Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.

Barrow e chi altro vuole.

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    Ashley Stewart ▵ 17 anni ▵ babbana


    Il ricordo era fresco e vivido nella mente di Ashley, le bruciava la pelle come se si fosse appena scottata con il fuoco, odiava sentirsi in quel modo e come se non bastasse le parole non riuscivano a sparire dalla mente ...Ad ogni modo, ogni piano comporta i suoi rischi, se non vi sentite pronti potete anche abbandonare la causa, per quanto mi faccia piacere che voi siate qui presenti, non posso nascondere gli evidenti rischi, l'ultima cosa che vogliamo è vedervi feriti, o avere dei morti sulla nostra coscienza..., Ma cosa stava insinuando quel Keanu?! Voleva un aiuto o no?! ma credava davvero che lei, Ashley avrebbe lasciato perdere la causa?! dopo aver perso gli ultimi quattro anni della sua vita ad allenarsi?! Idiota!! disse ad alta voce la ragazza mentre picchiava con pugni e calci il sacco davanti a lei. Il pensiero che qualcuno poteva darle di codarda o di permettersi di dire che non era in grado la mandava su tutte le furie! Ma questo non era il solo motivo, quel tizio aveva continuato ad incoraggiare i presenti alla riunione.
    Perdonate la franchezza, ma c'è in ballo il destino di un mondo, non è un' esercitazione, nè tanto meno abbiamo altre possibilità per riprovare... te la faccio vedere io la franchezza!! continuò dando un calcio a quel maledetto sacco che cadde in terra. Era davvero molto innervosita!! Lei non era lì per fingere, voleva combattere ed era pronta. Era sudata, con l'adrenalina in corpo che la faceva tremare. Guardava in posizione di attacco quel sacco come se fosse un morto, e col fiatone. Quella parole l'avevano fatto molto arrabbiare tanto che riuscì a scaricare la sua ira solo in quel modo. Non era neanche riuscita a controbattere quello che aveva detto Keanu che Leroy aveva deciso di portare via lei e il resto dei babbani nelle loro camere, se così si potevano definire. Non si aspettava certo una camera di lusso, e fondamentalmente neanche le interessava dove dormire, le bastava anche una branda. Si era guardata intorno e aveva visto che c'erano due letti, almeno avrebbe avuto compagnia, ma la sua permanenza durò poco, infatti dopo che appoggiò in modo poco delicato la sacca sul letto, aveva deciso di fare un giro per il palazzo. Aveva visto alcuni ragazzi su un balcone, ma non aveva voglia di parlare. Le parole di Keanu erano ancora impresse nella sua mente, e non riusciva ad essere socievole in quel momento, anche se lei in realtà non lo era mai stata.
    Così ora era lì nella stanza dell'addestramento, sola, sudata che fissava con lo sguardo nero quel finto morto. In quel momento si rese conto però che probabilmente Keanu aveva ragione, lei era una misera babbana, come avrebbe potuto lottare?! Svanito l'effetto sorpresa, cosa avrebbe fatto per difendersi dalla magia? Sospirò e prese una balestra, fece un respiro profondo e prese la mira, pronta a scagliare la freccia dritta nel bersaglio. -Perdonate la franchezza, ma c'è in ballo il destino di un mondo, non è un' esercitazione, nè tanto meno abbiamo altre possibilità per riprovare... ancora una volta quella parole le bruciavano dentro...lei sapeva cose le aspettava ed era pronta! Scagliò la freccia, in direzione del bersaglio proprio al centro, in modo da uccidere con un colpo letale quel finto uomo davanti a lei, che in quel momento odiava più di qualsiasi altra cosa, ma nello stesso istante davanti alla sua visuale, dove c'era il bersaglio comparve un ragazzo...


