Red Caps

Elle x CJ

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    Elaine "Elle" Jane Howl
    15 ✕ hufflepuff ✕ from the future ✕ sweet ✕ somewhere in the world
    Camminare in mezzo alla natura le piaceva, ma dopo un'ora di giri per i boschi, Elaine aveva iniziato a domandarsi quando finalmente sarebbero giunti a destinazione. Quanto manca? Domandò, lamentosa per l'ennesima volta, fermandosi di tanto in tanto per far scrocchiare la schiena dolorante.
    Si era fidata, aveva creduto in lui, la tassorosso, quando avrebbe dovuto diffidarne.
    Bastava guarare CJ per capire che non fosse la persona più raccomandabile del mondo, di certo non qualcuno su cui porre fiducia.
    Ma Elle lo faceva spesso, dava fiducia agli improbabili.
    Lo sguardo confuso di CJ avrebbe destato sospetti in chi non lo conosceva, chi non ne aveva familiarità avrebbe capito subito che si era fatto di qualcosa. Ma Elle era abituata a quegli occhi chiari e persi e per lei era normale che lui fosse così, confuso. Camminavano per i boschi con una meta precisa, non sapendo che la destinazione si faceva sempre più lontana e ne erano ignari.

    "Il vostro compito per l'estate è portare un ingrediente raro alla sottoscritta, questo farà partire il voto del prossimo anno da una base minima di A. Vi dividerò in coppie, così da agevolarvi il lavoro."
    La Queen aveva davvero creduto di agevolarla mettendola in coppia con CJ? Nel senso, lui era l'emblema del non-impegno, della non-fiducia, del non-tutto. Ma Elle, appresa la notizia, non si era fatta di questi problemi. Chiunque si sarebbe messo le mani nei capelli, ma lei ingenuamente aveva sorriso al compagno della serie "AH CHE BELLA AVVENTURA CI ASPETTA"
    E non ne aveva idea, Elle, di quanto avesse ragione. Porella.
    Era felice per un motivo in particolare ed affondava le proprie radici anni prima, quando erano dei bambini. Ancora non del tutto formati per potersi dire diversi, uniti da un destino che con loro era stato duro, ma riuscivano a sostenersi a vicenda. Che fine avevano fatto quei bambini, con il tempo? La crescita, la vita, li aveva separati fino a farli diventare degli sconosciuti, tanto che rivedendolo a scuola Elle si era domandata se lui si ricordasse ancora di lei. La crescita li aveva diversificati troppo, avevano intrapreso vie diverse, stili di vita diversi tanto che sarebbe stato quasi impossibile, adesso, avere qualcosa da condividere. Per questo era felice di avere qualcosa in comune con CJ, per poter riallacciare un rapporto con lui. In fondo gli aveva voluto bene, gliene voleva ancora. Ma era tutto troppo difficile. La vita era difficile e l'adolescenza lo era anche di più.
    Per la scelta del compito, aveva avuto da subito un'idea che aveva ritenuto brillante e macabra al tempo stesso. Aveva un ricordo al quale non avrebbe voluto dar voce, la morte di un bambino nel Rodere, anni prima. Sapeva che anche CJ aveva assistito a quella scena pietosa, ma a differenza del ragazzo – anche se lei non lo sapeva – le immagini della morte di quel bambino per lei erano diventate con gli anni meno nitide, più confuse. Non ricordava più la sua espressione morente, nè i suoi versi sofferenti. Era questa la capacità del tempo, aiutava a dimenticare. Non poteva immaginare che per CJ funzionasse in un altro modo.
    Cerchiamo un Thestral?
    Una richiesta fatta con semplicità, che forse appariva nemmeno troppo pensata, una domanda che intendeva tante cose, che riportava alla luce vecchi ricordi che, probabilmente, chiunque avrebbe voluto lasciare sepolti. Ma Elle era così, toglieva gli scheletri dagli armadi propri e degli altri con una semplicità ed ingenuità invidiabile. Leggera, così poteva essere definita. Mai superficiale, però.

    E quindi, dopo varie trattative con Marcus non particolarmente convinto di volerla lasciare con quel tipo strano – della serie "Se torni incinta TE LO GIURO, io...io...lo faccio fuori e ti dico anche come"
    "PAPA'!!!!!!!!!!!!!" L'aveva fermato subito, non poteva ascoltare oltre. -
    Alla fine si erano avviati, prima con mezzi magici e poi a piedi, alla ricerca di un Thestral. Avevano una mappa magica, nella quale erano segnati i punti più probabili nei quali si potevano trovare queste creature.
