haters gonna hate, traitors gonna die

niamh + william | 31.03

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    Niamh aveva smesso di domandarsi cosa facesse il fratello di notte, o perché alcune mattine venisse scaricato sul pavimento da una bionda. C’erano cose che non aveva bisogno di sapere, di cui davvero non voleva i dettagli; peccato che dentro di lei ci fosse quella parte ciatella che fremeva dal bisogno di mettere mano sull’ultimo gossip. Come poteva vivere nell’ignoranza, Will come osava farle quello? Non era giusto per lei, i suoi followerz e lo shipper club. Mise da parte il ribrezzo che poteva provare nel pensare al fratello in attimi intimi, cacciandolo in un angolo remoto nella sua mente. Si sedette sul pavimento poco distante da dove il biondo era ancora sdraiato, se il sorriso pigro sulla sua faccia significava qualcosa, Niamh non ne aveva idea, forse aveva solo dormito poco e quindi incapace di controllarsi «ma pensa, non mi scarica più sul marciapiede» ma guarda te, che fortuna che era!
    La mora ’nsomma non stava neanche capendo di chi stesse blaterando, ma chiunque il fratello frequentasse non doveva essere una persona normale. Chi scaricava gli amiki per strada? E va bene, lei lo avrebbe fatto solo con Hugo, ma la loro era un’ altra storia. Ma poi, come osava quella bionda? Madonnaemanuele quanto l’avrebbe menata male, ci avrebbe pensato due volte la prossima volta prima di mollare suo fratello come se fosse spazzatura. «Perché non frequenti persone normali?» era quasi esasperata, Niamh, ma dove si cacciava suo fratello, ma perché faceva finta di essere un nigga quando era solo un bianco che non sapeva cosa fare dei propri soldi. Non sei Carl Gallagher. Comunque, lei voleva ancora chi era la ragazza che lo maltrattava, stava già iniziando a prendere nomi e indirizzi, dopodiché avrebbe costretto Mitchell ad accompagnarla a pestare qualcuno.
    Perché, insomma, i muscoli del Winston erano gli unici che avevano in casa. Sorry bro, non è colpa tua se Mitch si pompa con gli steroidi.
    «Perché, te ne frequenti?» touché. Che stronzetto che si era svegliato quella mattina, aveva mica il ciclo? Non aveva ancora imparato a controllarsi durante quel periodo del mese, diventava insopportabile come le immagini del buongiornissimo che Arthur le mandava, come un Jon senza cani attorno. «Sei ciclato?» il biondo aprì la bocca come per risponderle, ma Niamh lo fermò alzando un dito in aria, indovinate chi doveva ancora soddisfare la propria parte shipper? «figurati se lo voglio sapere, piuttosto, chi era la gnocca?» perché era gnocca la tipa, diciamocelo. Era diventata un po’ più gay solo guardandola, ma che magia era quella? Se mai si fosse stancata del bruh, le avrebbe fatto sapere che lei era disponibile.
    Era persino disposta a farsi scaricare sul marciapiede. Gesù, era messa male.
    «Cazzi miei»
    Ma guarda te lo stronzino, come se potesse nasconderle qualcosa.
    «Dai dimmelo Will. Dimmelo dimmelo dimmelo» arpionò le dita attorno al suo braccio e incominciò a scuoterlo senza sosta, dire che sembrava una bambina sarebbe stato anche troppo generoso. Sapeva che la amava così, un po’ bionda dentro. «Che peso che sei» il ragazzo si portò entrambe le mani al volto, stronfiandosi gli occhi con l’intento si svegliarsi, dai che magari avrebbe potuto darle una riposta sensata. Passarono alcuni attimi di silenzio, prima che le rispondesse «è la mia cougar preferita» madonna quanto lo voleva menare, che stronzo che era, mai che le rispondesse sul serio. Non capiva che aveva bisogno di una risposta? Ormai era da giorni che ne parlavano in chat, meritavano aggiornamenti, qualsiasi cosa che riuscisse a strappare a William.
    «Sono seria.»
    «Appena lo scopro te lo dico, va bene?»
    «Guarda che me lo segno»
    William alzò la mano in aria muovendola come per scacciare una mosca, un chiaro invito a lasciarlo in pace.
    Certo, se la notte non dormiva che si aspettava?
    Madonnaemanuele, era l’adulta più responsabile dentro.
    Sciokkante.

    Quella stessa sera



    Niamh poteva avere anche avere vent’anni, e se per la gente comune il tempo dei pigiama party era finito anni prima, beh, non si godeva abbastanza la vita. Quella sera lei, Stiles e Dakota avrebbero dovuto vedersi quel cartone animato mezzo porno sul cibo, aveva già tutto pronto: avrebbe relegato i due vecchi nelle loro stanze e avrebbe intimato loro di rimanerci, tutto il cibo spazzatura che era riuscita a trovare era già ammucchiato in un angolo in attesa di essere divorato e indossava già il suo bellizzimo pigiama da unicorno. Ma cosa si poteva desiderare di più dalla vita? Oh, a parte che Lucas Italie venisse cancellato dalla faccia della terra.
    Si era lasciata la loro storia alle spalle mesi prima e sebbene all’inizio non fosse stato facile eliminare ogni traccia di Lucas dalla sua vita quotidiana, ci era riuscita. Non infestava neanche più i suoi pensieri, quel lurido infedele.
    Ma magari su questo ci torneremo in un altro post visto che ho solo mezz’ora per censire,
    Sì cidi, si taglia corto perdoname.
    E cosa doveva venire a scoprire? Che era un traditore, che voleva vendersi ai mangiamorte. Aveva sempre percepito qualcosa di sbagliato in lui, ma mai aveva pensato che avrebbe voltato le spalle a ciò a cui aveva creduto per anni.
    Viscido bastardo.
    Aveva dovuto annullare il pigiama party, rifilando scuse assurde a Stiles e la promessa di una spiegazione a Dakota. Le giravano le palle, sapevano che alla resistenza avevano bisogno che svolgesse il suo lavoro, eppure non riusciva a non essere infastidita. Ancora una volta i suoi piani venivano rovinati dall’ Italie.
    Almeno quella volta avrebbe avuto una chiusura.
    Aveva una missione quella notte, impedire che Lucas si lasciasse sfuggire qualsiasi informazione che avrebbe potuto portare problemi alla Resistenza. C’era solo un modo per mantenere un segreto: l’altra persona doveva morire, in quel caso toccava al suo ex.
    Lo faceva per un bene superiore.
    Lo faceva per lei.
    Per quanto continuasse a ripeterselo non riusciva a fidarsi abbastanza di se stessa, per quando odiasse l’Italie, ci aveva vissuto per un anno, era stata una parte importante della sua vita per ancora più tempo. Non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di spezzare il filo che legava il biondo alla vita terrena quando sarebbe venuto il momento, così aveva scelto l’unica persona di cui si fidava abbastanza per accompagnarla. E che gli piacesse o no, William era stato trascinato in quella missione.
