I Lezione di Erbologia

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  1. Lagrange.
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    Edith Lagrange
    ❝ A thousand armies couldn't keep me out. ❞


    La giornata, al Ministero, era stata piuttosto impegnativa, sebbene, a differenza di altri giorni, si fosse conclusa presto. L’impegno ad Hogwarts come docente di Erbologia, infatti, le aveva permesso di uscire dal suo ufficio alle tre del pomeriggio e, infilandosi nel camino del suo ufficio, che aveva ottenuto di legare tramite Metropolvere a quello della Sala Professori, aveva raggiunto velocemente la scuola. L’attacco ai Ribelli, che complessivamente aveva dato un notevole vantaggio al Governo sui Ribelli, aveva causato anche una serie infinita di scartoffie da compilare e di riunioni da indire. Un lavoro, quest’ultimo, che non poteva rifilare a nessun assistente e che, quindi, gravitava solamente sulle sue spalle. Nonostante l’età, riusciva a gestire la cosa con una certa maestria.
    Il rovescio della medaglia voleva, però, che buona parte dei compiti dei suoi studenti le fossero rimasti da correggere in tempi brevi: il fatto che in molti sottovalutassero la sua materia era un vantaggio, in quel frangete, poiché ciò le dava la possibilità di togliersi dalla vista molte di quelle produzioni con un rapido Troll. Fogli bianchi e frasi sconclusionate si spandevano, solitamente, sulla sua scrivania, gettandola nello sconforto. In quel caso, non sapeva bene cosa attendersi, considerando che buona parte dei compiti erano facoltativi e che, quindi, gli scansafatiche con certificazione medica non si erano prodigati in alcuna delle loro creazioni scadenti.
    Rivolse un cenno di saluto ai colleghi presenti nella stanza, scambiando, come si conveniva alla sua persona, un paio di parole cortesi. Nessun discorso troppo profondo, solo uno scambio di informazioni superficiali e l’informarsi sulla salute altrui. “Come stai, cara?”, “Hai risolto quel problema?” e “Non ti preoccupare, ora mando un gufo ad un mio amico al Ministero e risolvo la cosa”.
    Come aveva fatto per anni, in passato, Edith Lagrange coltivava le proprie amicizie e le proprie conoscenze, sapendo perfettamente che queste erano alla base di un potere più forte di quello che qualsiasi organo governativo poteva darle: la fiducia. Questa l’aveva salvata molte volte e, soprattutto, le aveva permesso d’essere rispettata.
    Concluse le chiacchiere, uscì dallo stanzone e prese a scendere le scale. La pelliccia, lunga e abbandonata sommariamente sulle spalle, accarezzava gli scalini, seguendo il ritmo dei suoi passi, non troppo affrettati ma decisi. Il rumore dei suoi tacchi, non troppo alti, rimbombava nel silenzio.
    Con un colpo di bacchetta aprì la porta che dava al giardino delle serre e vi passò attraverso. Uno stretto percorso ciottolato, leggermente in discesa, si divideva e portava alle diverse costruzioni dove erano riposte le molte piante conservate dalla docente di Erbologia. Lei percorse quello verso l’edificio principale, recentemente messo a nuovo. Il freddo, quel giorno di dicembre, era particolarmente pungente. Affrettandosi, spinse con decisione la porta pesante di legno massiccio ed entrò. La classe era stata ripulita e riordinata, dall’ultima lezione. I banchi erano stati rimessi perfettamente paralleli e la temperatura, controllata per magia, era piacevolmente mite. Con un gesto elegante, si tolse la pelliccia e la ripiegò sul braccio destro, scoprendo un tubino nero molto semplice, su cui i capelli biondi risaltavano quasi di luce propria. Raggiunse il proprio ufficio, fiancheggiando per un attimo la scrivania su cui era stata posata la pianta che aveva fatto portare dagli elfi per la lezione che di lì a poche ore si sarebbe tenuta. Sollevò leggermente il telo bianco, costatando che non c’erano stati errori e che, all’interno della campana di vetro, c’era effettivamente ciò di cui aveva bisogno. Sorrise soddisfatta e proseguì.
    Constatò che, a causa della giornata uggiosa e della luminosità scarsa e grigia, fosse necessario incrementare la luce e lo fece, con molte candele che si accesero tutte contemporaneamente. Sul piano solido della scrivania erano stati posati i compiti che gli studenti avevano avuto cura di recapitarle tramite gufo. Senza perdere tempo, si sedette, trasse dal cassetto una stilografica dall’inchiostro blu scuro e cominciò la correzione, concedendosi di ravvivare, di quando in quando, i capelli, passandovi una mano attraverso.
    Ne corresse molti, dando la precedenza a chi sapeva sarebbe stato presente alla lezione delle cinque, quando avrebbe avuto modo di restituire le produzioni ai legittimi proprietari. Sospiri sconfortati si alternarono ad improvvisi moti gioiosi, dovuti ad incredibili vette di correttezza.
    Quando mancavano solo venti minuti all’inizio della lezione, raccolse i fogli di cui aveva bisogno e rientrò nella classe. Si accese una sigaretta, speziata, all’odore di cannella, che si era fatta inviare da un fidato fornitore dello Sri Lanka. Un vezzo che, sotto il periodo natalizio, si concedeva di tanto in tanto, senza eccedere, poiché alla lunga quelle sigarette magiche aromatizzate la nauseavano. Appoggiata alla scrivania con i fianchi, lo sguardo rivolto alla porta per accogliere ogni studente che si fosse presentato, autoritaria e forse persino un po’ algida. Con ritmo regolare la mano destra portava alle labbra l’oggetto fumante.
    Lo sguardo, per un momento, si perse ad osservare il cielo che i vetri della serra lasciavano liberi di guardare. Il sole, poiché prossime erano le cinque, stava tramontando. La volta degli astri, ad est già violacea, sfumava ad occidente nell’arancio di un agrume succoso.
    Per poco tempo sarebbe durato ancora il giorno. Rese vive dalla notte, le stelle avrebbero presto puntellano l’oscurità di bagliori fiochi, ma rincuoranti. Oltre ad esse, un bambino allo scoperta del mondo, avrebbe immaginato dell’altro. Forse un nuovo mondo. Un universo parallelo. Magari, si sarebbe limitato a tracciare tra i punti il sorriso della sua mamma. Oppure, lo spettacolo imprevisto di una magia.
    64 - Teacher - Unfathomable - scheda ()




    CODICE ROLE SCHEME © dominionpf


    La lezione di Erbologia ha inizio. O quasi.
    Avete tempo per postare l'ingresso fino al 9 dicembre a mezzanotte. Il giorno seguente lo farò io, consegnerò i compiti, eleggerò l'assistente e darò vero inizio alla lezione.
    Nel mentre, potete postare con calma, sistemarvi ai vostri posti e prepararvi psicologicamente a quanto verrà. Il lungo tempo a vostra disposizione per l'ingresso è dovuto a due motivi che dovete tenere ben presente: il primo è che voglio lasciarvi il tempo necessario a risolvere la questione nell'aula di Strategia - nella speranza di avere la vostra completa attenzione dopo -; il secondo è perché chi non posterà in questo frangente non avrà modo di farlo dopo. In altre parole, avete quasi cinque giorni per decidere se partecipare o meno alla lezione, ma sappiate che se entro questo periodo di tempo non fate l'ingresso, poi non sarete ammessi al resto di essa.
    Informo inoltre che, qualora deciderete di partecipare, postando accetterete di mettere il vostro pg in un pericolo che potrebbe essere potenzialmente mortale. Riflettete con parsimonia u_u
    La durata, dal giorno dieci, sarà di 14 giorni, con termine ultimo la vigilia. In realtà, però, la lezione si potrebbe risolvere, come scoprirete, con un post solo (oltre al mio del 10). Tutto sta all'intuito dei partecipanti. In bocca al lupo.

    NB: La Lezione si svolge PRIMA della festa, on gdr.


    Edited by Lagrange. - 5/12/2014, 21:45
     
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    Ha non uno, ma ben due gemelli! Eppure non riesce a convincerli ad andare a lezione al posto suo.
    In realtà è un secchione. #HUFFLEPUFFPAWA
    Sarebbe mezzosangue, ma vale decisamente come nato babbano
    Si crede simpatico. e lo è
    Frequenta più la sala delle torture che il suo dormitorio
    this is for hufflepuff,bitch!


    HAVE A NICE DAY. DON'T GET KILLED.

    andrew stiles stilinski
    sheet ⋆ 17 ⋆ Half-Blood ⋆ Neutrale ⋆ Studente ⋆
    “Stiles, ti hanno visto dare fuoco al cestino della spazzatura nell’atrio” Stiles si inumidì le labbra per l’ennesima volta, inclinando il capo all’indietro con esasperazione. “Non sono stato io, Mclain. Non sapevo nemmeno che ci fosse, un cestino” Ripetè, anche se stava cominciando ad arrendersi all’evidenza: l’avrebbero incolpato, perché avevano sempre bisogno di un capro espiatorio. Ops, è colpa mia. Avrebbe potuto tranquillamente stamparsi la frase su una maglia, lo diceva più spesso di quanto dicesse il suo stesso nome. “Stiles..” Scosse il capo. “No, Emery, non posso andarci di nuovo di mezzo io” Si accorgeva del tono lamentoso della sua voce, ma proprio non riusciva ad evitarselo. Riconosceva quando meritava una punizione, anche quando l’accusa non era del tutto fondata, ma quello era troppo. Non si era neanche avvicinato alla zona incriminata, stavano cercando di incastrarlo. Emery sospirò, spostandosi i corti capelli castani dietro le orecchie. Gli lanciò lo sguardo: non poteva più cambiare le cose, lei era solo l’ambasciatore adibito a portargli la pena, ma quella era già stata decisa. Sbuffò, poggiando il pugno chiuso fra le sopracciglia. Passò, nella mente di Stiles, l’idea che fosse stata Jayson: erano uguali, poteva comprendere che qualcuno li avesse confusi; anzi, era l’ipotesi più plausibile, e forse una scusa in più per prendersi quella punizione senza fare storie. Con i babbani ci sarebbero andati giù pesante, e di certo non si meritavano altre torture dopo quelle nei Laboratori.
    Ma se avesse saputo che la punizione era aiutare Malfoy a lucidare l’argenteria, non avrebbe esitato un secondo per mettere in mezzo anche il fremello.
    Draco, posso andare almeno a mangiare?” Chiese, senza più forze nemmeno per lucidare un cucchiaino. Avrebbe potuto benissimo usare la magia, MA CERTO CHE NO: se non poteva Draco Malfoy, di certo non avrebbe potuto lui: “Devi lavorare come me” gli aveva detto sghignazzando, così rallegrato che se si fosse messo a ballare Stiles non se ne sarebbe stupito più di tanto. “Più tardi“Più tardi ho lezione” Il guardiano alzò le sopracciglia. “Ops” sapeva benissimo che il Tasso aveva lezione. Stupida Puffola che non era altro!
    Così, fece l’unica cosa sensata che gli venne in mente.
    “Professoressa Whiteley” Entrò nell’ufficio dell’insegnante di Corpo a Corpo: non sapeva nemmeno lui perché si fosse rivolto a lei, ma sembrava.. buona. Di certo non sarebbe andato da Icesprite, voleva arrivare vivo almeno alla festa d’inverno. La Queen probabilmente si sarebbe limitata ad un applauso nei confronti del guardiano. “Malfoy ha abusato di me. Mi ha toccato.. lì” Annuì allusivo, piegando il capo in avanti senza gesti espliciti. “Ero in punizione, e lui..” Imbarazzato, si torse le mani. Ti prego. “Sono accuse serie, Stilinski” Si morse la lingua per impedirsi di dire stronzate. “Sono meritate, professoressa
    OPS.
    Dopo che ebbe finalmente placato i morsi della fame (erano quasi le cinque, e quel farabutto non l’aveva fatto mangiare. MERETRICE), passò in sala comune a prendere la tracolla con i libri e si diresse nelle serre, sollevato che, dopo la mattinata in compagnia di Malfoy, fosse quella la materia ad aspettarlo. Non tanto per Erbologia in sé , -anzi, il Tasso era forse più incapace che in tutte le altre materie- quanto per il fatto che Stiles adorava la professoressa Lagrange dal primo giorno in cui l’aveva vista al castello. Era così.. così posata, e sembrava sempre interessata alle persone che la circondavano (anche se probabilmente non era così, ma chi era lui per giudicare? E, alla fine, l’apparenza era tutto in quel mondo). Senza contare il fascino magnetico della “dolce nonnina ancora troppo in gamba per essere considerata nonna”. Se Sales era il professore della sua vita, la Lagrange aveva sicuramente il posto di professoressa della sua vita. Perché Andrew era così: si fidava ciecamente delle persone ancora prima di conoscerle, riponendo in loro grandi progetti di vita presente, passata e futura, che puntualmente crollavano sotto ai suoi occhi. E direte, voi, avrà imparato la lezione? Nossignore.
    A Stiles piaceva sbagliare: se avesse avuto sempre ragione, a cosa gli sarebbe servito vivere? Avrebbe potuto dichiararsi Padre Eterno a mani basse, pace e amore per i tormenti terreni. “Buongiorno” Salutò educatamente con l’accenno di un sorriso, prima di prendere posto in aula.



