. Inutile stare a spiegare di più, non c'era molto da dire, amava le emozioni estreme, sia le positive sia le negative. Qualsiasi cosa lo facesse sentire vivo.
    Mandò giù un sorso abbondante di whisky e sentì la gola andare a fuoco, tutto il suo corpo andò a fuoco, letteralmente. Le fiamme erano visibili e lo circondavano del tutto. Anche i suoi occhi diventarono rossi, non appena li riposò sulla ragazza, ma l'effetto durò solo qualche secondo. Poco dopo il fuoco era sparito e i suoi occhi erano tornati del loro verde naturale. Anche lui pensava che lei fosse troppo grande per portare una gonnallina a fiori, ma non glielo disse, dopotutto non era rilevante.
    Che l'avesse vista a Hogwarts? Sì, l'aveva vista sicuramente lì! Ma proprio non ricordava nè dove di preciso nè come. Buttò giù tutto il contenuto del bicchiere in un sorso solo. Un pazzo, senza dubbio.
    I tizi di poco prima continuavano a sparlare tra di loro e andarono avanti per un po'. Parlavano male Shane e del fatto che fosse esibizionista (solo uomini grandi e grossi prendevano il whisky incendiario, visto che ti mandava a fuoco e pochi resistevano) ma parlavano anche della ragazza in modo parecchio volgare. Stava iniziando ad innervosirsi, perchè le persone erano così fastidiose? Non amava sentire parlare di sè.
    Chiese un altro bicchiere. « Scommetto che tu sei una grande bevitrice invece » Le disse sarcastico, se lui era troppo giovane per bere, lei cosa ci faceva lì? « O sei qui per i fantastici hamburger di drago del proprietario? » Magari era proprio la fidanzata del proprietario. Tutto poteva essere.


    made by mæve.



    Edited by s h a n e - 15/6/2014, 13:05
     
    .
  5.      
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo4_250tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo1_250
    «Questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte poi tornerò.»
    Lydia aveva trovato lavoro come assistente della docente di Divinazione, quindi era quasi un'adulta responsabile. Vedere il sorriso divertito sulle labbra del ragazzo la irritò abbastanza da farle corrucciare le labbra rosse: come si permetteva a trovare divertente una sua osservazione? Il fatto che indossasse una gonna a fiori non pregiudicava la sua serietà. Diamine, a scuola aveva una certa influenza.. o avrebbe dovuto. Credo. Che poi non erano a scuola, quindi anche fosse stato non avrebbe avuto alcun valore all’interno del locale: eppure, le questioni di principio erano dure a morire.
    Mi piacciono le sensazioni forti” Rispose semplicemente, guardando quasi con avidità il liquido ambrato prima di ingollarlo in un sol sorso. “Mi piacciono le sensazioni forti” Scimmiottò a bassa voce la rossa, imitando la voce del giovane, per poi scuotere nuovamente la testa e lanciargli un’occhiata di disapprovazione. “Non è esattamente la prima cosa che si dice ad una ragazza. Sai, suona molto come un invito: tirami pure un boccale di idromele sulla testa: mi piacciono le sensazioni forti” Enfatizzò l’ultima frase inarcando le sopracciglia. Ah, i giovani di quel tempo avevano assolutamente bisogno di un consulente che li aiutasse a trovare la loro strada nel mondo, altrimenti fra vent’anni avrebbero ripensato a quei momenti con vergogna ed imbarazzo. che idiota, davvero ho detto una cosa del genere?. E avrebbero ricordato l’occhiata ammonitrice della rossa al bancone, che nel suo piccolo aveva cercato di dar loro una lezione di vita. Tutti incontrano una Hadaway nella loro vita.
    Sì, adorava fingere di essere una ragazza vissuta, piena di buoni insegnamenti per chiunque le prestasse ascolto.
    “Scommetto che tu sei una grande bevitrice invece. O sei qui per i fantastici hamburger di drago del proprietario?”
    Passò l’indice ed il pollice sugli angoli delle labbra, distogliendo l’attenzione dalla bramosità del figliolo (per il whisky, non per lei) per tornare sulle varie bottiglie esposte dietro al bancone. “Colgo del sarcasmo nella tua voce. Manca solo la parte divertente, poi abbiamo tutti gli elementi per un pessimo approccio. Ah no.. la parte divertente doveva essere quella delle sensazioni forti, giusto?” Alzò l’indice e lo picchiettò sul bancone, per poi rivolgere un sorriso al suo interlocutore mostrando una schiera di denti candidi, in netto contrasto con il colore sanguigno della bocca. Inutile dire che Lydia nemmeno sapeva cosa fossero quelle bevande. Conosceva il loro nome, non chiedetele il motivo, ma non sapeva quali effetti avessero sulle persone. Figurarsi se sapeva quanto fosse, o meno, una gran bevitrice. E.. Hamburger di drago? Non sembravano particolarmente invitanti. Se v’erano sarcasmo o allusioni in quella frase, la rossa non li colse.
    In realtà, non so perché io sia qua” Rispose sinceramente, riprendendo il listino prezzi fra le dita affusolate. “Certamente non me ne andrò senza aver consumato, non è educato. Che si divertano pure, là dietro” Indicò con un gesto languido del capo il resto della clientela del pub. “Non è un mio problema, e non dovrebbe essere nemmeno il tuo. Bevi il tuo drink e non prestargli ascolto” Inclinò leggermente il capo, sottolineando con il mignolo le bevande mentre le leggeva. Si mordicchiò distrattamente l’interno della guancia, infine richiuse il menù e lo posò dove l’aveva trovato sul bancone. “Vino bianco, decisamente. Suona bene, non trovi?” Lanciò un’occhiata di sottecchi al bevitore affianco a lei. “Vino Bianco” Ripetè lentamente, assaporando il nome della bevanda sulla lingua.
    Ovviamente non sapeva cosa fosse, ma con un nome così delicato non poteva essere tanto male. "Sicuro di avere l'età per bere?" Domandò poco convinta, incrociando le braccia sul bancone. Non che la cosa le interessasse particolarmente, ormai si trattava di pura curiosità semi-accademica. Per quanto la riguardava, avrebbe anche potuto essere un quindicenne strafatto di pozioni sottobanco: se non le vomitava sulla borsetta, andava tutto bene.
    winston,©
     
    .
  6.      
     
