Tell me i died, tell me i tried

keanu - will #boombitches

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    Zio Newt aveva un modo particolare di divertirsi, e seppur il divertimento fosse l’ultima cosa a cui William stesse pensando in quel momento, non cancellò dalla sua bocca il sorriso. Un leggero incurvarsi degli angoli delle labbra, mentre gli occhi azzurri studiavano tranquilli i semi delle carte nelle proprie mani. Alzò lo sguardo mantenendo un viso impassibile, concentrando la sua attenzione sull’uomo calvo seduto di fronte a sè. C’erano stati degli anni opachi nel passato di William, dove il giovane era passato inosservato nella sua stessa vita. Perfino lui faticava a ricordarsi quegli anni, e dietro le palpebre riusciva solo a vedere uno spesso muro grigio dal quale non emergeva alcuna sagoma. Si era confuso con l’ambiente, assorbendone ed essendone assorbito. La cosa buona era che, in quegli anni, Barrow aveva imparato a guardare gli altri come loro non facevano mai con lui: i gesti delle mani, il lento sbattere delle ciglia, i polpastrelli sulle labbra. Per questo il poker non l’aveva mai divertito, non era più divertente. Posò le carte sul tavolo, prendendo una sigaretta dal pacchetto sgualcito nascosto sotto la tovaglia. L’accese con una rapida fiammata dall’accendino, che ripose poi languidamente all’interno della giacca di pelle. La stanza in cui si trovavano altro non era che il retro di un ristorante cinese alla periferia di Londra, uno squallido locale nel quale le luci elettriche traballavano un tavolo sì ed uno no, lasciando i clienti in una sorta di quiete sospesa. L’unica lampadina che, attaccata ad un filo per grazia ricevuta, pendeva sopra il tavolo verde, illuminava appena i volti dei suoi compagni, concentrati e silenziosi. Alzò lo sguardo, lo riabbassò e lo alzò di nuovo. Aveva notato il ghigno di Whitaker, e voleva fargli capire, come da accordi presi precedentemente, che quello non era il momento giusto. Il pelato non stava bluffando. Ma perché dare adito ai sospetti del nipote? Dopotutto, Newt aveva ben una scala di colori. Barrow Jr nemmeno si pronunciava, con quel full che faceva ridere i polli.
    Ma il pelato aveva una fottuta scala reale, e loro si erano giocati tutto. “Oh, diavolo” Brontolò sotto voce Newt, seccato dall’improvvisa rotta disastrosa presa dal loro veliero. Will si limitò a buttare la cenere a terra, rimettendosi poi la sigaretta fra le labbra. “Ora posso?” Domandò strascicando le parole, le sopracciglia ironicamente alzate. Lo zio fece spallucce, imprecando piano in quello che poteva benissimo essere antico gallese. Lo prese come un via libera. Estrasse la bacchetta, a cui nessuno prestò attenzione. I babbani probabilmente pensavano fosse della liquirizia, ce n’era di gente bizzarra a quei circoli. Non l’avrebbero giudicato. Lentamente, come in una danza di cui era l’unico ballerino, Will lanciò una maledizione alla guardia vicino alla porta, che nemmeno vide arrivare il raggio verde dell’anatema. Meccanicamente, come ogni bravo soldato, schiantò il suo compare, immobilizzando poi il quarto componente del poker clandestino. Quando vide il pelato, vincitore di quel turno, alzare la canna di una pistola verso il suo volto, sorrise piano. Un sorriso lento, strisciante, e finalmente divertito. Sollevò le mani, lanciando un bacio al tunnel scuro della piccola revolver. Un rapido scatto del polso, ed anche l’arma cadde dalle mani del suo avversario scivolando su un pavimento di linoleum che probabilmente non era parso nuovo nemmeno quando l’avevano appena messo. Newt la prese, soppesandola fra le mani. Inclinò il capo, mentre una smorfia arricciava il naso sottile. “Non amo particolarmente le armi babbane” Will scrollò le spalle. “Nemmeno io”. Uno sparo. Il suono riecheggiò all’interno della piccola stanza, acusticamente isolata rispetto al resto del locale. Barrow lo sentì mentre gli rimbalzava secco fra le ossa, non suscitandogli nulla se non un leggero fastidio ed una strana sensazione di deja vu.

    Il dito sul grilletto, la promessa che avrebbe protetto ciò che aveva costruito fino alla morte. Avrebbe potuto fare mille altre scelte, Will ne era stato consapevole anche in quel frangente, ma aveva deciso di non farle. Ed aveva premuto, sentendo il rinculo dell’arma per tutto il braccio, mentre il fiore scarlatto prendeva forma sulla camicia di Liam Callaway. Non aveva mai detto, William Barrow, di non essere un assassino. Ma ogni cosa, ogni pensiero, era per quel futuro che aveva promesso ai ribelli. Manteneva sempre una promessa, a costo di passare per il mostro della situazione. La Resistenza era anche quel sangue, erano le mani macchiate di sangue civile e non, il tutto per uno schema generale. Non erano migliori dei Mangiamorte nei metodi, ma nello scopo. E non tutti i ribelli erano come lui: non aveva mai creduto nella salvezza Will, ma preferiva fare il lavoro sporco per far sì che qualcuno, ancora, vi avesse fede. Aveva speranza, ma non per sé.

    BONUS[7]



    Fischiettando, Newt riempì il borsello con quel denaro sporco, ammiccando fiero al nipote. E Will rispose a quel sorriso, perché era l’ultimo brandello di famiglia che gli era rimasto. C’era Niamh, certo, ma lei non sapeva così tante cose che per il ragazzo era difficile considerarla realmente una sorella. Più che altro era, ai suoi occhi, una ragazzina a cui voler bene, una delle poche che in quel mondo lo meritavano davvero ed in maniera sincera. Ma Newt Whitaker era l’emblema della corruzione e della depravazione dei Barrow, ciò che avevano sempre nascosto sotto il tappeto in pelle d’orso per timore d’essere giudicati. Newt era come lui. “Dove andiamo, nipotino?” Gli domandò allegro, quasi saltellando per le vie londinesi. Aspirò fra i denti lasciando uscire il fumo in due sottili colonne dalle narici, mentre accennava ad una roca risata. “Fai quello che vuoi, zio, io vado a casa” Una pacca sulla spalla, e senza aspettare una risposta dall’uomo, William Barrow si smaterializzò ad High Street.
    Tutto così silenzioso, in quella notte primaverile. Una brezza leggera sollevava i lembi della giacca di pelle, infiltrandosi sotto la maglia chiara di qualche taglia più grande della sua. Riusciva a sentire i sassolini premuti dalla suola spessa degli anfibi contro l’acciottolato di High Street. Perfino i sussurri nel buio quella sera non avevano voce, lasciando Will solo con la flebile luce dei lampioni ed il riverbero dello sparo nelle orecchie. Si trascinò, come ogni anima poco pia, davanti all’insegna della Testa di Porco. Ma il locale era chiuso, maledetto. Possibile che ogni volta che a lui serviva fosse aperto, quello era chiuso? Dio mio, che altro aveva da fare Larrington nella sua vita? Che poi, per quello che ne sapeva il ragazzo, poteva anche essere il fottuto ministro della magia. Non gli importava nemmeno, a dirla tutta. L’unica cosa ad interessargli era l’infido cartello ‘chiuso’ che pareva pulsare sotto i suoi occhi azzurri, invitandolo a scegliere un’altra preda. Tirò un pugno alla cornice della porta, imprecando contro un cielo che fingeva di non vederlo. Un ragazzo assennato se ne sarebbe andato, tanto la Londra babbana pullulava di locali aperti a quell’ora, considerando che da poco era passata la mezzanotte. Will non aveva senno, come ogni uomo ce sa di non aver più nulla da perdere. Riuscì, con mente lucida e riflessi veloci, ad aggirare la sicurezza del pub, entrando indisturbato. Di nuovo, un sensazione di deja vu gli fece accapponare la pelle, mandandogli brividi lungo la spina dorsale.

    Aveva sorriso ad Elizabeth, la prima ad arrivare, presentandola al signor K. Aveva atteso Ethienne, seduto su uno sgabello presso il bancone. Insieme avevano aspettato l’ultimo componente del gruppo, la ragazza mascherata che aveva promesso di esserci sempre, che aveva detto l’avrebbe scelto di nuovo. E quello era esattamente il motivo per cui nessuno avrebbe mai dovuto fidarsi di William Barrow, o sceglierlo: ci aveva provato con tutto sé stesso ad essere il leader che la resistenza meritava, ma suo padre aveva sempre avuto ragione. Non era mai stato nessuno, e mai lo sarebbe diventato. Così, in un battito di ciglia, William aveva portato nell’oblio anche quelle persone che gli avevano dato una possibilità.

    Fece scivolare le dita sopra i tavoli nudi, spogli di quella clientela che animava –sia in bene che in male- il locale. L’odore degli alcolici si mischiava a quello dei detersivi, ed a quello dei corpi pressati fra loro in una vicinanza resa possibile solamente da una sbronza molesta. Se respirava a fondo, riusciva perfino a percepire la punta bruciante del fumo, sigari e tabacco, e quella appiccicosa del cibo. Storse il naso, saltando dietro il bancone. Con occhio critico studiò tutte le etichette, svitando il tappo di alcune per sentirne l’odore. Alla fine optò per una classica quanto efficace bottiglia di whisky incendiario. Ripercorse i propri passi, tornando indietro giusto per lasciare una manciata di galeoni sulla cassa. A Will i soldi non servivano, ne aveva abbastanza per due vite intere. E dire che, con tutta probabilità, non ne avrebbe vissuto nemmeno mezza.
    Con l’ennesima sigaretta fra le labbra, ma il cuore più leggero per quel godurioso bottino, l’ex corvonero si lasciò trasportare dalle proprie gambe, senza un’idea precisa del dove andare. Nemmeno quello aveva importanza. L’unica cosa che conta è la compagnia, si ripetè, con un sorriso rivolto ad una bottiglia cieca.
    Entrare in un bosco di notte, sembrava proprio una pessima idea. Fu sicuramente quello il motivo che spinse l’inglese a cercare una panchina qualsiasi, meglio ancora se dimenticata perfino dalla tiepida luce della luna, dove accomodarsi con quel suo nuovo amico.

    william barrow - look in my eyes, tell me i died, tell me i tried to compromise

    © psìche, non copiare.


