Baby, I'm preying on you tonight.

Hana bi

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    Rea Hamilton
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    Rimase ben più di qualche minuto fuori dalla casa degli Spankman, nell’ombra, a valutare o meno la possibilità di bussare. Una delle rare ed occasionali debolezze della ragazza, era proprio quella famiglia. Si convinceva, ed a volte ne era davvero certa, che sentisse solamente di dover ripagare un debito: l’avevano accolta quando nessun altro l’aveva fatto, quando era troppo piccola per sapere come muovere i primi passi in quel mondo. Quando aveva avuto paura, quando si era persa. La realtà dei fatti, che le pungolava l’animo impedendole di fare quell’unico passo che la separava dalla prima fonte di luce disponibile, era l’affetto. Temeva di essersi affezionata troppo a quella numerosa e chiassosa famiglia. Temeva di non essere più un deterrente per i malintenzionati, quanto mirino per chi volesse arrivare a lei. Chi aveva avuto a che fare con lei, anche solo per una manciata di minuti, sapeva che, in ogni caso, quella strategia non avrebbe avuto alcun effetto. Anche se, in una parte recondita di quella sua esistenza, ella si fosse affezionata a loro, non avrebbe messo a repentaglio la sua vita per salvare la loro. Nonostante tutto quello che avevano fatto per lei. Li avrebbe vendicati, ma non li avrebbe salvati: Rea non era il principe azzurro, era la strega cattiva. Fu quel pensiero a farla retrocedere fino all’angolo più buio, abbastanza lontano perché potesse sparire dai paraggi. Rea Hamilton non c’entrava nulla con la loro vita. Era corrotta, sbagliata, non aveva bisogno di macchiare altre vite all’infuori della sua. Aveva già fatto abbastanza. Si strinse nel lungo cappotto nero, mentre uno sbuffo di vapore usciva regolarmente dalle labbra socchiuse. le feste erano ormai finite, eppure le ghirlande di vischio continuavano a decorare, in maniera davvero seccante, ogni lampione. Si allontanò svelta, irrigidendo la schiena ad ogni rumore: per l’amor del cielo, Hamilton, sei in campagna. Sarà qualche creatura a quattro zampe, hai paura anche di loro, adesso? A testa alta, con le mani in tasca, continuò il suo percorso. Non potersi smaterializzare era davvero snervante, e raggiungere il centro abitato più vicino le permetteva di avere troppo tempo a disposizione per pensare. Non era malinconica, non rimpiangeva la vita che non avrebbe mai potuto avere. Aveva scelto lei quale strada seguire. Il punto era: se fosse tornata indietro, l’avrebbe rifatto? Si interrogava spesso su questa domanda, fantasticando un mondo in cui le Hamilton non erano la regola, ma l’eccezione. In cui una madre non guardava la propria figlia come una sconosciuta, non implorava Dio che morisse nel sonno, non piangeva la sua morte quand’ella era ancora viva e vegeta davanti agli occhi arrossati. Ma loro non la vedevano più, perché Rea aveva cessato di esistere nel momento in cui aveva cominciato a vivere davvero. Aveva vissuto la sua vita cercando di essere quella persona: se loro credevano di doverne avere paura, lei sarebbe stata un pericolo per tutti. E chi, in tutto quello, ci aveva perso, era stata proprio lei. Sorrise a quel pensiero, attingendo all’infinito pozzo di rabbia che covava dentro da quando aveva memoria.
    Avrebbe potuto andare a trovare la sua cara, dolce sorellina. Charlotte Hamilton, la figlia perfetta ed invidiata. Così stupida, per Morgana, da pensare seriamente che andare a cercare Rea fosse una buona idea. Se Rea avesse voluto essere trovata, l’avrebbe fatto nei dodici anni precedenti. Ma questo, la zolletta, non sembrava volerlo concepire. Fece una breve lista mentale delle persone che conosceva: era normale che l’80 % di quelle andasse diretto nella lista dei nemici, o dei conti in sospeso? Doveva esserne orgogliosa. Alla fine era riuscita nel suo intento, doveva bastarle.

