Some legends are told.

Jaz!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4    
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    tumblr_lwilz8IGEa1qaackno1_500

    William Barrow

    Scheda ▼ 21 ▼ ravenclaw ▼ deatheater ▼ Pensieve

    Una superficie dura. E fredda. Si stropicciò gli occhi, sentendo qualcuno sopra di sé. Non era la prima volta che William Barrow si svegliava in posti strani, ed avrebbe mentito se avesse detto che era la prima volta in cui non ricordava cos’avesse fatto. Però sentiva che c’era qualcos’altro, qualcosa che gli sfuggiva, qualcosa che gli aveva lasciato uno strano sapore sulla punta della lingua.
    Probabilmente del whisky andato a male.
    E c’era un tipo che lo stava fissando. Gli sarebbe piaciuto dire che anche quella era una prima volta, ma no, non era così. Sospirò ignorando l’uomo barbuto, mentre cercava di capire a chi appartenesse il corpo sopra il suo, quasi febbricitante. Una ragazza. Un paio di occhi verdi. Will le rivolse un sorriso sghembo, senza capire il motivo per cui Arthea Williams era distesa sopra di lui. Lui non sarebbe stato quello a lamentarsi, comunque, ma fu lei ad alzarsi a sedere. Leggermente seccato, si poggiò sui gomiti, riconoscendo la stanza come il retro bottega della Testa di Porco. Aggrottò le sopracciglia.. “Ma che ca..” Fu però interrotto dall’uomo barbuto, che dall’alto dello sgabello sul quale era seduto gli lanciò un’occhiata ammonitrice. Guardandosi attorno, confuso, riconobbe altre due persone: Ethienne, e.. una ragazza che, da qualche parte, doveva aver già visto. Hogwarts? Beh, diamine, se era lì da qualche altra parte doveva pur averla vista. Barrow doveva davvero smettere di bere.
    Se lo ripeteva sempre.
    Quando si alzò per lasciare il locale insieme agli altri ragazzi, ebbe un piccolo giramento di testa. L’uomo li liquidò senza nemmeno presentarsi, intimandogli solo di uscire e, sottilmente, rimproverandoli per il loro comportamento, cosa che fece nuovamente sorridere William: l’ultimo uomo che gliel’aveva detto, si chiamava Simon Barrow. Ed era morto. Uscì dalla Testa di Porco con la sigaretta fra le labbra, senza nemmeno cercare di pensare a come una tale combriccola avesse potuto organizzare un rave in un posto del genere. Le feste a cui era abituato ad andare erano più divertenti, ma forse lo era stata anche quella. chissà? Non voleva approfondire la cosa con i suoi compagni, mostrando loro le sue lacune: come gli aveva insegnato il suo caro padre, l’ignoranza era un bene, e non bisognava mai dare al nemico possibilità di attecchire su un terreno sdrucciolevole, che in quel caso era rappresentato dalla sua memoria. Non è che non si fidasse, ma.. no, non si fidava. A parte Ethienne, li conosceva a malapena, ed anche con il ragazzo non è che fossero esattamente migliori amici. Ancora si chiedeva il motivo per cui si trovasse lì con loro, ma doveva pur avuto una buona ragione per muovere il culo. Perché pensarci quando ormai il gioco era fatto? Si accese la sigaretta, fermando Arthea prima che si allontanasse come gli altri. Le strinse la mano attorno al polso, e il suo cuore –ne era certo- perse un battito. Fu solo un attimo, ma Will la lasciò come se gli avesse dato la scossa. Un sottile strato di malinconia lo avvolse come la patina opaca di un soffio su uno specchio, e lo sguardo che le rivolse fu più confuso che amichevole. La conosceva a malapena, ricordava di aver ballato con lei durante la festa invernale, eppure c’era qualcosa che lo frenava. Si inumidì le labbra secche, e le rivolse un sorrisetto ironico, mentre con il capo accennava al locale da cui erano appena usciti. “Quando vuoi ripetere, dolcezza, basta mandarmi un gufo” Purtroppo la voce gli giocò il brutto scherzo di non suonare ammiccante e divertita quanto avrebbe voluto. Non come al solito. Forse lo percepì solo lui, ma in quell’invito c’era un fondo di verità. Aggrottò le sopracciglia, scegliendo la strada opposta rispetto a quella dei suoi compagni. Aveva bisogno di pensare.
    Mi chiamo William Barrow, ho ventun anni, e con queste osservazioni non faccio che sottolineare la mia arguzia: corvonero una volta, corvonero per sempre. Ho esagerato con il whisky incendiario, un’altra volta. ma quello è un chamb, che bellino! la tua psw speciale è: che
    Ma il mio alito non sa di whisky.

    Quella era la cosa che più lo sconcertava: nessun saporaccio in bocca, nemmeno una traccia del sentore di alcool. Sapeva che qualcosa non tornava, e la cosa lo seccava alquanto, ma non abbastanza da spingerlo ad indagare. A William Barrow, semplicemente, non importava. Non era mai importato.
    Si accorse di non avere alcuna voglia di tornare a casa, mentre i suoi piedi lo trascinavano pigramente per le strade di Hogsmeade. Si sentiva stanco, spossato, vuoto, ma per niente ubriaco. Doveva rimediare. Will si era buttato sull’alcool anni prima, scoprendo nella sostanza tossica un balsamo contro tutto ciò che non poteva, né sapeva come, combattere. Aveva l’intera eredità dei Barrow da sperperare in donne, alcool e droga, quindi perché preoccuparsi di quella strana fitta al cuore che provava ogni qual volta si rendeva conto di essersi ormai arreso? Fece spallucce al buio che lo circondava, come se rispondere al nulla potesse farlo sentire un poco più leggero. Scosse il capo, rendendosi conto di essere finito a Dark Street. Non che la cosa gli creasse disagio, lui era esattamente il tipo di persona che bazzicava quella zona. Sorrise fra sé, mentre si sedeva sulla panchina di pietra con la schiena poggiata al muro. Aspirò il fumo della sigaretta fra i denti, soffiandolo poi dalle narici, mentre i suoi occhi azzurri ricadevano su una losca figura in avvicinamento. Losca, suvvia, più si avvicinava più si rendeva conto che doveva trattarsi di un ragazzino. Un odore di rame gli fece storcere il naso, mentre il silenzio veniva rotto da un gocciolio. Alzò le sopracciglia, per poi rivolgersi verso il ragazzo. “Amico, o hai il ciclo o hai un problema. O forse entrambe” Strascicò le parole, mentre un piccolo sorriso incurvava le labbra sottili.


    Some legends turn to dust or to gold
    role code by #epicwin for obliviongdr



    Edited by etc. - 24/9/2018, 00:05
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    Mayne in love

    Group
    Neutral
    Posts
    716
    Spolliciometro
    +926

    Status
    Offline
    Jason Maddox
    « you're my bitch. I rule this fucking kingdom. »

    NO! Jason! disse Shane, apparso dal nulla in quella stanza, nel palazzo dei ribelli, proprio sul più bello della battaglia. Jason aveva visto in faccia uno dei ribelli, era Lucas Italie, un misero grifondoro. Doveva immaginarlo! Solo la feccia proveniva da quella casata. Che lo fosse anche Dakota?! E se dietro alla maschera si fosse nascosto lui, avrebbe provato lo stesso ad ucciderlo!? Domande da evitare. Jason aveva visto Lucas, e doveva ucciderlo ma, Shane aveva rovinato tutto.
    eh!? Che cazzo stai dicendo?! aveva detto in un primo momento, lì sdriaiato a terra con Shane al seguito che gli diceva di non farlo. Se fosse stato meno scioccato per quella interruzione avrebbe fatto anche una battuta, ma non ci riuscì, era incazzato con la puttanella del Lilum. Aveva appena rovinato un colpo sicuro ad un soggetto visibile. Era morto!! Cazzo Shane!! disse ma non ci fu molto altro da dire tra i due, un'esplosione fece in modo di far allontanare sia loro che i ribelli. Jason svenne per qualche minuto od ore, ma quando fu in grado di alzarsi sulle proprie gambe aveva preso a camminare. Doveva allontanarsi da quel covo di ribelli, aveva bisogno di farsi, di far passare il dolore con qualcos'altro oltre che il dittamo o erbe varie, aveva bisogno di qualcosa di più forte, un distillato di alcool, allo stato puro. E di droga, tanta droga, voleva ritrovarsi strafatto su di una panchina, magari svegliarsi su qualche marciapiede, ma doveva staccarsi da quel mondo del cazzo.
    Aveva visto in faccia un ribelle e non era riuscito ad ucciderlo, per colpa di Shane. Traditore. Ci avrebbe pensato poi a come agire, sicuramente sarebbe andato a suo favore quello che era appena successo, ma in quel momento voleva solo svuotare la mente, dimenticare. Si, per qualche ora voleva scordare tutto e tornare nel suo mondo di felicità finta e assurda che gli donava la droga.
    Per fortuna aveva qualcosa dietro,si fermò così in dark street. Cosa poteva mai fare lì?! Si guardò in giro, non aveva molte alternative, quel quartiere non era effettivamente dei migliori. Ma quello era il posto per uno come Jason, quindi s'infilò nel primo pub disponibile a quell'ora. Era deserto, ovviamente, le uniche persone che c'erano era collassate sui tavoli, sia per una sbronza che droga. Insomma il paradiso di Jason. Si mise al bancone.
    Un incendiario. disse e posò dei galeoni, rigorosamente falsi, ma che altro poteva fare?! voleva ubriacarsi. Purtroppo il posto, era al quanto spento, nessuna rissa, ragazza o qualcuno con cui fare baldoria. Così al terzo bicchiere di quella bomba uscì mezzo barcollante.
    Ok, era a metà strada dal paradiso, come diceva lui, doveva solo trovare un pò di droga e un posto dove passare la notte per smaltirla. Camminò per qualche metro, e finalmente trovò qualcuno, un ometto piccolo, probabilmente era un ricercato, ma poco importava, aveva un emergenza. Non poteva neanche chiamare quel traditore di Shane o provare con Dakota, quindi l'unica scelta era accontentarsi. un sacchetto. le parole per ottenere quello che bastava per andare in estasi. Pagò e un istante dopo che l'uomo si smaterializzò, Jason si fece. Un secondo, solo uno e il mondo in cui viveva sparì. Si fece spazio la leggerezza, la felicità, un mondo nuovo. Il paradiso.
    Prese così una nuova strada, senza avere un vero scopo nella vita, non che fosse diverso questo aspetto, ma almeno in quel momento era felice. Si fermò nuovamente nel primo locale aperto e prese una bottiglia di wisky incendiario. Inutile dire che ne bevve metà in meno di un minuto, insomma un mix micidiale. Droga e alcool, era davvero il paradiso. ehh tutta...vita...ora si che si ragiona. Dai amico andiamo! disse ad un poster che aveva come immagine un ragazzo. Ovviamente iniziava a non distinguere più cosa fosse vero e cosa non lo fosse. Ma non gliene importava, stava da Dio.
    IO VAGABONDO CHE SON IO....VAGABONDO CHE NON SONO ALTRO... prese a cantare una canzone italiana, anche se il suo accento inglese rendeva la canzone uno strazio da sentire, ma lui era fatto quindi non si rendeva conto. Intanto camminava felice e barcollando.
    SOLDI IN TASCA NON NE HO... decisamente no...tirò fuori le tasche dai pantaloni, nel gesto si ritrovò col muro sulla spalla. Ma non demorse, voleva sedersi quindi continuò allegro. MA LASSù MI E' RIMASTO....... Silenzio. Jason scrutò una figura in lontanza. Ma chi diavolo era?! Comparve un sorriso, non appena avivcinandosi sempre di più verso quel soggetto, barcolllando e con gli occhi completamente rossi, notò con sua grande gioia che era Jason Maddox.
    Una volta vicino si osservò dall'alto, fino a che questo non gli rivolse la parola “Amico, o hai il ciclo o hai un problema. O forse entrambe” Storse il naso, cosa stava dicendo il se stesso lì seduto?! Ehi...amico..dai non essere così triste!! la vita è troppo triste per essere breve...no aspetta forse non si dice così...è triste la vita se è breve... si fermò per cercare di fare una frase di senso compiuto. Ahh tutto inutile!! Al diavolo!! Dai me stesso, andiamo a bere ne abbiamo bisogno. disse e poggiò una mano sulla spalla.