    Dai fammi vedere. La faccia sporca di fogliame di qualche albero toccato in precedenza, l'aria disperata, sudata per il caldo ed i capelli tirati su con un elastico ma che la facevano sembrare più una pazza che una studentessa attenta. Si avvicinò al fianco di CJ per osservare la mappa magica, non capendo minimamente dove si trovassero, perchè il loro segnaposto era posizionato in tutt'altra zona rispetto a dove avrebbero dovuto trovarsi.
    Ma quelli siamo noi? Dove cavolo siamo?! Ma, no, non poteva essere.
    La mappa non funziona. Concluse.
    Beata ingenuità.
     
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    Fingeva che tornare a casa fosse un sollievo, il Tassorosso, perché qualcosa di diverso nessuno avrebbe voluto accettarlo: chi mai avrebbe preferito rimanere a scuola durante le vacanze estive? Chi avrebbe rimpianto la sala delle torture, il brivido sotto pelle ogni qual volta un insegnante alzava la voce? Chi le notti insonni a sentire i propri compagni piangere? Nessuno.
    Ma per chi non aveva una casa alla quale tornare, Hogwarts era tutto ciò che rimaneva. La vita per le strade di Londra, per quanto gli desse il giusto miscuglio d’adrenalina e libertà, era più difficile di quella al castello – più sudata, più sporca. Era un’esistenza che chiedeva il pagamento di pegno in sangue, carne, denaro o potere, i quattro pilastri della sopravvivenza. Sopravvivenza, ecco di cosa si trattava – nulla più. Per quelli come CJ, a cui di vivere o morire non cambiava un cazzo, sopravvivere era solamente il procrastinare una fine violenta che li attendeva, ad ogni respiro, dietro l’angolo.
    Odiava tornare a Londra, CJ; eppure sorrideva, gli occhi smeraldo a rifulgere nell’opaca luce che filtrava dalle nubi, con Cocaine sotto braccio ed un borsone malandato a pendere sulla spalla. Cos’altro avrebbe dovuto fare? Non viveva bene a scuola, non viveva bene fuori da scuola. Non viveva bene e basta, le nocche spaccate ed il corpo a fiorire di lividi violacei e tagli sanguinanti, una sigaretta a bruciare sulla lingua fino ad intorpidirla. Era uno di quei rari casi umani che apprezzava la vita per il puro piacere di consumarla, piede sull’acceleratore e pilastro di cemento di fronte a sé; l’aspirava fino all’ultima boccata senza mai prendere ossigeno, godendo il piacere di sentirla sfibrarsi sotto le proprie dita come un tessuto ormai cencioso e vecchio: viveva per morire, CJ Knowles. E per rompere i coglioni.
    Aveva già un piede fuori dall’enorme porta in quercia di Hogwarts, il ragazzo, quando qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce. «christopher.»
    Christopher. Ed avrebbe potuto essere Chester, Clarke, Cedric, Clinton, Caleb: non sarebbe cambiato un cazzo, al ragazzino allampanato dalla testa rasata che si fermò con una gamba a mezz’aria, un respiro più dolente a pulsare sulla lingua e nel bieco sorriso degli occhi. Da quando Cole Baudelaire, un mese prima, era sparito nell’etere, CJ era abituato ad udire il tono mieloso e pacato di quell’uomo: nessuno sapeva chi fosse, o perché si trovasse ad occupare quello scranno. Icesprite non aveva fatto una piega alla sua apparizione, il che implicava che nelle alte sfere dovessero sapere da dove fosse giunto, ma tant’era nessuno s’era disturbato di presentarlo alle masse. Non un problema del Knowles, certo: finchè sul trono del preside non ci fosse stata seduta Beyoncè, avrebbero tutti potuto succhiargli il pene.
    … Beh. Se si fosse offerta volontaria, non avrebbe certamente detto di no alla cantante, eh.
    Comunque.