    .
    Avatar

    « mayhem »

    Group
    Member
    Posts
    19,954
    Spolliciometro
    +3,449
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    3OWr7DA
    Shane Howe
    slytherin • 17
    « Let it break you out of this prison you became. It’s not too late. »

    Si rese conto che la ragazza forse non era di buon umore quando inziò a schernirlo ripetendo a mo' di presa in giro le sue frasi. Aveva detto qualcosa che l'aveva irritata? Shane non era esperto di rapporti sociali, non era una persona socievole, mai stato. Quindi i suoi approcci con il genere umano e forse in particolare il genere femminile non erano dei migliori. Il fatto era che non si impegnava per essere gentile, non lo era di natura e non gli veniva di esserlo con gli sconosciuti. Ma dopo quel Whisky sarebbe stato tutto molto diverso! Lo sentiva. Iniziava a sciogliersi, quel Whisky era miracoloso.
    “Sai, suona molto come un invito: tirami pure un boccale di idromele sulla testa: mi piacciono le sensazioni forti”
    « Se vuoi tirarmi un boccale di idromele sulla testa, provaci pure... » Ridacchiò pensando all'assurdità di quella scena. Davvero, molto simpatica. Forse pensandoci il problema non era lui. Già, la ragazza era seriamente irritata da qualcosa. Sorseggiò la sua bevanda, osservandola mentre lei squadrava il menù con aria confusa, quasi non sapesse di cosa stesse leggendo. “Colgo del sarcasmo nella tua voce. Manca solo la parte divertente, poi abbiamo tutti gli elementi per un pessimo approccio.”
    Adesso non aveva più dubbi, tra i due, quella messa peggio era lei. La cosa lo divertiva molto in realtà.
    « Quante frasi poco carine, pronunciate da una bocca così graziosa » Rise ancora tra sè, poi decise di avvicinarsi un po' di più a lei scalando di qualche posto.
    « Spero i tizi non siano tuoi parenti o amici » Le disse in confidenza sentendo ancora quelle provocazioni bisbigliate alle loro spalle, adesso era seduto vicino a lei. “In realtà, non so perché io sia qua”
    Era una tizia molto confusa, senza dubbio. « Di certo io non posso saperlo per te. »
    Intanto Thanatos [xxx] sotto il suo mantello nero iniziò a vibrare scaldandogli la coscia a cui era saldamente ancorato. Voleva essere usato contro qualche Mezzosangue presente in quel locale. "Non ora." Pensò sapendo che l'anima del pugnale, strettamente legata alla sua, avrebbe sentito le sue parole. Il pugnale vibrò più forte e a Shane iniziò a girare la testa, pericolosamente e non per l'alcol, era visibilmente destabilizzato, ma forse poteva passare che fosse così per la bevanda. L'influenza che quel pugnale aveva su di lui, sulla sua anima e sul suo corpo non era indifferente. Cercò di restare in sè pensando che lui era più forte di una qualche anima che tentava di divorare la sua dentro di sè e intanto la ragazza gli diceva qualcosa sul Vino bianco.
    « Vino bianco?! Ne sei sicura? » Riprese il menù che lei aveva lasciato e lo riaprì, affianco a lei.
    « Ti consiglio il Rum Arcobaleno, l'ho provato e non è molto forte » Si permise di consigliarle guardandola un attimo, se non era mai stata lì doveva provarlo. Era anche carino da vedere, si distribuiva nel bicchiere nei colori dell'arcobaleno. Molto da ragazza effettivamente. « Però se preferisci il vino...» Sollevò le spalle. Anche il vino bianco non era molto forte, solo boh! In realtà a lui il vino non piaceva.
    Da dietro gli uomini ripresero a parlare, a voce più alta « Tanto non te la da! » In quel momento si sentì fortemente in imbarazzo, in primis perchè le sue intenzioni non erano sicuramente quelle. Era imbarazzato anche se a vederlo non si poteva dire, era composto nella sua sedia, inespressivo in viso. Non traspariva alcuna emozione.
    Thanatos vibrò ancora più forte, bruciandogli la coscia. Shane riprese le parole che la ragazza gli aveva detto poco prima su quegli uomini “Bevi il tuo drink e non prestargli ascolto”
    « Difficile far finta di niente, quando implorano a gran voce di essere uccisi. » Disse serio, ribevendo dal suo bicchiere. « Ho...l'età per bere » Le disse poi in risposta alla sua ultima, fastidiosa, domanda. Non voleva dirle quanti anni aveva, meglio non parlare troppo di sè. E poi, secondo lui il fatto di bere era indipendente dall'età. Molti tenevano bene l'alcol a 16 anni, altri a 30 non sapevano farlo. Comunque, legalmente lui poteva. Tutto qui. Ancora non sapeva il nome della ragazza, ma forse era meglio così.


    made by mæve.