    «Non aspettavi altro per farlo fuori, ammettilo» lo colpì col gomito sul braccio, un sorriso sardonico che le curvava le labbra. Sapeva che quella era l’unica cosa che il fratello aveva voluto fare sin dal primo giorno in cui aveva saputo della sua relazione, non aveva neanche mai tentato di nascondere la sua disapprovazione.
    Alla fine aveva avuto ragione su tutto. Maledetti corvonero.
    Erano a pochi isolati dalla casa di Lucas Italie, ormai mancava poco.
    Niamh fece ruotare la mazza che teneva in mano, immaginando già il sangue del biondo a macchiarne il legno. Un brivido le risalì lungo la schiena, non sapeva neanche lei a cosa era dovuto, aveva paura della risposta. «Dimmi che l’hai già fatto» non lo specificò, ma sapevano entrambi a cosa si stesse riferendo l’ex grifondoro.
    Hai già ucciso un uomo?
    Lei l’aveva fatto, ma si era sempre trattato di vita o morte.
    Quella volta era così diverso?
    Non lo sapeva, non voleva.

    niamh barrow lynch
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    Avrebbe dovuto smetterla di stupirsene, ma era più forte di lui. Ogni volta si convinceva che ci avrebbe fatto l’abitudine, che dopo un po’ di tempo sarebbe stato normale, eppure, santiddio, ogni volta che la guardava provava la stessa estatica meraviglia della prima volta. Si sentiva anche un po’ stupido, a dire il vero – sporco di quell’innocenza infantile che in realtà mai, nella sua vita, aveva posseduto. Trovava difficile capacitarsene, o dare un senso di reale a quello che reale non poteva esserlo.
    Akelei Beaumont era lungi dall’essere definita ordinaria, o anche solo vera. Non credeva neanche che le fosse possibile esistere, e spesso si era domandato se non fosse una sua allucinazione, ed in realtà si trattasse di un, boh, Mitchell che gli voleva troppo bene per dirgli la verità (ossia che stava impazzendo, e passava le sue notti in compagnia di un mocio vileda convinto di essere insieme alla francese). Dopotutto la Lafayette, fra le controindicazioni della sua morte, aveva parlato anche di quello; avrebbe potuto il frutto della sua immaginazione avere una pelle così calda, una carne così morbida, ed un profumo così buono? In un mondo dall’agrodolce sapore di romanticismo, potrei dirvi di no. Ma siamo nella realtà –o meglio, nella vita di William Yolo Barrow – quindi la risposta sarebbe stata , che era possibile: Will era un giovane sognatore, forgiato da fantasia e dal vedere tutto dove non c’era nulla. Così creativo che, dopo le ore passate su youporn nella sua adolescenza, poteva quasi sentire il peso di Sasha Grey appiattire il materasso al proprio fianco.
    Questo per dire che, a conti fatti, non sarebbe stato così surreale se la Belmonte neanche fosse esistita. Era semplicemente… troppo. Non troppo per lui, si amava eccessivamente per pensare che nell’universo esistesse qualcosa al di fuori della sua portata, semplicemente troppo tutto. Se si fossero trovati in un’altra epoca, avrebbe potuto crederla l’incarnazione stessa della lussuria – sfuggevole, bollente, cattiva. Perché non seguiva alcuna legge, lei – e lui non ne aveva, per lei. Lungi dal Barrow farglielo notare: sì che alle donne piacevano i complimenti, ma Akelei non era come qualunque altra donna che Will avesse mai incontrato. Senza contare che sapeva già cosa avrebbe risposto («mon dieu, sei fottutamente inquietante»), e quanto ella fosse già perfettamente consapevole della propria trascendentale bellezza.
    Probabilmente era odio, quello che William provava nei suoi confronti. Anzi, era quasi certo che fosse quello a spingerlo a cercarla e ricercarla, a premerla e tirarla – a permetterle di premerlo e tirarlo. La triste ed alquanto patetica, nonché ormonale, verità, era che gli bastava vederla per fargli dimenticare quanto fosse una sociopatica bastarda. Peggio: ogni volta che ne incrociava le iridi chiare, apprezzava quella sua vena psicotica – come ne apprezzava i denti sulla pelle, e le unghie a lasciare segni cremisi sulla schiena. Scordava perché la odiasse, le differenze politiche e quelle prettamente sociali; se ne sbatteva altamente il cazzo che Akelei fosse una Mangiamorte e lui un ribelle, che fosse la peggior idea nella storia delle idee di merda. Era così assurdo che trovasse eccitante quell’essere sbattuto, meno metaforicamente di quanto potrebbe sembrare, dove, come e quando lei preferisse? Probabilmente sì, ma indovinate a chi, nuovamente, non fregava un belino?
    William Yolo Barrow, era la risposta. William Yolo Barrow. Ed ogni volta che la guardava, ringraziava mentalmente il Dio Signore (o chi per esso) per aver permesso ad una donna come Akelei Elair Hazel Juliet Raleigh Beaumont Delacroix non solo di camminare su quella terra, ma sulla sua stessa strada. Perché sì, signori lettori, checché ne pensiate dell’ex Corvonero, non era stato lui ad imporre la propria presenza alla bionda. Almeno, all’inizio: cene di famiglia, nomi altisonanti dell’alta società, Hogwarts. La vena molesta di Will s’era fatta strada crescendo, quando aveva ritenuto doveroso e necessario che lei lo vedesse - ma più che vederlo, voleva che lo sentisse, carne su carne e lingua su pelle. Alla fine, l’aveva avuta vinta lui.
    Alla faccia del fottuto accanimento terapeutico.
    «muoviti, ho poco tempo» così, a brucio. Si rese conto di essere rimasto a guardarla senza dire nulla per più tempo di quanto fosse opportuno, le labbra serrate fra loro e lo sguardo fosco di chi già sapeva cosa sarebbe successo. Avrebbe dovuto sentirsi offeso dalla rudezza di Akelei; in un mondo normale, e se fosse stato un ragazzo normale, probabilmente sarebbe stato così.
    Non William, ovviamente. Chi aveva bisogno del romanticismo, quando si poteva avere una Beaumont? Fece spallucce, le sopracciglia bionde inarcate ed una sigaretta giunta ormai al filtro fra i denti. Lui aveva tutto il tempo del mondo, e lo sottolineò con un lento sorriso sornione ed arrogante: perché la verità era che avrebbe potuto mandarlo a fanculo molto tempo prima, e che di uno come William Barrow, non se ne faceva nulla – perché la verità era che poteva avere qualunque uomo, Akelei.
    Eppure finiva sempre per bussare alla sua porta.
    Lo sbuffo irritato della bionda lo fece sorridere maggiormente, così come il sibilo stizzito che ne seguì. Era così… così priva di sentimenti che potessero essere definiti umani, un animale in tacchi a spillo. Avrebbe potuto ucciderlo in qualunque momento, e riempirsi una fottuta vasca con il sangue di Will senza perdere il sonno.
    Dio santo, Akelei Beaumont.