    Scheda â–´ ETA 17 â–´ ALLINEAMENTO Mangiamorteâ–´ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    tumblr_lwilz8IGEa1qaackno1_500

    William Barrow

    Scheda ▼ 21 ▼ ravenclaw ▼ deatheater ▼ Pensieve

    William doveva avere una specie di calamita naturale per chiunque avesse una sottile, o anche no, instabilità mentale. Raramente accadeva che avvicinasse, o venisse avvicinato, da una gentildonna o un gentiluomo che gli offrissero del tè ed un piatto di tramezzini al cetriolo. Per l’ultima parte era anche felice che ciò non fosse mai successo: chi diamine mangiava i tramezzini al cetriolo? Evidentemente i tatuaggi lo identificavano quale cattivo elemento, rendendolo preda di soggetti inqualificabili. Squadrò il ragazzo che a passo malfermo si stava avvicinando, partendo dal sorriso ebete per arrivare agli occhi leggermente, ed inequivocabilmente, arrossati.
    Oh, amava i soggetti inqualificabili, le serate erano molto più divertenti.
    “Ehi...amico..dai non essere così triste!! la vita è troppo triste per essere breve...no aspetta forse non si dice così...è triste la vita se è breve..” Socchiuse le palpebre aspirando il fumo dalla sigaretta, lasciandolo poi uscire in un sibilo fra i denti. Accennò una risata all’allegria contagiosa di quello che senz’altro era un ragazzo sotto l’effetto di un qualche stupefacente, per poi storcere il naso nel notare la somiglianza con il giovane. Una qualsiasi persona con un poco di senno si sarebbe allontanata, magari lanciando qualche moneta nella sua direzione; una qualsiasi persona con un poco di senno avrebbe ignorato le parole del ragazzo, continuando a fumare indisturbata dalla sigaretta, posando lo sguardo sul vuoto sperando di essere ignorato.
    Ma William Barrow non aveva un poco di senno. “Non sono triste, sono perplesso” Disse sincero, spegnendo il mozzicone contro il muro al quale era appoggiato. “Al diavolo!! Dai me stesso, andiamo a bere ne abbiamo bisogno” Me stesso? Inarcò le sopracciglia, lanciandosi scioccamente un’occhiata alle spalle. Ci mise qualche secondo per collegare quegli ultimi fili: pensava di star parlando con sé stesso. Avrebbe pagato per vedere come il giovane vedesse il mondo in quel momento, per puro divertimento. Una persona dotata di un buon intelletto, gli avrebbe fatto notare che non stava parlando con una copia di sé stesso; non avrebbe accettato il suo invito.
    Ma William Barrow era finito fra i Corvonero per sbaglio. Così rise, poggiando il braccio sulle spalle del suo nuovo amico per accompagnarlo alla prima bettola messa a disposizione da Dark Street. “Concordo, ne abbiamo bisogno. Ehi, mi ricordi come ci chiamiamo?” Si stava approfittando di un ragazzo drogato per farsi offrire da bere. Squallido, senza dubbio. Aveva già detto quanto amava i soggetti inqualificabili? E poi, cosa poteva farci se già amava quel buffo individuo? Dai, aveva palesemente bisogno di un sostegno, di un aiuto, di un amico. Will era la persona giusta.
    Entrò in un locale così abietto, che quasi se ne vergognò. Una candela illuminava, forse più per sbaglio che per intenzione, solo una parte del locale, mentre il resto era in ombra; una vecchia dai capelli grigi ed unti, un solo occhio visibile, li osservava curiosa dal retro del bancone. Barrow le rivolse un sorriso di sbieco, mentre adagiava il suo compagno su uno sgabello. “Avete del whisky?” Non fece alcun cenno affermativo, ma non disse nemmeno il contrario. Will si sentiva ottimista, per cui optò per la prima opzione. “Potabile?” Domandò ancora, senza ricevere nessuna risposta. Di nuovo, lo prese come un sì. Il sorriso si allargò sulle sue labbra, mentre tirava una pacca sulla schiena del ragazzo. “Amico, abbiamo trovato il nostro posto. Dobbiamo bere, ricordi?” Tamburellò con le dita sul tavolo, rivolgendogli un innocente occhiata di sottecchi. “Narrami i tuoi disagi, se vuoi” Fece spallucce, infilandosi una sigaretta fra le labbra. Di nuovo non ricevette alcun ammonimento. Quel posto cominciava a piacergli sempre di più.

    Some legends turn to dust or to gold
    role code by #epicwin for obliviongdr



    SCUSA il post schifo SCUSA il ritardo ljklduvyu ç______________ç sono una persona orribile, voglimi bene lo stesso!!
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Mayne in love

    Group
    Neutral
    Posts
    716
    Spolliciometro
    +926

    Status
    Offline
    Jason Maddox
    « you're my bitch. I rule this fucking kingdom. »

    Inutile dire che Jason non aveva praticamente capito niente di quello che stava dicendo la sua controparte. Aveva forse intuito che, probabilmente, quello che credeva fosse se stesso in realtà era un'altra persona, o peggio era solo un'allucinazione. Ma almeno si sarebbero divertiti insieme, visto sembrava approvare la sua idea di andare a bere. S'incamminarono ma quando gli chiese:
    “Concordo, ne abbiamo bisogno. Ehi, mi ricordi come ci chiamiamo?” Lui rise Cazzo sono proprio fuori... affermò fermandosi e guardandosi. Era decisamente strafatto per non ricordarsi neanche come si chiamava, per lo più se lo stava anche chiedendo, per fortuna che l'altro se stesso se lo ricordava. Jason. disse poco dopo.
    Camminarono ancora per qualche metro quando sentì il caldo avvolgerlo, erano entrati in un locale, ma quale? Al diavolo, faceva qualche differenza capire dove si trovasse? Assolutamente no, come sempre. Notò anche lui la vecchia dai capelli grigi e unti, non sembrava contenta di averli lì, era difficile gestire uno come Jason, se poi erano in due era impossibile. Dai Nonna, vogliamo bere! disse e poggiò alcuni galeoni sul “Avete del whisky?” Jason s'illuminò WHISKYYYYYY Siiiiiiiiii. Ma la donna non sembrava felice di fare quello che avevano richiesto. Avrebbero aspettato, se non fosse arrivato niente, non ci avrebbe messo tanto ad andarsene, di locali del genere Dark Street ne era pieno! Adorava quella zona proprio per quello, persone come lui. Drogati, alcolizzati che vagano con uno strano sorriso ebete, non giudicavano e se ti andava bene potevi anche passare una serata divertente in loro compagnia.
    Poi una pacca sulla spalla lo fece sobbalzare, ma che cazzo?! Lo guardò per un secondo quasi male, aveva dimenticato di essere entrato lì con lui, ma chi era?! “Amico, abbiamo trovato il nostro posto. Dobbiamo bere, ricordi?”. Jason cercò di ricordare dove aveva raccatato quella sua fotocopia, ma non ricordava, si limitò a sorridere, poco importava se non aveva proprio idea di quello che stava facendo.
    “Narrami i tuoi disagi, se vuoi” Era uno psicologo?! Aspetta ma non era il suo riflesso?! Da quando si psicanalizzava da solo? Non si sarebbe depresso, si era drogato proprio per evitarlo. Niente amico...dai offrimi una sigaretta piuttosto disse e aspettò che gliela offrisse. Poi lo scrutò meglio, non era proprio se stesso, ma dagli innumerevoli tatuaggi sembrava un tipo trasgressivo come lui. E poi stavano per bere insieme, tanto normale non era. Dopo qualche istante vide la donna poggiare il whisky sul tavolo, prese così due bicchierini e li riempì Vieni beviamo...facciamo un gioco.... disse famelico. Per ogni cosa che ci tormenta beviamo...alla fine vediamo chi ha più problemi, così chi vince offre all'altro altro da bere.
    Sorrise e gli porse il bicchiere. allora iniziamo...io sono nato babbano... disse già pronto a bere. Sapere di essere un babbano, come suo padre lo tormentava, odiava essere nato così, si sentiva impuro ed essere un mangiamorte non riusciva a riempire questa delusione. Era uno schifoso nato babbano, e con un'altissima possibilità di diventare come suo padre. Bastardo.