    Edited by mephobia/ - 14/1/2018, 17:07
     
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    Keanu Larrington
    ❝The closer you get to the light,
    the greater your shadow becomes❞
    Afferrò uno di quei boccali, tra i tanti calici, bicchieri e bicchierini che ormai giacevano al di là del bancone affollando, come se si fossero radunati assieme per un brindisi collettivo, l'ormai consumato, appiccicoso e lercio ripiano di legno, da dove Keanu Larrington era solito distribuire ai clienti la loro dose giornaliera di alcool, di felicità e di disperazione.
    Prese uno di quelli che riconobbe essere destinato agli alcolici più pesanti, di quelli che non avevano ragione di esistere se non solamente per chi era arrivato alla Testa di Porco con l'intenzione di non riuscire persino a ritrovare la via di casa, e per inciso, erano molti coloro che mettevano piede in quel locale proprio per quel preciso intento.
    Il vetro era ancora macchiato ed incrostato dalle gocce di alcool rimaste che avevano impregnato il bicchiere e si erano incollate ad esso, in fremente attesa di essere ripulite, ma non si curò della sporcizia rimasta, non era quello il caso; lo avvicinò al rubinetto di ferro del lavandino del bancone, palesemente arrugginito, semplicemente un piccolo dettaglio dato che non aveva mai avuto il lusso di utilizzarlo se non rare volte, insomma, in quel pub chi ordinava un bicchiere d'acqua comprometteva gravemente la propria posizione al suo interno ed era a serio rischio di linciaggio, quell'azione era sbagliata quanto era sbagliato ordinare un'insalata ad un Mc Donald's, dopo aver girato la manopola lasciò che un primo getto d'acqua di un marrone sporco e poi di un colore sempre più vicino ad un normale cristallino lo riempisse fino all'orlo, staccandolo solamente una volta che, colmo, il liquido non riuscì a rimanere all'interno dell'orlo.
    Ovviamente quell'acqua non era destinata a lui e neanche ad un suo thé, mai lo sarebbe stata, dunque abbandonò il bancone dirigendosi verso il centro del suo locale, avvicinandosi sempre più ad un tavolino posto in fondo, all'angolo, sentì chiaramente scricchiolare il pavimento di legno sotto i suoi piedi, provocando una leggera eco che dolcemente rimbalzava sui sordi muri del locale, creando ed amplificando quel leggero sentore e rumore di legno ormai marcio e scadente ma ancora pesante e rigido che si scatenava con leggerezza ad ogni suo passo, ed il silenzio che ormai regnava all'interno di quel luogo non faceva altro che rendere tutta quella situazione persino strana, anzi, decisamente strana, facendo riesumare in lui la stessa sensazione che si verificava ogni giorno, una volta che il locale diveniva vuoto, privo di anime se non la sua.
    Quella sensazione era tanto ricorrente quanto terrificante, si era lentamente abituato ma faticava ancora ad essere assorbito dal silenzio, d'altronde trascorreva ore intere, senza interruzioni, senza possibili pause dato che doveva gestire praticamente da solo quella situazione, immerso nel caos, tra bicchieri che si scuotevano tra di loro e che si rompevano, tra le urla, tra le risse, tra le peggiori conversazioni, e poi, d'improvviso, quando egli faceva il cenno generale di chiusura, lentamente, ogni piccolo vociare scompariva e veniva inghiottito nel nulla, lasciando dietro di sé, solamente lo sporco e fetido odore del suo arrivo, che poi, con l'assoluta assenza di suono diveniva ancora più insopportabile, persino il suo respiro, profondo, in quella solitudine disarmante poteva riuscire nell'infame compito di destargli una certa inquietudine e persino paura.
    Ma il giovane Keanu Larrington, se giovane sia ancora un appellativo valido da potergli affibbiare, non era ancora solo, arrivò, togliendo dalla sua mente quei pensieri, dall'uomo che gli stava tenendo compagnia, anche se compagnia non era certo il termine giusto, era uno dei tanti bifolchi che passava la sua intera vita immerso tra i liquori ed il poco veritiero piacere che questi provocavano, e come accadeva non così raramente trattandosi del suo locale, ne veniva sopraffatto, giaceva infatti disteso, utilizzando una sedia come cuscino ed un'altra come materasso, ed in quelle condizioni, non avrebbe faticato a credere che fossero comode quanto un vero letto per quell'individuo.
    Quello che stava per fare non era certamente un metodo ortodosso e gentile per intimare al cliente che ormai dovesse abbandonare il locale, ma aveva già provato con le buone, era ormai da più di un'ora dalla reale chiusura che dopo aver tentato di svegliarlo questo non rispondeva, certo era l'ultima speranza per Keanu Larrington, non si sentiva in colpa considerando la persona con cui aveva a che fare, ma di certo non era proprio adeguato alla sua persona.
    Avvicinò il bicchiere colmo al viso dell'uomo e dopo aver preso un respiro, versò tutto il suo contenuto sulla sua faccia.
    La reazione fu istantanea, l'uomo scattò dalla sedia rischiando persino di cadere a terra, gli occhi sconvolti ed aperti, iniziò a boccheggiare come se si fosse ripreso da un incubo in cui stesse sognando di annegare, iniziò a passarsi velocemente le mani sul volto nel tentativo di asciugarlo e di riuscire a capire cosa stesse accadendo, ma a quello ci pensò Keanu, che con prontezza e con voce delicata ma seria parlò:-Mi dispiace aver interrotto il suo sonno ma il locale è chiuso e lei non può rimanervi... Sarei lieto di accompagnarla all'uscita-.
    L'uomo annuì ancora sconvolto emettendo un suono simile ad un mugugno, cercando di portare della saliva al suo palato, poi si aggrappò al braccio del proprietario e lo seguì con passo sconvolto e scomposto all'uscita, dove, dopo essere stato abbandonato, riprese la sua strada, ondeggiando sull'asfalto della piccola cittadina.
    Aveva atteso molto che l'uomo si fosse ripreso, molto più del dovuto, ma quel tempo passò quasi in fretta, non era raro infatti che Keanu Larrington si fermasse a pensare da solo, fissando vagamente il soffitto, su tutto quello che gli stesse accadendo, e i suoi pensieri erano veramente tanti.
    Abbandonò la sala del locale per rifugiarsi nel piccolo ripostiglio dove teneva ogni genere di cosa, e tutto il necessario per rimettere in sesto il locale, si stava abituando ormai a trascorrere lì intere notti, o almeno, era ormai diventato un obbligo.
    Passò qualche minuto e mentre stava sistemando le ultime cose sentì un rumore provenire dall'interno del locale, non uscì dalla piccola stanzetta per controllare, lo ritenne pericoloso, si affacciò per spiare cosa stesse accadendo dal piccolo oblò della porta, era impossibile che un ladro riuscisse ad entrare nella Testa di Porco, ma la prudenza non era mai troppa, e il rumore di passi che lentamente si avvicinavano verso di lui, non facevano presagire niente di buono, si mise quindi bacchetta alla mano, pronto per schiantare il mal capitato.
    Era un uomo, non c'erano dubbi, e si stava avvicinando al bancone, con il chiaro intento di rubare qualcosa, probabilmente il modesto incasso della sera, passo dopo passo studiò i suoi movimenti, con l'intento di riuscire a riconoscere il suo viso, fu sempre più vicino.
    Keanu stava per aprire la porta con un calcio per poi pronunciare uno incantesimo che lo avrebbe stordito per poi consegnarlo a chi di dovere, doveva proteggere il suo locale e la sua incolumità, ma si fermò, d'improvviso la voglia di mettere al tappeto il ladro svanì, come se questo lo avesse per primo schiantato.
    Tenendosi la bocca con la mano per evitare di far scoprire il suo respiro divenuto più affannoso si rifugiò dietro la porta, tentando di riordinare quello che i suoi occhi ancora increduli avevano visto. Scoprì l'identità del ladro, e il farlo lo mise in profonda crisi, non sapeva di preciso come comportarsi, ne come reagire, era una situazione stramba, difficile, si sentì quasi in colpa di aver pensato, anche solo per un attimo, di dover mettere al tappeto quella persona.
    William Barrow.
    Era proprio lui che dopo aver afferrato una bottiglia di un qualche alcolico, per quanto riuscì a capire dai piccoli rumori che provenivano dal locale, che adesso si stava allontanando, era lui il ladro che era riuscito ad entrare nel suo locale.
    Faticò a crederci, qualche tempo prima lo avrebbe accolto a braccia aperte, qualche tempo prima era il suo capo, qualche tempo prima era la persona alla quale affidava ogni sua speranza, e adesso, era un semplice individuo, uno dei tanti crudeli che affollavano quelle strade.
    Attese che fosse uscito dal locale per soffermarsi un attimo sul bancone, vi erano galeoni, tanti che Keanu riuscì a contare persino una piccola mancia, ma non c'era tempo da perdere nei conteggi, decise di seguirlo e di farlo nella maniera più silenziosa possibile, gli aveva già concesso del giusto distacco per poterlo pedinare a dovere.
    Afferrò anch'egli una bottiglia di quello che riconobbe essere whisy, la qualità non era certo delle migliori ma non era quello che importava, egli non amava bere alcolici, se non quando c'erano i suoi amici, non toccava neanche una goccia di alcool quando era al lavoro, anche se ne avrebbe potuto approfittare largamente, ma Keanu non beveva altro che il suo thé, era persino difficile che bevesse del caffè, figuriamoci alcolici.
    Uscì dal locale in fretta, riuscendo a mantenere il contatto visivo con il giovane ed a seguirlo senza essere scoperto, o almeno questo era il suo intento, lo vide poi rifugiarsi in un oscuro boschetto della cittadina, non conosceva ancora i suoi intenti, ma era William Barrow, doveva almeno tentare.
    A quanto pareva, non doveva incontrarsi con qualcuno, ma in solitudine, William giaceva seduto su una panchina, sorseggiando il magro bottino, che in fondo aveva comunque pagato.
    Keanu si avvicinò lentamente e con la bottiglia di whisky ancora in mano, gli fu a qualche metro di distanza ed iniziò a parlare con voce molto calma ed amichevole:-Entrare nel mio pub in piena notte per rubare una bottiglia di alcool... Un classico comportamento in puro stile William Barrow...-, si avvicinò ancora, e quando gli fu ancora più vicino aggiunse:-Tranquillo, non sono arrabbiato, anzi...-, indicò la bottiglia che il giovane stava tenendo nelle sue mani:-Quella la offre la casa e la prossima volta ne avrai diritto ad un'altra-.
    Sospirò profondamente e con estrema calma si sedette affianco a lui, quella panchina era abbastanza capiente per entrambi, non si incollò a lui che per prima la aveva occupata ma lasciò un piccolo spazio fra entrambi, come a mantenere una certa privacy.
    Lo guardò per un attimo, poi prese a guardare a terra, troppi pensieri adesso stavano affollando la mente di Keanu Larrington, era proprio lui, William Barrow, colui che gli aveva affidato quel progetto, colui nel quale non aveva mai smesso di credere.
    Keanu alzò la sua bottiglia a mezz'aria e scuotendola verso il giovane, propose:-Cin cin?-, attendendo che le bottiglie cozzassero tra di loro dopo quella richiesta.
    Fece un rapido sorso della bevanda che si era portato dietro, non riuscì a non tossire palesemente in difficoltà, ma cercò di strozzare il più possibile quel verso, aveva affrontato tante difficoltà, non era certo una bottiglia di whisky che lo avrebbe messo fuori gioco.
    Prese un gran respiro, tentò di guardarlo negli occhi, e con voce quasi malinconica ma rigidamente seria:-William... Dimmi che gli occhi non mi ingannano, dimmi che sei veramente tu...-, pose un particolare accento sul "veramente" della frase, perché certo, era William Barrow, ma quanto del giovane capo della Resistenza, era davvero rimasto in quella persona?.
    Sperò di non essere creduto troppo sdolcinato, ma in quel momento, era la sua disperazione a farla da padrona, Keanu Larrington si era ormai arreso all'idea di non poterlo recuperare, eppure, qualcosa dentro di lui era ancora acceso, una piccola speranza, anche una sola, bastava.
    Portò la sua fedele pipa alla bocca, mordicchiandone il bocchino, quasi nervosamente, senza darlo a vedere, in quel momento voleva darsi un pizzicotto per credere alla vera realtà di quel momento, era l'occasione che aspettava da quando lo aveva abbandonato, ed adesso attendeva risposte.
    sheet 26/ Capo dei Ribelli pensieve
    ©#epicwin






