Long time no see

Drew

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    FREYAELIZABETHGARDNER
    « a lot can happen in one night »
    16 | EX-RAVENCLAW | CLAIRVOYANT | NEUTRAL | STUDENT | HIGH STREET
    Un sottile strato di neve illuminava la città in quella fredda giornata, fredda come non lo era da tempo. Aveva sempre amato il freddo, l'aria gelida, le neve e tutto ciò che le permetteva di essere libera eppure il freddo pungente era in grado di farle sentire brividi lungo tutta la schiena. Abituarsi di nuovo alla vita era più difficile del previsto ma non per questo aveva deciso di darsi per vinta. Aveva solamente bisogno di ricominciare a vivere scoprendo il mondo a poco a poco. Le sembrava di vivere in un sogno o forse aveva viaggiato con una giratempo senza nemmeno saperlo, in questo modo avrebbe certamente spiegato perchè il mondo appariva tanto diverso da come lo ricordava. Erano andati tutti avanti mentre Freya era rimasta bloccata in un limbo -o forse era meglio dire all'Inferno- per molti anni. SI era vista strappare via tutto, dalla sua famiglia alla sua stessa vita. Eppure non c'era giorno in cui non riservasse un pensiero alla sua famiglia -quella vera per intenderci- che l'aveva cresciuto seppur per poco tempo. Avrebbe voluti riabbracciare i suoi genitori? Certo che sì, come lo stesso si poteva dire per i nonni paterni. Solo qualcuno mancava all'appello ed era straziante non sapere cosa gli fosse accaduto. Era scomparso ancor prima che la catturassero e torturassero ma mai una volta aveva sentito parlare di lui o aveva anche solo visto qualcuno di vagamente simile nei laboratori dei ribelli. Lo aveva cercato a lungo senza mai perdere la speranza, speranza che si era accesa improvvisamente quando si era resa conto che se suo fratello fosse stato morto allora lo avrebbe certamente saputo. Eppure non riusciva a trovare informazioni su di lui e con il passare degli anni era giunta alla conclusione che stesse fuggendo e probabilmente era nascosto in un luogo sicuro sotto falsa identità, o forse semplicemente era andato avanti con la sua vita lasciandosi ciò che di marcio c'era nella loro famiglia anche se questo significava dover lasciare lei. Ci aveva provato ad essere ottimista ma non ce l'aveva fatta ed in quel periodo dell'anno tutte le emozioni erano amplificate come se il suo cervello fosse stato attraversato da una potente scarica elettrica. Il dolore. Il dolore era la sensazione più brutta, quella che le faceva venire voglia di chiudersi in camera e dare sfogo a tutte le lacrime che si portava dietro. A volte ci pensava. Pensava a come sarebbe stato dire semplicemente basta a quella vita che l'aveva pian piano portata sull'orlo del precipizio. Un precipizio molto alto e senza alcun appiglio. Ma poi pensava a ciò che aveva fatto per lei i suoi genitori al fatto che la sua famiglia non c'era più e che lei era l'unica a poter portare avanti il loro nome, per cui si ritrovava a stringere i denti, respirare profondamente ed affrontare quella vita ingiusta a testa alta. Appoggiata alla finestra che dava sul giardino del dormitorio continuò ad osservare il paesaggio rapita dai suoi stessi ricord Con un dito tracciò la scia di un fiocco di neve che, a contatto con la finestra, si era sciolto trasformandosi in una goccia d'acqua. Dovresti davvero uscire da questa stanza. Vieni a fare un pupazzo di neve? sapeva che prima o poi sarebbe arrivata a salvarla dalla sua malinconia, in quei pochi mesi che aveva trascorso insieme a Different Lodge aveva imparato a conoscerla. Jericho era una di quelle persone che ti entrano dentro e metto in discussione tutto ciò che sai e sopratutto che sei. La apprezzava davvero, forse in lei aveva trovato la prima amica, la prima persone con cui riusciva ad aprirsi dopo ciò che aveva passato. Odiava la compassione che leggeva negli occhi di chi la incontrava ma Jericho non l'aveva mai guardata con pietà, le era stata amica e di questo le sarebbe stata sempre riconoscente. Credo che per questa volta passerò rispose senza staccare lo sguardo dal parco che si estendeva per decine di metri fino all'orizzonte dove una montagna innevata, o almeno questo era ciò che immaginava ci fosse dietro la foschia, si ergeva in lontananza. Asociale! Quando meno te lo aspetti colpirò lasciò la stanza senza dare tempo e modo a Freya di rispondere. La rossa staccò lo sguardo dalla finestra portandolo sulla porta dove la sua amica era rimasta in attesa fino a poco prima. Questa notte dormirò in un letto di neve sussurrò alla stanza ormai vuota mentre si avvicinava all'armadio. Aprì