    Scheda â–´ ETA 17 â–´ ALLINEAMENTO Mangiamorteâ–´ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    tumblr_lwilz8IGEa1qaackno1_500

    William Barrow

    Scheda ▼ 21 ▼ ravenclaw ▼ deatheater ▼ Pensieve

    Will scandagliò l’intero locale, ma non colse nessuna figura familiare al suo interno. Non voleva ammetterlo, ma era ancora scosso per l’intero accaduto. L’intero, poi, in realtà non era che mezzo: non era la prima volta che gli capitavano dei vuoti di memoria, ma quello era… diverso. Un assenza quasi fisica, come se mancasse una parte di lui. Si sentiva svuotato, risucchiato in un vortice nel quale non ricordava di essere entrato. Ricordare. Quella parola gli rimbombava nel cervello, placcando tutte le pareti, ammaccandole, avvelenandole ed insinuando il seme del dubbio. Da quando aveva finito Hogwarts, Will si era lasciato un po’ andare: aveva abbandonato i punti di forza blu bronzo per dedicarsi ad una vita di nullafacenza, di alcool, di ragazze di cui non ricordava il nome il mattino dopo, di scopate nei bagni dei bar londinesi. In quei quattro anni, Barrow avrebbe potuto riassumere la sua vita in puzza di fumo e sapore di whisky. Andato a male, per di più. Perversioni ed incubi di taluni erano diventati il suo pane quotidiano. Si era limitata a quello, la sua vita: trovare quello che nessuna persona sana di mente avrebbe fatto, e farlo. Una sfida, anche se non sapeva a chi avesse lanciato quel guanto. Non aveva seguito i progetti che suo padre aveva serbato per lui: la sua ideologia non era contro il Regime, pensava anzi che fosse necessario a mantenere l’ordine, a dare un senso al caos. Non gli dispiaceva la piena libertà che incontrava nel poter uccidere qualcuno, se solo aveva voglia di farlo, o nel torturarlo se ne ricavava piacere. Si sentiva un uccellino d’appartamento che finalmente volava a cielo aperto, dove le sbarre di metallo erano l’orizzonte e l’acqua nell’abbeveratoio la pioggia. Nessuno a cui rendere conto, nessuno che lo aspettava sveglio, nessuno che avrebbe pianto la sua scomparsa, nessuno che lo avrebbe biasimato per quella vita smodata. William Barrow non aveva nessuno, perché egli stesso non era altro che un’ombra. Invisibile. Sorrise fra sé, in quello che fu più che altro un ghigno, mentre Jason lo guardava come se si fosse scordato della sua presenza. Al che la smorfia di Barrow non potè che accentuarsi: drogato o non drogato, era quella la sensazione che suscitava nelle persone: l’avevano visto davvero? C’era davvero stato un ragazzo, su quella sedia? Non ricordavano. Ricordare. Alla fine si tornava sempre a quella bastardata del ricordare. “Niente amico...dai offrimi una sigaretta piuttosto” Inarcò le sopracciglia, ma alla fine si decise a prendere il pacchetto ed estrarre due cilindri di tabacco, uno per sé ed uno per il suo nuovo amico. Di solito non era così generoso con le sigarette, a meno che non si trattasse di qualcuno con cui aveva avuto, o era intenzionato ad avere, uno di quei meravigliosi rapporti da una botta e via che tanto lo lasciavano pieno quanto consunto. Ma quel ragazzo gli piaceva. Non in quel senso, intendiamoci bene lo shippava con Dakota Wayne, anche se non aveva la benchè minima idea a che volto appartenesse quel secondo nome. #MAYNE, gli ricordava troppo sé stesso. Ma, appunto perchè gli ricordava sé stesso, gli andava a genio.
    Le persone lo chiamavano egocentrismo, lui preferiva definirlo scusate se mi trovo interessante. Ignorato dal resto del genere umano, potevate dargli contro se almeno nel suo intimo si piaceva un poco ?
    Vieni beviamo...facciamo un gioco...” Un gioco? Gli rivolse uno sguardo cinico, ma lungi da Barrow rifiutare un qualsivoglia tipo di gioco. “Per ogni cosa che ci tormenta beviamo...alla fine vediamo chi ha più problemi, così chi vince offre all'altro altro da bere” Rise inclinando il capo all’indietro, quasi strozzandosi con il fumo della sigaretta che aveva appena acceso. Quella era una fregatura bella e buona: il moro aveva detto che avrebbe offerto da bere, rigirare così la frittata non era rispettoso! Una gara a chi aveva più demoni sotto il letto, era qualcosa che in molti avrebbero etichettato come accanimento terapeutico. Ma per le persone come William Barrow, e come quel Jason a quanto pare, era un modo come un altro per andare avanti. Un demone, un bicchiere di whisky. Della serie: almeno a qualcosa sono utili. Acconsentì con un cenno del capo, prendendo il bicchiere che Jason gli porgeva per alzarlo in un brindisi verso un Dio che pareva essersi dimenticato di loro. “allora iniziamo...io sono nato babbano...” In un gesto secco, Will espirò il fumo fra i denti socchiusi, lanciando un’occhiata indagatoria al ragazzo di fronte a sé. Pensava che essere nato babbano fosse un tormento? Will quelle stronzate di sangue non le aveva mai capite. C’erano maghi brillanti, e maghi stupidi, indipendentemente dalla purezza della loro linea genitoriale. Dopotutto non era colpa loro se i genitori avevano mischiato il sangue magico a quello dei babbani. “E quello sarebbe un tormento? Sei comunque un mago, quindi fottitene del tuo stato di sangue. E i babbani hanno l’alcool migliore… mai bevuta la birra a Praga?” Strinse la presa attorno al bicchiere, lanciando un sorriso sbieco a Jason. Fece muovere il contenuto ambrato in un movimento rotatorio, lasciandosi ipnotizzare dalle onde sottili che infrangevano una superficie altrimenti piatta. “Vengo da una famiglia Purosangue, ricca e importante… lavori prestigiosi, strette di mano, balli di gala e stronzate del genere. Sono nato Barrow. Vale? Ma certo che sì” Rispose alla domanda, che in ogni caso era retorica, e ingollò tutto d’un fiato il contenuto del suo bicchiere. Lo sbatté poi sul bancone, facendo un cenno alla vecchia perché tornasse a riempirlo. Quel gioco si sarebbe rivelato assai lungo, se cominciavano dalle origini. “Il suo turno, prego” Invitò il compagno a proseguire con un elegante cenno del capo, senza far appassire l’espressione ironica che incurvava gli angoli delle labbra.


    Some legends turn to dust or to gold
    role code by #epicwin for obliviongdr

     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Mayne in love

    Group
    Neutral
    Posts
    716
    Spolliciometro
    +926

    Status
    Offline
    Jason Maddox
    « you're my bitch. I rule this fucking kingdom. »