    CITAZIONE
    era persino difficile che bevesse del caffè

    *high five al suo pg*


    Edited by mephobia/ - 25/12/2017, 20:24
     
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    Piegò una gamba sulla panchina di pietra lasciando l’altra a penzolare distrattamente, la punta del piede che sfiorava appena il terriccio del bosco. In momenti come quello, sentiva di incarnare il paradosso di Schrodinger: il fisico aveva sperimentalmente contestato la teoria secondo il quale due sistemi interagenti possono essere trattati come un sistema unico, trattando a suo favore il principio di sovrapposizione. Questo principio enunciava che se due sistemi possono trovarsi in due stati distinti, possono anche presentarsi come combinazione delle due. Il suo esperimento, nello specifico, vedeva come protagonisti un gatto, del cianuro ed un piccolo composto radioattivo, il tutto all’interno di una scatola chiusa. La sostanza radioattiva potrebbe disintegrarsi, attivando un sottile meccanismo nel quale un piccolo martelletto andrebbe a rompere la fiala del cianuro, avvelenando il gatto. Ma la sostanza radioattiva potrebbe anche non disintegrarsi, di conseguenza il meccanismo non avrebbe alcun innesco, il martelletto non colpirebbe la fiala ed il gatto sopravvivrebbe. C’è un eguale possibilità che accada l’una o l’altra cosa, ma anche una combinazione delle due. Fintanto che qualcuno non apre la scatola, è impossibile sapere cos’è successo. Nel momento in cui la scatola rimane chiusa, per quanto ne sappiamo, il gatto non è vivo e non è morto, ma è sia vivo che morto.
    William Barrow era vivo e morto, esisteva e non esisteva allo stesso tempo. Era sia la scatola che il gatto, in continua e perenne sospensione. Uno stato indefinito, adeguato ad un ragazzo senza volto, onore o gloria. Per quanto ne sapeva, poteva essere tutto un sogno, o essere reale. C’erano le stesse probabilità. E in quell’angolo silenzioso, con la sola compagnia di una bottiglia di whisky, Will non si sentiva particolarmente vivo, né particolarmente morto. Non ricordava quando fosse diventato così vuoto, quando quel buco nel petto aveva cominciato a far male. Ormai aveva smesso perfino di farci caso, era una costante nella sua vita. Qualcosa mancava, ma non era forse quello che succedeva a tutti? Perché lui, William, non poteva sapere della fetta della sua vita che, a causa di un incidente di percorso, aveva perso. Non poteva sapere che era stato un ribelle, che aveva guidato un esercito, che era stato una fiaccola delle Olimpiadi per tutti coloro che avevano avuto il coraggio di crederci. Che la resistenza era stata tutta la sua vita, e che senza quella non aveva più uno scopo. Non si sentiva motivato a far nulla, se non a ubriacarsi e bruciarsi i polmoni e la trachea con una sigaretta dopo l’altra. Viveva e non viveva. Svitò il tappo del whisky, ingollandone un poderoso sorso ustionante. Era un dolore dolce amaro, che gli scaldava l’anima sbrindellata. Era un modo come un altro per assicurarsi che fosse reale, che poteva ancora sentire qualcosa. Un rumore attirò la sua attenzione, facendogli alzare il vacuo sguardo azzurro verso la fonte. Un uomo che subito faticò a riconoscere, ma a cui riuscì a dare un nome non appena fu più vicino: Keanu Larrington, il proprietario della Testa di Porco. Ma dai, cazzo. Rimase a fissarlo immobile. Non si sentiva nemmeno in colpa ad essersi infilato nel suo locale, dopotutto l’aveva pagata quella bottiglia. Non era un ladro, era solo…. Beh, era solo William Barrow. Ma se Larrington si trovava lì, doveva pensarla diversamente. “Entrare nel mio pub in piena notte per rubare una bottiglia di alcool... Un classico comportamento in puro stile William Barrow..” Touchè. Non era una domanda, per cui Will non ritenne opportuno rispondere, limitandosi ad un mezzo sorriso sarcastico. Come cogliere la vera essenza di un Barrow con solo una frase. E dire che c’era chi lo conosceva meglio e, dopo anni, non avrebbe comunque saputo riassumerlo in un modo migliore. “Tranquillo, non sono arrabbiato, anzi” Aggrottò le sopracciglia confuso. Non… non era arrabbiato? …Perché? William non lo faceva razionalmente, non se ne rendeva proprio conto, ma era insito nel suo DNA il bisogno di far arrabbiare le persone. Animo ribelle, così si soleva dire. Il fatto che Keanu non fosse turbato da quel furto non furto, era per lui estremamente sconcertante. “Quella la offre la casa e la prossima volta ne avrai diritto ad un'altra” Okay, era ufficiale: lo stava prendendo in giro. Non c’era un’altra spiegazione. Doveva essere una specie di english humour a lui sconosciuto, considerando anche il viso sereno dell’uomo. Più che sereno…sincero, ma turbato. Come dargli torto, qualcuno era entrato nel suo pub: se ce l’aveva fatta Will, ce l’avrebbe fatta anche qualcun altro. Preoccupazione lecita. “L’ho pagata, non l’ho rubata” Si sentì in dovere di sottolineare, ancora confuso. Non sapeva cosa avrebbe dovuto dire, doveva scusarsi per essersi introdotto alla Testa di Porco? Probabilmente sì. Quindi non lo fece. “Non vorrei che ritirassi questa piacevole offerta, per carità” Alzò le sopracciglia, sedendosi composto. “Ma… perché?” Gli sfuggiva qualcosa, gli mancava una linea che definisse quel disegno. Sembrava quasi che si fosse perso un pezzo della sua vita, un passaggio importante che avrebbe giustificato il comportamento di Keanu. Ma non aveva senso…Ah. A meno che da sbronzo non avesse fatto qualche puttanata, tipo parlare a manetta con il barista, promettendo chissà quale bottino. Non sarebbe stata la prima volta in effetti. Si massaggiò le palpebre, mentre Larrington prendeva posto vicino a lui. “Senti, se ho detto qualcosa in uno stato …mh, alterato, probabilmente era una stronzata. Anzi, sicuramente” Chiarì, giusto per mettere le mani avanti. Keanu lo guardò per qualche istante, quindi rivolse lo sguardo a terra. E William si sentiva… sporco, e non era per l’entrata abusiva alla Testa di Porco. Sentiva di averlo deluso in qualche modo, ma non era possibile. Quasi non lo conosceva, se non per le sbronze nel suo pub, non vi erano le basi per quel genere di delusione. Sembrava pensieroso, e lungi dal Barrow rovinare quel momento. Per quanto ne sapeva poteva essere un lunatico serial killer, si presentava con gentilezza, e lo uccideva con altrettanta grazia. Insomma, girava voce che non bevesse caffè. Non ci si può fidare di qualcuno che non beve caffè, è una necessità umana. Forse era un alieno. Non si sarebbe stupito di nulla, davvero. “Cin cin?” Rise di quella situazione surreale, porgendo la bottiglia in modo che cozzasse contro quella che si era portato appresso Keanu. Scosse il capo incredulo. “Puoi dirlo forte, amico” Rispose, portando nuovamente il whisky alle labbra. Si sforzò di non ridere della tosse di Larrington, reputando quell’ilarità una reazione eccessiva e davvero di poco gusto. Non voleva farlo arrabbiare… forse. Insomma, si morse il labbro inferiore e aspirò fumo dalla sigaretta, alzando gli occhi al cielo.
    “William... Dimmi che gli occhi non mi ingannano, dimmi che sei veramente tu..” Lo sapeva che c’era qualche inghippo, in quell’improvvisa cortesia. Forse Larrington era già sbronzo, perché proprio non riusciva a capire da dove avesse estrapolato quella domanda assurda. Che stronzata era? Distolse lo sguardo dagli occhi chiari dell’uomo, incapace di reggere quell’immotivata ondata di emozioni contrastanti. Non lo conosceva, perché doveva chiedergli una cosa del genere? A che pro? E perché si sentiva un fastidioso nodo alla gola, a causa del quale faticava a mandare giù il fumo? Bevve un altro sorso di whisky, non sapendo come rispondere. In parte si sentiva quasi in debito con lui, a causa della bottiglia che stringeva sotto braccio… ma iddio, l’aveva perfino pagata, non avrebbe dovuto sentirsi così. E allora cos’era? Si sentiva anche stranamente a suo agio, come se quella non fosse stata la prima volta –cosa che, invece, era. Ed al contempo si sentiva sbagliato, come una tartaruga girata a pancia all’aria che non riesce a rigirarsi per continuare il suo percorso. Si inumidì le labbra, scuotendo il capo. “Non capisco cosa vuoi dire, bello. Forse ti ho dato l’impressione sbagliata, non so. L’ultima volta che ho controllato ero davvero io, William Barrow, in carne ed ossa. … Forse più ossa che carne” Ammise alzando le sopracciglia ironico, l’ombra di un sorriso negli occhi azzurri. Ma non era per niente divertito, e quella chiacchierata lo stava incomprensibilmente sfibrando. Will odiava non capire le cose, e state pur certi che non stava capendo un cazzo. “E, se non erro, non ci conosciamo. Se vuoi farmi il culo perché sono entrato alla Testa di Porco, non cercare di indorare la pillola, facciamola finita subito. Ma evitami la paternale” Concluse serio, buttando la cicca a qualche passo di distanza. Non fremeva dalla voglia di fare a botte, eh, anche perché sapeva che le avrebbe prese. Ma non era nemmeno una cosa che temeva: il dolore, anche quello, riusciva a farlo sentire vivo. Colmava, anche se per poco, l’asfissiante ed asettico cuore che, incurante delle suppliche, continuava a battere nel petto.

    william barrow - look in my eyes, tell me i died, tell me i tried to compromise

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    Edited by lama del barrow. - 21/9/2016, 17:15
     
