till death do us apart

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +15    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Fato
    Posts
    348
    Spolliciometro
    +341

    Status
    Anonymous
    Hillingdon, un borgo di Londra che si trova nella parte occidentale della città, è raggiungibile in mezz’ora dalla stazione di King’s Cross. Chiunque di voi sia avvezzo alla Storia del Mondo Magico, conoscerà questa parte della città per una sola cosa: la villa di Josiah Camden Icesprite, situata sulla cima di una collina nella parte del borgo che più dista dal centro. I babbani hanno sempre avuto timore di quel luogo, creduto infestato dagli spiriti.
    Ma noi non siamo babbani, e sappiamo la verità. Era il 1658, cuore più oscuro della nostra storia: la caccia alle streghe. Josiah, un fiero e ricco purosangue, si era sempre tenuto lontano dal villaggio ai piedi della collina, abitato solo ed unicamente da babbani. Questa sua distanza aveva infervorato l’immaginario comune, di per sé fragile a suggestioni: si narravano storie riguardo fattezze mostruose dell’uomo, riti compiuti al sorgere del sole ed altri sotto alla fredda luce della luna. Abbastanza da giustificare, secondo la logica di quel tempo, un omicidio: armati di torce infuocate, forconi, ed armi improvvisate, l’intero villaggio (donne, bambini, uomini: tutti volevano partecipare) si fece strada attraverso l’impervia via per giungere alla Villa di Icesprite, dove diedero fuoco alla magione. Josiah Camden, però, era un mago assai abile, pragmatico, e a dir di molti spietato: riuscì a salvare la propria casa, trucidando su quello stesso terreno tutti gli abitanti del villaggio. Cinquanta babbani morirono per mano di Josiah Camden Icesprite, quel giorno. Cinquanta babbani che avevano osato più di quanto loro, benignamente dal mago, era stato concesso.
    Oggi, diciotto agosto duemilasedici, Damian Icesprite ed Anjelika Queen hanno deciso di celebrare il loro matrimonio su questa stessa terra, così da rimembrare che dove v’è una fine, v’è sempre anche un inizio. Qui si scambieranno i loro voti, legando i propri destini, e le proprie famiglie, finchè morti non li separi. Si festeggia una vittoria, si ringrazia un martire (Josiah infatti non è sopravvissuto alla notte, ma il suo sacrificio non verrà mai dimenticato).
    Sono tempi difficili, un susseguirsi di guerre che hanno portato via molti figli alle loro famiglie. Sacrifici obbligati da una mentalità contorta che tenta, subdolamente, di sovvertire un potere assai stabile per portare il caos. Ma noi siamo forti, noi siamo uniti, e siamo qui per dimostrarlo. Non ci faremo schiacciare: la vita va avanti, i legami si creano, si rafforzano. Questo matrimonio è un simbolo di fede, di amore. Di speranza. Il vice ministro e la responsabile dei Pavor torturatori, oggi, celebrano un patto, una promessa. Una condanna, perché un sacrificio come quello di Josiah Camden non sia più necessario. Icesprite e Queen saranno vincolati fino al loro ultimo respiro: qui, in questa giornata, si riscrive un pezzo di storia.
    E voi ne sarete testimoni.

    18.08.2016. Un caldo tollerabile, la temperatura si aggira intorno ai 24°C. Iniziata con nuvoloni pesanti di pioggia, con l'avanzare delle ore la giornata s'è ripresa, lasciando un cielo terso ed impossibilmente azzurro.

    Una volta arrivati a Hillingdon, che come detto sopra dista circa mezz’ora dalla stazione di King’s Cross, troverete tracce magiche visibili solamente a chiunque abbia magia nelle vene (maghi, quindi anche coloro che hanno perso la capacità di usare la bacchetta, ma non babbani): si tratta di pennellate color cremisi sul cemento. Seguitele, e vi troverete alla collina Legastis, su cui sorge l’antica villa Icesprite. V’è uno spiazzo adiacente la collina dove potrete parcheggiare i vostri mezzi.
    La villa, dall’incendio del 1658, non è mai stata ristrutturata, e metà della struttura ne presenta ancora i segni. Per arrivare alla cima ci vogliono dieci minuti; un tappeto rosso vi indica la strada da seguire, costellato da fuochi fatui intrappolati in lanterne di vetro. La cerimonia si terrà alle 20:30, ma gli invitati dovranno trovarsi nel luogo d’incontro alle 20. Quando arriverete sul piazzale, troverete due guardie armate pronte a farvi il controllo: non sono ammesse armi di alcun genere all’interno, a meno che non siate Pavor o Cacciatori per i quali è stato conferito un permesso speciale dal Ministro stesso. Due file di panche sono decorate con nastri rossi, ciascuno recante una rosa del nero più puro. Sulle sedute potete trovare dei volantini recanti il messaggio sopracitato riguardo la storia della Villa Icesprite, con tanto di foto dei due promessi sposi. Il pavimento, anziché essere nudo terriccio, è stato trasformato in una lastra di marmo nero: prima che vi possiate accedere, vi sono due grandi fontane vuote d’acqua ma piene di petali rossi, i quali dovranno essere lanciati agli sposi dopo la promessa. L’altare si trova dinnanzi a voi: si tratta di una piattaforma sopra elevata, che per essere raggiunta presenta due scalini, anch’essa di marmo nero – ma con venature scarlatte e bianche – circondata da un gazebo dalle morbide tende cremisi.
    Le damigelle ed i cavalieri dovranno trovarsi alla base dell’altare, in piedi: le quattro damigelle dalla parte della sposa, mentre i quattro cavalieri dalla parte dello sposo; dovranno fare la loro entrata, a due a due, quando riceveranno il segnale del pianista, il quale ancor prima della cerimonia vi delizierà con musica d’atmosfera: la postazione del musicista è laterale, dopo entrambe le bancate. I testimoni saranno sul primo scalino, due da un lato e due dall’altro, e dovranno anticipare l’entrata della sposa; gli sposi prenderanno posto sulla cima insieme ad Aaron Sales, officiante della cerimonia.
    Alle vostre spalle, il grezzo bosco che un tempo circondava la casa presenta piccole luci sfavillanti, che saranno visibili solo al tramontare del sole (ossia intorno alle 21), mentre dinnanzi a voi potete ammirare la Villa in tutta la sua decadente beltà. Le piante rampicanti sono cresciute sui muri dell’abitazione, e ciascun ramo è stato decorato con nastri neri e rossi.
    Le damigelle sono tenute a presentarsi alle 19, così da aiutare la sposa per gli ultimi preparativi (v’è una stanza, all’interno della villa, dedicata solamente ad Anjelika). I cavalieri potranno arrivare dopo, ossia alle 19:30.
    Vassoi argentati levitano ad un metro da terra, offrendo calici magicamente riempiti di vinoh.
    Non potete ancora vederlo dalla vostra postazione, ma all’interno del bosco, in un sentiero che ancora non vi è visibile e si addentra all’interno della vegetazione (ben protetto, chiaramente: nessuna pianta vi si impiglierà fra i capelli, né alcuna radice vi intralcerà il percorso), è celato un grande gazebo, questa volta nero – ma le tende sono ricoperte di piccole luci bianche, così da renderlo visibile. Anche qui, il pavimento è in marmo. L’interno è enorme, più di quanto possa apparire dall’esterno: da una parte vi è la pista da ballo, agibile solamente dopo il banchetto, mentre dall’altra vi è una grande tavolata riservata alla famiglia dei novelli sposi, e altri tavoli più piccoli dove potrete prendere posto. Non si tratta, ovviamente, di una cena a buffet: le portate compariranno direttamente nei vostri piatti, così come accade ad Hogwarts.
    E mi sembra di aver descritto abbastanza, il resto lo scoprirete strada facendo #wat.
    Abiti delle damigelle: Idem (link), April (link), Cornelia (link), Charmion (link); ogni damigella avrà, in più, un bouqet più piccolo con sé (link)
    Abiti dei cavalieri, i quali vi saranno portati da Idem due giorni prima della cerimonia (perché gli uomini sì e le donne no? perché ha timore se ne dimentichino, sì): link.
    //OT: è tutto scritto sopra, ma se avete dubbi non esitate a chiedere. E ricordate: IT'S ANJELIKA'S DAY.
    18.08. 2016 - - - till death do us apart





    « CON LA ICEQUEEN AL CIMITERO, MATRIMONIO EVENTO VERO #WAT »
    C'ERA UNA VOLTA UNA SARA CHE DOVEVA STUDIARE MA POI SHIT HAPPENED, WHAT IS LIFE, CHE ANSIA SCRIVERE IN CAPS. MI SEMBRA DI URLARE, MA ALMENO POI NON MODIFICO QUANDO METTO SOTTO CODE #WAT SI LO SO CHE MI AMATE. VI HO MAI RACCONTATO DI QUELLA VOLTA IN CUI HO INGOIATO UN FILTRINO? MI STAVO GIRANDO UNA SIZZA, E SBAAAM. FILTRINO INGOIATO. HO PENSATO DI MORIRE. E PERCHè VE LO STO DICENDO? PERCHè RICORDATE: SE C'è UN OFFICIANTE PER UN MATRIMONIO, SI FA PRESTO A CELEBRARE ANCHE UN FUNERALE #WAT SI ME NE VADO CIAO SCROLL CI SEI? SCROLL TELEFONO CODE #WAT MALEDETTO NON C'è ANCORA, ALLORA VI RACCONTO LA MIA GIORNATA. AH NO, NON POSSO, PERCHè NON HO FATTO NIENTE. PER INCISO, NEL CODICE POTETE CAMBIARE I COLORI EH, AS USUAL; MAGARI SOLO IL ROSSO, CIOè, LASCIATELO BIANCO COSì SI LEGGE ANCHE SOTTO IL SOLE (??) *PRIORITà* E SE AVETE PROBLEMI SAPETE DOVE TROVARMI *^*
    ANNI | sheet
    RUOLO
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    CODICE
    <div style="width:500px;height:auto; background-color: #E4E4E4; border:13px solid #7A2222;"><div style="height:auto;padding:5px;margin:5px;background-color: #f2f2f2; border:4px solid #E0DCCE;"><div style="background-color:#ffffff; padding:2px; border-bottom: 2px solid #E5E4DE; border-top: 2px solid #E5E4DE;color: #010101;font-family:georgia;font-size:6px; text-transform:uppercase;text-align:center;letter-spacing:4px;">« CON LA ICEQUEEN AL CIMITERO, MATRIMONIO EVENTO VERO #WAT »</div> <div align="center"><table style=width:100%"><tr><td width="33%"><img style="width:146px;border:3px solid #771A1A; -webkit-filter: brightness(0.9) grayscale(0.3) invert(0.05);padding:2px;" src="http://67.media.tumblr.com/1bb8f81d2349cdebbfd10d2e01043f95/tumblr_n1byscxJsa1tsmptbo4_r1_250.gif"></td>
     <td width="33%"><img style="width:147px;margin-left:5px;-webkit-filter: brightness(0.2) grayscale(0.9) invert(0.05);" src="http://25.media.tumblr.com/3684041f63f04957014260ba579d3763/tumblr_mzv3e0oOQV1qcdjpqo7_r2_250.gif"></td>
     <td width="33%"><img style="width:146px;border:3px solid #771A1A;margin-right:6px;-webkit-filter: brightness(0.9) grayscale(0.3) invert(0.05);padding:2px;" src="http://67.media.tumblr.com/3cd5489d45d6f98c43db905ec5167552/tumblr_n1byscxJsa1tsmptbo1_250.gif"></td></tr></table></div><div style="height:130px;overflow:auto; text-align:justify;background-color:#f2f2f2; border:15px solid #E5E4DE;font-family:georgia; font-size:10px;line-height:11px; letter-spacing:1px; padding:6px; color:#2F2F2F"><div style="float:left;margin-right:5px;padding-top:20px;font-size:60px;color:#7A2222;text-shadow:1px 0 0 #3c1111">&#10077;</div>C'ERA UNA VOLTA UNA SARA CHE DOVEVA STUDIARE MA POI SHIT HAPPENED, WHAT IS LIFE, CHE ANSIA SCRIVERE IN CAPS. MI SEMBRA DI URLARE, MA ALMENO POI NON MODIFICO QUANDO METTO SOTTO CODE #WAT SI LO SO CHE MI AMATE. VI HO MAI RACCONTATO DI QUELLA VOLTA IN CUI HO INGOIATO UN FILTRINO? MI STAVO GIRANDO UNA SIZZA, E SBAAAM. FILTRINO INGOIATO. HO PENSATO DI MORIRE. E PERCHè VE LO STO DICENDO? PERCHè RICORDATE: SE C'è UN OFFICIANTE PER UN MATRIMONIO, SI FA PRESTO A CELEBRARE ANCHE UN FUNERALE #WAT SI ME NE VADO CIAO SCROLL CI SEI? SCROLL TELEFONO CODE #WAT MALEDETTO NON C'è ANCORA, ALLORA VI RACCONTO LA MIA GIORNATA. AH NO, NON POSSO, PERCHè NON HO FATTO NIENTE. PER INCISO, NEL CODICE POTETE CAMBIARE I COLORI EH, AS USUAL; MAGARI SOLO IL ROSSO, CIOè, LASCIATELO BIANCO COSì SI LEGGE ANCHE SOTTO IL SOLE (??) *PRIORITà* E SE AVETE PROBLEMI SAPETE DOVE TROVARMI *^*</div> <table width="472px"> <tr><td width="33%"> <div style="width:130px;text-align:center;background-color:#f2f2f2; border:5px solid #3c1111;font-family:times; font-size:8px;text-transform:uppercase;line-height:11px; letter-spacing:1px; padding:6px;  color:#2F2F2F">[URL=LINK_VESTITO_SE_L'AVETE_WAT]dress [/URL]| [URL=LINK_ACCONCIATURA_SE_C'è_ALTRIMENTI_ACAB]hair [/URL]</div></td><td><div style="width:120px;margin-left:5px;text-align:center;background-color:#f2f2f2; border:5px solid #7A2222;font-family:times; font-size:8px;text-transform:uppercase;line-height:11px; letter-spacing:1px; padding:6px;  color:#2F2F2F">ANNI | [URL=LINK_SCHEDA_QUI]sheet [/URL]</div> </td><td><div style="width:130px;text-align:center;background-color:#f2f2f2; border:5px solid #3c1111;font-family:times; font-size:8px;text-transform:uppercase;line-height:11px; letter-spacing:1px; padding:6px;  color:#2F2F2F">RUOLO</div></td></tr></table></div> <div style="background-color:#ffffff; margin:3px;padding:2px; border-bottom: 2px solid #E5E4DE; border-top: 2px solid #E5E4DE;color: #010101;font-family:georgia;font-size:6px; text-transform:uppercase;text-align:center;letter-spacing:4px;"><b>18.08. 2016 - - - till death do us apart</b></div>[URL=http://tigerdirty.forumfree.it/?act=Profile&MID=8758744] <div style=" margin:3px;color: #1a1a1a;font-family:georgia;font-size:6px; text-transform:lowercase;text-align:center;letter-spacing:4px;">| if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia</div>[/URL]</div>


    Edited by m e p h o b i a - 5/1/2017, 01:07
     
    .
  2.     +12    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Bolla
    Posts
    1,306
    Spolliciometro
    +524