    Da una parte il bicchiere con il whisky, l'altra era occupata dalla sigaretta, ogni sorsata corrispondeva ad una tirata di sigaretta. Ormai aveva talmente tanto alcool e fumo in corpo che poteva anche rimanere strafatto per almeno una settimana. Ma quanto si sentiva vuoto. William era di fronte a lui che come lui sembrava perso?! Al diavolo, non era lì per una consulenza, o qualcosa di simile, voleva solo avere tanto alcool in corpo da svenire e magari vomitare fino al giorno dopo.
    Ma erano già anni che non riusciva più a sentirsi male, anzi adorava in realtà essere sempre lì, sul filo del rasoio, sul precipizio senza mai cadere. Probabilmente un giorno di quelli avrebbe fatto un passo falso e sarebbe caduto in fondo a quel profondo buio. Ma al diavolo tutto, quando era strafatto aveva in fondo i migliori ricordi, infatti una volta si era ritrovato a barcollare per strada e incontrare un tipo simile a lui, si erano fermati a bere.
    Un momento, era proprio lo stesso di quella sera, oppure gli somigliava. Rimase fermo per qualche istante a fissarlo, mi sa che quello non era un ricordo molto lontano. Buttò giù un altro bicchiere, sentendo il bruciore in gola, fu quasi un sollievo sentire qualcosa, erano mesi che non sentiva niente. Niente. Aveva anche combattuto, aveva quasi rischiato la vita, aveva visto in faccia Lucas Italie, quello stupido grifondoro. Doveva decisamente denunciarlo. L'idiota. Non gli era mai piaciuto, almeno ora poteva vendicarsi nel miglior modo, anche se probabilmente era già scappato e cambiato aspetto. Ma restava il fatto che non sentiva niente. ( la Mayne ancora non esiste o.O)
    Neanche dopo aver detto qualcosa della sua vita a quel ragazzo, amico o allucinazione. Qualsiasi cosa fosse sembrava ascoltarlo anche se non pensava che il suo tormento fosse così un grande problema. Ma ognuno il suo no?! Lo vide prendere un bicchiere ed esporre il suo di pensiero. Doveva essere sincero, non capì praticamente niente di quello che disse, ma sembrava complessato quanto lui, ovviamente era se stesso, anche se dalla vita diversa. Sapeva solo che era il momento di bere per entrambi. Così gli sorrise, evidentemente non aveva ascoltato o capito davvero una ceppa di quel suo pensiero. amico...fanculo il mondo beviamo disse e mise sul bancone altre monete per pagare un'altra bottiglia. Ovviamente la donna non sembrava contenta, che stessero facendo baccano?! Si guardò intorno ma il posto era davvero morto.
    Ma che diamine donna...portaci di bere disse alzandosi dallo sgabello ma barcollo talmente forte che si ritrovò col sedere a terra, con la taverna che girava come una trottola. ah ah...il mondo si è alzato o sbaglio?! disse guardando il bancone, l'amico e la donna dietro al bancone. Sorrise ad entrambi, vedendo sempre più disprezzo da parte della donna, ma almeno aveva preso una nuova bottiglia.
    Sai Barrow...io non ho idea di cosa tu stia parlando, non conosco questo nome, ma penso sia normale visto la mia origine babbana disse con disprezzo, quasi si sputava addosso da solo. Odiava in modo smisurato essere un mezzosangue, più di quanto potesse odiare tutto il resto del mondo, anche se il padre era comunque al primo posto, dava la colpa a lui per essere nato in quel modo. Ma che aveva fatto di male per esserlo?! Ah si era un Maddox, discendeva da una famiglia di poveracci babbani, ubriaconi con mogli prostitute. Che schifo! Ma doveva ringraziare che ormai era scappato da tutto quello, e in quel mondo stava divinamente. Era anche riuscito ad evadere dai propri incubi grazie all'alcool e erba...vuoi fumarti un po' di erba? disse all'improvviso, alzandosi da terra, ed estraendo dalla propria tasca un sacchetto di quella roba. L'appoggiò sul bancone, ignorando di proposito la donna che evidentemente non poteva proprio sopportare i due giovani ragazzi.
    ti va che ne dici? disse iniziando già a prepararla, in realtà, non avrebbe accettato un no come risposta, probabilmente non l'avrebbe proprio sentito il no, e poi lui era la sua illusione no?!
    ah no aspetta tu sei vero..allora la vuoi? chiese fermandosi all'improvviso.


    Scheda –´ ETA 18 - ALLINEAMENTO Mangiamorte – Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
    .
  7.     +2    
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    tumblr_lwilz8IGEa1qaackno1_500

    William Barrow

    Scheda ▼ 21 ▼ ravenclaw ▼ deatheater ▼ Pensieve

    Avrebbe voluto vedere il mondo con gli occhi di Jason. Lo guardava e si chiedeva, con il vago interesse che faceva accarezzare lo sguardo senza soffermarsi, quali demoni avessero divorato quel giovane per lasciarlo così turbato. Quali l’avevano spinto in quel tunnel, obbligandolo ad accettare una realtà distorta più leggera di quella effettiva. Ma William Barrow non era il bravo ragazzo che l’avrebbe dissuaso da quella vita smodata, che presto o tardi l’avrebbero portato all’auto distruzione; non l’avrebbe accompagnato a casa, assicurandosi che tornasse tutto d’un pezzo. William Barrow era quello che gli avrebbe tenuto compagnia, fino alla fine.
    Domani, sempre. Una fitta, una fastidiosa fitta alla gola. Deglutì, accorgendosi però che il boccone amaro non era reale: cos’era quel groppo, perché sentiva quel vuoto? Perché si sentiva smarrito, e quelle parole riuscivano a tenerlo ancorato a terra impedendogli di andare alla deriva? Probabilmente doveva averle letto in qualche libro. O almeno, quella era la scusa che aveva addotto alla sensazione di ferrante malinconia, giustificandola come un momentaneo defiance. Si fece riempire nuovamente il bicchiere, svuotandolo prima ancora che l’anziana potesse concludere l’azione. Non poteva aspettare, cazzo, aveva bisogno del familiare bruciore dell’alcool, qualcosa che consumasse ciò che già di consumato aveva nel petto. Dove c’era un buco non ci si poteva aspettare di trovare una tappa: solo altre ferite, ed altre tagli, perché nell’insieme avrebbe fatto meno male concentrarli in unico punto. Se non potevi combatterlo, dovevi farci amicizia.
    “amico...fanculo il mondo beviamo” Un sorriso sghembo incurvò le labbra sottili di William, mentre porgeva il bicchiere di vetro così che potesse cozzare con quello del suo nuovo amico. Avevano davvero importanza i loro problemi? Aveva importanza che continuassero a far male?
    Qualcosa aveva forse importanza?
    Rise quando il ragazzo cadde a terra, avvicinando la mano al suo volto per assicurarsi che fosse semi vigile. Lo afferrò per il braccio e lo aiutò a rialzarsi, detto anche ricadere a peso morto sullo sgabello, ringraziando la mira delle chiappe perché io non ne ho poi molta. “Sai Barrow...io non ho idea di cosa tu stia parlando, non conosco questo nome, ma penso sia normale visto la mia origine babbana” Fece una smorfia, appropriandosi della bottiglia che la vecchia aveva quasi sbattuto sul bancone. Non capiva cosa si aspettasse, da loro: pensava che essere trattati male, fosse un deterrente per farli uscire? Per chi li aveva presi, dei lord di Buckingham Palace? Per l’amor del cielo, donna, guardaci: non siamo esattamente ragazzi da red carpet e bouquet profumati. Puntò gli occhi azzurri sulla barista, sfidandola a far di peggio. Sfidandola a fare qualunque cosa, in realtà: erano lì per bere, erano clienti, quindi avevano ragione e meritavano di essere serviti tanto quanto gli altri avventori. Se non le fosse andata bene, peggio per lei: William aveva un sacco di rabbia repressa da sfogare, se si offriva come tributo lui non si tirava indietro. Insensibile, forse. Ma aveva ucciso per molto meno.
    … Ma era davvero così? Lo aveva pensato con convinzione, con naturalezza, ma qualcosa di artificioso gli aveva attorcigliato i pensieri. Qualcosa che non era suo. Aggrottò le sopracciglia, riportando l’attenzione su Jason. Quella notte non era fatta per pensare, non più. “Chiamami Will, Barrow era il mio vecchio. Pace all’anima sua” Ironizzò, inumidendosi le labbra con il whisky. Pizzicavano a causa di qualche piccolo taglio, ma non aveva importanza. Non avrebbe mentito dicendo che gli pareva di non sentirlo, perché lo sentiva eccome. E proprio per quel motivo avrebbe continuato.
    Piegò al capo all’indietro, trascinandosi in una risata resa più spontanea e corposa dall’alcool che scorreva nelle vene. Strizzò le palpebre così forte, che quando riaprì gli occhi i colori erano più vividi, i contorno più contrastati. Non ricordò il motivo di quella risata finché non vide il ragazzo lavorare, con un impegno meritevole considerate le sue condizioni, ad una canna. “Non si dice mai di no all'erba, specialmente se è offerta” Commentò, poggiando l’accendino fra loro in modo che Jason potesse servirsene. “Sai cosa?” Disse illuminandosi, inarcando la schiena. “Quand’ero piccolo, mio padre mi raccontava sempre una storia…” Aggrottò le sopracciglia nello sforzo, inutile, di ricordare. Rise, scrollando il capo. “Che non ricordo. Ma il succo era: se qualcosa non ti va bene, uccidilo. O qualcosa del genere” Scrollò le spalle, riempiendosi ancora il bicchiere. “Comunque, il consiglio che ti do è: incarna ciò che più odi in una persona, e quindi toglile la vita. È catartico, parlo per esperienza” Si avvicinò, piegando i gomiti sul bancone fin quasi a sfiorare il legno con il naso sottile. “Non me. Io sono divertente e affascinante” Concluse ridacchiando, un suono che suonava fastidioso perfino alle sue orecchie ovattate dall’inizio della sbronza, mentre si raddrizzava sullo sgabello.


    Some legends turn to dust or to gold
    role code by #epicwin for obliviongdr

     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Mayne in love

    Group
    Neutral
    Posts
    716
    Spolliciometro
    +926

    Status
    Offline
    Jason Maddox
    « you're my bitch. I rule this fucking kingdom. »

