Lovefool

Stiles

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    Shane Howe
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    Era ancora frastornato dagli eventi accaduti la settimana prima, tutti quei morti in Irlanda lo avevano portato a riflettere su tante cose, su quanto la vita fosse breve e imprevedibile per esempio, e per questo avrebbe dovuto sistemare al più presto quanti più tasselli possibili, per non dover un giorno arrivare sul punto di morte e rendersi conto di non aver messo fine a gran parte dei suoi problemi. Mentre si aggirava per Hogsmeade, venne attirato dall'insegna de I tre manici di scopa, e gli venne naturale pensare a Stiles Stilinski e quanto avrebbe voluto sistemare delle questioni in sospeso con lui, e poi non c'era niente di meglio che una burrobirra fresca, in quel caldo pomeriggio!
    Una volta seduto ad uno dei tavolini del locale, era sovrappensiero e avrebbe dovuto rendersi conto di tante cose, che invece gli sfuggirono. Avrebbe dovuto vedere Abigail Hart che manometteva la sua tazza di burrobirra, pronta per la consegna al tavolino, rendersi conto che lei sogghignava mentre guardava nella sua direzione, rendersi conto che la burrobirra che stava per bere aveva un odore inusuale e sfavillava, emanando un colorito iridescente e perlaceo.
    Se avesse partecipato alla lezione in cui la Queen insegnava a creare l'Amortentia, forse avrebbe capito che l'odore di vaniglia, basilico e lime erano i profumi particolari che lo attraevano e non certamente tipici della Burrobirra.
    Aveva commesso un terribile errore, sottovalutare il potere dell'Amortentia, per questo non aveva voluto partecipare alla lezione di pozioni: riteneva questa pozione inutile. Probabilmente il professor Leroy gli avrebbe dato un bel Scadente in Strategia, poichè aveva trascurato un dettaglio importante: è utile conoscere ciò che ci fa bene, ma è ancora più utile conoscere ciò che, al contrario, ci farebbe stare male, per ovvi motivi! Se fosse stato più attento, cosa che era spesso, si sarebbe reso conto che nella sua burrobirra era stato versato quel potente filtro d'amore. E invece, riuscì solo a pensare a quanto la burrobirra avesse un gradevole profumo. Idiota, incredibile come quel pub lo rimbecillisse. Forse era la presenza di Stilinski, che si aggirava per i tavoli, ignaro delle occhiate che Shane gli lanciava, occhiate minacciose dovute alla sua bellissima foto - con quel diavolo di cappello a forma di Ananas - ancora appesa, dopo mesi, nella parete principale del locale. Ancora le sue labbra non avevano avuto il piacere di bagnarsi di quel liquido, che gli avrebbe arrecato non pochi problemi. Portò la tazza alle labbra, ma ancora non bevve, venne attirato da Abigail che proprio in quel momento agitava in aria le mani per farsi notare e sorrideva in una maniera che avrebbe fatto venire il diabete ad un babbano. Venne poi distratto subito dopo da un frastuono alle sue spalle e voltandosi si rese conto che Stilinski aveva rovesciato a terra tutti i bicchieri, e che si stava scusando mille volte con un cliente furibondo. A quella scena Shane non riuscì a trattenere una risata di profondo divertimento, mentre la burrobirra mista all'Amortentia gli bagnava le labbra e percorreva il suo esofago. L'espressione di Stilinski era così buffa, in quel momento, così, così...terribilmente carina! Si rese conto troppo tardi, che qualcosa non andava e forse per una frazione di secondo riuscì a realizzare cosa fosse successo. Dopotutto non era del tutto a digiuno di informazioni sulla pozione, ma fu assalito dai sentimenti verso il tasso, che stava guardando in quel momento, in maniera prepotente.
    Aveva solo un pensiero in mente, Stiles Stilinski e quanto fosse bello, divertente, intelligente e brillante in tutto ciò che faceva. Abigail si avvicinò a lui, che era rosso in viso per quei pensieri.
    Shane, ma perchè diavolo ti sei voltato?! Si lamentò la ragazza portando le mani suoi propri fianchi con aria terribilmente spazientita e delusa. Dovevi guardare me!
    Il rosso chiuse un attimo gli occhi, come accecato da un'immagine celeste Per Stilinski bisbigliò.
    Oh Merlino... Le ultime parole della ragazza, che si portava due mani ai lati del volto, come ad imitare L'urlo di Munch.
    Shane posò la sua tazza di burrobirra corretta, si alzò dalla sua postazione e passando tra i tavolini, con aria decisa, si avvicinò a Stiles che stava raccogliendo i frammenti di vetro.
    Non preoccuparti, faccio io! E fulminò con lo sguardo il cliente, che ancora non aveva smesso di inveire contro il ragazzo.
    Raccolse tutti i pezzi, rischiando anche di tagliarsi, e tenendoli in mano si rialzò in piedi. Smettila di maltrattarlo, o ti ficco questi cocci dove non batte il sole! Lo sguardo minaccioso, che si addolci subito non appena lo posò nuovamente su Stilinski. Non ti sei tagliato, vero?
    Era ovvio che qualcosa non andasse, mai si sarebbe alzato per aiutare Stiles altrimenti!


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    Edited by al-coholism - 30/10/2015, 17:40
     