    Status
    Offline
    « i don't give a damn about my bad reputation »
    Lo so, lo so. Damian gli aveva detto con largo anticipo del matrimonio con Anjelika, ma sapete come funziona: sembrava una data così lontana, quasi utopica, che Callaway non ci aveva realmente dato peso; il matrimonio non era mai stato contemplato nella vita di Liam, e pensare che altri invece potessero considerarlo, era angosciante e quasi offensivo (insomma, se non era interessante per lui, perché avrebbe dovuto interessare qualcun altro?). Detto in parole da plebe, non riusciva ancora a crederci. Senza contare la quantità infinita di inutili creature (bambini, Cole, bambini, Bulstrode, bambini, Cole) che avevano ritenuto opportuno invitare. Inizialmente aveva pensato fosse per qualche bel, oh!, omicidio in piena regola: quando, con un sorriso felice, l’aveva fatto notare, Anje era sembrata entusiasta all’idea; l’occhiata dell’uomo delle Virtual, però, era bastata a smorzare l’eccitazione di entrambi. Una mano stretta attorno alla spalla della rossa, un’occhiata allusiva: «tranquilla anjelika, ci penso io a quello» e così era stato. Perché passare la notte prima del matrimonio a strusciarsi contro spogliarellisti, quando potevi torturare ed uccidere babbani a caso?
    …Se credevate fosse una battuta, non lo conoscevate abbastanza. Penserete che Liam fosse sadico, vagamente malato, ed un po’ troppo arrogante: tutto vero, ma non fu per quello che offrì agli sposi la possibilità di dare libero sfogo ai loro istinti più primitivi. Il loro matrimonio si prospettava uno di quegli eventi che, in qualità di consigliere, avrebbe sconsigliato a chiunque. Troppe famiglie, rancori vecchi di anni, sfiducie reciproche; avevano tutti la bacchetta facile, e ci voleva davvero poco perché si trasformasse in un bagno di sangue. MA, come diceva il vecchio detto… un matrimonio è felice, quando la sposa è imperatrice (#wat. IT’S YOUR DAY!!).
    Fra l’altro: vogliamo parlare di Aaron Sales ufficiante? In un mondo ideale, farsi sposare dal ministro in persona sarebbe stato un onore quasi mistico. Come potessero però, loro, fidarsi di Aaron, era altrettanto ancestrale per Liam. Se mai si fosse sposato, Aaron avrebbe partecipato al matrimonio solo in qualità di sposo – almeno non avrebbe dovuto fare un cazzo. «callaway, vorresti fare il cavaliere?» il cosa? Avrebbe dovuto mischiarsi ad altre persone inferiori, rimanendo a sorridere alle fotocamere? Li amava come solo un Callaway poteva amare, ma neanche per loro avrebbe fatto una cosa del genere. E poi, lui era esclusivo. «icequeen, mi sento lusingato ma debbo rifiutare. Ma ehi, c’è quello che non è Italie – sì Damian, il tuo ex collega ANGUS. Non sfigurerebbe nelle foto, o almeno non troppo, non brilla di acume, però non è male. Se gli togliete faccia e nome, è davvero un tipo a posto: babbano, lo so: eww, ma merita un'opportunità. Sono sicuro che Anjelika ne sarebbe più che felice» la maggior parte delle conversazioni di Liam riguardo al matrimonio (poche, lui era quello che si occupava della parte divertente) erano avvenute con Damian: s’intendeva più con Anjelika, vaghe animi affini, ma lei gli aveva fatto uno di quei torti che ANJE TE PERDONO SOLO PERCHÉ È IL TUO DAY. («cole baudelaire tesimone? Anjelika queen, come hai potuto. Piuttosto malfoy» «callaway, attento a quello che dici» «queen……davvero, lo dico per te. Fra meno di un mese ricomincia la scuola, sarebbe il suo secondo mandato…sai come funziona. Vuoi davvero che un morto il quale ancora non sa di esserlo compaia in tutte le foto?» «liam, vuoi morire?» «di nuovo? No grazie, passo» «allora smettila» «non puoi uccidermi, lo sai che mi adori» all’espressione compiaciuta della rossa, non aveva più risposto: era presuntuoso e vanesio, ma non stupido - e, a scanso di equivoci, voleva davvero vivere).
    Arrivò al parcheggio riservato agli ospiti nella stessa maniera con il quale era giunto da casa di Charlotte fin lì: con una velocità incresciosa, ed una bellezza illegale (ma anche una bellezza incresciosa ed una velocità illegale: sfumature). Si preoccupò di far comprendere subito al circondario #who’stheboss, non lesinando pietre lanciate dai pneumatici simil proiettili verso una folla che riteneva superflua, parcheggiando poi il più lontano possibile da chiunque altro. «infantile, ma sempre ad effetto» ironizzò con un sorriso sghembo, osservando la cugina dallo specchietto mentre si liberava del casco. Charlotte era una delle donne più belle sulle quali avesse mai poggiato il proprio sguardo, e quel giorno era se possibile ancor più mozzafiato. Se Liam fosse stata una persona qualunque, si sarebbe sentito a disagio nel presentarsi al suo fianco, quasi che nulla e nessuno potessero mai essere abbastanza per lei; e l’avrebbe, effettivamente, pensato di chiunque altro, visto vicino alla cugina.
    Ma di certo non di sé stesso. Era così dannatamente bello.
    Smontò dalla moto passandosi una mano fra i sottili capelli bronzei, aggiustando poi la giacca nera con un secco gesto delle mani. Strinse il nodo della cravatta, allacciò il primo bottone, e si infilò una sigaretta fra i denti porgendo il braccio libero a Charlotte: motherfuckin’ gentleman. «siamo pure in perfetto orario» mugugnò a sopracciglia inarcate, prendendo la bacchetta per accendere la punta del cilindro di tabacco. Ma dov’erano gli accendini umani quando servivano? Dannazione, avrebbe dovuto mettersi in società con i Laboratori e farli fare in serie. I ribelli avevano sempre le priorità sbagliate. Vorrei qua dirvi che, raggiungendo la cima della collina, Liam Callaway interagì con qualcuno. Anzi, sarebbe un onore per me narrarvi di come squadrò tutti i presenti riconoscendo amici, vecchi familiari che credeva di aver dimenticato, nemici, e odi centenari; ma mentirei.
    Perché, da che mondo e mondo, Liam Callaway se ne sbatteva le palle – di lui, di lei, dell’amico del cugino di whoreallycares, del cane della mamma della zia di nontistavoproprioascoltando, e perfino di te che stai leggendo. D’altronde, era lì solo per gli sposi.
    E per il vino.
    E per mostrare al mondo quanto fosse ancora più eccezionale con indosso uno smoking.
    24 y.o. | sheet
    special guest #ihihih
    18.06. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia



    parla solo con charlotte #ciao
     
    .
  3.     +10    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    371
    Spolliciometro
    +664

    Status
    Offline
    «i have no idea what i'm doing, and that's kind of how i love it»
    «Ho bisogno di un vestito.» Murphy aveva guardato sconsolata la propria immagine riflessa nello specchio, l'abito decisamente troppo grande a penderle mollemente sul petto, lì dove sarebbero dovute stare di diritto le tette di Athena. Abbondava anche di una ventina di centimetri in lunghezza, dettaglio che rigirava il coltello della ferita ricordando alla ribelle quanto fosse bassa, soprattutto accanto alla bionda. «Oppure potrei mettere un paio di pantaloncini, sai, e quella maglietta che mi ha regalato Phil.» Stampata sul davanti della suddetta maglietta, un cestino di vimini con dentro due gattini. Solo a quel punto, senza nemmeno azzardare una replica, Athena aveva afferrato le chiavi della macchina, intimando a Murphy di mettersi qualcosa addosso e prepararsi psicologicamente ad una sessione di shopping intensiva. «Aaaah, ti amo. Posso chiamare Sin? Magari gli va di venire con noi.» Dovete capire che per un membro dello shipper club non ci sarà mai momento delicato, o situazione al limite più importante della propria (o proprie) OTP. E un'occasione così ghiotta, servita su un piatto d'argento, la Skywalker non si era proprio sentita di farla sfumare.
    Tant'è che alla fine della fiera, aveva finito per invitare entrambi al matrimonio del secolo, del quale lei stessa non conosceva nemmeno gli sposi. Erin era stata vaga, dilungandosi più sull'evento in sé che sui dettagli, ricordandole di quanto avessero bisogno di uscire e vivere (?), conoscere gente, fare cose, e ad essere sinceri a Murphy non importava. Un grave errore, ma ne riparleremo in seguito. «Ma scherzi. Non può andare ad un matrimonio con le ginocchia scoperte. Ci vuole una gonna lunga. Magari un collo alto. Spalle nude? Dove siamo, al mare?» Quanti abiti da cerimonia aveva provato, venti? I primi, scelti da Athena, erano stati bocciati prima ancora che potesse indossarli, così la geocineta aveva optato per una via di mezzo tra la normalità e le assurde pretese di Sinclaire, senza successo. «Non sto andando a farmi suora, Sin.» Vide il ragazzo aprire la bocca per replicare e in quella frazione di secondo prima che Athena lo zittisse, Murphy temette seriamente di avergli dato un'idea di troppo. «Mollala, Hansen. Murph, te ne ho messo un altro in camerino, prova quello.» Quanto li amava. Ah, se solo fossero stati loro a sposarsi, i suoi sogni di shipper si sarebbero avverati. Annuì, muovendosi per inerzia sulla scia di quel desiderio apparentemente irrealizzabile (dopo cinque anni di tentativi chiunque inizierebbe a perdere un po' le speranze. Tranne il capo dello shipper club, maestro assoluto e indiscusso.), nascondendosi dietro la tenda color panna, non mancando di sbirciare di tanto in tanto oltre a questa per vedere se, lasciati soli, Athena e Sin si sarebbero quanto meno seduti vicini. Le bastava che respirassero la stessa aria (cit.), per essere sinceri. Uscì dal camerino dopo un paio di minuti, ruotando su se stessa con i piedi nudi a toccare il marmo freddo. Dire che si era innamorata dell'abito era riduttivo: le sembrava di galleggiare, con la gonna di tulle a seguire i suoi movimenti, il corpetto che le fasciava il busto senza farla sentire esposta, le spalle coperte da mezze maniche in pizzo. Vide qualcosa, come un'ombra passare sul viso di Sin, quando quest'ultimo incrociò il suo sguardo, ma si dissolse in un attimo. Prima che potesse identificarne la natura, un misto tra nostalgia e amarezza, fu sostituita da un sorriso compiaciuto, e Murphy ebbe la conferma di aver messo fine alla mattinata di shopping. Durata anche troppo, per i gusti della mora.
    «Ti mancano le scarpe. Non puoi venire con le infradito.»
    «Fuck my life.»
    «LINGUAGGIO!»

    The Wedding Day



    «Wow. No, dico, W O W.» Poteva esistere, nell'universo, qualcosa di più interessante della propria immagine riflessa nella punta delle scarpe? Non per Murphy Skywalker. Non quando l'effetto dei biscotti speciali preparati da Erin era al suo apice. «Murph?» Un sorriso sghembo, vagamente allucinato, le inclinó con maggior vigore gli angoli delle labbra, tinte di ciliegia per l'occasione speciale, mentre le iridi cioccolato si spostavano dalla punta delle decolte metallizzate (#wat) al viso della giovane Chipmunk. Era a forma di cuore, perfetto. Il sorriso aumentò ancora. «Erin! Come sei carina. Jesus, Mary and Jerome, siete carini tutti.» Allargò le braccia, sottolineando il concetto con quel gesto quasi a volerli stringere tutti. La #sinuke, Erin, il giovane Nate, la dolce Aveline. Questi ultimi, sotto l'effetto della pozione polisucco per mantenere l'anonimato, la mandavano un po' in confusione, con il loro nuovo aspetto da uomini di mondo (?). Amen, gli voleva bene comunque. Doveva solo costringersi a chiamarli con i nomi che avevano concordato, cosa che in quel momento, mentre il party bus procedeva a tutta birra in direzione del matrimonio IceQueen, le sembrò alquanto complicata. Damn, riusciva a malapena a ricordare il suo, di nome, figurarsi gli pseudonimi dei suoi compagni ribelli. Forse, e dico forse, aveva esagerato con i biscotti speciali, presa più dalla sua proverbiale ingordigia che dal mero bisogno di sballarsi. Non poteva sapere, la ribelle, quanto sarebbe stato meglio, per lei, affrontare quell'evento a mente non del tutto lucida.
    Con il senno di poi posso dirvi, oltre ogni dubbio, che da sobria non ne sarebbe uscita viva, quindi grazie Erin per essere stata abbondante nel dosare la Maria.
    «Ma dai, un altro rattata...ta. Tata.» Ridacchiò, dal nulla, senza che nessuno le dicesse niente, premendo l'indice sul touch screen del telefono in modo apparentemente casuale, ma non del tutto privo di logica. Quando si trattava di catturare pokemon, per quanto sfigati fossero, non c'era fattanza che tenesse. «Se solo avessi due mani, sarebbe più facile. Athena, hai visto la mia mano destra?» chiese, sollevando contemporaneamente la stessa senza nemmeno rendersene conto, per sistemare una ciocca di capelli lasciata libera dall'acconciatura. Aveva troppe questioni da affrontare, Murphy skywalker, per preoccuparsi anche dell'estremità che mancava all'appello, tra cui quella di aver deliberatamente divulgato informazioni rubate nel lab prima che questo venisse smantellato, al solo scopo di ripulirsi un po' la coscienza. Che poi, dopo aver parlato con Jayson Matthews rivelando al ragazzo la verità - e tacendogliene altre -, si era in effetti sentita meglio con se stessa? La risposta, nascosta in bella vista, stava proprio nella quantità di dolci corretti sui quali si era lanciata, senza riuscire a chiudere un buco perennemente presente nello stomaco.
    Con il senso di colpa in tangenziale, andiamo a comandare.
    20 y.o. | sheet
    sto con erin #wat
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    penitenza per il lucky [1 di 3]
    niente, va a fare shopping con sin e athena, poi al matrimonio sul party bus. è strafatta. gioca a pokemon go. arriva al matrimonio? non si sa, vedete voi #wat


    Edited by low/h/ell - 8/9/2016, 21:41
     
    .
  4.     +9    
     
    .
    Avatar

    dressed to kill

    Group
    Special Wizard
    Posts
    639
    Spolliciometro
    +849

    Status
    Offline
    « sorry i'm passive-aggressive for no goddamn reason»
    Con le mani premute sugli occhi, Jericho Karma Lowell si era presentata dinnanzi a Freya pregandola di aiutarla a vestirsi per l’evento. Santa donna, la Gardner; cominciando con il presupposto che per sopportare Jericho ci voleva, a prescindere, una pazienza quasi illimitata, ella era una delle anime più buone che Jer avesse mai incontrato. Sapeva della sua ansia sociale, e sapeva quanto le fosse costato accettare le suppliche della Lowell sul partecipare a quel matrimonio. Jericho non poteva mancare: era il matrimonio del suo capo, più o meno, o quanto meno del suo mentore. Ma da sola? Non sapeva se Aveline sarebbe riuscita a venire. In cuor suo, non sapeva neanche se desiderarlo o meno. Le mancava così tanto, ma in fondo non riusciva a perdonarla del tutto per averla abbandonata. Sapeva quanto stretta si fosse sentita a Different Lodge, quanto avrebbe sempre voluto andarsene, ma… aveva sempre pensato che, un giorno, l’avrebbero fatto insieme. Invece l’aveva abbandonata. Dire che avrebbe dovuto farci l’abitudine sarebbe stato un eufemismo, eppure faceva sempre male quanto la prima volta. Se non ci fossero stati Freya e Thad, probabilmente Jericho si sarebbe suicidata mesi e mesi prima (senza probabilmente). Che Morgan prenda la sua anima in gloria, la Lowell voleva partecipare a quella celebrazione tanto quanto voleva lanciarsi sui binari dell’espresso – anzi, per la seconda sarebbe stata più propensa. Voleva rimanere in camera propria a crogiolarsi nel malessere di vivere ascoltando Lana del Rey ed odiando il mondo, non immaginava nulla di più soddisfacente. Che era, invero, ciò che aveva fatto da quasi sette mesi a quella parte. Perfino respirare era doloroso, e non riusciva a vivere. La sua mente era sempre oppressa da idee non sue, voci che le sussurravano cose ch’ella mai avrebbe potuto immaginarsi. Alzava il volume della musica fino a distruggersi i timpani, ma non bastava mai: erano nella sua testa, erano la sua testa. Quando riusciva ad acquietare il potere, rimanendo sola con sé stessa, riusciva a pensare solamente ad una cosa: Jack. Non un gran miglioramento, comprenderete bene.
    «jer?» «mmh?» si fidava di Freya, Jericho. Per questo l’aveva pregata di aiutarla, e per questo non aveva aperto neanche una volta gli occhi mentre la Gardner si prendeva cura di lei. «ho finito» le ricordò dolcemente, invitandola ad aprire gli occhi. Aveva paura, sincera paura. Le persone terrorizzavano Jericho since sempre, ed il pensiero di incontrarne così tante (e di così importanti!) la uccideva. Letteralmente. Le uniche consolazioni erano, per l’appunto, Freya e Thad. Ed il pensiero, che credeva giustificato (sciocca!), di non incontrare Jack. Insomma, Killian Hades. Perché avrebbe dovuto partecipare al matrimonio di Damian Icesprite e Anjelika Queen? Deglutì, inumidendosi le labbra. «lo sai che sono stupida» esordì a caso, giusto per impedire che Freya (ma quando mai???) potesse dimenticarsene. Roba che bisognava chiarire spesso in un’amicizia. «sì, lo so» dalla voce comprese che la Gardner stava sorridendo, un evento così raro da indurla ad aprire i grandi occhi celesti per poterlo vedere.
    Non aveva contato che di fronte a sé ci sarebbe stato uno specchio.
    Non si sarebbe mai abituata a quel corpo, Jericho Lowell. Era semplicemente…troppo. Invece di sentirsi più sicura, si sentiva se possibile ancor più in imbarazzo di prima, sempre restìa a mostrarsi al pubblico. Però, dammit!, era davvero…«bellissima» sussurrò, avvicinandosi di un passo mentre le dita andavano a sfiorare il proprio volto. L’abito grigio scendeva fino a coprirle i piedi («posso venire in pigiama?» «jericho!» «vabbè almeno le ciabatte?» «…solo se il vestito le copre» compromessi, compromessi.), ed i capelli erano legati in un acconciatura semplice ma elegante. Scusate ma non ho sbatti di descrivere, guardate le foto e facciamo prima #wat. Si volse verso l’amica, sorridendo felice: in quel momento, Jericho si sentiva quasi normale. Ma tranquilli, sarebbe durato poco. «in questo momento ti abbraccerei fortissimo» allargò le braccia, avvicinandosi a Freya senza toccarla. Si completavano così bene, lei e la Gardner: dove Jericho non sapeva approcciarsi espansivamente al genere umano, Freya preferiva evitarlo. Potevano amarsi senza problemi #wat. Gli abbracci, poi, l’avevano sempre confusa: dove si mettevano le braccia? E la faccia? Che espressione avrebbe dovuto fare? Nel dubbio meglio evitarli. «ti sto abbracciando. Non sembra, ma ti sto abbracciando. Immaginiamolo» beh, cosa vi aspettavate.
    Qualcosa doveva pur averlo preso da Nathaniel. (il this agio, sì: il this agio)