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    « sheet - 27 - Ex - Ravenclaw - Ribelle - pensieve »
    Probabilmente era quella l'occasione che Keanu Larrington stava attendendo, anzi, decisamente era quella la situazione che aveva sempre immaginato e ripensato più volte nella sua mente, lui e William Barrow, solo loro due, faccia a faccia, una sola ed unica occasione.
    Eppure Larrington per quanto si era sempre sforzato di trovare una via d'uscita in tutti quei possibili dialoghi che gli si palesavano in mente, non era mai riuscito a venirne a capo di quel grande dilemma, insomma, una volta che si sarebbe ritrovato il suo ex capo di fronte, cosa poteva fare?.
    Non poteva di certo mandare tutto all'aria rivelandogli della resistenza, di quanto egli avesse lottato e quanto avesse plasmato quel gruppo, William Barrow adesso era come uno dei tanti là fuori che appoggiavano il regime, non ricordava nulla delle sue azioni passate, nulla dei suoi compagni, nulla dei suoi amici.
    Eppure ci doveva essere qualcosa che Keanu Larrington poteva fare, qualsiasi cosa, qualcosa che lo avrebbe fatto ragionare di nuovo, eppure niente, al momento avrebbe solamente voluto afferrargli le spalle, scuoterle con tutta la sua forza ed urlargli in faccia di doversi svegliare, ma probabilmente lo avrebbe preso per pazzo e lo avrebbe schiantato o peggio, magari anche ucciso, ma in fondo le alternative non erano così tante e Larrington nel suo animo ci stava ancora sperando che quello fosse tutto uno scherzo, che da un momento all'altro, lui e tutti coloro che avevano abbandonato la resistenza avrebbero fatto ritorno al quartier generale di nuovo uniti.
    Anche perché egli non era mai riuscito a trovare una spiegazione razionale a tutto quello che era accaduto quel giorno, quel maledetto giorno, i Mangiamorte avevano stanato la loro base e pur avendo perso quel posto erano riusciti a difendersi, e poi la Testa di Porco, il suo locale, dove era successo tutto e niente, era prima stato rincuorato, era stato lo stesso Barrow a scrivergli che sarebbe andato tutto per il verso giusto, che doveva semplicemente aspettare al quartier generale, che presto avrebbero fatto il loro ritorno, e poi non ebbe più nessuna traccia di loro, e quando riuscì finalmente a rivedere i loro volti, tutti erano profondamente cambiati.
    E l'inglese con la pipa in bocca si sentiva solo, si sentiva dannatamente solo in quel posto, perché certo, c'era Idem, c'erano Phobos, Jaime, i suoi migliori amici, c'era ancora chi credeva in quel progetto, c'erano i suoi soldati... i suoi soldati, che parola stupida, come poteva chiamarli soldati? Come poteva correre il rischio di perdere di nuovo altre persone? Eppure doveva, doveva perché in fondo non c'era una cosa giusta ed una cosa sbagliata ed in quel limbo egli non poteva far altro che portare avanti il suo di desiderio, che poi era condiviso da molte altre persone, ma che sperava, veramente nel profondo, che prima o poi si spegnesse, perché per quanto volesse salvare la vita di tutti, per quanto Keanu Larrington si sentisse di dover fare "l'eroe", non era immortale, non riusciva a non sentire dolore, e per quanto promettesse a tutti che non sarebbe accaduto niente fino a quando egli non avesse esalato l'ultimo respiro, la sua paura più grande era che proprio questa fosse la bugia più grande di tutte.
    C'erano tutti loro, tutti coloro che gli davano continuamente fiducia, ma alla fine, come poteva continuare quel grande sogno, se William Barrow, proprio colui che aveva sognato tra i primi, proprio colui al quale aveva giurato fedeltà ed aveva promesso di seguire per sempre, era andato via? Come poteva continuare a credere in tutto quello che era stato fatto, senza William Barrow? Se colui che era stato il capo della Resistenza e che gli aveva ceduto questo titolo, ormai era diventato uno dei nemici? E con quale coraggio magari avrebbe potuto affrontarlo in una battaglia?.
    Per un attimo ci aveva sperato, nella sua mente aveva immaginato quella scena, lui e William, di nuovo seduti a discutere a progettare, non c'era più quella casuale panchina di quel tetro boschetto, ma due solide sedie di legno a sostenerli, davanti ai loro occhi non vi era semplicemente cemento ma il grande e tondo tavolo della resistenza, e poi un posto accogliente, pieno di luci, di calore, dove potersi sentire a casa.
    -L’ho pagata, non l’ho rubata- Ovviamente Barrow ci tenne a soffermarsi su quel particolare, come se magari lo avesse reso anche meno colpevole del fatto che fosse entrato nel suo locale abusivamente, -Senti, se ho detto qualcosa in uno stato …mh, alterato, probabilmente era una stronzata. Anzi, sicuramente- continuò poi quasi mettendo le mani in avanti, in effetti il comportamento di Larrington era abbastanza strano e Barrow non era di certo un tipo al quale piaceva riunirsi con i suoi amici per discutere di filosofia, era un assiduo bevitore e frequentatore di quel posto, ovviamente mise in conto che da sbronzo avesse potuto compiere qualcosa di particolare o stupido.
    Eppure non era niente di quello, ma William non poteva certo saperlo, Keanu Larrington si sentiva quasi in colpa per continuare a dovergli dire bugie, ma era l'unica cosa da fare, decise quindi di rispondergli e soprattutto di rispondere al suo perché che gli aveva posto precedentemente:-So benissimo che hai pagato quella!-, e con un cenno del capo gliela indicò, : - Anzi, hai lasciato anche la mancia per una sana tazza di tè, anche se sono consapevole del fatto che tu non ne sia un grande amante, ad ogni modo anche quella da adesso sarà sempre lì, ad attenderti nel mio locale...-.
    Figurarsi se Barrow era il tipo che si fosse presentato alla Testa di Porco per richiedere il tè che gli spettava di diritto, ma ovviamente, adesso voleva una spiegazione, Keanu Larrington parlò di nuovo:-Ma vediamo, perchè?... rimase dubbioso per un istante, poi schioccò le dita e continuò:-Nuova politica del locale... ovvio-, continuò a fissare il pavimento, mentre con tono serio ed ironico allo stesso tempo terminò la frase:-Chiunque entri nel mio locale dopo l'orario di chiusura, prendendo e pagando una bottiglia, ne avrà diritto ad un'altra...-.
    Si fermò alla fine di quella frase per squadrarlo questa volta con sguardo molto più serio e quasi infuriato, e come a confutare quello che aveva appena detto:-Cosa che ovviamente non ti autorizza a farlo una seconda volta., non c'era un sorriso sul volto di Larrington ma quasi un broncio, ovviamente voleva fargli capire che anche se in quel momento lo aveva ovviamente perdonato, non avrebbe gradito che tale situazione si fosse ripetuta nuovamente.
    Non a caso Barrow aveva rubato una bottiglia di whisky, egli era un bevitore appassionato ed ovviamente non ebbe gli stessi problemi di Larrington dopo che entrambi fecero un sorso delle loro bevande, William sembrava perfettamente a suo agio ma ad ogni modo avvertiva un'aria di estraneità da parte sua, sapeva che probabilmente Larrington non era certo venuto in quel posto per complimentarsi con lui del "furto" che aveva appena portato a termine ma ovviamente non sapeva nient'altro, fu per questo che giustamente fu colto alla sprovvista quando Keanu gli rivolse quelle parole.
    -Non capisco cosa vuoi dire, bello. Forse ti ho dato l’impressione sbagliata, non so. L’ultima volta che ho controllato ero davvero io, William Barrow, in carne ed ossa. … Forse più ossa che carne-, Keanu Larrington strinse ancora più forte la pipa tra le sue labbra, forse non avrebbe dovuto parlare, forse avrebbe solamente dovuto andare via da quel posto, via da quella persona, lasciare come tutto era diventato e non tentare di incasinare inutilmente le cose, con lo sguardo fisso verso il vuoto di fronte a sé a cogliere i movimenti della persona che era seduta accanto a lui ascoltò di nuovo quello che Barrow avesse da dire:-E, se non erro, non ci conosciamo. Se vuoi farmi il culo perché sono entrato alla Testa di Porco, non cercare di indorare la pillola, facciamola finita subito. Ma evitami la paternale-.
    Keanu Larrington non poté fare a meno di sorridere a quelle parole, non ci conosciamo, quella frase lo disturbava e lo faceva infuriare come del resto tutto il seguito, era veramente quello ciò che Barrow desiderava?.
    Keanu Larrington prese a guardare un punto fisso verso il terreno:-Capisco...-, ma in realtà non riusciva a capire nulla, forse egli era ancora più confuso dello stesso Barrow, trasse un profondo respiro e si liberò dell'aria come se fosse un'azione faticosa, poi, apparentemente con ancora più fatica e probabilmente alla ricerca di coraggio, riprese con entrambe le mani la bottiglia che egli stesso aveva prelevato dal suo locale e fece un lungo sorso, merda quant'era forte, la sua bocca si increspò in segno di disgusto e le sue labbra si strinsero per la fatica mentre gli occhi si chiusero per qualche istante, poi la ripose delicatamente a terra, e riponendo la pipa all'interno del taschino del suo smoking, con un altro veloce respiro si alzò da quella panchina.
    Si alzò quasi saltellando e muovendo il collo lateralmente da entrambi i lati, proprio come avrebbe fatto un pugile professionista in quella occasione, soffiando ancora più volte si rivolse al giovane, questa volta tentando con tutte le sue forze di sembrare credibile:-E' così che si fa, giusto?-, chiese, probabilmente William Barrow era molto più esperto di lui in materia, e dicendo questo levò le braccia avanti a sé, e riponendo i pugni in posizione di guardia e mentre continuava a muovere il collo, continuò a dire:-Il tuo piano è quello di distruggermi, giusto? Lo è sempre stato... Dunque ai tuoi ordini.-, e mentre apriva entrambe le mani, sfasciando i suoi pugni per fargli cenno di farsi avanti:-Sono pronto, distruggimi per la seconda volta...-, sospirò con fatica quasi lo avessero costretto a dire ed a fare tali cose, ed in realtà non era affatto pronto, e dubitava che lo sarebbe mai stato.
    Tutti erano a conoscenza del fatto che Keanu Larrington non era un pugile, che se non ce ne fosse stato il motivo, e quello che gli si era appena presentato non era un vero motivo, non avrebbe sfiorato neanche una mosca, e che di certo egli non era un amante delle risse, probabilmente mai nessuno lo aveva visto sferrare un cazzotto ad un altro uomo, Keanu Larrington ovviamente era il proprietario della Testa di Porco, quindi quelle avventure potevano essere all'ordine del giorno e si confacevano alla sua persona, ma odiava tale pratica e cercava il più possibile di starne alla larga ed il solo pensiero di fare a botte con William Barrow lo faceva stare male, ma se quella fosse stata la sua unica, possibile risposta?.
    Deglutì, alquanto nervoso, iniziò a squadrare Barrow per comprendere i suoi movimenti, lo fissava dritto negli occhi, i loro occhi azzurri che potevano finalmente guardarsi e "sfidarsi", in un certo modo, iniziò quasi a pregare che William non accettasse il suo invito, quello che egli aveva stupidamente posto come un invito ma che in realtà era una palese richiesta di aiuto.
    Keanu Larrington - The closer you get to the light,
    the greater your shadow becomes


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    « sheet - 21 - ex-ravenclaw - rebel death eater - pensieve »
    Perché William, quel William, non poteva saperlo. Sapete cosa significa essere privati di qualcosa che per voi ha significato tanto, tutto, e non aver memoria di averlo perso? È una ferita fisica, come i brutti lividi sulle braccia che non sai spiegarti da cosa sono stati generati, perché non ricordi di aver preso qualche botta. È una ferita che continua a sanguinare, ma che non puoi fasciare perché non sei certo di dove sia situata. Senti il dolore, ma non sai da dove proviene. E mentre William guardava Keanu Larrington, chiedendosi cosa cazzo –buongiorno, finesse- volesse dalla sua esistenza, la sentiva. Ma lui, lui non poteva saperlo che quell’uomo, dallo sguardo ferito e lontano, aveva significato così tanto. Non poteva sapere che era stato il suo braccio destro, a cui aveva affidato il lavoro di una vita. Non era colpa sua. Quel William ignorava il perché di tale confidenza, della delusione. Per lui era solo un tipo bizzarro con una gran bella chioma bionda ed una fornitura di alcool a vita. Non che fosse una scusante per il suo comportamento, ma… cercato di capirlo. Will era morto, alla Testa di Porco. Quello che aveva riaperto gli occhi era un Barrow, ma non Will. Non quello che così strenuamente Keanu sembrava voler vedere in quel ragazzo pallido e sdrucito; non quello che altri ribelli, prima di Larrington, avevano sperato di vedere. Aveva provato a combattere, dategliene adito: Will aveva gridato, e gridato, e implorato. Non era servito a nulla, perché la memoria è un fardello troppo pesante. Era rimasto schiacciato, lavato via come una macchia di vino dalla tovaglia. E per cosa? Per l’equilibrio. Quello era stato il pensiero di Lancaster, quando si era preso gioco delle speranze di quel gruppo di ragazzi. Non potevano spezzare l’equilibrio.
    Quindi l’equilibrio aveva spezzato loro.
    “So benissimo che hai pagato quella!” Sbattè le palpebre inarcando le sopracciglia in direzione dell’uomo. Lui… lui lo sapeva? Allora perché era lì? Anziché essere meno confuso, William aveva sempre più domande. Interrogativi che, in ogni caso, non avrebbe posto. “Anzi, hai lasciato anche la mancia per una sana tazza di tè, anche se sono consapevole del fatto che tu non ne sia un grande amante, ad ogni modo anche quella da adesso sarà sempre lì, ad attenderti nel mio locale” Tè. . Barrow inclinò la testa all’indietro, senza riuscire a trattenere una risata gioviale e divertita, sincera. Non rideva quasi mai sinceramente Will, sapete. Non ricordava neanche più se mai aveva riso per sincero divertimento, o se si limitava a ridere degli altri per non piangere di sé stesso. In ogni caso, il fatto che del tè lo attendesse alla Testa di Porco, era per il giovane ex corvonero estremamente esilarante. E continuava a pensare che Keanu Larrington era davvero un personaggio un po’ strano, al limite dell’assurdo. Di certo non sarebbe stato Will a giudicare, ma l’avete visto? Anzi, li avete visti? Che coppia improbabile, Barrow e Larrington. L’uomo ispirava fiducia a pelle –forse a causa di tutto il tè che beveva?- apparentemente sempre calmo e gentile. Nessuno lo guardava con disappunto quando camminava per strada, né passava dall’altra parte della via. Barrow era tutto un altro discorso. Chi avrebbe immaginato che quei due, proprio quei due, un tempo fossero stati colleghi? Amici? Che avessero messo entrambi, nonostante le differenze, il loro cuore nella medesima causa? Nessuno. Di certo non William Barrow. “Il buono vale anche per uno shottino o due?” Arricciò il naso, indicando allusivamente la bottiglia gelosamente stretta fra le sue mani. “Il solo pensiero del tè mi fa sentire buono e puro. Troppo. Un po’ come l’idea di andare a messa” Si strinse nelle spalle, buttando giù una lunga sorsata di whisky. Il tè era una bevanda da brave persone, quella che si offriva quando qualcuno stava poco bene o aveva freddo. Una tazza calda da stringere forte, il cui solo profumo sembrava mirare al far sentire meglio. Ma William con del ? Sarebbe stato più credibile un koala con un boa di piume rosa. “Ma vediamo, perché?” Lo osservò, sinceramente incuriosito dalla risposta. “Nuova politica del locale... ovvio. Chiunque entri nel mio locale dopo l'orario di chiusura, prendendo e pagando una bottiglia, ne avrà diritto ad un'altra” Ad ogni parola di Keanu, il sorriso sarcastico di Will non fece che allargarsi, concludendosi in un ridacchiare di gola all’ammonimento dell’uomo a non rifarlo. Alzò le mani in segno di resa, chinando il capo. “Me ne ricorderò. Parola di lupetto” Probabilmente quella sarebbe stata la cosa più vicina a delle scuse che, perlomeno quella sera, sarebbe uscita dalle sue labbra. Ma più passava il tempo su quella panchina, imponendosi di non pensare ma senza riuscire ad evitarlo, più Will diventava…irrequieto. C’era qualcosa che non quadrava, e non poteva essere solo una sua impressione. Non metteva in dubbio che, da qualche parte nel mondo, esistessero brave persone. Ma anche se fossero esistite, cosa sulla quale in ogni caso era cinico quanto i babbani sugli unicorni, non avrebbero avuto alcun motivo per esserlo con lui. Mai nessuno si era dimostrato gentile nella vita di Barrow. E ora che si metteva a rubare, il proprietario del pub cambiava politica? Non poteva essere solo un atto di generosità. Era un alcolizzato, menefreghista e fancazzista, Barrow, ma non uno sciocco. Sciocco mai. Quando decise di andare al nocciolo della questione, vide il suo interlocutore accennare un sorriso. Non un sorriso divertito, quello forse l’avrebbe mandato realmente fuori di testa, più… rassegnato, cinico. Come se avesse detto qualcosa di incredibilmente divertente ma che non faceva affatto ridere. “Capisco..” Fu la sua unica risposta. Beato lui, Barrow non stava capendo un cazzo. Cos’aveva capito? Poteva rendere partecipe anche Will di quella conoscenza? Perché cominciava a sentirsi ritardato, e la cosa non gli piaceva particolarmente. Sembrava che l’intero mondo stesse cospirando alle sue spalle, nascondendogli qualcosa. Come il barattolo dei biscotti posto sullo scaffale più in alto per impedire al bambino di infilarci le paffute mani golose. William Barrow, un bambino, non lo era mai stato.
    Poi Keanu si alzò, lasciando Will sempre più esterrefatto. Ormai era un continuo colpo di scena, non pensava che la serata avrebbe avuto quel risvolto. Non sapeva cosa aspettarsi, ma di certo non avrebbe immaginato che Larrington si sarebbe messo a saltellare sul posto, sciogliendo i muscoli. A cosa stava pensando? Voleva… voleva fare una rissa? Quindi alla fine aveva avuto ragione sin dall’inizio, nonostante Keanu si fosse dimostrato estremamente –fin troppo- disponibile. Voleva fargliela pagare. Non poteva dargli torto, e non era neanche sicuro che l’idea gli dispiacesse. Sapeva, oh se lo sapeva, che in un corpo a corpo le avrebbe prese e non poco. Il fatto era che non gli importava. Anzi, tanto meglio. “E' così che si fa, giusto?” L’occhiata di Will divenne gelida ed indifferente, il corpo teso e pronto a reagire. Serrò la mascella senza mai distogliere l’attenzione da quello che era diventato il suo avversario. Si mise in posizione di difesa, i pugni vicino al mento, e Barrow non potè fare a meno di notare i punti deboli dell’uomo. Era bravo nel corpo a corpo, doveva esserlo essendo di costituzione gracile, ma Keanu non sembrava uno sprovveduto. Ed era il doppio di lui, quindi era inutile sottolineare lo svantaggio con il quale Will partiva. Senza contare che era anche un po’ sbronzo, e che non voleva davvero fare a pugni. Voleva fingere di volerlo, in modo che gli altri si aizzassero contro di lui. Voleva sentire il proprio sangue sulla lingua, sputarlo a terra in un grumo disomogeneo, e convincersi che quello fosse il peggio. Anche se non era quello, e lo sapeva perfettamente: il peggio era essere sano come un pesce e sentirsi male come un cane, senza una ragione apparente. Se doveva sanguinare, voleva vedere la propria ferita. “Il tuo piano è quello di distruggermi, giusto? Lo è sempre stato... Dunque ai tuoi ordini. Sono pronto, distruggimi per la seconda volta” Distruggerlo per la seconda volta? Il suo piano? Inspirò profondamente, scuotendo il capo. Poggiò, con una lentezza esasperata, la bottiglia ai suoi piedi.
    E si alzò. Non si mise in posizione di difesa, cominciò solamente a camminare, giusto perché doveva fare qualcosa per scaricare quella tensione. “Si può sapere” Sibilò, chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi. “Cosa cazzo” Scandì, mordendosi con forza la lingua. “Stai dicendo? Per il buon Dio, quale sarebbe il mio piano? Io…” Rise, incrociando le mani dietro la nuca. Rise perché, in cuor suo, sentiva di meritarlo. Non sapeva perché, iddio, non sapeva perché. Ma lo sentiva. E voleva sentirlo sulla pelle, perché dentro faceva troppo male. “Io non voglio fare proprio un cazzo, CAZZO” Enfatizzò con un imprecazione, massaggiandosi nervosamente la fronte. Perché le mani gli tremavano? Qualcosa non andava. Ebbe l’istintivo ed infantile bisogno di dirglielo. Di quel vuoto, di quel buio. Ma non conosceva quell’uomo, o meglio: non sapeva di conoscerlo. Invece di mettersi in posizione di difesa, avanzò testardamente fino a trovarsi ad un palmo da Keanu Larrington. “Colpiscimi. COLPISCIMI!” E così dicendo portò le mani in avanti puntando i piedi a terra per non scivolare. E lo spinse con forza.
    Ciao Will è stato bello conoscerti xoxo.