    Edited by s h a n e - 15/6/2014, 13:05
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo4_250tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo1_250
    «Questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte poi tornerò.»
    Pensare era la maledizione dell’essere umano. Per quanto Lydia Hadaway amasse considerarsi una giovane donna indipendente, quando chiudeva gli occhi l’unica cosa a cui riusciva a pensare era quanto fosse sola. Se qualcuno avesse deciso di rapirla, o di ucciderla, non sarebbe mancata a nessuno. Forse nemmeno se ne sarebbero accorti, e lei non sarebbe diventata che un altro nome nella lista delle vittime, senza nemmeno una foto riconoscimento. Aggrottò le sopracciglia sovrappensiero, mentre con le dita affusolate continuava a sfiorare il bancone, seguendo le linee del legno.
    Se vuoi tirarmi un boccale di idromele sulla testa, provaci pure..”
    E rise. Lydia Hadaway aveva davvero poca pazienza, ma dato che la provocazione era stata la sua, e di certo non voleva davvero rovinare un bicchiere all’ignaro proprietario del locale, si limitò ad un sorriso accondiscendente, facendo schioccare brevemente le labbra fra loro. La rossa altalenava momenti di pura rabbia omicida, quella che ti consuma e che si riversa fuori sotto forma di piatti lanciati contro il pavimento, a momenti in cui non riusciva nemmeno a trattenerne un lembo, prima che venisse sommersa da altre sensazioni –noia, divertimento, apatia-. Si arrabbiava facilmente, non serbava rancore a lungo. A volte.
    Quante frasi poco carine, pronunciate da una bocca così graziosa” Il ragazzo si avvicinò, con ancora gli occhi luccicanti di divertimento. Alla fine il maniaco si sarebbe rivelato lui, altro che gli avventori che continuavano a commentare dietro di loro. L’apparenza inganna. “Madre Natura mi ha dato delle labbra graziose, purtroppo ciò che ne esce non dipende da lei” Rispose, nonostante quella del rossiccio non fosse una domanda.
    “Spero i tizi non siano tuoi parenti o amici” Ah, guarda, per quel che ne so potrebbero anche essere i miei genitori. Anziché dar voci a quei pensieri, reagì come avrebbe reagito qualunque persona sana di mente: ridacchiò, poggiando la fronte sul pollice e l’indice della mano destra. I capelli e ricaddero a lato del viso, e dovette spostarli prima di tornare a parlare con il suo interlocutore. “Non so come funzioni da queste parti, ma dalle mie parenti ed amici non fantasticano su come sbattermi in maniera più efficace sul bancone di un pub apparentemente reputato da tutti l’apoteosi dello squallore” Scandì le parole lentamente, arricciando le labbra più del dovuto ed esprimendo con tono ironico quanto la sua osservazione fosse stata poco pertinente. Inarcò entrambe le sopracciglia e sorrise a labbra serrate, sollevando solo la parte destra.
    Di certo io non posso saperlo per te” Sbuffò piano, più irritata dall’esistenza in generale che dal giovanotto. Perché doveva essere tutto così complicato? Perché una qualche legge non imponeva che, se lei non sapeva qualcosa, qualcun altro doveva necessariamente poterle dare la risposta che cercava? E perché quel qualcuno non era a portata di mano per suggerirgli all’orecchio la cosa giusta da dire? “E tu perché sei qua? La ragazzina che ti piace non ha voluto accettare il tuo invito a un caffè fra amici?” Domandò fingendo il broncio, con più cattiveria di quanto l’altro si meritasse. Egoisticamente, voleva che le persone attorno a lei stessero male quanto ella stessa. Che si sentissero incompiute, come un disegno lasciato a metà sul tavolo del laboratorio, dove l’artista non ha nemmeno unito le due parti della linea per comporre il cerchio. Sbagliate. Era una persona spregevole? Forse. Ma non voleva essere l’unica. Era già abbastanza sola.
    Vino bianco?! Ne sei sicura? Ti consiglio il Rum Arcobaleno, l'ho provato e non è molto forte . Però se preferisci il vino..” Si mordicchiò il labbro, chiedendosi se dovesse sentirsi offesa per il non molto forte. Spesso e volentieri, prima di reagire, doveva domandarsi quale sarebbe stata la cosa più adatta da fare. Dire che non era spontanea era un eufemismo: impulsiva, a volte, ma spontanea mai. Alla fine però, dato che lei davvero non aveva la più pallida idea di cosa fossero le cose scritte in grassetto nel menù, optò per un sorriso sincero, e forse proprio per quello meno esuberante di quanto non fossero stati quelli scherzosi di poco prima. “Perfetto, rum arcobaleno” Disse annuendo mentre richiudeva il menù.
    Difficile far finta di niente, quando implorano a gran voce di essere uccisi.” Alzò gli occhi al cielo.
    Perché gli davano così fastidio? Dopotutto avevano ragione, tanto non gliel’avrebbe data. La cosa non avrebbe dovuto irritarlo. Ma forse i ragazzi reagivano così, punti nell’orgoglio solo perché qualcuno pensava che loro non avrebbero avuto alcuna possibilità. come faceva a saperlo? Da quando si era risvegliata in quella stanza, aveva rivolto la parola sì e no a cinque persone, e solo per avere indicazioni. Quand’era andata a Hogwarts aveva fatto il colloquio con la Davis, ma non si era fermata a chiacchierare. Diamine, non sapeva nemmeno come si facesse a chiacchierare, a tenere una conversazione. Era stata abbandonata in un mondo che non conosceva, con solo un biglietto con il suo nome: Lydia Hadaway. Chi era Lydia? L’avrebbe scoperto.
    Puntò l’indice dall’unghia perfettamente curata sotto il mento del ragazzo, per alzargli il viso e guardarlo da vicino. Sembrava così.. giovane, eppure perfettamente a suo agio, come se quel mondo gli appartenesse. Lui sapeva chi era, sapeva qual era il suo posto. Il fatto che sembrasse non apprezzarlo particolarmente – aveva davvero una brutta cera, ed aveva svuotato il bicchiere in troppo poco tempo per farle pensare il contrario- era un altro conto. Lo baciò delicatamente sulla guancia liscia, lasciando la traccia rossa del rossetto. Lanciò un’occhiata di sottecchi agli omoni dietro di loro, sorridendo sorniona. “Non penso sia necessario ucciderli, ci sono altri modi per vincere una guerra” Gli fece l’occhiolino, ed incrociò nuovamente le gambe, poggiando nuovamente i gomiti sul legno scabro. “Lydia. Mi chiamo Lydia Hadaway, comunque” Concluse, senza tornare a guardarlo né porgendogli la mano. Odiava le strette di mano, erano superflue.
    winston,©
     
    .
  8.      
     