    «nathaniel» la voce di Jericho uscì lamentosa, una supplica sotto voce, mentre guardava il mezzo che avrebbero dovuto utilizzare per andare al matrimonio. Già il gruppo, di per sé, lasciava a desiderare: Jericho, Freya e la coca («freya… ma è cocaina?»), Jay (con il quale aveva scambiato un profondo «ehi» con un cenno del capo ricco di significati #quali), Al e Eugene («quanto tempo eh?»), Nathaniel, e Elijah Dallaire, che si limitò a squadrare senza dire una parola. Non ce la faceva proprio, i Dallaire non le andavano giù: non Arabells, non Elijah e neanche Meph, ma non sa che è un Dallaire né che è un uomo, credo? . Doveva essere una cosa genetica, non sapeva spiegarselo. Nulla a che vedere con il fatto che Nate avesse preferito crescere con loro anziché con lei.
    Proprio nulla.
    «perché?» una domanda che sapeva non avrebbe dovuto fare, ma l’unica che le potesse venire in mente. Voleva morire – e si intende più del solito – al pensiero di presentarsi davanti a Damian ed una schiera infinita di VIPS con quella cosa. Sperava che il tragitto durasse poco, e che se fosse scesa con gli occhi chiusi, nessuno avrebbe fatto caso a lei: tattiche di sopravvivenza. Inoltre erano fra i primi ad arrivare, essendo Al e Nate dei cavalieri…. Forse, e vogliamo essere stranamente ottimisti, davvero nessuno li avrebbe visti. «freya, è il momento della coca» asserì semplicemente, saltando dentro il pullmino hippie.
    Non vi dico che al suo arrivo si lanciò diretta fra le braccia di Thad, con il quale condivideva maratone di netflix e odio generale verso il mondo, ma poco ci mancava. Non vedeva l’ora di sfogare il proprio killjoy personale con qualcuno che l’avrebbe compresa. Non appena mise piede fuori dal pullmino, fu rapida ad attendere Freya ed a trascinarla, almeno metaforicamente, lontana dalla scena del crimine (aka il pullmino). Ai piedi della collina sulla quale dovevano arrampicarsi (non era mai stata più felice in vita sua delle sue all star) incontrarono Thad e Arci. Il sorriso vacillò alla vista di Archibald: chiariamoci, i discorsi sulla morte con lui e Carrie erano sempre i suoi preferiti, ma… cosa ci faceva lì? Morgan, ti prego, dimmi che non c’è riunione catafratti. Ti scongiuro. «ehi, bel completo» scherzò con una nervous fake laughter, simpaticissima come al solito, indicando il vestito palesemente troppo grande di Thad. Si faceva amare così, Jericho (nel senso che nessuno la amava, per inciso). Li osservò qualche secondo, spostando lo sguardo dall’alto (Arci) verso il basso –e davvero basso – (Thad), un vago sorriso sulle labbra. Niente da fare, lei li shippava. Mentre salivano verso il luogo della cerimonia, attirò la loro attenzione. «ho solo una cosa da dirvi» il nervosismo la rendeva loquace; se in più ci aggiungiamo il bisogno viscerale di attaccarsi like a cozza alle poche persone che conosceva, e quello di far sì che nessuno facesse caso al suo aspetto troppo diverso dal solito (fan sfegatata delle felpe troppo larghe e dei jeans), ecco una Jericho semi socievole! «cocaaaaaine» alzò le mani a ritmo (quale), le sopracciglia inarcate. A buon intenditore, poche parole.
    17 y.o. | sheet
    guest | telepathy
    18.06. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia



    cazzeggia in pre festa #wat e poi interagisce con freya, thad e arci uu
     
    .
  5.     +10    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    978
    Spolliciometro
    +652
    Location
    nowhere

    Status
    Offline
    « BASIL nate J Jackson »

    Due giorni prima


    Nate non si era fatto troppe domande su come un invito ad un matrimonio pieno di gente del Ministero fosse arrivato fino al Quartier Generale. Quando aveva saputo che tutti gli studenti di Hogwarts erano invitati, si stava già dirigendo verso il suo armadio, alla ricerca di un vestito abbastanza elegante. "Vuoi davvero andare a quel matrimonio? Sarà pieno di Mangiamorte e di Cacciatori. Ah, e ti ricordo che, secondo i registri ministeriali e buona parte delle persone che ti hanno conosciuto di persona, sei morto buttandoti da un ponte. Hai intenzione di fare un'entrata di scena a effetto o farai con molta nonchalance come Sherlock con John?". Delle volte una voce, molto simile a quella delle due sue sorelle, lo fermava da fare cose avventate. Non funzionava molto bene. spesso i consigli arrivavano in ritardo, ma non quella volta. Nate non sapeva ben definire cosa fosse quella voce: la coscienza? Un grillo parlante? Quella mosca che gli era finita nell'orecchio da piccolo? Non che avesse importanza, in quel momento voleva solo andare al matrimonio. Ma la cosa nella sua testa aveva dannatamente ragione. Non appena avrebbe messo piede nella sala del ricevimento, sarebbe stato attaccato da un'orda di Cacciatori e altre persone che lo credevano morto. Non che il suo suicidio fosse stato di grande importanza, ma era certo che al Ministero sicuramente qualcuno aveva scritto da qualche parte che Nathan Wellington era morto. E, guardandosi allo specchio, il Mimetico constatò tristemente che non sembrava affatto morto. Non gli rimaneva che una possibilità.
    Sapeva benissimo dove si trovavano le provviste di pozioni. Nei laboratori dei Pozionisti c'era un piccolo armadietto dedicato unicamente alla Pozione Polisucco: l'unica chance di andare a quel matrimonio. Rubò cinque provette di liquido verde e, felicemente, scoprì che c'era una vetrata dove erano esposte ciocche di capelli. Sopra ognuna di loro c'era un fogliettino che riportava l'età, il sesso e altre informazioni utili al consumatore. "Uomo, 26 anni, caucasico. Prelevato a Maggio 2015. Questo dovrebbe fare al caso mio..." pensò ad alta voce prendendo due capelli da una ciocca. Si mise in tasca le cinque boccette e tenne stretti tra le dita i pochi capelli che aveva preso.

    il giorno del matrimoio
    19:00


    "COSA DIAMINE...?". La sua voce si sentì in tutto il bagno, incuriosendo alcuni dei ragazzi che lo stavano usando in quel momento. Un uomo sulla trentina, molto muscoloso, uscì sbattendo la porta con foga. I vestiti che indossava erano evidentemente troppo piccoli, tanto che la maglietta era strappata lungo alcune cuciture. Quell'uomo altri non era che Nathan Wellington sotto l'effetto della Polisucco. "MA COSA MI ERO MESSO IN TESTA?" disse arrabbiato tra sè e sè. Con la testa nell'armadio, il ragazzo, anzi l'uomo, frugava tra i suoi vestiti lanciandosi dietro la schiena quelli inutilizzabili. "Che sta succedendo qui?" chiese una voce che Nate non faticò a riconoscere. Uscì dall'armadio con la maglietta ancora mezza distrutta e i pantaloni troppo corti e disse a Idem: "Succede che non ho nessun vestito adatto a questo corpo! Ma perchè non mettono una foto vicino alle ciocche di capelli, dico io!". Idem guardò perplessa Nate, assottigliando i grandi occhi azzurri. "Tu chi sei? E perchè sei nella camera di Nathan? ODDIO SEI UN MANGIAMORTE!", la segretaria del QG iniziò ad alzare la voce. Nathan si affrettò a coprirle la bocca con una mano. "SSSSSH sono io! Sono Nathan Wellington!". Idem, con ancora l mano di Natham sulle labbra, lo guardò ancora più perplessa di prima. "Ho preso la pozione Polisucco per venire al matrimonio e... be mi sono ritrovato questo bestione come corpo.", ammise sconfortato lasciando andare Idem, Lei iniziò a ridacchiare, ma smise subito quando vide che il ragazzo era davvero giù di morale. "Prima di tutto, prendi questo biscotto e rallegrati!" ordinò lei gioiosa offrendogli un biscotto tirato fuori da chissà dove. "Poi, seguimi. Dovrei avere dei vestiti adatti per te" continuò uscendo dalla stanza. Nate iniziò a mangiare il biscotto seguendola, ovunque stesse andando. "Per caso hai anche delle mutande? Questo tizio ha..."
    "Feeermo! Non continuare la frase! E sì, ho anche un paio di mutande per te."
    "Meno male. Sai un'altra cosa strana? Questo tipo ha dei capezzoli minuscoli, sul serio non riesco a sentirli!"
    "Se dici un'altra parola ti faccio andare nudo al matrimonio!", disse lei coprendosi le orecchie e alzando la voce. Nate sapeva che non l'avrebbe mai fatto, era troppo buona per umiliarlo così, ma decise comunque di chiudere la bocca.
    Dopo che la ragazza gli ebbe dato un completo, e un paio di mutande giallo canarino, Nate non potè resistere all'intento di abbracciarla.
    "N... Nate! Sto... soff....soffocando!"riuscì a dire lei battendogli una mano sulla spalla. "Oh! Scusami! Devo ancora imparare a misurare la mia forza" affermò flettendo i muscoli. Non appena piegò le braccia, la stoffa attorno ai bicipiti esplose lasciando cadere a terra la maglietta. "Tieni a bada i tuoi bicipiti, macho man!" gli raccomandò Idem andandosene via. "Ci vediamo lì!"
    "Grazie ancora!"

    19:45


    Nate si sistemò il nodo alla cravatta e chiuse il gilè nero, sul quale si ripeteva un motivo di un grigio molto scuro che richiama delle foglie simili a quelle scolpite nelle architetture barocche. La camicia blu si abbinava perfettamente al tutto, racchiuso da una giacca di morbido rasatello di cotone nera non fate domande, non sapevo che tessuto scrivere e ho chiesto a mia madre. Aveva già parcheggiato il party bus davanti al QG e, non appena fossero stati tutti pronti, sarebbero saliti a bordo del mezzo poco modesto. "Erin! Come sei carina. Jesus, Mary and Jerome, siete carini tutti." affermò Murphy, che sembrava avere la testa fra le nuvole. "Anche tu non scherzi Murph, stai d'incanto!" affermò sincero il Polisucc-ato #wat. Nate si aggiustò i polsini e si diresse fuori dal QG con tutta la combriccola dietro. "Se dobbiamo andare ad un matrimonio, andiamoci con stile!" e battè una mano sopra il pulmino completamente nero. Salì il piccolo gradino e si sedette sulle poltroncine imbottite che avevano preso il posto dei classici sedili. Le luci UV fecero brillare ogni più piccola punta di bianco, tanto che Nate fu grato che il suo tizio non avesse la forfora. A proposito di tizio, Nate aveva già creato tutta una storia dietro al suo nuovo volto: "Okay, d'ora in poi io sarò Basil Jackson, sono un lontano cugino di Erin che vive in America. Gestisco un giornale e sono venuto a trovare la mia cuginetta. Chiaro? Se qualcuno mi chiama Nate, finisce che dovrete sfoderare le bacchette." Anche Nathan si era portato dietro la sua vecchia bacchetta: anche se lui non poteva usarla, Basil Jackson era un mago di grande prestigio. Aveva con sè, nella tasca interna della giacca, anche una fiaschetta nella quale c'era la pozione Polisucco già miscelata con i capelli di Basil. Il bus partyì e... be Nate decise che Basil era un tipo a cui piacevano le feste. Iniziò ad abbuffarsi di alcuni strani biscotti, ignaro del loro contenuto, e, mentre si dirigevano verso l'inquietante magione, Murph iniziò a giocherellare con il suo cellulare. "Ragazzi, questo tizio ha un corpo stranissimo. Mi sono tagliato con l'unghia dell'alluce mentre mi infilavo i calzini! E ha un p...etto enorme!", i curiosi biscotti apparsi dal nulla gli stavano facendo uno strano effetto. Ma adesso arriva la parte divertente: perchè Nate voleva tanto andare a questo matrimonio pieno di gente del Ministero? Per divertirsi con i suoi amici e Athena poor Athena? Nope. Per conoscere gente nuova e ricavare informazioni importanti dai ministeriali? Nopety nope. Perchè erano invitati gli studenti di Hogwarts e aveva voglia di incontrare qualcuno nello specifico? jackpot! Freya Gardner era una studentessa ma dai? e c'era la remota possibilità di incontrarla. Ma come le avrebbe spiegato che era veramente Nate? Ah! Un problema alla volta gente, doveva ancora vedere se ci sarebbe stata. Alla radio passò un ritmo che Nate conosceva bene: un ticchettio che si intensificava sempre di più, diverse voci che sussurravano "summer". "Sin! Alza il volume!" e la musica si intensificò appena in tempo per il suono della campanella. "WHAT TIME IS IT?" chiese Nate a ritmo di musica, aspettandosi che tutti gli altri gli rispondessero "summertime!". Dal tettuccio del pulmino scese una palla stroboscopica che rifletteva tutte le luci che decoravano il mezzo semi-buio. Come quella canzone, vecchia di almeno cinque anni, fosse finita su quella stazione radio rimane un mistero, ma Nathan conosceva le parole a memoria. Si interruppe dal cantare solo per chiedere alla combriccola: "Ragazzi avete preso il regalo per gli sposi, vero?". Mangiò un biscotto e sorseggiò qualcosa da uno dei calici nel mini frigo e, non sentendo ancora nessuna risposta arrivare, insistette: "vero?"
    Nathan Wellington, nelle vesti di un mago di nome Basil Jackson, si stava imbucando ad un matrimonio di Mangiamorte che lo avrebbero ucciso senza troppi problemi e probabilmente non aveva un regalo da offrire agli sposi. Sarebbe tornato a casa (quale casa?) vivo? Be' in teoria lui era già morto quindi la risposta è ovvia. Talmente ovvia che non dovrò nemmeno dirvela.
    17 y.o. 27 y.o. | sheet
    imbucato who cares
    18.06. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia

    Ruba della pozione polisucco, si trasforma in Basil, si fa dare dai vestiti da Idem, sale sul party bus e fa l'idiota (ma che volete, è colpa di Erin e dei suoi biscotti)


    Edited by Archer83 - 9/9/2016, 00:05
     
    .
  6.     +11    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    258
    Spolliciometro
    +315

    Status
    Anonymous
    « Oh, baby girl, you know we're gonna be legends »
    Sapeva che nessuno si sarebbe accorto di niente, non quando erano tutti occupati a prepararsi per il matrimonio, sgattaiolò nella propria camera stando attenta a chiudere la porta dietro di sé senza fare rumore. Sprofondò nella sedia posando il barattolo di gelato sulla scrivania, se gli altri sarebbero usciti lei avrebbe finito la sua amata serie in pace, e fanculo a Damian e compagna. Non vedeva motivo di sprecare il suo tempo ad ascoltare tante stronzate sull’ amore e Dio (ah non è una cerimonia religiosa?) quando poteva vedere Daisy che tradiva Ward con Lincoln, quello sì che era interessante, anche se sapeva già come sarebbe andata a finire. Le avevano detto che passava troppo tempo su Twitter, ma non pensava che gli spoiler potessero essere letteralmente ovunque. Il suo tormentato cuoricino da shipper le fece un po’ più male quando vide comparire sullo schermo del pc l’ aereo –ah no forse sono nello spazio, è una navicella?- esplodere, non era ancora successo ma sapeva che non avrebbe mai superato il trauma. Ecco perché aveva bisogno che la casa fosse libera, non poteva piangere l’ anima con almeno sette persone pronte a precipitarsi in camera. E poi Darden non piangeva mai. Non che loro sapessero, perlomeno. Era così assorta dall’ episodio che non si accorse della testa che fece capolino dalla porta «non sei ancora pronta?» e non c’è da stupirsi se non sentì la voce di April visto il volume alto delle cuffie e in caso contrario l’ avrebbe comunque ignorata, ma di sicuro si accorse della sua presenza quando prese a scuoterle le spalle «DARDY DARDY» la grifondoro alzò la mano come per farle segno di aspettare, solo quando finì di leccare via il gelato dal cucchiaio la degnò della sua attenzione «non vengo» mise in paura l’ episodio, sapendo già che quella sarebbe stata una lunga conversazione. Voltò la testa, trovando April a fissarla come se avesse appena ucciso Grayson «ma devi! E’ tuo cugino, non puoi fargli questo» passò un buon minuto a fissarla incredula, l’ aveva detto veramente? Sembrava una di quelle battute della soap che la nonna si vedeva, El Frutteto o qualcosa del genere «ma sì ci avrò parlato due volte, digli che ho la peste» Darden incrociò le braccia, come a sfidarla a contraddirla. Non ci voleva andare e non poteva obbligarla, non era la m- «se lo dico a mamma ti toglie il computer» ad April non piaceva passare ai ricatti, non trovava giusto che gli altri fossero costretti ad obbedirle solo perché aveva qualcosa contro di loro, ma non c’era altro modo di gestire la sorella «non puoi farlo» neanche quel sibilo riuscì a convincere la geocineta a retrocedere, e Darden teneva troppo al suo pc per restare senza «va bene, ma ti odio» sentì le braccia di April stringerla in un abbraccio, sapeva che le dispiaceva, ma non cambiava il fatto che le avesse sventato la serata «ti divertirai Dardy» la ragazza poggiò le mani sulle spalle per distanziarsi, riuscendo finalmente a guardare l’ altra in faccia «e non chiamarmi Dardy» «va bene Dardy» e con un’ ultima risata April scappò dalla stanza. Gesù, odiava quando faceva così.

