But on that road I took a fall.

Gus

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    L’aria odorava di popcorn, con un retrogusto dolciastro di caramello e zucchero filato. Era un profumo denso e spesso, che lasciava la propria scia sulla lingua. Maeve era appena arrivata, eppure le sembrava di aver già assaggiato tutto. Non aveva mai frequentato spesso il Luna Park, ma in quel momento se ne domandò il motivo: era bello, con i bambini che ridevano e si trascinavano peluche più grandi di loro sottobraccio, adolescenti che facevano la fila per il tunnel dell’amore e vecchietti allampanati che vendevano colorati palloncini all’elio. Ma c’era di meglio: bancarelle che vendevano gadget delle casate di Hogwarts, scope scherzo che fingevano di volare solo per farti cadere quando raggiungevi l’altezza massima (pochi metri, ma si rischiava di farsi del male comunque), forme che sembravano patronus –cosa che il mondo attuale non avrebbe nemmeno dovuto conoscere- appese ad un filo, distributori di caramelle della sorte, ciascuna delle quali conteneva una specie di profezia che si era destinati a portare a termine entro il corso della giornata. Alla Winston quelle caramelline rotonde inquietavano –qualunque cosa ci fosse stata scritta, sarebbe accaduta, indipendente da quanto fosse stata assurda- però avevano un buon sapore. Wicked Park sembrava una bolla d’ossigeno puro nella più inquinata delle metropoli, senza differenze particolari fra ribelli, o mangiamorte. Sentiva di poter respirare senza dover temere di soffocare.
    O almeno, questo di giorno. Di notte cambiava volto: le luci sembravano più accese, illuminando impunemente particolari zone e lasciandone altre alla più totale oscurità; le risate dei clown spuntavano dove meno te lo aspettavi, l’odore dolciastro diventava nauseabondo, le mele caramellate che durante il giorno erano cadute dalle mani paffute dei bambini diventavano uno strato appiccicoso e sgradevole, ostacolo invisibile a chi camminava fra i tendoni. L’aria diveniva incomprensibilmente più opprimente, come una mano che premeva delicatamente sulle labbra e ti intimava di tacere. Solo una volta Maeve si era addentrata al Luna Park quando il sole era tramontato, e solo per andare a recuperare Stiles, il quale era stato legato su uno dei cavallucci della giostra. Quando l’aveva trovato, le aveva sorriso e le aveva chiesto scusa; la Winston non gli aveva nemmeno domandato il motivo per il quale era stato soggetto a quello scherzo, perché sapeva che non le avrebbe mai rivelato il vero motivo, ed avrebbe inventato qualche assurda storia che –quasi certamente- avrebbe incluso almeno un paio di draghi. Inutile dire che non appena l’ebbe liberato, entrambi scapparono da quel posto il più velocemente possibile, fingendo un contegno ed un coraggio che in realtà nessuno dei due aveva. Per ben poche persone la bionda Corvonero avrebbe fatto una cosa del genere: Lilian, Spank, Stiles, Arthea, Dakota. E, che Merlino lo protegga, Augustus Martins. In quell’ultimo caso però, prima si sarebbe goduta la scena sbellicandosi dalle risate, poi gli avrebbe scattato una foto, e in ultima istanza l’avrebbe liberato dalla prigionia. Peccato che fra i suoi amici gli unici a correre un rischio del genere sarebbero sempre stati Stiles e Dakota. Sospirò ripensando a quante volte quei due ragazzi si fossero cacciati nei guai, e quante in qualità di caposcuola aveva cercato di attutire la loro caduta. Controllò l’ora sul grande orologio della torre vicina, constatando quanto Gus fosse in ritardo. Come sempre. E dire che perfino lei era arrivata in ritardo dimostrava quanto entrambi fossero poco attendibili nel darsi appuntamenti. Indossava un paio di pantaloncini corti che le permettevano di godersi i timidi raggi del sole di settembre sulla pelle di porcellana, una maglietta larga a maniche corte con su scritto ’whatever’ in un elegante corsivo che tanto invidiava. Gli occhiali da sole scure coprivano gli occhi azzurri, mentre i capelli biondi e finissimi gli ricadevano sulle spalle; fra le mani un libro pescato a caso nella libreria a casa, in Irlanda, e che dal contenuto le fece pensare fosse stato introdotto furtivamente fra le sue file da Edan, suo fratello. Guerre e sesso, sostanzialmente, proprio il genere dell’altro Winston.
