Life is awesome, I confess. What I do, I do best

Renton & Mephisto

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. anti/hero
        +2    
     
    .

    User deleted


    mephisto dallaire
    Fu il volo distratto di una mosca a catturare il suo sguardo.
    Goffo, pesante, scandito da sbalzi che sapevano essere straordinariamente eleganti nel loro assomigliare più a degli impacciati tentativi di imitare le più sensuali sorelle-- libellule. Piccoli draghi dal corpo flessuoso e dai movimenti sinuosi, capaci di ammaliare col lento volo. Nulla in confronto a quelle sciatte, grosse e petulanti -nel loro suono- mosche che sbattevano, stupide, contro un vetro dietro cui stava celata la libertà.
    La fissava in silenzio, assaporando gli istanti di pura agonia che quella forma primitiva di “corpo” provava nel tentare all'infinito di ritrovarsi all'aria aperta, con un vento a favore che magari rendesse meno impacciato il suo volo-- tuttavia doveva essere un desiderio di breve vita, perché Mephisto tollerava poco la compagnia di qualunque altro essere... specie se rumoroso e capriccioso, come quel piccolo insetto nero, imbruttito da movimenti poco fini.
    Con un lesto movimento del braccio, la mano s'abbatté sul vetro con un secco suono distinto, e tutto il resto tacque. Un colpo solo, di palmo, e la mosca -stordita- cadde sul davanzale nella più patetica delle morti. A volte bastava poco, e Mephisto lo sapeva bene: non serviva nemmeno colpire in pieno la preda, specie se si voleva rendere in qualche modo più agognante la sua dipartita. Gli insetti erano piccoli e indifesi, un esperimento di crudeltà mentre avanzando fissava gli occhi sul corpo tramortito ma ancora vivo, per quanto si potesse parlare di vita rivolti ad una mosca.
    Gli occhi chiari ne scrutarono il contorto vibrante, un'ala disperatamente sbattuta nel tentativo di levarsi e il ronzio basso, un formicolio che nemmeno poteva più percepire-- fu crudele, nell'afferrare l'ala sana per alzare la mosca oltre il livello del davanzale, vedendola oscillare disperatamente prima di aprire la finestra e gettarla nel cuore della sua tanto bramata libertà.
    Crudele anche in quelle piccole cose a cui forse nessuno avrebbe dato peso, ignorando più che altro la personalità dispotica del ragazzo. Questo avevano fatto tutti, dal primo giorno: avevano cercato di guardare oltre la verità, alla ricerca di chissà quale speranzosa promessa-- forse erano quei ricci, forse quegli occhi ad ingannare il prossimo che vi fosse di più dietro quella natura altezzosa... ma era una speranza vuota, scellerata.
    Solo gli stupidi avrebbero creduto di poter vedere qualcosa di buono oltre quel velo che scioccamente si poteva credere di copertura ad un cuore minimamente più gentile; nulla si nascondeva sotto, se non una personalità ancora più corrotta e maledetta. E da quando aveva ritrovato anche il proprio vero velo, quell'aspetto che gli era sempre appartenuto, la sua personalità dispotica aveva raggiunto livelli mai sfiorati sinora. Non una volta s'era curato di qualcun altro al di fuori di se stesso, ma Abigail aveva approfittato, e nell'approfittare aveva ugualmente dato fede a qualcuno. E adesso che di lei non restava più nulla, non trovava ragioni per continuare quel teatrino fatto di menzogne, promesse, speranze.
    Si voltò, notò come la sua dose di Amortentia fosse ormai agli sgoccioli, e immediatamente il suo pensiero passò ad Amelia, al modo in cui anche -e forse soprattutto- di lei aveva approfittato uscendone apparentemente vincitore. Sarebbe dovuto tornare da lei a breve, era inutile fingere che così non fosse, che le loro strade si fossero in qualche modo divise per sempre-- sarebbe stato ironico, del resto, e forse era solo un'impressione ma a lei piaceva davvero... pensava, Mephisto, che allora non avrebbe potuto che amare il vero Dallaire, e nel suo orgoglioso egocentrismo si stupì di non essere giunto prima ad una così facile conclusione. Avrebbe solo avuto bisogno di tempo, o forse entrambi doveva ritrovare se stessi in quell'autodistruzione che era portare avanti le spoglie di Mephistopheles Dallaire.