    «Aiuto» aveva sempre detestato gli spostamenti insieme ai Withpotatoes, accartocciata su se stessa con tanto di Nonna Seti in braccio, le fottute cuffiette imprestate da Isaac che non riuscivano a stare nell’ orecchio, April e Idem che si scambiavano le ricette dei muffin. Certo, quella volta non era così, ma la sua voglia di morire si sentiva comunque nell’ aria. «BABY DON’T HURT MEH» «DON’T HURT MEH, NO MORE» aveva quasi voglia di infilare un calzino in bocca a Nathan e Idem (si ciao ora cantate), ma per loro sfortuna quella sera non ne aveva nessuno dietro «…vi fa schifo qualcosa di più attuale?» se solo ci fosse stato Isaac l’ avrebbe costretto ad attaccare il cellulare alla radio (?) ma no, la bagasha aveva dovuto abbandonarla per andare con la Winston. Traditore, tutti traditori. «Se voi abbiamo le canzoni della Disney!» conosceva Idem, e il sorriso sul suo volto era genino, non la stava prendendo in giro. Purtroppo era seria. Darden scosse la testa «no grazie, sto apposto così» alzò la mano per fermarla prima che mettesse il cd, ignorando lo sguardo confuso nella sconosciuta. Che poi, che ci faceva quella ragazza lì? Con la coda dell’ occhio la spiò per quaranta secondi buoni, prima di decidere di essere stata già abbastanza inquietante. Chissà se era un'altra di quelli adottati, non si sarebbe neanche stupita.
    Appena scesi dalla macchina sentì lo sguardo di April bruciarle la pelle, la ragazza fece per allontanarsi dal minivan prima che la sorella potesse dirle qualcosa, ma non fu così fortunata. Che vita di merda. «Cosa ti sei messa?» gli occhi della geocineta indugiarono sulla scollatura che offriva il top, Darden ormai non ci faceva neanche più caso, se fosse stato per lei non si sarebbe potuta neanche mettere una canotta un po’ più attillata «non sono affari tuoi» i lineamenti della sorella si ammorbidirono, quell’ espressione dispiaciuta che tanto odiava fece capolino sul suo volto. Sentì una stretta alla bocca dello stomaco, non le avrebbe dovuto parlare così, ormai sapeva com’era fatta, di quanto si preoccupasse. Perché la grifondoro non poteva farne a meno? «scusa, lo so che non hai più dieci anni, che non sono la mamma» prima che la ragazza potesse ribattere, la geocineta le aveva già dato le spalle incominciando a dirigersi verso il luogo della cerimonia. Darden sospirò, lo sapeva che non sarebbe dovuta venire.
    17 y.o. | sheet
    darden larson | guest
    18.06. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    In pratica nininception e parla con Idem, osserva Cornelia come gli stalker (?)
     
    .
  7.     +11    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    587
    Spolliciometro
    +528
    Location
    mondstadt

    Status
    Anonymous
    « Beauty, to me, is about being comfortable in your own skin. That, or a kick-ass red lipstick»
    Different Lodge era in leggero subbuglio quel giorno per il matrimonio dell'anno, o forse del secolo. Era stato invitato quasi l'intero mondo magico e questo lasciava trapelare quanto in grande fosse il matrimonio, un matrimonio a cui Freya non aveva neanche lontanamente pensato di partecipare ma ecco che Jericho Lowell era apparsa al suo cospetto implorandola di aiutarla a vestirsi, e se si fosse trattato solo di quello le sarebbe anche andato bene. Jericho aveva chiesto a Freya di accompagnarla e Freya avrebbe anche potuto dire di no, ma l'altra era una delle persone a cui indubbiamente teneva di più per cui aveva accettato l'invito senza troppo entusiasmo. Aveva sperato fino all'ultimo l'evento che avrebbe annullato il matrimonio o quanto meno la sua partecipazione ma la fortuna non era di casa a casa Gardner, così si era ritrovata a preparare Jericho per l'evento, si era sentita in dovere di farlo dopo averle sentito dire posso venire in pigiama? vabbè almeno le ciabatte? era inorridita ma si era imposta sui pensieri raccapriccianti della speciale raggiungendo comunque un accordo che soddisfacesse entrambe solo se il vestito le copre. Aveva trascorso le successive due ore con le mani tra i capelli dell'altra, pettinandoli e spettinandoli fino a trovare l'acconciatura che si sposasse con il trucco e l'abito che aveva scelto per l'amica. Era soddisfatta del proprio operato e lo stupore sul volto di Jericho l'aveva fatta sorridere spontaneamente, evento più unico che raro. Che stesse per piovere? Nevicare? Forse. La Lowell era sicuramente una delle persone meno sane di mente che conoscesse ma era una brava ragazza ed indubbiamente era colei che le era stata più accanto a Different Lodge, forse per via della vita che si era dimostrata ingiusta con entrambe, o forse semplicemente perchè erano totalmente fuori di testa, si erano ritrovate e anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, le piaceva la pazzia dell'altra. Adorava Jericho ma non lo avrebbe mai ammesso. ti sto abbracciando. Non sembra, ma ti sto abbracciando. Immaginiamolo rise scuotendo il capo, a volte aveva l'impressione di avere a che fare con una bambina piuttosto che con una ragazza della sua stessa età. D'accordo, ora fuori di qui! Devo prepararmi e tu non devi rovinare né trucco né abito né capelli le puntò un dito a pochi millimetri di distanza dal naso, ma si limitò solo a quello. Una regola tacita tra le due: limitare il contatto fisico.
    E passiamo a noi disse prendendo l'abito che aveva preparato quella mattina sul letto, se c'era una cosa che adorava degli eventi era sicuramente la possibilità di indossare abiti sfavillanti ed eleganti, cose che normalmente non avrebbe potuto indossare ad Hogwarts. Accennando un sorriso indossò l'abito azzurro che le copriva completamente le gambe, mettendo però in risalto la parte superiore dell'abito. Aveva legato i capelli in una morbida treccia lasciata ricadere dolcemente sulla spalla sinistra. A guardarli sembravano davvero cori i capelli, e dire che raggiungevano gran parte della schiena, non li tagliava da molto tempo ma i capelli lunghi avevano sempre avuto il loro fascino sopratutto se mossi come i suoi. Un leggero un trucco e poteva dirsi pronta. Prima di lasciare la stanza aveva preso un sacchetto poggiato sulla scrivania, le era stato consegnato alcune settimane prima durante la festa in piscina al Wicked Park, subito dopo aver salutato Nate, da una misteriosa figura. Polvere della felicità così l'aveva chiamata il misterioso uomo che se n'era andato lasciandola sola e confusa con una busta di polvere bianca della felicità.

    Freya… ma è cocaina? le aveva chiesto Jericho una volta salite sul pulmino che le avrebbe condotti al luogo dove si sarebbe tenuto il matrimonio. Aveva sentito la gola stringersi alla sola vista di tutti gli abitanti di quel pulmino, cosa che l'aveva spinta a scegliere un posto non troppo lontano dalla porta. Poteva sempre fuggire gettandosi dalla vettura in corsa, no? Al massimo le si sarebbe strappato il vestito e si sarebbe rotta qualche osso, niente di che insomma. Coca? Jericho Lowell non dire blasfemie incrociò le braccia al petto scoccando un'occhiata storta all'altra è polvere della felicità disse indignata. Questa polverina renderà tutti felici al matrimonio, beh chiunque non fosse felice. Ma credo saranno tutti felici. É un matrimonio. ma passò comunque una parte del sacchetto a Jericho, solo perchè dopo tutto erano amiche e poteva anche perdonarle la mancanza di tatto. Come se Freya Gardner potesse andare in giro con della coca (cos'è? Si mangia?) legata in vita.
    Appena scesa sul furgoncino si era incantata a guardare le tracce cremisi che conducevano fino alla collina, dedusse che dovessero seguirle e se ne convinse osservando gli altri partecipanti seguire le tracce colorate. Il paesaggio dalla collina aveva qualcosa di magico, un eufemismo considerando che lei era una strega -o comunque era ciò che era una volta- e che viveva nel mondo magico. I giochi di luce riuscivano a calmare l'animo irrequieto.
    Chi avete detto che sono gli sposi? certo che arrivare a chiedere di chi è il matrimonio a cui si sta partecipando arrivati all'ingresso della villa, solo la chiaroveggente poteva farlo. Non le era mai importata molto la vita esterna alla scuola, non sapeva praticamente nulla di ciò che era esterno ad Hogwarts ed a dirla tutta era rimasta fuori dal mondo per troppo tempo e recuperare richiedeva comunque del tempo. Era tutto così nuovo, si sentiva ancora un pesce fuor d'acqua e la sensazione non era delle migliori. Odiava sentirsi così debole ma si stava sforzando di essere più forte per sé stessa e per le persone che le erano accanto. Sorrise a coloro che l'aveva accompagnata in quel viaggio fino alla collina e sperava di cuore che non la abbandonassero perchè da sola in mezzo a quell'ammasso di persone non sarebbe riuscita a sopravvivere, di questo ne era certa. Era già tanto che avesse accettato di presenziare al matrimonio di due estranei sapendo che sarebbero stati presenti molti invitati, troppi per i suoi gusti, ma forse poteva trovare un angolino in cui rintanarsi, lontana da occhi indiscreti.
    16 Y.O | sheet
    GUEST | CLAIRVOYANT
    18.06. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    parla con Jericho e il finale boh aperto a chiunque ahah
    1/3 accesso alla polvere della felicità (coca is the way)
     
    .
  8.     +9    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    181
    Spolliciometro
    0
    Location
    liyue

    Status
    Anonymous
    « When it comes to men, deal with them as they are, not how you’d like them to be »
    Alexander era il genere di persona a cui piaceva stare nell'ombra e tenere un profilo basso, osservare dalle retrovie aveva il suo perchè in un lavoro come il suo, inoltre stare al centro dell'attenzione poteva solamente portare problemi quando si trattava di essere un mezzo ricercato. Mezzo, appunto, perchè dubitava i genitori avessero raccontato cosa aveva fatto mettendo così loro stessi in ridicolo, almeno sotto quel punto di vista poteva stare tranquilla, ma non si poteva mai sapere cosa frullava nella testa di una strega dedita alla politica come poteva esserlo solo sua madre. C'era stato un tempo in cui aveva creduto che le donne fossero tutte come lei, poi era apparsa la madre di Alaric ed era stato come tornare bambino. Lo viziava invitandolo a cena più del dovuto -ma sospettava lo facesse solamente per spupazzare Catarina la quale si era adattata fortunatamente bene alla nuova famiglia- e gli aveva dimostrato quanto amore potesse dare una madre ad un figlio. Si era sempre chiesto se tutti i bambini della sua età avessero dovuto vestire elegantemente ogni ora del giorno, studiare e studiare senza la possibilità di uscire in giardino a giocare, dubitava che le infanzie dei suoi vecchi compagni di scuola fossero state tanto tristi ma il passato era passato. Catarina sembrava essersi ripresa dallo stato di malessere in cui vessava, probabilmente una giornata in compagnia della donna l'aveva calmata riportando il sorriso in quella creatura tanto piccola e fragile, quella stessa bambina che si era attaccata con le piccole manine ai pantaloni del padre. Non voglio andare dalla nonna il labbro in avanti si era sporto in avanti quel tanto che bastava ad allarmare il moro che preso alla sprovvista dal repentino cambio di umore della bambina si era seduto sul divano con la bambina in braccio. Voglio venire con voi le diede un bacio tra i capelli profumati accarezzandole la schiena coperta dal vestitino rosa che le aveva regalato il natale precedente Papà ed Al devono andare da soli al matrimonio, ma ti prometto che la prossima volta ti portiamo con noi aveva detto mentre il biondo era entrato in salotto. Inutile dire che la bambina si era fiondata anche sul biondo sperando di convincerlo senza troppo successo. Adorava andare dalla nonna -aveva cominciato a chiamarla così fin da subito, l'adattamento a quella famiglia era stato strabiliante ed particolarmente veloce ed intenso- ma tra gli impegni di entrambi era certo che la bambina sentisse la loro mancanza e non poteva darle torto. Lui stesso si sentiva un pessimo padre a lasciarla nelle mani di qualcun altro, non importava quanto si fidasse di quella persone era il gesto in sé di abbandonare la propria figlia a ferirlo maggiormente. Oggi stai con la nonna e domani mattina veniamo a prenderti e facciamo colazione con i pancake, cosa ne pensi? era meschino corrompere una bambina utilizzando gli zuccheri ma ogni tanto ci voleva, e con Cat i dolci funzionavano sempre. Oppure i giocattoli ma dubitava di avere tempo per passare in negozio a comprarne uno. Con lo sciroppo? Puoi mettere tutto lo sciroppo che vuoi Promesso? Promesso la bambina gli era saltata al collo baciandolo sulla guancia e lui ne aveva approfittato respirando a pieni polmoni quella che era divenuta il centro della sua vita di punto in bianco. Era rimasto sconvolto quando aveva saputo della sua esistenza ma non avrebbe potuto fare altre se non amarla. Ciao papini si era allontanata mano nella mano con la nonna salutando i due, reggendo sotto braccio l'orsacchiotto senza il quale non poteva vivere. Ho quasi finito, poi possiamo andare.
    Alaric era stato invitato al matrimonio di un dipendente ministeriale -o viceministro- e rifiutare avrebbe dato una brutta impressione, inoltre non vi erano ragioni per rifiutare l'invito. Ogni invitato poteva portare un accompagnatore ed Alec si sarebbe aspettato di vedere il biondo invitare una collega sprovvista di accompagnatore, invece lo aveva chiesto a lui. Ed Alec era rimasto una buona mezz'ora bloccato sul posto incapace di rispondere alla domanda, alla terza volta era riuscito a dirgli che sì, lo voglio lo avrebbe accompagnato. L'altro avrebbe potuto invitare chiunque ma aveva scelto lui e per la prima volta aveva sentito di essere davvero importante per qualcuno, oltretutto lui ed Alaric non avevano più parlato di ciò che era accaduto nella casa di Morgan un paio di mesi prima, non avevano mai neanche fatto un passo avanti a dire il vero, ma qualcosa era cambiato. Nascondere i propri sentimenti era difficile e resistere alla tentazione di assaporare quelle invitanti e calde labbra era davvero forte, ma si era trattenuto in nome del loro legame. Oltretutto Alaric era tutto fuorchè espansivo quando si trattava di sentimenti, era emozionalmente costipato, chissà che un matrimonio riuscisse a sbloccarlo. Sei pronto?