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    Edited by lama del barrow. - 21/9/2016, 17:14
     
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    Non riuscì a non sorridere quando il giovane gli fece notare che l'alcool era sicuramente la risposta migliore e più efficace ad una tazza di thé, quel rifiuto anche se ben consapevole che sarebbe arrivato, lo fece sentire ancora più fuori posto e ciò gli fece letteralmente accapponare la pelle, era una sensazione che non aveva mai provato in vita sua e che avrebbe giurato che non ne sarebbe mai stato capace prima di allora, eppure era qualcosa che non era dipeso da lui, qualcuno si era divertito a prenderlo in giro, o forse la sua intera esistenza era destinata affinché egli non fosse mai riuscito a stringere qualcosa fino alla fine.
    Qualche tempo prima aveva promesso che si sarebbe seduto al fianco di Barrow fino a che non ci fossero stati più posti a sedere al mondo, ed anche in quel caso sarebbe rimasto in piedi pur di rimanergli accanto a sorreggerlo, a calcolare le proprie mosse, troppe volte lo aveva accompagnato in quella tavola rotonda, in quella tavola che ormai era andata persa proprio come William, tutto in un giorno, tutto in quel maledetto giorno.
    In quel giorno nel quale tutto era andato distrutto, i suoi compagni, la sua fiducia, la sua speranza, o forse quella non era morta, forse era proprio quella che gli aveva concesso la forza di rialzarsi, di fargli stringere i denti e farlo alzare di nuovo, perché se tutto era stato distrutto, adesso era stato affidato proprio a Keanu il compito di colui che avrebbe alzato il primo mattone, probabilmente se lo era dato da solo, ma se non lui, chi altri ne avrebbe avuto la forza? Quello era solo il primo tassello, e dopo di quello un altro, con l'aiuto di coloro che ci credevano ancora, insieme a tutti quelli che dopo aver perso il proprio capo, dopo aver compreso che nella guerra non c'erano solo gioie ma troppe volte anche dolori, avevano stretto le mani assieme a lui, petto in fuori, avevano ritirato le lacrime dato che non vi era spazio per quelle e si erano adoperati per fare di meglio, per arginare dove prima si era sbagliato, per migliorare, per ricostruire assieme a lui quella che un tempo la parola resistenza o ribellione aveva avuto davvero un significato.
    E materialmente era partito proprio da quel cardine, da quella tavola rotonda che li stringeva tutti in un unico cerchio, in una sola anima capace di un unico pensiero, di una sola forza, la forza di tutti, che fossero dubbi, che fossero lacrime o che magari fosse decisione, non importava, adesso era il momento di andare avanti, eppure era doloroso, occupare il posto dove fino a quel breve tempo che era passato, che a Keanu sembrava un'eternità ed in alcuni istanti appena ieri, si era sempre seduto William Barrow, ogni tanto si vedeva di nuovo al suo posto, sulla sedia più vicina, ad immaginare quali sarebbero state le mosse dell'altro se solamente tutto quello non fosse accaduto, se nella sedia principale ci fosse stato proprio lui, come il capo che aveva sempre immaginato.
    Adesso che la situazione si era ripresentata, che i due erano di nuovo fianco a fianco, Larrington si sentiva in uno strano disagio, voleva voltarsi al suo fianco per suggerirgli qualcosa, per discutere della situazione eppure non poteva, di cosa avrebbe dovuto parlare al momento? Di quanto sarebbe stato più soddisfacente servire i mangiamorte oppure della scadente qualità della loro bevanda che nonostante tutto faceva il proprio dovere?.
    Era una situazione difficile, lui ricordava tutto quello che avevano fatto, l'altro invece era tornato ad una mentalità troppo diversa, ad un Barrow che non avrebbe avuto mai nulla da condividere con lui se non i soldi che costantemente riusciva ad appoggiare sul bancone della Testa di Porco in attesa di un altro giro, non poteva tornare indietro nel tempo, non poteva immaginare di nuovo quelle sedie, le loro sedie, quegli strani e dolorosi pensieri gli stavano attanagliando la testa ma Keanu aveva imparato ad essere forte, a non dover cedere, perché confessare ormai avrebbe rappresentato solamente un'amara rovina.
    Stringeva i pugni e percepiva le sue mani stanche e crespe frantumarsi tra di loro, corrotte dal lavoro, stringeva i denti affinché la pipa riuscisse a dargli consiglio, la calma arrivò, dopotutto egli era sempre stato un tipo capace di controllare le sue emozioni e quella volta più che mai ce l'avrebbe fatta, o forse no... Continuò a sorridere pensando al fatto che probabilmente aveva fin troppa ragione, Keanu era forse l'unico individuo di quella londra magica ancora capace di assaporare una tazza di thé senza pensare che quel comportamento era ancora più strano di tutti gli altri, era impensabile che riuscisse a cedere a quelle proposte eppure ci aveva provato, sbuffò rassegnato abbassando lo sguardo e continuando a sorridere: - Stupido persino il fatto di averlo proposto-, si girò verso il suo lato ma il suo sguardo si rifiutò di incrociare di nuovo quella persona, fissando il viale che li accoglieva.
    Quando si alzò, invitandolo a confrontarsi con lui non sapeva di certo cosa aspettarsi, Barrow era qualcuno che non lasciava passare certe questioni, non era tipo che si tirava indietro per quanto in realtà non amasse così tanto sporcarsi le mani in risse, gli aveva proposto di alzarsi, di dimostrare se fosse stato capace di un simile comportamento, eppure Keanu ne aveva una profonda paura, non voleva di certo che le cose andassero a finire in quel modo, eppure al momento stava giocando una difficile partita di poker, con un avversario pragmatico quanto lui, era andato all-in e se quello avesse chiamato l'intera puntata, se anche lui avesse scommesso la sua montagna di soldi accumulati, era certo che quello scontro sarebbe stato distruttivo a prescindere dall'esito finale, per entrambi.
    E quello lo fece, dopo aver sbraitato contro di lui del fatto che al momento non sapeva di cosa stesse parlando, dubbi fin troppo leciti, Keanu non dubitava del fatto che quelle parole suonavano arabe, eppure era convinto che prima o poi qualcosa si fosse svegliato, anche una debole fiamma e che magari da lì Barrow sarebbe ritornato ad essere quello vero.
    Lo continuò a guardare in tono minaccioso, ed egli non fece altro che ricambiare lo sguardo, non lo mollò per un istante, fissò i suoi occhi gelidi nei suoi, era quello che avrebbe deciso chi dei due avrebbe avuto ragione o forse la meglio, doveva dimostrarsi forte, doveva assolutamente certificare che le sue parole avevano un fondo di verità e non erano buttate a caso, solamente per istigarlo ad usare le mani.
    Si può sapere. Cosa cazzo. Stai dicendo? Per il buon Dio, quale sarebbe il mio piano? Io… Io non voglio fare proprio un cazzo, CAZZO-, Keanu non disse una parola, non riuscì a rispondere, abbassò i pugni e rimase immobile sul posto come granito, si limitò a restare in silenzio per meditare sulla prossima mossa, che idiota, non aveva idee, cosa avrebbe dovuto fare a quel punto?. Ma Barrow arrivò molto prima di lui per chiarire quella situazione, non partì propriamente all'attacco e non si mise pronto al duello, si diresse dritto verso di lui e parlò:-Colpiscimi. COLPISCIMI!-, Keanu inclinò lo sguardo iniziando ad ansimare mentre pronunciava a voce bassa ed incerta:-No Will... Will-, era stato proprio lui ad incitarlo, eppure adesso si accorse che era un grave errore, non voleva, non avrebbe mai voluto, come avrebbe mai potuto volere qualcosa di simile?. Eppure Barrow sembrò essere serio, tanto che una volta giunto quasi petto a petto lo spinse urlando di colpirlo, Keanu si fece spingere, indietreggiò per la potenza della spinta di qualche passo rimanendo comunque ben stabile per poi tornare circa alla stessa distanza.
    Questa volta abbassò definitivamente lo sguardo a terra mentre iniziò a mordersi le labbra ed a trattenerle, era troppo per lui, fino a prova contraria quell'individuo era William Barrow, la persona che aveva sempre servito, era come tradirlo e Keanu non avrebbe mai fatto male ad una mosca, figurarsi se avesse fatto qualcosa di simile proprio a lui.
    Eppure al momento non vedeva altre soluzioni, strinse ancora più forte i denti cercando qualcosa che lo trattenesse, i pugni chiusi pronti a colpire, gli occhi che sembravano da un momento all'altro essere proprio sul punto di lacrimare, scattò con la testa evitando comunque di guardare la persona di fronte a lui ma ponendo lo sguardo altrove lateralmente, poi riprese fiato, e puntò i suoi occhi quasi con cattiveria su di lui, e carico di tristezza :-Agli ordini...-, non terminò neanche la frase che il suo corpo avanzò quasi incontrollabile con uno scatto verso colui che un tempo era un suo amico.
    Il suo pugno si scagliò in un montante sul suo stomaco, sentì le sue nocche infrangersi e quasi bucare quella parte del corpo, la sua mano tremò colpevole, non riuscì a calibrare la sua forza ma probabilmente non aveva colpito con tutta la sua potenza, tuttavia William sembrò cedere, si piegò con la schiena incassando malamente il colpo, probabilmente gli aveva fatto perdere il fiato per quell'istante ed il tutto fu così fulmineo che Barrow non ebbe il tempo di considerare una difesa o un modo per reagire, o forse egli non voleva farlo, forse voleva davvero che Keanu lo colpisse.
    Non perse altro tempo ma l'altro suo braccio si mosse rapidamente e scagliò un altro pugno ben assestato sulla faccia, toccando le labbra, di colui che ormai non poteva far altro che incassare inerme, quella situazione era troppo paradossale che Keanu faticava ancora a credere delle sue stesse azioni.
    Un tempo fedeli alleati, un tempo avrebbero entrambi dato la vita per salvare quella dell'altro, adesso avevano iniziato quella folle lotta come la peggiore feccia del mondo magico, a stento Larrington riuscì a trattenere le lacrime per ciò che era successo, ma doveva farlo o doveva essere fatto.
    Una volta che vide Barrow rannicchiato e rivolto verso terra Keanu respirò per riprendere la giusta capacità di parlare e poi iniziò ad urlare a quello che tentava ancora di riprendere una corretta posizione eretta:-AVANTI!... AVANTI! Mostrami dov'è finito Barrow-, deglutì per poi aprire le braccia e rimanendo con il petto all'infuori, in quella posizione, pronunciare:-è il turno adesso... colpisci... COLPISCI!-.
    Il passato ed il futuro della resistenza, i due leader adesso faccia a faccia che per qualche strana coincidenza adesso sembrava dovessero dimostrare chi tra loro era il più forte, come se una prova fisica fosse capace di determinarlo.
    Keanu Larrington - The closer you get to the light, the greater your shadow becomes