    Quando le porte dell’ascensore si aprirono, Rea provò quasi la nausea a rivedere quell’insulso ufficio: quinto piano, babbani. Lavorava con Nathaniel, il che avrebbe anche potuto essere interessante, se solo quel figlio di buona donna non passasse la maggior parte del suo tempo al castello. Merlino, era così difficile capire quanto una ragazza si potesse annoiare, dentro quelle spoglie e tristi mura? Damian era stato un risvolto interessante, ma nemmeno lei aveva tendenze suicide così azzardate da continuare a giocare con la Queen nei paraggi. Stuzzicare Nate era un passatempo accettabile, ma lui non era mai parso particolarmente interessato alla Hamilton: la ragazza aveva solo una risposta a quel, se così poteva essere definito, rifiuto, ma non aveva mai reso partecipe Jack Sparrow della sua idea.
    Ed erano le feste, per il vischio di Salazar, e lei era al lavoro. Non le pagavano nemmeno gli straordinari, quei braccini corti del Ministero. Pensava che Sales ce l’avesse ancora con lei per quella.. scaramuccia al castello, l’anno prima, ma non era mai stata così stupida da andarglielo a chiedere. “Hamilton, ancora qui?” Fece un respiro profondo, ignorando la voce stridula di Gels. Quale fosse il suo nome, era un mistero per tutti; come fosse arrivata a fare la cacciatrice… la squadrò dall’alto in basso, soffermandosi sulla minigonna che, davvero, non era nata per mostrare quella straripante cellulite. Quello non era un mistero. “No” Rispose senza alzare gli occhi ad incontrare i suoi, infilando nella pochette una spada a doppio filo, soppesandola prima sia dalla mano destra che dalla sinistra. Non usciva mai disarmata da quando aveva perso la magia, il pugnale nella guaina assicurata all’avambraccio era diventato ormai un fedele compagno, ma per quella missione in particolare preferiva partire con sè l’artiglieria pesante. Avrebbe mentito, se avesse detto che non moriva dalla voglia di usarla; sarebbe stato una menzogna dire che non voleva combattere, e a Rea piaceva credere di essere sincera in tutte le situazioni tranne quando era necessario esserlo. “Non hai una vita?” Una risata, anch’essa acuta . Fece di nuovo un sospiro profondo, contando fino a dieci, da brava persona paziente, e...
    Ah, ma che sciocca! La Hamilton non era paziente. In una sola mossa fluida, estrasse il pugnale dalla manica già allentata del braccio sinistro, piegò il polso all’indietro e, con fermezza, lo lanciò contro la biondina. Gels si portò le mani alla spalla ferita, mentre gli occhi sgranati lasciavano vedere più cornea di quanto avrebbe dovuto essere umanamente possibile. Si esercitava, per essere così melodrammatica? Nemmeno le avesse appena lanciato un pugnale.
    Oh, ops. “E tu ci tieni abbastanza alla tua?” Le domandò all’orecchio, avvicinatasi per estrarre il pugnale. Pulì la lama sulla maglia blu della giovane, per poi reinfilarsi il trench ed uscire nell’aria fredda. Le ultime parole che udì, prima di chiudersi le porte dell’ascensore alle spalle, furono: “Ti ucciderò” Le rivolse un sorriso gelido, mentre Gels spariva dalla sua vista. Mettiti in fila

    Scheda ▴ 24 ▴ Deatheater ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr



    oK, ALLORA, HO CONCLUSO SENZA (caps çòç) dire dove eravamo perchè in effetti non ci siamo messi d'accordo, e dev'essere un posto dove Hana Bi possa effettivamente recarsi ON gdr, quindi non voglio obbligarti ad andare in luoghi(??) dove non sapresti come infilarla.. di conseguenza ti lascio postare, così scrivi dove sei, poi Rea ti raggiunge -o è lì da qualche parte che ti osserva stile stalker-, e.. game on, darling.:3
     