    Jason era davvero felice (?) non lo sapeva neanche lui definire cosa stava provando in quel momento, ma stava davvero molto bene, la compagnia di quel ragazzo gli stava facendo davvero bene?! Forse perché non lo giudicava come gli altri. Non che gli importasse molto di quello che dicevano le persone di lui, anche perché era tutto vero. Era un drogato, alcolizzato con una mente malata e contorta. Nessuno si sarebbe avvicinato a lui così tanto. Neanche Dakota, il suo nuovo spacciatore (ahah). Assurdo che poi uno come Jason potesse aver bisogno di qualcuno che gli preparava quella roba magica, ma era anche molto pigro e preferiva avere la roba, magari dando qualcosa in cambio. Il baratto era un'ottima forma di scambio, oppure la minaccia andava anche bene.
    Insomma una vita triste e spenta aveva il serpe, nei momenti lucidi almeno perché quando era completamente strafatto o ubriaco la sua vita si accendeva di colori, di entusiasmo e vitalità. Anche se ultimamente era diventato difficile arrivare a vedere gli unicorni rosa, il suo corpo ci metteva più tempo a sballare, come la sua mente, ma quella sera finalmente era fuori come un balcone. E davanti a lui aveva Barrow, un nuovo amico di qualcosa....
    “Non si dice mai di no all'erba, specialmente se è offerta” disse all'improvviso, ma stavano parlando?! Jason lo guardò perplesso qualche secondo prima di capire che stava rispondendo alla sua domanda. Quale domanda? Si guardò le mani, aveva dell'erba. Ah si avrebbero fumato. Sorrise e guardò la donna al bancone. Stava per caso per dire che non potevano?! Se fosse stato un vero mangiamorte senza cuore, le avrebbe dato una lezione, ma lui non era serio in quel momento, nonostante si sentisse mangiamorte al mille per cento e senza cuore, non aveva voglia di uccidere. Era anche appena uscito da una battaglia contro i ribelli. Ribelli..Lucas! Quel codardo . Lo avrebbe denunciato. Ma non quella notte, non in quel momento. Ora dovevano Fumare siii...ok capo aspetta un minuto disse mentre il sorriso tornava nel suo volto dopo qualche accenno di preoccupazione. Tutta colpa di quei bastardi ribelli. Ma non si sarebbe fatto rovinare così la serata. Nono. Vide l'accendino sul tavolo, messo da Barrow. Era decisamente avanti. Lo prese e si perse nel fare quella canna. Mise praticamente il doppio di una quantità normale e una volta finita la mostrò al compagno. Fece per dire qualcosa ma il sosia sembrava voler dire qualcosa di molto profondo. “Sai cosa?” sembrava essersi illuminato. Jason mise così la sigaretta pronta sul bancone, vicino all'accendino. Ormai la donna non esisteva più, che li maledicesse. Si avvicinò istintivamente a Will, pensando che dovesse dire chissà quale filosofia di vita. “Quand’ero piccolo, mio padre mi raccontava sempre una storia…” . Ecco sarebbe arrivata una storia strappa lacrime di padre e figlio. Lui non ne aveva mai avuti di momenti così con il suo. O probabilmente uno ce ne fu, una volta da piccolo, ricordava che il padre aveva l'abitudine di arrivare in casa, prendere una birra e mettersi sul divano a guardare la televisione, sintonizzata sullo sport. Quel giorno aveva finito la birra e Jason prima che perdesse le staffe era andato a prenderne una confezione. Le rubò, era già diventato bravo. Magari il commerciante lo conosceva e averebbe fatto pagare la madre, ma lui si sentiva così fiero. Ricordava ancora la corsa fino a perdere il fiato per portarle a casa.
    papa tieni.... disse e gliene passò una, l'uomo allungò la mano e gli scompigliò i capelli. Senza guardarlo e dire altro. Solo quello. Poteva bastare?! Jason aveva dei seri problemi si, ma anche il tizio davanti a lui. Lo vide cercare di ricordare ma alla fine si arrese.
    “Che non ricordo. Ma il succo era: se qualcosa non ti va bene, uccidilo. O qualcosa del genere” . Uccidilo....Ci aveva pensato molto a quel fatto, ma non aveva avuto il coraggio, eppure l'odio nei confronti di quell'uomo c'era, ma cosa lo aveva frenato?! Scrollò le spalle come l'amico, prese di nuovo la sigaretta finita e l'accese. Fece un lungo tiro, sentendo il fumo entrare in gola, voleva sballarsi e non avrebbe fatto uscire così facilmente quel fumo. Ma alla fine dovette e gettò il resto sul volto di Will mentre questo parlava. Ops. Aveva smesso di ascoltarlo di nuovo. Ma che diavolo aveva detto?!
    Lo vide piegarsi sul bancone. Che stesse male?! Mise una mano sulla spalla e gli passò la canna Dai amico fuma e uccidiamo il tempo per il momento. Il nostro peggior nemico disse col sorriso sulle labbra. Che botta!! Amava essere strafatto, poteva vedere gli arcobaleni e gli unicorni rosa.






    Scheda - ETA 17 - ALLINEAMENTO Mangiamorte - Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr




    perdonami T_T confusionario e boh...forse deludente T_T
     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    tumblr_lwilz8IGEa1qaackno1_500

    William Barrow

    Scheda ▼ 21 ▼ ravenclaw ▼ deatheater ▼ Pensieve

    Sin da quando era piccolo, Barrow aveva imparato a non guardarsi mai faccia, limitandosi a conoscere il sé stesso riflesso negli occhi degli altri. Aveva visto una creatura debole ed indifesa, inetta al futuro che avrebbe dovuto appartenergli, nello sguardo severo di Simon; aveva visto un’ombra, percezione colta con la coda dell’occhio, nello sguardo assente di Elizabeth; aveva visto un bambino ferito, nello spirito e nella carne, nello sguardo schivo dei ragazzini al parco, ed in seguito in quello dei suoi compagni al castello. Mai William Barrow si era visto riflesso come l’uomo che avrebbe volito diventare, nemmeno negli occhi vitrei del cadavere di suo padre, quando aveva pensato sarebbe giunta la liberazione. Forse suo zio Francis era stato l’unico a non giudicarlo un inutile calamità capitata proprio nella sua linea di sangue. O almeno, così era stato per anni: infine gli era capitata Niamh, la sorellastra che non sapeva di avere. Non era successo subito, ma, lentamente, lei aveva imparato a vederlo, vederlo per davvero; non come una patina fastidiosa per cui bastava un po’ di collirio, non come un prurito incessante alla palpebra la cui causa si ricerca nella stanchezza. Era stata una sensazione strana, vedersi per un istante come il ragazzo che, oh, avrebbe tanto voluto essere.
    Purtroppo non lo era, e presto o tardi perfino la Lynch lo avrebbe capito. Non rispondeva alle lettere, alle chiamate; ignorava i suoi amici, le uscite, preferendo il whisky e la compagnia degli estranei. Si era ricavato un mondo tutto suo, William, nel quale non aveva necessità di guardarsi per ricordarsi chi fosse, perché non aveva più importanza. Will era il genere di ragazzo che non avrebbe mai fatto la differenza, confondendosi con la carta da parati in modo da avere più libertà nel fare il cazzo che voleva. Quattro anni prima, puntando la bacchetta contro il petto del proprio padre, aveva pensato che avrebbe spezzato le catene, imparando a volare. Si era convinto di essere un canarino in gabbia, incapace di sfiorare il cielo solo a causa delle sbarre. Ma era un canarino ferito, Will. Non sapeva volare, e mai lo avrebbe fatto. Avrebbe potuto guardare quello che mai avrebbe potuto avere, disperarsi per un futuro sempre troppo distante per una feccia come lui; avrebbe potuto cercare di migliorare le cose. Ma Barrow aveva scelto la terza opzione: sbattersene le palle. Ed era diventato più freddo, più calcolatore e meno spontaneo. Aveva vissuto sull’eredità dei Barrow, senza mai preoccuparsi di trovarsi un lavoro, o uno scopo. E si sentiva così vuoto, così immensamente vuoto. Una tela bianca vicino ad una tavolozza piena di colori ormai secchi, che l’artista aveva dimenticato di dipingere per passare alla tela successiva. Incompleto. William Barrow si sentiva incompleto. Ma il ragazzo di fronte a sé, Jason, lui non capiva. Viveva in un mondo separato, disegnato con il gesso fra droga ed alcool; negli occhi di Jason, Will vedeva il vent’enne senza volto ch’era diventato, e la cosa gli lasciava un fastidioso gusto amaro in bocca. William Barrow era lo sbuffo di fumo di una canna, dimenticato prima ancora che potesse andarsene. Mentre il ragazzo rollava la canna, l’ex corvonero continuava a lanciare occhiate alla vecchia, con un sorriso sadico che ben poco –anche se lui non lo sapeva- gli si addiceva. Non gli era mai interessato il giudizio delle persone, fintanto ch’esse l’avessero rispettato. Era un Barrow, se non l’avessero fatto sarebbe stato un grosso problema per loro: che fosse il più alto nella scala gerarchica, o lo sputo sopra lo scalino della dinastia, era pur sempre uno di loro. E nessuno, nessuno scherzava con i Barrow. Loro non bluffavano. “Dai amico fuma e uccidiamo il tempo per il momento. Il nostro peggior nemico” Inarcò cinicamente un sopracciglio, rivolgendo un sorriso più spontaneo al suo compagno di bevute. Era davvero un tipo particolare, e la sua compagnia – non compagnia era davvero una boccata d’aria fresca. Nemmeno pareva ascoltarlo, parole lasciate cadere in un pozzo d’oblio, e la cosa anziché irritarlo lo confortava. Perché in realtà, benchè faticasse a crederci egli stesso, non aveva nulla da dire. Prese la canna fra pollice ed indice, portandola alle labbra mentre gli occhi azzurri scivolavano maliziosamente sulla proprietaria del locale. E di nuovo un ghigno distorse le sue labbra, mentre il sapore dolce sedimentava pesante sulla lingua, corrotto come il resto del suo organismo. Dischiuse le labbra, impedendo però al fumo di uscire finchè non divenne troppo pesante, quasi concreto. Infine, in sottile volute lo soffiò da un lato della bocca, tornando a guardare Jason. Sentiva il whisky mischiarsi alla droga, rendergli la bocca stopposa, attutirgli i sensi. Rise di sé stesso, rise di suo padre, rise di quel destino infame che l’aveva masticato e sputato in un vicolo buio come una puttana con la candida. La passò nuovamente a Jason, digrignando i denti. “Non è il tempo, il nostro peggior nemico. È il passato. Ce lo portiamo sempre qui, ci segna. Per questo la droga” Indicò la canna, gli occhi socchiusi. “Il sesso” Fece un cenno con il capo alle donne dall’altro capo del locale. “L’alcool” La bottiglia di fronte a loro. “Non potranno mai bastare. Ma, personalmente, non me frega un cazzo” Si riempì l’ennesimo bicchiere, il braccio che cominciava a tentennare nell’aria. “Jason, io e te diventeremo grandi amici” Predisse biascicando, alzando il trofeo per un nuovo brindisi.