le ante cercando qualcosa di comodo e caldo da indossare, le era improvvisamente venuta voglia di fare una passeggiata nella neve. Forse era solo una sensazione, ma ultimamente le sensazioni sembravano condurla verso la strada giusta, meglio approfittare di quel piccolo momento di fortuna che stava vivendo. Indosso un paio di leggins neri, un abito nero e stivali incorporati di pelo. I piedi freddi erano qualcosa che odiava troppo per pensare di andare in giro senza coprirsi adeguatamente. Prese l'immancabile cappotto verde e lasciò la stanza dirigendosi al piano di sotto dove trovò alcuni compagni intenti a sorseggiare cioccolata calda davanti al camino. Li salutò con un cenno del capo aprendo la porta giusto in tempo per essere investita da un essere piumato che le planò addosso facendola cadere a terra tra le risate di un paio di ragazzi. Si mise a sedere osservando il volatile disteso sulle sue gambe. Un gufo. É vostro questo gufo? chiese osservando i compagni che per tutta risposta ignorarono la domanda o negarono. Osservando il gufo si rese conto che portava qualcosa legato alla zampa, qualcosa che sembrava essere a tutti gli effetti una pergamena. La prese delicatamente srotolandola con il cuore in gola. Non capiva il perchè di tutta quell'agitazione ma sentiva che era qualcosa di importante.

    Alle 20.00 in Hight Street. Troverai ciò che cerchi

    Una coincidenza? No, Freya non credeva alle coincidenze. Le cose accadeva per un motivo e quel messaggio era giunto a lei, se la persona designata a leggerlo fosse stata un'altra il gufo si sarebbe ribellato. Possibile che qualcuno avesse trovato suo fratello dopo tutti quegli anni? Possibile che fosse ancora vivo? Un sorriso nacque spontaneo al solo pensiero di poterlo riabbracciare. Si rialzò lasciando a terra il gufetto indispettito per al mancanza di attenzioni -e probabilmente di cibo- e corse fuori dalla porta. Doveva sbrigarsi se voleva raggiungere High Street in tempo, non poteva permettersi di fare tardi e di perdere l'occasione di rivedere il pezzo mancante della sua famiglia, il pezzo mancante della sua vita. Il messaggio a dire il vero non rivelava cosa avrebbe trovato, eppure la sua mente aveva intrapreso un viaggio degno di quel nome. Dal momento che si trovavano ancora nel pieno delle vacanze natalizie agli studenti era concesso lasciare il castello se questi decidevano di trascorrere suddette vacanze a scuola e Freya non aveva potuto scegliere. Non era mai stata molto propensa a lasciare il castello da sola, più per paura di ritrovarsi di nuovo in quei laboratori, ma neanche la paura l'avrebbe fermata dal ricongiungersi al fratello scomparso. Con l'agitazione in corpo raggiunse High Street grazie alle carrozze magiche trainate da quegli strani cavalli alati, sembravano a tutti gli effetti dei cavalli morti forse cavalli-vampiri? No beh in realtà sapeva che erano Thestral, ma cavalli-vampiro era un po' più carino e divertente come nome. Una volta raggiunta Hogsmeade si accorse che era ancora preso per l'appuntamento, oltretutto non aveva una chiara idea di dove andare poiché High Street era immensa. Decise dunque di perlustrare la zona cercando di captare un qualche segnale che le permettesse di riconoscere il fratello o chi le aveva mandato il messaggio. Perchè poi aveva deciso di restare anonimo, rimaneva un mistero. I bambini correvano felici nella neve, lasciandosi sporcare dal candore di quell'acqua un pò ghiacciata che continuava imperterrita a portare gioia e calore in quel freddo inverno. Qualcuno aveva pensato che costruire un pupazzo in piazza fosse divertente e la sua impresa doveva essere piaciuta davvero molto perchè altri tre pupazzi erano in costruzione nelle vicinanze. Si rifugiò da Madama Piediburro e tra tazzine di tè fumante e biscotti al burro attese l'ora dell'appuntamento in assoluta tranquillità, cercando dentro di lei la forza necessaria per rimanere calma e non farsi prendere dal panico o dall'ansia che le attanagliavano lo stomaco. Di tanto in tanto l'occhio cadeva al di là della grande finestra e la mente tornava improvvisamente indietro nel tempo, quando era ancora una bambina felice e quando ancora festeggiava il Natale insieme alla famiglia. Ben presto le tenebre calarono lasciando il villaggio illuminato solamente dalle lanterne e dalla candida neve che continuava a cadere dal cielo. Si avvicinò alla vetrina di un negozio di abiti oramai chiuso continuando a rimuginare su ciò che gli avrebbe detto una volta rivisto. Sette anni... sette anni e finalmente sei tornato da me sussurrò al buio della notte.