    «non mi farò pregare» lanciò la sigaretta fuori dalla finestra, cominciando a togliersi la maglia ancor prima di arrivare alla Cacciatrice. La appallottolò in una mano e la lasciò cadere a terra, avvicinandosi ad Akelei abbastanza da invadere il suo spazio personale – ed ancora si avvicinò, spingendola infine contro il muro senza neanche ancora sfiorarla. Le sussurrò le parole sul collo, mordicchiando non troppo gentilmente la pelle tenera della spalla. «o forse sì?» soffiò sulle curve morbide del seno, tornando poi a guardarla con un sorriso sghembo ed un espressione maledettamente seria. «fottiti» Premette le mani sul suo petto e lo spinse lontano, finché i polpacci di Will non sentirono la presenza del materasso ed il corvonero si abbandonò sul letto, lasciandole il controllo della situazione.
    Così vulnerabile, e senza esserlo affatto. «fottimi» la corresse. Il ringhio di risposta venne prontamente soffocato dal Barrow.
    E poi, non ci fu molto tempo per parlare.

    Era il più bel giorno della sua vita. C’erano poche cose in grado di entusiasmare William Barrow: le tette di Akelei (ovviamente in cima alla lista); i suoi cani, Ef e May (loro sì che gli davano tutte le gioie e l’amore che il resto della popolazione umana si rifiutava di serbargli); una belle rissa antica maniera (quelle nei bar, possibilmente da lercio).
    La vendetta.
    Andiamo, quale membro del genere umano non si lasciava assuefare da quel sentimento così facile ed allettante, ingarbugliato fra rabbia ed orgoglio. L’intera vita di Will aveva come perno, o trampolino di lancio a seconda delle scuole di pensiero, la vendetta: si era vendicato di suo padre, dal quale aveva ricevuto solo abusi e indicazioni di bon ton, macchiandosi di patricidio; si era vendicato del sistema, dando vita alla Resistenza; si era vendicato dell’aver dimenticato, provandoci un’altra volta.
    Ci viveva, Barrow Jr, di quel languore a infiammare le vene. E quando, signore!, il dolce sapore della vendetta andava mescolandosi a quello dell’odio, si raggiungeva un tale prelibato livello di perfezione, che un uomo avrebbe potuto morirci di gioia – Will, dal canto suo, avrebbe voluto piangere di emozione.
    Perché era successo, ragazzi miei. Alla fine, l’intero mondo magico aveva capito ciò che lui aveva avuto chiaro sin dal primo momento: Lucas Italie, era un fottuto dito nel culo. Un’erbaccia da estirpare, estinguere, e tanti altri verbi che implicano l’eliminare qualcosa dalla radice per impedirne la diffusione.
    L’aveva odiato sin dal primo momento, ma nessuno gli aveva dato retta. L’aveva odiato ancora di più quando aveva scoperto quello che aveva fatto a Niamh, sua sorella, e la sua rabbia era andata incrementando quando quella pirlona di una Niv l’aveva perdonato.
    Purtroppo, evidentemente, non erano motivi abbastanza solidi per convincere qualcuno che fosse necessario un omicidio – e non l’avrebbe mai fatto a Niamh, sapendo quanto lei tenesse a quel subdolo figlio di puttana. Quando si erano lasciati, aveva creduto che fosse un problema ormai appartenente al passato, che non fosse neanche più necessario ricordare che, ancora, respirava la sua stessa aria.
    Ma no, figuriamoci se poteva sparire senza scartavetrare le palle. Sarebbe stato troppo bello: ed era andato a sfiorare, in quel suo intestardirsi nel rompere i coglioni al genere umano, sull’unico tasto che non poteva, non poteva, permettergli di premere.
    Non William, non Niamh.
    Perché voleva fare la spia - e si sapeva: chi fa la spia, muori coglioni e dammi la Maria ah, non era così il detto?.
    Era legittimato ad ucciderlo. Lucas Italie. Capite? Aspettava quel momento da anni. Sapeva che si trattava di una misura estrema, che non avrebbe dovuto esserne così tanto, ma… vaffanculo, lo era.
    Non aveva alcuna religione, William Barrow. L’essere un membro della Resistenza non l’aveva reso una Madre Teresa di Calcutta, ma solamente l’ennesimo stronzo che ammazzava i problemi schermandosi nel buio della notte.
    L’ennesimo bastardo che cercava di cambiare la storia e di impedire che in futuro, uomini come lui, vedessero mai la luce.
    Picchiettò la mazza sulla punta delle consunte scarpe di tela, le palpebre socchiuse e la lingua ad umettare le labbra. Si era offerto di porre rimedio a quel problema, ma non aveva creduto che Niamh sarebbe andata con lui. O meglio, comprendeva quanto ella avesse diritto ad essere lì e quanto fosse troppo una testa di cazzo per farle cambiare idea, ma… non era necessario. Non voleva che lei lo facesse: Lucas era uno stronzo, ma era pur sempre qualcuno che aveva amato.
    Dio, quanto lo odiava.
    «Non aspettavi altro per farlo fuori, ammettilo» Alzò gli occhi su NIV, lasciando che una curva divertita piegasse distrattamente le labbra sottili. Che motivo c’era di nasconderlo? Sbattè allusivamente le palpebre, un altro colpetto al cemento con la punta della mazza da baseball mentre procedevano nella strada deserta. «rimpiango solo di non averlo fatto prima» ammise, con il tono lento e strascicato che l’aveva sempre caratterizzato. Ovviamente si trattava di una missione della quale non aveva fatto parola con Mitchell, poteva quasi udire la sua voce rimproverarlo in pieno stile Winston, o con Keanu: era un problema dei Ribelli, senza dubbio, ma era personale. Era un problema dei Barrow, quello.
    E l’avrebbero risolto loro, come i Barrow risolvevano ogni questione: violenti, e pragmatici.
    Si fermarono di fronte al portico della casa dell’Italie, in silenzio. William si accese una sigaretta, aprendo il pacchetto per offrirne una alla sorella - world's okayest brother. Fu la Grifondoro a spezzare la tensione, sputando una di quelle domande che esigevano il conforto della verità, e l’appagamento della menzogna. Una di quelle che ti spingevano all’angolo, e che nella loro innocenza potevano cambiare tutto.
    «Dimmi che l’hai già fatto» Non ebbe bisogno di specificare a cosa alludesse. Tacque, aspirando lentamente dal cilindro di tabacco. Osservò le tiepidi luci che filtravano dalle persiane semi chiuse della casa di Lucas, quindi soffiò il fumo e ruotò le iridi azzurre sul profilo di sua sorella. Avrebbe dovuto vergognarsene? Probabilmente sì. Quanti fottuti probabilmente, nella vita di Will. «quale risposta ti farebbe sentire meglio?» le domandò, arcuando un sopracciglio mentre un sorriso sghembo gli piegava le labbra.
    Nel dubbio, rispondere ad una domanda con un’altra domanda, era sempre la scelta più saggia. Passò la lingua sulle labbra, piegando il braccio per posare la mazza sulla spalla. «era un po’ che non facevamo qualcosa insieme,» iniziò, lasciando che l’ironia calcasse quelle parole di insano e maledettamente nero senso dell’umorismo. «come una vera famiglia» ah, se solo Simon Barrow l’avesse visto in quel momento! A sporcarsi le mani con una babbana mazza da baseball, pronto a spaccare il cranio di un ventenne.