    Tuttavia non poteva permettersi di perdere troppo tempo, e rapido scese dalla poltrona abbandonando quel nido di pensieri-- adesso aveva del lavoro da fare, e per questo motivo automaticamente il ragazzo mostrò un'abile capacità di cancellare in un battito di ciglia ogni pensiero sconveniente, riservandolo per altri momenti. Adesso doveva restare assolutamente fermo e serio nelle sue decisioni, tanto da ignorare persino i brontolii dello stomaco affamato; vagò per la stanza raccogliendo sue cose, e quando ebbe indossato il cappotto si chinò a legare i lacci delle eleganti scarpe che suo fratello minore gli aveva portato.
    Anche lui, così profondamente stupido; si era presentato alla sua porta sotto l'ordine -esatto, l'ordine- di loro madre, che gli aveva affidato alcuni vestiti di qualche anno prima. Fortunatamente Mephisto non era cambiato troppo -parlando del suo vero corpo- in quei tre anni, riscoprendo di poter ancora indossare tutti gli abiti che si era lasciato alle spalle. Nonostante ciò decise che il prossimo passo sarebbe stato tornare in Francia, e farsi cucire qualche nuovo abito dal sarto di famiglia-- sapeva che sua madre ne sarebbe stata felice... del resto, era anche certo che mancasse veramente poco al momento in cui un gufo sarebbe giunto alla sua finestra recando un invito particolare.
    Indossata una sciarpa, Mephisto si avviò verso l'uscita, chiudendosi la porta di legno massiccio alle spalle e uscendo dall'appartamento con passo veloce: sapeva, naturalmente, dove andare e anche come arrivarci... del resto, non poteva che trovarsi vicino al proprio appartamento il luogo in cui aveva passato buona parte delle sue notti più stressanti, permettendosi di distrarsi e di non pensare ai danni malefici del corpo femminile... quanto più alla meraviglia che poteva trarne.
    Non si era preoccupato di cercarla prima, né di avvisarla-- Renton non era certo una che prendeva appuntamenti, ma non era su quella strada per uno dei soliti motivi. Era decisamente diverso dal solito, e quella visita non sarebbe assomigliata a nessuna di quelle avute sinora-- tuttavia per copertura aveva portato qualche banconota con sé, distratto le aveva chiuse nel portafoglio e infilate nel cappotto come se si trattasse degli ennesimi spiccioli non suoi. E, guarda caso, era proprio vero. Da quando era tornato a chiamare la famiglia, la madre si era sempre preoccupata che avesse un piccolo fondo con abbastanza denaro da potersi mantenere dignitosamente. Non le aveva parlato del proprio lavoro di assistente, e non pensava che lo avrebbe fatto dopo; era meglio così, del resto, e nella sua mente stava già pianificando il trasloco in un appartamento più adatto alle sue condizioni finanziarie e sanguigne.
    Si infilò così in uno dei vicoli dove sapeva che l'avrebbe trovata, lo stesso posto -del resto- in cui l'aveva conosciuta e dove ormai erano soliti trovarsi per i loro scambi, di qualunque genere fossero.
    E lì, in attesa, si accese una sigaretta aspettando che fosse lei a comparire-- non aveva altri mezzi per comunicare con lei perché non gli era mai importato, oggettivamente, di far sì che ciò avvenisse. Non aveva fretta, era un uomo estremamente paziente e calmo, avrebbe atteso come ogni volta che fosse lei a comparire quando fosse il momento. Inoltre, Mephisto aveva questa inquietante abilità di sbagliare raramente i tempi delle donne.
    muggle
    23 yo
    maniac
    empathy
    Lay me down tonight in my linen and curls ©
     