    .
    Avatar

    « mayhem »

    Group
    Member
    Posts
    19,954
    Spolliciometro
    +3,449
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    3OWr7DA
    Shane Howe
    slytherin • 17
    « Let it break you out of this prison you became. It’s not too late. »

    Tutti indossiamo tante maschere differenti, a seconda della situazione e della persona che abbiamo di fronte. Shane era d'accordo con questa teoria, esposta da chissà chi, lui per primo era consapevole di portare in sacco di maschere, una sull'altra. E poco a poco, insieme all'alcol che scivolava dentro il suo corpo, sentiva scivolare via quelle finzioni, una ad una. Cosa sarebbe rimasto alla fine? E soprattutto, sarebbe rimasto qualcosa? Era convinto di non essere solo apparenza e che sotto quella scorza di arroganza gratuita, di complessi, forse di fragilità e di voglia di non vivere, ci fosse altro. Pensava che in fondo, sotto quella facciata che lui stesso aveva costruito, ci fosse un ragazzo normale, che sarebbe riuscito a vivere la vita col sorriso. Ma si sa, è più facile vivere sotto una corazza protettiva, che mettere in piazza pubblica la tua vera essenza, soprattutto quando questa essenza è fragile ed è facilmente distruggibile. L'essenza di Shane aveva ricevuto troppo colpi in passato, troppi perchè potesse definirsi "forte", la realtà era che lui era un bicchiere in vetro - anzi, un bel calice - scheggiato e con il rischio di andare in mille pezzi da un momento all'altro. Spesso maltrattava il suo corpo, si maltrattava da solo, per rendersi conto che in realtà il suo fisico reggeva il dolore, più di quanto potesse fare la sua mente. Probabilmente era solo masochista, amava sentire il dolore, per sentirsi vivo. Capiva di essere forte, forse in un modo sbagliatato, ma lo capiva e andava avanti.

    La rossa sembrava divertita da qualcosa che Shane non comprendeva, forse era per la battuta sul boccale di idromele, nei suoi occhi lesse quasi l'intenzione di volerglielo tirare addosso. Fece un piccolo sorriso, chissà, magari voleva ucciderlo o qualcosa di simile. Ci hai pensato sul serio. La guardò, un sopracciglio che si alzava per mostrare tutta l'incredulità possibile nel suo viso. E distolse lo sguardo da lei, riguardando dinnanzi a sè e sorseggiando la bevanda. Lei sembrava avere un'idea ben precisa della fiduca che poteva riporre in un parente o in un amico. Non sapeva quanto si sbagliava, si rivoltò di nuovo a guardarla, profondamente interessato dall'argomento e fece scorrere lo sguardo fugace su suoi capelli rossi, che le ricaddero sul volto e che sistemò al loro posto con un gesto molto naturale. Le sorrise, in un modo abbastanza sincero e più che altro raro. Non sono d'accordo, sono dell'idea che bisogna aspettarsi di tutto, soprattutto dai parenti. Sono le persone più vicine e quelle che hanno l'accesso al nostro cuore. Pur essendo molto giovane, aveva in questo senso una grande esperienza, purtroppo, bastava pensare a Damian Icesprite - che era sempre stato per lui come un fratello - e a tutte le volte in cui gli aveva voltato le spalle, andando a scavare una voragine nel suo petto, un buco profondissimo che nessuno sarebbe mai riuscito a richiudere tanto facilmente. In quel grande buco che era il suo cuore, un tempo vi era quel sentimento chiamato fiducia e adesso aveva lasciato spazio alla più buia diffidenza nei confronti del mondo. "Parenti serpenti." Continuò poi sollevando le spalle e portando alle labbra di nuovo il suo bicchiere semi vuoto, senza però bere. Per quanto amasse i serpenti, quel detto babbano era davvero perfetto per la situazione. E quando iniziava a parlare tramite detti babbani, significava che non era più del tutto in sè. “E tu perché sei qua? La ragazzina che ti piace non ha voluto accettare il tuo invito a un caffè fra amici?” Ah, se prima era arrabbiato e triste, adesso lo era ancora di più. No. Magari gli fosse piaciuta qualcuna, avrebbe concentrato le attenzioni su di lei, si sarebbe distratto, ma non era così, per questo non poteva dire di avere una vita normale. Se avessi una ragazzina che mi piace, non sarei qui a bere, credo... Non che ne fosse particolarmente sicuro, in effetti. Sono qui per....e rise di gusto. Non lo so perchè. Era lì per dimenticare, ovviamente. Ma non glielo disse, era già tanto che si fosse avvicinato a lei per comunicare, non voleva lanciarle addosso il suo malessere, non ancora almeno. Era davvero infastidito dai tizi alle loro spalle, non per i commenti che facevano sulla ragazza, quanto per quelli che facevano su di lui. "Fanciulla" e roba varia. Quando lei portò il dito sotto il suo mento, lui istintivamente lo afferrò con la propria mano, stringendolo poco, ma al contrario di tutte le aspettative non fece niente, nessun gesto avventato, rimase solo a guardare il viso di lei che si faceva sempre più vicino, fino a sfiorargli la guancia con le labbra e depositarvi un bacio. "Ma cos..." Il volto andò visibilmente in fiamme, quasi più di quando aveva bevuto il Whisky la prima volta. Perchè? Le domandò facendo scivolare via la mano dal suo dito, accarezzò la sua pelle fino al polso, mollando la presa e lasciando ricadere piano la mano sul bancone. Perchè quel bacio? Lo sguardo era incredulo, che stesse sognando? Forse era a causa dell'alcol in corpo, forse l'avrebbe apprezzato comunque, ma quel gesto non gli dispiacque affatto. Non avrebbe esagerato dicendo che Nemmeno mia madre ha mai fatto un gesto simile - Quando Shane Howe ha in circolo alcol, da aria alla bocca senza pensare, questo è chiaro a tutti -
    02mUdTN
    Si pentì quasi subito di quelle parole, che accidenti, non erano il massimo da dire ad una ragazza, chiunque essa fosse. Era una donna molto fredda e cattiva. La madre, Sarah, non era mai stata il massimo della dolcezza con lui, tutt'altro. Ai suoi tempi era stata una Serpeverde fiera, con capelli ramati come quelli del ragazzo e guardando lei, un po' rivedeva la donna, che adesso era morta. Lydia, si presentò la ragazza. Shane Howe, e vinceresti la guerra. Una guerra fredda magari, pur sempre guerra, forse adesso capiva il motivo di quel bacio, e apprezzava il gesto. A giudicare dal silenzio calato nel locale, persino quegli uomini - o comunque quel gruppetto che già da qualche minuto sparlava alle loro spalle - erano rimasti increduli di fronte al gesto della ragazza. Aveva persino sedato la rabbia di Shane, che più che altro li avrebbe voluti uccidere per aver messo in dubbio la sua virilità quando lo avevano chiamato "Biancaneve" Quel gesto, era stato tra i più dolci e intimi che aveva mai ricevuto, e probabilmente non lo avrebbe nemmeno ricordato. Rise sempre in modo pacato, non sguaiato, aveva voglia di ridere per la situazione che si era creata, ma presto i suoi occhi si riempirono di lacrime e la risata divenne più simile ad un pianto. Via una delle tante maschere, e probabilmente l'alcool non stava funzionando, lui non stava dimenticando come avrebbe voluto. Parlò a bassa voce, per evitare di raccontare i fatti suoi a tutto il locale. I miei genitori sono stati assassinati, da poco. La informò, come se a lei potesse importare qualcosa della sua vita di merda. Voleva in qualche modo giustificare quelle lacrime improvvise, o spiegare perchè quella sera in particolare fosse cupo e arrabbiato con il mondo, un diciassettenne ha ancora bisogno della madre e del padre vicini. Finì il suo bicchiere, di nuovo, mentre anche l'ordinazione della ragazza, sgargiante dei colori dell'arcobaleno, era arrivata a destinazione. Si asciugò gli occhi, tornando ad assumre un'espressione da duro, per quanto il suo viso glielo permettesse. Forse quegli uomini fanno bene a chiamarmi Biancaneve. Adesso rise, almeno era auto ironico, non se li immaginava quegli uomini grossi a piangere come dei bambini. "Stupido." Ma ormai il danno era fatto, si era mostrato debole. La vibrazione sulla sua coscia, di nuovo, lo riportò sulla terra e gli ricordò che la notte era giovane e che lui non aveva altro tempo disponibile, non per piangere almeno. Doveva pensare a sopravvivere ancora e ancora. Solo quello, per adesso. Doveva andare.