    role code made by effe don't steal, ask

     
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    Con occhiali da sole più grandi di lei e la schiena poggiata ad una delle panchine di High Street, Maeve Regan Winston «rimpiango tutto.» una frase che, spoiler!, avrebbe ripetuto spesso negli anni successivi, sballottata fra dimensioni e tempi come una companion di Doctor Who – ma senza le comodità del Tardis e la saggezza del Dottore. Erano passati pochi giorni da capodanno, e malgrado al Lilum non ci fosse stato praticamente nessuno di conosciuto alla Corvonero (e per ovvie ragioni) non riusciva a cancellare l’imbarazzo della bomba panna; sapeva, Maeve, di averlo fatto per dimostrare qualcosa, ma – con il senno di poi – avrebbe di gran lunga preferito non farlo: era una docente, per l’amor di Dio. se l’avesse vista uno dei suoi colleghi o uno dei suoi studenti? Con i suoi diciannove anni (mal portati), Maeve era di suo la recluta più giovane di Hogwarts, cui era stata affidata la cattedra d’incantesimi subito dopo il diploma, e l’essere tal fanciulla non aiutava certo a farsi rispettare da ragazzi con cui, fino a pochi anni prima, aveva frequentato come studentessa – certamente non aveva bisogno di altre stranezze alla Katy Perry. Aspirò il succo al ribes dalla cannuccia, ben attenta ad evitare lo sguardo di chiunque: paranoica, d’altronde, lo era sempre stata. Il perché la bionda, alle otto di sera, fosse in giro per Hogsmeade, non ci è dato saperlo.
    Davvero. Non ne aveva la benchè minima idea. Per quanto lo nascondesse bene, l’ex Corvonero era il genere di ragazza che, aprendo il frigo, non ricordava cosa stesse cercando – non c’era di che stupirsi che non sapesse perchè si trovasse lì. Forse voleva comprare sabbietta per Dandelion, e si era ritrovata con un succo al ribes e poca voglia di vivere?
    meh - e non il giovane Tryhard.
    Stava sorseggiando, con l’intera calma del mondo, la sua bevanda, quando per poco non si strozzò. Il succo le andò di traverso, gli occhi – nascosti dalle lenti nere – a posarsi sul profilo di un ragazzo su cui era piuttosto certa di aver spruzzato della panna. Ma perché a lei? Quante probabilità c’erano? Si alzò in piedi con non curanza, appiattendosi ai muri per evitarlo. Si ritrovò con le spalle ad una vetrina; senza perdere di vista il moro, rivolse un mezzo sorriso cortese alla ragazzina al proprio fianco.