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    «Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.»
    Non erano stati in molti a fare domande, anzi. Da quando William aveva cominciato a parlare, erano rimasti tutti pressochè cristallizzati nella posizione in cui si erano seduti, lo sguardo fisso in un punto dietro Barrow, mentre i loro pensieri cercavano di sincronizzarsi a ciò che l’ex corvonero stava dicendo. Il potere delle parole, così sottovalutato dalle persone, riusciva ancora ad affascinare Will. Come il tono di voce, o la scelta del lessico potessero far pendere una bilancia da una parte o dall’altra, era una cosa che logicamente era incomprensibile, e per quello attraeva come una calamita l’attenzione del ragazzo. L’unica a parlare fu una ragazza –babbana- che sembrava troppo giovane per trovarsi in quel posto. Doveva avere per forza diciassette anni, Barrow era stato irremovibile con il Primo Ministro, ma di più? Ne dubitava. E diamine, diciassette anni nel mondo normale non significava che era maggiorenne. Non poteva nemmeno andare a votare, e la sua nazione la mandava in guerra.
    Sorrise ironico: è la stessa cosa che stai facendo tu, William. Non puoi lavarti le mani sporche di terra in un fiume di sangue. Non era nemmeno sicuro di aver compreso appieno il significato implicito della domanda. Inclinò il capo da una parte lanciandole un’occhiata curiosa, ma bastò un tocco di Keanu per fargli capire che a quello ci avrebbe pensato lui. C’era qualcosa di confortante, e di terrificante, nella consapevolezza di poter contare su qualcuno. Poteva sembrare stupido, o scontato, ma erano quei piccoli gesti a farlo sentire parte –realmente- di qualcosa. Parte, non superiore né inferiore.
    E allo stesso tempo ne aveva il terrore. Quando costruisci un castello di vetro su pilastri di cristallo, e questi uno ad uno si crepano e si spezzano, è difficile trovare una colla abbastanza resistente da poter far tornare tutto come prima.
    Aspettò che uno alla volta tutti fossero usciti; prese la maschera nera che aveva poggiato sul tavolo e la guardò per qualche secondo che parve interminabile, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Un tempo maschere simili venivano usate dai Mangiamorte, in tempi ormai così remoti che quasi nessuno ne aveva memoria. Quando loro sono diventati la regola e non l’eccezione, non ne hanno più avuto bisogno. Ormai erano i ribelli a dover indossare la maschera; nascondersi per cercare di ottenere una vita normale. Era così paradossale che in altre circostanze, in altri tempi e spazi, Barrow ne avrebbe riso. Di quei tempi, l’unica cosa che poteva fare era sfiorarne i bordi con delicatezza, come una vecchia amica, e cercare di non cogliere il riflesso del suo viso sulla superficie lucida. Aveva paura di ciò che avrebbe potuto vedere.
    Prese una sigaretta e l’accese, mentre con passo distratto girovagava per i corridoi del Quartier Generale. Non voleva che qualche recluta si perdesse per strada, o men che mai si fosse nascosta dentro qualche stanza a piangere. Non avevano tempo per le lacrime, e di certo non potevano permettersi il lusso di un polso debole in battaglia. Una parte di lui si rammaricava di una tale rigidità, ma l’altra sapeva che avrebbe risparmiato inutili dolori alle famiglie.
    Sentì una voce provenire dalla Sala Addestramenti, e non sembrava particolarmente entusiasta. Riusciva a sentire il furore celato dietro a quelle imprecazioni a mezza voce –echi, echi ovunque-, ed un giovane William Barrow riconobbe in quel tono sé stesso. Quella rabbia che bruciava veloce lasciando solo cenere, in un impeto che assorbiva tutto e lasciava niente. Aspirò una boccata di fumo e si appoggiò con la spalla allo stipite della porta: vide al centro della stanza la babbana che aveva parlato durante l’assemblea; se la stava prendendo ferocemente con un manico, cui unica colpa era stata quella di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Lasciò uscire il fumo lentamente, mentre con interesse accademico osservava i movimenti della ragazza, dati da anni di allenamento. Così giovane, così piena di vita! Will aveva solo pochi anni più di lei, eppure si sentiva il triplo più vecchio.
    La rabbia è una cattiva alleata, specialmente se è il fuoco del furore e non il ghiaccio dell’ira. Lentamente, e silenziosamente, si era spostato dietro la ragazza, l’aveva aggirata e si era spostato vicino al bersaglio. Le braccia della ragazza non erano ferme, non aveva buttato fuori l’aria prima di lasciare la corda, i piedi non bilanciavano il suo peso. Non si stupì affatto quando la freccia si conficcò nel muro dall’altra parte rispetto a dove si trovava lui, a diversi centimetri dal bordo esterno del bersaglio.
    Brutta posizione” Si avvicinò alla ragazza con la sigaretta fra le labbra. Quando fu abbastanza vicino, le prese il braccio con cui impugnava la balestra e lo alzò leggermente verso l’alto, le spinse le spalle all’indietro e con un dito le alzò il mento leggermente in avanti. Con un delicato calcetto sul piede, le fece spostare le gambe in modo da avere un appoggiò più stabile. “Prova adesso. Inspira ed espira lentamente, non pensare. Guarda il bersaglio, concentrati solo su quello” Indietreggiò di qualche passo. “Non mi pare di ricordare il tuo nome, recluta” Disse con voce strascicata, studiando con attenzione la brace della sigaretta, prima di riportare l’attenzione sulla mora.
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    Ashley Stewart ▵ 17 anni ▵ babbana