    Sospirò, CJ Knowles, la lingua ad umettare le labbra. Si fermò, ma non si girò verso il nuovo, e sperava temporaneo, preside di Hogwarts. «vorrei fare due paroline con te.» Dire che non se lo fosse aspettato, sarebbe stato esagerato: diciamo che CJ aveva confidato nella buona sorte, pregando silenziosamente che quel momento non arrivasse. Non aspettarselo sarebbe stato sciocco e superficiale, specialmente quand’eri un CJ, e dentro ogni boccone di torta t’aspettavi di trovare chiodi. Lanciò un’occhiata a Sun e si strinse nelle spalle, un sorriso sghembo a ribattere ai guardinghi occhi verdi di lei. Al sopracciglio inarcato della ragazza, fece schioccare delicatamente la lingua sul palato: in quel breve scambio di sguardi, c’era tutta una conversazione dalla quale il resto del mondo era escluso.
    Talvolta, anche CJ.
    Fece cadere sonoramente il borsone al suolo, un sospiro strozzato a sgusciare dalle labbra dischiuse, quindi lanciò il bulldog francese fra le braccia della Grifondoro: «ti raggiungo sull’Espresso.» un’occhiata alle proprie spalle verso l’uomo che, immobile al centro del corridoio, lo attendeva con dita intrecciate ed un sorriso denso quanto arsenico. Il ghigno di CJ Knowles era sempre stato una ferita a cielo aperto, la linea morbida di un taglio mai cicatrizzato.
    Eppure non l’aveva mai sentito sanguinare, fino a quel momento. «non aspettarmi sveglia.» gli occhi ridotti ad una fessura, la bocca a piegarsi ironica nella smorfia di chi, una condanna a morte, la riceveva da sedici anni. «davvero,» sottolineò, spingendo con un calcio il proprio borsone lontano dalla strada principale. Le iridi acquamarina si posarono serie su Sunday, determinate ed asettiche quanto un bisturi. «non farlo.» ossia: se non mi vedi salire sul treno, ci becchiamo poi a Londra – non aspettarmi al binario, perché non mi presenterò in ogni caso – no, fottiti tu, e dai da mangiare caviale a Cocaine, ricco stronzetto.
    «non ho tutto il giorno. e tu, Christopher?» Gesù, CJ aveva tutta la vita. Si morse l’interno della guancia, due dita alla fronte in direzione di chiunque si fosse fermato per assistere al siparietto. Ignorò i sussurri, ignorò le occhiate: intrecciò le dita dietro la nuca, il Tassorosso, sorridendo di quel mondo come Erostrato al lambire del primo incendio.
    Non era nuovo all’ufficio del preside, CJ, ma neanche avvezzo quanto chiunque avrebbe potuto credere: era assai raro, per gli studenti di Hogwarts, presenziare in quella stanza. Principalmente, perché a nessuno dei presidi precedenti era mai fregato un cazzo, di loro. Si lasciò cadere mollemente sulla poltrona dirimpetto alla scrivania di Van Lidova, le mani intrecciate sullo stomaco e parte della schiena ad affondare nel morbido tessuto smeraldo. Era perfettamente consapevole che mostrare il proprio nervosismo, se così poteva essere definito, avrebbe solamente peggiorato la situazione; sapeva, CJ, che il sangue a gelarsi nelle vene non avrebbe perorato la sua causa. Non poteva puntare sull’innocenza, colpevole com’era dalla nascita: poteva almeno far leva sull’indifferenza. «saltiamo i convenevoli, ed andiamo dritti al dunque» Van Lidova si sporse sulla scrivania, il mento poggiato sulle mani. Cercava di metterlo in soggezione, con quello sguardo fisso e vuoto ad inchiodarlo sul sedile? Tentativi sprecati: non esisteva sottomissione, per CJ Knowles – cristo, gli era rimasto solo il proprio orgoglio.
    E come già detto, non ci teneva poi così tanto a vivere abbastanza da vedere l’alba del giorno dopo.
    «hai buoni voti, Knowles, ma davvero un...» Reclinò il capo come un uccello difettoso, meccanico come nessun animale avrebbe mai dovuto essere. «…pessimo istinto di conservazione.» convenne infine, allargando le mani ed il sorriso.
    Sapeva già, dove voleva andare a parare. Lo sentiva vibrare in ogni osso, in ogni parola scoccata fra i denti. «la tua attitudine è a dir poco oltraggiosa; sono giunto a svariate conclusioni, sentiti libero di fermarmi quando credi sia giunto alla risposta corretta:» cinquanta sfumature di violenza, e CJ le conosceva tutte: preferiva la brutalità carnale, ma sapeva accontentarsi di quel che passava il convento. Persone come Bio erano convinte di poter trattare ragazzi come CJ con la sufficienza che avrebbero riservato ad un mendicante che chiedesse ai passanti grammi di cocaina: arroganza, presunzione – e potere, quello derivato dalla certezza di predominare, sapendo che nessuno li avrebbe fermati.
