I Lezione di Cura delle Creature Magiche

Lezione conclusa.

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    sir Viktor Arne Berqgvist

    scheda ▼ 75 yo ▼ ex-Hufflepuff ▼ filo-ribelle ▼ pensieve

    Le mattinate ad Hogwarts non erano sempre le solite. Ogni giornata era diversa dall’altra, ogni mattinata gli studenti si sedevano ai tavoli e facevano colazione, c’era chi invece di dedicarsi al cibo abbassava lo sguardo sul libro per ripassare a causa dell’imminente verifica, c’era chi invece conversava semplicemente con i suoi compagni, c’era chi iniziava una zuffa (e il seguito: un professore si alzava e toglieva punti, spesso mandandoli pure in sala torture). Allora cosa ci trovavo di diverso in ogni giorno? Beh, era sempre un altro giorno, un giorno diverso da quello passato. Era questo il bello della vita, ogni giorno non era quello di ieri, e il domani non sarebbe mai stato oggi.
    Peccato che quei giovani non lo capissero. Sorseggiai il drink rosso come il sangue ma estremamente gustoso e dolce, al mirtillo. Esso mi lasciò i baffi tinti di rosso. Ci ero abituato, dunque, senza che nessuno me lo dicesse, mi passai un tovagliolo sui bianchi baffi e il tovagliolo sembrò essersi macchiato di sangue. Con sguardo nostalgico, guardai i ragazzi pensando ad Abeforth. O meglio Caprino IV di Norvegia, influente uomo politico. Eravamo stati compagni a Hogwarts e continuavamo a mantenere buoni rapporti. Mi scappò un sorriso involontario. La Bulstrode, che era seduta accanto a me chiese: “Che motivi ha di sorridere?”, con un’espressione allegra.
    Donna fantastica la Bulstrode. Elegante ma velenosa. Fina ma tagliente. Allegra e sorridente, ma fredda e calcolatrice. Risultava essere però una buona compagnia, così come lo era la Lagrange. «Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca», le risposi prendendo un dattero dalla ciotola che mi stava davanti e infilandomelo in bocca. «Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle». Lei, ridacchiando mentre masticavo il gustoso dattero completò: “Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario”.
    Le sorrisi annuendo. «L’uomo ha il dono di sorridere, lo faccia anche quando non ce n’è motivo». Lei annuì prendendosi a suo volta un dattero. «Le piacciono di datteri? Ho chiesto io agli Elfi di procurarli, vengono proprio dall’Egitto». Lei rispose affermativamente e chiese come mai avrei portato gli studenti in Egitto, giusto per restare in tema. Io ridacchiai. «Oh Emily cara, immagino te lo racconteranno proprio loro!».
    Proprio così, per quel giorno era previsto un viaggio in Egitto con il sottoscritto. Un territorio desolato e desertico, in mezzo a quell’immensa nazione memore di battaglie antiche e moderne. Proprio per questo ogni studente doveva portarmi, a lezione, un’autorizzazione firmata dal genitore o dal tutore o dal responsabile di casta in cui lo si autorizzava a compiere quel viaggio tramite Passaporta autorizzata dai Governi Egiziano e Britannico. Inoltre, in ogni bacheca delle Sale Comuni, oltre a quell’avviso, ne avevo fatto appendere anche un altro: “Portare vestiti comodi e non la divisa, anche se la spilla recante il simbolo della propria casata rimane obbligatoria. Mantenere un abbigliamento consono all’ambiente scolastico ma leggero, in vista del viaggio in Egitto”. Sapevo essere severo quando lo si richiedeva ma ero anche molto aperto agli studenti, tant’è che avevo loro permesso di chiamarmi “sir Viktor” e con per cognome, in quanto, come uno di loro aveva detto, era “un pugno allo stomaco”.
    Mi diressi allo spiazzo antistante la Foresta Proibita, dove erano stati stesi dei tappeti su cui gli studenti potevano sedersi. C’era anche una scrivania in legno di cedro scuro con una poltrona dietro. Tanto non mi ci sarei seduto. Mi sedetti, infatti, sulla cattedra. La temperatura era mite, il sole delle otto e trenta era cocente e il vento era così lieve che pareva semplicemente accarezzare le fronde degli alberi. Presi la mia pipa e la accesi, poi mi lisciai con una mano la lunga barba bianca.
    Accanto alla cattedra c’era una gabbia con un reticolato fine. Non avevo la mania degli altri professori di coprire le gabbie: era scoperta e si vedevano vari gusci d’uovo di varie dimensioni e colori. Dietro di essa, un’enorme lavagna nera con un gesso che continuava disegnare, scrivere e cancellare (draghi, fate, goblin, ecc.) da solo completava la scena. Ero nel mio vestito bianco e lungo fino alle caviglie, mi tolsi il mio cappello a punta bianco posandolo sulla cattedra e attesi, notando qualche studente uscire dal cortile dell’Orologio, la via più veloce per raggiungere lo spiazzo. Mi fermai ad osservare le alte torri de castello, lasciandomi immergere nella nostalgia dei tempi andati.
    Dubitare di te stesso è il primo segno di intelligenza
    role code by #epicwin for obliviongdr



    Benvenuti a lezione :3
    Riassumiamo tutti in dei pratici punti, e vediamo di rispettarli tutti pena la sottrazione di punti:
    1. Nel vostro post dovrete specificare tutto ciò che il prof. Berqgvist ha richiesto (visibile nel post);
    2. Più post farete, più punti otterrete (potrete postare quanto volete, anche solo per dire che state semplicemente ascoltando i vostri compagni);
    3. La lezione è obbligatoria. Se non potete/volete partecipare, contattatemi privatamente per giustificarvi (avete tre giustificazioni da poter usare durante il ciclo di lezioni). Chi non partecipa senza giustificare si prenderà una T (=Troll) alla fine della lezione;
    4. Avete tempo per postare l'ingresso a lezione entro le ore 18:00 del 12 giovedì c.m., ma comunque fino a che non posterò con l'inizio della lezione vera e propria;
    5. La lezione tratterà tre parti: una prima parte (teorica), una parte intermedia (teorica, che si svolgerà via mp, in modo privato e singolo per ogni studente) e una parte finale (pratica, in Egitto). Alla fine della lezione, alcuni studenti riceveranno un premio, oltre ai punti;
    6. Preferirei non dover posticipare nulla in modo da poter completare la lezione entro il 28 febbraio, se non prima. Sappiate solo che avrete più due 2 settimane di tempo e nonostante il torneo dovrebbero bastarvi. Quindi posticiperò solo se lo riterrò strettamente necessario: il fatto che guadagnate più o meno punti è affar vostro, indi dovrete essere voi a gestirvi il tempo;
    7. Se non riuscirete a postare entro il 12, potrete farlo entro l'inizio della terza parte. Ciò significa che con l'inizio della terza parte, i battenti sono chiusi e non sarà più possibile partecipare. In caso di ritardo si perderanno punti. Chi dirà di essere arrivato in ritardo on gdr pur postando in tempo off gdr perderà punti.
    Spero sia tutto chiaro. Se avete dubbi/problemi/domande sono sempre disponibile via mp, webchat in basso e wechat (più spesso con gli altri miei account, specialmente Deimos e Lucas).
    Detto ciò, tante belle cose a tutti! :3
     
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    ⋆ CAPOSCUOLA SERPEVERDE
    Orfano di entrambi i genitori da un anno. Ha un rapporto complicato con lo zio, Damian Icesprite.
    E' schivo, solitario, taciturno, ambizioso ed emotivo, nonostante tenti di nascondere a tutti quest'ultima caratterista, per lui sinonimo di debolezza.
    Quando ama è per sempre. Quando odia è per sempre.
    Animagus da un anno: Lupo bianco.
    Tirocinante al San Mungo. Vorrebbe diventare Guaritore.
    Lavora al locale notturno, Lilum, perchè sa che il denaro è la carta jolly della vita.

    abbigliamento / fotoDivisa Serpeverde un po' sfatta. Cravatta allentata, camicia non del tutto abbottonata e fuori dai pantaloni.
    E' stanco, capitelo.
    materie preferite Incantesimi Strategia Erbologia Pozioni Arti Oscure
    amo e odio
    La musica, cantare e suona chitarra e pianoforte.
    Leggere libri di qualsiasi genere, dai generi letterari babbani, libri horror, fantasy e storici.
    Dormire fino a tardi, quando può permetterselo, e rimanere sveglio il mattino, avvolto dalle lenzuola fresche.
    Andare a correre e ad allenarsi sulle sponde del lago nero.
    Ama il verde, il blu e il nero

    Profumo dell'amortentia: Vaniglia, lime e basilico

    Odio: Tante cose.