    Ashley guardò la freccia scagliarsi proprio accanto ad un ragazzo, lo scrutò e vide che era William Barrow, il capo. Brutta posizione le disse, ma stava davvero parlando con lei? Eh? lo guardò mentre le si avvicinava con la sigaretta in bocca. Non sapeva che anche i maghi avessero questo vizio, chissà come era vivere nel mondo magico...molte volte si era chiesta perchè lei fosse una semplice babbana, in fondo ora era lì con loro pronta a combattere, non poteva avere un'arma in più come lui? Rimase a fissarlo mentre le prendeva il braccio con cui impugnava la balestra e facendola alzare leggermente verso l’alto, si sentì prendere la spalle all’indietro. Ma cosa stava facendo?! Fece anche l'azzardo di alzarle il mento, come se fosse completamente idiota o cosa?! Nonostante questo lei seguiva i suoi movimenti e posizionò le gambe come le aveva messo dopo quel calcetto. Tornò a mirare il bersaglio e doveva ammetterlo, si sentiva più stabile. “Prova adesso. Inspira ed espira lentamente, non pensare. Guarda il bersaglio, concentrati solo su quello” disse e le fece spazio, lei eseguì tutto come diceva. Chiuse gli occhi Inspira...tranne il fiato, poi li riaprì e adesso espira, forza Ashley si disse e scagliò la freccia senza pensare oltre, lasciò la rabbia in un angolo della testa e guardò la freccia finire contro il bersaglio, almeno l'aveva beccato, anche se al limite. Doveva allenarsi molto e Barrow le era utile.

    Mh. Abbozzò un sorriso e guardò Barrow Grazie. Gli disse, poi si rilassò e abbassò l'arma Io sono Ashley Stewart. Disse per poi prendergli la sigaretta dalle labbra, fece un tiro e gliela restituì Non pensavo che i maghi fumassero! Come mai questo vizio babbano? Domandò scrutandolo con curiosità. Quel ragazzo era davvero molto strano, come biasimarlo, era pur sempre il capo della Resistenza, come poteva sopportare quel peso? Non sembrava molto più grande di lei, eppure sembrava così pieno di esperienza. Chissà quali erano i suoi pensieri al momento. Era molto curiosa di sapere come fosse il mondo magico. Fammi una magia! Disse seria Come agiresti contro il nemico? Era affascinata da quelle cose.

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    «Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.»