    « everyone has the right to be stupid.
    but you're abusing the privilege. »

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    ⋆ CAPOSCUOLA SERPEVERDE
    Orfano di entrambi i genitori da un anno. Ha un rapporto complicato con lo zio, Damian Icesprite.
    E' schivo, solitario, taciturno, ambizioso ed emotivo, nonostante tenti di nascondere a tutti quest'ultima caratterista, per lui sinonimo di debolezza.
    Quando ama è per sempre. Quando odia è per sempre.
    Animagus da un anno: Lupo bianco.
    Tirocinante al San Mungo. Vorrebbe diventare Guaritore.
    Lavora al locale notturno, Lilum, perchè sa che il denaro è la carta jolly della vita.


    Shane Howe
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    Scorse più volte la lista dei regali di Natale di quell'anno, scritti come sempre sulle pagine ingiallite del suo diario. Aveva preso l'abitudine, da un po’ di tempo, di appuntare ogni cosa, e questo lo spaventava perché si sentiva sempre più vicino a suo zio, Damian, così meticoloso e al contempo sempre più vicino al baratro. Non era una novità che prendesse appunti sulle compere da fare, perché sebbene sapesse tenere a mente qualsiasi cosa riguardasse numeri o nozioni scolastiche, a volte vacillava sulle informazioni riguardanti altri fatti della vita, quelli più semplici. La novità di quell’anno era che la lista di riceventi si era allungata, oltre Hope e Lucas, aveva una new entry: Megan Lynn. Già, alla fine la Serpe non aveva fatto niente di speciale per entrare nelle grazie di Shane, era scritto dal principio che dovesse esserci, da quando l'aveva incontrata per la prima volta in sala comune, un anno prima, da quando aveva pensato che il suo accento americano fosse buffo, da quando sulla torre di astronomia avevano intrattenuto una conversazione riguardante la morte, poco dopo la scomparsa dei suoi genitori. Fino ad adesso che non solo era sua collega al Lilum e anche sua protetta, in un certo senso, ma entrambi erano tirocinanti al San Mungo. Megan era per Shane un punto fisso, come lo era Hope, e anche Lucas. Il problema era che...pur conoscendo a fondo i gusti dei suoi amici storici, non aveva mai fatto regali alla Serpeverde, quindi non era sicuro su cosa potesse piacerle, anzi non sapeva nemmeno se le piacessero i regali. Shane le ragazze le sapeva capire ben poco, non perché non ci provasse, ma perché l’unica ragazza con cui aveva dei rapporti era Hope. E Megan era molto diversa da lei, non avevano proprio niente in comune. Strappò la pagina di diario, ormai ricolma di cancellature e la lanciò, con una mira perfetta, dentro il cestino vicino alla scrivania, dinnanzi al suo letto a baldacchino, sul quale stava pigramente sdraiato. Alla fine forse avrebbe fatto bene a non fare regali a nessuno. Quel Natale, in fondo, era diverso dagli altri: era il suo primo Natale senza i genitori, morti qualche giorno prima della vigilia dell’anno prima. Ma non doveva pensarci, nè fossilizzarsi sul pensiero di loro, perché rischiava di perdervisi, di essere logorato dal rancore e dal rimorso perché, ancora dopo un anno, non si sapeva chi fosse l'assassino. Se ci avesse pensato, si sarebbe sentito inutile, senza senso. Il giorno prima, Damian aveva pensato bene di fargli pesare il fatto che da quando i suoi erano morti, Shane non gli avesse fatto nemmeno una visita al cimitero. Non ci riusciva, ecco tutto. Temeva che una volta trovatosi dinnanzi alle loro tombe non sarebbe riuscito a controllarsi, sarebbe scoppiato a piangere, tormentato da un attacco di panico, lo sapeva. E non poteva permetterlo, non davanti a Damian e Anjelika, non di nuovo. Poteva andarci da solo, al cimitero, o al massimo con Hope, quando si sarebbe sentito pronto.
    Suo padre gli mancava. Sentiva la sua assenza, che si tramutata in un dolore acuto perenne, partiva dal cuore, per diramarsi presto nel resto del corpo e lo scuoteva, lo faceva tremare. Pensava al suo cadavere, quella notte, nella villa che lo aveva visto crescere, e si domandava se adesso i vermi avessero già fatto banchetto del suo corpo.
    "Papà..." Con il pensiero del padre si addormentò. Era pomeriggio, fuori pioveva e lui non aveva lezioni. Poteva rilassarsi un po’.
    Quando la sveglia suonò, alle quattro e mezzo, Shane era convinto che fosse mattina e questa convinzione perduró per alcuni minuti, anche dopo che il suo corpo, abituato a determinati rituali, si era mosso da solo fino al suo bagno personale, quello del caposcuola. Si era infilato sotto la doccia pensando alla colazione, nient’altro e solo una volta uscito, si era reso conto che, forse, utilizzare i buoni di Amortentia che aveva, per un massaggio rilassante e altre cose, non sarebbe stato male. Aveva la testa tra le nuvole! Comunque, sapeva di doversi recare a lezione poco dopo, perché aveva Erbologia, con la Professoressa Lagrange. Ormai vederla a scuola ogni giorno, o quasi, l'aveva resa umana ai suoi occhi. Non lo spaventava più. Se prima aveva sempre pensato a lei come ad una signora impeccabile e austera, si era reso conto, con il tempo, che era molto più umana di molti altri professori all’interno di quella scuola. E si riferiva a suo zio, e ad Anjelika. Incontrò Hope, fuori dalla sua Sala comune, e insieme si diressero alle serre, dopo aver scambiato quattro chiacchiere. Fuori aveva smesso di piovere e il cielo si stava scurendo per lasciar spazio alla sera. Shane amava Erbologia, era una materia che si intrecciava e fondeva alla perfezione con il percorso di studi che avrebbe voluto intraprendere in futuro e con le sue passioni per la magia curativa. Amava anche Pozioni, per lo stesso motivo per cui amava Erbologia, e anche se la Queen era un attentato continuo alle sue speranze, non aveva smesso di credere in quella materia. Amava Strategia, perché sapeva che anche in ambito sanitario occorreva essere degli strateghi, almeno un po’, per operare con efficienza ed efficacia sul paziente. E amava Arti Oscure, perché per curare una maledizione era indispensabile conoscerla. Così per tutti gli incantesimi. Quindi Erbologia faceva parte dei Must dei suoi corsi. Entrato nella serra si rese subito conto del cambio di temperatura, leggermente più mite rispetto all'aria gelida dell’esterno e odorò l’ambiente, sentendo un profumo piacevole che ricondusse subito alla cannella. Una volta dentro l'aula salutò la Professoressa, che fumava, e l'unico presente in Aula, Andrew, con un Buon pomeriggio ed andò a prendere posto in seconda fila. Poggiò il proprio libro sul banco e si sedette.

    « TI HO AMATO ANCORA PRIMA DI IMPARARE AD AMARE ME STESSO. »

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    Jason Maddox
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    Intrattenersi con quella Tassorosso gli aveva portato via più tempo del previsto, e adesso si ritrovava a doversi fare una doccia di corsa, nel bagno dei Prefetti. Mettersi la divisa al volo, tentando di aggiustare il più possibile le grinze, che alla fine riuscì ad eliminare, e sistemarsi i capelli. Come aveva potuto dimenticarsi della lezione di Erbologia? Fortunatamente le Tassorosso erano particolarmente devote a quella materia, e quindi la piccola Jackie, tra un ansimo e l’altro, in quello sgabuzzino troppo stretto, aveva tentato di fargli capire che non voleva arrivare in ritardo a lezione. E Jason non l’aveva capita all’inizio, ma avevano finito in fretta, una sveltina. Poi lei era letteralmente scappata, gridando Devo prendere i libri di Erbologia, ci vediamo a lezione! A quel punto Jason, sbigottito, aveva ricordato la lezione e chissà come, con un’impresa titanica, era riuscito a sistemarsi in tempi brevi. Era perfettamente in orario. Sempre che cinque minuti bastassero per arrivare alle serre. Camminando a passo svelto e nervoso nel corridoio, già addobbato con orribili decorazioni natalizie, ripensò ai capelli rossi di Jackie…oh, se i suoi compagni di casata pensavano che le tassorosso fossero delle santarelline era perché non avevano conosciuto Jackie Smith. Capelli rossi, color sangue, come quelli di un'altra persona, il rossino grifondoro. Quanto tempo avrebbe passato a domandarsi come sarebbe stato farsi Dakota Wayne? Quante altre teste rosse doveva sedurre prima di arrivare a lui? Tra i due il rapporto era strano, non che con gli altri fosse normale, ma Dakota aveva uno modo di approciarsi a Jason diverso da tutti gli altri, ne era affascinato. Fin dal giorno del loro primo incontro per le scale, ecco perchè lo aveva scelto come fornitore di droga, Per vederlo di più?! Che sciochezze! Una pallina di Natale rotolò fino ai suoi piedi, rischiando di farlo inciampare con tutti i suoi pensieri. Stramaledettissimi elfi. Con un pestone mandò in frantumi quella decorazione odiosa. Non aveva mai sentito davvero l’aria del Natale a casa sua. Era cresciuto in una famiglia distrutta alle radici, in cui “Natale”, per suo padre significava più alcool del solito, niente di più. Allora usciva di casa, per passarci meno tempo possibile e stare invece con il suo gruppo di cui lui era il capo incontrastato. Facile dominare un gruppo di babbani, gli veniva detto quando raccontava delle sue imprese nella Londra non magica. Tentavano di sminuirlo, ma lui regnava anche al castello, ancora di più, come Prefetto. Che se lo mettessero in testa. Essere Prefetto aveva i suoi vantaggi, non importava a nessuno che fosse corrotto, alla fine. Faceva rispettare le proprie leggi, schiacciando i piedi solamente a chi era più in basso rispetto a lui, in quella scala sociale gerarchica.
    Uscì dal castello, per dirigersi alle serre. A parte Arti Oscure e Pozioni, non aveva una predilizione per altre materie, ma se avesse dovuto scegliere, Erbologia per alcuni versi poteva essere tra le preferite. Non per un utilità scolastica, ovviamente, ma perché saper riconoscere le erbe adatte gli avrebbe concesso di rimanere in vita più a lungo e non morire intossicato dai suoi stessi intrugli. Da quando non aveva più uno spacciatore aveva dovuto attivare i neuroni intatti che restavano per portarsi avanti con Pozioni e anche con Erbologia. Entrato nelle serre, si diresse in aula salutando con un Buongiorno allegro tutti i presenti, in particolar modo Edith Lagrange, la professoressa, come sempre ben tenuta. Andrò a sedersi in penultima fila, da solo. Shanelle e l’amichetta erano già presenti, chissà se avevano dormito lì, quei lecchini. Non si sorprese invece di vedere Stilinski. Ormai lo vedeva ovunque, sembrava quasi sbucare dai muri.