    Con comodo, Martins. Tanto quando arrivi me la paghi.
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    "Cacchio! Sono in ritardo" penso mente schiavo con agilità folle di persone ma sopratutto ragazze che provano a fermarmi. Ogni volta che ho un appuntamento con la Wiston arrivo sempre dannatamente in ritardo, non lo faccio apposta! C'è sempre qualche imprevisti all'angolo e poi Mae mi deve amare moltissimo perché sto ignorando ragazze bellissime (alte, bionde, sorriso luminoso, formose e beh, meglio non aggiungere altro) per lei. Stamattina mi sono svegliato presto perché sono andato a scegliere un regalo per la mia principessa. Sono andato in svariati negozi, Merlino lo sa quanto imbarazzo quando fermavo la commessa per dei consigli. Mi chiedevano sempre "è per la sua ragazza?" con un tono quasi dispiaciuto e io dovevo ogni santissima volta smentire il tutto. Stiamo parlando di Mae Wiston! So di averci provato tempo fa con lei ma d'allora non l'avevo più rifatto. Per quanto sia simpatica e le voglia molto bene non è il mio tipo, che se lo tenga pure il professore Leroy e l'altro insegnante. So che alle ragazze piacciono i ragazzi più grandi di lui ma loro sono troppo, sarebbero dei pedofili ma vabbè, non è il momento per pensare a queste cose.
    Come dicevamo, ero andato a cercare un regalo per la Wiston perché ero via quando era il suo compleanno. Avevo pensato che sarebbe stato carino farle un pensiero, seppur in ritardo, perché a) mi sopporta nonostante il mio comportamento, b) so che ci sarà sempre per me e c) oggi è il giorno in cui ci eravamo conosciuti un anno fa, dobbiamo festeggiare! In ogni negozio c'era sempre qualcosa adatto a lei ma non mi convincevano mai, era come se mancasse qualcosa e non sapevo cosa. I soldi non sono un problema per me perché la mia famiglia era molto ricca perciò dovevo soltanto scegliere ciò che ritenevo perfettamente adatto a lei. Alla fine ero riuscito a trovare ciò che cercavo: una collana con un pendente a forma di corvo, cristallo bianco e gli occhi dell'animale erano blu. Era perfetta, preferivo una abito ma non sapevo con certezza la sua taglia e il suo numero di scarpe (non compravo le cose a metà, facevo sempre il pacchetto completo: abito e scarpe). Il motivo per cui l'ho scelto era perché aveva concluso i suoi studi a Hogwarts e sicuramente avrebbe sentito la sua mancanza, sopratutto la mia. Ogni volta che guaderà la collana ti ricorderà dei suoi momenti brutti ma sopratutto felici passati nella scuola di magia e stregoneria di Londra.
    Ora sto cercando di non arrivare più tardi di così ma è difficile perché non posso correre poiché, come al solito, si è creata una folla attorno a me. Cerco di rifiutare tutte le gentilezze con educazione e un sorriso stampato sulle labbra, svolto l'angolo e la vedo da dietro le spalle: pantaloncini neri e occhiali neri. Mi avvicino di soppiatto, quando sono abbastanza vicino metto il mio sacchettino blu, come quello della sua vecchia casata, e appoggio per qualche momento la mia nuca sulla sua spalla. Sono esausto, è stato troppo faticoso arrivare fin qui, peggio della ricerca del suo regalo.
    «Tanti auguri in ritardo vecchia scroccona» esordio allegro alzando la testa e le do un bacio sulla guancia a tradimento. «Spero che ti piaccia anzi, sono sicurissimo che ti piacerà e mi perdonerai del mio ritardo» esordio mettendole il regalo tra le mani e posizionandomi davanti a lei impaziente di vedere la sua reazione.
    Laccio un'occhiata di sfuggita al vetro affianco a me e noto, con mio piacere, che ho un aspetto più che decente: i miei occhiali dalla sottile montatura marrone scuro, la maglia con scritto "what the hell" in caratteri aggressivi e bianchi, sullo sfondo nero e affianco a essi c'è la stampa di un teschio grigio, i jeans fino alle ginocchia e le mie vans nere. Tutto è perfettamente in ordine, spero che sia altrettanto perfetto la nostra giornata al parco insieme alla mia cara Mae.