    La ragazzina non sembrava particolarmente contenta dell’aiuto di Barrow, il che era un vero peccato: chi non sapeva accettare i suggerimenti, non sarebbe mai stato in grado di migliore. Will lo sapeva per esperienza, aveva imparato solo con il tempo che i suggerimenti che gli venivano dati non dipendevano dal fatto che lo ritenevano giovane ed incosciente. Era sempre stato suscettibile sull’argomento, quindi ogni volta che qualcuno gli correggeva qualcosa, saltava sulla difensiva, proteggendo la sua idea finchè non si accorgeva egli stesso di quanto fosse stupida. La babbana gli assomigliava maledettamente tanto, anche fisicamente. Chi li avesse visti insieme per strada avrebbe potuto prenderli per fratelli: occhi chiari, capelli scuri, corporatura esile e tratti delicati. Con tutta probabilità la ragazza, comunque, sarebbe diventata più muscolosa di lui. Non che ci volesse molto, d’altro canto.
    Will vide la freccia conficarsi nel bersaglio. Lontano dal centro, ma aveva le potenzialità per migliorare. “Grazie” Il ribelle sorrise, alzando leggermente le spalle. Era il suo lavoro, dopotutto. “Io sono Ashley Stewart” Disse la ragazza, prendendogli la sigaretta dalle labbra per fare un tiro. Will sbuffò seccato: non era la prima a fare una cosa del genere, ed era davvero l’ora che le fanciulle cominciassero a comprarsi delle sigarette tutte per loro. “Ashley Stewart, ce l’hai l’età per fumare?” Domandò scettico inarcando un sopracciglio nella sua direzione, allontanandosi di qualche passo per andare a sedersi sulla panca poggiata al muro.
    Non pensavo che i maghi fumassero! Come mai questo vizio babbano?” Il giovane fece nuovamente spallucce, indicando la pelle scoperta dalla maglia nera. “Anche i tatuaggi non sono una prerogativa dei maghi, eppure.. ho passato diverso tempo dalle vostri parti. Per i maghi figli di Mangiamorte potenti, come il sottoscritto, è vietato entrare a contatto con i babbani. Come potrai ben immaginare, è la prima cosa che ogni figlio adolescente fa: se una cosa viene vietata, diventa improvvisamente troppo tentatrice e divertente per potervi rifiutare” Rispose alla domanda con un sorriso, il solito spesso accento londinese ed il tono leggermente strascicato, tipico di Barrow.
    “Fammi una magia! Come agiresti contro il nemico?” William rise, leggermente a disagio con la curiosità di Ashley. Era abituato ad essere circondato da persone che lo osservavano con circospezione, o altre ancora che gli rivolgevano occhiate così sature di riverenza da metterlo in soggezione, ma in entrambi i casi nessuno osava mai porgergli domande. Aveva uno strano effetto sulle persone: che fosse repulsione o rispetto, la sua figura allampanata riusciva a metterli a disagio, bloccando qualunque questione sul nascere. Prese la bacchetta da dentro l’anfibio nero, e la fece muovere davanti agli occhi della babbana. “Questa è la bacchetta che i maghi usano per incanalare i loro incantesimi. Ciascuna è differente dall’altra per composizione, struttura, e nucleo –ogni bacchetta contiene al suo interno una diversa fonte magica, come i crini di unicorno-, e fin da bambini ci insegnano che è la bacchetta a scegliere il mago, e non viceversa. Questo è un incanto piuttosto semplice, che insegnano alla nostra scuola al primo anno” Puntò la bacchetta contro la freccia che prima aveva mancato il bersaglio. “Wingardium Leviosa” Scandì bene le parole, e con un movimento rotatorio del polso ed un breve scatto in avanti, lanciò l’incantesimo sulla freccia. Questa levitò a pochi centimetri dal suolo, seguendo nell’aria i movimenti della mano di Will. Distolse l’attenzione dalla freccia per tornare a guardare Ashley, e poter vedere la sua reazione.
    “Come agirei contro un nemico è già una domanda più complicata, perché dipende dal contesto: con la magia si possono fare davvero molte cose. Alcuni incanti feriscono, altri distraggono, altri confondono, alcuni stordiscono.. ma ce n’è solamente uno che uccide sul colpo. Personalmente, preferirei non usarlo in battaglia, e sicuramente non te ne darò prova oggi. Non è il caso che tu veda già morire qualcuno, hai ancora due notti per dormire tranquillamente senza incubi” Concluse con un sorriso tirato. Era davvero troppo tempo che Will non riusciva a dormire bene. Con quale coraggio poteva fare sonni tranquilli, sapendo che ogni secondo qualcuno ricordava dettagli sulla vita prima dell’oblivion, rischiando così la sua vita? Con tutte le persone che aveva visto morire, con tutte le anime che gli pesavano sul cuore, come poteva permettersi di chiudere occhio serenamente?
    “Questo è uno dei miei preferiti: stordisce il nemico, dando quindi il tempo a me ed a chi è con me di andare avanti nella missione” Puntò la bacchetta contro il manichino poco lontano da loro. Si alzò in piedi, piegò il braccio e muovendo leggermente la spalla lo drizzò rapidamente. “Stupeficium!” Un raggio rosso partì dalla bacchetta e colpì il fantoccio, che cadde a terra con un secco tonfo. Si voltò e le rivolse un ampio sorriso, alzando entrambe le sopracciglia. “Spero di aver soddisfatto la tua curiosità. Ora, soldato Stewart, parliamo di te: cosa sai usare oltre alla balestra? Fammi vedere che sai fare” Tornò a sedersi sulla panca e appoggiò la schiena alla parete, allungando le gambe davanti a sé con fare rilassato.
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    Lei seguì Barrow a sedere sulla panca mentre questo parlava. “Ashley Stewart, ce l’hai l’età per fumare?” Cosa le aveva appena detto?! lo guardò male E tu sei mio padre per caso? disse mettendosi subito sulla difensiva. Poi le fece vedere i tatuaggi sul corpo e continuò a parlare, ignorando la sua frecciatina. Anche i tatuaggi non sono una prerogativa dei maghi, eppure.. ho passato diverso tempo dalle vostri parti. Per i maghi figli di Mangiamorte potenti, come il sottoscritto, è vietato entrare a contatto con i babbani. Come potrai ben immaginare, è la prima cosa che ogni figlio adolescente fa: se una cosa viene vietata, diventa improvvisamente troppo tentatrice e divertente per potervi rifiutare
    Sorrise a quella frase, anche lei faceva così, lo aveva sempre fatto, più le vietavano qualcosa più lei era propensa ad infrangere quella regola. Lei era una ribelle in tutti i sensi. Io sono scappata di casa, proprio per infrangere quelle stupide regole che impongono i genitori. disse e fece una smorfia. Lei voleva bene ai proprio genitori, ma erano così ottusi, chiusi e bigotti, non riuscivano a capire, anzi non volevano aprire gli occhi sul quello che stava succedendo. Era meglio così, che lei se ne fosse scappata, almeno loro non avrebbero rischiato la vita.
    Poi vide quel ragazzo ridere, aveva un bel sorriso. Si ritrovò a fare lo stesso e ascoltarlo con interesse, stava rispondendo alla sua richiesta di fare una magia. Le spiegò come venivano fatte le bacchette. fin da bambini ci insegnano che è la bacchetta a scegliere il mago, e non viceversa questa frase le rimase impressa nella testa,perchè nessuna bacchetta l'aveva scelta?! Ora ne avrebbe avuta una e si sarebbe sentita di sicuro più utile. Guardò ammirata quello che seguì, Barrow fece alzare da terra la freccia che lei aveva scagliato Wingardium Leviosa ripetè mentre lui faceva svolazzare l'oggetto. Ashley era estasiata, amava la magia. Perchè non poteva essere magica anche lei?! Poi d'improvviso la magia svanì e Barrow riprese a parlare. Fu quasi infastidita per quel gesto, si sentiva come una bambina davanti al mondo dei balocchi, voleva che continuasse. Invece lui cambiò argomento, rispondendo alla domanda della ragazza. Alcuni incanti feriscono, altri distraggono, altri confondono, alcuni stordiscono.. bene, quindi cosa poteva fare lei per poter evitare che questi incantesimi la prendessero?! Niente, quasi sicuramente questi l'avrebbero investita in pieno senza che questa potesse difendersi. ma ce n’è solamente uno che uccide sul colpo. Ecco il colpo di grazia, era praticamente impossibile che lei, babbbana potesse uscire da quella guerra viva.
    Sospirò si meglio evitare... anche se non dormirò comunque si disse, con o senza quel colpo fatale non sarebbe riuscita a dormire, anzi avrebbe sicuramente passato il resto della notte ad allenarsi. Poi lui impugnò la sua bacchetta e si alzò . “Stupeficium!” disse e dalla bacchetta uscì un raggio rosso che colpì il fantoccio, che cadde a terra con un secco tonfo.
    Lei rimase senza parole WOW disse entusiasta di quella breve lezione di magia, se fosse stata una bambina probabilmente avrebbe iniziato a saltellare davanti a Barrow, pretendendo un'altra magia. Contieniti Ashley!! si disse, così si limitò a sorridere e guardare quel ragazzo, il capo. Spero di aver soddisfatto la tua curiosità. Ora, soldato Stewart, parliamo di te: cosa sai usare oltre alla balestra? Fammi vedere che sai fare questo era il suo momento, così si alzò immediatamente So sparare e anche molto bene...ti mostro dalla sua voce si percepiva gioia, si perchè lei era entusiasta quando si parlava di armi. Anche se pensandoci per molti era un argomento triste o tabù, per lei era un modo per difendersi, e poi era eccellente, doveva vantarsi di qualcosa, soprattutto in quel mondo magico dove lei era la debole di turno.
    Prese la pistola, dal suo stivaletto e guardò Barrow Tu tieni una bacchetta...io la pistola...assurdo no? rise e si morse il labbro poi si voltò e sparò, centrando il centro pieno del bersaglio con tutti i colpi che aveva in canna. La sua mira era perfetta e la mano ferma. Sapeva sparare e lo faceva senza mai pensare e con freddezza. si voltò di nuovo verso il capo e sorrise soddisfatta sono anche molto brava nella lotta corpo a corpo...se vuoi ti mostro disse abbozzando un sorriso furbetto. Era la sua materia quella, avrebbe messo KO il suo capo.