    Scheda - ETA 17 - ALLINEAMENTO Mangiamorte - Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
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    abbigliamento Divisa perfettamente in ordine, sistemata dagli Elfi poco prima della lezione.




    ⋆ PREFETTO TASSOROSSO

    HOPE MILLS
    sheet ⋆ 16 ⋆ resistenza ⋆ single ⋆ studentessa

    Natale. Mancava davvero poco e Hope era stranamente spenta. Era vero quello che si diceva da sempre, Hogwarts succhiava via ogni energia positiva, la trasformava in paura e dolore. Era stanca, e non era l'unica, vedeva nei compagni lo stesso sentimento. Erano successe fin troppe cose in quell'anno, che l'avevano portata a cambiare. Lei, che era stata sempre una ragazza solare, non riusciva più a sorridere come una volta e la cosa più triste era che si era già abituata a tale situazione. Aveva imparato a fingere, come tutti del resto, e continuava ad andare avanti sperando di uscire da Hogwarts per poi continuare in modo attivo tra i Ribelli. Quest'ultimi avevano subito un arresto, alcuni dei principali esponenti sembravano aver dimenticato il duro lavoro degli ultimi anni, ma nessuno voleva far loro ricordare, per paura della loro reazione, per paura che fossero nelle mani dei Mangiamorte, quindi meglio tacere e aspettare.
    Di conseguenza Hope si sentiva vuota, senza la resistenza attiva non sapeva cosa fare per aiutare, ma per fortuna quella giornata l'avrebbe riempita con una lezione di Erbologia, una delle sue materie preferite. Le era sempre piaciuto avere a che fare con le piante, con tutto ciò che le riguardava: come trovarle, cosa potesse essere nocivo e quale parte al contrario serviva come antidoto.
    Quella mattina si svegliò presto, lo faceva spesso ma quella volta in particolare non voleva arrivare tardi all'appuntamento con Shane, per recarsi insieme a lezione.
    Al contrario Jen, la sua gatta rossa, sembrava non volerne sapere di uscire dal letto Piccola Jen...stai attenta mentre sono via. Disse dolce e se la coccolò per qualche minuto per poi prepararsi. Divisa in ordine, capelli legati in una lunga coda, libri sotto braccio e finalmente scese verso la Sala Grande. Trovò Shane ad aspettarla, gli sorrise. Visto, non sono in ritardo Gli fece una linguaccia, vedendo lo sguardo sorpreso del Serpeverde, che probabilmente si aspettava di vederla arrivare due minuti prima dell'inizio della lezione. Una colazione abbondante e di filata verso le serre, in compagnia del ragazzo. Lo prese sotto braccetto Usciamo dopo la lezione? disse dolce, non aveva nessuna voglia di continuare il cattivo umore, soprattutto in quel momento che era stato tutto addobbato per Natale. Lei lo aveva amato in passato, ricordava ancora la vigilia passata a casa di Shane, cercando di trovare con trucchetti magici i regali, oppure quando l'obbligava a decorare casa nonostante fossero gli elfi ad occuparsene. Per Natale le loro famiglie s'intrattenevano con una grande festa e canti natalizi. Insomma semrbava tutto perfetto, ma dopo la morte dei genitori di Shane e tutte quelle vicende, non se la sentiva di festeggiarlo. Arrivarono poco in aula ed entrarono, come Shane salutò la professoressa Buongiorno Disse e si mise seduta affianco a Shane Usciamo? Daiii ti prego, voglio prendere una boccata di aria fresca.


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    E' bravo in Erbologia, e ha superato i G.U.F.O. con E in questa materia;
    #Mayne. Sempre e comunque.
    è rosso tinto (notare bene: rosso, non ginger. Rosso);
    gira sempre provvisto di dolci o tavolette di cioccolato;
    ama gli scacchi, magici o babbani che siano, così come fare metafore su di essi;
    è entrato nei ribelli alla fine del quinto anno;
    ha una cicatrice sul collo;
    Maeve è la cosa più simile ad una famiglia che abbia al momento (sì, anche contando Gerald), e non sopporterebbe di perderla;
    ha da poco compiuto 16 anni, il 14 ottobre;
    ha una cotta non così segreta per il suo capo;
    è terrorizzato dalla tortura.
    #gryffpawa “Do not fall in love with people like me.
    I will take you to museums, and parks, and monuments, and kiss you in every beautiful place, so that you can never go back to them without tasting me like blood in your mouth.
    I will destroy you in the most beautiful way possible. And when I leave you will finally understand, why storms are named after people.”
    Caitlyn Siehl,

    Dakota Wayne is still fighting
    ▴ 16 ▴ gryffindor ▴ rebel ▴
    Per una volta, Dakota stava raggiungendo le serre, dove si sarebbero svolte le lezioni di Erbologia, da solo. Soooolo. Niente Niamh che gli trotterellava allegramente accanto parlandogli delle sue gemelle Pina e Tina (che poi Dakota non aveva ancora capito perché la ragazza gli parlasse delle sue tette. Ai ragazzi etero piaceva? La trovavano una cosa sexy? Bah). Niente Niamh che raccontava come aveva spaventato i primini quel giorno, o come aveva rubato la colazione a tassorosso antipatici... perchè lei ancora stava dormendo, approfittando dell'ora buca che avevano avuto prima di Erbologia (così assonnata nooon perchè Dak le aveva messo nel pranzo una pozione soporifera, giuro), quindi Dak camminava a passo spedito da solo, allontanandosi il più possibile dalla sala comune Grifondoro, ghignando già mentre si pregustava il momento (che purtroppo non avrebbe potuto vedere dal vivo) in cui Niamh avrebbe scoperto che tutti i suoi vestiti erano diventati arancioni fosforescenti, divisa e cravatta compresi. Poco appariscenti, insomma... non sarebbe stato difficile renderli di nuovo normali, se non voleva venir sgridata dai professori, ma Dakota si era premurato di cambiargli la sveglia, avvisando le sue compagne di dormitorio che la prefetta Lynch era particolarmente stanca causa giri di ronda notturni, e voleva fare una lunga pennichella. In sostanza, si sarebbe svegliata appena in tempo per prepararsi e fiondarsi a lezione... oh, ma don’t worry: Dakota aveva recuperato un bombolone alla marmellata in cucina per tenerglielo da parte e darglielo appena fosse arrivata, come merenda e per farsi perdonare. Non era mica un mostro (nda un bombolone alla marmellata di limone perché, se non sbagliava, era quello che le piaceva meno *love*)
    Lui, in perfetto orario, stava dunque per entrare nelle serre quando venne travolto da una figurina vestita di nero e giallo che si fece sfuggire di mano pergamene, piume e pile di fogli. «Oh! Dannazione!», sbottò la ragazza chinandosi subito a raccogliere, imitata dal rosso. «Scusa, Dakota»
    Le sorrise. «Non ti preoccupare, Jackie. Mi sembri accaldata?»
    Fece una risatina, che a Dakota sembrò più nervosa che altro, continuando a raccattare la sua roba. «Oh, è solo che sono venuta qui di corsa. Mi ero dimenticata della lezione».
    «Ah, capisco»
    Dakota prese l’ultimo foglio e si alzò, porgendole poi la pila che teneva in mano mentre lei ringraziava allegramente. Il rosso si lasciò superare, guardandola entrare in classe trafelata, pronta a tutto, anche corse frenetiche, pur di arrivare in classe qualche minuto prima dell’inizio della lezione e sembrare la brava studente che probabilmente effettivamente era.
    Dakota inclinò la testa con un sorriso a metà tra il triste e il divertito, senza sapere bene cosa ne pensasse di lei. Aveva un ragazzo, e il rosso lo sapeva bene, ma era piuttosto chiaro che a volte lei semplicemente si divertisse ad andare con altre persone. Non erano affari di Dakota, ovviamente, e sicuramente non avrebbe avvisato il suo tipo, ormai diplomato da qualche mese e quindi di sicuro meno presente nella vita della fanciulla. Dak poteva capire se Jackie cercava altri... lidi (?): insomma, Colin era un pessimo baciatore, e decisamente troppo gay per avere una ragazza e sapere come trattarla. “Poverina”, pensò, “Capisco cosa vuol dire avere la sua lingua in gola. Ugh”. Colin era carino e pure simpatico (...d’accordo, Dak se l'era fatto perchè era gnocco, va bene? Semplicemente gnocco), certo, ma comunque Dakota gli aveva dato il benservito ad Agosto, dopo un paio di pomiciate; aveva provato a concedergli una seconda possibilità, giuro, ma anche se a Dakota faceva piacere fargli scoprire quanto potesse essere divertente farsi un ragazzo, non era un tassorosso: non faceva la carità e non si slinguazzava persone incapaci.
    Scuotendo la testa fra sé e sé, Dak avanzò, seguendo la ragazza e entrando in “classe” mentre salutava cordialmente la professoressa... ma non potè evitare di intercettare lo sguardo veloce che Jackie Smith lanciò a un certo ragazzo già in classe.
    “Ah. Jason Maddox?”, Dakota sorrise. ”Ottimista scelta, cara la mia tassina. Ottima scelta davvero...”
    Niamh non si vedeva ancora. Nessuno in classe faceva parte dei suoi migliori amici (a parte Stiles ma shhhhh lui era tassorosso e a lezione erano nemici, giusto?). I banchi erano vuoti... mica poteva mettersi da solo. Non ci sarebbe stato niente di male se il prefetto Grifondoro si fosse seduto accanto al prefetto Serpeverde, per far vedere che le due casate potevano andare d’accordo. Non ci sarebbe stato niente di male se Dakota, ingenuamente, si fosse messo accanto a Jaz.
    Il rosso continuò a camminare e, con nonchalance, prese posto di fianco a Jason, sistemando le proprie cose sul banco. «Ehi», salutò senza guardarlo in faccia. Non gli interessava neanche domandarsi se il serpeverde volesse qualcun altro: l'aveva visto, alle altre lezioni, starsene sempre seduto da solo. Non stava tenendo il posto a nessuno.
    Lui e Jason avevano un rapporto... strano. Facevano allusioni, ma non si toccavano. Si lanciavano occhiate, ma non parlavano. Dakota l’aveva ignorato per un po’, Jason non era andato a cercarlo... il rosso non aveva idea di cosa pensasse di quel ragazzo tatuato, tanto più dopo la pessima esperienza che gli aveva fatto vivere a strategia e per cui conservava ancora una cicatrice... sapeva però che, se ne avesse avuto l’occasione, si sarebbe fatto Jason Maddox. Contro un muro, sul banco, in quella stessa serra. Dovunque, pur di avercelo fra le braccia e scoprire com'era avere le sue mani addosso.