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    Nonostante Stiles fosse un prefetto, difficilmente veniva informato di ciò che succedeva all’interno del castello; figurarsi quello fuori. Non era il fatto che fosse un Tassorosso, e nemmeno un mezzo sangue, a pregiudicarlo davanti agli occhi di tutti. Altri suoi compagni, con gli stessi “problemi” di nascita o smistamento, venivano trattati con guanti inumiditi d’oro liquido. Dev’essere stato a causa di quella volta in cui aveva accidentalmente fatto scappare un Ippogrifo.
    No, anzi, quando con Aaron Sales, il professore di Trasfigurazioni, aveva liberato tutti gli elfi domestici del castello.
    No, anzi, forse quando cadendo aveva colpito le clessidre con i punti delle case: sotto le panche nel cortile interno, se si cercava bene, si potevano ancora trovare perle rosse, verdi, gialle e blu. Ah sì, quella volta la ramanzina era stata epica.
    O forse perché ogni cosa che faceva finiva per diventare qualcos’altro. E il suo senso dell’umorismo divertiva solo lui, e gli ubriachi ai Tre Manici di scopa –nemmeno sempre-. Sta di fatto che da un giorno all’altro, Liam Callaway era morto, portando con sé anche almeno metà scuola –metaforicamente-. Non aveva capito cos’era successo, e in realtà nemmeno gli interessava: era morto, che altro c’era da sapere? Per il Tasso era stato un duro colpo. Ammirava quell’uomo, da grande avrebbe voluto essere almeno un decimo di com’era lui. Ma la cosa che più gli faceva male, era vedere l’uomo della sua vita –quasi metaforicamente- struggersi per il suo migliore amico. Anzi, non vederlo. Sales raramente si faceva vedere per i corridoi, se non in pigiama (o nudo, dicevano). Il professore era sempre stato un uomo divertente, l’unico che non avesse tentato di uccidere Stiles più di un paio di volte. Vederlo senza il sorriso sulle labbra, o non sentire battute sconce sussurrate a bassa voce nell’aula, era come avere una Puffola Pigmea senza peli.
    O come avere un rospo che non saltava: come Kripto, insomma. Il rospo che non sapeva saltare. Stiles ogni volta doveva prenderlo fra le mani e posarlo a terra o sulla superficie che la creatura aveva puntato, perché da solo non sapeva farlo. Un reietto fra i rospi, per quello si trovavano così bene insieme. E poi, Kripto rideva per le sue battute. Uno spasso vedere l’anfibio divertirsi, davvero. I suoi enormi occhioni giallognoli lo fissavano sempre nello stesso modo, impassibili, eppure Andrew era convinto che fosse divertito. Istinto da mamma.
    Che il mondo magico fosse in lutto o meno, Stiles doveva andare al lavoro. I tre manici quando succedeva qualcosa di brutto, si riempiva di persone (ubriache, perlopiù) che non aspettavano altro che sfogare la loro rabbia, ed il loro dolore sull’inetto cameriere. Solo per quello avrebbero dovuto pagarlo di più: quanti clienti attirava? Troppi. Avrebbe potuto aprire un locale tutto suo, e avrebbe fatto concorrenza a tutti. Puffoletta la mamma.

    “Ehi, Stilinski!” Solo una cosa: corri. Non si voltò nemmeno per guardare chi l’avesse chiamato. Conosceva il suo nome, il che implicava che in un modo o nell’altro aveva fatto qualcosa per irritarlo. Forse era quel ragazzo, ora che ci pensava, a cui aveva consigliato di tatuarsi un unicorno perché facesse pendant con i suoi grandi occhioni azzurri ed i lunghi capelli biondi. Per stiles era stato un complimento, ma evidentemente lui non l’aveva pensata allo stesso modo. Fraintendimenti, fraintendimenti ovunque.
    Arrivò al locale incespicando, ma prima di entrare si diede un contegno: sistemò la camicia sui jeans, chiuse l’ultimo bottone dal collo, lisciò i pantaloni e si allacciò le scarpe. Quando tornò a respirare normalmente e non come un asmatico senza spruzzino, aprì i battenti del locale: una nuova giornata stava per cominciare, per SuperStilinski. Cameriere di giorno, ninja di notte. Ha!
    E quello fu l’inizio della fine.
    Si allacciò il camice marrone stretto in vita, prese il taccuino, e cominciò a girare per i tavoli cercando qualcosa di utile da fare. Una ragazza gli chiese se poteva portare da bere lei, ad un tavolo, perché voleva fare una sorpresa. Stilinski aveva annuito con un po’ troppa enfasi, quando aveva visto il cliente: Shane Howe.
    Shane Howe lo voleva morto in così tanti modi diversi, che Andrew Stilinski non poteva che sentirsi onorato. Se lo immaginava di notte, coricato nel latto, a guardare il baldacchino smeraldo del suo dormitorio stilando una lista della tecnica migliore per far smettere Stiles di infestare quel mondo, quasi fosse stato un Doxy. Il tassorosso era così lusingato da quelle attenzioni, che trovava sempre modi creativi per farlo arrabbiare. Il suo tempo era contato, tanto valeva che si divertisse un po’. E se invece fosse sopravvissuto ancora un anno, Shane avrebbe lasciato la scuola: quando sarebbe arrivato quel giorno, Stiles avrebbe corso nudo per il castello con un calzino in mano, ad urlare “Stiles è un Tasso libero!”
    Il migliore dei modi per chiudere in bellezza la sua vita da studente. Anzi, la sua vita e basta, perché probabilmente Callaway non avrebbe sopport.. Oh. Ma Callaway era morto. Stupito da quello stesso pensiero, non si accorse della gamba che CASUALMENTE un simpatico avventore aveva allungato in mezzo ai tavoli. Così il vassoio che con fatica aveva quasi raggiunto la sua destinazione, cadde spargendo frammenti di vetro in ogni luogo, in ogni lago, in tutto il mondo e l’universo.
    Il silenzio. Stiles alzò lo sguardo deglutendo, ed a pochi centimetri dal suo viso vide gli occhi rossi e cisposi di Carlos, l’espagnolitos in vacanzas. “QUE HACES, CHICO?” Il ragazzo ticchettò con le dita sul vassoio ormai vuoto, che era riuscito a prendere appena in tempo prima che facesse compagnia ai cocci. “Io..” Tossicchiò. “Testo l’infrangibilità dei bicchieri. Come vede, pare non siano proprio.. infrangibili. CAMERIERE!” Sbraitò guardandosi in giro.
    Idiota, sei tu il cameriere.
    Ah, già.