    Avevano raggiunto la villa in cima alle colline di Hillingdon in tempi brevi, riuscendo a godersi lo spettacolo del sole che si accingeva a lasciare posto alla luna, sua amata e pallida sorella. Quando raggiunsero il piazzale, esso era ghermito di persone. Non era mai stato ad un matrimonio ma poteva certamente dire che non era una cerimonia intima. Sembra un bel posto in cui sposarsi disse camminando a fianco del biondo tu ci hai mai pensato? Al matrimonio intendo chiese con nonchalance ostentando una sicurezza che in realtà non possedeva neanche di striscio. Il polsino della camicia stretto nella morsa ferrea della dita, un chiaro segno del suo nervosismo. Nervosismo per il matrimonio? Forse, in fin dei conti correva il rischio di imbattersi nei suoi genitori ma confidava nel fatto che la barba lunga ed i capelli spettinati lo rendessero meno riconoscibile del solito. Aveva pensato di assumere della pozione polisucco ma non voleva stare accanto al biondo sapendo di avere un volto diverso dal proprio. Paura di aver osato troppo? Ovviamente sì. Non erano ancora arrivati ad una decisione riguardo la loro relazione o non-relazione e già testava le acque per un possibile matrimonio, era davvero una brutta persona. Una bruttissima persona.
    La luce riflessa negli occhi di Alaric lo faceva apparire ancora più affascinante di quanto già non fosse. Bellissimo sussurrò inconsciamente catturato dalle iridi eterocromiche.
    23 Y.O | sheet
    ALARIC'S PLUS-ONE
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    Dico solo una parola. Alaric. Al prossimo post lo faccio interagire anche con i fuochi fatui
     
    .
  9.     +12    
     
    .
    Avatar

    in ciao treno i trust

    Group
    Neutral
    Posts
    1,266
    Spolliciometro
    +1,185

    Status
    Offline
    « the only weapons i need are my finger guns »
    «stiles, siamo in sei… non ci stiamo nella jeep»
    Così avevano detto, gli stolti.
    Non sapevano con chi avevano a che fare; e dire che, dopo anni, avrebbero dovuto conoscerlo ormai. Allungò la mano per arrivare alla rotellina dell’autoradio, scansando il ginocchio di suo cugino Nick, e con un gesto secco del polso la ruotò al massimo. «pompopompopompopompo nelle casseeeeeeehh» il braccio alzato a schiaffeggiare l’aria, il collo a muoversi avanti e indietro per tenere il ritmo mentre piegava la testa all’indietro cantando a squarciagola. Nei sedili posteriori erano seduti, anche se non proprio comodi, Karma, Xavier, e Jack. Chiariamo subito una cosa: Stiles sapeva dove stavano andando, ed era perfettamente conscio del fatto che la maggior parte degli invitati si sarebbe presentata con limousine, mandarinousine, batmobili, e simpatica compagnia luxury edition; scusatelo, lui era povero. Quando Xavier aveva squadrato la jeep con il sopracciglio inarcato, Stiles aveva portato gli offesi pugni ai fianchi. «senti fremello, noi non siamo gli hamilton. siamo gli stilinski. Quindi, che cazzo» con un movimento scattante, aveva infilato un dito nell’elastico del farfallino tirando leggermente. «ci comporteremo da stilinski. E ora monta, lavagirl» lo so, era improbabile pensare ad un Andrew autoritario, ma si stava parlando della sua bambina. Gip, così chiamata affettuosamente dallo psicomago, era un cartoccio con quattro ruote; a malapena ci stavano due persone, okay. Ma a chi importava? Quello che contava era l’amore, e Gip ne aveva da vendere.
    Quando alla radio partirono gemiti improvvisi, Stiles fu rapido ad alzarsi in piedi mollando pedali e volante, lasciati alla cura del cugino, mentre si sporgeva fuori dal finestrino spalancato sedendosi sulla portiera. Con le mani coprì le orecchie di Saiph, troppo piccola per certi rumori molesti (abbassare il volume era mainstream), ed intanto ne approfittò per assicurarsi che le cinghie fossero abbastanza strette da non perderla per strada. Cosa provi? Paura. «EHI SAIPH TUTTO A POSTO?» domandò cercando di sovrastare il rumore del vento e della radio, alzando un pollice per farle coraggio (?).
    Ma c’era il suo pezzo, raga. Il suo pezzo. Si rilanciò in macchina rimanendo in ginocchio sul sedile, così da sostituire lo sverso Nick ai pedali, e ne approfittò per prendere…«HADES, se vomiti su Gip, da catafratto ti faccio diventare un involtino catafritto» lo minacciò assottigliando le palpebre, prendendo uno shottino dalla mano tremante del Corvonero. E uan, e ciù, e uan ciù trì GIÙ! Beccati questo SIA #wat. Tornò a sedersi al posto di guida, il volante privo di mani mentre lui agitava le braccia nell’aria. «PLIS CAM INSAID IN MAI PRIVè MILKOBITCHES COCAINE AND QUALCHE GIOIA PER TE, PLIS CAM INSAID IN MAI PRIVè YOU WANNA PARTY WITH ANDREW STILINSKè STILINSKè STILINSKèèèèèè» Solo in quel momento guardò l’ora, rendendosi conto che mancavano meno di dieci minuti alle otto. Seguendo il navigatore (quale?) dovevano fare ancora un quarto d’ora di strada. Merda. Se fossero arrivati in ritardo, Anje li avrebbe serviti come antipasto – o peggio: NEL PUNCH. Si obbligò a non sudare, perché James Bond non sudava nei suoi completi gnocchi, ed inspirò profondamente. «reggetevi le mutande – se le avete» specificò sotto voce, lanciando un’occhiata a Karma dallo specchietto retrovisore. «ora si fa sul serio. SAIPH, TIENITI» gridò, scrocchiando le dita e sciogliendo i muscoli del collo.
    C’era più di un motivo se amava Gip.
    Un amico di un amico di un amico (….) di un amico, le aveva apportato una piccola modifica. Roba che quando Stiles l’aveva vista, s’era pisciato sotto dall’emozione. NOS. VIN DIESEL MANGIA POLVERE, CIAO POVERI. Sognava da tutta la vita di usarlo, ma non ne aveva mai avuto l’occasione. C’era una considerevole possibilità che sarebbero tutti saltati in aria, ma era pronto a correre il rischio. Posò il dito sul pulsante, pregando Morgan ed il suo fetish per i fremelli di salvarli; guardò suo cugino, e si scambiarono l’occhiata. Anche lui, annuendo, poggiò il dito sul pulsante. «insieme?»
    Insieme.
    GERONIMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOH.
    Ecco cosa provava Batman. Ti prego Morgan, non farmi pisciare sotto dalla gioia, non ho mutande di riserva. Rimase schiacciato contro il sedile, e per un lungo e drammatico istante temette di aver perso Saiph per strada. Chissà se i pirati avevano mai lo stesso timore con le loro Polene. Inspirò spostando lo sguardo dalla strada per guardare il tettuccio della Jeep. Finchè non avesse fatto domande, sarebbe stato come il gatto di Schrodimaledettitedeschi/austriaci/MA CHI SEI: poteva essere viva, e poteva essere morta. Chi lo sapeva. Voleva convincersi che ci fosse, ma aveva sentito un rumore tragico pochi istanti prima; minimo era caduta e l’aveva pure messa sotto. Guardò i passeggeri nell’abitacolo, ma le loro espressioni non lasciavano intendere nulla di buono.
    «saiph?»
    Quando un braccio pendette dal finestrino, non trattenne un gridolino terrorizzato. Oh lil margot (la margarina, per inciso) dimmi che è stato intenzionale ed è viva. Si sporse dal finestrino, lasciando nuovamente l’auto nelle mani di Nick. «RESPIRA!» gridò alla tribù in macchina, alzando le braccia in una muta ovazione.
    «stiles» «cosa?» «c’è uno di quei cosi blu…» aveva lasciato il telefono a Karma, e poteva percepire l’esasperata vergogna nella sua voce. Ma andiamo, sappiamo che lei lo amava così. «pokèstop. FRENA» In due, e nessuno seppe mai come una cosa del genere potesse essere accaduta, premettero il freno; con un braccio fuori dalla macchina Stiles teneva ferma Saiph: e sì che aveva finito le pokèball, ma la vita di Saiph non era un prezzo che era disposto a pagare.
    Per quella, almeno un Charizard a PL 2300 docile quanto un Pidgey a PL 12. La carne era debole, e gli allenatori di pokèmon ancora di più.
    «andrew, GIRA» Eau la, solo quando era arrabbiato Xav lo chiamava Andrew. «ORA, idiota» perché lo trattava sempre così male? Lui lo amava così tanto. Il cartello indicava Hillingdon, per cui Stiles fece una curva che Paul Walker ciaone. Da quel momento in poi seguirono strisce mistiche (non quelle di coca, quelle Stiles le seguiva da vero fan since sempre), ed erano l’ultimo pezzo di disagio che poteva permettersi. Se fossero arrivati al luogo dell’incontro con il trash a palla, sarebbero morti: erano sopravvissuti al viaggio, non potevano lasciarci la pelle proprio sul più bello. «Non so se son pazzerello, o sono un fremello. Faccio le curve mosse alla Vin Dieselegno. Non mi fumo canne, solo coca bello. Io non sono brutto ma… con la Gip in tangenziale, andiamo a comandare. Scatto foto col mio freme, andiamo a morire bene. Con Saiph sul tettuccio, minchia zio siamo fighi di brutto. Con la Icequeen sull’altare, andiamo al funerale»
    Ed erano arrivati sani e salvi.
    Saltò giù dalla jeep, liberando Saiph ed aiutandola a scendere. «tutto okay?» domandò, togliendole qualche foglia dai capelli (?). Quindi sorrise soddisfatto al gruppo vacanza, le guance arrossate dalle troppe emozioni ed i capelli spettinati dal vento. Aprì la portiera a Karma, guadagnandosi invece un bacio umido sulla guancia da Jack. «grazie amico!» disse lui, scendendo sul selciato. Stiles guardò Karma stringendosi nelle spalle, il mezzo sorriso ad incurvargli ancora le labbra. Era così bella. A volte si perdeva a guardarla più a lungo di quanto la cortesia richiedesse, chiedendosi come potesse essere così… Karma. Si specchiò sulla portiera, sistemando il farfallino: non sembrava, lo sappiamo, ma si era impegnato per quell’outfit. Voleva essere… normale, per quel giorno. Voleva che Karma non dovesse ogni volta vergognarsi di lui e delle sue improbabili trovate; per una volta, una sola, voleva essere quello giusto. Istintivamente, quasi incapace di resistere alle proprie pulsioni, le posò un fugace bacio sulla spalla, sorridendo poi impacciato del suo stesso gesto. Aveva compreso che quando si sentiva incredibilmente idiota, non era solo una sensazione personale: lo sembrava. Lo era. Ma ehi, era un prendere o lasciare, con Andrew Stilinski. «jay dovrebbe essere già arrivato» disse a Xav, il quale non diede segno di averlo udito. Piccolo bastardo, Stiles sapeva che l’aveva sentito.
    Lo amava davvero tanto.
    Si schiarì la voce, sistemandosi ancora una volta gli abiti ormai impeccabili. «mi farebbe l’onore…?» domandò impettito, porgendo il braccio a Karma.
    E quanto sarebbe cool dirvi che lasciò la frase in sospeso perché la conclusione era alquanto ovvia. In realtà, non sapeva cosa dire: nei film non finivano mai l’enunciazione.
    Stronzi egoisti.
    19 y.o. | sheet
    guest
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia



     
    .
  10. don't joke with icesprite
        +11    
     
    .

    User deleted


    « THE DARKNESS HELPS TO SORT THE SHINE »
    Il suo amore per Anjelika Queen affondava le proprie radici in un tempo lontano ma che Icesprite ricordava in ogni dettaglio è che era solito raccontare a chiunque gli domandasse, per forza di cose, da quanto tempo si conoscessero. Come fratello e sorella, ci mancava poco che uno finisse le frasi dell'altra e viceversa, come due lupi di uno stesso branco, composto da soli due elementi, bastavano a loro stessi. Anjelika Queen era sempre stata ciò che a Damian era mancato, la scintilla. Un amore travagliato ma tutto sommato lineare, che risaliva a quando entrambi frequentavano Hogwarts, sebbene con ruoli differenti. Anjelika, infatti, era al terzo anno di scuola, una tredicenne dal carattere difficile ed imprevedibile, temuta dagli altri studenti e che, nonostante la tenera età, di tenero aveva ben poco agli occhi altrui. Damian, d’altra parte, all’epoca era un giovane insegnante di Arti Oscure particolarmente appassionato, ed aveva assunto la cattedra proprio quell’anno. L'anno in cui si parlarono per la prima volta.
    Come agiresti se venissi circondata da ribelli? Quelle domande noiose erano quasi d’obbligo, per accedere al suo corso, ma a quella domanda il 90% degli studenti rispondeva nominando incantesimi conosciuti dai più, incanti oscuri, nominati appositamente per stupirlo, quando poi in realtà nella pratica avrebbero fatto la fine delle mosche, se messi alla prova. Lei no, aveva sbuffato sorriso in un modo vagamente divertito, le labbra rosse piegate in una smorfia annoiata, quel modo che Damian amava tutt’ora e che ricordava il sibilo di un serpente pronto all’attacco.
    Li farei saltare in aria tutti con la pozione Crepitus Strepitus. E, dicendo quelle parole, aveva tolto fuori dalla divisa una boccetta di liquido nero come la pece, ma scintillante, come il suo sguardo chiaro. Le aveva osservato il volto pallido per alcuni istanti, si era soffermato sui suoi capelli del colore del fuoco ed aveva tentato di non farsi confondere dalle sue movenze, dalle sensazioni che riusciva a dargli e che non aveva mai provato per altre persone. Aveva corrugato le sopracciglia, non riconoscendo in quel nome nessuna pozione esistente. Ma questa pozione non esiste, Anjelika. Di cosa parli?
    Non contraddirmi, Icesprite, l’ho inventata io.
    Tredici anni. Aveva solo tredici anni. Probabilmente era stato in quel momento che aveva capito di avere di fronte la donna perfetta per lui. Eppure, il loro rapporto era stato tutto fuorchè perfetto.
    “Non ti voglio più, vattene”
    Erano state le ultime parole pronunciate dalle labbra di Anjelika prima del fatidico “sì” ed a ripensarci adesso, dopo troppi mesi, Icesprite ancora sorrideva. Anjelika Queen, con la sua chioma fiammeggiante era sempre stata quel genere di persona instabile, capace di portare quell’instabilità anche nelle vite di chi si ritrovava, forse sfortunatamente, ad incrociarla sulla propria strada. Ma non aveva portato instabilità nella vita di Damian, che era per sua natura l’essere apparentemente più fermo del pianeta, era questo suo continuo metterlo alla prova che l’aveva conquistato, anni prima. Aveva sempre nutrito una forte passione per il comando, in qualsiasi campo questo potesse essere esercitato, dalla propria vita a quella altrui, ovviamente, e non riuscire a domare Anjelika come avrebbe voluto, l’aveva sempre attirato a lei. Non che dopo anni sperasse ancora di poter esercitare chissà quale diritto su di lei, questo mai, ma il desiderio era sempre vivo in lui, lo accendeva come poche altre cose erano in grado di fare. Era strano, per lui, pensare di essere arrivato a tanto, celebrare un rito d’amore (o questo il matrimonio avrebbe dovuto fare, no?) Da sempre aveva pensato di essere nato per qualcosa di più grande, un compito che non era per tutti, ma solo per chi avesse avuto la stoffa, il sangue freddo ed il fegato per farlo: essere arrivato così in alto nella sua carriera Ministeriale gli aveva richiesto di sputare sangue, di sporcarsi le mani in così tanti modi che difficilmente si sarebbero potuti raccontare, eppure Damian Icesprite non era “il mostro” che tutti credevano, un giorno lo avrebbe dimostrato, era solo uno dei tanti mostri in libera circolazione in quel paese corrotto, che poi il suo intento fosse di riunire tutti questi mostri in un fine comune, bè era un’altra storia.
    Eppure, anche i mostri sanno amare, e Damian Icesprite, conscio di questo, si era ritrovato a dover scegliere un abito da cerimonia. Non una cerimonia qualsiasi, ma il suo matrimonio.
    Fernand Charlot era uno dei più apprezzati - se non il più - stilisti per maghi della Francia, ed ancora prima, era il personale stilista di Icesprite che ne aveva esaltato la fama negli ultimi anni, grazie al continuo sfoggio dei suoi abiti sulle copertine dei giornali magici più in voga.
    Signore, è sicuro di volere un abito bianco? Quello si addice di più alla sposa. Aveva cercato di convincerlo Charlot, un mese prima delle nozze. E’ perché non conosci Anjelika, Fernand. Aveva sorriso in un modo strano, ma alcuni avrebbero definito quel modo “inquietante” Voleva mettere dei serpenti ad accogliere gli ospiti al matrimonio.
    Oh. Fu la semplice risposta dell’uomo, impregnata nella voce della convinzione di non partecipare alle nozze.
    Non capiva perché Fernand tentasse di convincerlo a non indossare un abito bianco, qual’era il suo problema? Rappresenta la purezza. Era arrivato a dire, e bianco - purezza era un accostamento che Damian aveva sempre odiato. O la morte... Gli lanciò uno sguardo allusivo. Non credo alla santificazione del bianco...Il ghiaccio è bianco, ma non brucia meno del fuoco. Aveva concluso Damian, osservandolo sbieco, alchè Charlot non si era più permesso di fiatare, ed aveva trovato l’abito perfetto per lui: totalmente bianco, fatta eccezione per il fazzoletto di seta rosso posizionato dentro il taschino della giacca, come uno schizzo di sangue.

    Si stava per sposare, lui che mai avrebbe pensato in passato di affezionarsi a qualcuno in questo modo. Aveva da sempre cercato di non circondarsi di troppe persone, di non affezionarsi davvero a qualcuno per cui valesse la pena perdere la vita ed adesso aveva ben due punti deboli.
    Aveva osservato il profilo delicato di suo nipote, intento a leggere uno dei suoi tanti libri, per un’infinità di tempo, prima di convincersi a parlare e proporgli qualcosa per il giorno delle nozze.
    Shane, porterai tu gli anelli quando Sales li chiederà.
    Ma Shane non era stato della stessa opinione, ed aveva risposto in un modo colorito che non aveva sorpreso Icesprite. Ai matrimoni solitamente le fedi vengono portate da cani o bambini. La sua risposta era arrivata fredda e diretta. Aveva sollevato lo sguardo Trovati un cane...o un bambino. E si era riconcentrato sul proprio libro. Non ho né uno e nè tanto meno l'altro. Non aveva mollato la presa ed alla fine avevano trovato un accordo, qualcosa che potesse in qualche modo soddisfare entrambi, perchè Damian voleva che Shane partecipasse attivamente a quella cerimonia.