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    Shane Howe
    sheet ⋆ 17 ⋆ purosangue ⋆ neutrale ⋆ studente ⋆
    Il respiro era leggero, le mani stringevano le lenzuola che gli avvolgevano il corpo sudato, il letto era semi distrutto. Aveva sognato qualcosa e stranamente non era stato qualcosa di brutto, come si si sarebbe aspettato da Shane, tutt'altro. Ma era un sogno che non si sarebbe mai avverato, che la sua mente si rifiutava di assimilare e che quindi svaniva in fretta appena apriva gli occhi al mattino. Quella mattina in particolare, i ricordi di quella notte si dissolsero non appena sentì qualcosa vibrare sotto le coperte, - e no, non era un vibratore - il bracciale che gli aveva regalato Megan a Natale, e che lo avvisava quando lei fosse in pericolo. Da una settimana, quel bracciale aveva iniziato a vibrare più spesso, ma non perchè la ragazza fosse davvero in periocolo. Shane Howe e Megan Lynn avevano un modo di divertirsi molto strano...Era iniziato tutto una notte di qualche giorno prima, dopo un'estenuante serata di lavoro a Lilum si erano ritrovati soli nei camerini del locale, svegli come pipistrelli a causa di una sostanza assunta per scacciare il sonno, tipo caffeina magica. Erano le 4 di domenica mattina, non avevano lezioni in giornata, e avevano deciso di giocare agli scacchi magici. Tra una chiacchiera ed un'altra erano finiti a parlare delle proprie esperienze sessuali. Shane non aveva molto da raccontare in effetti, non come Megan, ma aveva accuratamente evitato di mettere il piazza il fatto che fosse ancora vergine. Probabilmente nessuno in quel locale sospettava che lo fosse, ma era così. Il sesso era una cosa semplice, naturale, non lo idealizzava come molti altri ragazzi, e non faceva della propria verginità un ostacolo. Un po' per noia, un po' per divertimento, giocare a scacchi li aveva portati a sfidarsi l'un l'altra al di fuori di quella scacchiera. Ogni mossa una condizione: avrebbero dovuto baciare quindici persone in una settimana. Quindici! La media di due persone al giorno. Era un numero da capogiro, almeno per Shane, che poteva contare i suoi baci sulle dita pari di una mano. Era un gioco stupido, ma che lo divertiva, e lo eccitava. Un gioco pericoloso in realtà, perché per avvisare dell'opera compiuta avrebbero dovuto utilizzare i braccialetti gemelli, che vibravano in situazioni di pericolo.
    Sarebbe durata una settimana. Solo una! Chi avrebbe vinto?

    Quando avevano deciso di fare quel gioco, gli era sembrato tutto terribilmnete divertente, forse perchè non era del tutto lucido quando avevano dettato le condizioni, ma quando nel buio delle sei del mattino il suo braccialetto aveva iniziato a vibrare, svegliandolo, non l'aveva pensata allo stesso modo. Aveva sussultato, sollevato la testa e guardato il proprio polso, con aria assonnata, preoccupata e....terribilmente infastidita. Era geloso marcio, perché avrebbe voluto trovarsi con Megan a posto di qualsiasi altro tizio. Cancellò il fretta quel pensiero, come aveva dimenticato il sogno di quella notte. Le condizioni di quel gioco erano state chiare, adesso doveva vincere. Rimase per mezz'ora con lo sguardo fisso nel buio, poi si diede da fare per iniziare a giocare. Come qualsiasi gioco degno di rispetto, doveva creare una strategia, e la sua era semplice: i tempi erano ristretti quindi avrebbe battuto su terreni che considerava fertili. Conosceva un bel po di ragazze disposte a starci e cedergli, alcune che gli avevano fatto la corte in quegli anni scolastici. Si tirò a lucido per l'occasione, e tirarsi a lucido per Shane Howe significava solamente darsi una spazzolata ai capelli, che avevano comunque un'aria perfettamente spettinata. Non era proprio quel che si definiva "ragazzo elegante" ma era affascinante a modo suo. Si era anche messo la tuta della scuola, che per quel mattino avrebbe rappresentato la sua divisa, visto che per la lezione di Cura delle Creature magiche servivano abiti comodi. La prima ragazza con cui aveva deciso di provarci aveva un nome che lasciava davvero poco spazio all immaginazione: Immacolata Sottolano. Ma Shane non aveva davvero voglia di scoprire se fosse immacolata o meno là sotto, non così presto almeno. La Sottolano era una Corvonero, proveniente a sua volta da una famiglia appartenuta a quella casa, ed il nome che portava ne era un chiaro segno: solo i Corvonero potevano avere tanta fantasia. Alle otto del mattino era arrivato in Sala Grande per fare colazione, ed aveva salutato Hope, da lontano. Il rapporto con lei era tornato come ai vecchi tempi, nonostante quello che era accaduto a dicembre. Andò a sedersi nella bancata della sua Casa, vicino Megan. Le comparve alle spalle, surrussando Immacolata Sottolano E prima che Megan facesse domande continuò. No, non mi permetterei mai di insultarti con tali parole. E' una Corvonero del 4^ anno. Ero con lei poco prima, non ho avuto il tempo di far vibrare il braccialetto. Si sedette al tavolo ed iniziò a servirsi per fare colazione, spostando lo sguardo sul professore di Cura delle Creature magiche, Viktor Berqgvist, da Shane pensato come semplicemente "Viktor", capirne i motivi non era tanto complicato. Era un uomo di fama mondiale, nel mondo magico come in quello babbano. Inutile dire che Shane aveva letto gran parte delle sue opere, ma come tanti ciò che amava più di tutti era senza dubbio l'avvincente saga di Dragonia. Aveva anche la fortuna di avere la copia autografata de La fiamma del drago, regalatagli da Damian qualche anno prima a Natale, e magari adesso si sarebbe anche potuto azzardare e chiedere a Viktor di autografare tutti i restanti libri, l'ultimo uscito in particolare, pubblicizzato in tutta Londra e in tutta Hogwarts. Solo una cosa Shane non sopportava: i dannatissimi spoiler! Quindi si sarebbe dovuto sbrigare a finirlo, perchè i Corvonero leggevano troppo velocemente e sapevano già tutto. TUTTO e soprattutto parlavano troppo. Adesso Viktor insegnava Cura delle Creature Magiche ad Hogwarts e Shane si domandava cosa pensasse della loro scuola, di quel Governo, un po' diverso da quello Norvegese. L'immagine pubblica lo dipingeva come un uomo neutrale, ma durante le lezioni Shane era sicuro che avrebbe capito molte più cose su di lui. Una volta finita la colazione, si alzò dal tavolo, sovrapensiero e si avviò all'uscita del castello senza aspettare la rossa al suo fianco. Delle volte la sua testa partiva per lande sperdute e si isolava dal mondo. Hope lo criticava spesso per questo suo modo di fare così assurdo, ma non lo faceva apposta. In poco tempo arrivò nei pressi della Foresta Proibita, in uno spiazzo appena alle porte di essa era stato allestito un semi accampamento che avrebbe ospitato gli studenti per la lezione. Tanti tappeti sparsi a terra, sui quali probabilmente si sarebbero dovuti sedere, poco distante una scrivania in legno scuro e seduto sopra la cattedra il professore, che aspettava l'arrivo degli studenti. Buongiorno, è un vero piacere per me. Fece un semi inchino all'uomo e si sedette, su un tappeto posto in seconda fila. Si perse un attimo a contemplare la scena che si presentava ai suoi occhi: il sole era troppo caldo, e a quell'ora del mattino era un fatto insolito, soprattutto per il mese di Febbraio, ma non si fece troppe domande. Accanto alla cattedra era presente una gabbia relizzata con una grata di ferro, al suo interno gusci d'uovo di varie dimensioni e colori e si domandò subito se fossero uova di drago o di un'altra specie di animale. Sperava fossero uova di drago, perchè non ne aveva mai visto una dal vivo, ma solo nei libri. Dietro la cattedra una lavagna nera con un gessetto incantato che disegnava qualcosa e acutizzando lo sguardo Shane vide che erano creature magiche differenti. Strinse tra le mani il pezzo di foglio che avrebbe dovuto rappresentare il suo permesso per partire in Egitto. Firmato nientepopòdimenoche da Anjelika Queen. Non voleva vedere Damian, per paura che utilizzasse un Legilimens su di lui e leggesse i suoi pensieri, scoprendo che Lucas era un ribelle. Quindi lo evitava quanto poteva. La Queen aveva firmato il permesso in qualità di direttrice dei Serpeverde, sicuramente non in quelli di sua tutrice o simili. Sarebbero andati in Egitto! Andata e ritorno in giornata. Guardò ancora il professore. Vedere l'uomo da così vicino non lo imbarazzava, ma lo metteva un po' in soggezione. Aveva indosso un vistoso vestito bianco, ed un cappello a punta che aveva tolto e poggiato sulla cattedra. Anche Shane avrebbe voluto fare grandi cose, lasciare un segno del proprio passaggio in quel mondo, ma ci sarebbe riuscito? Lavorava anche per questo, ogni giorno, tra una stronzata ed un'altra.