    E corrugò le sopracciglia. «freya gardner?» COSA FACEVA IN GIRO DA SOLA A QUELL’ORA??? LA SUA CORVETTA!!! Il fatto che avesse perso i propri poteri, e di conseguenza non potesse più frequentare scuola, non cambiava nulla a Maeve – sarebbe sempre stata la sua corvetta. «perché non sei a different lodge?» sibilò, vagamente preoccupata, lanciando occhiate attorno a loro. se avesse potuto nascondersela sotto la giacca e portarsela a casa, l’avrebbe fatto – ahimè, immaginava sarebbe stato considerato rapimento. «e dove sono gli – altri?»perché non era…non era uscita da sola, VERO? Schioccò la lingua sul palato, ed incrociò le braccia al petto. «mmmm facciamo che ti riaccompagno indietro.» inarcò un sopracciglio, chiudendo ogni possibile negoziazione.
    E possibilmente, sarebbero riuscite a fuggire da lì prima che il moro si ricordasse di california gurls!maeve.
    La speranza era sempre l’ultima a morire.
    # no one is safe
    19 y.o. | rebel
    04.01.2016
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    maeve r.
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    High street, Hogsmeade. Che diavolo ci faceva un tredicenne a quell'ora fuori da Hogwarts? Ovviamente marinava la scuola. Ovviamente. Era stanco di studiare, di essere torturato, di dover sempre dare una spiegazione – anche quando non ce ne era davvero una. “Perché hai picchiato un tuo compagno di scuola?” Perché voleva – non c'era altro motivo. E allora qual era il miglior gesto di ribellione, se non quello di sgattaiolare via dal castello di sabato sera – dato che comunque il giorno dopo non aveva lezione. L'unica pecca era che il tempo – a gennaio – non era proprio uno dei migliori. Era dovuto uscire, vestito a strati – come sua nonna. Una camiciola, due fruit, una felpa, i jeans, un piumino – il più pesante che aveva, sciarpa, cappello, guanti, e chi più ne ha più ne metta. Per le strade non c'era poi così tanta gente – probabilmente i più erano già infilati in qualche pub o discoteca – se non addirittura ancora a cena. Ma Charlie non lo sapeva, non ne aveva idea. Come poteva? Era solo un ragazzino di tredici anni, che aveva avuto la brillante idea di scappare. Questo faceva lui; scappava. Da tutti e tutto, in pratica. Capodanno era passato da pochissimi giorni, e lui che cosa aveva fatto? Poco o niente – non si era nemmeno davvero divertito, in verità. E adesso s ritrovava da solo, di notte, in un paesello che a malapena conosceva. Aveva paura? Sì, moltissimo. Si sentiva come un pesce fuor d'acqua? Ovviamente. Sarebbe tornato subito ad Hogwarts? MA COL CAVOLO, IO NON CI TORNO! Aveva improvvisamente gridato, dando sfogo ai suoi pensieri. NON CI TORNO IN QUEL POSTO ORRIBILE! NO, NO, NO. Forse era arrabbiato anche perché la selezione per entrare nella squadra dei serpeverde non era andata a buon fine. “Puoi provarci l'anno prossimo”, aveva suggerito la sorella minore – sempre pronta a spendere parole dolci con lui. Tanto comunque, chi mai avrebbe potuto sentirlo? Nessuno, davvero. Nessuno. E preso dalla rabbia incontrollabile – perfettamente nella norma per un ragazzino – se l'era presa con un sasso. Avrebbe voluto lanciarlo con il piede, se solo non avesse perso l'equilibrio, cadendo a terra di culo come una patata lessa. Ohi ohi, povero deretano. Aveva alzato lo sguardo notando solo in quel momento la figura di qualcuno – che non aveva saputo riconoscere dato che era in controluce. E tu che hai da guardare? Non hai ma visto qualcuno prima d'ora fare un ruzzolone a terra? Borbottando quelle parole con il viso tutto rosso – pur di non mettersi a piangere per il dolore – si era rialzato scuotendosi i jeans come meglio poteva. Tuttavia somigliava molto all'omino michelin in quel momento – per colpa di tutti gli indumenti che si era messo, contando anche il piumino bianco – tale e quale a lui. Comunque, dicevo. Aveva iniziato a camminare velocemente dalla parte opposta del tizio inquietante in questione, passando accanto ad un paio di ragazze rivolgendo uno sguardo minimo ad esse - aveva un certo debole per il sesso femminile, anche se per il momento non se ne rendeva conto. Troppo preso a fare la lotta con i maschietti.