    Che profonda delusione, sarebbe stata. Rimpiangeva sinceramente che suo padre non fosse più abbastanza vivo per morire nuovamente di infarto. Una risata brillò di puro sarcasmo negli occhi chiari, la mazza a picchiettare delicata contro quella della sorella in un perverso brindisi.
    Ma ancora non si mossero, i fratelli Barrow. La sigaretta a pendere dalla bocca dischiusa, il cielo a rannuvolarsi sopra le loro teste. Non le avrebbe mai detto che non era obbligata a farlo, né le avrebbe ricordato che era ancora in tempo per tornare a casa: erano lì per Lucas, non voleva che Niamh ripiegasse la sua rabbia su di lui. Ci teneva, malgrado non sembrasse!, a vivere. Così, disse l’unica cosa che in quel momento le parve adatta. «ehi» le strinse la spalla fra le dita, costringendola a voltarsi verso di lui. «sei una stronzetta coraggiosa, niv» e non lo disse, che era la sua stronzetta coraggiosa. Nel poco tempo che avevano avuto a disposizione, nel poco mondo che avevano avuto solo per loro, erano riusciti davvero a diventare una famiglia.
    Non uno dei migliori inizi, il loro; ma il finale, era ancora da scrivere. «sono fiero di te» colpì piano la testa di lei con la mazza e sorrise, alleggerendo così una frase che sarebbe parsa troppo ufficiosa, ridondante. «è la scelta migliore» non quella giusta, non quella sbagliata. Solo la migliore. Le fece un cenno con il capo verso la casa, indietreggiando di un passo. «faccia strada,» ma le lasciò più spazio, in modo che fosse lei a decidere quando fosse stata pronta. «prima le signore» Sorrise, macchiandosi di un divertimento che quella situazione avrebbe dovuto cancellare – e che invece, in Will, s’accendeva.
    Che galantuomo, William Yolo Barrow.
    E che figlio di puttana, William Yolo Barrow.
    Così il peggiore, da essere il meno peggio.
    murdered remembered murdered -- ms. atelophobia
     
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    Chissà cosa l’ aveva spinta ad andare a vivere con Lucas, probabilmente la impulsività e stupidità – forse il bisogno di trovare la casa che non aveva mai avuto. Si era illusa che ci fosse davvero un posto per lei nel mondo, aveva voluto fare fiducia a quel ragazzo, quando l’aveva concessa a così poche persone. Per una frazione di tempo era stata felice, pima che tutto andasse a puttane.
    In un mondo utopico, Lucas non sarebbe tornato a tradirla, dimostrandosi quel viscido traditore che era sempre stato. Probabilmente avrebbe continuato a stare insieme, finché Niamh non avesse ceduto alla sua proposta di matrimonio.
    Ma la loro era una realtà differente, e per la Lunì non c’era nessun lieto fine, se non uno scritto col sangue dell’ Italie. Chissà cosa sarebbe successo se avesse accettato di sposarlo, forse non sarebbe andata a finire così. Non era con i se che si andava avanti nella vita, Niamh se lo era continuato a ripetere lungo quei mesi che aveva passato lontano da Villa Italie, consapevole che erano cose che capitavano: gli stronzi esistevano, non era colpa sua se sembrava avere una passione per loro. Un giorno avrebbe imparato a fidarsi delle sue sensazioni, che c’era qualcosa che non andava. Morgan, persino di suo fratello e di Dakota. Quegli stronzini sembravano avere sempre ragione, il giusto presentimento nella vita - le avevano sempre detto la verità, solo che non era stata pronta a sentirla. Aveva dato la colpa al loro eccessivo senso di protezione che sentivano nei suoi confronti, ma forse non era stato solo quello. Infatti era così.
    Non andava fiera dei giorni che aveva passato a piangere – sì, era scesa a quello – sul divano di casa Winston-Barrow, obbligando William e Mitchell ad andare a supplicare la vicina di fare torte per consolarla. Sì, perché nonostante la situazione fosse tragica, quei due perdevano sempre più dignità nel ricercare cibo. Li amava così tanto, ma come si faceva ad essere così scemi? Ah giusto, saranno stati i geni.
    «Rimpiango solo di non averlo fatto prima» non aveva tutti i torti, il tempo dell’ Italie era scaduto all’ incirca tre anni prima, insieme alla pazienza che gli era stata concessa. Le faceva quasi ridere – siamo già passati all’ isteria – che ci fossero così tante persone disposte ad ucciderlo, era proprio un figlio di puttana.
    Solo ora capiva cosa avesse provato Maeve Winston tre anni prima, in quella stanza nel vecchio quartier generale. Ma anche tutti i giorni. Quasi - quasi - poteva cambiare idea su di lei, suo cugino non sembrava così male, alla fine.
    Cosa, i Winston sarebbero potuti essere effettivamente simpatici? Era troppo scioccante per poterci pensare in quel momento: le serviva una certa concentrazione per intrattenere una conversazione con William, non poteva farsi sfuggire cose che non avrebbe voluto sentire. Tipo quanto la sua sorellina non vedesse l’ ora di vedergli sputare sangue, accartocciarsi a terra per il dolore mentre i suoi occhi azzurri si andavano a riflettere in quelli della Barrow.
    @betta, sto diventando psycho?
    «A chi lo dici» scosse la testa come avrebbe fatto una persona vissuta, aka quel vecchio di Sinclair «non penso ti avrei odiato se l’ avessi fatto. Non per sempre, ecco» aspettò un paio di secondi, i meccanismi nel suo piccolo cervello a mettersi in moto «perché non ci hai provato prima, vero?» il sorriso incerto che aveva piegato le labbra della ribelle fino a quel momento, si andò a spegnere quando raggiunsero il portico della casa di Lucas, ora che era tutto più reale poteva sentire i mille ricordi di quel posto venirle alla mente. Il fatto che la maggior parte di essi fosse di quelli felici, non aiutava. Chiuse gli occhi per un attimo, prendendo un respiro nella speranza che le voci smettessero di sovrapporsi, le stanze di quell’ appartamento (villa? Chissà dove viveva alla fine) di prendere colore. Non stava avendo dei ripensamenti, era solo quel maledetto posto: troppi ricordi, un passato che non aveva accettato completamente ad abbandonare. Di sicuro lo avrebbe fatto con la morte dell’ Italie.
    Si accese la sigaretta che le aveva offerto il fratello, non sprecandosi neanche a dirgli che un giorno avrebbe ricambiato il favore. Era brutta, la povertà. Dal Barrow aveva preso più vizi di quanti gliene sarebbe piaciuto ammettere, il fumo uno di quelli. Almeno non era diventata cazzona come lui. Poco ci mancava.