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  2. Hana Bi
         
     
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    Hana Bi
    Do you wanna Play?
    Natale. Le vacanze, i regali, il cibo, il vino. Tutte cose magnifiche... se potevi tornare dalla tua famiglia. Per quelle vacanze avevo deciso di lasciare Hogwarts. Per la prima volta da quando ero arrivata sotto quelle mura, passavo le vacanze fuori dalla loro protezione. Naturalmente il cuore era ancora la, bene nascosto in un posto che non svelerò a nessuno.
    L'ascensore si fermò al mio piano. Presi fuori de chiavi dalla borsetta ed aprii a porta dell'appartamento. Era pulito, confortevole e... basico. Un divano, un televisore babbano, un bagno con tutti i servizi, una cucina super accessoriata ed una camera da letto con un letto a due piazze. Beatrix mi aspettava acciambellata sul tappeto color zafferano. Posai la borsa e le chiavi all'ingresso e chiusi la porta. Era ormai l'ultimo giorno di vacanze , cosa potevo fare? Guardai il cane che aveva appena alzato la testa. Le fauci dell'animale si spalancarono in uno sbadiglio che mi contagiò quasi subito. Le sorrisi ed andai a farle qualche carezza per poi prendere una scatoletta di carne in gelatina e svuotargliela nella ciotola. Mi feci un te, giusto per rilassarmi un attimo. Passai il resto della mattinata a guardare stupide serie tv tutte uguali nella televisione babbana che occupava il mobiletto davanti al divano. I babbani erano noiosi... I loro passatempi erano noiosi. Era mezzogiorno quando spensi il televisore e mi concedetti una scatola di sushi. Non era quello di mia madre ma era sempre meglio di niente. Spezzai le bacchette ed iniziai a mangiare. Verso le tre presi il guinzaglio di Beatrix e la portai a fare un giro per Londra. Tutti ci guardavano come se fossimo delle regine. Lo eravamo in effetti. Camminavamo entrambe con passo fiero senza degnarci di chi ci stava attorno. Dopo quasi due ore di passeggiata riportai Beatrix all'appartamento e presi da sotto il letto il baule di legno che avevo portato con me. Tolsi i vestiti che c'erano dentro ed apri il doppiofondo. Era ancora tutto li. Presi la cintura con tre kunai e me la legai in vita assieme alla katana. Misi la faretra a tracolla e feci scattare il compound per aprirlo. Osservai l'acciaio nero brillare alla luce del sole ormai morente e decisi di andare ad allenarmi. Un po' di esercizio non mi avrebbe fatto male. Uscii dal palazzo nel centro di Londra e corsi al boschetto più vicino. Dopo mezz'ora di corsetta battezzai un albero e caricai l'arco. Le prima freccia si piantò nella posizione in cui, in teoria, ci sarebbe stata una testa. La seconda e la terza colpirono i polmoni e la quarta i genitali. Andai a prendere le frecce e rimisi tutto a posto per poi estrarre la katana dal filo sottilissimo. Iniziai a colpire l'albero causando profondi tagli sulla corteccia. Rimisi a posto la spada ed estrassi due coltelli. Li feci girare velocemente nella mano per poi afferrarne il manico e lanciarli con precisione quasi chirurgica. Recuperai anche quelli ed una ventata fredda mi colpì il volto. Brutto presagio. Strinsi i manici delle armi in mano. Stretta salda. Non ero più da sola.


    Scheda ▴ 20 ▴ NerfRebelle ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
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  3. raphael.
         
     
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    Benvenuti al Primo Duello dell'Oblivion!


    Io sarò il vostro Arbitro. Prima di passare alle cose serie, invito entrambi a prendere visione del Regolamento Duelli.
     
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  4. -Aegon
         
     
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    Già fatto e postato.
     