    E siamo così tempestivi che il cameriere è già sul fatto! Come vede non c’è bisogno.. di..” Scandì le ultime parole lentamente, indietreggiando, perché Carlos si stava alzando in piedi. Che dire, Carlitos era un armadio della ikea. O forse due messi assieme. Armadio più vetreria? “Arrabbiarsi” Deglutì, socchiudendo gli occhi, pronto a ricevere il colpo che, sapeva, l’avrebbe mandato a mangiare arcobaleni con gli unicorni.
    Quando un: “Non preoccuparti, faccio io!”
    Chiuse gli occhi. Meglio un colpo da Shane Howe che uno da Carlitos, decisamente.
    Ma non successe niente. Aprì gli occhi lentamente, uno alla volta. Vide Howe chinato a terra a raccogliere i cocci di vetro. Fu così sorpreso che smollò a terra anche il vassoio, che gli cadde su un piede. “Ahi” Esclamò, chinandosi per raccoglierlo. “Smettila di maltrattarlo, o ti ficco questi cocci dove non batte il sole!” Irritato, sbuffò. “Secondo te lo stavo maltrattando?”
    Ma non stava parlando con lui, parlava con Carlos. Carlos, l’Ikea Spagnolas.
    Era drogato, per forza. Maddox gli avrà rifilato qualche pasticca a colazione.
    Non ti sei tagliato, vero?”
    Spalancò la bocca. Se credeva di non potersi stupire di più, si sbagliava. Ma che diavolo..? Ci mise qualche secondo a richiuderla, e si controllò le mani per dare una risposta a Howe. Come minimo, se gli avesse risposto di no, questi avrebbe indossato la sua maschera da bambolina malefica, avrebbe afferrato un pezzo di vetro e gliel’avrebbe piantato nello stomaco sbraitando. “ADESSO Sì” E avrebbe riso, accarezzando un gatto che non aveva.
    Non ancora” Rispose, inarcando entrambe le sopracciglia, ed alzandosi in piedi. Carlitos aveva continuato ad imprecare in spagnolo, ma Stiles di quel fiume di parole aveva capito solamente perro. Perché parlasse di cani, lo sapevano solo Carlos e Dios.
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    La cosa strana non era tanto che Shane fosse ossessionato da Stiles, quanto che si interessasse ad un altro essere umano, che poi questo fosse Stiles era il colmo di una situazione già di per sè assurda. Non certamente perchè Stiles era un ragazzo, figuriamoci, ma perchè era semplicemente Stilinski! Non c'era un vero perchè che giustificasse il fastidio che il ragazzo gli provocava, era così e basta. Shane aveva numerosi complessi, uno tra questi era per esempio la paura che il suo aspetto da Animagus fosse una dannatissima biscia e non il serpente maestoso che si aspettava - che poi magari non era nemmeno un serpente, dettagli - Per questo forse non riusciva a trasformarsi, aveva diciamo l'ansia da prestazione, oltre per il fatto che fosse ancora giovane, eppure ci metteva l'anima per riuscirci. Un altro complesso era appunto quello di mostrarsi debole e per lui la dipendenza da qualcosa, qualsiasi cosa, era una debolezza. Non era il classico stronzo senza cuore, Shane un cuore l'aveva eccome, come ce l'avevano tutti in realtà. Semplicemente era dell'idea che le dipendenze erano sinonimi di debolezza. La droga era una debolezza, ecco perchè non ne faceva uso, l'amore era una debolezza e la paura di rischiare di dipendere da un'altra persona - che poi lo avrebbe senza dubbio lasciato - lo uccideva e uccideva qualsiasi intenzione di iniziare un rapporto al di là della semplice amicizia. Anche l'infatuazione e l'ossessione per qualcuno erano debolezze! Per questo - e per altri mille motivi - se avesse visto sè stesso in balia delle emozioni per Andrew Stilinski, si sarebbe preso a pugni da solo.
    Ma non si sarebbe mai visto in quello stato, tutti l'avrebbero visto, ma lui non avrebbe visto sè stesso.

    Guardò quel tizio, che osava ancora alzare la voce e ritirò indietro la mano come a volergli tirare addosso uno dei pezzi di vetro, ma qualcosa lo trattenne dal farlo, non voleva spargere sangue nel locale del SUO Stiles. Non importava se quel tizio dall'accento latino fosse un armadio, se lo avesse sfidato Shane avrebbe risposto alle provocazioni aggredendolo in qualsiasi modo possibile, con bacchetta, pugni, unghie e denti.
    Seguì Stiles - come se fosse la sua ombra - al bancone, dove poi poggiò i frammenti di vetro.
    Ripensò alla scena di poco prima, quando aveva lo aveva visto a terra a raccogliere i cocci. Maledetto chi l'aveva fatto inciampare, Shane era certo fosse quello il motivo della caduta, non era la prima volta che si prendevano gioco di Stiles, lui non si era mai permesso di farlo cadere, o forse sì, non ricordava. Ma il passato era solo storia, ciò che contava era il presente, e il futuro. Con Stiles. Per sempre. Chi ti ha fatto lo sgambetto? Domandò, un attimino incazzato. Ma non riuscì a tenere l'espressione da duro troppo a lungo, perchè guardando Stiles in viso, si perse nei suoi bellissimi occhi color cioccolato. Oh, amava i suoi splendidi occhi! Hai degli occhi stupendi si grattò la fronte con un sorrisetto imbarazzato. Lo so che è una cosa che dicono tutti, ma con te è una frase azzeccatissima! Arrossì visibilmente in volto.
    Abigail al bancone non sapeva se intervenire, guardava i due con aria profondamente preoccupata, Shane l'avrebbe uccisa. Stiles ehm... azzardò una spiegazione che non le venne, era troppo imbarazzata, avrebbe dovuto spiegare che voleva stregare Shane, ammettere che le piaceva - e Shane non piaceva a nessuno, non era di moda. -
    Shane, sentendo la ragazza chiamare Stiles si voltò verso di lei con espressione seria e minacciosa, lanciando saette dallo sguardo. Puntò la ragazza con il pollice della mano e guardando Stiles domandò E lei chi è? L'aria omicida era palese.
    S-sono Abigail, sesto anno, tassorosso! Il rosso la guardò un attimo, molto di sfuggita.
    Non l'ho chiesto a te, ma a Stiles.
    E riguardò il ragazzo, intensamente.
    Abigail era la chiave per risolvere l'enigma che era Shane in quel momento, ma non avrebbe vuotato il sacco così presto o tanto facilmente.