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    Maeve inclinò il capo, chiedendosi come fosse anatomicamente possibile la posizione dei protagonisti della vicenda che si stava accingendo a leggere. Pensando di aver travisato le parole, si abbassò perfino gli occhiali da sole: ad Hogwarts aveva imparato tanti modi per uccidere una persona, eppure era abbastanza convinta che fosse impossibile il modo narrato dal libro. Cioè, come poteva strappare.. ? Rabbrividì inconsapevolmente. Dopo tutti i libri che aveva letto, Wins era convinta di conoscere la morte; leggerla nera su bianco la faceva diventare reale, aveva sofferto ed aveva imparato ad accettarla. La Winston si era sempre affidata troppo spesso al miele delle biblioteche; viverla era tutta un’altra cosa. I rantoli, l’odore del sangue, l’impossibile quanto radicata speranza che si potesse fare qualcosa per rimediare. Il tempo che rallentava, elastico, per poi accelerare tutto d’un tratto svuotando i polmoni in un solo colpo.
    Quando cominciò a bruciarle il petto, si accorse di star trattenendo il fiato.
    Lo lasciò uscire in un sospiro, strozzato dalla sorpresa quando un sacchettino blu fece il suo ingresso nel suo campo visivo. Si portò una mano al petto dove il cuore sembrava ribellarsi a quella stupida gabbia toracica, mentre il signorino poggiava il meraviglioso capo sopra la sua spalla. Profumava di shampoo e casa. “Tanti auguri in ritardo vecchia scroccona” Arricciò le labbra in una smorfia divertita quando Gus le schioccò un bacio sulla guancia. Sperava non credesse che bastasse così poco a farsi perdonare.. di certo però era sulla strada giusta. Ripensando ad un anno prima, la situazione era estremamente ironica: Martins, che non solo ci provava con qualunque essere femminile dotato di apparato respiratorio ma non riceveva mai dei rifiuti, alle prese con Maeve Winston. La bionda gli aveva riso in faccia, gli aveva poggiato una mano sulla spalla, e con un sopracciglio inarcato gli aveva detto: “Con me non attacca, ragazzino” Breve, coincisa ed indolore. Il punzecchiamento di Gus era continuato, ma da quel giorno la ex corvonero sapeva che era solamente il modo del ragazzo di relazionarsi con le persone. E poi era troppo esilarante ricordargli del suo fallimento ogni qual volta lui si vantava di una conquista: ‘Ti ricordi quella ragazza..’. Eh sì, perché Maeve quando ci si metteva era proprio una puntigliosa rompi pluffe.
    Prese il sacchetto mordendosi il labbro per soffocare un sorriso felice: amava i regali, e per questo si godeva ogni momento in cui ne riceveva uno prima di privarlo del suo involucro. Per il suo compleanno, quel tenerone di Wayne (una delle poche persone per cui riusciva a sopportare l’avversione agli abbracci, era troppo.. Dakota, per poter resistere) le aveva regalato un meraviglioso carillon con ippogrifi e draghi che volavano sbattendo lentamente le ali a ritmo di una delicata musica che, indipendentemente dalla situazione, riusciva sempre a tranquillizzarla. Sospettava che ci fosse della magia anche in quello, ma forse era solo quella magia antica chiamata amore, per il quale il gesto di un amico poteva far gonfiare il cuore di gioia al punto che ‘tutto sarebbe andato bene’. “Spero che ti piaccia anzi, sono sicurissimo che ti piacerà e mi perdonerai del mio ritardo” Scrollò il capo. “Sempre il solito Gus. Buongiorno principessa, quanti autografi ha dovuto fare per arrivare fino a qua integro?” Domandò inclinando la testa e distogliendo lo sguardo per tornare a concentrarsi sul suo regalo. Lei non aveva nulla per lui, e si sentiva dannatamente in colpa. Dalla scatolina zaffiro scivolò una catenina lunga dalla quale pendeva un delicatissimo corvo di un materiale dalle mille sfumature –cristallo bianco?- che espose alla luce e guardò incantata mentre i raggi del sole vi si infrangevano sopra; gli occhi erano blu, come la loro casata, come il suo colore preferito. Quello era il simbolo die sette anni passati ad Hogwarts. Strano come un ragazzo apparentemente superficiale come Augustus Martins, sapesse cogliere particolari che Maeve pensava non sarebbero importati a nessuno; lasciare Hogwarts in qualità di studentessa le faceva male, e ancor di più i suoi compagni di casata. Per poi lasciarli nelle mani di Gus, ma dico!