    .
  2.     +4    
     
    .
    Avatar

    all that remains

    Group
    Rebel
    Posts
    1,586
    Spolliciometro
    +1,058

    Status
    Offline
    Avrebbe potuto impegnare il proprio tempo libero in un sacco di attività utili, come il boobs watching e collezionare francobolli, ma perché quando poteva, malgrado fosse ricco dalla nascita, spacciare droga nei vicoli bui di Londra? Ed eccolo, biondo e bello come il sole, a passeggiare per le anonime strade londinesi con le mani in tasca ed una sigaretta stretta fra i denti, a cercare clienti a cui vendere un po’ della propria roba. Mentre camminava, come un vero Gen Z che non era, mandava messaggi stupidi (e typati) a Mitchell, giusto per ricordargli quanto lo amasse e quanto la sua vita sarebbe stata vuota senza di lui; vorrei dire fosse abbastanza sveglio da evitare i pali sul suo cammino, ma – e come si denota dal naso evidentemente spaccato una volta di troppo – non sarebbe stato vero: li prese tutti, Will, elencando metodico ogni santo conosciuto e non ad ogni impatto contro il metallo.
    Passandogli affianco, una suora gli sorrise ammirata, sussurrando piano che i giovani oramai non conoscessero più il buon vecchio San Teobaldo e Sant’Ambrogio, elogiando quindi il Barrow per esserseli ricordati: tu sì, gli disse sorridendo, che sei un bravo ragazzo.
    E porca Ma(trioska) se non lo era! Ricambiò il sorriso salutandola con un rapido segno della croce (si salutavano così gli emissari del Signore, giusto? No? Beh, lui in tutta la sua vita li aveva sempre salutati così, quindi sti cazzi), continuando poi la propria passeggiata di salute alla ricerca di tossici cui smerciare un po’ di robbba buona. Si domandò se fra i disperati bisognosi di una dose, avrebbe trovato sua sorella.
    Si rispose, probabilmente sì.
    «yO» rispose ad una chiamata spalmandosi il telefono fra spalla e guancia, i pigri occhi azzurri ad osservare i dintorni. «GIANNI!» il suo call center preferito! Sapeva che la maggior parte delle persone preferiva non rispondere alle chiamate della Vodafone, ma Will – come avrete potuto immaginare – aveva davvero pochi passatempi nella sua vita: insultare le povere anime interessate ad offrirgli 2345689 giga con cui godersi youporn in metro, era uno di quelli. Gianni, il cui vero nome era sconosciuto al Barrow, era il suo preferito: condividevano un sacco di interessi, a partire dalle categorie di porno per arrivare a…niente, solo quelle, ma con Will significava avere il 70% della sua attenzione ed affetto. «L’HAI VISTO IL NUOVO AN-» girò in un vicolo, sorridendo sghembo allo smartphone, rendendosi conto (scioccante!) di non essere solo. Quello, per qualunque persona sana di mente, sarebbe stato il momento per correggere il tiro: anello; anemone; ancestrale; ancella. «-ALE?» Non era mai stato normale, gli si voleva bene così. Piegò il capo sulla spalla osservando il ragazzo nel vicolo, le labbra piegate verso il basso.
    Ma era- «mefistofele?» uno dei suoi Dallaire preferiti? Sperava non stesse cercando eroina in quei bassifondi – sapeva che, se aveva bisogno di una dose, poteva fargli uno squillo. «gianni, scusa, devo andare – ci sentiamo su wassap» buttò giù il telefono al Signorino della Vodafone, correndo – a rallenty; faceva sempre scena – verso il Dallaire per stringere le braccia attorno al suo corpo minuto e frigidino. «mefino bello, cosa fai tra i povery?» Assurdo. SCIOKKANTEH! E mentre salutava il suo vecchio amico, uau!, come pokèmon selvatici in mezzo all’erba alta, apparvero altri due – due! – individui! «ANDERSON!» ma dai, quante probabilità c’erano di trovare un suo studente (che non fosse un freaks) da quelle parti? Che emozione, quale gaudio! Non che William fosse effettivamente insegnante, era /solo/ assistente di Strategia, ma dato che il prof vero non c’era mai, valeva come ufficiale. «anche te in cerca di droga? Ma perché non chiamate subito me, figlioli – AH!» QUELLO CHE SI CHIAMAVA COME LA FINTA CUGINA!!! Battè una pacca sulla spalla di Aloysius, biondo e padre come lui, scuotendo incredulo il capo. «dai raga, trpp bello. facciamo che oggi offro io» fine di una breve storia triste.