    E la verità, era che poteva permetterselo.
    «uno: vuoi porre fine alla tua vita in maniera creativa e dolorosa.» come negarlo.
    «due: hai subito danni cerebrali da bambino.» come accertarlo.
    «tre: sei il figlio di due fratelli, ed hai riportato, di conseguenza, ovvi ritardi mentali» come saperlo.
    Il ghigno distratto con il quale concluse la sua arringa, la lingua a sgusciare sulle labbra e gli occhi a serrarsi, costrinsero CJ a grattare con più fervore l’interno del pollice. Anche se saggiamente decise di non rispondere, nulla potè fare per quella bocca dal sorriso bieco e facile, specchio onesto di una realtà rovinata: il preside non ricambiò. «ho cercato di contattarli, i tuoi genitori»
    Lo sapeva, CJ Knowles, che sarebbe successo.
    Per il mondo babbano, lui neanche esisteva, invisibile fra i non visti, ma per quello magico era stato costretto ad improvvisare: «sono molto impegnati.» in una partita persa in partenza, si giocava il tutto per tutto. «sa come si suol dire…folli e ubriachi d’amore.» Dove con tutto per tutto, nell’ambito di un CJ Knowles, s’intendeva irritare il proprio interlocutore finchè non arrivava laddove, sin dall’inizio, questo voleva arrivare: odiava chi girava attorno al nocciolo della questione. Odiava chi cercava di giustificarsi. Il preside inarcò le sopracciglia, poggiando la schiena sulla poltrona. Improvviso, scattò nuovamente in avanti e picchiò entrambe le mani sulla scrivania, guadagnandosi un freddo sorriso dal Knowles.
    Così gli piacevano, le bestie: quando smettevano di fingere di non esserlo.
    Evidentemente, il nuovo preside di Hogwarts era un fan di Beyoncè e Jay Z, ed era a conoscenza del fatto che non avessero un figlio – almeno, non lui: sperava almeno avesse colto la sua battuta di spirito sui duetti più famosi dei suoi genitori spirituali. Non sopportava quando il suo umorismo veniva ignorato.
    «qual è il tuo nome?» Quella era facile.
    «CJ.»
    «chi sei, cj?» Il respiro calibrato ad ogni battito, gli occhi acquamarina a galleggiare sul filo dell’abisso. Sapeva cosa la sua risposta avrebbe comportato.
    «nessuno.» eppure lo ammise comunque, in quella sfida spessa di un’ironia che rendeva leggero solamente il suo sguardo. Perché non era un idiota, CJ: se eri un problema, ed eri un nessuno, la soluzione era servita su un piatto d’argento.
    La soluzione gliel’aveva servita su un piatto d’argento.
    «stato di sangue?» Tacque. Non sorrideva più, CJ Knowles, mentre il preside si alzava dal suo scranno per circumnavigare il tavolino, raggiungendo quindi il suo fianco. Chiuse gli occhi per un breve istante, il capo chino a ridere di sé stesso. «vedi….cj. potrei ucciderti qui, in questo esatto momento, e nessuno verrebbe a reclamarti» si abbassò, il preside, piegandosi sul Tassorosso con un sorriso insano e genuino. Quando battè le mani, CJ spostò istintivamente la testa, trovandosi più vicino all’uomo di quanto avrebbe preferito essere. «è illegale, per un minorenne, vivere senza alcun tutore. Dovrei prendere provvedimenti, mh? potrei recluderti in qualche struttura controllata, come new hovel - feccia per feccia» Beh: vitto e alloggio pagato dal Ministero? A lui andava bene. «oppure non so, Azkaban» Non l’avrebbe fatto davvero. Non gliel’avrebbero permess- ah.
    Sbagliato. Nessuno avrebbe potuto impedirglielo.
    Però, dove sarebbe stato il divertimento? Non era quella la risposta al problema che il preside, in verità, cercava. «sai qual è la parte che preferisco, con quelli come te?» Lo sapeva, CJ.
    Era un’esistenza che chiedeva il pagamento di pegno in sangue, carne, denaro o potere.