    « Una volta le dissi che non ero capace a fare niente. Mi risposte che sopravvivere è un talento. »

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    Edited by hear me WAYNE! - 8/12/2014, 17:53
     
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    ⋆ Caposcuola Gryffindor #GRYFFPAWA
    Non ricorda di essere stata una ribelle, e per questo è più spensierata
    La sua materia preferita è storia della magia, ma si impegna anche nelle altre
    Dopo la scuola vuole fare la magiarcheologa.
    Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisci elit, sed eiusmod tempor incidunt ut labore et dolore magna aliqua.
    Divisa Gryffindor



    ARTHEA WILLIAMS
    sheet ⋆ età ⋆ MEZZOSANGUE ⋆ EX REBEL ⋆ CAPOSCUOLA ⋆
    L’avvicinarsi del Natale era sempre una tortura per Arthea. Tutte quelle faccine felici, tutte quelle lucine, tutte le canzoncine stupide e in babbi Natale per le vie…aaah, dannazione! Era tutto così stucchevole! Il natale era di certo la festa che più odiava. Il solo pensare che si stava avvicinando la rendeva irritabile al massimo. O forse, la verità era che a Natale sentiva la mancanza dei suoi genitori più del solito. Una volta le piaceva passare le feste natalizie a Glasgow. Era felice, mentre si attendeva la mezzanotte tutti insieme, giocando a risiko davanti al camino. Ma ora non poteva più farlo. Non ci sarebbero più stati i Natali felici di quando era bambina, né i pancake della mattina del venticinque. Aveva scelto il male minore. Aveva scelto di non essere egoista. Aveva messo i suoi genitori e Jayden al primo posto. Ed ora doveva accettarne le conseguenze.
    L’accettazione non comprendeva farsi piacere le decorazioni della sala comune, comunque.
    “Togli quel Babbo Natale di lì, o appendo te al muro al suo posto!”
    Aveva intimato a un ragazzo del terzo anno, che si stava affaccendando con le decorazioni. Il tipo l’aveva guardato piuttosto spaventato, e non aveva osato contraddirla, eseguendo l’ordine.
    Purtroppo non poteva fare nulla per tutto il resto del castello.
    Il Grinch Arthie avrebbe dovuto ignorare tutto ciò che la circondava.
    Per fortuna la distrazione da quel mondo così stucchevole sarebbe presto arrivata. C’era lezione di Erbologia. Avvolta nella sciarpa e nel mantello, si diresse quindi alle serre, dove già avevano preso posto altri studenti. Anche la professoressa Lagrange era già in aula.
    “Buon pomeriggio!”
    Disse salutando la docente. La professoressa Lagrange era una donna enigmatica, ma la ammirava. Aveva classe, eleganza, ed ispirava autorità. Senza contare poi che per l’età che aveva era davvero bella!
    “Ri-ciao!”
    Disse sorridendo a Stiles, che quella mattina aveva già visto diverse volte alle varie lezioni.
    Andò a sedersi verso le ultime file, in un banco vuoto. Peccato che non ci fosse Larrington! In un periodo come quello, pieno di stucchevoli faccine felici, il suo broncio cronico le sarebbe quasi piaciuto. E poi amava vederlo sbuffare quando si sedeva vicino a lui!
    Tirò fuori pergamene e penne, attendendo che la lezione iniziasse, e gettando qualche sguardo distratto ai suoi compagni.


    « YOU DID NOT BREAK ME...I'M STILL FIGHTING FOR PEACE. »

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    Edited by shane is howling - 8/12/2014, 19:48
     
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  8. Brian Su×man Kent
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    Brian Kent
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    "Sono pronto, Cap." "Benvenuto tra noi Superwizard!" New York sotto attacco e lui era lí pronto a difenderla. Un mantello giallo svolazzante abbinato alle mutande che teneva sopra la calzamaglia nera e il suo simbolo, un boccino stilizzato con al centro le iniziali SW, stampato sul petto. "Per Narn... Ehm per New York" saltó a cavallo della sua scopa verso i nemici e... e Brian cadde dal letto svegliandosi da quel sogno cosí bello, si alzó mettendo in bella mostra il suo fisico poco scolpito (ma voi ditegli che è scolpito se no piange) e i suoi boxer dei Vendicatori (l'antisesso ragazze a meno che voi non siate me rp) , si grattó la testa sbadigliando e non mettendo la mano sopra la bocca come converrebbe ma tanto era solo e quindi poteva esercitarsi nelle sue mosse ninja finendo a dare calci agli spigoli dei letti e pugni a oggetti potenzialmente preziosi di altre persone il tutto condito con urla talvolta da ninja talvolta di dolore. L'allenamento era sempre seguito da una doccia con concerto della Disney, Faró di te un uomo era la canzone del giorno, e dall'eterno dubbio su quale boxer indossare, quella mattina era il turno di Spiderman vs Superman, vinse Superman perché aveva indossato dei boxer della Marvel il giorno prima e qui emerge il fatto che forse Brian dovrebbe rivedere le sue prioritá. Divisa da tassomuffin e tutti pronti per la colazione da campioni che probabilmente non è molto da campioni perché troppo calorica ma voi non ditelo a Capitan America se no si arrabbia.
    "Andiam, andiam, andiamo alle serre. Dove molte piante coltiviam andiam, andiam." Penso l'abbiate giá capito che Brian stava andando a lezione cantandosi mentalmente quella canzone accompagnandola a qualche saltello qua e lá. Il motivo di quella gioia mattutina non era propriamente legato al fatto che avrebbero avuto lezione di Erbologia, materia che non era ancora riuscito a collegare ai supereroi e quindi considerata meno utile rispetto ad altre, ma era piú legata al fatto che dentro la sua tracolla oltre ai libri e all'immancabile fumetto del giorno c'erano pergamene di piani e progetti riguardanti la Lega di Supereroi abusiva che voleva aprire con Stiles l'unica persona ad Hogwarts che condividesse la sua passione e il suo senso di Giustizia (anche se forse la seconda cosa era piú un'idea distorta che Brian si era fatto su Stiles) aveva progettato tutto perfino i costumi anche se il compagno doveva dare l'ok sul suo. Entró nella serra e si guardó intorno, salutó la professoressa con un buongiorno e poi Hope con un gesto della mano sorridendo e si preparó ad andare da Stiles. Inizialmente Brian si era dimenticato che ad Erbologia non ci sono i banchi da due e non aveva notato che Stiles non era solo si era semplicemente piazzato di fianco a lui dicendo -Senti compagno ho alcune idee per... no, niente.- L'aveva visto quel corvonero seduto di fianco a Stiles che gli parlava, non aveva fatto nemmeno in tempo a tirar fuori il suo disegno dei costumi. "Gotham chiama Batman, Gotham chiama Batman, rispondi Batman, qui è Robin che ti parla, smettila di parlare a Superman e ascoltami. Gotham ha bisogno di noi." Certo, quel Corvonero dal nome sconosciuto era piú bello e muscoloso e eroico di lui a vederlo, insomma Stiles avrebbe potuto fare una Lega di Supereroi con lui oppure avrebbe potuto volerlo includere senza aver consultato Brian e lo sanno tutti che Capitan America e Iron Man non si sopportano e quel tipo fisicamente parlando sembrava un po' Tony Stark mentre Brian sembrava un po' Steve Rogers nei suoi sogni (n.d.a. non è detto che Jack e Brian non si sopporteranno). Insomma Brian aveva preso sta cosa della Lega di Supereroi molto seriamente e non aveva capito che forse Stiles era un po' meno fanatico di lui e sapeva distinguere il vero dall'immaginario ma gente diciamocelo essere un supereroe è molto più allettante che essere un mago sedicenne che vive da solo a Londra per paura che i propri genitori vengano uccisi e che ha una capra come animale domestico, no dai Brian voleva bene a John. Insomma i piani per la loro Lega dovevano aspettare la fine della lezione. Brian rimase zitto a vedere chi altro stava arrivando, si sarebbe aspettato di vedere la chioma blu di Lilia cosí i Power Rangers tassi sarebbero stati al completo ma la ragazza non entró e la sua assenza in Sala Comune e in Sala Grande stava iniziando a farsi sentire e nessuno sapeva niente di dove fosse finita, questo sarebbe stato un lavoro da Superwizard e... e... che nome da supereroe aveva Stiles? Non gliel'aveva mai detto in veritá. Stava iniziando a diventare dura la vita da Superwizard.


    Scheda ■ ´ 16 ■ ´ Neutrale ■ ´ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
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    Niamh A. Lynch
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    Freddo. Faceva maledettamente freddo li fuori, l’unica cosa che la proteggeva dal freddo pungente era il suo maglione grigio. Aveva capito di fare una cazzata non appena aveva messo il naso fuori dalla sala comune Grifondoro e dei brividi si erano formati sulla sua pelle, ma da brava ragazza cocciuta aveva concordato con se stessa di non aver bisogno di altri strati di vestiti perché in fondo non faceva così freddo. Aveva guardato dietro di sé, in direzione del fuoco che scoppiettava e aveva tirato un sospiro prima di uscire. E ora vi starete chiedendo, cosa ci fa questa fuori di prima mattina? Le risposte sono due: la prima è perché è stupida e la seconda è perché aveva fatto una scommessa con Xavier.
    Sì, le scommesse sarebbero state la sua rovina.
    Lei e Xav il giorno prima avevano discusso animatamente, come al solito tra parentesi, e il ragazzo era uscito con il fatto che non sarebbe mai riuscita a resistere al freddo per mezz’ora, ma cosa poteva mai essere? Solo una cazzata, si certo come no.
    Se ne rendeva conto mentre camminava per i corridoi in cerca di quell’essere, lo trovò appoggiato a una colonna con il suo solito sorriso strafottente, il fatto che non scomparisse quasi mai era preoccupante, l’avrebbe portato da un medico un giorno solo per un piccolo controllo. E magari dopo un viaggio di sola andata al manicomio non glielo toglieva nessuno. A tutti e due intendo.
    Alla fine sei venuta, non pensavo saresti stata così stupida l’uomo accendino era un figo ammettiamolo, ma il suo fascino scompariva non appena apriva quella dannata bocca beh a quanto pare non sono l’unica inarcai il sopracciglio, forse non si era reso conto del fatto che fosse lì esattamente come lei.
    Squadrò il suo profilo, era identico a Stiles tralasciando la muscolatura più accentuata e i capelli più lunghi, non le era ancora noto il perché della loro mostruosa somiglianza. Certo, non che le interessasse più di tanto, erano affari del Tasso e del Piromane.
    Cercava in tutti i modi di scaldarsi ma invano, non funzionava neanche sfregare le dita fra loro girò la testa quando sentì un calore provenire dalla sua destra. Sapeva davvero manipolare il fuoco? Qualche problema Lycnh? ghignò quello stronzo, volendo avrebbe potuto togliergli quel sorrisetto dalla faccia e anzi, l’avrebbe fatto Alimentes Flames disse muovendo la bacchetta in direzione del ragazzo, le fiamme che aveva tra le mani aumentarono di dimensione e Xavier cambiò espressione immediatamente, sembrava quasi in difficoltà a controllarle ora che erano più grandi forse non era abbastanza abile da riuscirci ora non più Stevens, divertiti con le tue fiammelle sorrise inclinando la testa e andandosene, ne aveva abbastanza di quel babbano.