    La villa fatiscente nella quale avrebbero celebrato il matrimonio era cara ad Icesprite per troppi motivi, non solo perché era appartenuta ai suoi antenati per generazioni, prima di finire in rovina, ma in particolare per le storie di sangue e lacrime che portava con sé e che sembravano averne impregnato le mura. Era proprio in quella villa in parte in rovina che, mesi prima, aveva deciso di comune accordo con la futura consorte, di celebrare il matrimonio.
    Ritto nel suo completo bianco immacolato, spostava lo sguardo sui presenti, ritrovandosi a chiacchierare di tanto in tanto con alcuni degli invitati. A vederlo non sembrava agitato, nemmeno un po', ma nessuno avrebbe potuto sapere cosa stesse provando davvero, e soprattutto se stesse provando qualcosa. Al suo fianco, e sparsi per la sala, riuscì a scorgere i Cavalieri, controparte maschile delle Damigelle: Patrick Howe, fratello di Tiger e opposto di Damian, si potrebbe dire. Patrick e Damian erano agli antipodi su tutto probabilmente, ed avevano in comune il fatto che il proprio fratello e sorella si fossero sposati, per il resto il rapporto che aveva con lui era andato poco a poco ad acutizzarsi per contrasti di idee non da niente; Nathan Withpotatoes, suo cugino, fratello di Idem, un tantino sopra le righe per avere nelle vene il suo stesso sangue, ma Damian lo conosceva da anni e sapeva che non lo avrebbe messo in imbarazzo con la sua eccentricità, vero? Nathaniel Henderson, insegnante di Controllo Poteri, un ottimo alleato di cui Damian non sapeva quanto potersi fidare, gli aveva sempre dato la sensazione di vivere esclusivamente per sé stesso, per questo probabilmente, gli piaceva, lo aveva scelto Anjelika come cavaliere; Aloysius Angus Crane, avevano lavorato insieme quando Damian era ancora Superpavor, ma di occasioni per collaborare ne avevano e ne avrebbero avuto ancora in futuro. Come ti sembra il luogo, Angus? Domandò al ragazzo e si sarebbe anche messo a raccontare la storia di quella Villa da un punto di vista più personale, se non fosse che l’orario del grande orologio a pendolo posto sulla parete centrale segnava il tempo limite. Osservò pacatamente il suo orologio da taschino, prima di riporlo nella sua posizione e guardare Angus con aria annoiata. Tic tac...da adesso sono ritardo. Borbottò. Eppure si dice che la sposa non sia mai in ritardo. Chiunque conoscesse Icesprite anche da pochi minuti sapeva quanto lui apprezzasse la puntualità sopra ogni cosa, ma andiamo...si stava sposando! Aveva concesso così tanti ritardi in vita sua che certamente non avrebbe obbiettato sul ritardo della sposa. E poi...si sa davvero che le spose sono sempre in ritardo ai matrimoni, amano farsi attendere. Riusciva quasi ad immaginare quale scena si stesse svolgendo ai piani superiori: Anjelika circondata dalle damigelle che non avrebbe voluto avere tra i piedi, ma persino lei non sarebbe riuscita a nascondere l’ansia che per certo stava provando in quel momento. Sorrise, ripensando al giorno in cui aveva fatto sapere delle nozze a Idem, damigella d’onore. Il suo sguardo azzurro si era acceso di una luce diversa e Damian l’aveva riconosciuta, nonostante troppo spesso ne fosse privo, era speranza. La speranza, forse, che questo grande passo avrebbe potuto cambiarlo, fargli scoprire un po’ di quella umanità che sua cugina era convinta lui possedesse. Si era proposta subito di aiutare nei preparativi e Damian era stato felice di questo, ma in particolar modo era stato felice di apprendere che Anjelika e Idem andassero miracolosamente d’accordo. In fin dei conti, chi non andava d’accordo con sua cugina? Si mosse nella sala, ringraziando i presenti per la loro partecipazione. Icesprite sapeva essere piuttosto cordiale, d’altronde se suo padre gli aveva insegnato qualcosa nei suoi primi anni di vita, era stata l’educazione, un’educazione severa portata avanti a colpi di frusta, ma ciò che contava era che sapeva come gestire le situazioni sociali alla perfezione. Solo dopo dieci minuti dall’orario previsto per la cerimonia, Icesprite decise di andare a posizionarsi nel luogo in cui avrebbero scambiato le promesse, alla fine di una navata improvvisata nella quale avevano già preso posto tutti gli ospiti. Nessuno avrebbe potuto capire se stesse provando un'innaturale calma, o se il suo cuore fosse in tempesta.
    33 | VICE MINISTER
    damian icesprite | the groom
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    Avevo in progetto di aggiungere qualcosa sull'addio al celibato o farlo interagire di più con gli ospiti.
    Avevo anche sonno.
    Ha vinto il sonno.
    Al prossimo post il resto <3


    Edited by shane is howling - 10/9/2016, 00:18
     
    .
  11.     +9    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +560

    Status
    Anonymous
    « You'll never know the murderer sitting next to you »
    Maturo, così lo aveva definito Murphy. E va bene, era ormai risaputo che dopo una certa età i figli incominciavano a prendersi un po’ troppa confidenza, ma Sinclair non si aspettava di essere chiamato vecchio. Anche prima di cambiare aspetto non aveva avuto un capello bianco, come osava la ragazza? «Non sono vecchio» corrugò le sopracciglia, controllando nello specchietto il suo aspetto, perché se c’era una cosa su cui era sensibile era proprio quello. Ma forse Sin avrebbe dovuto preoccuparsi più del carico che si stava portando dietro che dei suoi capelli, oh, sicuramente li odiava un po’ di più per non avergli fatto toccare neanche uno dei brownies di Erin («dai Erin solo uno» «no, devi guidare» «ma no, la reggo bene l’ erba!» #wat), sembravano divertirsi anche troppo senza di lui. Ma avrebbe rimediato quando sarebbero arrivati, non si sarebbe fatto castizzare solo perché loro erano giovani, sapeva stare anche lui al passo con i tempi «Murph, se lo vedi cattura un rattata anche a me» non era sicuro che affidare il suo telefono a qualcuno fatto come una pigna fosse una delle idee migliori che avesse avuto, ma doveva dimostrare a tutti che lui era un padre figo, non uno di quelli vecchi e cadenti. Ovviamente, il fatto che non sapessero del suo essere genitore non cambiava niente, nella sua mente la sfida c’era. «Anche tu non scherzi Murph, stai d'incanto!» «attento a quello che dici Wellington, attento» e se Wellington pensava che scherzasse si sbagliava, la minaccia nella sua voce era chiara. Sinclair si era sempre comportato come un fratello maggiore verso la geocineta, fin troppo protettivo e asfissiante, ma fategliene una colpa se cercava come poteva di essere un buon padre. Un’ altra cosa che sapeva era che avrebbe dovuto farle mettere l’ abito che aveva scelto al negozio, sebbene la scollatura fosse eccessiva, l’ altro stava richiamando anche troppe attenzioni. E c’era solo una persona a cui avrebbe permesso di ammirarla #wat, ed era Elijah Dallaire. Ma questo solo perché non poteva combattere l’ OTP, sarebbe stato contro natura. «Sin! Alza il volume! » assecondò il ragazzo, sapendo che se ne sarebbe pentito ben presto. Quel cd che aveva trovato nel cruscotto del ridicolo “party bus” –e su questo ci ritorneremo dopo- non gli aveva ispirato granché fin dal primo momento, soprattutto non quei ragazzini a mezz’ aria, ma qualsiasi trashata era meglio della voce della Rouke. Gesù, quella voce acuta gli avrebbe fatto sanguinare le orecchie un giorno. «WHAT TIME IS IT?» «perché, siamo in ritardo?» e nessuno degli urli che udì alle proprie spalle fu una risposta, non volle neanche girarsi per la paura di trovare qualcuno a strusciarsi sopra il palo, era ancora convinto di portare adulti a quel matrimonio, non degli hipster olandesi. Lo sapeva che avrebbero dovuto prendere il pulmino degli Eden-Sforzi, per prima cosa era più sobrio, e poi gli ricordava dei picnic della domenica della castalab. Sembrava solo ieri quando con il pullmino in tangenziale andavano a comandare. «Ragazzi avete preso il regalo per gli sposi, vero?» Sin si lasciò uscire una risata, una di quelle brevi e nervose che le persone facevano quando sapevano di essere nella merda. Lui non aveva nessun regalo, menomale che doveva essere quello maturo. Nel peggiore dei casi sperava che all’ Iceqeen sarebbe piaciuta la musica trash, ma non voleva essere lì per vedere la reaction «figurati se non ce l’ hanno» ma Sin, a quelle parole, non ci credeva davvero. I ragazzi dietro di lui non avevano l’ aria di persone responsabili, almeno, non in quel momento. E poi dubitava che fossero mai andati a un matrimonio. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse veramente vecchio in confronto a tutti loro, e di che cosa stesse facendo «I’m too old for this shit» scosse la testa e avrebbe anche continuato a lamentarsi se nel frattempo non fossero arrivati. Schiacciò un magico pulsante (?) che aprì le porte, rimase seduto al suo posto aspettando che tutti scendessero per controllare che fossero effettivamente vivi. Chi sopravviveva alla sua guida era un eroe, e probabilmente le loro facce non sarebbero state così rilassate in un’ altra situazione. Chiuse il mezzo assicurandosi che fosse coperto almeno in parte da un camper («guarda Erin ci sono altri poveri») prima di raggiungere Murphy e riprendersi il telefono «dimmi che non ti sei finita tutti i brownies» ma conosceva la ragazza, sapeva che aveva razziato l’ intero contenitore e che a lui sarebbero toccate le briciole. Fottuti giovani senza rispetto per gli anziani.



    27 y.o. | sheet
    s. hansen | "guest"
    18.06. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia
     
    .
  12. Letal Cinnamon Roll
        +9    
     
    .

    User deleted


    « Hi, I'm fab, you're not. You're nice to met me »

    16 agosto


    Helianta era arrivata a New Hovel da...tre? quattro giorni? Non ne era molto certa. Aveva perso il conto dei giorni, a causa del suo potere, e ormai non se ne preoccupava più di tanto. I suoi vestiti erano tutti nell'armadio, i libri sulla piccola scrivania e le valigie riposte sotto al letto. Appena arrivata si era appropriata di quello più vicino alla finestra, al fianco della quale aveva appeso una bacheca di sughero. Le foto animate delle persone scomparse in quei giorni erano attaccate con delle puntine. Era seduta sul comodo materasso, circondata dalla posta che aveva ricevuto oggi: una lettera dalla scuola, la Gazzetta del Profeta, il MorsMordre e le sue edizioni straordinarie precedenti (richieste espressamente da Helianta per le sue indagini home-made) e uno strano invito. La Gazzetta del Profeta, come anche una delle edizioni straordinarie dell'altro giornale, era strappata in più punti, non aveva ancora ben capito questa faccenda dei gufi ("Una semplice e-mail no? Devo proprio lottare contro un gufo rabbioso?", anche se in realtà si trattava di una civetta). "Okay, iniziamo da questo invito.", disse fra sè e sè, prendendo con cura la lettera. Staccò la cera l'acca e guardò timorosa la busta. Niente. Per fortuna non era un'altra di quelle strane lettere che si mettevano ad urlare a squarciagola rimproveri su rimproveri, e solo per aver fatto cadere un bicchiere di vetro. Dispiegò il foglio e lesse attentamente. "Un matrimonio?" chiese a nessuno in particolare parla da sola? pff, ovvio che si rivolgeva al suo elefante rosa! sorridendo leggermente. Era entusiasta all'idea di partecipare ad un evento del mondo magico. Festoni volanti, vesti esotiche, orchestre che suonano da sole e ambientazioni surreali. E, poi, avrebbe avuto l'occasione di fare conoscenza con qualcuno. Da quando era arrivata aveva conosciuto solo Killian, il suo coinquilino, e aveva capito che le servivano dei Garanti per potersi mettere in proprio. Aveva bisogno di mettere in piedi una nuova vita: il passato non le sarebbe tornato di nessun aiuto in quel mondo, a meno che non recuperasse i ricordi nei laboratori. Mise da parte i giornali e la lettera della scuola (probabilmente qualcosa riguardo ai corsi di Controllo dei Poteri) e si diresse verso il suo armadio. Come? Mancavano ancora due giorni al matrimonio? Non è mai troppo tardi per iniziare.

    18 agosto
    18:30


    "Non ce la farò mai! Arriverò lì ancora con i capelli bagnati, me lo sento nella pancia", perchè, oltre ad essere una cronocineta, Heli si dilettava nelle predizioni dettate dal suo apparato digerente. Aveva un asciugamano avvolto attorno al corpo e uno attorno ai capelli, fortunatamente Killian non era lì o lo avrebbe cacciato lei. Sul suo letto erano disposti ben cinque vestiti, due paia di scarpe erano si stavano giocando la finale per essere indossate e la pochette color crema rischiava di rimanere a New Hovel. L'unica cosa sui cui la cronocineta era certa era il suo ritardo (ironico, no?). Andò in bagno e si vestì con abiti comodi per potersi asciugare i capelli e decidere con calma cosa indossare. Sul suo letto c'erano: un vestito lungo color acqua marina, un vestito a gonna larga rosso scuro, un corpetto color crema con dei pantaloni a palazzo abbinati, un vestito con spacco di un vivido turchese e un abito nero con gonna a sirena. Helianta li fissò con sguardo critico e, dopo un'attento esame di un numero indefinito di minuti, prese l'abito con lo spacco e quello color acqua marina. "Non prendiamoci in giro, non sono all'altezza di questi vestiti. Letteralmente. Non ho le gambe abbastanza lunghe per questo spacco e inciamperei nella gonna di continuo." e mise via anche quello nero razzismo. Da quando lavorava da sola, aveva preso l'abitudine di parlare ad alta voce anche se non c'era nessuno presente: la aiutava a mettere ordine nei suoi pensieri e poi, se il vicino di casa fosse stato interessato a quello che stava succedendo, sarebbe stato più facile per lui seguire le vicende #wat. Rimanevano solo i pantaloni a palazzo e l'abito rosso: se voleva fare colpo su qualcuno e garantirsi un garante (?) doveva mostrare un minimo di femminilità. "Sarà per la prossima volta, cari pantaloni" disse con un finto broncio. Si tolse la t-shirt e i pantaloni di tuta e si infilò l'abito rosso: il pizzo rosso lasciava intravedere abbastanza pelle, ma non troppa, e il nastrino stretto in vita accentuava le curve senza rendere il vestito eccessivamente attillato. Il bordo della gonna superava di poco le ginocchia, lasciando vedere le calze color carne fino alle scarpe con tacco di un bianco panna, abbinate alla pochette con chiusura magnetica dorata. Un rossetto neutro e un tocco di eyeliner e una leggera spolverata di fard. Non doveva mancare molto alle otto e ancora doveva decidere che acconciatura farsi. Avere i capelli corti fino alle spalle non dà molta scelta e aveva inizialmente optato per lasciarli così, ma non credo vi interessino i lunghi discorsi che si è fatta da sola per argomentare le tesi universitarie su quale acconciatura concordasse meglio con il trucco, senza però mettere in ombra il vestito. Diciamo che, se prima era ancora possibile arrivare in un orario decente, dopo i quaranta e passa minuti persi per poi scegliere un semplice chignon, fermato da un fermaglio a forma di fiore dorato, Helianta rischiava di perdere il passaggio. Aveva sentito una ragazza, una criocineta se non era in errore, parlare con un'altra riguardo ad un passaggio e lei, con molta nonchalance, aveva chiesto uno strappo per l'andata e il ritorno. Fortunatamente, la ragazza, di nome Aphrodite, non l'aveva manda a... quel paese, ma aveva dato la sua disponibilità. Andò on bagno e prese il telefono, che non toccava da quando era arrivata a New Hovel ("Mi state dicendo che qui non c'è campo? E che razza di scuola non ha il wifi?"), una pacchetto di mentine, il regalo per gli sposi e un assorbente (perchè la sicurezza non è mai troppa). Alzò lo sguardo sullo specchio e sorrise al suo riflesso: "Ma guardati. Che fregnaiga che sei". Corse fuori dall'appartamento e scese le scale fino al piano terra. Controllò uno degli orologi sul muro e "Merda, sono le otto meno cinque!". Perdere la cognizione del tempo era una cosa che continuava a diventare sempre più facile, man mano che Helianta diveniva consapevole del suo nuovo potere. Si precipitò verso l'uscita, scansando le persone e urlando: "LARGO! Cronocineta in ritardo cronico in arrivo!". Doveva arrivare in tempo a King's Cross e sperava che l'espresso passante per Hogwarts fosse davvero un espresso #wat. Non chiedetemi come, davvero non fatelo, ma Helianta scese dal vagone e uscì dalla stazione ("Aspetta, devo davvero correre attraverso un muro?"). Fuori dalla stazione vide Aphrodite alla guida di una macchina normalissima. Non so cosa si aspettasse (una macchina volante? Una macchina invisibile? Scope volanti al posto delle ruote? Una macchina trasportata da folletti schiavizzati?) ma rimase un pò delusa alla vista di un veicolo all'apparenza babbano. Si sedette dietro al conducente e partirono. In macchina, oltre a lei e ad Aphro (?), c'erano la criocineta e un'altra ragazza bionda. "Ciao, Helianta Moonarie." esordì lei, porgendo la mano ad entrambe. Heli non era tipo che fa spontaneamente conversazione, ma aveva bisogno di fare conoscenze perchè ancora nessuno ha risposto al suo Wnna, cattivoni e perchè non iniziare da lì? "Quiindi... chi è che si sposa?". Leggendo l'invito, si era fermata a "Matrimonio" ed era andata direttamente a "+ tutti gli studenti di Hogwarts". Non che sapere i nomi degli sposi le sarebbe stato di grande aiuto, doveva ancora informarsi bene sulle dinamiche della politica e della vita nel mondo magico ("Che diamine è un Obliviatore? E perchè dovrei aver bisogno di un calderone?"), ma doveva pur scrivere l'augurio sul bigliettino attaccato alla busta del regalo. Per tutto il viaggio la cronocineta si tenne stretta al sedile e allo sportello: "Non so te, Aprhodite, ma attualmente morire in un incidente stradale non è tra i punti della mia lista di cose da fare". Ma evidentemente la ragazza non doveva averla sentita, forse a causa dello stridio delle gomme (?) o per il rumore della faccia di Heli contro il finestrino, sul quale aveva lasciato l'impronta della sua faccia con il trucco. Le tre bionde indicavano punti dove, secondo loro, c'erano segni rossi che portavano alla magione. "Se tutto il matrimonio sarà pieno di cose visibili solo ai maghi, giuro che li denuncio per razzismo", e potreste darle torto? che gusto c'era nell'andare ad un matrimonio magico se i babbani non potevano vedere nulla? Peccato che non sapesse che l'intero Ministero avesse questa mentalità chiusa verso gli Esperimenti che un tempo erano stati babbani. Finalmente, dopo un'interminabile serie di "Gira qui! Lì non c'è il segno rosso!" e di "Come diamine non è riuscita a capovolgersi la macchina?!", raggiunsero il parcheggio e ci mancò poco che Heli si inginocchiasse a baciare la terra. Si limitò ad uscire dalla macchina e poggiarsi a questa, respirando profondamente e sorridendo in modo poco convincente con un pollice in alto. Quando sentì colazione e pranzo ancora nello stomaco, spiegò meglio la gonna del vestito e si accertò che l'acconciatura non sembrasse un kiwi peloso (?) prima di incamminarsi verso la location con le altre. "Aphrodite, te lo chiedo per piacere: non esagerare con l'alcol, perchè se questa era la tua guida da sobria, non oso immaginare le tue capacità da conducente ubriaca in notturna."
    Helianta si aspettava cibi e vestiti esotici, creature fantastiche ad ogni angolo, oggetti incantati e un'aria gioiosa ricca di magia. Arrivare lì e trovarsi in un matrimonio sui toni del rosso e del nero (ah e anche del bianco, ma non troppo #wat) non aveva fatto altro se non deludere le aspettative della ragazza. Mentre arrivava in cima alla collina, non aveva potuto resistere alal tentazione di fotografare i fuochi fatui intrappolati che illuminavano il tappeto. Prima di entrare, Heli si vide prendere la pochette da una guardia armata, che ne riversò il contenuto sul tavolino chiedendo cosa fosse ogni oggetto. "Quello è il mio telefono: un oggetto babbano, come dite voi. Quello è un pacchetto di normalissime mentine, sono pericolose solo se aggiunte alla coca. La Coca-cola intendo, non la polvere della felicità. E quello credo che anche lei sappia cosa sia, credo che anche le streghe abbiano quel genere di problema." concluse in riferimento al quadratino rosa con la scritta Lines. Riprese tutti i suoi effetti personali e si diresse verso una delle panche, dove afferrò uno dei volantini. "Quale posto migliore per celebrare l'amore se non lo scenario di un massacro." ammise leggendo la storia della villa, chiedendosi, mentalmente, che razza di gusti dettassero la moda nel mondo magico.
    24 y.o. | sheet
    GUEST | Chronokinesis
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia