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    “Io sono scappata di casa, proprio per infrangere quelle stupide regole che impongono i genitori”
    Barrow continuava a ripensare alla frase che la ragazza aveva detto poco prima, senza capacitarsene appieno. Lui era vissuto in un regime ancor più rigido di quello messo in atto nel Mondo Magico, ed era sempre stato troppo egoista per pensare se anche per gli altri fosse stato lo stesso. Da una parte, molto superficialmente, pesava che alla ragazza imponessero dei coprifuoco che lei riteneva poco accettabili: era così che faceva la maggior parte degli adolescenti, giusto? si lamentava di non poter procrastinare l’ora di ritorno, o di non poter andare a quella festa nel paesello vicino. Ma forse non tutti erano così. Forse c’era qualcuno che aveva vissuto la sua stessa infanzia, qualcuno che avrebbe potuto capirlo.
    Will aveva sempre evitato di parlarne. Immaginava che quando lo avrebbe fatto, le persone gli avrebbero rivolto un’occhiata triste, e lui non voleva vederla; poi, gli avrebbero messo una mano sul braccio, e gli avrebbero detto ti capisco, con le sopracciglia arcuate e l’espressione amareggiata.
    Ma loro.. loro non capivano un cazzo. Era inutile che sussurrassero frasi di circostanza, se non c’erano passati non avrebbero mai capito qual era stata la scintilla che aveva spinto Barrow oltre il baratro, oltre il limite di non ritorno. Non avrebbero mai capito, né tanto meno giustificato, l’assassinio compiuto da Will. Motivo per cui, quella parte della sua vita se la sarebbe portata nella tomba.
    Alla magia, Ashley aveva reagito come Will si era aspettato. Avrebbe voluto ignorare tutto quello che conosceva per poter provare almeno un terzo dell’eccitazione che accendeva lo sguardo azzurro della babbana: per lui gli incantesimi erano sempre stati un dato di fatto.
    “Tu tieni una bacchetta...io la pistola...assurdo no?”
    Non particolarmente, ma non ritenne necessario specificarlo. Per lui la pistola era una cosa estranea e scomoda, non come la sua fidata bacchetta. Non sapendo nulla o quasi dell’arma, la reputava una specie di giocattolino nero con cui i babbani si gingillavano di tanto in tanto. Di certo non ne aveva mai visto una funzionare: al primo colpo, Will si portò le mani alle orecchie e lanciò un’occhiata assassina alla ragazza. Quell’affare faceva un rumore infernale, e lo ripeteva ogni volta che Ashley schiacciava quella specie di pulsantino –grilletto, William- con l’indice. I proiettili, al contrario della freccia, erano più veloci, e la Stewart riusciva a colpire meglio il bersaglio. Applaudì brevemente, osservando interessato i buchi lasciati dai proiettili.
    “sono anche molto brava nella lotta corpo a corpo...se vuoi ti mostro”
    Fece una smorfia con le labbra e la squadrò dall’altro in basso. Non sembrava minacciosa, ma sapeva per esperienza che un fisico delicato poteva nascondere molto più di quanto non lasciasse intendere. Will non era mai stato un asso nel corpo a corpo: era veloce, ma non riusciva quasi mai a sfruttare la corporatura esile a proprio vantaggio. Fece spallucce e poggiò la bacchetta sulla panca, per poi avvicinarsi ad Ashley e posizionarsi di fronte a lei. “Certo, fammi vedere che sai fare babbana” La invitò con un mezzo sorriso e un cenno della mano.
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    Lei non era mai stata una ragazza viziata o superficiale,forse si ma di certo non era scappata di casa per delle mancate feste,o perchè aveva il coprifuoco. Suo padre era un ubriacone e la madre subiva le angherie di quell'uomo. Aveva passato gran parte della sua vita fuori casa quindi scappare fu una scelta d'obbligo quasi. Spesso veniva punita e la famiglia le aveva sempre raccontato molte bugie nel corso della sua vita in quella casa, quindi non era certo una ragazza viziata, era solo riuscita a capire quanto fosse sbagliato quel mondo. Anche se probabilmente quella situazione in casa non dipendava direttamente dalla magia fatta sulla città, c'era comunque la speranza che tutto poteva essere migliore e questo era un bel pensiero per farla andare avanti.
    Certo, fammi vedere che sai fare babbana” le disse Barrow facendole anche un cenno con la mano. Lei sorrise e senza farselo ripetere due volte si avvicinò a lui, mise la propria gamba tra quelle del ragazzo e afferrò il braccio. Quello che successe avvenne molto velocmente, gli diede la schiena abbassandosi leggermente sulle ginocchia, così da avere più forza e bilanciamento;poi si portò il braccio di Barrow davanti facendolo sollevare da terra. Gli passò davanti agli occhi cadendo a terra, sotto di lei. Si mise sopra di lui tenendo le spalle del ragazzo ben ancorate al suolo. Sai hai potenzialità ma devi migliorare capo. disse e rise, mentre lo guardava nei suoi occhi azzurri. Era davvero un bel ragazzo. Arrossì e disoltse lo sguardo, non le era mai capitato di imbarazzarsi davanti a qualcuno, anche se incideva probabilmente il fatto che erano mesi che non aveva nessun tipo di relazione dato che era stata gran parte di quelle lunghe settimane ad allenarsi, altro motivo per il quale nel combattimento era davvero molto brava ma nei rapporti umani era diventata davvero una schiappa. Scosse la testa e si alzò, porse la mano a Barrow per aiutarlo ad alzarsi Ora tocca a te mago!! disse poi, guardando per un attimo la bacchetta, appoggiata sulla panca.