    Aprì gli occhi aggrottando le sopracciglia, una smorfia comparve sul viso, quanto aveva dormito? Si stropicciò gli occhi e lanciò un’occhiata pigra all’orologio. Subito scattò in piedi rendendosi contro di aver poco tempo per prepararsi e andare a Erbologia, chissà come mai aveva dormito così tanto, forse le ronde notturne e lo spiacevole incontro di quella mattina l’avevano stancata troppo #credici.
    Sospirò dirigendosi vero l’armadio e prendendo la divisa. Fermi tutti, cosa avevano fatto alla sua divisa? La buttò con rabbia a terra, era stato Dakota, non ne era sicura. Sicurissima. Come faceva a saperlo? Perché solo quella sgualdrina poteva tirarle certi tiri mancini, lei era troppo buona in confronto. Almeno gli lasciava la scelta tra la maglia rosa shocking e quella con le pecore.
    Digrignò i denti si diresse verso il dormitorio maschile, trovò quello che le serviva: una divisa pulita di Dakota, l’avrebbe usata solo questa volta e-e poi…no sapeva già cosa farne di quegli indumenti, tutto a danno del rosso ovviamente. Ma poi non poteva rubare i vestiti a delle sue compagne? Certo e dopo si sarebbe scusata dicendo ”eh scusa ma i miei erano diventati improvvisamente fosforescenti” . Molto intelligente come idea, davvero.
    Raggiunse a grandi falcate le serra, con un certo sollievo constatò di non essere in ritardo, lanciò un’occhiata a Dakota che casualmente si era seduto vicino a Jason, molto casualmente, e gli sorrise con aria angelica. Probabilmente il grifo sapeva che quello non preannunciava niente di buono.
    Superò la coppia di troiette amiconi e andò a sedersi vicino a Stiles, forse la simpatia del prefetto le avrebbe fatto dimenticare momentaneamente lo scherzo di Wayne ehi incurvò gli angoli della bocca in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso ma che forse risultò più come una smorfia. Non era colpa sua se il viso del tasso le ricordava quello di Xavier.






    Scheda ■´ 16 ANNI ■´ RIBELLE ■´ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr



    Jack non ha ancora postato quindi tecnicamente Niamh può sedersi vicino a Stiles *sussurra* vero?
     
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  10. courage[in]combat
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    e' possibilmente una ribelle nella vita di tutti i giorni, poco suscettibile ma assai permalosa.
    quando pensa, arriccia il naso come un coniglietto. Un coniglietto cattivo, ovvio.
    Muriel pensa spesso ai due fratelli, meno ai genitori: forse perché non se li ricorda quasi per niente.
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    abbigliamento / foto Muriel, essendo giorno di lezioni scolastiche, indossa la divisa al completo che è tuttavia stropicciata per colpa delle sue scorribande mattutine. Inoltre la cravatta non è al suo posto, ed è invece utilizzata come nastro tra i capelli ( esempio ) ed i calzettoni sono abbassati alle caviglie. Al collo ha la sciarpa della sua casata, ed il mantello è stato ficcato alla bene e meglio nella borsa estesa magicamente, da cui ne spunta soltanto un angolo.



    muriel blackwell
    sheet ⋆ 16 ⋆ strega ⋆ ribelle ⋆ status ⋆
    Uno. Due. Tre. Sentiva il cuore rullare come una gran cassa: un tramestio fastidioso, altisonante, che le ricordava di essere estremamente viva ed anche troppo vigile in quel pomeriggio. Identico ad altri già trascorsi, simile a molti altri che sarebbero dovuti giungere da lì alla fine dei suoi dolori. I cacciatori muoiono giovani, usava dire un amico di sua zia. Si chiamava Thomas, lo chiamavano il guercio per la cicatrice che gli sfigurava una parte del volto, e che solcandogli l'occhio sinistro lo privava della vista. Le venne in mente per puro caso, un'immagine sbiadita tra i suoi ricordi di bambina. Le venne in mente quella figura alta e massiccia - perché il guercio tutto era, fuorché un mingherlino signore in pensione da mostri e cose strane - e si domandò come potesse stare, se fosse ancora vivo, se riuscisse a scherzare su quel suo piccolo problemino. Lei non ci sarebbe riuscita, ne era certa, ed avrebbe invece menato le mani con chicchessia. Ma Muriel non andava per il sottile, non era la sua indole, dissacrante e prepotente com'era. Aveva il cuore in fiamme, il petto contratto, le guance che le pizzicavano del freddo che provava: eppure dentro fiammeggiava, sanguinava, spasimava. Era giunta la lettera, in fine, quella che almeno due volte al mese quattro mani scrivevano per lei: una destra, una mancina, due incapaci di tracciare una linea dritta. I fratelli avevano scritto, e non avrebbe fatto ritorno a casa per le vacanze natalizie: loro non ci sarebbero stati. Troppo impegnati in una caccia sulle montagne del nord Europa, a caccia di chissà qualche bestia di cui non avevano parlato. Un segreto tra uomini, tra adulti, di cui la piccola Muriel non doveva venire a conoscenza. Li odiava, e con l'astio nel corpo ed il silenzio a cucirle le labbra era discesa fuori del castello, aveva percorso la stradina lastricata e soffiando a chiunque le bloccasse la strada s'era ritrovata a raggiungere le serre troppo velocemente. Si sentiva soffocare, ma era troppo sveglia, troppo carica di adrenalina, per non essere presente. Forse quel giorno avrebbe imparato qualcosa, giacché l'ultima cosa che ricordava di aver fatto era invasare una mandragola tempo prima. Salve. Sentenziò, lanciando una rapida occhiata all'insegnante e, varcato l'ingresso della serra trovò posto tra le prime file: non aveva voglia di dormire, non poteva farlo sempre, nascondendosi dietro le spalle di uno tra i grossi giocatori di quidditch del suo anno. Poco più in là, una fila avanti alla sua, la testa di Shane Howe attirò la sua attenzione per un momento, prima che gli occhi virassero verso le vetrate che da sempre la distraevano. Muriel volse lo sguardo, lasciando che il cielo vi si riflettesse pacato e punteggiato di piccoli astri solitari. Pochi, come una spruzzata di lentiggini sul volto di una giovane. Non sul suo, comunque.


    « soffiano venti selvaggi dentro di te »

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  11. Jack‚ beautiful liar.
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    Detesta essere chiamato Jack da persone che conosce poco.
    Non toccategli sua sorella Jericho.
    Abbonato alla sala torture con entrata gratuita e trattamenti speciali.
    Gli piace molto fare festa perciò... #PARTYHARD
    State attenti a quello che dite, a come vi muovete, lui nota ogni cosa.
    abbigliamento / fotoVeste quasi sempre sportivo quando non ha addosso la divisa scolastica, ogni tanto gli piace pure vestirsi elegante per fare colpo ma soprattutto per farsi quattro risate con gli amici.



    KILLIAN JACK HADES
    LIAR ⋆ 16 ⋆ Purosangue ⋆ Neutrale ⋆ single ⋆
    Quel giorno era stato un disastro… da quando la mattina aveva ricevuto la lettera di sua madre Jack stava letteralmente impazzendo, aveva svuotato Hogwarts, aveva cercato in ogni nascondiglio, in ogni aula, supervisionato ogni singola mattonella, ma nessuna traccia di sua sorella. Da solo, si avete capito bene, da solo si era incamminato per i cortili della scuola fino a giungere il lago nero, solamente quando l’acqua gelata specchiò il suo volto preoccupato il ragazzo si mise a ragionare… si sedette su un masso ruvido lasciando le gambe penzolare “forse Jericho non vuole essere trovata…. Dannazione ma perché mai dovrebbe nascondersi? E se le è successo qualcosa?E se è stata rapita? Se si è unita ai ribelli?”
    Scagliò una pietra con forza a contatto con l’acqua questa emise un piccolo boato ed una serie di zampilli, poi si inabissò… “Devo parlare con Stiles! Non posso continuare a farmi tutte questi problemi mentali, da solo impazzirò e non riuscirò a combinare nulla!” pensò poi mentre udì l’orologio della torre suonare… “Merda la lezione!” esclamò saltando giù dal masso e mettendosi a correre come un’idiota verso la scuola, si era completamente dimenticato della lezione di Erbologia!

    “Jack e il difficile rapporto con l’erbologia” potrebbe essere stato un ottimo titolo per un libro, il giovane non poteva dire di odiare la sua insegnante, era una donna severa ma giusta ed anche piuttosto bella per la sua età… Il problema era proprio l’erbologia in se, la materia. Non avrebbe mai coltivato piante strane che rischiavano di ucciderti con il loro canto o creato terricci umidicci pieni di vermi… insomma non ci si vedeva proprio in una serra circondato da libri dalla copertina verde che non si distinguevano tra le foglie ed i vasi di qualsiasi forma e dimensione…. NO. Questa materia non l’aveva mai appassionato, la studiava per obbligo, spesso ci impiegava più tempo a capire erbologia che a fare un tema sulla storia della magia ma tutto sommato non era mai andato male nemmeno in quella materia.
    Attraversata appunto la serra finalmente Jack varcò la porta della classe, i suoi compagni già tutti li e la prof comodamente seduta alla cattedra con di fianco una pianta stramba… tanto per cambiare! Notò sospirando di essere l’unico corvonero presente, poco male in verità socializzava molto di più con i compagni delle altre casate perché a differenza del “corvonero medio” lui era un vero e proprio casinista. Notò anche che il posto in cui voleva sedersi per riuscire a parlare con Stiles di quel che era successo era già stato occupato da Niahm una grifondoro simpatica ma che in quel momento avrebbe voluto veramente uccidere… lui DOVEVA parlare con Stiles altrimenti impazziva!
    “Buongiorno professoressa Lagrange” disse Jack mentre passava tra le fila di banchi rivolgendo un sorriso e mezzo inchino a Hope la prefetta dei tassorosso e battendo una mano sulla spalla di Stiles sussurrando un “Ciao…” strozzato. Con il solito portamento sciolto si andò a sedere vicino ad Arthea, non aveva mai scambiato molte parole con la grifa ma dopotutto gli stava simpatica anche se in quel momento lei non aveva la più pallida idea di cosa lui stesse realmente pensando… Come sempre Jack sorrideva a destra e a manca salutando un po’ tutti ma il suo sguardo che ogni tanto si posava su Stiles lo tradiva… “Maledizione Andrew ti devo parlare…” pensò sbuffando mentre si apprestava a tirare fuori penna, calamaio e pergamene… sperava che quella lezione finisse al più presto… non avrebbe mai fatto il fioraio.


    «Solamente quando le cose ci vengono tolte scopriamo il loro vero valore»

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  12. kick their ass‚ megs!
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    Compirà 17 anni il 16 Dicembre.
    Si è trasferita in Inghilterra per Liam Callaway, suo fratellastro, e per farlo è scappata di casa.
    Ancora oggi sente un vuoto ogni volta che pensa a suo fratello Paul, suicidatosi quando era bambina. Quando chiude gli occhi, allle volte, le sembra ancora di riuscire a vederlo.
    Ha pochi amici, e con loro non si mostra mai affettuosa.
    Lavora al Lilum come spogliarellista e, nel frattempo, segue lo stage al San Mungo. Dopo Hogwarts vorrebbe specializzarsi in psicomagia.
    abbigliamento / foto Attualmente indossa la divisa di Hogwarts: una gonna a balze scozzese, forse fin troppo corta, le calze color carne a cui ha aggiunto delle parigine che le arrivano alla coscia, la camcia bianca, la cravatta ed il maglioncino verde-argento.