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    Rea Hamilton
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    Il compito della Hamilton era quello di trovare, e uccidere, babbani e maghi che dagli esperimenti non avevano ricevuto solo un potere. Persone pericolose, a dire del governo, che andavano fermate. Se si era interessata a quel dipartimento in particolare, al Ministero, non era stato per un innato senso della giustizia. A Rea Hamilton, e non era un segreto, i problemi piacevano fin troppo. Le cose spezzate da sempre l’avevano attratta: non perché pensasse di poterle aggiustare, ma perché erano meravigliose nella loro fragilità. Senza contare che erano più semplici da manovrare, altra caratteristica di cui non poteva ignorare l’esistenza. Alla mora quella vita a metà non andava giù: rivoleva i suoi poteri, dannazione, rivoleva ciò in cui aveva sempre trovato sé stessa. Voleva trovare una cura, e lavorare in quell’ambiente le era parso il modo più veloce e pulito per avvicinarvisi. Purtroppo fare la cacciatrice implicava anche lavori meno interessanti, a cui era fin troppo abituata. Prima di vestire quella tenuta era stata una Pavor, e dai Ribelli lei non aveva mai voluto nulla. Ma i modificati erano tutta un’altra stoffa, un mondo in continuo assestamento che non aveva ancora trovato una sua forma definita. Il lavoro che avrebbe dovuto fare quel giorno, però, rientrava nella norma: da Pavor era abituata a mansioni del genere, quindi in linea generale sapeva cos’avrebbe dovuto aspettarsi. Piagnistei, lagne, discorsi finto eroici, falsa determinazione, tante parole ed un breve duello. Sospirò lanciando un’occhiata distratta alle unghie laccate di rosso: sperava che lo smalto, a fine serata, rimanesse impeccabile come in quel momento, altrimenti qualcuno ne avrebbe pagato le conseguenze. Odiava mettersi le smalto.
    L’ascensore l’avvisò di essere arrivata al capolinea con un breve trillo. Si diresse a passo languido verso l’ennesimo ascensore che l’avrebbe portata in superficie, mentre l’eco dei tacchi sul marmo risuonava nell’atrio. In molti erano stati abbastanza sciocchi da farle notare che non si andava a caccia con i tacchi, ma lei era sempre stata abbastanza gentile da ignorarli. Che risposta meritavano? Se un Pavor, o un Cacciatore in quel caso, erano bravi, aveva forse importanza il tipo di calzatura? La Hamilton viveva con quel tipo di scarpa, non le erano di intralcio. Si aspettavano che andasse in tuta, per l’amor del cielo? Forse Gels poteva permetterselo, ma lei era Rea Hamilton: non scendeva a compromessi nemmeno con sé stessa.
    Passò nel suo appartamento, prima di andare nel parco dove sapeva avrebbe trovato Hana Bi. Era una routine, quella della ragazza che si stava accingendo a cacciare, verso il tramonto andava ad allenarsi; era poco più alta di lei, un fisico asciutto ed atletico, una predilezione per le armi bianche: arco, principalmente, ma sembrava sapesse cavarsela egregiamente anche con lame sottili, e da lancio. Era stata addestrata fin da giovane, il che non faceva che rendere il tutto più interessante; rapita, aveva acquistato un peculiare potere : un urlo che causava dolore. Doveva essere imbarazzante, quando andava sulle montagne russe e tutti i suoi compagni di giochi rantolavano dal male. Avrebbe potuto invitarla al Wicked Park solo per godersi la scena. Possedeva quello che veniva definito Cuore di Morgana, ed il governo lo voleva. Se fosse stata un’altra situazione, avrebbe potuto informarsi sull’argomento, vedere se poteva trarne un vantaggio personale, se scendere a patti con il nemico. Purtroppo per Hana Bi, Rea aveva altri obiettivi al momento. Infilò nella borsetta, sempre lodato il mago che aveva inventato l’estensivo irriconoscibile, una balestra a ripetizione. Non la sua preferita, ma purtroppo in passato le era toccato doverne fare uso. Immaginava che in uno scontro con una donzella dotata di arco, potesse tornarle utile. Da quando aveva cominciato a frequentare Hogwarts, aveva imparato molto più di quanto avrebbe voluto delle armi: i primi anni, a sue spese. La Hamilton veniva torturata regolarmente, spesso senza alcun motivo: perché nata babbana, come se lei l’avesse voluto, fra le altre cose; quando non cedeva alle avance dei ragazzi più grandi, dal cognome importante, che quindi l’accusavano di crimini che non aveva commesso. Ed aveva subito, senza fare nulla. A sedici anni, aveva deciso di averne abbastanza. Si era fatta più scaltra, più ambiziosa, se possibile ancor più gelida. In silenzio, aveva progettato la sua vendetta, studiando le armi, gli incantesimi, i punti che avrebbero causato più dolore, allenandosi in privato ma dimostrandosi sempre la stessa fragile, e debole, Hamilton.
    Il settimo anno, era stato un anno di sangue. Ma non il suo.
    C’era un motivo, se la ex corvonero non la preoccupava. Rea era sopravvissuta ad Hogwarts, nonostante le torture; era sopravvissuta quando ne era uscita, nonostante la crescente quantità di nemici; aveva resistito nei laboratori, dove molti non erano riusciti a salvarsi. Non sarebbe stata una ragazzina dal passato commovente a spezzarla.
    Aveva già studiato la zona precedentemente, c’era un motivo se così giovane era già entrata nelle schiere del Ministero, e non aveva trovato nulla che valesse la pena di essere annotato. Le seccavano parecchio gli insetti, specialmente le cimici, ma era un luogo tranquillo. L’unico pericolo era Rea, e Rea aveva smesso di aver paura di sé stessa molto tempo prima. Osservò la sua vittima con occhio critico, da lontano, mentre questa se la prendeva con un albero indifeso. Era legale, una cosa del genere? Aveva posato la borsa a terra e si era privata della giacca, rimanendo solamente con la sottile camicetta nera, i jeans scuri, e gli alti stivali. Una volta fatti brevi, ed utili, esercizi di riscaldamento, tirò fuori i suoi giochini: la spada nel fodero al suo fianco sinistro, la balestra a tracolla sulla spalla destra. La vittima improvvisamente si fermò, immobile. Doveva averla sentita. Sorrise, procedendo con calma nella sua direzione. Se avesse dovuto ucciderla, non si sarebbe mostrata a viso aperto, ma non era quello il caso. Lentamente, ma pronta a scattare all’attacco, si presentò davanti al nemico. “Buonasera Hana Bi, sono Rea.” Ampliò il sorriso, inarcando le sopracciglia. “Ti va di fare un gioco?