    « L'amore comincia quando ci accorgiamo di aver sbagliato ancora una volta »

    schema role © psìche



    Edited by PIASTRELLE MLMLML - 10/2/2015, 02:02
     
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    in ciao treno i trust

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    Ha non uno, ma ben due gemelli! Eppure non riesce a convincerli ad andare a lezione al posto suo.
    In realtà è un secchione. #HUFFLEPUFFPAWA
    Sarebbe mezzosangue, ma vale decisamente come nato babbano
    Si crede simpatico. e lo è
    Frequenta più la sala delle torture che il suo dormitorio
    this is for hufflepuff,bitch!


    HAVE A NICE DAY. DON'T GET KILLED.

    andrew stiles stilinski
    sheet ⋆ 17 ⋆ Half-Blood ⋆ Neutrale ⋆ Studente ⋆
    Non puoi venire” “Tu non puoi venire” Stiles assottigliò le palpebre, piegando le ginocchia per avvicinarsi alla creatura poco sinuosamente allungata sul cuscino. Loki lo guardava con quegli occhietti neri e lucidi che di intelligente non avevano assolutamente nulla, e anche se la sua mimica facciale non poteva permetterlo, il tasso sapeva che stava sorridendo. Perchè quel Jarvey, che tanto aveva del para spifferi, era il male fatto creatura a quattro zampe. “Devo andare a lezione, Loki. Lascia stare il mio cappellino” Tentò con un tono conciliante di avvicinare la mano al laccetto che l’infame teneva saldamente fra le zampe, guadagnandosi una soffiata degna del più grande dei felini. E lui che non sapeva nemmeno che i fottuti furetti potessero soffiare. “Il mio tesssooooooro” Andrew si sprimacciò le guance con forza, tentato dall’idea di spostare quelle stesse mani sul collo dell’animale. Il suo precedente padrone doveva essere un malato mentale con tendenze nerdeggianti, perchè non era la prima volta che Loki se ne usciva con frase simili. Anche se, beh, di solito si trattava di citazioni molto più inquietante riguardo i diversi modi in cui l’avrebbe ucciso nel sonno. Un patito degli horror, forse? Ancora si malediceva per averlo accolto in famiglia. Avrebbe dovuto lasciare che se lo pappasse qualche…cosa. Qualunque cosa mangiasse i Jarvey, insomma. Aveva provato ad educarlo, ad insegnargli qualcosa di nuovo. Sapeva che non brillavano di loquacità o di razionalità, per cui si limitava sempre a frasi brevi e facilmente comprensibili anche ad un bambino. Evidentemente, però, non erano nemmeno dei campioni in memoria: o la sua era piena dalle stronzate del precedente proprietario, probabilmente Satana in persona a dire di Stiles, o si era beccato un Jarvey con l’alzheimer. In entrambi i casi, mai ‘na gioia. “Devo usare l’artiglieria pesante?” Lo sguardo di Loki non cambiò minimamente. Era una chiara sfida all’autorità di Stilinski: l’ammutinamento del Jarvey non poteva accettarlo. Non anche lui. Sospirò lentamente, svuotando i polmoni. Poi, fu tutto molto rapido: afferrò Kripto, il rospo, lo lanciò contro Loki -Resisti, Kripto!- e, approfittando della distrazione del furetto, gli sfilò dalle zampe il cappello beige con un sorriso soddisfatto. Gli occhietti maligni di Loki dicevano solamente una cosa: hai vinto la battaglia, non la guerra. Ma Stiles non si sentì nemmeno in dovere di rispondere a quella provocazione, troppo eccitato per la lezione a cui si accingeva a partecipare. Non era mai stato eccitato per nessuna lezione, e come biasimarlo? Ad Arti Oscure ha visto morire dei babbani, a Storia si è ritrovato in gruppo con i due bulli cazzutti di Hogwarts, a Strategia Shane Howe –per Dio, Shane Howe- aveva scoperto la sua più grande paura, e ad Erbologia aveva avuto un contatto ravvicinato del terzo tipo con una Regina allergica alla cannella. Non ridete sotto i baffi, non è stato affatto divertente. Non era eccitato propriamente per la materia, e bastava vedere il suo insano rapporto con Loki per dimostrarlo: lui e le creature, di qualunque genere –umani compresi, sì- non si trovavano particolarmente bene nella reciproca compagnia. Ma… in Egitto! Sarebbe andati in Egitto! Sin da piccolo era sempre stato uno dei suoi sogni: era appassionato del recinto di sabbia al parco, ed immaginare di avere a sua disposizione un intero deserto per costruire castelli, era davvero emozionante. Il fatto che nel frattempo fosse cresciuto, non cambiava nulla. Stiles non era mai andato al di là di Londra, a meno che non si contasse la gitarella di quell’estate insieme al cugino ed a altri poveri malcapitati, quindi una gita valeva l’altra.
    Sempre che non fosse morto, cosa altamente probabile. Ma ehi, perché pensare a quello quando poteva godersi il suo abbigliamento da scampagnata? Indossava dei pantaloni lunghi di un tessuto leggero color cachi, stessa cosa la giacchetta su cui sopra era appresso il simbolo dei tassorosso, così come il cappello a tesa larga. In Egitto il sole picchiava forte, e lui aveva una pelle sensibile. Le scarpe marroni ben strette non facevano scivolare i piedi, permettendogli una camminata stabile. Ricordava la prima volta in cui da bambino aveva indossato gli scarponcini: a suo padre piaceva camminare per strani e dispersi sentieri in montagna, e i primi tempi il piccolo Stilinski era ben felice di seguirlo all’avventura. Poi aveva scoperto il mondo dei fumetti, e aveva appeso le scarpe al chiodo. E per fortuna, grazie a Merlino: come passeggiatore non valeva una cippa, ogni due minuti si fermava per bere o si sedeva con la scusa di voler ammirare il panorama. Concluse l’abbigliamento con un foulard dei colori della sua casata, stretto attorno al collo perché faceva molto cool. In sostanza, sembrava un miscuglio fra il bambino grassottello di Up e Indiana Jones.
    La strada che percorse fino alla Sala Grande, fu colma di sussurri e risatine. A Stiles non importavano, aveva una buona scusa per vestirsi da idiota, figurarsi se non l’avrebbe colta!, e con il sorriso stampato sulle labbra raggiunse il suo tavolo, dove prese posto vicino a Brian. Gli diede una gomitata per salutarlo, quindi si dedicò con amorevole cura al muffin al cioccolato che pareva quasi danzare davanti al suo sguardo famelico. Da bravo e giovane esploratore, diede un’occhiata al sole per comprendere che ora fosse. Era in ritardo? Era in anticipo? E cosa diavolo ne sapeva lui? Mica sapeva realmente leggere l’ora in base alla posizione di una stella. Quello lo lasciava fare ai pirati. Si prese il tempo per andare ad importunare i suoi compagni di corso, non fosse mai che sentissero la sua mancanza: diede un buffetto a Hope, stampò un bacio bavoso sulla guancia di Dakota, salutò educatamente Mr Fitz mimando di levarsi il cappello, spettinò i capelli della Caposcuola rosso oro –un giorno l’avrebbe ucciso, ma non era quello il giorno!-; si mantenne lontano da tutti i bulli serpeverde o presunti tali, Shane Howe compreso, posando le sue morbide chiappe fra Lleh e Karma. “Signore” Salutò, fregando all’una e all’altra un poco di panna, o crema che fosse, dalle loro colazioni. Era di buon umore: quando gli sarebbe ricapitata l’occasione di rischiare la vita in Egitto? Si alzò scattando come una molla, rivolgendo un sorriso ironico ad entrambe, per poi trascinarsi fino alla seduta di Hades. “Sa, ragazzino, non muori dalla voglia di morire?” Aggrottò un secondo le sopracciglia mimando nuovamente con le labbra la frase appena pronunciata, chiedendosi se avesse un senso. Poi decise, con una scrollata di spalle, che trovare l’errore non spettava a lui: era un Tassorosso, mica un Corvonero. Si avviò poi verso la Foresta Proibita, laddove sir Viky aveva dato loro appuntamento (non ditegli che lo chiamava così, lo faceva solo di rado e solamente quando non aveva tempo per pensare al nome completo), constatando con orrore che non vi era ancora nessuno. Avrebbe dovuto condividere un altro di quei silenzi imbarazzanti con Shane. Dalla lezione di strategia, non riusciva più a provocarlo con pose seducenti o baci lanciati nel vento; non riusciva nemmeno a guardarlo, senza sentirsi spinto davanti alla propria implacabile immagine allo specchio. C’erano cose che Stiles semplicemente non voleva fare, come confrontarsi con sé stesso. L’immagine in cui si era idealizzato e cristallizzato la preferiva di gran lunga alla realtà. Di gran lunga. Posò l’autorizzazione firmata da suo padre sulla cattedra, rivolgendo un caldo saluto all’insegnante ed un “Buongiorno professore” dove cercò con tutto sé stesso di contenere la propria eccitazione per quel viaggio. Sapeva che non era un bene esternare le proprie emozioni, che fossero positive o negative, perchè quasi sicuramente gli si sarebbero ritorte contro. Prese infine posto su uno dei tappeti sparsi a terra, adiacente a quello su cui già posava il deretano il caposcuola dei Serpeverde. Il suo sguardo fu catturato dalla gabbia –ma cos’era quella fissazione per le gabbie, Gerlino Pacificatore? Le scatole non andavano più di moda?- contenente… cose. Cercò di aguzzare la vista, non eccelleva propriamente in diottrie, ma non vide altre che cose colorate. Gusci? Sperava che sir Viktor fosse un segreto amante del decoupage, e che quei gusci servissero a decorare fantastiche cornici –Giovanni Muciaccia sarebbe stato fiero di quel pensiero- . Magari erano solo un ornamento, tipo i fiori piazzati sul centro tavola ricamato negli uffici dei docenti. Magari i gusci servivano a nascondere una sorpresa, tipo un simpatico e dolce armadillo che dalla vita voleva solo amore. Annusò l’aria, cercando tracce di incenso: si sa mai che i gusci nascondessero creature omicide fermate solamente dal profumo di sandalo bianco.