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    «Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.»
    Non dovette aspettare che una manciata di secondi per ricevere la risposta di Ashley, la quale dopo aver infilato una gamba fra le sue e dopo avergli afferrato il braccio, si mosse troppo velocemente perché Will potesse vedere: vide solo sé stesso sul pavimento, la spalla dolorante per la botta, ed il sorriso vittorioso della babbana sopra di lui. Fece una smorfia arricciando il naso, ma l’orgoglio gli impedì di massaggiare la parte lesa.
    “Sai hai potenzialità ma devi migliorare capo”
    Barrow inarcò un sopracciglio scuro e le rivolse un sorriso sghembo, non particolarmente stupito dall’abilità della ragazza. dopotutto se l’era aspettato, giusto? Una parte di lui, quella più ancorata alla fazione dei maghi ed erede del pensiero di suo padre, bruciava nel constatare che una babbana gli aveva appena fatto il culo. Ma Will non era come suo padre: quelli erano soldati che si erano schierati con loro, che avrebbero combattuto per loro, e non poteva che essere orgoglioso delle loro capacità.
    Ashley sorrise e le guance le si colorano di una delicata tonalità rosea, mentre gli occhi azzurri guardavano ovunque tranne che nella sua direzione. Quello sì che era divertente, e quello decisamente era il suo campo. Trattenne una risata mordendosi il labbro inferiore, e prese la sua mano quando lei l’aiutò ad alzarsi.
    “Ora tocca a te mago!” William alzò gli occhi al cielo, ripensando ai trucchetti che aveva inventato nel corso del suo ultimo anno al castello. Come già accennato non era un asso nel corpo a corpo, ma era abbastanza testardo da evitare di essere messo al tappeto, solitamente. Anche quando i suoi avversari erano il doppio di lui, ed erano maggiormente motivati, Will si rialzava sempre.
    “Ai suoi ordini” Disse accennando un inchino, il sorriso ironico ancora a sollevare gli angoli delle labbra sottili. Quando alzò lo sguardo verso la Stewart, i suoi occhi brillavano di malizia divertita.
    Si avvicinò fulmineamente a lei, alzò il braccio sinistro a proteggere il viso; si abbassò leggermente ed allungò la gamba destra dietro quelle di Ashley. Barrow aveva sempre puntato tutto sulla velocità: ancorò le lunghe gambe della babbana, tirò verso di sé e ripoggiò il piede in una posizione stabile dietro di lei. Piegando il ginocchio sinistro verso terra, si ritrovò con un ginocchio al suolo e l’altro piegato davanti a sé, mentre le braccia tese aveva raccolto il peso della ragazza prima che sbattesse per terra. Il contraccolpo gli fece dolere la spalla che prima aveva sbattuto contro il pavimento, ma trattenne la smorfia a beneficio di un sorriso trionfante.
    Meglio?” Domandò quasi sussurrando, il petto che si alzava ed abbassava ad un ritmo leggermente accelerato. Era da un po’ che non faceva esercizio fisico, quindi anche quel poco era bastato per i suoi polmoni da fumatore. Merlino ringrazi le bacchette, Barrow sperava davvero di non dover ricorrere al combattimento corpo a corpo. Alzò le sopracciglia e si morse nuovamente il labbro inferiore, l’espressione soddisfatta.
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    Ashley guardò William, sembrava divertito, ma da cosa?! Non riuscì a capire completamente, si lanciarono degli sguardi strani, quasi maliziosi. Ma quello non era proprio il momento di pensare a certe cose, stavano facendo dell'allenamento per un imminente battaglia, nella quale lei probabilmente sarebbe morta. Oramai ne era certa, lei era una semplice babbana e se la magia appena fatta da Barrow era solo un assaggio, quella vera e seria l'avrebbe messa k.o in un secondo. Non voleva pensarci troppo così accantonò quel triste pensiero e guardò il boss sorridere e farle un inchino “Ai suoi ordini” le disse e si mosse velocemente anche lui, proprio come Ashley un minuto prima. La prese in contropiede, cosa che succedeva raramente, ma sta di fatto che il ragazzo si posizionò cone la gambe dietro alle sue, facendole lo sgambetto. Perse l'equilibrio e sentì le proprie gambe cedere e cadere all'indietro ma lui fu nuovamente repentino e la prese al volo, per non farle toccare il suolo. Ora lei era sdraiata praticamente sulle braccia del ragazzo con il suo ginocchio dietro alla schiena. La guardò negli occhi ad una vicinanza quasi imbarazzante e le sorrise Meglio? le disse. Lei lo guardò con occhi stupiti, quel ragazzo l'aveva fregata, proprio come lei aveva fatto poco prima. Possibile che si fosse fatta mettere sotto in quel modo?! Abbozzò un sorriso che cavaliere! disse riferita al fatto che la teneva così saldamente invece di farla cadere a terra come un sacco di patate.Che dire, sei pronto! e rise per le sue stesse parole era ovvio che William Barrow avesse più risorse di lei. Aveva il fisico, la velocità, era addestrato e aveva la cosa più importante: la bacchetta. Quello era sens'altro un punto vincente, cosa che lei al contrario non aveva. Da qui la domanda che la tormentava, come poteva difendersi dalla magia?! Non poteva farlo. Da lì a due giorni sarebbe andata direttamente nelle fauci del leone sapendo che quello l'avrebbe mangiata in un sol boccone. Scacciò nuovamente quel maledetto pensiero, e tornò al presente guardando Barrow.