    Quando gli aveva chiesto se avesse ucciso qualcuno, non era sicura di volerlo sapere davvero. E non intendeva in una missione, quanto più in una situazione normale – non che vi fosse qualcosa di normale nell’ ammazzare gente. Da un lato sarebbe stato comodo avere qualcuno che l’ avesse già fatto e che potesse aiutarla a non fare minchiate, dall’ altro sarebbero stato due pesci fuor d’ acqua. Perché, alla fine, che William Barrow non fosse un santo, lo sapeva. Solo perché aveva ucciso un uomo, non l’ avrebbe giudicato.
    Era famiglia, ma che cazzo. E non gli si voltava le spalle.
    «Quale risposta ti farebbe sentire meglio?» Niamh soffiò fuori il fumo, pensando che quello assomigliava terribilmente a un sì «diciamo che se l’ avessi già fatto, sarebbe meglio» imitò lo stesso sorriso sghembo del fratello, anche se due persone normali non ci avrebbero trovato nulla di divertente. Che famiglia problematica, quella dei Barrows. Neanche ve lo dovrei dire che si amavano proprio per quello.
    «Pensa, la prossima volta che dovrò sbarazzarmi di qualcuno non dovrò più chiamarti. A meno che non ti piacciano queste riunioni di famiglia» inarcò un sopracciglio, andandogli a tirare un leggero schiaffo sul braccio. Non doveva essere abbastanza la serata film che tenevano una volta a settimana, o le reunion che tenevano per trovare modi creativi per estorcere torte alla loro vicina. Sì, dopo un po’ si rompevano le palle della storia dei fidanzati.
    «Era un po’ che non facevamo qualcosa insieme, come una vera famiglia» batté la mazza contro quella del fratello, pensando che alla fine gli mancava fare la cazzona con lui. Adesso che aveva trovato una famiglia non poteva buttarla via. «La prossima tappa è Disneyland, te lo dico. Così possiamo rubare le caramelle ai bambini, da veri badger» adulti, loro? Ogni tanto voleva provare ad illudersi di esserlo, ma falliva miseramente ogni volta che si metteva a piangere davanti al Re Leone.
    «Sono fiero di te» si voltò verso il fratello, tutto il divertimento che aveva animato i suoi occhi fino a quel momento, svanito. «Vorrei dirti che la cosa è mutuale, ma nah» la buttò sul ridere, lei e i sentimenti non andavano esattamente d' accordo. Apprezzava quello che aveva detto William, solo non pensava l'avrebbe mai detto ad alta voce. «Non è la scelta migliore, è l'unica che abbiamo» il suo modo per dirgli che non si sarebbe tirata indietro, non avrebbe permesso ai sentimenti che in tempo provava, di ostacolare una missione di quella importanza. «faccia strada, prima le signore» «baldracca» avrebbe potuto uscirtene con una battutona, ma Elisa non ha tempo.
    Appoggiò la mazza in spalla, superando William e tendendo la bacchetta avanti. Con un Bombarda si aprì la strada, sfondando la porta e aprendo quelli che sarebbero stati i settantasettesimi Hunger Games, aka i Barrow contro Lucas.
    Una sfida impari, ma erano sempre le più divertenti.
    «Preparati, stronzo, il giorno del giudizio è arrivato» molto greve. Corsero dentro la casa prima che qualcuno potesse farsi domande sul rumore, cos'avrebbero trovato, lo deciderà cidi perché non ho tempo. Ciao fanz.

    niamh barrow lynch
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    «non penso ti avrei odiato se l’ avessi fatto. Non per sempre, ecco» Inarcò un sopracciglio verso sua sorella, ma tacque la risposta a punzecchiargli la lingua. Un mesto sorriso, lo sguardo azzurro rivolto al suolo: sì, l’avrebbe odiato. Niamh Lynch poteva dire quel che voleva, provare quel che preferiva, ma Lucas Italie era stato il suo primo amore. Capitava, in gioventù, di commettere simili errori – una risata brillante, una voce calda, e zaac tutte erano cotte. Lucas era stato un po’ la versione Elijah della generazione successiva, un cucciolo d’uomo dai biondi capelli dorati ed il rosso della divisa a renderlo di natura più appetibile - ma come, non lo sapevate? Per quello il rosso veniva usato nei fast food, fatevi una cultura. Il Danny Rand dei Defenders, l’Italie: the immortal pain in the ass, protector of sta cippa di minchia.
    Solo che l’aveva fatto nel modo sbagliato, quello che a chi non aveva ormoni in subbuglio e non era adolescente (aka William) stava sul cazzo, perché incredibilmente… stupido. Superficiale. Frivolo. Non biasimava la sua sorellina per essersene innamorata, ma era assai grato che avesse infine aperto gli occhi su quel piccolo pezzo di merda ch’era sempre stato; se Will l’avesse ucciso quando ancora il suo kwore apparteneva allo stronzetto, Niv non gliel’avrebbe mai perdonato. Magari sì, ci sarebbero passati sopra, ma sarebbe stato diverso rispetto alla vera assoluzione – sarebbe sempre rimasta lì, un groppo sul petto, quella possibilità della quale sarebbe stata privata: si sarebbe domandata, dieci anni dopo, come sarebbe stata la sua vita se suo fratello non avesse ucciso il suo ragazzo. Si sarebbe domandata se sarebbe stata migliore, la sua esistenza, se William Yolo Barrow non avesse deciso per lei chi meritava di far parte delle sue giornate, e chi no.
    Quindi sì, era certo che l’avrebbe odiato. Ma non glielo disse, perché non si smorzava una quieta riunione famigliare aka spedizione punitiva, rimarcando un passato del quale entrambi avrebbero fatto a meno – o peggio, sottolineando un futuro che non avevano.
    «perché non ci hai provato prima, vero?» Che malfidata di merda. Will rise, il capo ancora chino e le spalle a scuotersi debolmente. «sono uno stronzo, niamh» sollevò lo sguardo su di lei, la testa reclinata ed un ghigno a piegargli malevolo la bocca. «non un insensibile. Non approvare le scelte altrui non ti dà diritto di ucciderle - in compenso puoi biasimarle e criticarle quanto cazzo ti pare: prendi appunti, apprendista barrow. Queste perle un giorno varranno milioni» che già William, di suo, in quel sorriso sbilenco e quelle spalle sempre curve, valeva un milione.
    Il bello di nascere ricchi e puri in un mondo di poveri. #kardashianwho
    «Pensa, la prossima volta che dovrò sbarazzarmi di qualcuno non dovrò più chiamarti. A meno che non ti piacciano queste riunioni di famiglia» Non le disse che in realtà , gli piacevano. Che di famiglie ne sapeva ben poco, e tutto ciò che aveva visto in ventitrè anni di vita era stata violenza e falsità – idoli d’oro che quando toccati lasciavano le dita sporche di sangue. Non le disse che quell’attività, per lui, era più familiare delle pizze mangiate sul divano quando Mitchell non c’era; non le disse che, in ogni caso, non l’avrebbe lasciata farlo da sola. Accadeva raramente, ma perfino William Yolo Barrow aveva un briciolo d’amor proprio.