    Megan Lynn
    sheet ⋆ 16 ⋆ half-blood ⋆ deatheater ⋆ Studente ⋆
    Megan Lynn disegnò con il braccio dentro un arco, gli occhi concentrati sul suo obbiettivo e la mano ben stretta sull’elsa della leggera spada che aveva scelto, e tranciò di netto la mano del manichino che si trovava a pochi metri da lei. Rimase ferma, ancora in posizione, il respiro pesante e i capelli attaccati alla nuca dal sudore e rivolse alla mano del manichino uno sguardo pieno d’odio. Aveva mirato alla spalla, lei, ma il bastardo aveva deciso di scattare all'indietro proprio mentre lei fendeva l’aria. Odiava i nuovi manichini che il preside Leroy aveva messo a disposizione della scuola. Odiava il fatto che potessero muoversi. Odiava vedere Ethienne Leroy dirigere Hogwarts al posto di Liam, ecco la verità. Liam, che tutti credevano morto. Liam, che invece non era mai stato così vivo, il cui cuore continuava a battere giorno dopo giorno spinto da un’ardente voglia di vendetta. E giorno dopo giorno Megan vegliava su di lui, trovando mille scuse. Perchè aveva imparato che dimostrare amore significava rendersi vulnerabile. Perchè aveva imparato che amare significava soffrire, e lei non avrebbe mai voluto far soffrire Liam, lei non avrebbe mai voluto far soffrire nessuno.
    Strinse la presa sulla spada e si preparò ad attaccare nuovamente. Il manichino si avvicinò a lei velocemente, tentando un affondo al suo collo che la rossa parò con destrezza, rispondendo con una stoccata in pieno petto che, anche questa volta, non centrò il bersaglio desiderato, riuscendo solo a lacerare la finta pelle del suo finto avversario. «Maledizione!» Urlò, lanciando con forza la spada, che cadde fragorosamente a qualche metro di distanza. Si lasciò cadere contro il freddo muro dell’armeria e il contatto con la pelle sudata le provocò mille brividi. Da quando si era risvegliata al San Mungo dopo la missione suicida in cui si erano infiltrati lei e Shane, qualcosa in lei era cambiato irrimediabilmente. Non erano stati gli sguardi freddi di Liam, quelli le avevano invece scaldato il cuore in una maniera che mai si sarebbe aspettata di provare nuovamente. Non era stato il dolore, e nemmeno le urla che ogni notte la svegliavano in preda agli incubi. Non era stata la paura di morire, perchè sapeva che quando sarebbe morta sarebbe potuta tornare fra le braccia di Paul, rivedere il suo sorriso e sentire nuovamente la sua voce. In parte era stata la paura che aveva provato al pensiero che Liam e Shane potessero morire, ma vederli riprendersi giorno dopo giorni le aveva fatto passare l’ansia, anche se continuava a tenerli d’occhio. Era cambiata, e ciò che temeva era che quel cambiamento potesse essere permanente. Si portò la mano destra a pochi centimetri dal volto stanco, di un colore quasi cadaverico, su cui spiccavano le occhiaie violacee, e la osservò con fare clinico. Rimase immobile per qualche secondo, poi le sue dita si contrassero e la mano incominciò a tremare senza che lei riuscisse a controllarla. Si morse forte l’interno delle guance, e strinse entrambe la mani a pugno talmente forte che quando, pochi minuti dopo distese nuovamente le dita, sul palmo le erano rimaste delle mezzelune da cui usciva qualche goccia di sangue. Eppure, non le faceva per nulla male. Era caduta così tante volte, ed altrettante aveva lottato per rialzarsi, che oramai erano poche le cose che la facevano ancora soffrire. Non la faceva più soffrire Jason, con le sue torture sempre più fantasiose -anche se da qualche tempo sembrava avere la testa altrove, anche durante i loro incontri-. Non la facevano più soffrire le occhiate fredde e gli insulti di chi la riteneva inferiore perchè era una sanguesporco, di chi la giudicava per il suo lavoro o per la sua reputazione.
    Si alzò, guardò male per un’ultima volta il manichino che la fissava a sua volta con lo sguardo vitreo. Gli fece un gestaccio con la mano, sentendosi incredibilmente stupida e poi, stando ben attenta a passare inosservata, si diresse verso il bagno dei prefetti. Ottenere la parola d’ordine per accederci non era stato semplice, ma grazie ad una ragazza di corvonero era riuscita a trovare la persona giusta con cui andare a letto e, dopo qualche moina, lui le aveva rivelato il segreto.
    Si lasciò scivolare lentamente dentro l’acqua bollente, la schiuma che abbracciava lentamente il suo corpo facendole il solletico. Un’ora dopo, Megan mise il naso fuori dalla porta e, controllando che il corridoio fosse libero, corse verso al sala comune dove sostituì la tuta da allenamento con la divisa di serpeverde. A breve sarebbe incominciata la lezione di Erbologia, e prima voleva fare una passeggiata nel parco. Mentre varcava il portone che accedeva al giardino interno per un attimo si domandò dove fosse Shane. L’aveva visto di sfuggita quella mattina, e poi non l’aveva più incontrato. Scrollò le spalle, stringendosi meglio la sciarpa verde argento attorno al collo. Non le dispiaceva passare il tempo con lui, ma in quel momento la sua assenza la rendeva più tranquilla, perchè Shane sapeva. Sapeva che la sua mano aveva qualcosa che non andava, ma non aveva ancora avuto il coraggio di dirgli che non era guarita del tutto.
    Passò sotto le arcate del giardino interno, immettendosi poi nel parco. La notte prima aveva nevicato copiosamente ed ora tutto era ricoperto da un soffice strato bianco luminoso che rendeva il paesaggio ancora più bello. Ancora più simile a quello delle fiabe che sua madre le leggeva da piccola.
    Si fermò a pochi passi dalla riva del lago, adesso ghiacciato, e si sporse fino a specchiarsi sulla sua superficie. Osservò gli occhi verdi che fissavano di rimando, con durezza. Osservò la carnagione chiara resa ancora più bianca dal ghiaccio, i capelli -lasciati sciolti sulle spalle- simili a fuoco che le contornavano il volto. Osservò il segno rosso, la piccola cicatrice sulla guancia che le ricordava ogni giorno chi fosse Jason Maddox. Osservò il proprio riflesso, e si rese conto di non riconoscersi. Deglutii, distolse lo sguardo. Si voltò e scappò via dal riflesso di quella ragazza dai capelli rossi, troppo matura per essere lei.
    Arrivò alla serra pochi minuti prima dell’inizio della lezione. La classe era già quasi al completo, ma Megan non degnò nessuno di un saluto particolare, accennando solo un «buongiorno» alla professoressa. Andò a sedersi nelle ultime file, lontano dagli altri, e lasciò cadere la borsa sul banco accanto al suo come per rendere chiaro a tutti che non avrebbe voluto nessuno al suo fianco, poi lasciò vagare lo sguardo fuori dalla serra, le domande che le affollavano la testa.


    « Il problema di Peter Pan ragazzo, è che è un vigliacco. Ha avuto l'occasione della sua vita e l'ha sprecata, scappando di nuovo sull'isola che non c'è. »

    schema role © psìche

     
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  13. James Larrington
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    Mangiamorte• ETA':17• Grifondoro
    James Larrington
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    « Cause I'm bad»
    Contò fino a mille quella notte.
    Poi fino a diecimila.
    Poi centomila.
    Infine un milione.
    E quanto ebbe terminato la conta era ormai troppo tardi, il sole si era già alzato, le finestre erano giù state spalancate da quegli stupidi Grifondoro, non esisteva una casata peggiore in cui poteva capitare, il sole era già penetrato, invadente ed indesiderato, bruciandogli le iridi degli occhi, riscaldandogli piacevolmente il corpo, ma nessuno gliel'aveva chiesto, quel giorno poteva anche farsi gli affaracci suoi e restare lì dov'era.
    Non aveva ancora finito, anzi, non aveva ancora iniziato la sua pausa notturna, e invece, inopportuno, si impicciò, con quel gelido tepore che gli impediva di rimanere ancora lì dov'era, avrebbe voluto dormire, chiudere gli occhi e riposarsi finalmente, ma niente.
    A volte voleva essere un totale idiota come un suo compagno, almeno immaginava che non avessero troppi problemi, in fondo cosa dovevano fare di così pericoloso? Svegliarsi, andare a lezione, studiare, dormire, magari una merenda ogni tanto, e poi trovarsi un migliore amico! Si! Era quello che li rendeva felici.
    Patetico, gli avrebbe presi a testate, mugugnò stringendo i denti il più possibile:-Adesso li ammazzo..-, ma doveva calmarsi, mantenere a freno le sue fobie, anche perché non c'era via di scampo, prima o poi le idiozie arrivavano ed allora era lui a divertirsi.
    Almeno si era alzato in un orario decente per avere il tempo di prepararsi per la lezione.
    Erbologia, materia che poco gli interessava, almeno era l'insegnante a spingerlo a frequentarla, la Lagrange, era un simbolo, un simbolo di potere e di forza, una delle fautrici del loro mondo, se adesso infatti c'era un po' di rispetto, se qualcuno aveva paura per le sue azioni e ci pensava almeno tre volte prima di eseguirle, era anche grazie a lei.
    Si alzò dal letto cercando di non dare pugni a destra e a manca come avrebbe tanto voluto fare e cercando di non usare il bagno come possibile scena del crimine, ma normalmente, per vestirsi con la sua divisa da Grifondoro.
    Uno studente modello, in fondo, i professori erano severi, non poteva mica presentarsi come uno straccione o senza uniforme, non che gli interessasse per i punti in meno che avrebbe ricevuto la sua Casata, ma per un fatto personale, ci teneva a passare quegli anni ad Hogwarts, prima ne usciva fuori e prima poteva goderne i benefici.
    Fece colazione masticando distrattamente quello che c'era in Sala Grande e sorseggiando un succo di zucca, poi, cercando di non incontrare gli sguardi di ogni altro individuo che gironzolava in quella stanza decise di andare a lezione.
    La Lagrange avrebbe tenuto la lezione nelle serre dedicate alla sua materia, e per raggiungerle bisogna uscire dalle mura e sorpassare parte del cortile, almeno avrebbe assaporato dell'aria fresca.
    Scese le scale in fretta, scostando, senza problemi tutti gli impediti e gli ancora addormentati che gli intralciavano il cammino.
    Superò l'ampio portone e fu fuori.
    Respirò a fondo e poi, per rendere anche più piacevole il suo cammino accese una sigaretta, di solito non era concesso, ma nessuno lo vedeva, e poi era difficile che in sala torture ci finisse proprio il torturatore.
    Spense la cicca lontano dalle serre e poi, temendo il ritardo, affrettò il passo per raggiungerle in tempo.
    Entrò e si presentò alla donna con un leggero inchino e con un deciso:-Buongiorno-, un inchino decisamente sentito, tutte le ragioni per idolatrarla erano giuste.
    Con il suo solito passo, ignorò tutti gli studenti presenti e andò a sedersi in un banco abbastanza in fondo, dietro di lei c'era Arthea Williams, una Grifondoro alla quale non mancava mai di esprimere il suo disprezzo a lezione, la guardò infatti con occhi socchiusi e storcendo leggermente la bocca.
    Era quasi un rituale ormai.
    Attese pazientemente che la lezione iniziasse e che magari qualche idiota si sedesse affianco a lui.
    winston,©
     
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  14. Lagrange.
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    Edith Lagrange
    ❝ A thousand armies couldn't keep me out. ❞