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    « sheet - 21 - ex-ravenclaw - rebel death eater - pensieve »
    Dio, buon Dio, ma ci potete credere? Aveva promesso di proteggerlo, Will, l’aveva promesso a tutti loro. tacito nello sguardo freddo, nella sigaretta che perennemente penzolava dalle labbra, nel brindisi verso un cielo che ancora credeva potesse vederlo. Seduto alla tavola del Consiglio, mentre studiava quella manciata di persone che in lui davvero credevano, Barrow aveva giurato che non avrebbe permesso a nessuno di spezzarli, che sempre sarebbe stato in prima fila per attutire i danni. Ed ora? Cos’era rimasto, di quella promessa? Era proprio lui ad essere quel danno, quella scheggia nel petto che non s’azzardava a perdere terreno. Era lui il pericolo da cui sempre aveva voluto tutelarli. Ma volete sapere qual era la cosa più straziante? Che neanche se ne rendeva conto. Guardava Keanu Larrington e non vedeva, come avrebbe potuto?, l’uomo verso il quale il suo sguardo sempre s’era spostato, quando si era trovato nel dubbio e quando pur sapendo con certezza, aveva temuto di fare quel passo. E lui c’era sempre stato a ricambiarlo, a sostenerlo: nel bene e nel male, ma sempre. Soldato, amico, consigliere. E quando Keanu aveva bisogno di lui, lui non c’era: smarrito dentro sé stesso, un labirinto di specchi dal quale era impossibile trovare una via di fuga. Bloccato da uno spesso strato di brina che gli impediva di vedere ciò che era stato, ciò che aveva fatto, che aveva promesso. Un involucro vuoto di memorie, di speranze; lui, William Barrow, che un anno prima avrebbe fatto di tutto per quell’uomo, si trovava a fronteggiarlo in qualità di nemico. E perché? Perché lo sentiva che qualcosa non andava; lo sentiva che c’era qualcosa a legarli, pur non rimembrando di cosa si trattasse. Era quello il motivo che lo spingeva a scontrarsi, a cercare le mani, il dolore. Sembrava autolesionismo, ma al contrario sarebbe stato più penoso non provare nulla, nulla come in quell’esatto momento. Voleva sentir bruciare, sanguinare per qualcosa. Perché lui, non lo sapeva più cosa significava sanguinare per una causa, per un motivo. E forse pareva stupido, con quel petto gonfio d’un orgoglio ormai scemato, a lanciarsi contro un uomo come Larrington; forse patetico, con quell’atteggiamento portato più all’autodistruzione che alla salvaguardia: ma in Barrow, non c’era più niente da salvare. Che lui sapesse, non c’era neanche mai stato. Colpiscimi. Sentiva quella parola, gridata contro Keanu, rimbalzargli ancora nella gola, minacciando di soffocarlo. La sentiva contaminare, mentre passavano i secondi, ogni cellula del proprio corpo; la vedeva aleggiare nel poco spazio rimasto fra i due, reso denso dal passato spaccato a metà e da quei nodi che, alla fine, premevano per venire al pettine. Forse, William Barrow, aveva solo bisogno di sentirselo dire; forse, solo un po’ di più. Avrebbe dovuto cominciare a credere, ad affidarsi al disgustoso sapore amaro che risaliva sulle labbra ogni volta che si scontrava con il proprio riflesso. Sei di più, Will, più di quest’ombra.
    Colpiscimi. E dire che non suonava affatto come un ordine; non c’era la sicurezza di chi sa d’essere dalla parte del giusto, ma solo la disperazione di chi sa di essere già sprofondato nell’abisso. Non era una richiesta, era una supplica, e non potè che odiarsi egli stesso per quel tono veemente sgusciato dalle proprie labbra esangui. Dio, buon Dio, come si era ridotto. Cosa mi avete fatto. «No Will... Will» Non poteva sopportarlo, era semplicemente troppo. Una parte infinitesimale ed invisibile ad occhio umano, si sentiva lacerata da quel nome appena sussurrato, il suo nome. Ed era sempre quella parte a brillare negli occhi solitamente vuoti di Will, chiedendo a quello che era stato confidente, amico, ed àncora di colpire. Dove fa più male, Keanu. Colpisci dove fa più male, non sono niente. Uno sbuffo di fumo, ecco cos’era rimasto di quella luce che si era intestardita d’illuminare la strada buia del Regime. Solo fumo, a celare il passato di un Barrow professo messia. E spinse, spinse con quanta forza aveva, sorridendo quando Keanu indietreggiò. Il petto s’alzava ed abbassava rapidamente, il cuore in tumulto a pompare nelle vene adrenalina pura. Accecato da una rabbia ingiustificata, convinto di doverla riservare a quel Larrington che tanto s’atteggiava senza sapere un cazzo. Lui, Will? Ora è lui che non sa un cazzo? Dio, buon Dio, cosa sei diventato. Cosa ti han fatto diventare. Ti prego, Will. Smettila. Ma non poteva smettere, neanche se l’avesse voluto –e non lo voleva. Perché non si poteva capacitare di quegli interrogativi, di quegli occhi melanconici, quando l’unica memoria che riservava dell’uomo era adombrata dal whisky e resa sfumata dal vetro d’un bicchiere. Nient’altro. L’unica cosa a cui riusciva a pensare, fra un sibilo d’aria e l’altro, era che l’uomo si era fatto spingere. Non aveva neanche provato a reagire, se non il briciolo necessario per non cadere a terra. Perché? Colpisci, ed era stata la preghiera d’un credente avente alle spalle una chiesa in fiamme. Abbassò lo sguardo, e Barrow era sempre lì: guardami, dimmi che ci ho provato. Dimmi che sono stato, prima di non essere più. Sentiva un’angoscia raramente, se non mai, provata in vita sua. Si rendeva conto di quanto la situazione fosse surreale, ma si trattava d’una consapevolezza dettata più dall’istinto che dal raziocinio. Da Corvonero qual era stato, non avrebbe potuto affidarsi ad un sospetto, ed i fatti parlavano chiaro: non lo conosceva.
    La realtà di William Barrow, era una menzogna. Tutto di quel ragazzo dagli occhi azzurri e la pelle troppo chiara, era una bugia. Solo fumo.
    «Agli ordini...»
    Quella parte, nascosta ma presente, non potè che ridere con ironia di quell’affermazione. Agli ordini. Era sempre lì, a supportarlo anche quando la causa era così sbagliata: agli ordini. Come ai vecchi tempi, eh Keanu? Peccato che quella parte fosse dannatamente adombrata dal resto della psiche del Corvonero, impegnata a non incassare affatto. Sciocco dire che non se n’era accorto: aveva visto il pugno arrivare, ed avrebbe potuto scansarlo. Sempre questione di scelte, d’altronde. William scelse, per entrambi le parti, di rimanere. Quella volta, sarebbe rimasto.
    Ma porca troia, iddio carissimo e Morgan bello, cristo e tutti i santi dell’universo. Probabilmente non la mossa migliore della sua vita, quella di non spostarsi dalla traiettoria: sentì la mano dell’uomo trapassarlo da parte a parte, il petto magro implorare pietà mentre lo stomaco cercava rifugio in altre parti del corpo wat. Gli aveva rotto qualcosa, sicuro. Thor, ma cosa fai? Torna a casa, sei ubriaco! Stava ancora cercando di recuperare i polmoni, smarriti nell’impatto, quando un secondo pugno lo raggiunse al volto. I denti parvero ribellarsi a quell’atto ingiurioso, spaccando il labbro di Will e scontrandosi malamente fra loro. Brucia come le fiamme dell’inverno, Cristo! Cadde al suolo ansimante, cercando di dosare i respiri perché, ciascuno di loro, era una sofferenza. Eppure, in quel brontolìo sfuggito dalle sue labbra, c’era un sorriso. Lo sentiva, quel dolore. Lo sentiva davvero. «cazzo» mugolò, sentendo il sapore di bile e sangue sulla lingua. Sputò a terra liberandosi di quel grumo ruvido sul palato, valutando l’idea di rimanere semplicemente lì, in ginocchio, lieto di aver ottenuto ciò che aveva chiesto. Si passò la manica sulla bocca, sibilando, lasciando sulla giacca saliva e liquido che sapeva essere scarlatto, ma si presentava nero sotto quel cielo scuro. Inchiostro, come quel tatuaggio sul petto. Terra. Roteando gli occhi sull’uomo ancora in piedi, un ghiaccio che bruciava, riscoprì quella parte di sé che lottava, con le unghie e con i denti se necessario, pur di rimanere a galla; quella parte che gli avrebbe impedito di rimanere inerme di fronte all’amico al nemico, obbligandolo ad alzarsi e reagire. Pensavo di averla persa, sai. Allora sono ancora io? Una domanda, soffocata da quel muro impenetrabile, che mai avrebbe preso voce. «AVANTI!... AVANTI! Mostrami dov'è finito Barrow» La risata secca di Will rapida divenne una smorfia sofferente, mentre il sangue colava dalla bocca al mento. Passò la lingua sul labbro ferito e sputò nuovamente a terra, alzandosi in piedi per fronteggiare Keanu Larrington. «è il turno adesso... colpisci... COLPISCI!» Inspirò profondamente, cercando un brandello di ordine in quel mare di caos. Ma non c’era: non capisci, Will? Non c’è ordine. Chiuse le mani a pugno, e senza farselo ripetere due volte si lanciò contrò Keanu; mentre il montante ma cosa monti, manco i mobili dell’ikea sai montare a barroooow si dirigeva spedito, fischiando nell’aria, verso lo stomaco dell’uomo con il solo intento di distrarlo, la gamba destra entrò rapida sul ginocchio sinistro di lui: questione di tattica, non di potenza. Il pugno scivolò a fianco dell’uomo, senza mai colpirlo #troll #vendettavera. «Dimmelo te, dov’è finito Barrow. Sembri sapere tutto, Larrington, e allora dimmi te chi cazzo è William Barrow, perché io non ne ho la più PALLIDA IDEA» Sbraitò, mentre ruotando lievemente il corpo accompagnava il calcio con una gomitata affilata cosa? Non sono affilate le gomitate? #whatislife e ben assestata in direzione del mento di Keanu.

    william barrow - look in my eyes, tell me i died, tell me i tried to compromise

    © psìche, non copiare.