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    Edited by shane‚ - 3/7/2014, 15:35
     
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    Se Shane Howe voleva mettersi contro Carlitos Nachos e Vinos, era un problema suo. Magari voleva dimostrare la sua forza, il suo coraggio inespresso, che dalla Ananas foto non era sottolineato. Voleva far vedere all’interno del pub chi era realmente il flagello degli ananas. Ma.. proprio Carlos? Come si suol dire, mors tua vita mea. Se lo spagnolo se la prendeva con Howe, Stiles poteva anche defilarsi di gran carriera: in teoria sedare risse era il suo compito. In pratica, di solito, lui era l’oggetto della rissa.
    Tornò al bancone, portando i frammenti di vetro che era riuscito a raccogliere miracolosamente senza tagliarsi. Svuotò la pattumiera nel cestino, borbottò sottovoce qualche pseudo insulto ai nargilli color lillà, e quando alzò lo sguardo sussultò: Shane Howe era lì, davanti a lui. E lo fissava intensamente, come un bambino ciccione avrebbe potuto guardare la glassa colorata sulla torta a tre piani. Stiles non era buono da mangiare, davvero: Howe non sarebbe stato il primo a provarci, e a rimanerci male nel constatare quanto poco sapesse di pollo.
    “Chi ti ha fatto lo sgambetto?” Gesù” Rispose di getto, fermando la sua intensa attività di pulizia per studiare il ragazzo a palpebre socchiuse. Si inumidì le labbra, soppesando la sua stessa risposta. Scherzavo, davvero sussurrò fra sè, lanciando un’occhiata distratta al soffitto, nella speranza che Lui potesse sentirlo. Non era un credente, ma ehi! Meglio portare le mani avanti, che trovarsi il Giorno del Giudizio con le chiappe nelle fiamme. Scosse la testa, pensando che l’estate stava dando un po’ troppo alla testa di Shane Howe. Quando mai si interessava a chi faceva cosa a Andrew Stilinski?
    Hai degli occhi stupendi. Lo so che è una cosa che dicono tutti, ma con te è una frase azzeccatissima!”
    La mascella di Stiles stava spolverando, lavando e lucidando il pavimento –cantando nel frattempo una ballata country-. Annuì lentamente, irrigidendo la schiena pronto a scappare mano a mano che vedeva il colore rosso diffondersi sulle gote lisce di Howe. “Io.. ehm.. cioè, grazie. Anche i tuoi non sono male, amico” E nel frattempo si riparava dietro il bancone, in modo da avere dello spazio occupato fra sé e quello strano ragazzo. cominciava a fargli paura: in effetti, aveva sempre pensato che Shane avesse un debole per lui. Voci di corridoio dicevano che avesse una sua foto nella quale tirava freccette appuntite.. Ma come poteva Stiles immaginare che non avesse altre foto, in altri luoghi, se già una era appesa con dovizia nel suo dormitorio? Il pensiero sorgeva spontaneo.
    Shane curioso!
    La ragazza che prima gli aveva chiesto se poteva portare l’ordinazione a Shane, lo chiamò: "Stiles..". Inarcò un sopracciglio nella sua direzione, spostando lo sguardo da Howe a lei un paio di volte. Troppe cose a cui pensare, solitamente era già tanto che riuscisse a concentrarsi su una cosa per volta. “Dimmi. Ma tu non dovevi fare una sorpres… ah”
    Ah.
    AH!
    Uno dei numerosi motivi per il quale Andrew Stilinski non era stato smistato nei Corvonero: un ragazzo brillante, davvero, ma aveva la strana tendenza a brillare un poco dopo gli altri. Un po’ come internet explorer, il browser: lui va, solo che ci mette un po’ più degli altri a elaborare i dati.
    Non siamo limitati, siamo speciali.
    E lei chi è?”
    Nooo. Troppo bello perché fosse vero. Sorrise ammiccante inarcando le sopracciglia verso quella che disse di chiamarsi Abigail –ah, Tassorosso, e avevano anche la stessa età! Ecco perché gli sembrava di averla già vista! Che imbranato-. “Ragazza, un giorno o l’altro ti offrirò da bere. Cioè, non come un appuntamento. Insomma, la casa ti offre da bere. La casa in senso i Tre Manici. Vabbè, niente, non devi scusarti, ci vediamo al castello, ho capito. Ciao”
    Idiota. Salutò con la manina, impacciato come sempre quando si trattava di ragazze. Specialmente di ragazze nell’imbarazzante situazione in cui hanno cercato di far innamorare di sé il vostro acerrimo nemico, il quale però si è perdutamente innamorato di voi.
    Noo. Shane Howe innamorato di Stilinki. Il giorno più bello della sua vita.
    La ruota della fortuna girava per tutti.
    “Non l'ho chiesto a te, ma a Stiles”
    Merlino, Superman e Peppa Pig: grazie per questa opportunità, non la sprecherò.
    Oh, lei? Nessuno, davvero, non devi essere geloso zollettina di zucchero” Sporse il labbro inferiore, spalancando i grandi occhi color cioccolato in direzione del Serpeverde. “Ora ti prego, ridimmi quanto sono belli i miei occhi. E già che ci sei, orsetto di miele, vorrei che mi descrivessi: come mi trovi? Se mi piacerà la descrizione, ti concederò un bacino” Sbattè le ciglia più volte, schioccando le labbra nell’aria.
    Il giorno. Più bello. Di sempre.