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    «Non si può scegliere il modo di morire. E nemmeno il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.»
    Lo stupore di Ashley fu quasi offensivo per William. Certo, il corpo a corpo non era la sua specialità, ma se era arrivato a capo della Resistenza qualche trucchetto doveva pur conoscerlo. Inarcò ironicamente un sopracciglio, sottolineando la sua posizione di superiorità (almeno per il momento). Ed era stato anche abbastanza gentile, prendendo la ragazza al volo prima che toccasse il suolo. Togliendo il fatto che la mossa era stata calcolata nei minimi dettagli, e che non era stato solamente il buon cuore di William: dopotutto un esercito serviva in forza, ammaccarli prima della battaglia non avrebbe giovato alla loro causa.
    che cavaliere!” Will fece spallucce, come se quello sforzo e quello scatto agile non gli fossero costati nulla. Aveva imparato a dare un immagine di sé forte anche quando non lo era, tanto che in molti pensavano fosse indistruttibile. William Barrow, colui che non si spezzava.
    Non sapevano che Will era già stato spezzato, ed aveva imparato a convivere senza le parti a combaciare.
    “Che dire, sei pronto!”
    Pronto? Pronto ad andare in una battaglia in cui probabilmente sarebbero morte più persone di quante Will ne avrebbe potuto tenere sulla coscienza? Pronto a combattere per un mondo ancora così lontano, pronto ad affrontare alcuni dei Mangiamorte più temibili in circolazione? Pronto a vedere i sorrisi diventare lacrime, a vedere innocenti diventare assassini, pronto a rimettersi la maschera nera che un tempo apparteneva a suo padre per uccidere dei maghi come lui? Pronto per cambiare un mondo che gli stava troppo stretto?
    Sì, William Barrow era pronto. Non era la guerra a tormentarlo la notte, erano le conseguenze. Quando stai duellando, non pensi a ciò che viene dopo: ai corpi da compiangere, l’inconsolabile perdita delle famiglie, lo sguardo vacuo e assente di chi sente di aver commesso un errore.
    È dopo, quando tutti si coricano nei loro letti, quando l’adrenalina scema ed il cuore comincia a pompare più sangue di quanto abbia fatto in battaglia, che capisci quanto sia stato sbagliato. Perché una guerra civile, indipendentemente dalle cause scatenanti, era sbagliata, e Will lo sapeva. Non sempre la cosa giusta è la migliore: quello era uno dei casi. La guerra era un effetto secondario, che fosse su larga scala o che fosse sulle scogliere Irlandesi fra un manipolo di Mangiamorte ed un nucleo di Ribelli. Entrambi combattevano per qualcosa. Entrambi volevano vincere, a costo di rimetterci delle vittime.
    I ribelli erano forse migliori? William era uguale a Callaway, in fondo. Ed era la cosa che più gli faceva paura.
    Represse quei pensieri e tornò a guardare Ashley. “Sono nato pronto, ragazza” Le rivolse un sorriso triste, tirato. Quindi si schiarì la voce. “Per quanto mi riguarda, possiamo restare in questa posizione anche tutto il giorno, Ashley Stewart. Ma quando vuoi alzarti, basta dirlo” alzò nuovamente le spalle, mentre l’espressione rassegnata lasciava posto ad una smorfia sghemba e maliziosa.