    «stato di sangue?» ripetè l’uomo al suo orecchio, mentre il Tassorosso sfoggiava uno sghembo, disperato, e cedevole sorriso: era la stessa battuta da un mese, e da un mese faceva ridere solamente Biochemists Van Lidova.
    Quasi, rise anche lui. «sconosciuto.»
    La bacchetta già sguainata, la punta a premere sulla guancia scavata del giovane. «allora diamogli un’occhiata» ed il primo squarcio a strappargli un gemito, un liquido caldo a colargli sul collo.
    Ed un secondo.
    Ed un quarto.
    Ed un
    Ed

    Lo sapeva, CJ, qual era il bello di quelli come lui: non c’era alcuno a lamentarsi, se tornavano a casa con più carne esposta che pelle.
    Non c’erano responsabilità, se non esisteva nessuno a porre denuncia.
    Non c’era reato, se ad essere colpito era un Nessuno.
    Non sapeva quanto, della conversazione che ricordava di aver avuto con l’uomo, fosse frutto della sua allucinata disperazione, e quanto di fatti realmente accaduti – ad un certo punto, il Tassorosso, aveva perso la presa sulla realtà: gli aveva davvero augurato buone vacanze? L’aveva davvero minacciato di cercarlo, quell’estate, per passare un altro po’ di tempo insieme? Era un livello di accanimento terapeutico a cui perfino CJ Knowles non era abituato: solitamente, dopo un po’ di malsano divertimento, tendeva ad annoiare.
    Avevano uno strano modo, ad Hogwarts, per svelare il potenziale dei loro studenti: tutta una nuova concezione del ha le capacità, ma non si applica.
    Non sapeva da quanto tempo fosse lì. Potevano essere passati minuti, come ore, come giorni: la schiena poggiata al pavimento, la guancia a cercare nel freddo contatto con il marmo un blando sollievo a quell’ammasso pulsante di dolore. Non c’era muscolo, articolazione, cellula che non gli dolesse; se non avesse percepito il sangue bagnargli gli abiti, non sarebbe neanche stato certo di aver ancora un battito. Deglutì, un ansito soffocato a spezzargli i polmoni. Nella solitudine di quella stanza, con la sola compagnia dei propri rantoli umidi, CJ serrò le palpebre e rise. La prima regola quando si recuperavano i sensi e si sapeva di aver riportato dei danni fisici, era: dove sono le ferite? Ma il Tassorosso, quel giorno, aveva solo una risposta – esilarante, dal suo punto di vista.
    Dove non sono?
    Ed allora continuò a ridere, sentendo il petto ribellarsi ad ogni muscolo contratto nel gesto. Trascinò pesante le mani a coprirgli il viso, incurante del bruciore dove i polpastrelli sfiorarono la carne viva.
    Era in trappola.
    Dentro Hogwarts, fuori da Hogwarts. Nella sua fottuta mente, capriccioso labirinto che lo costringeva a perdersi ad ogni svolta: non aveva mai avuto una via di fuga, CJ Knowles. Non aveva mai voluto una via di fuga, CJ Knowles.
    Rotolò supino, un urlo rauco soffocato dalla lingua stretta fra i denti. Solitamente i torturatori non si spingevano così in là, perlomeno non in un’unica seduta: si fingeva di non temere ripercussioni, ma la verità, taciuta all’opinione pubblica, era che Hogwarts non sarebbe andata avanti, senza i suoi studenti. Se non tutti, buona parte dei genitori non avrebbe tollerato un simile comportamento sui propri pargoli: era con le lamentele rigettate, che si giungeva all’alba delle rivoluzioni. Spinse con i palmi sul pavimento, fermandosi a metà del movimento per ricordarsi come respirare; tossì un denso grumo di sangue al suolo, gli occhi chiusi a combattere le vertigini date dall’ingente perdita di liquidi. «make me your Aphrodite.» canticchiò privo di voce, serrando le palpebre ed ingoiando bile e saliva. Se fosse riuscito a muoversi con la giusta cautela, avrebbe evitato ai tagli che avevano iniziato a rimarginarsi, di riaprirsi – gli bastava arrivare in infermeria, o… beh, ovunque. Se avesse acquistato un minimo di lucidità, avrebbe potuto approfittare di essere ancora al castello per fare da sé il primo soccorso. Ed a proposito di castello: aveva come la sensazione di aver perso il treno per Londra. Un’altra risata gli scosse le spalle, mandando una stilettata di puro dolore dalla bionda testa rasata, alla lontana punta degli alluci. «make me your one and only.» Strisciò le ginocchia al suolo ed inarcò la schiena, la fronte madida di sudore poggiata sul pavimento.