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    Il suo Stiles sembrava inzialmente un po' confuso dagli atteggiamenti che gli stava riservando, e come dargli torto? Non era mai stato il massimo della gentilezza con lui, anzi, spesso e volentieri lo aveva maltrattato, perchè Stilinski gli smuoveva qualcosa dentro, forse un odio, forse un'antipatia. Gli era sempre sembrato così...come se lo prendesse per il culo la maggiorparte del tempo! E probabilmente lo faceva davvero, ma era solo acqua passata! Ho sbagliato con te in passato. Ammise contrito, prendendo posto su una seggiola dietro il bancone in cui Stiles avrebbe dovuto in realtà preparare e servire le ordinazioni. Ma che importava? Ciò che era Andrew Stilinski, lo era anche Shane. Erano una cosa sola, per cui poteva pure starci lì. Ricordi quando ho tentato di spezzarti tutte le dita a lezione di corpo a corpo? Me ne pento. E quando ti ho fatto sporgere un po' troppo oltre la ringhiera della torre dell'orologio? Volevo farti ammirare meglio il panorama! Disse mostrando attraverso l'espressione del viso tutto il suo stupore e il suo dispiacere, perchè Stiles aveva senza dubbio pensato altro quel giorno sulla torre. Ero dietro di te per tenerti al sicuro, non ti avrei mai fatto cadere! Finalmente quella strana ragazza che aveva rivolto parola a Stiles li aveva lasciati soli. Cosa hai capito? Domandò curioso, corrungando le sopracciglia e scorgendo nello sguardo di lui una luce appena accesa. Voleva saperlo anche lui! Chissà chi diavolo era quella Abigail! Erano anche della stessa casata e stesso anno. Se fosse stata la ragazza?! Impossibile! Non riusciva nemmeno a pensare una cosa simile! Iniziò a scaldarsi, diventando rosso, ma stavolta di rabbia. Stiles provvedette subito a calmarlo. Quella tizia non era nessuno e...LUI lo aveva chiamato zollettina di zucchero! Non che gli piacessero particolarmente le parole sdolcinate, ma dalla bocca di Stiles sarebbe potuta uscire qualsiasi cosa e per Shane sarebbe stata favolosa. Sorrise appena. Orsetto di miele... ripetè con un sorriso altrettanto mieloso "Se mi piacerà la descrizione, ti concederò un bacino" Un bacino. UN BACINO! Lo voleva come un lupo vuole ululare una notte di luna piena, lo voleva con ogni muscolo del suo corpo, anche quelli che non aveva. Ti trovo straordinario, Stiles. Tutto di te grida AMORE! Strinse forte i pugni e sollevò la voce di qualche tono a quest'ultima soave parola. - Shane Howe innamorato impazzisce, questo è chiaro a tutti - Riabbassò il tono di voce, perchè era un discorso privato in fin dei conti! Era sicuro comunque che i clienti del locale si stessero facendo i fatti loro, almeno per ora. Hai un viso da cucciolotto, esprimi tutta la tua dolcezza attraverso lo sguardo, con quegli occhi che mi fanno desiderare di stringerti e non mollarti più...e poi...la tua ironia, il tuo scontrarti giornalmente con il mondo usandola come arma, sei fantastico. Quando parli con il tuo rospo durante le lezioni, vorrei alzarmi e venire da te, sedermi al tuo fianco, ma non lo faccio perchè sono un po' timido...Sai che te l'ho regalato io il rospo? Sorrise ancora. Sono felice che tu lo tenga sempre con te. Lo guardò ancora, dalla testa ai piedi. Bacerei ogni neo sul tuo corpo e.... Il tuo corpo Ripetè. E' stato creato su misura per il mio A quel punto si alzò, sovrastando il ragazzo di qualche centimetro e andandogli dietro la schiena, per poi abbracciare il suo corpo esile e non troppo muscoloso, come se non ci fosse un domani. Bloccò anche le sue braccia in una morsa d'amore e poggiò il mento sulla sua spalla. Si era sbilanciato di molto con le parole, probabilmente essendo infatuato di qualcuno senza l'effetto dell'Amortentia non avrebbe reagito allo stesso modo. Mai avrebbe detto quelle parole, o forse si. Non era mai stato innamorato, nè anche solo infatuato così di qualcuno, quindi era ancora un mistero. Adesso mi merito il bacio... Sussurrò in modo famelico al suo orecchio, con voce profonda e graffiata. Oh ma forse lo stava mettendo in difficoltà davanti ai suoi clienti! Si staccò appena da lui, guardandosi intorno, ma rimanendogli molto vicino. Si spostò al suo fianco, per guardare nuovamente i suoi occhi, con quello sguardo perdutamente innamorato che ormai da 10 minuti lo contraddistingueva. Si morse il labbro inferiore. "Il bacio è un apostrofo rosa tra le parole t'amo", disse un babbano. - Shane Howe innamorato non ci prova nemmeno a nascondere la sua passione per la letteratura babbana. -
    AiicPq4
    Quindi...e con la mano bianca e morbida, che mai in vita sua aveva visto un giorno di lavoro, prese delicatamente il mento di Stiles davanti a lui, per rialzare di poco il suo volto. Si sarebbe avvicinato ancora e ancora al suo viso T Avrebbe pronunciato la lettera sulle sue labbra e poi sarebbe accaduto. Lo avrebbe baciato sfiorando le labbra, senza lasciargli molto tempo per reagire in realtà. Amo. Avrebbe concluso la frase staccandosi da lui il tanto per poterlo guardare negli occhi. Oh che sensazione divina! Questo fu solo il suo pensiero, in realtà, che tentò di mettere in atto immaginando la scena ancora prima che accadesse. L'amore!