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    Non tutti sono in grado di gestire un esercito di ragazzi, maghi o meno. Lei non ne sarebbe stato in grado, mentre Barrow sembrava perfetto, ma chissà cosa provava dentro. Lei lo guardò dal basso della sua posizione, ancora ancorata tra le braccia, lo vide pensieroso e senza pensarci gli accarezzò il volto. Quel ragazzo era molto più dolce di quanto volesse far credere agli altri. Doveva sostenere un grande peso, e questo probabilmente lo stava turbando, addirittura invecchiando. Lei era solo una delle tante anime che rischiavano la vita, ma doveva solo pensare a se stessa, per poter liberare il mondo magico e no. Ma lui come poteva sentirsi riguardo a tutte le persone che avrebbe perso per ottenere la libertà?! Cacciò quei pensieri, non poteva deprimersi per lui. Poi finalmente parlò “Sono nato pronto, ragazza” Lo vide sorridere, ma fu molto triste, quasi obbligato dalle circostanze a farlo e continuò “Per quanto mi riguarda, possiamo restare in questa posizione anche tutto il giorno, Ashley Stewart. Ma quando vuoi alzarti, basta dirlo” Lei rise e gli cinse il braccio al collo visto che sei così forte capo, che ne dici di portarmi in braccio fino alla camera? disse arrossendo, e maliziosa, sapeva cosa voleva fare ora per alleggerire la situazione, e non avrebbe accettato un no da parte sua,ma doveva arrivarci per grado. Voleva solo dimenticare quello che stava per succedere, per una sola notte, non chiedeva molto. Sentirsi una ragazzina normale che viveva la vita facendo esperienze di ogni tipo anche quella. Se lo meritva in fondo giusto? Lei sarebbe morta in battaglia, ne era certa,quindi perchè non togliersi questa soddisfazione. E poi il mago che aveva di fronte non era niente male, si stava domando anche se fosse bravo a letto come lo era con la magia. Scosse la testa, ma rimase convinta su quel pensiero, non voleva passare la notte da sola. Così si fece portare in camera da Barrow...



    Vivere o Morire?



    Lo so è corto ma almeno concludiamo la role u.u
     
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