    « everyone has the right to be stupid.
    but you're abusing the privilege. »

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    Edited by #epicWin - 11/2/2015, 18:59
     
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  4. Meganita la mano amica
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    Si è trasferita in Inghilterra per Liam Callaway, suo fratellastro, e per farlo è scappata di casa.
    Ancora oggi sente un vuoto ogni volta che pensa a suo fratello Paul, suicidatosi quando era bambina. Quando chiude gli occhi, allle volte, le sembra ancora di riuscire a vederlo.
    Ha pochi amici, e con loro non si mostra mai affettuosa.
    Lavora al Lilum come spogliarellista e, nel frattempo, segue lo stage al San Mungo. Dopo Hogwarts vorrebbe specializzarsi in psicomagia.
    abbigliamento / foto Attualmente indossa la divisa da combattimento di Hogwarts: Un paio di leggins neri, una cannottiera ed una maglietta termica tutto rigorosamente nero. Indossa anche un paio di stivali, sempre neri, con un po' di tacco. I capelli sono legati in una coda alta.



    Megan Lynn
    sheet ⋆ 17 ⋆ half-blood ⋆ deatheater ⋆ Studente ⋆
    Megan Lynn si voltò verso il ragazzo che, appena dietro di lei, non riusciva a nascondere una risata e gli face l’occhiolino, senza tuttavia che gli angoli delle sue labbra si alzassero in un sorriso. Gli prese la mano, grande e callosa tipica di chi passa molto tempo con le palle in mano -quelle da quidditch, laidi!- e lo condusse verso la finestra con aria seducente. Si appoggiò al muro appena affianco alla finestrella e guardò fuori. Erano i minuti che precedevano l’alba, quelli in cui il sole ancora nel dormiveglia non si decideva a fare capolino fra le montagne. Erano i minuti più freddi della giornata, ma anche quelli più magici. Erano i minuti di stallo, durante i quali ogni attimo poteva durare un’eternità. Dalla finestra entrava una lieve luce che colorava l’ambiente donandogli un’aria fin troppo romantica, ma Megan non sembrò curarsene, mentre momentaneamente dimentica del suo accompagnatore lasciava vagare lo sguardo sullo spettacolo che le offriva il panorama. Prima -prima di Hogwarts, di Liam, del Lilum e del tirocinio- c’era stato un periodo in cui amava alzarsi, correre alla finestra ed ammirare il sole sorgere, godersi gli attimi infiniti prima della sua rinascita e poi tornare a dormire, con il cuore stranamente in pace, ma erano mesi che oramai aveva perso quest’abitudine finendo con il dimenticarsi quanto suggestivo potesse essere quello spettacolo.
    Scosse lentamente la testa, tornando al presente, quando sentì il le dita di Cav accarezzarle lentamente la spalla lasciata scoperta dalla camicia da notte. Non si era cambiata solo per fare un dispetto a Shane, che le aveva regalato quella camicia da notte convinto che fosse un vestito da giorno, e quel pensiero le fece tornare in mente il motivo per cui si trovava li. Per cui con lei c’era Cav. Si voltò verso di lui, sforzandosi di fare un sorriso seducente. Si morse leggermente il labbro inferiore mentre alzava lo sguardo chiarissimo su quello di lui, in cui poté vedere tutto il suo desiderio. E allora, non riuscì a nascondere un vero sorriso. Le piaceva piacere, le piaceva sapere che avrebbe potuto far fare a quel ragazzo praticamente qualsiasi cosa. Ma in quel momento, per scopi che andavano ben oltre alla semplice voglia, a Megan interessava solo una cosa. Affondò le mani fra i capelli verdi di lui -una tinta discutibile, lo ammetto- e lo tirò leggermente verso di se, fino a quando le loro labbra non si toccarono. Sentì le mani di lui circondarle la vita, quasi volesse sollevarla e, mentre apriva le labbra ad un’esplorazione più profonda, si lasciò sollevare agganciando le gambe ai fianchi di lui. Era fatta. Adesso doveva solo trovare un modo per fare sapere a Shane ciò che stava facendo.
    Sospirò quando le labbra di lui passarono dal suo volto al collo, lasciandovi lievi baci, e si permise di osservare la stanza. Erano sulla torre dell’orologio e per un attimo a Megan tornò in mente il suo secondo vero incontro con Shane Howe. Quando gli aveva impedito di saltare giù dalla..finestra! Ma certo! Come aveva fatto a non pensarci prima? Si staccò leggermente dal ragazzo che, nel mentre, aveva iniziato ad accarezzarla con un po’ troppa insistenza e gli sussurrò la sua volontà, alla quale Cav non si oppose. Evidentemente non brillava di intelligenza, si disse Megan, oppure in certe occasioni smetteva di ragionare con il cervello. Si sciolse dal suo abbraccio e si sedette, anche se non troppo comoda sul davanzale della finestra al suo fianco. In bilico sul nulla. Attirò di nuovo a se Cav, allacciandogli le gambe alla vita e si sporse leggermente verso l’esterno, stando ben attenta a non perdere l’equilibrio, mentre apriva di nuovo le labbra lasciandosi distrarre momentaneamente dai baci. Oh, se avrebbe vibrato il braccialetto di Shane!
    Lasciò Cav sulla torre qualche minuto dopo, precipitandosi nei dormitori per cambiarsi. Le lezioni sarebbero cominciate presto e, dopo l’attività mattutina, Megan aveva assolutamente bisogno di un caffè gigante. Indossò la divisa da combattimento e si legò i capelli in un’alta coda, poi si diresse verso la Sala Grande.
    Quando arrivò notò che Shane non era presente, e subito i suoi pensieri corsero alla gara. Soffocando un sorriso nel caffè, Megan ripensò a quella notte. La notte in cui la sfida era partita. All’inizio le era sembrata un’idea geniale, il perfetto modo di divertirsi ma con il senno di poi doveva ammettere che non era poi così bello come aveva pensato. E non perchè non le piacesse baciare ragazzi a volontà, anzi, ma era il pensiero che Shane facesse lo stesso che le faceva venire la strana voglia di prenderlo a ceffoni ogni volta che pronunciava uno dei nomi. E poi c’era quello. Il ‘premio’. L’ennesima sfida. Perchè chi fra i due avesse perso avrebbe dovuto baciare l’altro.
    «Immacolata Sottolano. No, non mi permetterei mai di insultarti con tali parole. E' una Corvonero del 4^ anno. Ero con lei poco prima, non ho avuto il tempo di far vibrare il braccialetto» La voce di Shane le giunse stranamente chiara all’orecchio, mentre le sussurrava il nome della sua ultima conquista, e per un attimo Megan prese in considerazione l’idea di conficcargli il coltello da burro che teneva fra le mani in un occhio, ma si trattenne preferendo voltarsi verso l’amico con un sorriso che poco lasciava all’immaginazione. «Se non vibra non vale, Howe» rispose serafica, «a meno che non ci sia io presente» si strinse nelle spalle, addentando la fetta di pane con la marmellata che aveva davanti, poi adocchiò un serpeverde del sesto anno che si stava attraversando al navata e gli fece cenno di avvicinarsi. «Prendi esempio, Shane» sussurrò, prima di voltarsi verso Chiavone Espedito. Si alzò con grazia dalla panca e gli diede un bacio sulle labbra. «Buongiorno Espedito» sussurrò, poi gli fece l’occhiolino e tornò a sedersi al fianco di Shane. «Questo vale, la Sottolano no. A meno che non vai a baciarla adesso» concluse, mangiando ciò che restava della sua colazione. «E, prima che andiamo. Lo vedi a grifondoro, il ragazzo con i capelli verdi? Cavolino di Bruxelles. Speso di non averti svegliato, stamattina» gli rivolse un ghigno, poi si alzò e si avviò senza aspettarlo. La lezione di cura delle creature magiche si sarebbe tenuta nei pressi della foresta proibita e Megan non moriva dalla voglia di andarci. Non amava le creature magiche e sembrava essere una delle poche studentesse a non conoscere il nome del loro nuovo professore che, a sentire Shane, era famoso a livello mondiale. Si permise di allungare il tragitto per ammirare il lago nero di prima mattina, lasciandosi cullare ancora un po’ dalle sensazioni di pace che aveva provato sulla torre dell’orologio mentre osservava il sole sorgere con la conseguenza che quando arrivò alcuni studenti erano già seduti. «Buongiorno» salutò educatamente il professore. Si trovavano su uno spiazzo poco prima che la vegetazione della foresta proibita iniziasse a diventare troppo folta e, contrariamente a quanto era solita vedere, al posto dei banchi davanti alla grande cattedra si trovavano dei tappeti. Notò che Shane era già seduto su uno di questi, e si lasciò cadere al suo fianco, senza tuttavia parlare. Accanto alla cattedra c’era una gabbia dentro al quale facevano bella mostra delle grandi uova che Megan, poco interessata com’era alla materia, non avrebbe mai saputo dire di che creature fossero. Ricordava qualcosa dagli anni a Salem e dalle lezioni che aveva seguito lì a Hogwarts, ma Cura delle Creature Magiche non l’aveva mai affascinata al punto da fare delle ricerche per conto suo. Spostò lo sguardo sul suo vicino di tappeto (?) e notò che stava osservando il professore. «Emozionato?» sussurrò, tirandogli una leggera gomitata. Per Shane il professore era una specie di leggenda anche se Megan stentava a capirne il motivo. Chissà, forse dopo quella lezione Viktor Berqgvist avrebbe assunto un’aria interessante anche ai suoi occhi.