    Era bellissimo, e lo adorava. Con delicatezza poggiò il ciondolo nella scatola, vicino al libro che aveva precedentemente chiuso, e si alzò per lanciare le braccia attorno al collo del ragazzo. Non amava gli abbracci, ma c’erano cose che era impossibile dire altrimenti. Rimase con la testa sulla sua spalla e gli occhi chiusi per qualche secondo, quindi si allontanò con un sorriso. “Non male, Martins. Devi lavorare ancora un po’ sulla tecnica, ma le basi sono buone” Disse in tono serio, ma sapevano entrambi che stava scherzando, e quello era il suo modo per ringraziare l’amico. “Ah, se solo me l’avessi regalato l’anno scorso insieme ad una scatola di cioccolatini, sì che avrei ceduto alle tue avance!” Fece schioccare la lingua ammiccando in direzione del Corvonero, per poi tirargli un amichevole gomitata fra le costole. Amichevole, davvero. “Raccontami cos’hai fatto di bello quest’estate, playboy, mentre decidiamo cosa fare della nostra vita. Mela caramellata o Crepes?” Domandò guardandosi attorno, prendendo il libro e mettendolo nella borsa. “Anzi, prima fammi un favore” chiese, porgendogli il ciondolo. Gli diede le spalle e sollevò i capelli di lato, in modo che non si impigliassero nel gancetto; lo guardò di sottecchi lanciandogli un’occhiata allegra piena di gratitudine. Che tipo.
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    La reazione della ragazza è così deprimenti che mi è venuto quasi l'impulso di darle una sberla in faccia per la sua sfrontatezza. Come si permette? Ho passato ore a cercare un regalo speciale per lei e cosa dire "Con me non attacca ragazzino" Okay, non attacca ma mostra almeno anche con fingendo che ti piace penso irritato mentre gli sorrido dolcemente. Fortunatamente la mia rabbia non dura molto perché noto che sta soffocando un sorriso e mi sta sedendo un po' l'ansia. Davvero, sono stranamente in ansia per quello stupido regalo e dell'opinione di Mae. Mi sento stupido come non mai perché a) io sono un figo, b) sono sempre sicuro di me ma questa volta non molto. Cavolo, com'è successo che un donnetta come Mae Wiston potessi conquistare un posto speciale nel mio cuore? Non ha senso! Dovrò farmi un esame di coscienza su questo argomento, credo che lo farò appena tornerò a casa. C'è qualcosa che non va, davvero.
    "Sempre il solito Gus. Buongiorno principessa, quanti autografi ha dovuto fare per arrivare fin qua tutto intero?" disse nel suo solito tono ironico distogliendo il suo sguardo e concentrandosi sul mio regalo che sta scartando con una lentezza esasperante. «Mhnm.... Nessuno sai? Solo per te ho rifiutato un sacco di ragazze» più belle di te mi trattengo nel dirlo perché si arrabbierà di sicuro e l'unica cosa che voglio è vederla arrabbiata.
    Noto con mio grande stupore che la collana gli piace moltissimo perché l'ha osservata per bene alla luce del sole, l'ha appoggiato sulla scatoletta che a sua volta è sopra al libro che stava leggendo, alza e getta le sua braccia attorno il mio collo. Okay... Sono rimasto un po' titubante difronte a questo suo gesto di affetto pubblico in modo così spontaneo e sopratutto sorpreso. Wow è l'unica parola che mi venne in mente, è davvero troppo e credo che faccio prima a baciare un dissenatora piuttosto che rimanere nuovamente a bocca aperto per lo strano comportamento di una ragazza difronte a me. Restiamo abbracciati per un tempo indefinito con la sua testa appoggiata sulla mia spalla e credo, che il regalo le è piaciuto davvero molto, forse più di quello che avevo previsto. Sono davvero felice, così felice che la stringo forte a me, come se avessi paura che potesse scomparire da un momento all'altro. Un po' mi dispiacque quando si allontana da me anche se mi mostra un bel sorriso. "Non male Martins. Devi lavorare ancora un po' sulla tecnica, ma le basi sono buone" esordì con tono serio ma sono sicurissimo che sta sicuramente scherzando e non posso fare a meno che ridere. «La prossima volta farò di meglio, ti porterò degli super alcolici» esordio con altrettanto serietà facendo un lieve sorriso e scompigliandole i capelli.