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    DOVEVO. E quando mi ricapita?! è.é Inizialmente ammetto che non volevo darti scelta, poi però ho pensato che forse è meglio non manipolare così il tuo piggino ^^" quindi ho volutamente messo al condizionale. OVVIAMENTE se la cosa non ti scoccia, l'azione è compiuta ahah Se ti scoccia, rimane un pensiero e si ferma a quando gli alza il viso. XD #rememberquest #fatofateggia(?) #purelagif #baciperuginaovunque #gelosocomeledonne


    Edited by shane‚ - 3/7/2014, 15:35
     
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    Stiles non si era mai trovato nel posto giusto al momento giusto, anzi, solitamente era il contrario: se qualcuno avesse rovesciato per terra tutto l’inchiostro e vi avesse pattinato dentro, fuggendo poi per i corridoi del castello, potevate star certi che Stiles sarebbe finito nella zona incriminata proprio nel momento in cui sarebbe passato un insegnante. Era una variante della legge di Murphy, detta anche legge di Stilinski: se c’è qualcuno da incriminare, 99 su 100 è il Tassorosso. E 99 su 100 non c’entrava assolutamente nulla (o forse 85 su 100). Eppure quel giorno si era trovato davanti agli occhi di un Howe sotto l’effetto dell’Amortentia. Per Shane non ci sarebbe stato nulla di più umiliante, e per Stiles nulla di più divertente.
    Shane Howe innamorato di Stiles Stilinski.
    S t i l e s.
    Che il divertimento cominci!
    Ho sbagliato con te in passato. Ricordi quando ho tentato di spezzarti tutte le dita a lezione di corpo a corpo? Me ne pento. E quando ti ho fatto sporgere un po' troppo oltre la ringhiera della torre dell'orologio? Volevo farti ammirare meglio il panorama!” Incrociò le braccia sul petto, alzando sarcasticamente le sopracciglia. A Stiles non capitava spesso l’opportunità di sentire delle scuse: chi mai avrebbe chiesto perdono al mezzosangue? In sedici anni aveva accumulato così tante accuse e derisioni, che se fossero state monete d’oro a quell’ora avrebbe cinto la corona d’Inghilterra. Se le scuse ricevute fossero state abiti, avrebbe girato nudo. “Dunque immagino che lo schiopodo sparacoda sotto le coperte non sia stata una tua idea, o forse volevi solo farmi sentire al calduccio? Ah, per non parlare di quando mi hai rubato i vestiti nello spogliatoio del Quidditch. Insomma, so quanto ti piaccia il mio corpicino” Flettè il muscolo del braccio e vi posò un bacio. Dovette chinarsi notevolmente, Stiles non era esattamente un body building. “Ma c’erano modi più discreti. Chiedimi scusa, trottolino amoroso. Poggia le tue dolci ginocchia sul pavimento e baciami delicatamente il piedino: senza lingua, quella la teniamo per dopo” Concluse ammiccante, porgendo il piede leggermente verso l’alto.
    Aveva già accennato a quanto fosse la giornata più bella di sempre?
    Cosa hai capito?” Si inumidì le labbra, guardando la ragazza che lasciava il locale in silenzio. Cos’aveva capito? “Ho capito..” Iniziò riluttante, per non far esplodere quella bolla di amore in cui si stava crogiolando. "Quanto tu sia un ragazzo speciale, e quanto io sia fortunato ad averti vicino” Rispose mellifluo, alzando le sopracciglia ritmicamente. Diede sfogo a tutto il suo charme, ed anche il meno sciupato dei don giovanni avrebbe riconosciuto quanto poco potere di seduzione avesse Andrew. Era un po’ la nonna di turno che si infila calze a rete e si improvvisa cubista, solo che le calze a rete le aveva lasciate a casa per le grandi occasioni.
    Ti trovo straordinario, Stiles. Tutto di te grida AMORE!”
    Represse un sorriso ed annuì seriamente, poggiando il pollice sul mento e l’indice sotto di esso. Con la mano sinistra cominciò a tastare il piano del bancone, cercando quell’aggeggino che aveva comprato la proprietaria per le vendite da asporto: insomma, la versione magica del megafono dell’arrotino babbano, però fungeva da registratore, di modo che ella stessa potesse far propaganda del locale anche se sulla scopa c’era qualcun altro. “Hai un viso da cucciolotto..” Bingo! Lo afferrò e portò la mano dietro la schiena, confidando nel fatto che Shane fosse troppo preso dalla sua dichiarazione per rendersi conto di ciò che il Tasso stava facendo. Premette il pulsante.
    Tutto il resto fu storia.
    esprimi tutta la tua dolcezza attraverso lo sguardo, con quegli occhi che mi fanno desiderare di stringerti e non mollarti più...e poi...la tua ironia, il tuo scontrarti giornalmente con il mondo usandola come arma, sei fantastico. Quando parli con il tuo rospo durante le lezioni, vorrei alzarmi e venire da te, sedermi al tuo fianco, ma non lo faccio perchè sono un po' timido...Sai che te l'ho regalato io il rospo?”
    NO. Shane Howe gli aveva regalato Kripto, il rospo che non sapeva saltare. TRADITORE! Come minimo era una sorta di cimice magica, e registrava tutti i momenti intimi di Stiles. Quello sarebbe stato imbarazzante, perché fino ad allora era riuscito a tenere nascosto la sua versione di un T – rex che si fa la doccia.
    Bacerei ogni neo sul tuo corpo e.... Il tuo corpo. E' stato creato su misura per il mio
    La cosa stava cominciando a diventare inquietante. Molto. Sempre tenendo premuto il tasto che registrava la conversazione, tentò di arretrare di qualche passo, inutilmente. “Amico io.. apprezzo, davvero. Ma non credo che il mio copro sia strettamente compatibile al tuo, sai.. hai presente i puzzle? Qualcuno di noi ha un pezzo di troppo. Non che io abbia qualcosa contro le persone che riescono comunque ad incastrarsi, ma davvero io non sono il genere. Il mio pezzo di puzzle sta dov’è, e il tuo anche, ti va?” Domandò cominciando a spaventarsi seriamente. Shane lo abbracciò da dietro, bloccandogli le braccia. Tentò di scostarsi spostando tutto il peso verso destra, ma l’unica cosa che riuscì ad ottenere fu l’avvicinamento del viso della Serpe al suo. Merda. “Orsacchiotto di miele” Tentò. “Sento il tuo pezzo di puzzle dove giuro non vorrei sentirlo. Anche se è sempre lusinghiero quando si suscita un simile effetto”
    “Adesso mi merito il bacio...”
    Alla lista –piuttosto lunga- di difetti di Howe doveva aggiungere molestatore sessuale. Rabbrividì, mentre i capelli del ragazzo gli solleticavano il collo. Fin dove poteva spingersi? Immaginò la scena dall’esterno: Shane Howe che cercava disperatamente di avere un bacio da Andrew Stilinski.
    Sì, poteva spingersi oltre ancora un po’.
    ““Il bacio è un apostrofo rosa tra le parole t'amo", disse un babbano
    Da un grande potere, derivano grandi responsabilità, disse Spiderman” Ribattè con occhi dolci, come se avesse detto la frase più romantica del mondo. Da quando Stiles aveva iniziato il gioco della frutta, teneva sempre una macchina fotografica dietro il bancone: appesa alla parete c’era ancora in bella mostra la foto di Shane, ma Andrew aspettava sempre che si facessero sotto altri flagellatori. Cosa c’entrava quel ricordo in un momento così magico?
    Foto. Macchina fotografica.
    Merlino, Superman e Maga Magò, l’avrebbe ricattato per tutta la vita. Stiles era un Tassorosso, bravo e buono con tutti, ma non era un’idiota: con un opportunità del genere, lo sarebbe stato se non l’avesse colta. Approfittò del fatto che Shane si fosse allontanato per liberare le braccia. Lasciò il registratore di prima sul bancone, e afferrò quella cosa immensa che i maghi amavano chiamare macchina fotografica. Era una polaroid, il che significava che Stiles avrebbe subito potuto godere del suo risultato. Gioie.
    T” Sempre più vicino. Cominciò a rivalutare l’idea di stare al gioco.. e forse, se non fosse stato Stiles, l’avrebbe fatto. Quando il Serpeverde chiuse gli occhi, Stiles alzò il braccio che impugnava la macchina fotografica. Strinse forte le labbra –non voleva davvero che Shane infilasse la lingua, perfino Stilinski aveva dei limiti- e scattò nel momento esatto in cui l’affamata bocca del ragazzo calava sulla sua.
    Si ritrasse immediatamente, soffocando la smorfia disgustata in un sorriso euforico. Ce l’aveva fatta!
    Amo
    Si allontanò a forza, e gli posò una mano sul viso privo di peluria. “Oh, orsacchiotto di miele. Domani mi amerai ancora di più