    E non si diceva alla proprio famiglia quanto sbagliati si fosse.
    «La prossima tappa è Disneyland, te lo dico. Così possiamo rubare le caramelle ai bambini, da veri badger» Com’era diversa la vita di Will da quando Niamh non ne faceva parte. Aveva tanti (troppi) amici, perché era un adorabile rompicoglioni cronico; aveva un Mitchell, ch’era sempre un po’ valso come famiglia - ma era diverso. Quando guardava Niamh vedeva il riflesso del proprio sorriso, la stessa densità nella pelle chiara; nella sua voce, Will, udiva un eco della propria. Ed era una tale pirla che, Santo Dio, si domandava come avesse fatto a sopravvivere vent’anni senza di lei.
    «e bucare i palloncini, altrimenti qual è il punto di una gita a disneyland» strinse il filtro della sigaretta fra i denti, gli occhi ora rivolti alla porta di casa di Lucas Italie.
    «Preparati, stronzo, il giorno del giudizio è arrivato»

    Così disse, l’ex Grifondoro. William Barrow ricordava bene qual erano state le ultime parole di sua sorella prima che ambedue varcassero (sfondassero) il portone dell’Italie, prima di scivolare veloci in casa buttando a terra qualunque artefatto avessero ritenuto degno di nota (tipo quei vasi cinesi che tanto andavano di moda fra i finti rikki, dove sperava ci fossero le ceneri di quegli stronzi dei suoi genitori: al vento, plebe. Al fottuto vento). Aveva annunciato il giorno del giudizio prima che un assonnato Lucas scivolasse giù dalle scale, le palpebre pesanti ed una vestaglia mezza chiusa sul petto – prima che gli strappassero di mano la bacchetta, prima che Niamh lo gonfiasse come un pallone aerostatico con mazzate e calci nei denti.
    E allora, mi direte voi. Perché. Perché?
    Perché quel dieci luglio William si ritrovava in un vecchio magazzino che un tempo era appartenuto a suo padre, le dita intrecciate fra loro, ed un pigro sguardo pesante a gravare sulla testa bionda di quello che un tempo era stato un bel ragazzo? Mesi di malnutrizione e simpatici pugni nelle costole, non avevano certo reso un Adone il simpatiko Lucas Italie. Vorrei dire che un motivo, in fondo, esistesse: aveva finto, quando l’avevano rapito, che effettivamente ci fosse.
    Dobbiamo scoprire se ha parlato con qualcuno, aveva giustificato con Niamh, caricandosi il fardello su una spalla. Cosa gli hanno offerto in cambio aveva rinforzato quando, stanco, l’aveva lasciato cadere a terra ed aveva iniziato a trascinarlo per un braccio.
    La verità era che William Yolo Barrow era un adorabile stronzetto psicopatico e rancoroso, e buon Dio, aveva sempre odiato troppo quell’idiota per perdersi il gusto di torturarlo almeno un po’. Sapeva che Mitch, Winston com’era, non avrebbe approvato – quindi con il cazzo, che gliel’aveva detto. Avevano trainato un privo di sensi Italie fino a quello che un tempo era stato un deposito di merci Barrow Sr (cosa suo padre smerciasse, non era mai stato affar suo: la sua teoria includeva prostitute russe, e non aveva alcuna intenzione d’informarsi sull’argomento ed essere smentito) e che, da quando Will era stato così generoso da alleviare il mondo della sua malsana presenza, era diventato il bidone della pattumiera di Barrow Junior. C’erano oggetti comprati per noia, scatole che non sapeva dove infilare nell’appartamento che condivideva con Mitchell e Niamh; aveva usato quell’edificio abbandonato per scaricare qualche corpo privo di vita in attesa di istruzioni su cosa farsene, come prigione per Mangiamorte in attesa di giudizio (colpevoli, sempre colpevoli): Lucas Italie non era diverso da quel genere di spazzatura, ed a suo dire non meritava un trattamento diverso.
    Si rendeva conto di essere lievemente sociopatico, ma, detto fra noi, se ne sbatteva altamente i coglioni.
    Talvolta si scordava di portargli viveri per giorni. Talvolta rimaneva ore, seduto a gambe incrociate sul pavimento di fronte a lui, a parlare del cielo o delle stelle - o si confessava, Will, lasciando che l’alcool sciogliesse la lingua ed i polmoni.
    Così, perché poteva. Così, perché sapeva, il Corvonero, che un giorno l’avrebbe ucciso.
    Di quello, non aveva mai dubitato.
    «ti ricordi april, Nathan, Delilah e neil?» lo osservava ma non lo guardava, respirava ma non lo faceva. Si era stancato di tenerlo lì come un poco ammirabile soprammobile: il giorno del giudizio, alla fine, era giunto per davvero. «sono morti» atono, privo d’alcuna inflessione. «jeanine è la solita bastarda. Lancaster un coglione. Quella puttanella di vasilov ci seppellirà tutti» sollevò pigro la bacchetta verso il ragazzo, la punta ad alzargli il mento verso di sé. «sei fortunato a morire prima che le cose vadano davvero a troie» gli rivolse un mezzo sorriso divertito, le palpebre socchiuse.
    La cosa triste, la cosa davvero fottutamente triste, era che William lo pensava davvero.
    Con la mano libera prese il telefono, sbloccò distratto la tastiera lanciando uno sguardo allo schermo: Niamh stava arrivando.«ma non sentirti in dovere di ringraziarci, lo facciamo con piacere» Modesto, rise grezzo alle pareti di metallo del fatiscente rifugio.
    Rise di Lucas. Rise della Lafayette, del suo omonimo americano, della maledetta coppola da funerale di Dragomir. Rise perché aveva appena compiuto ventiquattro anni, e ne aveva già i coglioni pieni.
    Rise perché arrabbiato. Rise perché impotente. Rise perché non capiva.
    Rise perché quando diceva di star impazzendo, lo intendeva fottutamente sul serio.
    «non mi guardare così, o ti piscio sulla lapide» gli schioccò un bacio.
    Che uomo, William Yolo Barrow.
    Che uomo di merda.
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    Che lo voglia o no, la vita andava avanti. Mi rendo conto che questa potrebbe essere la tipica frase scritta in un libro su come superare una perdita, ma nel caso di Niamh Lynch si trattava di altro. Non che non avesse mai letto qualcosa del genere, comunque. No, signori e signore, stiamo parlando del caso (umano) Italie. Le persone che l’avevano conosciuto, avevano continuato la propria vita anche senza di lui, perché, in fondo, non era una conoscenza fondamentale per nessuno. Molto triste. Di certo non era colpa sua se era una testa di cazzo, a certe cose non si poteva rimediare.
    Dicevo, la vita va avanti. Lo stesso era successo per Niamh Lynch, la quale aveva continuato ad affrontare ogni giorno come l’ultimo, una filosofia che, ne era certa, l’avrebbe portata alla morte prima dei trent’anni – o quello, o suo fratello. Aveva capito che la carriera da giornalista non faceva per lei, almeno non nel Regime in cui vivevano, e nulla sembrava essere adatto per lei. Nulla che sentisse come naturale, nulla in cui fosse abbastanza brava. Certo, se non contava menare la gente, ma dubitava avrebbe trovato lavoro in un settore del genere.