    "Ah, se solo me l'avessi regalato l'anno scorso insieme ad una scatola di cioccolatini, sì che avrei ceduto alle sue avance" disse scottando la lingua ammiccando nella mia direzione e mi tira un'amichevole gomitata tra le costole. «Se vuoi» esordio serio con voce persuadente avvicinandomi sempre di più alla ragazza «possiamo recuperare il tempo perso» termino prendendo il suo volto e avvicinando al mio fino a sentire il suo respiro. Resto in quella posizione per qualche secondo, poi lascio la presa, mi allontano come se non fosse successo niente e metto le mani con le dita intrecciate dietro la mia nuca. «Che cosa mia ha attratto di te?» dissi pensando ai vecchi tempi che cercavo disperatamente di conquistare il suo cuore con futili tecniche. Lei è il mio primo e ultimo fallimento in quanto conquiste di ragazze e forse non lo è più....
    "Raccontami che cos'hai fatto di bello quest'estate, playboy, mentre decidiamo cosa fare nella nostra vita. Mela caramellata o Crepes?" esordì guardandosi attorno mettendo il libro nella borsa e pensandoci ho una fame da lupi che potrei mangiarmi anche la Wiston in un sol boccone. «Niente di così speciale» e in quell'istante mi venne in mente il volto di quella dannata ragazza, no vattene via, solo per oggi non voglio essere assillato da lei. Mi inumidisco le labbra dal nervosismo ma subito mi calmo e torno il vecchio Gus di qualche minuto fa. «Il solito insomma, tu invece? Hai passato un po' più di tempo insieme al tuo Leroy?» chiedo cercando di concentrare l'attenzione su di lei e cambiare discorso. La faccenda della ragazza di nome Deborah Crystal Owen è abbastanza complicato e per ora non ne voglio né parlare e né pensare. «Tutto quello che desideri, anche se preferirei una Wiston alla brace» rispondo ironico e ridacchiando alla domanda di prima.
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    Maeve era rimasta esclusa dal mondo troppo a lungo, e per sua scelta. Aveva passato l’estate come un’esiliata, unica compagnia i libri e il fratello che tossicchiava appoggiato allo stipite della porta. Odiava vedere il suo sguardo color cioccolato velato di malinconia; Edan e Maeve erano sempre stati uniti contro tutto e tutti, a proteggersi le spalle a vicenda in ogni situazione; sapeva che per lui era difficile vedere la sorella in quelle condizioni –“Quali condizioni?” Rispondeva lei, fingendo un innocenza che non aveva più-, ed a lei faceva male non poterlo includere in quella parte della sua vita. Maeve Winston era una ribelle, e sapeva che Edan avrebbe disapprovato qualsiasi preferenza lei avesse avuto nell’allineamento, così come le aveva sempre intimato di non seguire le orme dei loro genitori. “In questo mondo, Maeve, meno ne sai e più sopravvivi” Aveva ragione, ma stare fra le linee nemiche non era mai stata un opzione per lei. Ultimamente, il fratello riusciva a trascinarla in giro (per poi abbandonarla impunemente, ma quello era un altro discorso), e mano a mano la Winston si era resa conto di quanto fosse vigliacco da parte sua rinchiudersi in una realtà fatta di pagine e di storie altrui. Quale eroina dei suoi libri preferiti si arrendeva? Quale lasciava le armi per un lutto? Tutte diventavano più forti. Lei non mirava a tanto: l’unica cosa a cui puntava era cercare di vivere durante la sopravvivenza. Augustus Martins era davvero un buon inizio per questo proposito: quel ragazzo riusciva sempre a farla sentire un po’ più irritata ed allegra al tempo stesso; le ricordava che erano appena maggiorenni, e che c’erano tante altre cose da vedere nella vita, prima di finire ad apprezzarla dal sicuro balcone di una finestra. “Mhnm.... Nessuno sai? Solo per te ho rifiutato un sacco di ragazze
    Oh, ma povero ciccino. L’ego spropositato del Corvonero la faceva sentire meno presuntuosa, il che era tutto dire; anzi, non sarebbe stato eccessivo affermare che vicino a lui si sentiva umile, sensazione che davvero provava raramente. “Ci mancherebbe altro” Rispose sbuffando, lasciando trasparire l’altezzosità che, non poteva farci nulla, ma l’aveva sempre caratterizzata. Sapeva di essere un tantino arrogante a volte, ma non lo faceva apposta. Anche quel tratto del suo carattere era in via di miglioramento, ma nemmeno Dio aveva creato la Terra in una settimana.