    made by mæve.




    #diecimilapippe


    Edited by s h a n e - 15/6/2014, 13:05
     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo4_250tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo1_250
    «Questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte poi tornerò.»
    Il ragazzo le dava una sensazione strana, Lydia non era ancora sicura se si trattasse di astio, o tenerezza. Il confine fra le emozioni, tutte, era terribilmente sottile: esse si confondevano, si mischiavano, si arrotolavano l’una sull’altra finchè non si riusciva a distinguere fra dolore e piacere, odio e amore. Da quel poco che aveva visto delle persone, non era sicura che in generale le piacessero. Non era un problema loro. Come prevedibile, il problema era lei: Lydia Hadaway, la ragazza confusa che in mezzo al temporale prendeva l’acqua anziché cercare riparo. “Non sono d'accordo, sono dell'idea che bisogna aspettarsi di tutto, soprattutto dai parenti. Sono le persone più vicine e quelle che hanno l'accesso al nostro cuore.” Al nostro cuore. Ecco un’altra cosa che privava la Hadaway di fondamenta, e la faceva sentire la regina di un castello di carte: non c’era nessuno nel suo cuore, era vuoto. Quando apriva gli occhi al mattino, si chiedeva perfino se ne avesse uno. Che senso ha avere un cuore senza nessuno da amare, senza una famiglia con cui condividere un fetta di apple pie durante le feste? Magari non l’aveva mai avuto una famiglia. Magari era per quello che si sentiva un contenitore dove, se qualcuno avesse bussato, si sarebbe potuto sentire l’eco per giorni. “Parenti serpenti” La rossa fece un sorriso di circostanza alzando impercettibilmente le spalle, come se capisse il suo punto di vista ma non lo condividesse. Pensava che la famiglia fosse un rifugio sicuro, ma fra pensiero e realtà scorreva il Lete, il fiume dell’oblio.
    “Se avessi una ragazzina che mi piace, non sarei qui a bere, credo. Sono qui per.. Non lo so perché”
    Ricambiò il sorriso del ragazzo incurvando le labbra verso l’alto, senza lasciare però che quel frammento di divertimento condiviso arrivasse agli occhi. Riderne era solo un altro modo per non piangere: entrambi non avevano alcun motivo per essere seduti in quel locale, eppure c’erano. Non avrebbero potuto scappare per sempre.
    Quando il ragazzo strinse la mano attorno alla sua, sotto il mento, gli lanciò uno sguardo ammonitore. Non sono una minaccia, idiota, diceva chiaramente, mentre studiava da vicino il volto fanciullesco. Dopo che ebbe brevemente sfiorato la pelle con uno sfarfallio di labbra, il ragazzo gli domandò: Perchè? Avrebbe scommesso i suoi lunghi ed invidiabili capelli rossi che il giovanotto non era stato smistato nei Corvonero, ad Hogwarts. Inarcò un sopracciglio e inclinò leggermente il capo all’indietro, verso gli altri avventori. “Non mi sono mai piaciuti i bulli o almeno, al momento non mi piacciono.
    “Nemmeno mia madre ha mai fatto un gesto simile” Si passò la lingua sul labbro inferiore sgranando gli occhi, per poi chiudere la bocca ed assottigliarla in una linea dura. “In caso ti fosse sfuggito, non sono tua madre” disse drizzando la schiena sullo sgabello, sentendosi un po’ stupida a sottolineare l’ovvio. “Era una donna molto fredda e cattiva” Tornò a guardarlo di sottecchi, e vide lo sguardo di lui perso nel passato. Pensò che forse, forse, i ricordi che tanto rincorreva non meritavano di essere portati alla luce. Non voleva vedere quello stesso sguardo sul suo volto. “Allora facevano bene a chiamarti Biancaneve” Disse per sdrammatizzare, l’ombra di un sorriso nella voce. Girò la testa in modo che il ragazzo potesse vedere solo la sua nuca, mentre lei si massaggiava distrattamente una mano. come faceva a sapere che la madre di Biancaneve era cattiva? E poi, chi era Biancaneve? La frase le era uscita spontanea dalle labbra, più per sbaglio che per intento voluto, eppure eccola lì. Ecco la prova che aspettava: Lydia Hadaway era esistita, da qualche parte.
    “Shane Howe, e vinceresti la guerra” Lo guardò trionfante, una smorfia soddisfatta. Prese fra le mani il bicchierino contenete il liquido colorato che il barista le aveva portato, ringraziando il giovane con un sorriso ed un cenno del capo. Lo portò alle labbra, aspirandone il profumo e bagnandosele un poco. Sentì la risata di Shane, ma non ci fece troppo caso. Non la ritenne una cosa prettamente normale, ma dato il bicchiere vuoto davanti a sé pensò che potesse essere giustificabile. La risata però si ruppe a metà, lasciando intendere che nascondeva ben altro dietro. Riprese in modo anomalo, alternandolo a momenti di silenzio ed a brevi gemiti che della risata non avevano più nulla. abbassò il bicchierino abbastanza da poter guardare Howe: stava piangendo ? Rimase con la bocca semi aperta, ma prima che potesse accorgersene la richiuse e continuò a farsi i fatti i suoi. Se voleva piangere, non sarebbe stata lei a fermarlo, ma non poteva aspettarsi parole di conforto. Avrebbe semplicemente finto non curanza, continuando a bere il suo drink mentre il ragazzo si lasciava un poco andare. “I miei genitori sono stati assassinati, da poco.” Alzò un dito in direzione del cameriere, e quando ebbe attirato la sua attenzione accennò un sorriso. “Un altro giro, grazie” Disse, poco prima di svuotare anche il contenuto del suo bicchiere. Il liquore non era fortissimo, ma le fece comunque bruciare la lingua, che probabilmente in quel momento aveva assunto un insano colore blu –o peggio giallo - . “Non devi giustificarti con me, Shane Howe. E.. le mie condoglianze” disse in tono asettico. Non era sua intenzione sembrare sgarbata, ma non riusciva a condividere il suo dolore. Il meglio che potè fare, fu non usare un tono falso. Era davvero dispiaciuta, dopotutto. Nessuno merita di perdere i genitori, per quanto cattivi fossero.
    Nemmeno lei, ma era un altro discorso.
    “Forse quegli uomini fanno bene a chiamarmi Biancaneve.” Alzò gli occhi al cielo, prima di fulminarlo con lo sguardo. “O, per l’amor del cielo, Howe. Che discorso stupido. Qualche lacrima è giustificata, ma questo tono.. vittimista? Fanno bene a chiamarmi Biancaneve” Concluse, scimmiottando il tono di Shane. “Non sarà piangere a renderti Biancaneve. Ma se vuoi possiamo cercare un pozzo, così puoi cominciare a canticchiare ed a chiamare deliziosi uccellini blu a te. Potremmo anche improvvisare un musical” Alzò il suo bicchiere e lo picchiettò contro quello del ragazzo, in un brindisi che non festeggiava niente. "Hai scoperto da chi sono stati assassinati, almeno? o perchè?" Non che fossero affari suoi. Il ragazzo poteva benissimo decidere di non rispondere, l'avrebbe capito. Ma, ehi: la curiosità è donna. E non potendo sapere nulla del suo passato, era avida di conoscere quello degli altri.
    winston,©
     