    « è una vecchia storia che nessuno cambierà. »

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    « mayhem »

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    Al prof. Berqgvist piace questo elemento.
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    Lilia Nymphadora Lindberg
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    Il giorno più bello nella vita scolastica di Lilia? Beh, certamente quello che stava per vivere, la sua materia preferita insegnata dal suo professore preferito (poco di parte mi dicono) e in più un viaggio in Egitto gratis, chissà cosa si era inventato Viktor quella volta, forse avrebbero incontrato delle sfingi e delle nuove specie di draghi, insomma Grecia, Egitto, quel vecchietto si stava guadagnando punti nella scala di stimabilità di Lilia, e pensare che era da un po' che aveva raggiunto il punteggio massimo. Penso si sia capito che quella mattina Lilia non si rigirò nel letto al suono dalla sveglia, non si trascinò a farsi la doccia lamentandosi dell'imminente lezione e soprattutto non aveva il suo solito stomaco chiuso che si apriva di solito quando vagabondava in modalità uomo rissoso (povera cucciola sessualmente confusa). Dopo la rinfrescante doccia Lilia frugò nel suo baule in cerca di vestiti adatti all'occasione, doveva scegliere qualcosa di leggero, decise per una canottiera morbida bianca e degli shorts in jeans con dei dettagli in pizzo bianco, dopo essersi vestita ed essersi appuntata la spilla con lo stemma di casata prese lo zaino che le aveva regalato Dakota e dopo avergli fatto assumere una trama etnica lo riempì con altri vestiti leggeri specialmente canottiere e shorts e con pergamene, libri e la bacchetta. Prese il permesso firmato dal padre di corse e si fiondò in Sala Grande letteralmente correndo, non aveva tempo per salutare Dakota o per fermarsi a chiacchierare coi compagni, beh sì una chiacchieratina se la poteva fare anche se nel suo cervello c'era scritto a caratteri cubitali CURA DELLE CREATURE MAGICHE IN EGITTO CON VIK. Fece la colazione più sostanziosa che avesse mai fatto dall'inizio dell'anno puntando ogni tanto lo sguardo verso il professore che sorrideva bonario guardando i ragazzi, chissà a cosa stava pensando. Finita la colazione si fiondò ancora più velocemente all'esterno del castello, cioè quando mai Lilia correva per andare a lezione se non per il fatto che fosse in ritardo? Mai, se non per una lezione di Cura delle Creature Magiche con Viktor come insegnate. Arrivata alla postazione al limitare della foresta notò che qualche studente era già arrivato, avrebbe voluto essere la prima ma non si può avere tutto dalla vita, nemmeno un Lucano, poggiò il foglio con permesso sul tavolo e sorrise a Viktor -Ecco l'autografo di mio padre, zio Vik. Emh, volevo dire Sir Viktor.- voleva ammiccare ma aveva già fatto una figuraccia chiamandolo col nomignolo colloquiale con cui era solita chiamarlo a casa, non poteva anche ammiccare sarebbe stato troppo colloquiale, a sto punto poteva chiamare Leroy "Papà Castoro" per arrivare all'apice della vergogna, perché Leroy? Boh forse perché a differenza di Icesprite Leroy sembrava non odiarla, anche se non sembrava un castoro, nemmeno Icesprite lo sembrava ma questi sono dettagli irrilevanti. Sospirò e sorrise nervosamente verso Vik sperando che non succedesse nulla di grave, sentiva già lo sguardo omicida di Stiles penetrarle la testa per via della sua mancanza di rispetto verso un altro professore, via via Stiles più garbato, Lilia conosce Viktor da quando è nata non può creare così tanti problemi. Dopo tutta quella scena alquanto particolare Lilia capì che forse rimanere impalata davanti alla cattedra non sarebbe stato il massimo quindi decise di sedersi su uno dei tappeti, si posizionò ovviamente in prima fila e si mise a fissare i gusci nella gabbia fantasticando su cosa potesse essere uscito da essi.


    Scheda ■´ 17 ■´ Bellaribella ■´ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
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    Non parla più col padre da tre anni, l'argomento famiglia è un tabù.
    Il suo colore preferito è il nero, ama le fotografie istantanee e le sigarette.
    Odia il contatto fisico e tutto ciò che riguarda l'amore e l'affetto in generale,San Valentino per lei è "Il giorno durante il quale mi chiudo in camera e non esco fino a domani"
    Non ha fratelli né sorelle. O almeno così pensa...
    Ashtags per tutti! #momentobaricco(?) #facciolacarinasoloconchimidaglialcolici #infartodelfremello #nonsacosèunarenna



    Karma Montgomery
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    Cura delle creature magiche. Quale emozione.Quale immensa voglia di tirarmi giù dal letto a baldacchino dalle tende verdi, di uscire fuori dalle caldissime e morbidissime coperte. Con uno sbuffo ed una forza di volontà degna della più grande paladina della giustizia(?) mi alzai dal letto, pronta ad una noiosissima lezione. Poi sono punti di vista, certo. Il mio era: sarebbe stato meglio un pomeriggio in sala torture. Dopo essermi fatta una doccia, mi vestii in modo comodo e leggero, un abbigliamento adatto per la mattinata che mi aspettava. Appuntai sopra la maglietta la spilla di Serpeverde e lanciai una rapida occhiata allo specchio, dove il mio riflesso mi restituii uno sguardo annoiato. Decisi di scendere a fare colazione solo per vedere quanti altri malcapitati come me dovevano seguire quella lezione. Mi sedetti accanto una mia compagna che avevo visto giusto qualche volta in sala comune e riempii la mia scodella di latte e fiocchi d'avena, che iniziai a mangiare tranquillamente. La mattinata sembrava quasi voler migliorare, quando un tornado dalla spilla giallo-oro arrivò urlando qualcosa di incomprensibile nella lingua degli idioti e mi si sedette sopra. Signore. salutò lui, ficcando un dito nella mia scodella con molta nonchalance. Chiunque avesse visto la mia espressione, -bocca aperta e occhi strabuzzati- avrebbe potuto consigliare al giovane di alzarsi e mettersi a correre. Ma ancora una volta il mio incredibile autocontrollo impedì la morte di un povero studente. Di buon umore, Stilinski? dissi stringendo i denti e passandogli direttamente la scodella. Mi aveva fatto decisamente passare la fame.