    La classe, lentamente ma con una certa inesorabilità, si stava riempiendo. Aveva solo una regola: chi voleva presenziare alla lezione sarebbe dovuto giungere in classe per tempo. I ritardatari avrebbero trovato la porta chiusa, a mo’ di tacito invito a ritornare nelle proprie Sale Comuni. Edith Lagrange contava sui polpastrelli il trascorrere del tempo e, tra impegni lavorativi e personali, non poteva permettersi alcuna sosta per i comodi altrui. Per tutto il resto, gli studenti, sapendo che questi non possedevano più alcuna conoscenza delle basilari norme del rispetto, potevano comportasi come più preferivano. Non si era scomposta quando qualcuno dei suoi scolari l’aveva salutata con un cenno della testa, come fosse un moscerino da scacciare con il naso, né dinnanzi alla poco rincuorante costatazione che alcuni di loro non erano neppure capaci di indossare correttamente la propria divisa. Del resto, essere a conoscenza di dove andassero posizionati tutti i vari vestiti non era cosa da poco.
    Attese pacatamente, in silenzio, spegnendo la propria sigaretta nel posacenere, una volta terminata, e sedendosi sul piano massiccio della scrivania. Le gambe accavallate con modesta decenza, richiesta ad una donna della sua età, e le mani intrecciate poco oltre le ginocchia, dove terminava il tessuto del suo abito. Scrutò con attenzione gli studenti, senza dare modo a nessuno di sentirsi osservato, cambiando rapidamente il soggetto a cui stava prestando attenzione. Quando l’eco dell’oggetto posto sulla sommità della Torre dell’orologio la informò che era giunto il momento di cominciare la lezione, scese dalla scrivania, con un saltello di appena una decina di centimetri e, con passo sicuro, si diresse verso la porta d’ingresso. Nel silenzio, il rumore dei suoi passi rimbombò contro i vetri e le pareti.
    Fiancheggiando una delle due file, giunse dinnanzi ad un ragazzo dai capelli d’un rosso acceso, che aveva già visto altrove. Constatando che il colore delle sue gote era pari, per intensità, a quello della chioma, si sentì in dovere d’accertarsi della condizione fisica del giovane Gryffindor. Non era quella esattamente la lezione migliore a cui presentarsi fisicamente compromessi. «Sta bene, Wayne?» gli domandò, posandogli istintivamente il dorso di due dita contro la guancia. Non gli parve di sentire il calore tipico di chi è febbricitante, ma attese che questo le rispondesse per assicurarsene. Se fosse stato malato, lo avrebbe immediatamente spedito da Rosier in infermeria. La serra, quella sera, non era sicuramente il luogo adatto a lui. Chiusa rapidamente la conversazione, la Lagrange arrivò spedita alla porta e, con un movimento rapido della mano, fece fare un giro completo alla chiave, così che nessuno potesse disturbarli.
    Fatto ciò, riprese la strada verso la cattedra.
    «Prima di cominciare la lezione, ho alcuni compiti da consegnare» esordì, con voce sicura. Non ritenne necessario presentarsi, come molti suoi colleghi, forse per una qualche forme di egocentrismo, solevano fare. Probabilmente, tutti la conoscevano almeno di fama e, nel caso non fosse stato così, l’unica cosa che realmente aveva valore era che loro erano lì presenti e che, quindi, sapevano che di lì a poco sarebbe iniziata una lezione di Erbologia. «Come immagino saprete, erano facoltativi e su base volontaria. Ovviamente, come da previsione, in pochi si sono prodigati in questa iniziativa» riprese poco dopo, prendendo un plico di fogli e stringendoselo al petto con il braccio sinistro «Con costoro mi complimento e spero che anche gli altri, in futuro, seguiranno l’esempio».
    Conclusa quella frase, lesse il primo nome e, immediatamente, senza neppure aver bisogno di cercarlo, si diresse verso Andrew Stilinsky. Non riguardò il foglio in cerca di qualche informazione su cui costruire un discorso, sapeva già anche cosa doveva dirgli.
    «Un buon compito, Stiles» cominciò, guardandolo dritto negli occhi «Certamente approfondito e frutto di una ricerca personale che va oltre al semplice manuale. Purtroppo, poco coeso e omogeneo, per questo dispersivo. Avrei preferito un testo più sintetico, ma meglio strutturato. Organico». Non disse quelle parole con cattiveria, anzi. Il suo tono era pacato e, in qualche modo, complice. «Capita a tutti di avere una giornata no, ma non accetterò di nuovo un elaborato su cui mi sia impossibile apporre un Eccellente», proseguì, puntandolo con il dito «Non dopo aver sentito tutte le lodi che i miei colleghi, Sales per primo, hanno tessuto su di te». Gli porse il compito, su cui, comunque, svettava una O rossa. Un buon risultato, anche se un “oltre ogni previsione” era un controsenso con quanto appena detto. «Esigo il massimo» proseguì, rivolgendosi solo all’inizio a Stiles e inglobando, nella conclusione, tutti i presenti.
    Sapeva perfettamente quanto la sua materia fosse sottovalutata e, in fin dei conti, era lì per convincerli del contrario. Sbirciò l’appellativo successivo. Una recente scoperta, per lei, tra gli Slytherin.
    «Axel Van Sjöberg» lo chiamò ad alta voce, raggiungendolo nella posizione in cui lo aveva visto sedersi, prima, mentre osservava la classe. Si inserì tra lui e la sua compagna, dando per un attimo le spalle alla bancata dietro, ma, accorgendosene, mosse un altro passo, facendo attenzione a non pestare gli oggetti dei ragazzi, e si appoggiò al muro. Il suo sguardo, nel farlo, cadde su quel foglietto, oramai stropicciato, che il giovane aveva riletto più volte, in maniera quasi compulsiva, da quando era entrato in quella classe. Un elenco di cocktail di una nota discoteca di Hogsmeade. Non che la frequentasse, nel suo rarissimo tempo libero, ma l’aveva più volte sentita nominare. Del resto, anche lei aveva dei nipoti e dei colleghi più giovani. E conoscenze in tutta l’Inghilterra Magica.
    «Eccellente. Puntiglioso, preciso, esaustivo. Davvero un buon lavoro, Axel» poggiandogli una mano sulla spalla, da destra gli fece scivolare davanti al viso il foglio, su cui aveva apposto una nota breve nota di merito. Strinse leggermente la presa sul corpo del ragazzo, senza imporvi reale forza. «E visto che sono qui» proseguì, cominciando a sfogliare i documenti che aveva tra le mani fino a trovare quello di Muriel Blackwell, la vicina del ragazzo. «Ecco il suo compito».
    Con cautela, evitando di inciampare, uscì dalla strettoia e si avvicinò alla ragazza dalla navata centrale che divideva le due colonne di banchi. «L’unico problema del suo testo è che affronta lo stesso argomento del suo compagno. Un lavoro veramente di ottima fattura, che però deve scontrarsi con quello pressoché perfetto del suo vicino. Nonostante ciò, sicuramente un elaborato d’eccellenza».
    Consegnati altri testi meno riusciti, si tenne per ultimo chi più l’aveva sorpresa.
    Un solo trattato tra le dita della mano sinistra. «Shane Howe» disse scandendo bene il nome del rosso che già in passato aveva incrociato la sua strada, portandole diverse rogne «Il tuo compito è il migliore in assoluto. Non ho veramente nulla da dire». Lentamente, si passò una mano tra i capelli biondi. «Oggi sarà il mio assistente, si sieda pure alla cattedra» continuò, indicandogli quella che solitamente era la sua sedia con pregiata imbottitura di velluto blu «Là mi sarà più utile. Io resterò in piedi». Attese che il ragazzo recuperasse i propri oggetti e si alzasse, intercettandolo solamente un istante per consigliarli, con un sussurro, di tenersi a distanza dalla pianta. Dopo di che, la lezione ebbe inizio.

    «Si definiscono “piante” gli organismi autotrofi pluricellulari e quelli autotrofi unicellulari eucarioti» riprese, dopo una pausa brevissima «Questa informazione basilare spero sia marchiata a fuoco nelle vostre mente almeno dal primo anno di studi di Erbologia».
    Senza muovere un dito, o agitare la bacchetta, sull’ampia lavagna un gessetto bianco cominciò a tracciare la definizione da lei appena annunciata. Dando le spalle solamente a Shane, che riteneva abbastanza preparato da non dover ripassare quelle nozioni, squadrava con attenzione i suoi interlocutori, in cerca di un qualsiasi cedimento che le svelasse qualche carenza in quell’ambito. Qualcuno vi fu.
    «Sulla base di questo enunciato che identifica chiaramente l’oggetto della nostra ricerca, per secoli gli studiosi, Babbani e Magici, hanno tentato di classificare la varietà che il nostro pianeta ci offre» sorrise, d’un moto quasi di rassegnazione «Del resto, il catalogare è insito nella natura dell’uomo. Porre un’etichetta, iscrivere un’essenza in un cerchio ben delineato ci dona la fallace sensazione di essere al sicuro. Ciò che ci sfugge, ci spaventa. Il moto stesso degli uomini, l’agire, è generato dal timore dell’ignoto, perché ciò che conosciamo, o crediamo di farlo, diviene per noi immediatamente usuale. Famigliare. E sbagliamo, perché se ci concediamo per un solo attimo la tregua, l’abbandono della ricerca, l’inesplorato ci inghiotte». Non gesticolò, le sue mani rimasero ferme davanti ai fianchi, intrecciate. Per un attimo, le parve d’essere ad una delle sedute del consiglio. Tuttavia non era così. Fu con quella convinzione, che sciolse le mani e, voltandosi parzialmente, indicò con la mano destra la lavagna.
    «Oggi, le piante Babbane e quelle Magiche vengono suddivise in famiglie, identificate da nomi latini. In questo modo, di esse è possibile individuare la specie. Il mondo magico, però, non si è potuto accontentare di questo» spiegò, guardando i suoi studenti, mentre il gessetto schematizzava ciò che stava dicendo «Vi sono due problematiche principali, inerenti alle piante, che un Non Magico, in seguito alla decisione del 1692 di nascondere creature e piante magici ai Babbani, non affronterà mai nel corso della sua vita» rallentò così da poter permettere a chi la stava seguendo di prendere appunti chiari ed ordinati «La prima è la pericolosità: una pianta Babbana, infatti, può risultare tossica, o velenosa a livello mortale, ma è necessario, per correre un vero rischio, far entrare in circolo nel proprio organismo elementi del vegetale stesso. Spore, linfa, frutti. Il consumo dell’arbusto sbagliato, o una buona dose di sfortuna, può essere fonte di morte. Nel mondo della magia, le cose non sono così semplici» guardò negli occhi una ragazza Slytherin, piuttosto lontana da dove si trovava, riflettendo se farle o meno una domanda «Esistono piante capaci di uccidervi, semplicemente inciampando in esse, come per esempio il Tranello del Diavolo. L’Amplexus Inferorum, infatti, può stritolare fino alla morte. Per questo motivo, è risultato necessario, su forte sollecitazione dell’erbologo Reiner Herst, ampliare la classificazione delle Creature Magiche anche alle Piante Magiche». Sulla lavagna comparì una rapida suddivisione: X irrilevante, XX non pericoloso, XXX rischioso, XXXX potenzialmente mortifero, XXXXX trucidamaghi – richiede approfondite conoscenze dell’Erbologia. «L'esempio appena citato, è attualmente ritenuto “rischioso”» riferì, informando chi gli stava dinnanzi di modo che questi potessero fare le opportune stime.
    Si mosse di due passi innanzi, guardando ora apertamente la lavagna. Le mani si spostarono dietro la schiena. «La seconda questione verte su un problema che ha solide radici nella etica e riguarda “l’umanità dei vegetali”. Esistono piante, infatti, come gli Ent, capaci non solo di parlare, ma anche di formulare pensieri e di custodire una straordinaria saggezza. Eppure, sono “solo” piante. All’epoca della suddivisione, ad opera del ministero, delle creature in Esseri, Animali e Spiriti, tutto ciò che riguarda l’Erbologia non fu preso in analisi» si schiarì la voce «Fu un errore gravissimo. Oggi, il danno è stato riparato parzialmente, poiché esiste una classificazione, non ancora ufficializzata a livello mondiale, che vi pone rimedio. Le piante sono state suddivise in tre categorie: incoscienti, per i vegetali che agiscono in maniera totalmente automatica e rifacendosi solo alla loro natura, senzienti, per quelle piante che hanno facoltà di pensiero e parola, e i semicoscienti, dove vi sono elementi di entrambe le forme precedenti».
    La lavagna, ora, era ricolma di informazioni, scritte in una calligrafia elegante e leggibile, leggermente inclinata, ma dai movimenti fluenti e non spigolosi. Era quella di Edith.
    «Considerando che li ho citati, c’è qualcuno, tra chi non ha scritto alcun trattato, che si sente di approfondire la questione degli Ent?» domandò, guardandosi attorno.