    INDIZIO 2 ( 4)
    Relax e pace assicurata
    Per un pranzo o un'escursione
    In questa zona tanto amata
    Quiete e meditazione


    Anche se, probabilmente, nessuno dei due il giorno dopo si sarebbe ricordato dell’altro. Ma l’amicizia era buffa: non importava quanto lo stoppino della candela rimanesse acceso, la fiamma bruciava in egual modo.
    Some legends turn to dust or to gold
    role code by #epicwin for obliviongdr



    scusa il ritardo e lkltgihgiulhficbhlghfli çwç


    Edited by shane is howling - 7/11/2015, 18:17
     
    .
  10.     +1    
     
    .
    Avatar

    Mayne in love

    Group
    Neutral
    Posts
    716
    Spolliciometro
    +926

    Status
    Offline

    tumblr_inline_mx1zx2BIRM1s1ypf8tumblr_inline_mx1zx5aX1M1s1ypf8

    «Scheda - 18 ANNI - Serpeverde - Mangiamorte- Pensieve »


    Non aveva idea di quello che stava succedendo, o forse si, ma poco importava, beveva, fumava e stava parlando con un ragazzo, che poteva anche definirlo amico. Non poteva esserne sicuro, visto che anche la vecchia e acida donna al bancone poteva esserla definita in quel modo. Succedeva sempre in quel modo, si ritrovava con qualcuno che non conosceva ma che per quella notte diventava il suo migliore amico o amica, a volte, ci finiva anche a letto. Aveva perso il conto delle volte in cui era finita in quel modo. Anche se poteva anche capitare di ritrovarsi da solo su di una panchina, a guardare il cielo e pensare a cazzate, magari sveniva proprio lì sopra, dopo aver parlato da solo per ore. Insomma era davvero una persona triste alcune volte, ma quella sera,no, o almeno non più del solito, visto che si era trovato un amico con cui parlare, e soprattutto strafarsi. Eppure c'era stato un momento nella sua vita in cui era un bravo ragazzo, non era sempre stato un drogato, uno spacciatore e alcolista, Fino ai 13 anni era stato un bravo ragazzo se si poteva definire così, non rubava e si limitava a fumare le sigarette e qualche canna quando tornava a casa per le vacanze estive, dato che a Hogwarts era vietato ed era troppo ingenuo per capire che bastava essere stronzo, un bullo per ottenere quello che voleva, ma era stato preso alla sprovvista. Non sapeva che potesse esistere un modo differenze da quello in cui era nato, era decisamente meglio. Era magico! Insomma era il paradiso anche se ambientarsi era stato difficile. Ma tornare alla realtà era una tortura e molte volte non rientrava neanche a casa per non vedere il padre, quel alcolizzato. Cercava di entrare in casa dalla madre, per salutarla, ma una volta in casa vide quell'uomo, era di buon umore?! Ehi ragazzo, vieni ti offro una birra esorti guardando la televisione e allungandogli una lattina scadente di birra. Non era mai successo ma aveva paura di quel essere e non ebbe il coraggio di dirgli di no, sapeva che quando s'incazzava picchiava duro e non voleva le frustate con la cintura. Così acconsentì e si sedette accanto a lui, bevendo e guardando il calcio (?), in breve tempo si ritrovò ubriaco, in giro per la città, per giorni, settimane e alla fine aveva 17 anni, aveva iniziato a drogarsi con roba di ogni genere, aveva iniziato a spacciare, e l'alcool, era qualcosa di sublime. Peccato che il miglior ricordo del padre era legato alla sua prima sbronza, Jason era davvero una persona molto triste, non aveva niente e nessuno. Ma ne era consapevole e ci era abituato, altro motivo per bere, insomma era molto autodistruttivo e andava bene così, si era anche fatto molti tatuaggi in pochi anni, insomma tutto di lui mostrava quanto fosse disperato e un drogato. Aveva da poco conosciuto una testolina rossa, che sembrava aver deciso di fargli la roba, non che ne avesse bisogno, ma era pigro molte volte avere qualcuno che lo facesse al suo posto tramite ricatto o minaccia era anche più divertente oltre che utile. Ma il rosso non voleva niente, solo la sua compagnia. Strano. Scacciò il pensiero prima che potesse insinuarsi in lui strani pensieri, anche se una scopatina...ahhh meglio bere e spassarsela con il suo nuovo amico Barrow, sempre che esistesse, ancora non ne era certo, probabilmente non era neanche lì in quel pub, ma in una panchina da solo completamente privo di sensi che parlava come uno scemo al cielo.
    “Non è il tempo, il nostro peggior nemico. È il passato. Ce lo portiamo sempre qui, ci segna. Per questo la droga” disse Barrow, facendolo tornare alla realtà per l'ennesima volta, insomma Jason si perdeva facilmente quando era strafatto, non riusciva a gestire un discorso per più di un secondo, ma il ragazzo davanti a lui era abbastanza lucido da ricordargli quello che dicevano. Come allucinazione non era niente male, insomma gli rispondeva e sembrava anche aver senso quello che diceva, sempre se era vero. Poi lo guardò in silenzio, doveva seriamente concentrarsi per poter capire quello che stava dicendo, e alla fine capì, il messaggio arrivò al cervello tutto quanto. Stava dicendo che era il passato era il loro nemico, cazzo quanto aveva ragione il ragazzo. Annuì, sembrava quasi un ebete, ma davvero lo stava ascoltando, ed era una di quelle rare volte in cui capiva. Lo vide indicare la canna, ahh vero il fumo, gliela prese mentre era preso a parlare come un filosofo e fece un tiro, sentendo tutto il fumo scendere in gola. Chiuse per un secondo gli occhi e cazzo che goduria,era davvero una bella soddisfazione. Li riaprì giusto in tempo per seguire alla parola
    “Il sesso” verso delle donne in fondo al pub. Ma da quando erano lì?! Era proprio fuori per non averle viste e infine “L’alcool” vide la bottiglia di fronte a loro. Oh si il bere... “Non potranno mai bastare. Ma, personalmente, non me frega un cazzo” Lo vide riempire il bicchiere e fece lo stesso.
    “Jason, io e te diventeremo grandi amici”
    enunciò con enfasi, Jason fece battere il proprio bicchiere al suo Grandi amici...a noi Barrow. E soprattutto a questa serata disse e di nuovo l'alcool invase la gola, bruciandola lievemente col calore. Sei proprio un filosofo amico, ma...dopo queste cazzate che ne dici di... Si alzò e barcollò per finire addosso a Barrow, lo abbracciò, quasi lo baciò. Non che fosse un problema, se lo sarebbe fatto volentieri alla fine ma non era proprio il caso di provarci, il tizio non sembrava essere sulla sua stessa lunghezza d'onda o forse si?! E poi c'erano delle ragazze al pub, dovevano provarci ops scusa amico. Senti, che dici ci proviamo con quelle? chiese fissandolo attentamente negli occhi, o come poteva fare uno che era completamente fuori, aveva gli occhi così rossi che andavano a fuoco. E sembrava davvero che quello che aveva appena detto l'amico non fosse mai stato detto, cosa cazzo aveva capito Jason?!

    Jason Maddox - « you're my bitch. I rule this fucking kingdom. »

    © psìche, non copiare.
     
    .
  11.      
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    tumblr_lwilz8IGEa1qaackno1_500

    William Barrow

    Scheda ▼ 21 ▼ ravenclaw ▼ deatheater ▼ Pensieve

    William non era certo del perché stesse continuando a sparare puttanate filosofiche. Gli veniva bene, in un certo senso. Era come se pensare in modo astratto alla vita, ai ricordi ed al passato, rendesse tutto più facile e sopportabile, paragonabile al scrivere una lista della spesa prima di andare a comprare. Si sentiva profondo, quando in realtà non era altro che una pozzanghera troppo ambiziosa; si sentiva saggio, mentre tracannava whisky con uno sconosciuto e fumava erba in un locale malfamato di Dark Street. Aveva sempre avuto questa necessità di elevarsi al di sopra del mondo, sapete. Di guardarlo bruciare, e consumarsi, mentre lui rimaneva ad un palmo dal terreno senza fare nulla per estinguere le fiamme. Era un bravo osservatore ed un pessimo protagonista. Se fosse stato parte di un romanzo, sarebbe stato senza alcun dubbio il narratore onnisciente, che sa tutto dei personaggi ingarbugliati nella trama ma… non esiste. Non ha un punto di vista personale, non ha obiettivi né sogni, è solo un cronista che racconta gli eventi vissuti da qualcun altro. Ad orecchie esterne sarebbe sembrato molto triste, e patetico. Oh, povero, povero William Barrow. Così vuoto. Ma doveva contare la sua voce in capitolo, no? E a lui non fregava un cazzo. Aveva scelto personalmente di non immischiarsi nella vita, di rimanerne fuori in compagnia di alcool, droga, e gente di cui a malapena ricordava il nome. Una scelta non condivisibile forse, ma era stata sua.

    O almeno, era quello di cui era convinto. La realtà era che William Barrow, anni prima, aveva deciso di prendere in mano la sua vita, di cambiarla. Di fare qualcosa, per una volta nella sua fottuta ed alquanto triste esistenza. Lasciare un segno, dimostrare a suo padre che non era l’inetto tanto proclamato. Aveva fondato la Resistenza, donato speranza, sogni. Donato una possibilità, un’alternativa a quel mondo che affogava e sguazzava nel sangue. Non l’aveva fatto con la più nobile delle intenzioni, perché Will non sarebbe mai stato l’eroe del romanzo. L’aveva fatto per sé stesso, almeno inizialmente. Ma la Resistenza era diventata in breve tempo la sua unica ragione di vita, come ideologia e come persone. Tante persone, tutte con un sogno, e con un cuore che lui aveva invidiato loro ogni singolo, maledetto minuto passato in loro compagnia. I ribelli gli avevano insegnato così tanto, che giorno dopo giorno avevano finito per cambiarlo, più di quanto lui avesse cambiato loro. Amici? Chi può dirlo. Ma William Barrow avrebbe fatto di tutto per i ribelli, per mantenerli puri, per alimentare la fiamma della speranza. William Barrow si sarebbe sacrificato per loro.
    In effetti, era proprio quello che aveva fatto. Aveva sempre immaginato che sarebbe morto in giovane età per quel sogno utopistico di un mondo migliore, e l’aveva accettato: aveva messo in conto la possibilità di morire, altrimenti che soldato sarebbe stato? Ma perdere sé stesso, la sua identità? Quello era un pensiero che mai, mai aveva accarezzato la sua mente. Mai avrebbe immaginato che si sarebbe dimenticato di loro, di quella speranza. Mai avrebbe immaginato di perdere sé stesso, di perdere l’unico William che valeva la pena conoscere, fosse stato anche solo per un secondo.
    Quel William non esisteva più, se non nei ricordi di chi l’aveva perso. Quel William, per Barrow, non era nemmeno mai esistito.