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    Shane sorrise dolcemente alle sue parole "Dunque immagino che lo schiopodo sparacoda sotto le coperte non sia stata una tua idea, o forse volevi solo farmi sentire al calduccio?"
    Ho una spiegazione per tutto. Disse subito annuendo, convinto che se avesse coperto tutte le "buche" passate scavate su Stiles, lui forse si sarebbe convinto dei suoi buoni propositi. Anche se al momento, davvero non ricordava se all'epoca di quegli scherzi - alcuni dei quali davvero poco divertenti e molto pericolosi - le sue intenzioni fossero buone o meno. Ma lo erano per forza, insomma, lui era Stiles! Mi avevi paragonato ad uno Schiopodo...ricordi? Uno schiopodo appena nato! Ecco perchè, ho voluto che pensassi a me quella notte, sotto le coperte. Semplice, no? Per i vestiti rubati... Ammiccò, Sei abbastanza sveglio da arrivarci da solo...Rimase un attimo sorpreso nell'apprendere che Stiles voleva delle scuse molto particolari per il suo comportamento, e accidenti, aveva ragione, gliele doveva e la cosa lo eccitava e non poco! Mi scuso. La sua espressione era convinta. E gli avrebbe anche baciato il piede, magari in un altro contesto Però....non davanti a tutti i clienti.... Insomma, anche Shane aveva dei limiti, erano cose troppo personali quelle! Non pensavo ti piacessero queste cose, che porcellino sei! Si morse il labbro inferiore. Ah, Stiles era una divinità, ecco.
    E poi la situazione era iniziata a...degenerare, in senso molto positivo! Inizialmente lo sguardo di Shane si era fatto molto deluso alla sua frase sui "puzzle che non si incastravano" e anche se al momento non riuscì ad arrivare appieno a comprendere quella metafora - o almeno ci arrivò molto dopo - capì solo che era una specie di rifiuto, no no no! Non poteva essere! Il suo cuore stava iniziando a dare segni di profondo cedimento, quando poi accadde l'inaspettato. Stiles Stilinski aveva risposto al suo bacio e che bacio! Non si era invece reso conto affatto del registratore usato dal ragazzo, forse gli occhi di lui lo distraevano troppo e il pensiero delle sue labbra lo torturava.
    Quando Shane si staccò con espressione trasognante e volto completamente in fiamme vide che il ragazzo aveva immortalato il loro momento con una macchina fotografica.
    Si guardò un attimo intorno vedendo bocche più aperte che chiuse, riuscendo persino a riconoscere quale pietanza avessero ordinato i clienti dei Tre Manici.
    Voglio una copia di queste foto! Esordì allora, con voce decisa e sguardo illuminato di gioia. Devo averne una copia...Precisò poi.
    Non che gli fosse venuto in mente di utilizzare la maledizione gemino sull'immagine per riempire Hogwarts delle loro foto eh, no no!
    Facciamo così...voglio darti le mie scuse come si deve...il suo sguardo adesso era profondamente malizioso. Però, qui non è il caso. Se torniamo al castello quando staccherai, ti farò vedere come sono bravo a scusarmi...e immaginava la sua lingua percorrere i fantastici piedi del tassorosso. #fetishane


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    Mio bel tasso di miele, ci avviamo alla chiusura e ci spostiamo a quel fantastico momento in cui Shane si renderà conto di tutto ciò? u.ù


    Edited by shane‚ - 3/7/2014, 15:57
     
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    Stiles era un ragazzo ingenuo, e .. particolare per la sua età. Ebbene sì, aveva sedici anni e mezzo, eppure non aveva mai baciato una ragazza, figurarsi fare di più. Il fatto che il suo primo bacio fosse stato dato a Shane Howe lo rendeva davvero indimenticabile. Aveva resistito alla tentazione di ritrarsi all’ultimo – e a quella di tirargli un amorevole testata sul naso- lasciando che poggiasse le sue labbra sulle proprie. Rabbrividì quando questi si allontanò ma rimase comunque troppo vicino, invadendo le narici di Stiles con il suo profumo. Per fare la foto ne era valsa la pena, ma non bisognava esagerare; non solo era un ragazzo, e già di per sé non rientrava nei gusti di stiles, ma non erano nemmeno amici. E poi, a dirla tutta, non era il suo tipo. “Voglio una copia di queste foto! Devo averne una copia...” Un sogno che diventava realtà. Come se Stiles già di suo non avesse voluto donargli una copia, anzi: tappezzarne il castello. La sua reputazione non avrebbe subito gravi colpi (non c’era un granchè da preservare) e quella di Shane.. Merlino, l’avrebbe baciato di nuovo per la felicità. “Ma stai tranquillo, mio piccolo capezzolino al cioccolato. Tutte quelle che vuoi” Gli disse in tono dolce, picchiettandogli teneramente il labbro con l’indice. “Facciamo così...voglio darti le mie scuse come si deve. Però, qui non è il caso. Se torniamo al castello quando staccherai, ti farò vedere come sono bravo a scusarmi..” Sporse il labbro inferiore, allontanandosi dal Serpeverde cercando di non destare sospetti. “Oh, non vedo davvero l'ora. Ma..non puoi darmi dei soldi come fanno le persone normali?” Scosse il capo, e saltò dall’altra parte del bancone, dove fermò una ragazzina con il volto impiastricciato di crema al pistacchio. “Senti, ragazzina.. ti offro due cioccopuffole se vai nell’erboristeria più vicina a prendermi un rimedio per l’amortentia. Digli di mettere tutto sul conto di Shane Howe” “Cinque. Voglio cinque cioccopuffole” Guardò quel piccolo marshmallow ambulante di dieci anni che non aspettava altro che essere infilzata da un bastoncino per essere cotta a fuoco lento. La sua mano esigeva un compromesso mentre gliela porgeva, ancora inzaccherata di zucchero a velo. “Non è che magari preferiresti –un cucciolo di elefante, ma non lo disse- una mela?” La bambina si portò un dito al mento, pensierosa. “Facciamo.. sette cioccopuffole” Le sorrise assottigliando le palpebre. “Non venire a cercarmi quando ad Hogwarts ti dipingeranno d’oro e ti attaccheranno due ali al posto delle braccia” Si allontanò spaventata. “Mamm..” Le si avvicinò nuovamente, abbassando il tono di voce con fare conciliante. “Scherzavo, facciamo.. otto? Otto cioccopuffole. Vai a prendermi la pozione, grazie” Le diede una pacca sul braccio e si rialzò come se nulla fosse, tornando dal suo amato verde argento. Aveva un’aria così.. infatuata, e lo guardava in quel modo così speciale, che quasi volle richiamare indietro la bambina e tenerlo così. Magari sarebbe riuscito a convincerlo a mettersi un collare, possibilmente rosa con le borchie, e avrebbe potuto portarlo a spasso. “Mia piccola melanzanina sottaceto, vorresti dire qualche altra parolina dolce? Sarà questo che sentiranno i nostri figli, quando gli racconteremo l’infinita storia di come alla fine è arrivata mammaStilinski sicuramente avrebbe raccontato quell’episodio ai suoi figli, ed a chiunque avesse orecchio per prestargli ascolto. Gli accarezzò le braccia, tentennando solo un poco. Prese il registratore e lo riaccese, mentre Shane sciorinava i suoi sentimenti. Gli stava donando troppe gioie: per un breve momento pensò di amarlo, amarlo seriamente. Sentiva una strana sensazione allo stomaco..crampi. Non sarebbe riuscito a trattenere le risate ancora a lungo. “Ed ancora una foto insieme? Per favore, orsacchiotto di miele. Non sono io a volerla, sono i miei followers” Mandò dei baci nell’aria, porgendo la macchina fotografica a Howe cosìcche potesse immortalare egli stesso quegli attimi che, nel cuore di Stiles, avrebbero sempre occupato un posto speciale.