    Arriva a King's Cross, interagisce con Elsa, Ake e Aphrodite e arriva (più morta che viva) al matrimonio


    Edited by Letal Cinnamon Roll - 9/9/2016, 19:04
     
    .
  13.     +7    
     
    .
    Avatar

    only illusions are real

    Group
    Special Wizard
    Posts
    1,402
    Spolliciometro
    +1,033

    Status
    Offline
    « she tastes like heaven, but god knows she's built for sin »
    Una mano posata sopra il bracciolo, l’altra piegata a pochi centimetri dalle labbra. Mentre soffiava sulle unghie così da accelerare l’asciugatura dello smalto, lanciava occhiate critiche allo schermo posto di fronte a sé. Spesso non aveva neanche bisogno di guardare: sentiva nascere il «no» secco prima ancora di mettere realmente a fuoco la persona inquadrata, il tono piatto e vagamente annoiato che non ammetteva repliche. «diglielo, ragazzino» intimò al bambino seduto al proprio fianco, il quale era intento a smontare metodicamente solo Morgan sapeva cosa; egli alzò i curiosi occhietti verdi, lanciando un’occhiata prima a Rea, e poi allo schermo. La Hamilton si limitò ad inarcare un sopracciglio sottolineando gestualmente l’ovvio, ed il bambino rispose con un «eww» sentito, il capo a scuotere i fini capelli biondi. That’s my boy: era il suo mini umano preferito. Con un sorriso soddisfatto a incurvarle le labbra scarlatte, riportò la propria attenzione sugli apprendisti di Babbo Macometivesti (ossia Eugene e Elijah: Nate, fortunatamente, aveva l’abito standard), felicemente riuniti a casa di Nathaniel ed intenti ad occuparsi degli ultimi preparativi (ossia gli outfit: come avessero potuto non pensarci prima, era per la Hamilton un mistero – ma conoscendoli, neanche troppo), poggiando brevemente le iridi scure su di loro prima di tornare sulle proprie mani. Era un periodo particolare, quello; Rea, seduta sulla sua poltrona a dispensare consigli di moda, teneva sotto l’inquadratura della webcam i fascicoli sulle sparizioni. Era difficile da credere, ma Rea non era solo un’assassina a sangue freddo: quando voleva, sapeva svolgere alla perfezione il proprio lavoro, perfino quello da scrivania. Non c’era nulla di personale in quei nomi: conosceva Raine, ma non abbastanza da crucciarsi della sua sparizione; Aiden, Tiffany ed Oscar, sapeva a malapena chi fossero. Eppure, come un fastidioso prurito sul palato, c’era qualcosa di quasi morboso nel suo continuo far scorrere le dita sulle pergamene, appunti stilati da altri e testimonianze di cui nessun giornale aveva fatto parola. A Charlotte aveva semplicemente smesso di pensare, conscia che farlo non avrebbe cambiato alcunchè: aveva fatto la sua scelta, fine della storia. Era così che doveva andare.
    Ma Anjelika e Damian che si sposavano, dopo quasi quattordici anni di fidanzamento, era ciò che più di gran lunga l’aveva distratta. La relazione fra i due le era sempre sfuggita, un guizzo intravisto sotto la superficie scura dell’oceano: quasi invisibile, ed altrettanto inafferrabile. Si erano sempre completati in un modo che perfino la Hamilton aveva trovato inquietante - anche se adorabile: aveva dato per scontato che avrebbero passato la loro vita insieme, certo, perché era assai difficile immaginarli l’uno senza l’altro. Ma un matrimonio? Non sapeva neanche perché lo trovasse così scioccante, ma quando Anjelika gliel’aveva detto, proponendole di essere testimone… perfino il suo sorriso aveva avuto una sfumatura diversa, malgrado il luccichio negli occhi fosse sempre stato lo stesso. Era Anjelika Queen, la stessa donna con la quale Rea era cresciuta fra le mura del castello, con la quale aveva torturato giovani menti colpevoli, ma era anche cresciuta. Chi pensava che Anje e Dam insieme fossero l’antitesi della luce, non aveva guardato abbastanza bene: era la loro reciproca oscurità a renderli più umani. Vulnerabili. Per la Hamilton, nata babbana e reclusa per anni ad una sola stanza, avevano segretamente rappresentato un idolo lontano, qualcuno da cui prendere esempio. La freddezza di Icesprite, il calore asfissiante di Anjelika; anche loro, inconsapevolmente, avevano fatto la loro parte per rendere Rea ciò che era.
    Non ricordava di aver mai visto Anjelika Queen così felice. E così umana.
    Battè le ciglia, ruotando gli occhi sul non fremello di fronte a sé. Non era Jay, il quale di punto in bianco si era trasferito a caso da Nate, non era Xav, che solo Morgan sapeva dove fosse, né di certo l’Altro. Brandon diceva di prediligere quel corpo perché, essendocene tre in circolazione, passava più inosservato. Ma andiamo, sapevano tutti che aveva un debole per quegli occhi da cucciolo. «amos?» domandò, cercando nello sguardo caramello una risposta. Brandon scosse la testa e fece spallucce. «sarà nel seminterrato» non capiva perché suo fratello fosse rimasto in quella casa, in quella vita, quando avrebbe semplicemente potuto andarsene. Odiava quello che facevano, quello che erano, ed odiava lei. In più, sapeva benissimo che fra quelle mura era costretto a fare tutto il lavoro, essendo loro impegnati con la vita vera. Eppure era rimasto, e le faceva pesare quella scelta, quasi fosse una sua colpa, con ogni occhiata di sottecchi. «così?» mise a fuoco lo schermo, inclinando lievemente il capo. Dovette perfino sporgersi in avanti, le mani premute sul petto, perché non riusciva a credere ai suoi occhi: quanta strada avevano fatto i suoi rospetti. Era così fiera di loro. «che ne dici?» domandò, e prima che Bran potesse rispondere gli mise un dito sulle labbra: era ovvio che stesse parlando con Cash, quando mai aveva chiesto un opinione ad un Lowell? Brandon, poi. «non esageriamo, branbran» specificò sotto voce, ma con un sorriso sincero. Il fatto che sorridesse sinceramente ad un affermazione del genere non le faceva molto onore, effettivamente, ma bastava ad esplicare quanto quel giorno si sentisse incomprensibilmente di buon umore. Rea Hamilton aveva un concetto particolare di amicizia, tanto che in molti – lei stessa- faticavano a riconoscere quel legame come tale, però ne aveva. Anjelika era sua amica, anche se mettere etichette del genere la faceva sentire una dodicenne alle prese con il diario segreto, e se per lei il matrimonio era importante, lo era anche per Rea; se era un giorno speciale, lo sarebbe stato anche per la Hamilton. Aveva un modo personale per dimostrare di tenere a qualcuno, tutto a beneficio di sé stessa piuttosto che all’altro, ma era pur sempre qualcosa. Il bambino le indicò lo schermo, annuendo fra sé, e Rea gli posò brevemente una mano sulla guancia. «aw jackson, gli piaci» Non era una persona particolarmente affettuosa, la Hamilton, ma il mini umano ai suoi occhi era un tenero cucciolo di cane – in più, poteva adorarla come solo i bambini sapevano fare. «ora vai a cercare amos» un secco cenno con il capo, quindi lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava saltellante fuori dalla stanza. «e siete perfetti» ammise con una smorfia soddisfatta, battendo rapidamente le ciglia. Il giorno prima aveva mostrato a Gemes le foto dei Casta pre trattamento Hamilton, non vedeva l’ora di mostrarglieli post: «vedi, è per questo che ho invitato Al ad abitare qua: c’è speranza per tutti». Era davvero una maestra eccellente.
    Ma di che ci stupiamo, era eccellente in tutto.
    Lanciò un’occhiata all’ora, spostando poi lo sguardo cioccolato sulla propria vestaglia ed i capelli che, ancora sciolti, ricadevano su di essa. Se doveva ancora prepararsi? Sì. E Baudelaire sarebbe passato a prenderli da lì a meno di un’ora: che difficile la vita quando si era già una meraviglia di natura. Sospirò. «non rovinate i vestiti nel viaggio» li ammonì, staccando la video chiamata senza salutare.
    Forme d’amore.

    Quando l’uomo si avvicinò per perquisirla, Rea non potè che sorridere di sottecchi. L’abito, un corpetto stretto in vita con una lunga gonna scarlatta a sfiorare il pavimento, aveva due spacchi vertiginosi che mostravano le lunghe gambe bronzee ad ogni passo: sì, era vanesia, ma non era quello il motivo della scelta. Era pur sempre una cacciatrice, e con i tempi che correvano non girava disarmata neanche sotto la doccia: quello era il modo più semplice per estrarre i pugnali dalle guaine sulle cosce. Aveva il permesso del Ministero, quindi non doveva nessuna spiegazione a nessuno, ma non avrebbe permesso alla guardia di toccarla. «cerchiamo di celebrare solo un matrimonio, oggi. un funerale rovinerebbe l’atmosfera. o forse no...?» bisbigliò al suo orecchio arricciando il naso, prima di superarlo e dirigersi verso la piazza dove si sarebbe tenuta la cerimonia. Cavalieri e damigelle erano già lì, distinguibili dal vestiario particolare, così come molti degli invitati. «è stato un piacere conoscerti, Belladonna» salutò la donna con un grazioso inchino, sorridendo cordiale. Non sapeva che Cole avesse una sorella, anche perché non si era mai interessata particolarmente ai francesi, ma una domanda sorgeva spontanea: per qualche scherzo della genetica potevano nascere, con lo stesso corredo genomico, un Cole e una Belladonna? Voleva bene a Cole, anche se quell’affetto era sempre stato circoscritto a situazione nelle quali entrambi stavano torturando qualcuno, ancora ai tempi di Hogwarts. Un affetto labile ed effimero, dato che fuori dalla sala delle torture non ricordava neanche di averlo mai salutato, ma pur sempre una forma di legame – malsano, perverso, ma ehi: cosa vi aspettavate dai Baudelaire Hamilton? due gemelli idioti ihih Però, ovviamente, non era mai stato il suo tipo. Ma Belladonna? Damn girrrrrl. (questa è Sara che ogni tanto spunta, ma anche Rea lo pensa.) Mentre si allontanava, muovendosi elegante e volgendo sorrisi di circostanza agli ospiti, prese un bicchiere di vino bianco, con il quale si inumidì appena le labbra. Sapeva che a quel matrimonio ci sarebbe stata la creme de la creme del mondo magico, eppure ogni volto conosciuto non poteva che farle sorgere un nuovo sorriso a labbra chiuse, le ciglia semi abbassate. Metà degli invitati avevano trascorsi poco gradevoli con lei, ed avrebbero preferito vederla morta.
    Che gioia sbattere loro in faccia la propria meravigliosa vitalità.
    Fu per quello che si avvicinò ai Callaway, la più dolce ed innocente delle espressioni. «è un piacere vedervi qui» salutò con un cenno del capo, beccandosi un dito medio a pochi centimetri dal viso. Ah, sempre il solito amorevole Liam. E lei che pensava avessero costruito qualcosa, sotterrando l’antica ascia di guerra. Fece schioccare la lingua, avvicinandosi abbastanza da posare un delicato bacio sulla falange. «sempre un tesoro» quel matrimonio si prospettava ricco di gioie. Incrociò lo sguardo di un ragazzino che aveva già visto alla festa in piscina, e che, com’era giusto che fosse, non s’era degnata di osservare realmente. Il fatto però che fosse vicino alla Bulstrode, la incuriosì abbastanza da soffermarcisi di più. C’era qualcosa di… familiare. Un vago sentore di già visto, come una vecchia foto in bianco e nero dove i tratti non fossero ben marcati. Alzò il calice in cenno di saluto, piegando appena le labbra in un sorriso, superando lui e la ragazzina al suo fianco mentre lanciava un cenno di intesa ad Emily. Ed eccola, la sua opera meglio riuscita; le dispiaceva solo di non essere arrivata in tempo per fare qualcosa anche per Aladino, ormai le toccava fare quel che poteva con quel che aveva – poco, ma lavorabile. Si volse verso Gemes, che noi immaginiamo essere da qualche parte nelle vicinanze, e lo invitò con l’indice ad avvicinarsi. «sei ancora scettico sui miracoli?» commentò inarcando le sopracciglia, ormai a portata di orecchio di Nate, Elijah e Eugene. Mai Rea Hamilton avrebbe immaginato che sarebbe riuscita a raggiungere un risultato così soddisfacente; se non avessero parlato, cosa che purtroppo era assai improbabile, sarebbero stati davvero meravigliosi. Era abbastanza sicura che li conoscesse già tutti, ma andiamo, con qualcuno doveva vantarsi – quindi Gemes facci un piacere e fingi di non conoscerne almeno un paio, ti abbono Nate. Con le sue decolleté tacco dodici era perfino più alta di loro, per cui fu semplice prendere il volto di Eugene fra le mani. «sono così fiera di voi» disse accorata volgendo lo sguardo a tutti i Casta, sentendosi in dovere di lodare il proprio antico operato. Dal suo punto di vista non era un complimento a loro, ma avrebbero potuto interpretarlo a piacimento: in quel momento, li amava davvero. «questo era Quattrocchi, conosciuto ai più come Eugene Jackson» cominciò tornando a guardare Euge, per poi lasciare la delicata presa. «questo era Biondo» sorrise ad Elijah, dimenticandosi momentaneamente del passato recente. Quanto soffriva al pensiero che non si ricordasse della sua chioma, e di come la Hamilton l’avesse brutalmente tagliata. «Elijah Dallaire. è ancora biondo, ma guarda quanto è adorabile quando non parla» sistemò il farfallino, sfiorando appena i corti capelli chiari. E poi, eccolo: «lui era smeagol, spero tu ne abbia memoria dai suoi tempi d'oro. ma lo conosci» un vago cenno con la mano, mentre gli dava un amichevole pacca sul petto: aveva livellato, e da u tried sulla fronte aveva conquistato u win. Non solo era diventato un bell’uomo, ma aveva perfino un lavoro importante, ed era stato nominato cavaliere da Anje e Damian. Era sinceramente fiera di lui, operato Hamilton a parte.
    L’avevo detto che era di buon umore.
    Inclinò il capo verso il pianista, vedendolo alla disperata ricerca della loro attenzione. Schioccò le dita verso Nate ed Al, indicando con un autoritario cenno del capo l’altare: era il momento di entrare in scena. Finì il vino nel calice e lo lasciò vuoto nelle mani del Dallaire, giusto perché Isaac era fuori portata, quindi inarcò le sopracciglia come saluto generale. Un’arte rara, della quale la rendeva fiera solamente Xavier Stevens: si potevano fare intere conversazioni, con le sopracciglia. Raggiunse la navata (#quale) dove attese che i cavalieri e le damigelle prendessero posto. Sistemò la pochette scura nel completo di Cole, rallegrata dal fatto che fosse abbinata alla propria gonna, quindi infilò il braccio sotto quello di lui mentre attraversavano la strada che li separava dall’altare, dove avrebbero dovuto prendere posto. Era tutto così coordinato ed impeccabile, che la parte Damwin di Rea avrebbe pianto di gioia, se solo avesse avuto dei condotti lacrimali.
    Ormai non restava altro che aspettare la sposa, l’accenno di un sorriso sulle labbra.
    25 y.o. | sheet
    testimone (queen)
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia



    Allora: saluta bella, saluta i Callaway (#fetishceci), ammicca a Scott (wat), presenta ufficialmente i casta a gemes (♥) poi fa ciaone e va a prendere posto uu ♥
     
    .
  14. #(Jack)daniels
        +5    
     
    .