    .
  10.     +1    
     
    .
    Avatar

    « mayhem »

    Group
    Member
    Posts
    19,954
    Spolliciometro
    +3,449
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    3OWr7DA
    Shane Howe
    slytherin • 17
    « Let it break you out of this prison you became. It’s not too late. »


    Lydia Hadaway, un nome che attualmente per lui rappresentava il mistero assoluto, forse perchè avevano parlato solo di lui, e di lei si era capito ben poco. Sembrava costantemente a proprio agio, eppure era visibile in lei un certo sconforto, per qualcosa che a Shane non era chiaro. Pensandoci, era ovvio che lei avesse qualcosa che non andava, se no non si spiegava seriamente la sua presenza lì, quella sera. Al suo "parenti serpenti" non gli era sembrata d'accordo con quella frase, e forse era meglio così per lei, aveva sicuramente una bella famiglia alle spalle. Non sarebbe mai arrivato a pensare che lei non aveva una famiglia, o che peggio, l'avesse dimenticata.
    Su una cosa la pensavano uguale, entrambi odiavano i bulli. Shane non era un bullo, per quanto qualche ragazzino a scuola spesso lo additava come tale. Lui risolveva da solo i suoi problemi, mai in gruppo, non aveva bisogno dell'appoggio di qualcuno per far valere il suo pensiero e comunque sempre per motivi validi. Idem. Rispose quindi alla sua affermazione, rivolta agli uomini che adesso avevano placato le risatine. Solo adesso, shane si rendeva conto di quanto l'espressione di Lydia risultasse confusa mentre gli parlava di ciò che pensava. Magari stava immaginando ogni cosa, ma gli sembrava persa nel suo stesso pensiero.
    Il gesto di lei era ancora vivo nella sua mente offuscata, quel suo bacio, che gli era sembrato dolce, nonostante le parole a seguire erano tutt'altro che carine, ma figuriamoci se Shane ci avrebbe rimugginato sopra.
    "In caso ti fosse sfuggito, non sono tua madre" L'espressione di Lydia si fece più dura e si drizzò sullo sgabello, come se fosse stata toccata da quell'affermazione. Shane si era portato una mano sulla fronte, con espressione divertita. Certo che non lo sei...è che mi sarei aspettato un gesto del genere da lei e non è mai arrivato, e invece arriva da una sconosciuta, buffo. E si animò un attimo, come risvegliato da un trans in cui era caduto poco prima.
    Fantastico, ritrovarsi in uno squallido pub con una bella ragazza a parlare di madri e Biancaneve, e no, non mi sto piangendo addosso, è solo un'impressione! Chiarì semplicemente scuotendo la testa, odiava piangere, in generale, perchè per lui il pianto era sinonimo di debolezza. Ma non perchè gli uomini non piangono. Questa è una grande cazzata! Era solo perchè lui per primo quando piangeva, era perchè si sentiva debole, fragile, spossato, senza più energie, e il pianto era semplicemente un modo per esplicare questi sentimenti e quindi metterli in piazza pubblica. Non odiava sbandierare ai quattro venti ciò che provava, nè in bene, nè in male. Nemmeno una maschera, comunque, avrebbe potuto nascondere le sue lacrime in quel momento, lacrime che scacciò via con la manica della maglia che aveva sotto il mantello e che non osarono ripresentarsi. Non so chi sia stato, per questo sono arrabbiato, comunque ci sto lavorando, e credimi, il mio pianto non mi fermerà dal trovarli e fargliela pagare. Nei suoi occhi bruciava la vendetta e non era solo un'impressione data dal Whisky incendiario, il suo sguardo ardeva davvero. Shane era testardo, lo era sempre stato, era vendicativo e prima di andare all'altro mondo - probabilmente molto presto - avrebbe portato con sè un bel po' di persone, compresi gli assassini dei genitori. Ma tu Lydia, mi sembri una ragazza tranquilla, i tuoi occhi..non c'era cattiveria, nello sguardo di Lydia, e anzi sembrava vedesse il mondo per la prima volta, come una bambina che mette il naso fuori di casa per la prima volta con consapevolezza, non sembrava aver mai assistito ad un omicidio, non sembrava aver avuto delusioni o aver litigato con un'amica o aver assistito a scenate familiari, Lydia gli sembrava così pura. Sono puri, sebbene parecchio confusi. Quelle sensazioni lo assalirono improvvisamente, quasi aprendogli gli occhi su una visione nuova di quella ragazza - e il fatto che fosse molto bravo in divinazione, probabilmente c'entrava ben poco, o forse era proprio per quello - Quel suo sesto senso, che spesso non gli faceva sbagliare il suo giudizio sugli altri, aveva parlato di nuovo. Che fosse l'alcool o meno, questo non poteva saperlo. Cosa c'è che non va? A parte il mondo... Domandò apertamente, guardando il suo bicchiere di Rum Arcobaleno e senza aspettarsi da lei una risposta seria, intanto tirò fuori il denaro per pagare i loro bicchieri, tutti. Offro io. Annunciò. Giusto per lasciarti di me un ricordo meno pessimo. Come se offrirle da bere potesse risollevarlo dal baratro in cui si era allegramente buttato con un triplo avvitamento per aria.