    64 - Teacher - Unfathomable - scheda ()




    CODICE ROLE SCHEME © dominionpf


    Prima di buttarci a capofitto nella parte mortale complessa della lezione, ho deciso di dare la possibilità a chi non ha fatto i compiti di procacciare ancora qualche punto per la propria casa. ATTENZIONE: una sola domanda, una sola risposta. Il primo che posta con la soluzione - ricordo che sono esclusi Stiles, Shane, Muriel e Axel - prende i punti, fino ad un massimo di 25, come per i trattati per casa. Chi primo arriva meglio alloggia. Non vi do un tempo massimo, perchè spero che la competizione vi porti a sbrigarvi. Nel caso non succeda così, sappiate che perderete tempo per il seguito e che questo potrebbe esservi fatale. #labuttolì
    Trattatisti, i punti vi verranno assegnati a fine lezione, ma intanto i voti sono:
    Stiles: Oltre ogni previsione
    Muriel: Eccezionale -
    Shane: Eccezionale
    Axel: Eccezionale
     
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  15. kick their ass‚ megs!
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    Compirà 17 anni il 16 Dicembre.
    Si è trasferita in Inghilterra per Liam Callaway, suo fratellastro, e per farlo è scappata di casa.
    Ancora oggi sente un vuoto ogni volta che pensa a suo fratello Paul, suicidatosi quando era bambina. Quando chiude gli occhi, allle volte, le sembra ancora di riuscire a vederlo.
    Ha pochi amici, e con loro non si mostra mai affettuosa.
    Lavora al Lilum come spogliarellista e, nel frattempo, segue lo stage al San Mungo. Dopo Hogwarts vorrebbe specializzarsi in psicomagia.
    abbigliamento / foto Attualmente indossa la divisa di Hogwarts: una gonna a balze scozzese, forse fin troppo corta, le calze color carne a cui ha aggiunto delle parigine che le arrivano alla coscia, la camcia bianca, la cravatta ed il maglioncino verde-argento.



    Megan Lynn
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    La lezione iniziò pochi minuti dopo che Megan fu entrata in classe, e la voce calma della professoressa riscosse la rossa dai suoi pensieri. Osservò la Lagrange distribuire i compiti facoltativi che lei non aveva fatto, troppo impegnata ad allenarsi per concentrarsi su altro, e con orgoglio nascose un sorriso quando Shane venne nominato il migliore. Lo osservò prendere le sue cose e spostarsi alla cattedra e solo allora si permise di alzare il suo sguardo su di lui, rivolgendogli un breve cenno. Non l’aveva salutato quando era entrata in classe, e subito se ne era pentita. Shane era uno dei pochi amici che era riuscita a farsi in Inghilterra eppure continuava a trattarlo al pari di una cacca di cane, e facendo così avrebbe finito per allontanarlo. Si morse leggermente il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo dal suo amico e portandolo sul foglio, dove si accorse di aver già preso qualche appunto. La professoressa aveva infatti iniziato a spiegare e meccanicamente lei aveva preso appunti. Smettila, si disse, e vedi di guadagnare qualche punto o è la volta buona che Shane ti mangia per cena.
    Seguii con attenzione il resto della spiegazione, appuntando sulla pergamena i concetti più importanti, e quando la professoressa fece la domanda non riuscì ad impedirsi di sorridere. Aveva studiato gli Ent alla scuola di Salem, e ancora si ricordava bene la lezione, poichè l’aveva interessata particolarmente. Prima che se rendesse conto si accorse che la sua mano era alzata, e la professoressa le diede la parole. Megan fece un colpo di tosse, poi iniziò a snocciolare ciò che sapeva.
    «Gli Ent sono una razza vegetale antichissima, ma ancora oggi la loro origine è contornata da un alone di mistero. Negli ultimi anni le diverse teorie sulla nascita degli Ent sono state studiate con occhio più critico da diversi scienziati e al giorno d’oggi ci sono arrivate tre teorie che potrebbero spiegare la presenza su questo mondo di una razza così particolare. La prima, ad opera di Matt Chamberlain fa risalire la nascita degli Ent all’epoca di Merlino. Secondo lo scienziato fu infatti il più grande mago della storia a donare ad un gruppo di semplici alberi un’anima, un cervello e le fattezze così simili a quelle umane che fanno degli Ent la razza che conosciamo oggi, con lo scopo di creare un piccolo esercito che fosse in grado di proteggere i villeggi magici dagli invasori nemici e infatti ancora oggi gli Ent sono considerati i protettori della razza magica. La seconda teoria che gli studiosi hanno preso in esame è quella di Harold Fitzpatrick secondo cui la nascita degli Ent risale circa all’epoca dei Druidi, durante la quale era usanza seppellire i morti nella grande foresta di Arngorn (dove tutt’oggi gli Ent hanno la loro più grande comunità). Così come Chamberlain anche Fitzpatrick riconosce nella nascita degli Ent una componente magica, ma al contrario del collega egli sostiene che gli Ent abbiano assorbito la componente magica, l’anima e la conoscenza dei maghi e delle streghe seppelliti sotto le loro radici, diventando con il passare degli anni e dei secolo la razza che oggi conosciamo. Ma è la terza teoria, quella che secondo gli studiosi si avvicina di più alla realtà, la teoria di Mary Rogers-Rutherford la quale riconduce la nascita degli Ent alla nascita del mondo stesso. Secondo la scienziata gli Ent nacquero insieme alle prima forme di vita sulla terra, con lo scopo di proteggere ciò che cresceva attorno a loro e come ogni essere vivente si sono evoluti nel corso delle ere e dei secoli ampliando la loro conoscenza, il loro sapere.» Fece una pausa, e alzò gli angoli delle labbra in un mezzo sorriso. Trovava affascinante il fatto che ci fossero diverse teorie sulla nascita di una razza così importante, poichè significava che gli Ent non avevano mai rivelato la loro origine a nessun uomo. Si schiarì la voce e riprese «A differenza della maggior parte delle piante da noi conosciute e studiare gli Ent hanno alcune fattezze fisiche di Esseri, Animali e Spiriti. Sono dotati di occhi, bocca e grossi rami simili ad arti che permettono loro di spostarsi. Come lei stessa ha sottolineato, gli Ent sono vegetali con un’umanità sconvolgente, forse anche più presente rispetto ad altre creature senzienti. Oltre a muoversi, sono capaci di formulare pensieri e di parlare. Il termine Ent, con cui queste creature indicano loro stesse, in Ardamaico -la lingua natia della razza- significa infatti ‘saggio’ ma tale parola esiste anche nella lingua degli uomini, con il significato di ‘gigante’. Fu Christof VanChruscev a coniare questo termine la prima volta che, durante uno dei suoi numerosi viaggio in giro per il mondo, incontrò un Ent. A VanChruscev va inoltre attribuito il merito di essere stato il primo ad insegnare agli Ent la lingua degli uomini, permettendo così alle due razze di entrare in contatto ed iniziare a collaborare. Ma la collaborazione ebbe vita breve, sia a causa della diffidenza che gli uomini covavano nei confronti di quella razza così eterea, saggia e superiore alla loro sia a causa della natura pacifica degli Ent che li portò ad avvicinarsi alla razza da sempre nemica dei maghi: i Goblin, che con l’arte dell’inganno in cui, come sappiamo, sono maestri, riuscirono a corrompere gli Ent che non fornirono l’aiuto promesso ai maghi durante quella che viene ricordata come la ‘Rivolta dei Goblin’ nel 1612, sancendo così la sconfitta dei loro alleati. In seguito a quella folle guerra i maghi persero del tutto la loro fiducia negli Ent e, un po’ per vendetta, un po’ per paura, li confinarono nella foresta di Arngorn e li classificarono come semplici vegetali. La guerra provocò dolore anche negli animi degli Ent, che si resero conto di essere caduti in una trappola e di aver causato fin troppe morti e fin troppo male e, per auto-punirsi, smisero di parlare e di muoversi, rispettando in parte il volere degli uomini e confondendosi per quasi mille anni con gli altri vegetali.» Deglutì, stringendo la mano destra a pugno prima che iniziasse a tremare nuovamente. «Negli ultimi ottant’anni però i rapporti fra uomini e Ent si sono nuovamente evoluti, soprattutto grazie all’intervento di quest’ultimi nella durissima, ennesima, guerra contro i Goblin durante la quale gli Ent, resosi finalmente conto dell’errore compiuto in passato, aiutarono il mago Skelton a sconfiggere le creature. L’intervento inaspettato degli Ent risvegliò nei maghi un rinnovato interesse e una nuova, seppur ancora timorosa, stima per quelle creature, alle quali venne finalmente riconosciuta una natura semicosciente. Questo riconoscimento è dovuto soprattutto ai recenti studi sul sistema degli Ent, durante i quali si è scoperto che queste creature vivono seguendo un vero e proprio sistema burocratico. Divisi in caste, che si differenziano una dall’altra dalle diverse caratteristiche ‘fisiche’ dovute alle diverse specie di piante, ogni casta elegge un proprio rappresentante che, quando necessario, partecipa ad una Entconsulta, ovvero una riunione pacifica fra i rappresentanti di tutte le caste durante la quale si decidono le azioni dell’intera razza. Tali riunioni, a cui raramente i maghi vengono invitati a partecipare come osservatori, sono tenute in Ardamaico e possono durare anche centinaia di anni prima che si giunga ad una vera e propria decisione, come testimonia la guerra di cui parlavo prima, vista dagli Ent come opportunità di redenzione nei confronti dei maghi.» Concluso il suo intervento rivolse un mezzo sorriso alla professoressa, e poi una veloce occhiata a Shane, forse in cerca di una rassicurazione, ma subito distolse lo sguardo e lo portò nuovamente sulla pergamena, pronta a prendere nuovamente appunti.


    « Il problema di Peter Pan ragazzo, è che è un vigliacco. Ha avuto l'occasione della sua vita e l'ha sprecata, scappando di nuovo sull'isola che non c'è. »

    schema role © psìche



    Gran parte di quello che c'è scritto è inventato. Ho preso spunto da Tolkien, cambiando la lingua degli Ent da Entese ad Ardamaico (che deriva da Arda, ovvero l'universo dove si svolgono le vicende del Signore degli Anelli) e il nome della foresta da Fangorn ad Arngorn, mantentenendo comunque il termine Entconsulta. Spero di non aver detto troppe stupidaggini ahah
     
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39 replies since 5/12/2014, 18:05   957 views
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