    “Grandi amici...a noi Barrow. E soprattutto a questa serata” Alzò le sopracciglia ammiccante, sollevando il bicchiere in modo che cozzasse con quello del suo nuovo amico. Non era una cosa sana per nessuno nei due, né trovarsi lì, né fumare, né bere, né la reciproca compagnia. Ma suvvia, guardateli: Barrow e Maddox non erano l’apice della sanità, fisica o mentale che fosse. Si erano trovati, anche se Jason sembrava molto più… beh, molto più drogato di lui. Will beveva, e parecchio, ma la droga era un lusso che si concedeva raramente. Quella sera, per i dei del cielo, ne aveva davvero bisogno. Era così incompleto, spezzato a metà, afflitto dalla strisciante malinconia che solo una sbronza triste era in grado di offrire. E per quanto avesse buttato giù bicchieri di whisky e fumato metà della canna offertagli da Jaz, si sentiva ancora piuttosto in sé. Piuttosto tristemente in sé, e la cosa non gli piaceva per nulla. Perché non gli stava salendo la botta? Strinse le mani attorno al bancone, rallentando l’intento di allungare il braccio davanti a sé e buttare tutto ciò che vi era sopra posato. Forse non era lucido quanto gli piaceva credere, ma che volevate fare: era un Barrow, loro certe cose non le accettavano né le mettevano in discussione. “Sei proprio un filosofo amico, ma...dopo queste cazzate che ne dici di..” Prese al volo un barcollante Maddox, invidiandogli quella sbronza molesta della quale non avrebbe avuto memoria. Ormai lui, per quanto bevesse, quel limite l’aveva passato da un pezzo. La triste vita degli alcolizzati, che più vogliono spegnere (e spegnersi), più devono corrodersi lo stomaco, senza comunque riuscire a raggiungere il risultato sperato. “Grazie” Biascicò ironico al suo complimento(?), alzandosi anch’egli per sorreggerlo. Quando mise i piedi giù dallo sgabello però, il mondo si piegò sotto i suoi cerulei, e la stanza cominciò a girare. Merda, forse era ubriaco davvero (e meno male che era stato un Corvonero, ai suoi tempi). La cosa fu attutita dagli effetti rilassanti della canna, che rese la situazione abbastanza surreale da fargli credere che sì, era normale succedesse. Cioè, succedeva a tutti. Ora che ci pensava, era successo ogni volta nella sua vita. Come aveva potuto dare la colpa all’alcool? Stolto. “ops scusa amico. Senti, che dici ci proviamo con quelle?” Lo guardò assottigliando le palpebre, senza allontanarsi perché sì, stava aiutando il ragazzo a stare in piedi, ma allo stesso tempo Jason stava aiutando lui. Non era innervosito dal fatto che nulla di quello che aveva detto avesse fatto centro nella testa (fumata e annegata nell’alcool, non era certo da biasimare) di Jaz, ma lo era alquanto dalla sua proposta. “Quelle, maschione alfa, sono puttane. William Barrow non paga per il sesso, sono le donne a pagare lui” CREDICIWILL. Sorrise, piegando il capo nella direzione indicata da Jason. Sembrava troppo fatto e ubriaco comunque per avere un erezione, ma quello lo tenne per sé. “Ma, ehi. Non giudico. Non tutti sono fortunati quanto me” Le labbra si aprirono ulteriormente, e le spalle si scossero in una grezza risatina. Ma quanto era simpatico da sbronzo? Doveva bere più spesso!
    Ah no, già fatto. #alcolismo #ops #notevensorry
    Some legends turn to dust or to gold
    role code by #epicwin for obliviongdr

     
    .
  12.     +1    
     
    .
    Avatar

    Mayne in love

    Group
    Neutral
    Posts
    716
    Spolliciometro
    +926

    Status
    Offline

    v2jKdWNq9IwwO7

    «Scheda - 18 ANNI - Serpeverde - Mangiamorte- Pensieve »


    Molto spesso Jason si domandava se poteva mai essere felice in quella vita. E la risposta era sempre la solita. No. Lui non era capace di vivere come le persone normali, come Dakota, (non lo conosce ancora ma sono dettagli). Jason era una persona vuota, lo sentiva dal profondo, non aveva mai avuto scopi nella vita, nessuno che lo amasse. Non che si lamentasse o che cercasse amore in giro per la città, anche perché non era neanche il tipo che si lamentava o che gli piacesse fare la vittima, nonostante i suoi anni di buio, in quella casa maledetta. Aveva vissuto molti anni nel terrore, non usciva dalla sua camera, quando sentiva rientrare il padre, addirittura si nascondeva sotto il letto per non farsi trovare. Sapeva anche distinguere i passi dell'uomo: quando erano lenti e i piedi strisciavano quasi a terra, voleva dire che era talmente ubriaco che non avrebbe superato il salotto. Si sarebbe seduto sulla sua poltrona e con la birra in mano avrebbe guardato la televisione. Quelle erano le giornate migliori, perché la madre non veniva picchiata, lui non veniva menato e non doveva aver troppa paura, dato che in qualche minuto l'uomo si sarebbe addormentato per diverse ore.
    Ma quando i passi erano veloci e pesanti non era mai un buon segno, l'uomo era sul piede di guerra, avrebbe preso la donna, violentata e picchiata ad un minimo sgarro da parte di lei. Ecco in quelle circostante Jason aveva capito che era meglio rimanere in silenzio, sotto al letto, nella speranza che quell'essere non si ricordasse di avere un figlio, o che fosse convinto di averlo lasciato fuori da qualche parte. Uomo inutile. Lo avrebbe ucciso, prima o poi, ma non ci sarebbe riuscito mai davvero, aveva ancora oggi una fottuta paura di quel coso, nonostante fosse alto quanto lui, più grosso e sopratutto era un mago. Dannazione! Poteva con un tocco solo mandarlo all'altro mondo. Ma era meglio lasciar stare, non rientrava più a casa e pensava che il suo stile di vita fosse il migliore, senza troppi pensieri, e problemi. Era dannatamente bravo ad evitarli. Meritava un dieci, per quello, ma prima o poi tutto quello da cui stava scappando, si sarebbe ripresentato e come un macigno sullo stomaco, la vita gli avrebbe chiesto il conto, sicuramente.
    Era nato babbano, ma non era quello che il dramma peggiore, anche se aveva sposato la causa del governo, non credeva davvero che fosse il sangue a fare di un uomo un degno seguace, ma era anche vero che lui non si sentiva tanto a proprio agio con quel DNA nel corpo. Odiava suo padre e l'idea di aver qualcosa di lui, lo tormentava da quando aveva preso coscienza di quanto fosse uno stronzo. Aveva imparato a non pensare all'età di tredici anni, con la prima canna, per poi passare velocemente alla droga più pesante, perché nonostante vivesse gran parte dell'anno a Hogwarts, quei pochi mesi in cui doveva rientrare obbligatoriamente a casa era una tortura. Era diventato grande e il padre lo picchiava più raramente, non lo considerava neanche più, insomma non avevano mai momento molto da figlio e padre, ma era meglio così visto che non lo considerava tale.
    E poi c'era William Barrow, quel soggetto aveva una strana aurea intorno, sembrava una persona triste, ma non tanto quanto lui, era sicuramente più consapevole di quello che stava succedendo intorno, era intelligente da come parlava, anche se non capiva il motivo della sua presenza in quel posto, e soprattutto lì con lui. Forse glielo aveva detto la causa del suo essere lì, ma Jason non l'aveva capito, oppure si?! Insomma non era chiaro, niente era chiaro in quel momento e stava fottutamente bene, libero da ogni pensiero, da ogni problema e ricordo che lo tormentava, insomma avrebbe dormito bene quella notte, o forse sarebbe semplicemente svenuto per la troppa sbronza. Tanto che non si reggeva neanche in piedi il serpeverde, forse doveva smettere di bere. Guardò l'amico che lo stava sorreggendo e poi la bottiglia sul bancone. Però...un altro bicchierino se lo sarebbe fatto volentieri. Fece per allungarsi, quando udì le parole del ragazzo.
    “Quelle, maschione alfa, sono puttane. William Barrow non paga per il sesso, sono le donne a pagare lui” Jason rimase impietrito. Guardò il ragazzo e poi di nuovo le ragazze, cercando di inquadrale il meglio possibile, ma dannazione non riusciva a capirlo, Aveva la vista offuscata e sincerametne iniziava a credere che quelle fossero tipo in otto.
    “Ma, ehi. Non giudico. Non tutti sono fortunati quanto me” disse a Jason, ma per chi diavolo lo aveva preso?! A tu saresti fortunato eh?! Allora perché sei qui? chiese, ma ancora prima che potesse mandarlo a fanculo e lasciarlo solo prese il ragazzo dalla spalla, così da barcollare insieme a lui. neanche io pago per il sesso, conosco alcune donne che me la darebbero per una semplice dose disse, non era certo un tipi che l'andava a raccontare, non si nascondeva dietro ad un dito, spacciava ed era grazie a quello che riusciva a comprarsi molte delle cose che preferiva. Poi guardò l'amico, non voleva offenderlo e non voleva rimanere solo, soprattutto ora che aveva trovato un amico simile a lui, che non lo giudicava per i tatuaggi infiniti sul corpo o
    per il fatto che fosse un drogato e alcolizzato. In fondo gli somiglia, Cazzo potresti essere mio fratello... disse all'improvviso, dimenticando la faccenda delle ragazze. Ma nuovamente tornò a fissarle. Ma erano dodici?! Scosse la testa e guardò Barrow Usciamo di qua?