    Dal tentennamento di Gus nel ricambiare l’abbraccio, capì che forse era stata un po’ troppo restia di affetto nei confronti dei suoi amici, da che li conosceva. C’era decisamente qualcosa che non andava, se perfino uno come Martins rimaneva stupito davanti ad un gesto del genere.
    “La prossima volta farò di meglio, ti porterò degli super alcolici”
    Prima Deborah le proponeva una birra al primo pomeriggio, poi Gus le offriva degli alcolici. Faceva davvero così la figura dell’ubriacona? Si ritrasse quando lui le scompigliò i capelli, cacciando le sue mani e spostandosi di lato con una smorfia irritata. “Bravo, dei super acolici mi sembrano la cosa migliore per sopportare te” Gli disse seria, annuendo fra sé e sé e lanciandogli un’occhiata accusatoria. Stava scherzando, ovviamente i super alcolici sarebbero stata la risposta con chiunque. Quando Maeve alzava il gomito, cosa che nonostante le voci non accadeva davvero così spesso, diventava un’altra persona: cercava affetto, era spensierata, era tutto ciò che avrebbe dovuto essere a diciott’anni. Sospirò afflitta ricordando i brutti postumi di quell’effimera gioia, mentre riprendeva la borsa dalla panchina. “Se vuoi possiamo recuperare il tempo perso” Le prese il volto fra le mani grandi e si avvicinò un po’ troppo per i suoi gusti. Si irrigidì e lo guardò curiosa, mentre una parte di lei si chiese: perché no?. sapeva che stava scherzando, aveva capito tempo addietro che con lei c’era poco da fare, eppure guardandolo si disse che sarebbe stato tutto molto più semplice con un tipo come lui. Faceva tanto il becione con tutti, ma Maeve sapeva che in realtà era un bravo ragazzo; e perlomeno le sue intenzioni sarebbero state chiare fin da subito. Ebbe quasi la tentazione di riempire lo spazio che divideva le loro labbra, solamente per dimostrare che non era la persona da cui si sa sempre cosa aspettarsi, ma fu frenata dal pensiero che la cosa sarebbe diventata imbarazzante. Per un attimo le passò anche per la testa di mordergli le mani, così imparava a intrufolarsi senza permesso nei suoi spazi personali, ma quello era solo un rimasuglio del tempo passato con Aiden, il suo gatto. “Hai dei begli occhi, Gus” Disse semplicemente, guardando prima l’uno e poi l’altro. Non ci aveva mai fatto caso. Non che fosse particolarmente importante, però ne era leggermente stupita, ed era solita dire sempre ciò che le passava per la testa.
    “Che cosa mia ha attratto di te?” Disse poi, quando si fu allontanato. Maeve aggrottò le sopracciglia e lo fermò tirandolo per il bordo della maglia. “Scherziamo? La domanda è cosa non ti ha attratto. Sono bella, intelligente e simpatica. Non facciamo domande sciocche” Rispose spostandosi i capelli dietro la schiena con un movimento fluido della mano, per poi superarlo e alzare gli occhi al cielo. Ragazzi. “Sicuro di essere un Corvonero? Magari il capello ha sbagliato” Disse voltandosi verso di lui e facendo qualche passo di schiena, rivolgendogli un espressione sarcastica. “Niente di così speciale. Il solito insomma, tu invece? Hai passato un po' più di tempo insieme al tuo Leroy?”
    Lo fulminò con un’occhiata che avrebbe messo a tacere perfino il peggiore dei Mangiamorte. Il suo Leroy? Come al solito, Augustus riusciva a dire la cosa sbagliata. Non avrebbe dovuto parlargliene, ma.. era suo amico, era un ribelle, ed era un.. ragazzo. Un consiglio non le avrebbe certo fatto male, ma di certo non aiutava. La prossima volta si sarebbe rivolta a Spank, cavoli. “Perché avrei dovuto? Te l’ho detto, non è mai successo niente.. Insomma, a Natale c’era stata quella canzone, ma non ne abbiamo mai parlato. E dopo l’avventura in Irlanda..” Rabbrividì. “Non l’ho più visto. sinceramente non saprei nemmeno cosa dirgli. Ehi, ciao, scusa se ho attentato alla vita del boss e poi sono crollata piangente fra le tue braccia. Ti va un caffè?” Scimmiottò in tono allegro per poi coprirsi il volto imbarazzata, mugugnando qualche maledizione a bassa voce verso sé stessa. “Prima che cominci la scuola.. vedrò cosa fare. Anche perchè pensavo di fare il colloquio per insegnante Incantesimi, dato che la professoressa Bells è..puff” Unì le mani e poi allargò le dita nell’aria, sparita tutto d’un tratto.