    made by mæve.




    Amor(?) perdona la penosità del post, ma sono un po' tanto giù.. xD Semmai inziamo il congedo, così continuiamo l'altra...Shane si ricorderà di questa serata nella role con Hope
     
    .
  11.     +1    
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Neutrale • (17) 19 • (slytherin) unknown
    Lydia Hadaway
    tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo4_250tumblr_n29cz9lO4J1sepx2oo1_250
    «Questa notte lasciami vivere laggiù sull’orlo del mondo, solo questa notte poi tornerò.»
    Chiuse gli occhi. Quando chiudeva gli occhi, poteva fingere di essere chiunque, in un qualunque posto del mondo. Poteva quasi percepire l’apprensione dei suoi genitori, vedendo che l’ora avanzava e lei ancora non era tornata a casa; poteva vedere il cane seduto di fronte alla porta a scodinzolare in attesa che la Hadaway varcasse la soglia; poteva vedere le lenzuola arancioni del suo letto, perfettamente stirate, foto di vacanze all’estero, e i sorrisi degli amici di sempre ammiccare dalla parete blu cielo. Con gli occhi chiusi, riusciva a sentire tutti gli odori della Testa di Porco: la fragranza delicata di Shane, il pungente whisky, l’eccesso floreale di qualche donna troppo avanti con gli anni per poter contare sul solo aspetto fisico, il sudore di uomini che avevano lavorato tutto il giorno, il legno che così tanto aveva visto senza poterne mai fare parola. Fu un attimo, ma in quel breve attimo Lydia sentì di poter avere tutto. Quelle foto, quei sorrisi, quel letto stavano solo aspettando lei. Avrebbe potuto allungare una mano e prenderli, in mezzo alla foschia della sua mente: era tutto lì, lo sapeva, doveva solo trovare la chiave per aprire quella maledetta porta. Nel frattempo, avrebbe continuato ad essere la ragazza che non sapeva, e forse nemmeno esisteva.
    “Certo che non lo sei...è che mi sarei aspettato un gesto del genere da lei e non è mai arrivato, e invece arriva da una sconosciuta, buffo. Fantastico, ritrovarsi in uno squallido pub con una bella ragazza a parlare di madri e Biancaneve, e no, non mi sto piangendo addosso, è solo un'impressione!”
    Gli rivolse uno sguardo triste. Non era pena né compassione, era solo tristezza per quel che entrambi avevano perso: Lydia il suo passato, lui il suo futuro. Poteva vederlo nei suoi occhi, quel brandello di futuro che si disgregava fra le sue mani, strappato dalle sue stesse dita esili senza ch’egli nemmeno se ne accorgesse. Avrebbe voluto allungare una mano e fermare quello sterminio, ma sapeva che se solo l’avesse allungata, l’avrebbe trovata traslucida ed inconsistente: la Hadaway non era che l’ombra di sé stessa, non poteva aiutare nessuno. “Non so chi sia stato, per questo sono arrabbiato, comunque ci sto lavorando, e credimi, il mio pianto non mi fermerà dal trovarli e fargliela pagare”. Quanti anni avrà avuto, quel ragazzo? Diciassette, a dire suo. Come poteva covare così tanta rabbia, come poteva alimentare la fiamma della vendetta senza venirne bruciato a sua volta? Lydia aveva appena aperto gli occhi su quel mondo, e quel poco gli era bastato. Non sapeva cos’avrebbe dovuto aspettarsi, ma quello di certo non era ciò che avrebbe voluto vedere; era come vedere un bambino giocare con i fiammiferi, incurante che quella scatola fosse l’ultima rimasta, incurante dell’inverno che si avvicinava. Fargliela pagare. Come se l’omicidio dei suoi genitori avesse avuto un prezzo. Se fosse stata al suo posto l’avrebbe pensata allo stesso modo, ma da uno sguardo esterno ed obiettivo, poteva permettersi di essere moralista. Bastava non pensare a ciò che avrebbe fatto lei se avesse avuto fra le mani colui, o colei, che di tutto l’avevano privata, lasciandola sola in un mondo troppo grande. Così piccola, ingenua come un bambino e senza nessuno a cui porre i mille perché, eppure così grande da non poter rintanarsi in camera finché qualcuno fosse andata a salvarla. Nessuno si salvava da solo finché non accendeva la luce, e non si accorgeva che nessuno lo sarebbe andato a salvare. Lydia aveva voluto accendere quella luce. Lydia aveva ancora paura del buio.
    Ma tu Lydia, mi sembri una ragazza tranquilla, i tuoi occhi.. Sono puri, sebbene parecchio confusi. Cosa c'è che non va? A parte il mondo..”
    Lydia Hadaway nascose gli occhi verdi dietro le palpebre abbassate. Pura? Come poteva essere puro qualcosa che nasceva dal vuoto? Era stata corrotta, e nemmeno sapeva da chi. Si sentiva sporca a portare quel segreto, a nascondersi dietro qualcuno che non era. M cos’altro avrebbe potuto fare? Non aveva nient’altro. Così rise, alzando leggermente le spalle e roteando gli occhi annoiata. “Cosa c’è che non va?”
    Sono sola, forse lo sono sempre stata dato che nessuno sembra cercarmi. Non so chi ero, né chi sarò. Ho paura del buio, vedo cose che gli altri non vedono, sento voci che altri non sentono. Spesso ho le allucinazioni, che immancabilmente si concludono in grida soffocate dentro al pugno chiuso. Non so cosa sia reale e cosa no, non so cosa sia frutto della mia mente e cosa concreto. Non so nemmeno cosa ci faccio qui, quando mi è stato detto chiaramente di non venire ad Hogwarts. Non so chi me l’abbia proibito. Vedo tanto sangue, vedo persone combattere e perire, vedo dolore, dolore, dolore e lacrime inconsolabili. Vedo i visi deformarsi da grida laceranti. Forse sono pazza. A volte rompo tutto ciò che mi circonda, per poi riaggiustarlo, rassettarmi i capelli e uscire dalla stanza come se non fosse successo nulla. A volte ho bisogno di essere viva perché non c’è nessuno a ricordarmelo. “Assolutamente nulla. Ma ti ringrazio per l’interessamento” Sorrise, lasciando che quel briciolo di allegria raggiungesse lo sguardo smeraldo. Si lasciò convincere che ciò che aveva appena detto fosse vero, mentre il bicchierino nuovamente pieno tornava fra le sue mani. Ingoiò il contenuto ormai conscia del sapore aspro e dolce al contempo, amaro e bruciante. Il mondo le girò attorno un attimo, i colori erano più vividi. E voleva piangere. “E’ stato un piacere, Shane Howe. Ci rivedremo presto” Elegantemente scese dallo sgabello, lasciando un’ultima carezza sulla spalla del ragazzo e l’ombra di un sorriso nella voce.