    Jason Maddox - « you're my bitch. I rule this fucking kingdom. »

    © psìche, non copiare.
     
    .
  13.     +1    
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    tumblr_lwilz8IGEa1qaackno1_500

    William Barrow

    Scheda ▼ 21 ▼ ravenclaw ▼ deatheater ▼ Pensieve

    Ed era così, che volgeva al termine il primo giorno della nuova vita di William Barrow. Una vita che si sarebbe rivelata essere vuota, empia, priva di qualsivoglia motivo che la rendesse meritevole di essere vissuta. Era così, con un ragazzino tatuato drogato e sbronzo, che William Barrow sorrideva al nuovo sé stesso. Dovevano essere passate, quante? Due ore, da quando aveva lasciato la Testa di Porco? Due ore da quando aveva aperto gli occhi nel retrobottega del pub di Larrington, la testa di Arthea contro il proprio petto, gli occhi altrettanto vuoti della Fleed ed Ethienne Leroy. Cosa aveva portato i nostri quattro, noi che sappiamo come sono andate le cose possiamo dirlo, eroi in quell’anfratto dimenticato dal Signore, proprio quel giorno? Una pergamena intrisa di speranza, ecco cosa li aveva trascinati lì. La possibilità, seppur flebile e quasi invisibile, di cambiare le cose. Italie aveva rubato quel libro, l’anno prima, perché potessero arrivare a quello: spezzare l’oblivion, lasciar fluire i ricordi. Più passava il tempo, più era pericoloso ed inutile. Molti, fra cui Will, non avevano nulla da ricordare sul mondo precedente, troppo giovani per averne memoria; lottavano per la memoria di qualcun altro, per la vita di qualcun altro, e per la fede di tutti. Lottavano per qualcosa di utopico che neanche avevano provato sulla loro pelle, facendosi bastare il dolce sapore derivante dalle storie altrui. Più passava il tempo, meno persone ricordavano; meno persone ricordavano, più inutile sarebbe stato ribaltare l’incanto. Il cambiamento, Will lo sapeva, doveva avvenire dall’interno. La paura frenava, bastarda; il timore di perdere tutto, in quel salto.
    Barrow aveva creato il vuoto attorno a sé proprio per quel motivo: se non aveva nulla da perdere, aveva tutto da giocare. Di questo si era convinto, trascinandosi dopo una notte insonne davanti all’insegna del locale. Mentre accendeva le candele, attendendo i tre ragazzi ai quali, senza saperlo, avrebbe cambiato la vita, rifletteva sul sacrificio. Lui sacrificava la sua sola vita, ma cosa stava chiedendo a Liz, Mnemosine, Eth? Loro avevano ben più da perdere. William si lasciava alle spalle persone che, se l’avessero dimenticato, avrebbero fatto un favore a loro stesse. Nathaniel non meritava un amico come Barrow; Niamh non meritava un fratello come Barrow. La Resistenza non meritava un direttore come Barrow. Keanu, Keanu per loro sarebbe stato molto meglio. L’aveva sempre saputo, era solo stato troppo orgoglioso per ammetterlo, per lasciare nelle mani dell’uomo qualcosa che lui aveva contribuito a plasmare. Sapeva che se avesse lasciato le redini dei ribelli a Larrington, avrebbe perso tutto; perché William Barrow si era reso conto che senza i ribelli non era nulla. Come si può notare dall’evolversi della situazione, aveva avuto ragione. Niente fra le mani, niente nel petto; nei polmoni solo fumo, e nelle vene solo alcool.
    Sbiadito. Invisibile a sé stesso, cieco davanti allo specchio, sordo alle proprie orecchie. Risate vuote, parole altrettanto vuote. Una memoria che non meritava d’essere definita tale. Il castello era collassato su sé stesso, privo dei motivi che avevano spinto Will ad erigere ogni muro. Non aveva saputo resistere all’assalto del destino, e quello era il nuovo, arrendevole, figlio di puttana d’un Barrow.
    Loro avevano scelto William. William aveva scelto loro. Do ut des.
    Ma se quelle scelte non le ricordiamo, cessano d’esistere? Tutto oblio, nient’altro che oblio. Quelli che erano diventati amici, non erano più niente. Chi era Keanu Larrington? Chi era Mnemosine? Chi era Elizabeth Fleed? Chi era Ethienne Leroy? A William Barrow, onestamente, non importava. Era quello il punto, capite? Non gli importava più. Perso la resistenza, non aveva più ragione d’esistere.
    Ed era così che si concludeva la prima giornata del nuovo William Barrow, fra un ultimo bicchiere di whisky, un ultimo tiro dalla canna di Jason Maddox, ed una risata da coglione a scuotergli le spalle troppo magre. «A tu saresti fortunato eh?! Allora perché sei qui?»

    Sono qui perché un figlio della merda mi ha preso per il culo, illudendomi di poter cambiare le cose; sono qui perché sono state le cose a cambiare a me, ed io neanche posso incazzarmi perché, vaffanculo, non me lo ricordo. Sono qui perché non ho avuto voce in capitolo, ed ho condotto tre persone che, cazzo, non lo meritavano, alla stessa sorte di merda. Sono qui perché sono io ad essere cambiato, ad essermi perso; sono qui perché non so neanche di volermi ritrovare.

    «Touchè, amico!» Rispose invece, ancora ridendo, alzando il bicchiere ormai quasi vuoto ad un cielo che s’era dimenticato di lui. Era lì perché una sbronza quel giorno non gli era bastata, e perché l’assenza di postumi gli aveva permesso di desiderare un altro bicchierino. E un altro. E un altro ancora. « neanche io pago per il sesso, conosco alcune donne che me la darebbero per una semplice dose» Oh, madre di Dio, ma quanto amava quel Jason Maddox? Come lui, perso e senza alcuna voglia di ritrovarsi. Cercavano rifugio in sesso, droga, alcool e cattive compagnie, gli stronzi come loro. Era davvero una compagnia fantastica, qualcuno che, finalmente, pareva capirlo. Era davvero ironico essere capito da qualcuno che non ci stava capendo un cazzo, ma ehi! Era il riassunto della vita di William Barrow.
    Di quella di cui aveva memoria, ovvio. «Sinceramente non credo sia meglio, però apprezzo il tuo modo di vedere le cose» Strizzò le palpebre premendosi una mano contro lo stomaco, sconquassato dal ridere vuoto dovuto all’alcool e all’erba. Quel ridere leggero che non aveva sapore, che non lasciava nulla. Eppure lo spezzava, obbligandolo a poggiare la fronte sul bancone del bar. Scosse il capo, inspirando.
    C’era una volta un bambino dagli occhi troppo grandi, dal sorriso storto ed i capelli neri perennemente disordinati. Il suo nome era William Barrow. Aveva fatto cose di cui non andava fiero, ma quello era il suo addio. Dava la sua vita. Aveva combattuto così a lungo, così tenacemente, che quell’abisso scuro era quasi un conforto. Sperava, fino alla fine, che ne fosse valsa la pena.
    «Usciamo di qui, fratello» Ancora rideva, mentre lanciava un’occhiata ammiccante alla proprietaria di quel buco di culo che osava chiamare pub. Le schioccò anche una volgarissima leccata di v, mimando poi un telefono al quale, la vecchia, avrebbe dovuto chiamarlo se avesse voluto saperne di più.
    Ecco cos’era, William Barrow. Ecco cosa aveva sacrificato, con quegli occhi troppo grandi, il sorriso ancora storto ed i capelli neri sempre perennemente disordinati. Ecco di cosa mai era andato fiero, ecco qual era il suo nuovo buongiorno. Ecco cosa aveva dato, la sua intera, fottuta, vita: non era morto, ma era come se lo fosse. Aveva combattuto così a lungo, così tenacemente; ma quell’abisso si era rivelato più profondo del previsto, più buio di quanto fosse accettabile. Aveva sperato che ne sarebbe valsa la pena, invece era solamente diventato ciò che qualunque uomo privo di uno scopo sarebbe diventato: un bastardo, idiota, egocentrico, senza alcuna paura della morte. Perché William Barrow sapeva, forse una briciola del vecchio Will, che quella vita non valeva la pena.
    Perché William Barrow sapeva che lui stesso non valeva la pena.
    «Beh, grazie della serata. Ti accompagnerei a casa, ma mi pare troppo impegnativo per il primo appuntamento. Facciamo con calma, family» Si baciò il palmo della mano, schiaffandolo poi con non troppa delicatezza sulle guance scavate di Jason. Ciaone, stronzetto, ci becchiamo alla prossima droga party.

    L’avevano scelto. Si erano fidati di lui. Avevano chiusi gli occhi, con lui.
    William Barrow era riuscito a cambiare le uniche cose che erano già perfette così com’erano.
    Ed avrebbe voluto averne ancora di quei ricordi, seppur sfumati. Qualunque cosa, ma non c’era più nulla. L’avevano scelto. Non c'era niente da salvare, ormai.
    Fino alla fine.
    Some legends turn to dust or to gold
    role code by #epicwin for obliviongdr

     
    .
12 replies since 15/11/2014, 18:48   469 views
  Share  
.
Top