    # NO ONE IS SAFE.
    04.01.2016 | 13 y/o | slytherin
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    Charlie
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    Indovinate chi si era, infine e contro oltre ogni previsione, ubriacato a Capodanno?
    Chi si era completamente dimenticato di dover lavorare quella notte, e non aveva nemmeno lontanamente avuto le forze necessarie per ritornare nei Laboratori in moto – e che quindi, volendo comunque una sistemazione calda e comoda per dormire, aveva abusivamente occupato una casa vuota di New Hovel (per poi scoprire che al piano inferiore c’era una coppia di esperimenti legati ed imbavagliati, con tutta probabilità da lui in persona, e per i quali aveva dovuto chiamare il Boss per cancellare loro la memoria)?
    E chi, quindi, pochi giorni dopo la notte di Santo Stefano, si ritrovava ancora a vagare per il mondo magico alla ricerca di poveri coglioni da rapire e segregare in una cella sotterranea che i nuclei governativi addetti al setaccio ancora non avevano trovato?
    Shot, proprio lui. Professionale e disinteressato com’era, si era stupito tanto quanto Phil della malriuscita del piano: amava l’alcol e la droga, ma non le feste o le persone; adorava ascoltare la musica, ma non partecipare ai balli sconclusionati ed ebbri di tossicodipendenti spastici sulla pista di un locale qualsiasi. Non capiva cosa fosse successo, e la cosa lo disturbava davvero tanto.
    Per quel motivo, più che per altri, si trovava ad High Street il quattro di gennaio. Avrebbe potuto benissimo sfanculare gli ordini, considerando che a lavorare erano rimasti in quattro gatti (a voler essere generosi) e che nemmeno veniva più pagato come una volta: eseguiva sempre ciò che gli veniva chiesto, ma non così gratis - non più.
    Una rivalsa personale.
    Tristemente, la gente continuava a sciallarsela in vacanza.
    Scese dalla moto, sistemandosi l’impeccabile giacca di pelle nera e gli occhiali da sole sulla radice del naso – facevano sì e no cinque gradi sotto zero, e quindi?: quello era uno stile di vita, ormai aveva persino smesso di avere caldo sotto il sole cocente delle Bahamas con quel look -, prima di sistemare una sigaretta tra i denti e di procedere lungo la via. Hogsmeade era così desolata e triste a quell’ora, ed in quel periodo, che avrebbe potuto rapire davvero chiunque e nessuno se ne sarebbe accorto: avrebbe avuto persino l’imbarazzo della scelta, se solo ci fosse stato qualcuno.
    Qualcuno di sano, possibilmente – o che non avesse già visto dietro le sbarre, e quindi scartabile a priori, tipo… «sette anni... sette anni e finalmente sei tornato da me» «???» non ebbe davvero bisogno di esprimere a parole la sua confusione: era probabile che i punti interrogativi fossero realmente spuntati sopra la sua testa. Guardò… Cosa - Frega? Greta? Freya! - con un misto di preoccupazione e timore (per lei? no, sticazzi: per lui. probabilmente l’aveva portata lui nei lab ihihihih ics di ics di k simpy, non voleva lo riconoscesse) (per questo portava gli occhiali da sole, anche se era notte), ma prima che potesse chiederle se fosse tutto apposto (lo volete uno spoiler bellissimo? non lo avrebbe fatto: non gliene fregava una sega. anzi, se avesse continuato a parlare da sola probabilmente le avrebbe fatto un video per pubblicarlo anonimamente su youtube. spassosissimo.) apparve Lei.
    L e i .
    Che poi chi cazzo era, lei. «mi scusi» lo stava ignorando? LO STAVA IGNORANDO? «mi scuSI» la seguì mentre si trascinava via la rossa, l’indice alzato e l’insistenza nel sangue di un vero Testimone di Geova – i suoi veri genitori sarebbero stati fieri di lui. «KE KOSA CIERA IN KUELLA PANNA»
    Sicuro, Capodanno era andato a puttane per quello.
    Qualche droga magica.
    Odiava il mondo.
    # no one is safe
    19 y.o. | allurer
    04.01.2016
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
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    chariton deadman


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