    Tutto quello che desideri, anche se preferirei una Wiston alla brace
    Scosse la testa. “Mi spiace, non sono nel listino. E poi sarei un boccone troppo amaro. Dai, seriamente, lo sai che non mi piace decidere! Ci sono così.. così tante cose” Concluse in tono esasperato, fermandosi in mezzo alla strada. “Per il cibo, dobbiamo andare di là” Indicò una direzione. “Per le giostre, di là. Perché sì, dovrai portarmi a fare almeno una giostra, ed a lanciare incantesimi contro le lattine. Devo vincere quella deliziosa scimmietta che mettono sempre in palio” Disse sognante, per poi sbattere le palpebre e tornare nel mondo reale. “E tutto come al solito non è una spiegazione. Nemmeno una cartolina, o un tuo selfie sorridente insieme a qualche donnina. Voglio sapere cosa mi sono persa” Fece spallucce, voltandosi verso di lui con le mani sui fianchi.

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    ▽ Ravenclaw ▽ 17 ▽ Rebel ▽ Scheda
    Augutus aveva sempre percepito un'aura negativa attorno alla sua amica, da quando l'ha conosciuta ha sempre pensato che stesse scappando da qualcosa o da qualcuno oppure si auto-esclude dal mondo attorno a lei. I motivi per il ragazzo sono poco chiari: Leroy? La sua famiglia? La ribellioni? A Gus farebbe piacere che la ragazza si confidasse con lui ma nemmeno lui è stato sincero nei suoi confronti, le sta nascondendo così tante cose che più va avanti e più si chiede se ne vale la pena di continuare a lottare. «Mamma mia che brutta faccia» esordì preoccupato tirandole le guance con entrambe le mani senza usare troppa forza. Fortunatamente dopo averle detto che ho rifiutato molte fanciulle Mae ritorna un po' in sè, con quell'aria da altezzosa come se non le bastasse e non credesse alle mie parole. “Ci mancherebbe altro” rispose con una tale schietezza che Gus non può che non sorridere. Ecco la Wiston che il ragazzo conosce, quella altezzosa, arrogante, calcolatrice e tante altri lati della sua personalità che deve ancora scoprire. “Bravo, dei super acolici mi sembrano la cosa migliore per sopportare te” dice seria lanciandogli un'occhiata accusatoria. Come risposta il fanciullo fa un'espressione con finta tristezza da cucciolo ferito, un modo come l'altro per prenderla in giro e quando meno se l'aspetta le tira le guance. Gus non può fare a meno di scoppiare dalle risate per l'espressione buffa che la ragazza ha a causa del suo gesto ed esclamare: «Sei incridibilmente sexy mia ex capocasata» terminando la frase lasciando la presa. A volte gli sembra di parlare con una sorella minore anche se lei è più grande di lui di un anno ma quel lasso di tempo non sembra molto evidente anzi, a volte era anche inesistente ma spesso e volentieri ritornata come un muro tra di loro. Augustus avrebbe preferito dirle tutto ma è consapevole che non sarebbe riuscito a gestire le conseguenze, sopratutto se la persona con cui si confidava è estremamente imprevedibile: potrebbe aiutarlo oppure denunciarlo alla resistenza. Per ora, il ragazza ha deciso di lasciarla all'oscuro e rivelarle tutto al momento opportuno.
    “Hai dei begli occhi, Gus” risponde guandando uno prima e poi l'altro ma ha avuto la strana sensazione che Mae avrebbe frenato la sua voglia di riempire la distanza dalle loro labbre. Gus voleva solo provocarla, mica bacirla per carità! Il suo cuore anzi no, i suoi pensieri sono rivolti verso una strana persona, una pazza, simpatica ed estremamente diversa dalle altre ragazze che fino ad ora aveva incontrato. "Mah, meglio non pensarci più di tanto" pensa concentrandosi nuovamente sulla biondina bastarda calcolatrice. “Scherziamo? La domanda è cosa non ti ha attratto. Sono bella, intelligente e simpatica. Non facciamo domande sciocche” «Incredibilmente modesta, beve come una spugna e quando diventa ubriaca è peggio di una bambina di tre anni» continua il ragazzo con lo stesso tono di Mae. A volta serviva qualcuno che la mettesse in gira e ovviamente solo io, e forse qualche eccezione, hanno questo delicato compito. “Sicuro di essere un Corvonero? Magari il capello ha sbagliato” Augustus si è dimenticato quanto può rendersi fastidiosa ma tenendo sempre la sua calma risponde: «Sicurissimo» gonfiando il petto fiero di appartenere a quella casata ma tutto a d'un tratto gli viene in mente qualcosa «Sei una lanterna, smidollato..Non puoi mettere lo smalto ad un bananone!» esordì scuotendo la testa in segno di approvazione «Diventi sempre di più un caso disperato Mae Wiston, mi dovrai nominare anche come psicologo personale» termina sbuffando ma facendo un piccolo e lieve sorriso nell'averla presa, nuovamente, in giro.