    # no one is safe
    23 y.o. | rebel
    03.04.2017
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    william
    yolo barrow


    punti rispetto: +6
     
    .
  3.     +4    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Inferius
    Posts
    1,953
    Spolliciometro
    +129

    Status
    Anonymous
    No ma figurati, fai con comodo. TANTO NON STO ASPETTANDO DA DIECI MINUTI EH. E perché tanto non erano mica tutti in fila, no no. Peggio di un signore anziano con il bastone – quello lì. Finalmente era il suo turno. Un pacchetto di chips ed una coca cola. Aveva pagato velocemente ed era uscito di sottecchi come un ladruncolo da quel negozio indiano aperto 24h sette giorni su sette. Come diavolo facevano a lavorare così tanto, poi? Avevano una bella famigliola numerosa oppure un sacco di commessi diversi che in qualche stranissimo modo si somigliavano tutti come i kinesi? O giapponesi. O per generalizzare, persone asiatiche. Avevano tutti più o meno il solito colore olivastro della pelle, non si abbronzavano mai – e se lo facevano comunque non si notava granché perché erano già, per l'appunto, un po' scuri. Lui era un inglese – se stava una giornata al sole come minimo tornava a casa rosso come un gambero, magari prendendo perfino un'insolazione. Insomma, era una situazione diversa. Non aveva ma visto un indiano con un colore di pelle simile ad un inglese, o italiano, o americano. A meno che non avesse genitori provenienti da diversi parti del mondo. Insomma avete mai visto il figlio di un indiano ed una russa? Charlie no, non Charlie. Lui a malapena vedeva gli studenti di Hogwarts – e probabilmente nessuno di loro aveva genitori simili. Com'era finito a pensare a certe cose? E soprattutto – cosa forse più importante ma neanche troppo – dove diavolo era andato a rifinire? Semplicemente si era messo a camminare sovrappensiero senza una vera e propria meta, e come un idiota si era perso mangiando patatine e pensando ad una russa ed un indiano fare fiki fiki – proprio nello stile dei Sims. Si era fermato di colpo, infilando lentamente in bocca una patatina alla paprika, prima di guardarsi intorno con fare sospetto. Non aveva fumato quel giorno – non ancora – ma comunque non si era negato un paio di birre in quello stesso negozio. Era minorenne, certo, però ormai conosceva il proprietario da diversi anni – ragion per cui ogni tanto gli passava sotto cassa qualche birra. Il suo indianino preferito. Aveva rimesso le patatine nel sacchetto della spesa, afferrando la coca prima di trovare un posto libero su una panchina – si sarebbe seduto lì comodamente, magari a guardare il cielo nuvoloso di Londra. O magari no. Magari preferiva rimanere in piedi come un allocco a guardare quel tizio che sembrava avere un non so ché di losco. Magari era un pervertito. O magari un di quelli del mercato nero. Comprava e vendeva organi alle persone, magari. No – troppo scontato. Ehi. Lo aveva chiamato una prima volta. EEEEEEEEHI. Okay, aveva alzato la voce ma ancora niente di niente. Si era avvicinato a lui – che improvvisamente era diventato un “loro”, notando un viso familiare. Oh, Will. WILL AMICO MIO! MI SEI MANCATO! E lo aveva salutato proprio così: urlando come sua zia ogni volta a natale, prima di abbracciarlo per strizzargli successivamente le guance. Oh sì, sono sempre pronto a scroccare qualcosina! Aveva fatto un passo indietro, sorseggiando la coca.
    # NO ONE IS SAFE.
    03.04.2017 | 14 y/o | slytherin
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Charlie
    Anderson

    punti rispetto: +1
     
    .
  4.     +3    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Professor
    Posts
    3,655
    Spolliciometro
    +1,903