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    Due mesi. Due mesi per una risposta orrenda. Perdonami capezzolino, mi farò perdonare u_u
     
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    Avrebbe ricordato tutto di quello strambo pomeriggio passato in compagnia di Stilinski e dei clienti dei Tre Manici. Dalla prima all'ultima parola detta, e dal primo all'ultimo gesto. Certo capezzolino al miele. Certo che ti pago...ci mancherebbe. Gli doveva pagare ancora la burrobirra bevuta poco prima. Così tirò fuori dalla tasca un sacchetto colmo di galeoni e glielo posò sul bancone emettendo il classico rumore delle monete che si scontrano le une con le altre. Gli prese la mano, di nuovo. Per la burrobirra e per i tuoi occhi. Il resto è mancia.
    Accidenti, stava svuotando le sue tasche per quel Tassorrosso dannato e nemmeno lo sapeva. I pochi spiccioli che Icesprite gli aveva fatto avere per la settimana gli facevano ciao ciao tintinnando. Come avrebbe tirato avanti per una settimana senza denaro? Non lo sapeva proprio. Era comunque un ragazzo con delle esigenze! Mentre Stiles parlava con quella piccola bimba impiastricciata di pistacchio, Shane immaginava come sarebbero stati i loro figli...Avrebbero avuto il nasino di Stiles? I suoi occhi color cioccolato? Il suo fascino oltre misura? Oh sì, avrebbe voluto che i loro figli assomigliassero al Tassorosso, in tutto e per tutto. Lo guardò come se volesse divorarlo con gli occhi, dalla testa ai piedi. Non capì molto della conversazione che avvenne tra i due, se non che la bimba doveva andare a comprare qualcosa per lui, magari un regalo? Ma quando Stiles gli rivolse la domanda sui figli, Shane sorrise raggiante. Era come se gli avesse letto il pensiero! Anche lui pensava le stesse cose, pensava al futuro e ai figli. Lasciò che accarezzasse le sue braccia pallide e sospirò, perchè quel contatto terminò in fretta, mentre lui avrebbe voluto sentire le sue mani delicate sempre e ovunque. Li chiameremo Kylie e Minogue. Sorrise trasognante, non perchè amava quella cantante babbana, no assolutamente... La bambina tornò con in mano la pozione e un sorrisetto furbo. Almeno adesso non era più imbrattata di pistacchio. Per Shane Howe! Quell'erboristeria è carissima!
    La mocciosa gli stava offrendo il regalo, da parte di Stiles, come quei bambini babbani che all'altare portano le fedi nuziali agli sposi. Oh grazie! Prese in mano la boccetta. Ma voleva immortalare un quel momento speciale con Stiles, loro due, con la boccetta regalo in mano. Vieni amore, una fotina veloce con il tuo regalino. Sorrise smielato ed ebete, mentre teneva la boccetta scintillante tra di loro e passava la fotocamera alla bimba grassottella, per farsi scattare una foto. La bimba scocciata, scattò la foto per restituire a Stiles la fotocamera esparire a pretendere le cioccopuffole al proprietario. Shane allora, aprì la boccetta. Vediamo un po' Immaginava fosse un liquore dolce, come lo era il suo amore o forse era di quelle pozioni simbolo, che sigillavano l'amore eterno tra due persone, forse al suo interno avrebbe trovato qualcosa, un anello. La bevve tutta d'un sorso per poi tossire e rimanere poco dopo, un attimo destabilizzato, lo sguardo basso sul pavimento ed evidentemente confuso, cercava di capire cosa dove quando come e perchè. Cercava di ricostruire a poco a poco un puzzle di disgrazia. La mano, poggiata immobile e senza vita sul bancone si strise in un pugno, strettissimo. La sua mente venne squarciata in tue, come se prima fosse avvolta da uno spesso strato di gelatina rossa e amorosa. Il nero avvolse ogni suo pensiero felice, le speranze vennero distrutte, il suo cuore che prima era colmo di felicità e correva al galoppo, adesso aveva ripreso un battito più o meno regolare. Sulle sue braccia nude, i brividi iniziarono a corrergli sotto la pelle, destandogli ogni pelo presente sulla superficie bianca, mentre lo sguardo indecifrabile si sollevava piano su Stilinski.
    Run, Stilinski, Run.


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    La fine di un amore

     
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