    E poi fu da sola, nel suo appartamento. Un frammento di realtà che andava perdendosi nel silenzio, mentre le lenzuola venivano strappate a metà, e la credenza cadeva su un fianco, e l’acqua usciva dalla vasca in rivoli abbondanti, e la moquette si gonfiava e scuriva, e la Hadaway rideva per non piangere.
    Il mattino dopo, sarebbe stato tutto a posto, e Lydia non si sarebbe ricordata assolutamente nulla. Lo sapeva, mentre buttava a terra pergamene ed inchiostro, sapeva che avrebbe sistemato tutto, e sapeva che la sua mente avrebbe perso quel ricordo in mezzo agli altri, in un infinita marea di avvenimenti mai accaduti. Lo sapeva perché succedeva tutte le sere. Perché Lydia Hadaway non riusciva ad essere nemmeno Lydia Hadaway. Cosa le avevano fatto?
    winston,©


    Certo, torniamo all'ovile ad high street imberbe <33
     
    .
  12.      
     
    .
    Avatar

    « mayhem »

    Group
    Member
    Posts
    19,954
    Spolliciometro
    +3,449
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    3OWr7DA
    Shane Howe
    slytherin • 17
    « Let it break you out of this prison you became. It’s not too late. »

    Fece scivolare l'ennesimo sorso di Whisky giù per la gola mentre Lydia lo guardava tristemente, persa in un proprio pensiero. Un incontro particolare e bizzarro, che forse avrebbe dimenticato, forse no. Avrebbe voluto ricordare gli occhi verdi e confusi della Hadaway, il giorno dopo e i giorni a venire, per sperare di rivederli, un giorno cambiati, rinnovati e illuminati da una luce nuova. Avrebbe voluto poterle mostrare i propri occhi felici, perchè nonostante il periodo lo avesse abbattuto per evidenti motivi, Shane non era una persona triste. Era una persona a cui, purtroppo erano capitate brutte cose in tempi troppo brevi. Ma l'essere umano è forte, ed è in grado di distruggere e aggiustare sè stesso mille volte. Ne è in grado, ciò non significa che questo debba succedere sempre, infatti troppo spesso le persono erano capaci di perdersi per sempre e smarrire la via. Shane pensava che a lui non sarebbe mai successo, non avrebbe mai perso di vista i suoi obbiettivi, nè avrebbe smesso di sperare in un futuro migliore. Lydia Hadaway gli era sembrava una ragazza forte, nonostante avessero scambiato davvero poche parole, ma era sicuro che anche lei si sarebbe ripresa, presto o tardi, dai mali che l'affliggevano. Perchè dietro al suo "Assolutamente nulla" si nascondeva un mondo di parole non dette. Ciao Lydia. La salutò come aveva fatto lei e la tenne sotto osservazione finchè la ragazza non abbandonò il locale con tutto il suo vestito carino. Lui fece lo stesso poco dopo, non cedendo alla tentazione di utilizzare il proprio potere, quello nuovo datogli dal pugnale, contro i clienti del locale che avevano sparlato alle spalle per mezza serata. Ma alla fine, cosa importava? Non doveva dimostrare niente a nessuno, nè a quei quattro maghi da strapazzo, grassi come dei maiali, nè meno che mai a sè stesso, perchè sapeva chi era. Avrebbero potuto chiamarlo Biancaneve tutta la vita e prenderlo in giro. Era fortunato in questo. Tutti portiamo delle maschere, spesso, l'importante è sapere chi siamo, anche mascherati. Shane era fortunato in questo.

    Tornato al dormitorio, si fece accogliere da Maddox, che gli aveva coperto l'uscita come ogni volta. Era confuso, confuso dalla serata, da tutto. Le immagini di Lydia si accavallavano nella sua mente, la immaginava ridente, con quelli che dovevano essere i suoi genitori, la immaginò in viaggio con gli amici, mentre rideva e scherzava. La immaginò come studentessa serpeverde ad Hogwarts. Ma certo, come poteva non averla riconosciuta? Poi, aveva perso i sensi sul divano della sala comune degli slytherin. Rannicchiato in quel luogo sicuro, almeno per una notte.


    made by mæve.



    #postdimerda. Il salto temporale mi uccide c.c
     
    .
11 replies since 22/3/2014, 14:01   389 views
  Share  
.
Top