    Status
    Offline
    Sprofondò maggiormente i pugni chiusi nelle tasche, le spalle rilassate ed una sigaretta accesa a pendere pigra dalle labbra; istintivamente, non appena imboccò in quella buia e triste traversa della periferia londinese, si ritrovò a gettare uno sguardo dietro di sé da sopra il giacchetto di pelle – circospetto e sospetto, senza alcun’ombra di dubbio. Abitudine: aveva passato una vita intera nei bassifondi della capitale britannica, abitando più i vicoli con i cugini (e la gang) che non casa propria o il liceo, e sapeva perfettamente che apparenze dava chi si immetteva in simili calli, soprattutto se in solitaria.
    Sapeva anche che, in casi del genere, giudicare dalla copertina fosse alquanto accurato; entrare nei vicoli era un po’ come inciampare in un varco spazio temporale, ritrovandosi accidentalmente in un rave clandestino – degno erede, questo, delle migliori giornate di Woodstock. Avrebbe voluto davvero tanto ricordarsi di certi frangenti di vita, l’ormai ventottenne Aloysius Angus Crane, così da raccontare aneddoti simpatici e spinti ai propri figli – tralasciando il fatto che uno ancora dovesse venire al mondo, e l’altra aveva probabilmente più conoscenze di quante non ne avesse il padre -, ma… eh: di quei fantastici tempi andati ricordava solamente il “euge, del… uscite?” ancora annoiato steso sul proprio letto, ed il “……. dove sono.” della mattina successiva.
    Sicuramente non erano cose così fondamentali - figurarsi.
    Beh, comunque, tornando a noi: Al non cercava la trocah. Cercava, in verità, di capire cosa si dovesse fare con dei neonati quando questi sarebbero finalmente usciti urlanti e disperati dal caldo e comodo ventre materno.
    E lo fa in un vicolo?, vi chiederete o forse no voi.
    Il fatto era che quella era la strada che Google Maps gli consigliava per raggiungere la propria metà, quindi non cercava le verità assolute della paternità tra gli umidi e scorticati muri di una Londra dimenticata persino dagli inglesi. Per quanto filosofici e allucinanti fossero quei posti.
    Poteva farci un pensierino.
    Non ne ebbe seriamente il tempo. «dai raga, trpp bello. facciamo che oggi offro io» ma dai quanta gente! Cos’era, un party? «WILLY!» salutò felice il Barrow, tenendo stretta tra i denti la sigaretta. «e… gente! BAMBINI!» cosa? cosa.
    Non… sapeva in che senso volesse offrire lui, ma per Al andava bene. «daje» commentò, sentendosi già un po’ più giovane e più lontano dalla trentina di quanto non fosse in realtà. «sai dove posso trovare del latte in polvere?» domandò, sorridendo e facendogli un occhiolino furbo furbetto.
    «ce l’ho io!» non se lo aspettava.
    «aw ma dai, a quanto lo fai??» tirò subito fuori il portafogli, fingendo di avere soldi. Non aveva prelevato, ma avrebbe potuto dare al giuovine delle belle monetine di luce per fare dei giochetti di prestigio. «aspetta – ma quella è ……. CocAINA?»
    «… sì?»
    «ma io ti ho chiesto il latte in polvere»
    «eh, appunto»
    «no, quello vero. per mio figlio.»
    «…»
    «…»
    «…»
    «…»
    «vabbè dagli questa»
    «beh dai sì ci sta»


    # no one is safe
    28 y.o. | photokinesis
    03.04.2017
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    aloysius angus
    crane


    punti rispetto: +5
     
    .
3 replies since 3/4/2017, 14:09   249 views
  Share  
.
Top