    Prima Lucas, poi il lavoro, e infine l’attentato di Parigi. Il colpo che nessuno si aspettava, a cui nessuno si era preparato – e come avrebbero potuto? Non si prevedevano gli attentati, si subivano. Se li ricordava ancora, i telegiornali, le immagini ripetute centinaia di volte. Cenere e fuoco a specchiarsi nelle iridi castane, sirene a risuonare in una città squarciata da urla, poteva quasi sentire la paura insinuarsi nel petto, schiacciarlo e stritolarlo finché non fosse stato ridotto come quei corpi. Ricordava di come i suoi occhi divoravano quei pixel come una droga, di come avesse bisogno di averne ancora, di capire meglio ciò che stava succedendo. Perché non ci voleva ancora credere, perché aveva bisogno che qualcuno le dicesse che era uno scherzo di pessimo gusto.
    L’attentato, e poi il funerale. Poteva sentire la situazione precipitare, il fragile equilibrio che c’era stato tra Stati, sgretolarsi giorno dopo giorno. Niamh vedeva una guerra all’orrizzonte, e non era certa che nessuno di loro fosse pronto.
    Nella memoria era ancora vivida l’esplosione di tre anni prima, lo scontro che aveva avuto nella caverna, sentiva ancora il resoconto dello scontro avvenuto a Brecon.
    Credeva che fosse scorso abbastanza sangue in Gran Bretagna, ma evidentemente non era abbastanza, non per chi non riusciva a vedere la realtà per quel che era. Non per i tre presidi, affetti da evidenti manie di protagonismo e troppo potere tra le mani.
    Oh, erano così fottuti, e la cosa più bella era che non ne avevano idea.
    Un po’ come Lucas, l’ex ragazzo della Lynch, rinchiuso in un vecchio magazzino da mesi.
    Un magazzino di loro padre, tra parentesi. Pensava che Will fosse più furbo, e ogni volta si ricredeva, da corvonero avrebbe dovuto pensare al fatto che sarebbero potuti essere facilmente collegati all’omicidio del grifondoro, se mai fossero venuti a controllare. Non importava quando fossero bravi a ripulire le scene del crimine, non erano certo a How to get away with murder.
    O forse sì, e li avrebbero chiamati per scriverci una stagione sopra.
    Non era stata lei a voler rapire Lucas, non aveva mai voluto prolungare quell’esecuzione più del dovuto, odiava quel ragazzo, perché farlo rimanere nelle loro vite così a lungo? Forse William ci si era affezzionato, forse voleva adottarlo come animale da compagnia – dopotutto aveva una passione per i casi persi, per i randagi.
    Non c’era nessuno di sera, in quel quartiere, e perché avrebbero dovuto? Era un posto dimenticato persino da Dio, luogo frequentato da tossici di tutte le specie (aw, giurava di aver visto anche i freaks), se non avesse saputo meglio, sarebbe stata terrorizzata.
    Ne aveva viste troppe, per essere spaventata da qualche criminale di merda.
    «non mi guardare così, o ti piscio sulla lapide» beh, ma buona sera. Quella, la prima cosa che aveva sentito entrando, la fine di, ne era certa, un poetico discorso del fratello. «gli faresti davvero questo onore?» che entrata scenografica, ragazzi. Peccato non vi fosse nessuno che potesse apprezzarla, uno occupato a fare il sociopatico della situazione, e l’altro legato come un salame.
    Il suo pubblico era una balracca ingrata e il fratello pisciatore di tombe, ma che bello. Che vita di merda. Avrebbe potuto lasciare il Barrow a sbrigarsela da sola e vedersi HIMYM con Mitchell, e invece aveva deciso di investire il suo tempo in questa attività di famiglia. Il suo odio bruciante per Lucas era stato abbastanza per covincerla a venire, e ancora una volta, a fotterla. Semplicemente fantastico, davvero. «alla fine sei riuscito a cavargli qualche informazione?» si fermò affianco al ragazzo, osservando il pezzo di merda davanti a loro «o l’abbiamo gonfiato troppo?» l’ombra di un sorriso a passare sul volto di Niamh, forse la vicinanza con William le stava attaccando un po’ di sociopatia. Forse erano i Barrow ad essere nati sbagliati. «anche perché vorrei liberarmene, ormai è diventato vecchio come giocattolo» incrociò lo sguardo dell’Italie (sebbene non fosse sicura l’avesse riconoscita), una gelida rabbia che rivestiva ogni parola.
    Preparati, stronzo, il giorno del giudizio è arrivato.

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    William si inginocchiò di fronte a Lucas Italie, gli occhi alla stessa altezza di quelli del ragazzo. Certo, scambiare languidi sguardi con l’ex di sua sorella sarebbe stato più semplice se tale ex non avesse avuto le palpebre gonfie come due mandarini, ma non si poteva aver tutto dalla vita, giusto? Lucas si trovava in uno stato pietoso, ma a dover essere onesti lo trovava più affascinante con parte del volto sfasciata, piuttosto che lindo e pulito come le chiappe di un neonato – davvero, ancora si domandava cosa Niamh potesse aver mai visto in quella faccia da culo dell’Italie. Non ricordava di essere mai stato più fiero di sua sorella, se non quando aveva (finalmente.) troncato la relazione con il ragazzo – la ribellione? Essere una giovane super kool? Averlo ucciso e riportato in vita? Nah, Will era troppo fan di supernatural per rimanere impressionato da cosucce del genere: la rottura con qualcuno rientrava decisamente più nel suo ambito di interessi da ciatella di merda qual era. «sei proprio bruttino» confermò ancora, dopo un’attenta analisi dei tratti del fanciullo.
    Sempre bene ricordarglielo, in caso se lo fosse dimenticato.
    «alla fine sei riuscito a cavargli qualche informazione?» Ruotò in parte il busto verso Niamh, il capo piegato all’indietro per poterla guardare in viso. Com’era risoluta, la sua sorellina! Mentirei se dicessi che Will, nel lasso di tempo in cui l’avevano tenuto segregato, ci avesse realmente provato, a ricavare qualcosa dall’ex Grifondoro: l’aveva usato per lo più come pezza emotiva per quando era troppo sbronzo o fatto per tornare a casa, sedute gratuite di psicomagia che valevano, a dire del bofonchiante Lucas, una tortura peggiore della morte. Meglio così: il Barrow lo odiava come raramente aveva odiato qualcuno, ed ogni scusa era buona per prolungare la sua sofferenza. A ciascuno i propri hobby. «meh,» commentò, spingendo con le mani sulle ginocchia per rialzarsi in piedi e porsi al fianco della ragazza. «ho scoperto che è tinto, vale?» Informazioni utile, oh – bisognava smetterla con i pregiudizi sui biondi, e sapere che Lucas Italie non facesse parte della casta, lo faceva sentire dannatamente meglio. Si strinse nelle spalle, l’indice a grattare distrattamente il naso. «anche perché vorrei liberarmene, ormai è diventato vecchio come giocattolo» Inarcò le sopracciglia e seguì lo sguardo di Niamh sul ragazzo, spostandolo poi lentamente dall’uno all’altro. Si sentiva vagamente terzo incomodo, ma quando mai esserlo aveva causato problemi al Barrow? Gli piaceva infilarsi dove non avrebbe dovuto – vera filosofia di vita, if u know what i mean. «severo ma giusto» commentò, facendo un drammatico passo indietro per lasciargli i loro spazi. Non sapeva con esattezza come funzionasse l’esecuzione di un ex ragazzo, quindi nel dubbio avrebbe lasciato decidere a sua sorella come gestirselo – lui era lì per fare cosa? Il tifo, ovviamente.