    Finito di guardare gli altri mangiare (solitamente tendo a non mangiare cibo nel quale mettono le loro sudice mani ragazzi esaltati,anche se "solitamente tendo a non mangiare" sarebbe più che sufficiente) mi avviai verso la foresta proibita, giusto un po' più motivata a dare del mio meglio rispetto ad un'oretta prima, giusto perché mi ero ricordata che quella non sarebbe stata la solita lezione di cura delle creature magiche: saremm andati in Egitto con l'aiuto di una passaporta. Ovviamente non avevo nessuna voglia di parlare con mio padre per farmi firmare l'autorizzazione, così avevo fatto mettere in contatto mio padre e mia cugina, Sunshine (una wizard che viveva là vicino) che mi aveva procurato il prezioso permesso.Lì ad aspettarci c'era il nostro professore, Sir Viktor. Buongiorno, professore. dissi tentando qualcosa che doveva sembrare un sorriso. detto questo rimasi ferma con le braccia incrociate ad osservare gli studenti che già c'erano e quelli che dovevano ancora arrivare.


    « My blood is burning,I'm radioactive. My heart is nuclear, love is all that I fear. »

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    Russell Cooper
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    -Oh davvero? DAVVERO?- Russell aveva strappato l'avviso di colui che non deve essere nominato dalla bacheca dei corvonero, circa una settimana prima, con un espressione a metà tra l'infuriato e il nauseato. Non solo sarebbe dovuto andare in Egitto, ma avrebbe anche dovuto farsi firmare una giustificazione dai genitori. Le odiava le escursioni all'estero che necessitavano di simili pratiche burocratiche. Perché? Perchè Russell i genitori non ce li aveva, e le sue referenti in quei casi divenivano le proprietarie dell'orfanotrofio in cui era stato allevato. Odiava doversi mettere in contatto con loro, e in quel momento più che mai, perchè fra poco sarebbe stato diciottenne, ma la firma dei tutori probabilmente era ugualmente necessaria. Chi è colui che non deve essere nominato? No, non Lord Voldemort, ma il più modesto sir Viktor eccetera eccetera. Il perchè di quel nomignolo era per Russ assolutamente intuitivo: pronunciare per intero il nome del professore di cura delle creature magiche avrebbe comportato dolori atroci alla sua lingua ed effetti fonici grotteschi. Fortunatamente lo stesso professore se ne era accorto e si faceva chiamare semplicemente Viktor, Sir Viktor. Tutti avevano finito di mangiare ormai da qualche ora e la folla era sciamata dalla sala grande in direzione delle aule o dei dormitori. Ma il corvonero era ancora lì, a mangiucchiarsi le unghie e a comporre cerchi invisibili a terra con il moto del suo corpo. Il suo gufo con l'autorizzazione non era ancora tornato e Russell si stava chiedendo se sarebbe stato saggio andare anche senza, tanto ormai era maggiorenne. Mentre rifletteva sul da farsi osservò i suoi indumenti: abiti leggeri e comodi, non il massimo dell'eleganza, questo è vero, ma adatti per escursioni ed attività alternative. Per tutto il giorno Russell era stato intrattabile, scontroso e volubile, più del solito perlomeno, e non sapeva neanche lui bene il perchè. Era come se sentisse sopra di sé il peso di un avvenire incerto o di uno sconvolgimento oscuro che non riusciva a intuire. Si limitava perciò ad aggredire qualsiasi forma vivente gli capitasse a tiro, per una sorta di autodifesa preventiva. Mentre pensava a queste cose vide il suo gufo sfrecciare attraverso la Sala Grande e precipitarsi verso di lui. Russell gli strappò al volo la lettera dalle zampe. Era particolarmente pesante: non poteva contenere soltanto la giustificazione, doveva esserci anche qualcos'altro. Cooper non ci fece troppo caso e si precipitò verso il luogo della lezione. Lo spazio che si estendeva tra il lago nero e la foresta proibita era stato adibito a luogo della lezione, e , fortunatamente, il clima sembrava favorevole a tal fine. Il professore sedeva sulla cattedra, i suoi capelli e la sua barba candidi in forte contrasto con il colore della scrivania. Quando si accorse di non essere in ritardo il corvonero rallentò il passo, si guardò intorno, e notò che non c'erano banchi ma solo tappeti. Russell finse un'espressione divertita e si sedette su quello che lo ispirava di più. Una volta che si fu accomodato prese ad osservare il professore e la lavagna dietro di lui, sulla cui superficie un gesso incantato stava rappresentando diverse creature magiche. Ma ciò che più lo incuriosì fu la gabbia comodamente appoggiata sulla cattedra, al cui interno erano custodite ciò che sembravano uova. Da quando delle uova necessitavano di essere rinchiuse in una gabbia? Doveva ammetterlo, cura delle creature magiche non era la sua materia preferita. In quanto a nozioni e riconoscimento delle specie era molto ferrato, in fondo gli bastava memorizzare immagini e descrizioni, cosa che gli riusciva sempre bene, ma odiava dover dar da mangiare a bestie deformi vermi ancora ricoperti di terriccio e Merlino solo sa cosa. Mentre aspettava l'inizio della lezione Russell estrasse dalla borsa a tracolla la busta che aveva appena carpito dalle zampe del suo gufo. Ne ponderò il peso e la consistenza, poi la aprì. La prima cosa che vide fu una sorta di foto con un uomo e una donna che si baciavano. La ragazza aveva degli strani occhi blu, l'uomo dei folti capelli corvini. Russell deglutì, in silenzio estrasse l'autorizzazione ripiegandola e costringendola in una tasca dei pantaloni. Poi chiuse la busta. Aveva intuito, ma non aveva intenzione di scoprire chi fossero quei due, almeno per ora. No Maria, chiudi la busta.



    Scheda ▴ 18 ▴ neutrale ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr



    Ho modificato il post perchè mi ero dimenticato della gabbia con le uova, spero non sia un problema, chiedo venia ç.ç


    Edited by Fujiwara - 11/2/2015, 20:29
     
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  11. pretty when I cry‚
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    Lana Rain Odair
    Baby I'm a nightmare dressed like a daydream
    Sorseggiai lentamente il mio the, posando poi immediatamente la tazza sul tavolo davanti a me,facendo una smorfia provocata dal gusto troppo amaro. Ah, dannazione! sussurrai prendendo due generosi cucchiai di zucchero per poi lasciarli cadere dentro la tazza. Girai infine pagina al libro che stavo leggendo, ovviamente un testo scolastico. Cos' altro mi era consentito leggere, frequentando l'ultimo anno ad Hogwarts? Niente, appunto. Di questo passo perdo l'anno. Di questo passo perdo l'anno... cantilena a bassa voce. La pressione iniziava a farsi sentire pure per me è non era di certo un bene. Le uniche cose che riuscivano giusto un poco a calmarmi erano trasformarmi in Dakota e passare tempo con Beatriz. Quel giorno, per mia sfortuna, non potevo fare né l'una né l'altra cosa. Avevo una lezione di cura delle creature magiche in mattinata, dunque dovevo presentarmi come Lana, mentre la mia dolce Bea non si vedeva in giro per un po', cosa che mi metteva terribilmente di malumore. Chiusi il libro e finii in due sorsi il mio the, lanciando occhiate severe ad un paio di studenti chiassosi. Chissà come dovevano trovarmi noiosa. Mi sembrava addirittura di poterli sentire...
    Santo cielo, ma quella una risata non se la fa mai?
    Poverina, non avrà amici...
    Poverina un corno, è sempre a rompere!
    No. Non mi sembrava .Li sentivo davvero. Mi girai a guardarli giusto un po' amareggiata, per poi dirigersi verso la moda camera nel dormitorio femminile Corvonero, per prepararmi alla lezione. Una sola risata? Quando ero Dakota né facevo molte di più! Se solo quei ragazzini avessero visto la metà delle cose che io avevo visto, se solo avessero fatto la metà delle cose che avevo fatto...con le sembianze del mio alter ego. Mi soffermai sul fastidioso pensiero che nelle sembianze di Lana, non avevo mai fatto assolutamente niente di interessante. La cosa era triste, ma scacciai il pensiero con il mio solito gesto della mano. Mi misi una t-shirt sulla quale all'uni la spilla della casata e dei comodi pantaloni, infine presi dalla borsa il permesso scritto dai miei genitori che mi avrebbe permesso di prendere parte all'escursione in Egitto. Arrivata nella foresta proibita, dove il professore ci aspettava, lo salutai con un vivace:"Buongiorno Sir Viktor!" Ed infine mi sedetti accanto ad un paio di ragazzi. Tirai fuori il permesso.