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  6. raphael.
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    FatEd
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    TIPOLOGIA DI DUELLO: Uno contro Uno, Normale, Tra Mutati (con armi),
    SFIDANTI:
    Rea Hamilton
    23 anni, Mutata, Pavor. Livello 7, Matricola.
    Vantaggi: l’addestramento seguito per divenire Pavor e la maggiore esperienza le hanno permesso di conoscere la magia più approfonditamente e, poi, di allenare la propria capacità. Per questo motivo, ne ha un controllo maggiore, che si manifesta quando ne fa uso (si legga il campo successivo e lo si confronti con quello di Hana).
    Capacità: È in grado di creare illusioni con il pensiero. L’abilità può essere eseguita in qualsiasi turno, oltre all’azione di attacco e difesa. La durata, a seconda dell’accuratezza della descrizione, va da un minimo di due turni ad un massimo di tre. Fa in modo che la difesa avversaria venga diminuita di 2 o 4 punti, mentre la propria aumenta di 1.
    Può essere utilizzata al massimo per due volte all’interno del duello e con almeno un post di pausa tra una e l’altra. Esempio: viene attivata nel quarto post – che sia esso di difesa o d’attacco – e stabilito dall’arbitro che durerà per i due seguenti; essa non potrà essere utilizzata nuovamente nel settimo post, ma si dovrà attendere l’ottavo.
    Armi: Balestra (tre dardi) e Spada.

    Hana Bi
    20 anni, Mutata, Cacciatrice. Livello 1, Matricola.
    Vantaggi: essendo stata sottoposta a molte ore di pratica fin da piccolissima, Hana risulta più abile nell’uso delle armi. Per questo motivo, in tutti i post multipli di tre (il terzo, il sesto, il nono e il dodicesimo) i suoi attacchi e le sue difese avranno 2 punti in più.
    Capacità: È in grado di causare dolore emettendo un urlo. L’abilità può essere eseguita in qualsiasi turno, oltre all’azione di attacco e difesa. La durata, a seconda dell’accuratezza della descrizione, va da un minimo di un turno ad un massimo di tre. Fa in modo che la difesa avversaria venga diminuita di 1 o 3 punti, mentre la propria aumenta di 1.
    Può essere utilizzata al massimo per due volte all’interno del duello e con almeno due post di pausa tra una e l’altra. Esempio: viene attivata nel quarto post – che sia esso di difesa o d’attacco – e stabilito dall’arbitro che durerà per i due seguenti; essa non potrà essere utilizzata nuovamente nel settimo post, né nell’ottavo, ma si dovrà attendere il nono.
    Armi: Arco (tre frecce) e Katana.
    AMBIENTAZIONE: Le due donne si trovano in una radura, dalla forma ellittica. Attorno ad essa, una fitta boscaglia di conifere, con molti rovi. Click qui per una pietosa piantina – mia mamma mi hanno incapace di disegnare, perdono u_u
    1. Sono tre pietre, di altezze differenti. Il lato superiore è piatto: sono frutto di una interpolazione umana. La più piccola supera di poco il metro e venti, la più alta svetta sopra i due.
    2. Rientranza nel terreno, profonda a sufficienza da permettere ad una persona di ripararsi. Non è una buca, poiché il lato verso la boscaglia è appianato.
    3. Albero cavo. Una persona non eccessivamente massiccia potrebbe nascondervisi all’interno. Il foro è visibile solo provenendo dal lato opposto alla radura.
    4. Caverna. Giaciglio, in periodo invernale, di qualche animale in letargo.
    5. Grossa quercia secolare. Le dimensioni di questo albero sono imponenti, tanto che risulta visibile dalla radura. È possibile arrampicarsi facilmente grazie ad una scala a pioli ottenuta inchiodando delle piccole aste di legno al tronco. Subito sopra questo vi è uno spiazzo rettangolare: l’albero era stato utilizzato per una casetta dei giochi, di cui resta solo la pavimentazione.

    LANCIATA LA MONETINA - TESTA PER REA, CROCE PER HANA (HO LASCIATO A TERZI SCEGLIERE A CHI ATTRIBUIRE LE DUE COSE) - E' USCITA TESTA. COMINCIA LA HAMILTON
    (se volete, prima di passare al duello vero e proprio, potete chiacchierare ancora, accordatevi tra voi. L'importante è che Rea, in spoiler, scriva quale post va conteggiato come PRIMO TURNO. Vi ricordo che: Rea attacca, Hana difende. Poi, nel secondo turno, sarà viceversa.
    ₪ The Judge ₪




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5 replies since 6/1/2015, 01:25   156 views
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