    E per nascondere il cadavere.
    «un po’ mi dispiace, avevamo legato» ignorò l’occhiata sbilenca dell’Italie optando per un brillante sorriso che valesse per entrambi. «ma okay, cambiamo giokino» dopotutto non era mica il suo fidanzato, se Niamh voleva liberarsene non l’avrebbe fermata – era davvero inutile, d’altronde. Nessuna informazione, nessun segreto entusiasmante. La sua vendetta se l’era già presa sequestrandolo, toccava alla Lynch-Barrow fare la sua parte. «magia o armi? NE HO PORTATE UN PO’» come un bambino a Natale, Will estrasse la bacchetta richiamando a sé un’enorme valigia nera che aveva abbandonato poco distante. Il suo interno, come prevedibile, rivelò un arsenale che non aveva affatto chiesto a Marcus Howl, figurarsi se avesse avvicinato il fratello di Sharyn per qualche grezza arma (certo che sì, l’aveva fatto). Inutile dire che nella sua quotidiana vita da nullafacente, William non se ne facesse mezza sega di mitragliette, rivoltelle, fucili, pugnali, coltellini da lancio, granate e bazooka - ma faceva sempre figo averle a disposizione, non si sapeva mai quando potessero essere utili. Tipo in quel caso. «hai carta bianca, niv. non sporcare troppo in giro che…» corrugò le sopracciglia, uno sguardo distratto lanciato al magazzino abbandonato del fu Simon Barrow. «nah anzi, sporca pure, possiamo dare fuoco a tutto quando ce ne andiamo» pragmatico, infilò una sigaretta fra i denti e l’accese con un rapido movimento del polso, prima di curvare la bocca in un languido sorriso verso Niamh.
    William Yolo Barrow fratello dell’anno.
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    niamh barrow-lynch
    Ciao cidi si punta a 400 parole di sangue e sofferenza.
    Niamh Barrow-Lynch avrebbe mai finito gli insulti per Lucas Italie? Assolutamente no, perché pensate che avesse creato una bacheca pinterest se no? Era così felice di poter accumulare lì la sua vasta collezione, per poi usarla in momenti come quelli. Si avvicinò al fratello, tirando il telefono fuori dalla tasca «ohi will, guarda che bello questo» cliccò sul pin in questione, mostrandolo al biondo – ormai si aggiornavano a vicenda sulle bacheche, come i veri psycho. Niamh ne aveva persino una della sua ex relazione con l’Italie, una variazione di quella con gli insulti, e aveva già raccimolato un discreto numero di followers: alla gente piaceva il sadomaso (cosa). Quando William si inginocchiò davanti a Lucas, per poco temette che volesse fargli un pompino, dopotutto al bro piacevano quelle cose strane, la sua cronologia internet ne era una prova. Avete idea di quanto fosse raccapricciante scoprire che tipo di porno piacessero a un tuo familiare? Niamh ne aveva un’idea cristallina, dopo aver visto la bellezza di venticinque (25) minuti di Ass weapon destruction (o qualcosa di simile) – lo sapeva che avrebbe potuto fare a meno di guardarlo, anche perché non era il suo genere, però lei voleva il pakketto kompleto. Aveva persino provato a iniziare una conversazione su quel capolavoro, ma Mitchell si era strozzato con l’acqua pochi momenti dopo, solo perché era uno stUpIDO puDikO. «sei proprio bruttino» la mora sospirò e alzò gli occhi al soffitto, ecco che inziava il rito d’accoppiamento «chissà come ho fatto a scoparmelo, non era neanche granché» lei lo aveva avvisato, nel caso volesse tentare una bottarella prima della sua esecuzione. «alla fine sei riuscito a cavargli qualche informazione?» così, tanto per tentare di fare le persone serie per qualche attimo. Quando volevano erano anche capaci, ci voleva solo il mood giusto, chissà se una playslit avrebbe funzionato – cosa credete, la Barrow ne aveva una adatta per ogni occasione. «ho scoperto che è tinto, vale?» la ragazza non poté trattenersi dal sussultare drammaticamente, la mano a coprirsi la bocca nella miglior imitazione di Veronica Lodge. «mi stai prendendo per il culo???» non poteva crederci, per tutto quel tempo l’Italie le aveva mentito? L’aveva sempre saputo che era marcio nell’anima, ma mai si sarebbe aspettata un affronto del genere, era un po’ come se BJ avesse ammesso che le sue sopracciglia non fossero naturali ma disegnate. Cioè??? Roba fantascientifica. «sei proprio un pezzo di merda, Italie» scosse la testa, lo sguardo curioso a posarsi sulle radici scure del ragazzo «will, te non ti tingi vero?» attento che ad Ake piacciono i biondi naturali, prendi nota Wilhelm. Niamh non avrebbe potuto sopportare ulteriori bugie, tanto valeva che il bro svuotasse il sacco se aveva da dirle qualcosa.
    «un po’ mi dispiace, avevamo legato» la ragazza ruotò gli occhi per quella che le parve la centesima volta, lo sapeva lei come avevano legato: «il socio qui mi ha detto che farti da psicologo è stato terribile, non so se la pensa come te» che poi, perché quel lurido di Lucas poteva sapere tutti i segreti del bro e lei no?? Aveva bisogno di partecipare alla sua vita, dato che lei non ne aveva una. Tra ciatelle ci si scambiavano rivelazioni da psycho, okay, ma spesso riguardavano i gossip degli altri. «magia o armi? NE HO PORTATE UN PO’» «ARMI! ma hai visto quanto sono belle??» erano così eccitati, come due bambini in coda per entrare a Disneyland, e tutto per una quantità infinita di armi dentro una valigia. Sapete cosa? Facevano bene, perché era un collezione di tutto rispetto. Non aveva idea di cosa fosse la maggior parte di quelle cose, così scelse ciò che le sembrava più pratico e familiare: una bellissima motosega. «ho sempre voluto dipingere i muri col sangue» stava citando Ghandi, non era mica psycho come qualche altro Barrow, lei (ciao legacy akerrow). Mise in moto la arma scintillante, avvicinandosi a passi lenti a Lucas Italie «benvenuto nella tua cassetta» #riplucas #èstatobll #nonèvero.

    We lived like we would live forever
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