    User deleted


    « CON LA ICEQUEEN AL CIMITERO, MATRIMONIO EVENTO VERO #WAT »
    Aprì le palpebre a fatica rinfilando la testa sotto le coperte, la luce filtrava dalle tende in modo irregolare e creava nella stanza di Jack l’atmosfera ideale per continuare a dormire. La bottiglia di sambuca, inseparabile compagna di vita, giaceva vuota ai piedi del letto. Si, era stato un periodo difficile per l’Hades, prima il funerale di sua madre , poi la sua bocciatura ad Hogwarts ed infine Oscar scomparso nel nulla. I catafratti senza un membro non erano più i catafratti e, appena aveva potuto, s’era unito al gruppo di ricerca assieme agli altri per recuperare il ragazzo della Dallaire. Tutta quella storia delle sparizioni lo aveva preoccupato a tal punto che Killian , messo da parte l’orgoglio ferito e la fiducia in Jericho ormai persa, aveva deciso di tenere sotto controllo quella che per lui, ormai, non era più una semplice sorella. Non voleva che la sua Jer fosse la prossima vittima di chi si divertiva a far scomparire la gente, già Oscar era stato un brutto colpo, la sparizione di lei non l’avrebbe proprio retta. La sveglia intanto suonò per la decima volta , la spense mentre si massaggiava le tempie, com’era duro d’affrontare il post sbronza soprattutto se non c’era Jeremy messo peggio di lui. Lanciò uno sguardo all’ora e si sentì un po’ morire, le 18.45 come poteva aver dormito così tanto? Era di nuovo ora dell’aperitivo… che vita difficile. S’alzò di controvoglia andando a controllare che giorno fosse e che impegni aveva palesemente ignorato, si meravigliò quando trovò la pagina dell’agenda vuota, dalla quale scivolò fuori solo un biglietto. «Merda» esclamò smaltandosi la mano sulla fronte, il matrimonio. No, non il suo con Jericho, il matrimonio degli icequeen aka vice ministro e prof gnocca di pozioni, materia dove, per ironia della sorte, andava pure da schifo. Perché andava a quell’evento? Per bere ovvio ma soprattutto per cercare di lasciarsi il disastroso anno alle spalle , ci sarebbero stati tutti i suoi amici più cari e probabilmente anche la Lowell anzi… i Lowell. No, ok non poteva farcela. Si lasciò nuovamente cadere sul letto, per qualche attimo pensò d’inviare un messaggio a Stiles fingendosi sbronzo e dare pacco, infondo nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Chiuse gli occhi cosa diavolo stava facendo? Dov’era finita la sua voglia di festeggiare e far casino? Doveva averla persa da qualche parte. Rotolò in doccia sulle note di can’t hold us e si vestì in gran fretta con il completo che aveva designato per il lieto evento, maglia bianca, pantaloni neri, giacca azzurra. Si diede un’ultima sistemata ai capelli , prese con se un mini vassoio con dei piccoli shottini, una bottiglia di jack daniels e si smaterializzò, prima di andare da Stiles doveva passare da un’altra persona.
    «Signorina Dallaire i miei omaggi» esclamò ridendo quando Arabells aprì la porta di casa, la strinse in un abbraccio accarezzandole i capelli, gli mancava il suo capitano di quidditch «allora come sto?» chiese girando su se stesso like a modello mentre lei rispondeva che poteva far sue tutte le dame presenti all’evento… «Tu lo sai che ne voglio solo una» gli sussurrò all’orecchio sorridendo e salutandola poi con un altro abbraccio «Stammi bene tesoro, ci sentiamo presto» concluse prima di smaterializzarsi… destinazione: Stiles.
    «Buonasera genteeee» urlò correndo in direzione della magica Jeep dell’amico , il Jack mainagioia che pensava solo a Jericho era magicamente sparito, lasciando posto a un deficiente di prima categoria che abbracciò , uno per uno, tutti i presenti. Poco dopo , nonostante fossero leggermente troppi, montarono su Gip pronti per partire all’avventura. Killian guardò l’orologio e, anche con la musica altissima, il suo best al volante , la povera Saiph sul tettuccio e un fremello selvatico di natura dubbia di fianco esclamò «E’ ORA DELL’APERITIVO!» il corvonero non poteva saltare quel rito sacro, per lui era peggio che infangare la Bibbia. Con qualche difficoltà recuperò gli shottini , cercò di non versare whisky in giro ma si sa, nessuno è perfetto, iniziò a distribuirli scavalcando Xav per raggiungere Nick, imboccando direttamente Stiles e allungandosi fuori dal finestrino per raggiungere Saiph. «HADES, se vomiti su Gip, da catafratto ti faccio diventare un involtino catafritto» quasi gli andò di traverso l’alcol quando Jack sentì quelle parole, l’ex tassorosso sapeva benissimo che lui era un po’ debole di stomaco, sperava quindi in una guida meno folle del solito ma infondo si parlava sempre di Stiles. E così, tra reggetevi le mutande, pokestop e andiamo a comandare, quando Killian scese dalla jeep si sentiva peggio di come s’era svegliato poco prima. Si guardò attorno e forse avrebbe dovuto ringraziare Morgan per averli fatti arrivare sani e salvi ma qualcuno attirò la sua attenzione, si grattò il mento con fare indeciso fino a riconoscere quel ragazzo di spalle. In quel momento andò in iperventilazione e mentre il caro Stilesse ne andava con la sua bella , Jack fece quasi un infarto «BROOO!!!» esclamò correndo verso Isaac Lovecraft in persona, saltandogli letteralmente in braccio. Caddero rovinosamente entrambi ma who cares? Doveva raccontargli troppe cose, non lo sentiva da troppo tempo e omg Isaac , santo Dio quanto gli era mancato. S’alzò da terra contento come un bimbo che spacchettava i regali del compleanno «Che ci fai qui? Si beh insomma, ovvio che sei qua per il matrimonio ma… vabbe senti fatti abbracciare!» concluse stringendolo nuovamente a se dispensandogli tutto l’affetto arretrato. Quando si staccò dall’ex compagno di casata notò che accanto a lui c’era Sharyn e che poco distante si radunavano pure i cata, «Io e te dobbiamo proprio andare a bere» concluse dandogli una pacca sulla spalla «ma per ora ti lascio alla tua bella , ci becchiamo dopo.» Senza ulteriori indugi, l’Hades lasciò un po’ a malincuore il suo bff per spuntare tra i cata, abbracciare anche loro e cercare di non far pesare troppo la mancanza di Oscar e Bells che cominciava a sentirsi parecchio. Avrebbero trovato il grifondoro. Lui ci credeva.
    E poi, senza alcun preavviso, il cuore di Killian perse un battito.
    Un abito lungo, grigio, perfetto per il corpo di quella ragazza dai capelli castani perfettamente acconciati, la guardo per un istante senza permettere che i loro occhi s’incrociassero, incapace di trattenere un sussurrato «woah» mentre tra i presenti scorgeva Jericho Karma Lowell con il fratello al seguito. E quel fratello non era lui eddaje jack. Dov’era l’aria? Dov’era l’alcol quando serviva? Che cosa poteva fare? Era venuta veramente alla cerimonia! Il pensiero di nascondersi dentro alla Jeep di Stiles e rimanerci per il resto della festa gli sembrò quasi una soluzione accettabile ma ormai l’aveva già visto troppa gente. In panico come poche cose, Jack, che in cuor suo amava jer ma non l’aveva ancora perdonata dalla gita a Hogsmeade, s’aggrappò a Jeremy Milkobitch cercando in lui un supporto morale, un modo per nascondersi, un consiglio sul come evitare di collassare di fronte alla bellezza e ai contrastanti sentimenti che provava per quella ragazza. «Jeremy, Jeremy c’è Jericho, c’è Jericho, c’è Jericho» sussurrò impanicatissimo mentre s’appoggiava alla spalla dell’amico, fortuna che c’era il tasso, voleva evitare di svenire in pubblico.
    17 y.o | sheet
    mr.partyhard
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia

    che fa? beh va da bells, poi da stiles, saluta, abbraccia tutti, da aperitivi mentre sono in macchina, salta in braccio a isaac, saluta i cata, molesta jeremy


    Edited by #(Jack)daniels - 9/9/2016, 19:22
     
    .
  15.     +6    
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    140
    Spolliciometro
    +227
    Location
    Harlem, New York

    Status
    Anonymous
    « i'm so into you i can barely breathe »
    Si concesse di guardare quel riflesso con la stessa follia con cui si rispecchiava negli occhi altrui, seguendo ogni singolo tratto di un corpo all'apparenza perfetto, impeccabile nelle forme come nel muoversi, nel vestire con un'eleganza di una donna come lei ogni tipo di abito. Le era sempre stata rinfacciata una bellezza immeritata, frutto di un amore malato, e quando le capitava di sentire quelle voci giungere fino alle sue orecchie nulla faceva, la primogenita sorrideva mestamente raccogliendo le invidie altrui per farne un elegante collana da sfoggiare ad ogni evento. E che poteva importarle se, in fondo, tutti la odiavano- non amava nessuno all'infuori di ciò che la spingeva ad andare avanti, quella linfa vitale che bene faceva all'animo, alla faccia di chi la riteneva vuota di ogni piacere. Godeva delle piccole cose, e l'invidia altrui era solo uno dei tanti motori della sua anima.
    Uscì dalla vasca senza nemmeno curarsi del liquido scarlatto che sbordò, e lentamente raccolse un asciugamano in cui si avvolse coprendo le nudità alla giovane che aspettava pazientemente vicino alla vasca, la quale la aiutò ad uscire dalla vasca e ad asciugare le tracce sul corpo, meticolosa e attenta, probabilmente più tesa della corda di un violino.
    Charlotte non le rivolse uno sguardo, concentrandosi sui suoi impegni a voce alta mentre scioglieva i capelli che caddero lungo la schiena in boccoli morbidi- «la crema» un ordine appena accennato e subito eseguito dalla ragazza che afferrando un tubetto senza etichetta si coprì le mani di una crema che passò sulle spalle e sulla schiena quando Charlotte lasciò scivolare l'asciugamano lungo le braccia. «Il vestito è pronto?» «come avete richiesto l'altro giorno» sorrise compiaciuta a se stessa, in quello specchio che occupava un'intera parete dell'enorme bagno della villa che un tempo era stata dei suoi genitori, e che ancora conservava i loro spiriti.
    Tuttavia fu un attimo, e seccata si sottrasse dalle mani della ragazza accusando l'ennesimo cambio di umore che la portò fuori dal bagno con passo celere, quasi minaccioso- era così, apparentemente ogni cosa poteva infastidirla, bastava un gesto di una delle numerose cameriere del maniero. Nella lugubre camera da letto dai drappi rossi sempre tirati a coprire la luce, volle stare sola e malamente scacciò le ragazze che stavano finendo di stirare la gonna del completo, o di scegliere per lei quale gioiello indossare e per quale colore del rossetto optare: volle stare sola, preda di tremiti di una dannosa bipolarità si sedette nuda davanti allo specchio iniziando il trucco e ad ordinare i capelli affinché morbidi le ricadessero sulle spalle nude.
    Un istante, e qualcosa di inaspettato parve passare sul suo riflesso - o balenarle nella testa: senza nemmeno pensarci lo colpì, schiantò una mano sul vetro scoprendo, una volta tolta, solo delle crepe che s'allargavano lungo tutto il vetro, come una ragnatela, nonché una macchia di sangue che strappò alla ragazza un mezzo sospiro di dolore. Tremante, cercò la bacchetta e prima che il suo prezioso sangue si riversasse fuori dal palmo, curò la ferita: bocca sulla ferita rimarginata, leccò il sangue lasciando che questo si asciugasse sulle sue labbra. E come in un lampo di genio, seppe che colore usare.

    Inizialmente era stata contraria, per motivi piuttosto chiari; si era arresa solo di fronte ai piaceri della carne, che aveva visto in tutto ciò qualcosa di estremamente eccitante. Capelli raccolti nel casco, gambe accavallate da un lato, e le braccia a stringere la vita di Liam mentre il petto aderiva alla schiena morbidamente, ma una presenza pur sempre difficile da ignorare. Tutto sommato non fu nemmeno un viaggio troppo sgradevole; e per quanto non fosse sua abitudine notare questi particolari, alla fine non le dispiaceva stare addosso al cugino, sentire il vento aprirsi al loro passaggio. Sebbene di per sé fosse di poche parole, per tutto il viaggio non mancò di parlottare con il ragazzo e in particolare sul matrimonio, su quei due che andavano a coronare il loro sogno di amore: la Queen e Icesprite non erano nulla di nuovo alle orecchie della ragazza, ma non poteva dire di conoscerli bene quanto Liam, non era nemmeno troppo sicura del dono che aveva voluto fare loro. Alla fine, quando iniziava ad intravvedersi il luogo in cui il matrimonio sarebbe stato celebrato, tornò in silenzio a contemplare il paesaggio attorno, fino alla sgommata del cugino che «infantile, ma sempre ad effetto» «non ne dubito- quelle bambinate in fondo la facevano sorridere, o forse di suo Liam era capace di strapparle ancora qualche sbuffo divertito; levò il casco scuotendo la testa, aggiustando i capelli per poi scendere dalla moto e lasciare a lui il casco -sento che sarà una bella cerimonia, ti ringrazio per l'invito.» Flebile al suo orecchio, sorridendo mielosa per poi accettare il suo braccio e proseguire al suo fianco, altezzosa nell'osservare gli altri ospiti, in particolare le donne. Stretta in quel completo fasciato, con un'elegante giacca a coprire le spalle per evitare di patire il freddo, non risparmiò di guardare nessuno, cercando di riconoscere i volti che le sfilavano affianco nella più che ovvia ricerca di lui. Non c'era motivo di credere che gli avrebbe dato una tregua anche lì, e quando aveva saputo della partecipazione della famiglia Bulstrode non aveva fatto altro che far fluire l'immaginazione coi mille scenari possibili. Tuttavia sarebbe stata calma, pacata al braccio di Liam, come la dama elegante che un uomo come lui meritava e che, dall'alto del suo narcisismo e della sua profonda gelosia, era sicura non avrebbe trovato facilmente in altre.
    Qualche sguardo attorno senza mancare di timbrare uno per uno gli invitati che non le parevano degni di partecipare a tale gioioso -e mortale, da come si prospettava- evento.
    22yo | sick bitch
    guest
    18.08. 2016 - - - till death do us apart
    | if i was you, i'd wanna be me too | ms. atelophobia


    Mi fa salire l'odio, e mi dispiace (?)
    In generale non fa nulla, a parte farsi accompagnare da Liam e sì lo giuro poi leggo tutti gli altri post e aggiorno nel prossimo #skste #toopigraperscrivere #toosversaperleggere
     
    .
77 replies since 7/9/2016, 14:00   3375 views
  Share  
.
Top