    PERDONAMI IL RITARDO UN love ya ! ♥

    p.s. no beh si, fingiamo che le tattiche da ninja abbiano un senso, te prego #maifattanarissa #saavethewill


    Edited by lama del barrow. - 21/9/2016, 17:14
     
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    « sheet - 27 - Ex Ravenclaw- Ribelle- pensieve »
    Keanu Larrington aveva la maledetta e spiazzante abitudine di adottare le sue dolci ed eleganti buone maniere in qualsiasi occasione riuscisse a riscontrare nella sua vita, preferiva di certo porgere l'altra guancia alla più banale, ed in molte situazioni squallida, vendetta. Persino nei riguardi dei suoi nemici più stretti, a nessuno di loro augurava ciò che quelli erano soliti fare, Keanu riponeva mani e braccia al proprio posto da bravo ed onorevole soldato e lasciava queste grezze usanze a chi di dovere, non che egli non ne fosse capace, di certo si riteneva un abile combattente e credeva che in quel momento Barrow ne avesse avuto un assaggio, ma era nient'altro che la parte ferale che dimorava dentro di lui e che egli reprimeva per non squartare, come la bestia era capace di fare, lo stesso Keanu Larrington che in realtà era e che aveva costruito.Le parole di Barrow che prima lo supplicavano di rivelargli qualcosa, che non riusciva a ritrovare se stesso e poi lo intimava a colpirlo gli fece cambiare di netto quella sua visione.
    In quell'occasione, mentre digrignava i denti, mentre i suoi movimenti puliti e possenti si infrangevano contro il nemico come contro il più spaventoso dei suoi rivali, si poteva dire che Keanu avesse fatto un'eccezione speciale ed i motivi secondo i quali avesse spodestato la sua reputazione da perfetto gentleman, quelli erano oscuri, lo sarebbero stati per chiunque e persino lui non riusciva a trovarne una concreta spiegazione. Si implorava da solo di bloccarsi mentre Barrow capitolava al suolo, mentre il suo fiato veniva brutalmente rovinato da quello che era stato il suo braccio destro, si chiedeva se avesse dovuto chiedere scusa, se avesse dovuto tendere il braccio per permettergli di rialzarsi ma in quel momento, non aveva pensato ad altro, come una precisa macchina da guerra aveva agito.
    Ci aveva già provato, in un certo senso, a tentare di ricontattare il Barrow che era, con le buone, ma Will era tornato sin troppo indietro, era tornato il William burbero e anarchico, quello che poi sarebbe diventato il capo della resistenza ma che prima era una semplice e scontrosa vittima del mondo. Keanu aveva semplicemente scommesso, altro atteggiamento poco ortodosso e che mai aveva calzato Larrington, aveva lanciato una moneta e non ne aveva neanche visto il risultato, in molti avrebbero detto che egli si era semplicemente abbassato al livello del suo compare, che non ne valeva neanche la pena non conoscendo la verità, era sceso ad una meno umana soluzione e ragionevole risposta alle difficoltà ma non era così. Non lo riteneva inferiore e mai aveva ritenuto sé ed i suoi modi superiori, egli semplicemente tentava di trovare del buono in qualsiasi peggior reietto gli si mostrasse di fronte, anche se ciò talvolta non era possibile, anche se Keanu non era così casto da non perdere le staffe, egli sperava che qualcosa in qualcuno si svegliasse così come lo era stato per molti, egli non aveva fatto altro che comprenderlo, semplicemente questo, dato che sapeva cosa poteva esserci oltre quella pelle da matriosca.
    Così come soprattutto era stato per lui, la stessa persona che aveva ormai da tempo di fronte ai suoi occhi che rispetto al passato non ne erano confortati, la sua visione ormai non era più simbolo di sicurezza ma di una fiducia ormai remota, un sentimento confuso che scivolava e rimbalzava in uno stato di incertezza ad ogni respiro che lo trascinava via dai ricordi e che lo attanagliava nel presente dove Keanu si stava ormai, destino beffardo, ribellando. Aveva deciso di lottare contro un'entità che ormai non riconosceva, contro una persona che prima aveva simboleggiato speranza per tanti e che adesso gli aveva appioppato quel ruolo senza neanche la gentilezza di chiederglielo, contro un corpo ormai privo di qualsiasi cosa ma che Keanu sapeva, solamente sopito, al quale serviva una giusta dose di ribellione per tornare a splendere, una lucidata, in fondo, come preziosa oggettistica da curare. Forse era così che lo stava trattando, come un semplice oggetto, un mezzo per appagare la sua sete di verità ma in fondo un atto generoso per sfamare quella di tutti, per lo stesso bene di cui si era occupato in tutti quegli anni.
    Il corpo di Barrow fu spinto verso terra dalla fatica, il suo pugno arrivò preciso sul volto che prima stranamente ancora privo di qualsiasi sintomo di strane vicissitudine nelle quali il giovane era solito tirarsi in ballo e che adesso scintillava per il sangue cremisi che proveniva dal suo labbro, non avrebbe chiesto scusa Keanu Larrington e non aveva chiesto il permesso magari dopo ampi giri di forbite parole e modi eleganti, non vi era stato nient'altro che quel brusco contatto che fece riempire la sua mente di un malsano senso di pentimento e di strana adrenalina.
    Aveva visto poche volte cadere William Barrow ma lo aveva già visto più volte rialzarsi e permettere agli altri di fare lo stesso, i suoi occhi faticavano a vederlo in quello stato e continuava quasi a mentirsi sul fatto che fosse stato proprio egli. Ma William si rialzò, ovviamente si rialzò, non poteva di certo mentire anche alla solita testa dura ed al suo orgoglio che innato anche se talvolta bugiardo anch'esso costituiva quella persona. Lo vide malconcio con poca forza nel suo corpo ma tanta forza d'animo che ancora reggevano i suoi passi e calibravano i suoi respiri per l'attacco, un modesto attacco che Keanu di certo poteva tentare almeno di evitare ma sinceramente non ne aveva alcuna intenzione. Era stato così scortese, aveva fatto ciò che mai era passato per la sua testa e dato che un semplice scusa non sarebbe stato abbastanza, aveva deciso che la cosa migliore era semplicemente incassare sperando che Will facesse male tanto quanto gliene aveva fatto lui. Si spinse contro il nuovo leader dei ribelli con il pugno chiuso, un pugno che fallì volutamente il suo colpo mentre gli occhi di Larrington rimanevano concentrati su qualsiasi movimento, stringendo i denti, pronto ad accusare, e fu proprio così, sentì la pressione che fece sul suo ginocchio sinistro, un improvviso dolore che lo fece abbassare verso il terreno e contorcere la bocca in una smorfia di dolore ma non ci fu tempo per concentrarsi troppo su quello che Barrow assestò il suo gomito sul mento di Larrington.
    Un sorso rumore provenne da quella zona del suo corpo, non aveva qualcosa di rotto ma iniziò ad indietreggiare dal costante dolore che si intensificava con il passare del tempo, sentiva qualcosa che persisteva, probabilmente sangue, lo stesso che vedeva ancora stantio sul labbro di William.
    Sorrise, per poco, mentre adesso distanziava di qualche passo dal suo ex compagno, probabilmente per il fatto di aver pareggiato i conti, probabilmente per la situazione che adesso, non sapeva perché, non vedeva peggiorata ma ancora in ballo di quella stramba roulette.
    -«Dimmelo te, dov’è finito Barrow. Sembri sapere tutto, Larrington, e allora dimmi te chi cazzo è William Barrow, perché io non ne ho la più PALLIDA IDEA»-, Keanu continuò a sorridere mentre spalmava la sua lingua sulla mascella per trovare conforto, poi pose il suo sguardo verso il basso e rispose:-Io... Io non posso...-, sputò una breve risata che strozzò ancor prima di diventare follia:-Io non posso farlo per te.-.
    Iniziò a camminare lentamente, tenendo le sue braccia adesso aperte quasi in simbolo di voler terminare la guerra, non era più necessario ricorrere a quelle maniere adesso, si avvicinò di qualche passo pur mantenendo una certa distanza come per esser sicuri e poi terminò ciò che aveva dire, ciò che avrebbe dovuto dire e soprattutto quello che di più sincero doveva confessargli,: -Ma non capisci? Solo tu sai chi è William Barrow, io conoscevo l'uomo che lui è veramente ma adesso sta a te capire se tu sei ancora qualcuno, o semplicemente qualcuno che non vorrebbe neanche esistere, guardati... Io non so niente, William Barrow, ma so che se vuoi continuare a vivere in questo modo... a rubare alcol, a passare i tuoi giorni nel nulla, questo non sei tu.-, il suo tono era severo ed allo stesso tempo pacato, un discorso da amici che non somigliava ad una paternale, semplicemente un consiglio o forse una implicita richiesta di aiuto. Prese a fissarlo con i suoi occhi ghiacciati ma ormai spenti, riconoscendo una flebile fiamma che si stava spegnendo, mentre le sue dita accarezzavano il mento ferito che iniziava a perdere del sangue.
    Keanu Larrington - The closer you get to the light, the greater your shadow becomes

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    Edited by Un' (Koala) - 29/2/2016, 17:49
     
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    ATTENZIONE AI LETTORI quali, non leggete plis c'è un salto temporale. EVVIVA L'AMERICA! #wat