    Scheda ▴ 17 ▴ Ribelle ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr


     
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  12. ~Dubhe~
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    Odia le ragazze superficiali, sebbene venga spesso paragonata ad una di loro;
    è Tassofobica, non sopporta di avere nel suo campo visivo i Tassorosso;
    odia l'ingenuità che qualcuno ostina ad'avere;
    si caga addosso a guardare il cielo stellato perché l'idea che ci sia qualcosa di infinito è sconvolgente;
    ama sé stessa, immensamente;
    odia il mare o le piscine, perché deve rimanere in costume, facendo risaltare la cicatrice che ha sul fianco sinistro
    Wearing Indossa la divisa Serpeverde, ma al posto della gonna indossa dei collant scuri.



    Lleh C. Phoebe Jones
    sheet ⋆ 15 ⋆ Halfblood ⋆ Neutral ⋆ Slytherin ⋆
    Era una bella mattina, tutto sommato.
    Si vestì rapidamente, prendendo l'orario e leggendolo dalla prima casella all'ultima. Oh, insomma, non si ricordava che giorno fosse, dai. Scivolò seduta accanto a Karma - non si parlavano più di tanto, ma spesso si ritrovavano nello stesso tavolo in Biblioteca a studiare (?) un po' perché erano nella stessa casa e un po' perché boh. Insomma, Lleh era simpatica a Karma, ovviamente e ci stava provando con lei eheheh.
    No.
    ...
    No? No cosa scusa?
    Eh, no. Mi spiace, ma si rifiutava di alzare il culo ancora una volta. Eh, scusatemi, ma no no no. Cura delle Creature Magiche. Eddai, dovevano pure andare in Egitto. Uh, l'Egitto, che figata. Si, certo: caldo, afa, nulla nel raggio di millanta chilometri, scorpioni dal veleno mortale, yee. Vi sembra divertente? E se moriva di sete? Ci avete mai pensato? E poi lei uccideva gli animali, in caso. -Sparami.- borbottò a Karma, sbuffando e appoggiando i gomiti al tavolo, iniziando a mangiare la sua... panna. Eh? Sparita. Puf. Che cazzo? Alzò un sopracciglio prima di sentire una Prefetta Serpeverde borbottare qualcosa tra i denti. Riuscì a cogliere uno "Stilinski" nella frase. Boh, lei non conosceva molta gente. Magari se avesse avuto il tempo di vederlo, magari eh, l'avrebbe riconosciuto. Come la mora seduta accanto a lei, mangiò poco niente, preferendo allora dedicarsi a qualcosa che quello Stilinski non avesse personalmente o meno infettato con le sue dita. Mah, certa gente proprio le faceva nascere un punto di domanda dentro di sé. Molto da "chisoncosahofattodellamiavitamistosprecandooddio" ... no, scusate. Ho sbagliato persona.
    Si alzò lentamente assieme a Karma. Poi la perse di vista, causa orgia orda di studenti che se ne andavano nelle aule. Se la prese comoda, in realtà. Ma alla fine arrivò, e pure puntuale.
    Karma, poté constatare - anche se in realtà non le cambiava proprio nulla - era già lì.
    L'autorizzazione. "Cosa?" alzò un sopracciglio. "Su, Jones, l'autorizzazione. Non te la sei dimenticata, vero? E l'hai fatta firmare, eh? No? Dai che ce l'hai... o almeno lo spero per te. Se no sei fottuta." eh. Lo sperava anche lei. Che poi, chi era quell'idiota che si era infilato nella sua testa e ora le parlava così simpaticamente quanto un palo su per il culo non lo sapeva.
    Si controllò nelle tasche - che poi non aveva. AH, L'AUTORIZZAZIONE! Potevano dirglielo prima. Ce l'aveva.. sul suo comodino. Sbuffò, tirando fuori la bacchetta e facendo comparire pochi istanti dopo la sua cavolo di autorizzazione - ta dan, visto che ce l'aveva? - firmata la sera prima - o così credeva - da suo padre, Aiden.
    Victor Berqgvist. Il prof sembrava sempre così.. vecchio, ai suoi occhi. Insignificante, particolarmente stravagante. Ma non glie ne fregava.
    Si sedette in ultima fila, sbuffando appena.


    « I'm a nightmare dressed like a daydream »

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  13. Miss Y.
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    gwendolyn Carraway PG
    Give a round of applause for the great Miss Y!
    Stavo seduta vicino ai miei soliti amici della mia casata, ascoltando li chiacchierare durante la colazione. Preferivo di gran lunga ascoltare loro, che parlare...insomma, avevano sempre così tante cose interessanti da dire! Il mio piatto, riempito di uova e salsicce pochi minuti prima era ormai praticamente vuoto. Ero Sì piccolina, ma la mia fame non era di certo piccola...presi un'altro toast dal cestino di fronte a me, mentre me lo mettevo in bocca mi guardai intorno. Al tavolo di Serpeverde, la perfetta tentava di non uccidere Stiles. A quello di Corvonero mancavano moltissimi studenti, probabilmente tutti già arrivare lezione. In quello di grifondoro, molti studenti tra cui i due prefetti e il procione? chiaccheravano allegramente della lezione che gli attendeva. Già, perché quel giorno non ci sarebbe stata una semplice lezione di cura delle creature magiche. Il professore, Sir Viktor (il mio professore preferito non tanto per via non la materia che insegnava che per altro mi piaceva, più per il modo nel quale aveva deciso di insegnarcela) aveva organizzato una spedizione in Egitto. Avevo passato quattro anni nel mondo della magia, ma mai certe cose non ci si abitua mai. Poter raggiungere un posto lontanissimo in pochi secondi, in compagnia di moltissime altre persone...un sogno che in quel mondo era visto da tutti come qualcosa di banale. Io però non ci riuscivo. Ancora potevo eccitarmi nel vedere le scale muoversi, una tazza trasformata in topo e viceversa. Mi ripulii i miei pantaloni della tuta e la maglietta sulla quale era appuntata la spilla della mia casata e mi Alzai insieme al mio piccolo gruppetto di amici. Ci dirigemmo tutti insieme nella foresta proibita, dove ad aspettarci stava il professore. Lo salutai arrossendo lievemente e poi mi sedetti, girandomi tra le mani il permesso firmato da mamma e papà.Già molti studenti erano arrivati, tra questi...lui. Brian. Feci finta siam non vederlo per non farmi una delle mie solite figure ma era troppo tardi, la mia lingua errra più veloce delle mie gambe. Emh...buongiorno. dissi arrossendo dalle radici dei capelli alle punte dei piedi. Si prospettava una lezione interessante...


    Scheda ▴ 16 ▴ Neutralchic ▴ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr

     
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  14. Jack‚ beautiful IDIOT.
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    Detesta essere chiamato Jack da persone che conosce poco.
    Non toccategli sua sorella Jericho.
    Abbonato alla sala torture con entrata gratuita e trattamenti speciali.
    Gli piace molto fare festa perciò... #PARTYHARD
    State attenti a quello che dite, a come vi muovete, lui nota ogni cosa.
    abbigliamento / fotoVeste quasi sempre sportivo quando non ha addosso la divisa scolastica, ogni tanto gli piace pure vestirsi elegante per fare colpo ma soprattutto per farsi quattro risate con gli amici.