    Quando Augustus nomina Leroy la ragazza lo fulmina con lo sguardo e si pente amaramente di ciò che ha detto. "Ora mi ammazza, me lo sento" pensa passandosi la mano sinistra tra i capelli e infatti gli sbraita dietro un Perché avrei dovuto? Te l’ho detto, non è mai successo niente.. Insomma, a Natale c’era stata quella canzone, ma non ne abbiamo mai parlato. E dopo l’avventura in Irlanda.. Non l’ho più visto. sinceramente non saprei nemmeno cosa dirgli. Ehi, ciao, scusa se ho attentato alla vita del boss e poi sono crollata piangente fra le tue braccia. Ti va un caffè?” Gus sospira tristemente dispiacendosi per la brutta situazione che si è cacciata da sola «"Certamente signorina Wiston, a che ora"?» risponde anche lui scimmiottando cercando di tirarle su il morale «Lui è ossessionato da te perciò non preoccuparti e ci sarò sempre per ascoltare le tue lamentele e farti usare la mia maglia come asciugamano» Più di una volta ha dovuto buttare, perchè era così sporca di trucca che era impossibile pulirla, e lavare magliette zuppe di acqua salata prodotte dalle ghiandole della dolce ragazza bionda difronte a lui. “Prima che cominci la scuola.. vedrò cosa fare. Anche perchè pensavo di fare il colloquio per insegnante Incantesimi, dato che la professoressa Bells è..puff” Il ragazzo rimane un po' perplesso perché con Wiston in giro per la scuola non può fare certe bravate e non può toccare nessuna innocente fanciulla poichè lo terrà d'occhio. «Hai rovinato i miei piani lo sai?» risponde tristemente davanti a una notizia del genere anche se non gli sarebbe dispiaciuto rivedere la sua amica ogni volta che vuole, ma questo non lo ammetterà mai. “Mi spiace, non sono nel listino. E poi sarei un boccone troppo amaro. Dai, seriamente, lo sai che non mi piace decidere! Ci sono così.. così tante cose. Per il cibo, dobbiamo andare di là. Per le giostre, di là. Perché sì, dovrai portarmi a fare almeno una giostra, ed a lanciare incantesimi contro le lattine. Devo vincere quella deliziosa scimmietta che mettono sempre in palio” Il ragazzo fa le spallucce, sa che con lei non può discutere e la segue e si trattiene nel dire "Non saresti amara, mi avveleresti sicuramente" ma per questa giornata Gus non vuole esagerare con le provocazioni. “E tutto come al solito non è una spiegazione. Nemmeno una cartolina, o un tuo selfie sorridente insieme a qualche donnina. Voglio sapere cosa mi sono persa” disse mettendo le mani sui fianchi e Gus sente un brivido. Non ne ha voglia di parlarne ma sa che entro la fine di questa giornata la ragazza verrà a sapere tutto sulla sua situazione sentimentale. «Dai, prendiamo una delle crepes alla fragola e panna» esordì cercando di cambiare discorso e se và in direnzione della bancarella pregando che non lo torturasse per avere qualche informazione. «Due crepes alla fragola e panna» disse al ragazzo e pagandolo, mentre aspetta ripensa a quell'assurda giornata al London Eye in compagnia di quella rossa che gli ha dato una scossa al suo cuore e che probabilmente sa che sentimento si tratta però continua a negarlo per il suo bene, quello di Deborah Crystal Owen. Appena le crepes sono pronte il ragazzo le prende e si dirige verso la bionda pronto psicologiamente a qualsiasi tortura «Ecco una per te» porgendola alla ragazza.
    winston,©
     
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