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    « sheet - 21 - ex-ravenclaw - rebel / death eater - pensieve »
    Non ricordava che il semplice atto della respirazione potesse fare così male. Ogni volta che i polmoni si gonfiavano della fresca aria proveniente dall’esterno, una fitta bruciante percorreva il sistema nervoso causando spasmi nell’intero corpo di William, costretto a tremare appena per dare uno sfogo a quell’elettricità. Le palpebre serrate, un martellante mal di testa dietro l’occhio sinistro. Non era la prima volta. Spesso Barrow si ritrovava in quella situazione, indipendentemente da chi si trovasse innanzi a lui. Si sentiva strano, quasi che qualcosa dentro di sè volesse uscire scavandosi un percorso con le unghie e con i denti, una via di fuga. E lui, William Yolo Barrow, non sapeva come trattenerla dentro di sé. Così passava giornate a dividersi fra alcool, droghe, sigarette e la cattiva compagnia di chi era stato troppo fortunato, o sfortunato a seconda dei punti di vista, di condividere con lui il bancone di un bar o la panchina nel centro di Londra. Si portò le mani al volto, premendo con i palmi sul labbro tagliato. Voleva sentirlo bruciare, voleva percepire il sapore ramato del sangue sulla lingua, voleva sentirsi vivo. Il dolore era quasi catartico, per William Barrow: raggiungeva una pace a cui neanche il whisky più pregiato poteva portarlo, facendolo galleggiare in una non esistenza che si poneva come una soluzione dannatamente migliore della realtà effettiva.
    «Io non posso farlo per te» era quello il problema. Nessuno poteva farlo per lui, e lui non poteva farlo per sé stesso. Non lo sapeva. Guardava il proprio riflesso, specchiandosi nelle iridi trasparenti, e pur non trovando alcuna effettiva differenza, si sentiva… cambiato. Sbagliato. La propria voce più impostata, come una cassetta preregistrata; gesti che erano diventati abitudinari, metallici quanto il sangue cui tanto aspirava ogni giorno. Si sentiva stretto nella propria pelle, e non sapeva come fuggirne. Un animale in trappola che nessuno sapeva come aiutare, e che continuava imperterrito a commettere gli stessi errori, ancora e ancora, nel cieco bisogno di poter assaporare la libertà. Non era diverso, William Yolo Barrow, rispetto a come ricordava di essere sempre stato.
    Eppure.
    Tolse le mani dal volto, lanciando un’occhiata di sottecchi all’uomo. Era così fastidiosamente familiare, e senza alcun motivo apparente, che lo faceva ancora più incazzare. Perché non aveva le risposte? Perché, neanche lui, lo stava aiutando? Vaffanculo! Non vedevano che da solo non ce la faceva? «Ma non capisci? Solo tu sai chi è William Barrow» Will rise, di quelle risate grezze che a metà minacciano sempre di diventare lacrime. Di quelle che sapevano di cose non dette, che ridevano ad un cielo che aveva smesso di farci caso tanti, troppi, anni prima. Come poteva dirgli una cosa del genere? Lui non sapeva un cazzo. Lui non voleva sapere un cazzo. Vedeva come lo guardava Niamh, con un misto di disappunto e compassione; come l’aveva guardato Mitch, quand’era tornato dall’America, con quel mezzo sorriso vacuo e lo sguardo lontano. C’era qualcosa che non andava, in ciò che William Barrow era. «io conoscevo l'uomo che lui è veramente ma adesso sta a te capire se tu sei ancora qualcuno, o semplicemente qualcuno che non vorrebbe neanche esistere, guardati...» perché non c’era una qualche mistica legge di merda per la quale gli uomini alti sopra il metro e ottantacinque non potevano che essere buoni e pacifici? Quello di Keanu Larrington era bullismo doppio, ma che dico, almeno triplo: era alto un neonato più di Will, non aveva risposte sensate da dargli, e si stava avvicinando così tanto alla realtà, che ad incombere dietro la rabbia c’era solo un arrendevole, placido, vuoto. Lo ascoltava, lo sguardo nuovamente basso e la mente priva di pensieri.
    William non voleva esistere, e lo voleva così disperatamente. Voleva guardarsi, svegliarsi, e non lo voleva affatto. Qualcosa si era spezzato, dietro il sorriso sghembo e strafottente con cui aveva sempre affrontato il mondo. «Io non so niente, William Barrow, ma so che se vuoi continuare a vivere in questo modo... a rubare alcol, a passare i tuoi giorni nel nulla, questo non sei tu»
    Questo non sei tu.
    Indietreggiò, più colpito dalle parole che non dal pugno precedente, appoggiando la schiena contro il tronco dell’albero. Chiuse brevemente gli occhi, portandosi una sigaretta alle labbra. Non appena l’ebbe accesa, il taglio a contatto con l’acre fumo cominciò a dargli fastidioso, costringendolo a serrare i denti. E tacque, William.
    Tacque, perché non aveva più nulla cui aggrapparsi per rispondere all’uomo.
    Non sei tu.
    «tieniti le bottiglie» concluse, dopo un silenzio che si era protratto troppo a lungo, dandogli le spalle a capo chino. Non sapeva dove andare, ma sapeva che non sarebbe riuscito a reggere un’altra sola cazzo di parola, o lo sguardo dell’uomo. Non poteva. Così, silenzioso com’era arrivato, William Barrow se ne andò, abbandonando il proprietario della Testa di Porco all’Aetas.

    Un anno dopo, esattamente il…*data a caso* 12 ottobre, dai? Dai!



    Dio, quanto si vergognava. Non era il genere di timidezza che poteva attanagliare un ragazzino il primo giorno di scuola, o quello data da una confessione imbarazzante. Era molto peggio. Quel genere di vergogna che ti costringeva a letto per giorni, il viso premuto sul cuscino e la voglia di alzarsi ed affrontare la giornata, le persone, davvero scarsa. E con scarsa, sia chiaro, intendo nulla. Da quando, sette mesi prima, aveva recuperato la devastata memoria, William viveva –se possibile- ancor più sulle sue di prima. Non con coloro con i quali aveva condiviso il cerchio, ovviamente, considerando che erano obbligati a mantenere un rapporto; inoltre, con loro si sentiva più… libero. Loro capivano, perché l’avevano passato insieme a lui.
    Ma gli altri? Tutt’altro discorso.
    Si era presentato al quartier generale a capo chino, senza mai guardare negli occhi Keanu Larrington. Per l’intera conversazione quale? Non lo so un, non lo so aveva mantenuto lo sguardo fisso su un punto imprecisato alle spalle dell’uomo, o l’aveva posato sui propri piedi. Tutto pur di non guardarlo in volto: si sentiva davvero un pezzo di merda, una sensazione non troppo rara nella sua carriera di essere umano. Certo, neanche nei suoi incubi peggiori aveva mai pensato che potesse raggiungere quei livelli di ancestrale smarrimento, roba che avrebbe volentieri scavato una fossa con le proprie mani e ci si sarebbe buttato dentro without regret. Ma neanche mezzo, proprio. Eppure non aveva potuto fare a meno di tornare fra le file dei ribelli, sentendo di dover loro molto più che delle flebili, per quanto sentite, scuse.
    Cosa che, per inciso, non aveva mai fatto esplicitamente in quei mesi. Aveva cercato di comportarsi come al solito, attirando l’attenzione su di sé il minimo possibile; aveva tentato di rendersi utile, ma senza mai esporsi come prima scelta. Si era offerto per fare il rebel scout, ossia scovare anime viandanti da portare al loro lato, con quel sorriso sghembo e lo sguardo triste di chi, un tempo, aveva fatto di quel ruolo una vita. Era stato la speranza, William Yolo Barrow, di un modo diverso per vivere, uno che non includesse il timore di un respiro più profondo. Sembrava passato così tanto tempo. Diciamocelo: le spalle di Will non erano mai state abbastanza grandi da poter reggere quel peso. Aveva finito per ripiegarsi su sé stesso, distruggendosi dall’interno. Aveva finito per morirne, William. Keanu era decisamente più adatto a farne il direttore, tanto che a guardarlo si chiedeva come fosse possibile che un tempo fosse stato egli stesso al suo posto.
    Ma chi cazzo aveva avuto davvero il coraggio di fidarsi di un William Barrow? E mi direte: abbiamo visto come sono finiti, quelli che l’hanno fatto.
    Avreste ragione.
    C’era un motivo di fondo se Will, il primo anno ad Hogwarts, era stato smistato fra I Corvonero piuttosto che fra i Grifondoro. Qualche stolto credeva che il Barrow, avendo fondato un luogo di ritrovo per la resistenza ed avendo amministrato tal quartier generale per anni, fosse coraggioso. HA, ma quando mai. Si era trattato solamente di logica, tutti calcoli con i quali impiegare il minor dispendio di energia correndo meno rischi possibili per il risultato maggiore. Il coraggio, Yolo, non sapeva neanche dove fosse di casa. Probabilmente non c’è bisogno che lo specifichi io, considerando che gli ci erano voluto ben sette mesi prima di drizzare la schiena e decidersi, una volta per tutte, di fare la cosa.
    Che cosa? Chiedere perdono come Dio comandava. Avrebbe preferito umiliarsi e supplicare, davvero, se fosse servito a sentirsi meno inetto; inoltre, in tal maniera, avrebbe potuto improvvisare una break dance con la quale alleggerire l’atmosfera. Ma quello era il metodo che avrebbe usato per Mitch, e ne parlo con esperienza, non di certo con Keanu, il che lo metteva in una situazione scomoda. William non era abituato a chiedere scusa, e non lo dico per giustificarlo: lui proprio non era capace. Come avrebbe dovuto comporre la frase? C’era una sintassi predefinita? Un linguaggio corporeo che avrebbe espresso quanto cazzo fosse dispiaciuto? Il fatto era che intrinsecamente sapeva che Keanu l’avrebbe perdonato; peccato non pensasse di meritarlo: come immaginerete, la questione rendeva molto più complesso un semplice scusa.
    Come se non bastasse, shit happened everywhere. Cominciamo dalla base, la famigghia: suo zio era tornato dalla mistica crociera che, in realtà, si era rivelata ma non sono certa will lo sappia, tanto non lo leggerà nessuno ihih ciao un soggiorno nei laboratori, ed aveva perso la magia; sua sorella non l’abbiamo capito né io né will era in un periodo tragico della sua vita, fra strano Italie e sparizione dei suoi migliori amici, come Midwest; suo cugino Ian aveva deciso che la sua anaconda do, e si era fatto assumere al Lilum come spogliarellista (IAN!!!!!!!!!!!); suo cugino Jeremy passava da una canna all’altra come un primate nella foresta pluviale wat; aveva una cugina magicamente di vent’anni, che come membro già di cuore della famiglia, è sempre fatta come una pigna. O almeno, così diceva la leggenda. La conversazione con suo zio riguardo la figlia era stata pressochè questa: «peccato, era gnocca» «...» «… per dire, eh. Quando me la presenti?» «non a breve» «perché?» «è sparita» «ah»
    Ah.
    Ed era più o meno la risposta a tutto quello che stava accadendo nel mondo magico. Il cugino di Mitchell era sparito, e questo aveva cominciato a girare il mondo in sella al suo cavallo bianco ed all’altro… semi parente? Un po’ schizzato, ma okay – chi era Will per giudicare?. Tiffany, Alec,Nathan, Hope e Morriga, ribelli, erano scomparsi. PATRICK ERA SCOMPARSO. Sapeva che era vivo, magia del cerchio, ma doveva avevano portato l’Hell del suo What the Hell? Ma chi era stato, poi? Da mesi non si aveva più alcuna notizia, e perfino Will ci stava andando brutalmente sotto. I giornali avevano immediatamente dato la colpa ai Traditori, causando diversi mobiletti rotti nell’appartamento Barrowston wat: fortuna che c’era Homeglass (*Homeglass ripaaraa homeglass sostituisce!* Ah, non era così? beh, will aveva homeglass).
    Insomma, William aveva bisogno di un Keanu Larrington nella sua vita. Tutti avrebbero dovuto averne uno. Sembrava sempre avere la risposta in tasca, e quando era nei paraggi tutto pareva più semplice. Forse perché era così alto, biondo e bello, da far nascondere anche le difficoltà perché si sentivano in imbarazzo davanti a lui #wat. Da quando si era sposato («ma nel periodo in cui non c’ero?» «no will, si è sposato ieri» «ah») gli incuteva ancora più timore. Aveva perfino smesso di fumare la pipa! Era il suo nuovo Buddha. Keauddha #wat Non che ne avesse mai avuto uno, ma se avesse scelto una religione (perché diamo per scontato, essendo google lontano, che il buddhismo sia una religione) avrebbe scelto il keuddhismo.
    E né Sara né Will sanno cosa stanno dicendo, ma pensare a Keanu Buddha era più semplice che affrontare il motivo per il quale, quel dodici ottobre, si trovava a gelarsi il culo su una panchina dell’Aetas. Sì, Sara è influenzabile dall’ansia dei suoi personaggi, quindi procrastina insieme a loro.
    Fateci causa.
    Quel primo pomeriggio era passato alla Testa di Porco, rimanendo all’esterno del locale come i poveri che non potevano permettersi un boccale al bancone. Nel momento in cui aveva intravisto la fluente chioma bionda del Larrington sgusciare nel retrobottega, suscitando nell’ex corvonero sinceri brividi derivanti dai brutti ricordi che ne riservava, era entrato di soppiatto nel locale ed aveva lasciato un biglietto sopra la cassa beh dai, la testa di porco avrà una cassa no? con su scritto, nella calligrafia smonca che neanche un bambino ancora analfabeta (sapete, no, quelli che si limitano a copiare le lettere così come le vedono, senza farsi troppi problemi di sorta) e futuro dottore avrebbe potuto vantare: stavolta la bottiglia la porto io, ci vediamo lì questa sera<s>?<s> no okay, ho cancellato il punto interrogativo ma rimane comunque una domanda. Non sei obbligato. Biglietto che, chiaramente, non aveva neanche avuto la decenza di firmare. Magari sarebbe stato fortunato e Keanu avrebbe creduto fosse uno dei soliti ammiratori quali e avrebbe deciso di ignorarlo.
    Codardo, domani e sempre.
    Onde evitare di aggiungere al danno la beffa ed arrivare in ritardo, dopo aver lasciato l’enigmatico (?) messaggio, Will si era già diretto all’Aetas, prendendo posto alla panchina dove si erano incontrati un anno prima. Incastrò il mento nella sciarpa, affondò le mani nelle tasche della giacca leggera, e si infilò una sigaretta fra le labbra. Suonava badass, ma sembrava solo un barbone dall’aria annoiata: come avrebbe detto Athena, un perfetto Jigen (dei poveri pur essendo ricco, ma pur sempre un Jigen di tutto rispetto).


    william yolo barrow - look in my eyes, tell me i died, tell me i tried to compromise

    © psìche, non copiare.



    vado a sotterrarmi sia il per il ritardo che per il post CIAO UN TIVIBì CIAO
     
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9 replies since 26/5/2015, 00:27   619 views
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