    KILLIAN JACK HADES
    LIAR ⋆ 16 ⋆ Purosangue ⋆ Neutrale ⋆ single ⋆
    La sveglia suonò con un rumore a dir poco assordante... la mano di Jack uscì malvolentieri dalle coperte rabbrividendo... iniziava un altra giornata, alzò la testa dal cuscino per qualche secondo ma ben presto l'invincibile forza di gravità lo costrinse nuovamente a sprofondare nel morbido cuscino di piume. Apri svogliatamente un occhio, poi l'altro, iniziò a far mente locale sulla sua vita e soprattutto sulla prima lezione che quel mattino avrebbe dovuto affrontare. Decise dopo dieci minuti buoni ad alzarsi, sarebbe dovuto andare nel deserto quella mattina... si nel deserto... ma dico i prof non sapevano più cosa inventarsi? La lagrenge una pianta assassina da potare con la cannella ed ora questo vecchietto che vuole fare le scampagnate intorno alle piramidi. Jack sbuffò infilandosi una camicia leggera a maniche corte, ci appuntò sopra la spilla di prefetto dei corvi e si diede una sistemata ai capelli. Dopo essersi osservato allo specchio recuperò un foglio bianco, un po' sgualcito, l'autorizzazione per quella strana gita al mare senza acqua. Pazienza... avrebbe tanto voluto portarsi la sua famiglia di paperelle di gomma e farle navigare nell'infinito ed oltre. Ma si sapeva... in mezzo al deserto si trova al massimo un oasi senza acqua con lo scheletro di qualche povero cretino che si era buttato di testa immaginandosi la piscina comunale di New York. Comunque il ragazzo uscì sbadigliando per il corridoio, camminava a passi lenti cercando qualche strana legge fisica per non smaltarsi di faccia contro le PIASTRELLE del pavimento che lo chiamavano utilizzando una lingua sensuale ancora non ufficialmente riconosciuta. Raggiunse la sala comune, i suoi compagni di corso stavano già iniziando a buttarsi nella colazione, lui li salutò prendendo posto nella solita panca. Lasciò cadere lo sguardo sulle assi vuote di fianco a lui, il pensiero volò inevitabilmente a sua sorella Jericho che però ormai sembrava essere scomparsa nel nulla... la speranza di ritrovarsela di fianco però era talmente forte che spesso Jack riusciva ad immaginarsi la ragazzina entrare nella sala e prendere posto accanto a lui, come aveva sempre fatto.
    La voce di Stiles lo fece quasi sussultare, dannazione era mattina presto e quell'uomo non poteva infiltrarsi così nei suoi pensieri ancora confusi tra Jericho e le paperelle di gomma.
    "Sa, ragazzino, non muori dalla voglia di morire?”
    Jack sorrise mentre si bagnava le labbra con il cappuccino, posò la tazza "Come sempre ma stavolta ho voglia di morire con stile!" disse poi tirando fuori dalla giacca un paio di occhiali da sole a specchio e posandoseli sopra il naso. Battè una mano sulla spalla del suo migliore amico e si alzò dalla panca "Ci si vede la!" concluse sorridendo e lasciando la sala come un figo dei film di Hollywood...peccato che al posto del tappeto rosso c'erano quelle dannate piastrelle.

    Foresta proibita, un luogo fantastico per crearsi un ufficio, piante ovunque, erbe di ogni tipo, pace, tranquillità, un lago a pochi passi dove farsi il bagno e andare a pescare. Era geniale. Jack sospirò posandosi gli occhiali da sole sopra la testa, era proprio curioso di scoprire come fosse il prof nuovo di cura delle creature magiche... magari era fissato con l'archeologia o con le mummie... tutto purché non fosse patito di piante come la lagrange... non ci teneva a finire a faccia a faccia con dei cactus simili a quelli di supermario bros.
    Il giovane passò vicino alla cattedra con aria disinvolta, ci posò sopra il foglio con l'autorizzazione e con un allegro "Buongiorno prof!" rivolse la parola a quel vecchio dall'aria burbera ma gentile. Prese poi posto insieme ai compagni su uno dei tanti tappetini facendo l'occhiolino prima a stiles e poi salutando con la manina tutti quelli che conosceva. Aveva ragione Jericho... sei un idiota Jack Hades. Solo un povero idiota.


    «Solamente quando le cose ci vengono tolte scopriamo il loro vero valore»

    schema role © psìche

     
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    Niamh A. Lynch
    are you a saint or a sinner?
    Aveva mai speso una parola buona per quel procione? In quel momento stava incominciando a ricredersi, quel farabutto aveva versato la tempera rossa sui compiti di strategia di Dakota, non era un comportamento normale. Il suo amico sosteneva anche la possibilità che Mr Fitz fosse una femmina mestruata perennemente, per Morgana, sperava di no. Non che avesse qualcosa in contrario alle procione ma questo voleva dire che avrebbe dovuto cambiarle la targhetta in Mrs Fitz, si, perché aveva anche un collare trasgressivo in pelle e con le borchie. Proprio da badass.
    Poi, il prefetto non gli aveva fatto nulla, e al contrario aveva cercato di farselo piacere nonostante fosse una palla di pelo dall’aria malvagia, Niamh e lui avevano discusso spesso sulla sua natura cattiva.
    Lei sosteneva che era solo stressato e spaventato da tutti e Dakota beh, affermava che era impossibile il fatto che i procioni potessero essere stressati. «Ti giuro Dak, l’ho letto da qualche parte, sono come i cani!» difendeva il procione gesticolando convulsamente «Niamh, i procioni non possono soffrire di stress, è impossibile» asserì l’altro convinto della sua affermazione, personalmente non avevo ancora capito che tipo di riviste Niamh leggesse, che poi “leggere”.
    «Ma è un bambino speciale! E’ come i divergenti, non può essere controllato» annuì con tono melodrammatico, era risaputo il fatto che Lynch comprasse roba buona, per poi avere lunghe discussioni con Wayne per stabilire cosa fosse meglio. Solo il meglio a Grifondoro.
    Era sempre più convinta che Lucas le avesse fatto un regalo tarocco, magari l’aveva raccolto per strada, lavato e poi spacciato per un procione addomesticato. Doveva essere andata così, sicuramente.
    Si sedette sul letto prendendo in braccio Mr Fitz e prendendo ad accarezzarlo sul dorso e sbadigliò, il turno di ronda di quella notte l’aveva distrutta. Ormai si era abituata all’idea di essere una prefetta, che poi dico io, chi era la persona così sana di mente che l’aveva scelta? Non era neanche tanto centrata e poi dai andava in giro con quel procione nella borsa! Ora, lei sosteneva di essere normale anche perché si sa, doveva fare la badass per farsi rispettare visto com’era stata trattata nei precedenti anni.
    Non che di norma avesse mai dormito tanto, preferiva non chiudere occhio che avere gli incubi e svegliarsi ancora più stanca di prima. Scrollò la testa, non era il caso di pensarci. Piuttosto, quel giorno avrebbero avuto CdCM, una delle materie che non implicava traumi, forse. C’era un nuovo professore ad Hogwarts, Viktor Berqualcosa, il nome le era familiare. A quanto pare aveva scritto Dragonia, una saga alla quale sua zia era appassionata, tuttavia non aveva la più pallida idea di che trama avesse. Non che fosse tra i suoi interessi primari scoprirlo, Berqualcosa era lì per insegnare e non per parlare dei suoi libri. Forse qualche malato gli avrebbe chiesto anche l’autografo.
    Prese in braccio il procione dopo essersi vestita con abiti comodi e leggeri e aver appuntato la spilla al petto, sarebbero andati in Egitto! Certo, c’era già stata ma quello non voleva dire che non fosse comunque curiosa di rivederlo, avrebbe voluto portare Fizzy, ma non era sicuro del fatto che Sir Viktor non l’avrebbe utilizzato come cavia per qualche esperimento. Era ancora così giovane e innocente!
    Afferrò anche la giustificazione che si trovava sul comodino, le odiava. Perché? Perché questo significava doversi mettere in contatto con i suoi genitori, con sua madre. Non la riusciva più a guardare negli occhi da quando aveva scoperto che aveva tradito Andrei, ma per il perizoma di Howe, perché non poteva tenere le gambe chiuse di fronte ad altri uomini? Se c’era una cosa che odiava erano proprio i tradimenti, specialmente da quando era successo il fatto dell’amortentia con Lucas, ormai era un chiodo fisso nella mente, visto che sapeva perfettamente quello che si provava quando si scopriva la verità. Suo padre non era un santo, ma non se lo meritava.
    Si sedette tra Dakota e Michael, tentando di mangiare una brioche nonostante Mr Fitz cercasse di attirare la sua attenzione, chissà cosa voleva quel laido, forse il suo cibo? Forse voleva solo la droga che teneva nella tasca, quella volta però non gliel’avrebbe data, gli faceva male! Stiles salutò il procione, il quale in cambiò gli scambiò un’ occhiata che sembrava voler dire una cosa. Stilinski doveva avere dei biscotti da qualche parte; l’animale scattò fulmineo verso il prefetto, tentando di aggrapparsi ai suoi vestiti. Niamh per fortuna riuscì a fermarlo prima che la situazione degenerasse, l’aveva detto lei che la droga gli faceva male. La ragazza si avviò verso lo spiazzo antistante la Foresta Proibita, perchè c'erano dei tappeti? Viky si drogava con Il Saggio e la programmazione? Nel dubbio salutò il professore e si sedette sopra un tappeto, vicino a Stiles. Gli stava simpatico il prefetto, magari lui aveva qualche idea sui gusci di uova nelle gabbie. Lanciò un breve sguardo al castello, aveva lasciato Mr Fitz a Jane, chissà se l'animale stava seminando il panico a Hogwarts, forse aveva fame di dita umane.



    Scheda ■´ 16 ANNI ■´ RIBELLE ■´ Pensieve code role by #epicwin for obliviongdr



    Edited by sex on the piastrella - 12/2/2015, 14:27
     
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