    In piedi, CJ. Un attimo, un attimo.
    «but don’t make me your enemy, your enemy, your enemy.» Gli ci vollero una manciata di minuti, prima di riuscire ad alzarsi in piedi – e quale gaudio fu, per il Tassorosso, scoprire di avere ancora delle gambe! Si appoggiò malamente al muro, respiro affannato e vista offuscata. Sbattè le ciglia, le ginocchia a tremare mentre tentava un passo verso l’esterno. Il trucco era non pensare, lasciare che il proprio corpo, ignaro del dolore, lo trascinasse laddove credeva più opportuno trascinarlo. Dopo quelle che parvero ore, sbucò nel corridoio principale.
    E quasi si scontrò con qualcuno. «oh, mh. Non dovreste essere tutti…idk, a casa?» Cosa? Con uno sforzo immenso corrugò le sopracciglia, la testa a pesargli sopra la spalla. Alzò la testa in direzione della voce, non riconoscendo l’uomo che aveva parlato. «ah. Oh. Non buono, affatto buono» CJ si passò una mano sul viso, i polpastrelli a sporcarsi di vermiglio. «non è male come sembra.» mentì, inarcando un sopracciglio. «cosa devo fare. devo portarti in infermeria? No, non è un problema mio, non devo immischiarmi. COSA DICO – stai morendo? Non morire, dai. Dov’è Lydia?????? Ma sei uno dei miei – no, la divisa non è mia» Osservò l’abbigliamento dell’uomo, il capo reclinato a fingere più sanità di quanta non gliene fosse rimasta: davanti a CJ si stagliava Nathaniel Henderson, l’insegnante di Controllo. Quale immensa fortuna. L’uomo allungò le braccia verso di lui, infine le lasciò ricadere lungo i fianchi; si portò un dito al labbro inferiore, le sopracciglia corrugate. «non voglio farmi coinvolgere.» CJ rise. «finchè è vivo, c’è dentro fino al collo.» o forse pensò solo di averlo detto, mentre perdeva la concretezza sugli eventi.
    «potrebbe…» si schiarì la voce, i pugni contratti. Con l’indice premette sulle palpebre, la spossatezza a rendere quel gesto più lento del dovuto.
    Non ne aveva più voglia, CJ Knowles. Non ne aveva più voglia e basta. «…un passaggio.» smozzicò, controllando il respiro. «Londra.» «hai detto san mungo?» «londra.» «ho sentito san mungo» Non aveva alcuna intenzione di andare in ospedale, figurarsi: un vecchio amico di uno dei suoi tanti papi sapeva estrarre proiettili e ricucire ferite che era una meraviglia – e se ci riusciva con le armi da fuoco, perché non avrebbe dovuto esserne in grado con…quello? Scosse il capo. «voglio solo andare a casa.» sfuggì dalle labbra esangui del Tassorosso, la supplica grezza di un pagano.
    Il cruccio degli esseri umani era desiderare ciò che non potevano avere – e CJ Knowles, in fondo, aveva solo sedici anni. «voglio solo andare a casa.» ribadì, un sorriso tagliente quanto un coltello, imbottito di quell’ironia che faceva male al solo pronunciarla.
    Nathaniel gli domandò l’indirizzo, CJ glielo diede.
    Si ritrovò così, in una notte qualunque di un giorno qualunque, a guardare l’entrata di una casa qualunque. In una notte che avrebbe potuto essere sua, di un giorno che avrebbe potuto essere suo, CJ osservò una di quelle case che, in un’altra vita, avrebbe potuto appartenergli. «sicuro che sia questa?» Il campanello recitava Quinn – più un “Scott” aggiunto a penna. Il Tassorosso annuì. Era sicuro che non fosse la sua. «grazie.»
    Attese che Henderson se ne andasse, prima di abbandonare lo zerbino della dimora dei Quinn, diretto solo il cielo sapeva dove. Un passo per volta, un respiro per volta.
    Un CJ per volta.

    Si fermò in mezzo al sentiero, gli occhi ridotti ad una fessura e la mano a scivolare fra i cortissimi capelli biondo scuro. Perché a lui? Perché? Di suo, avrebbe preferito farsi schiacciare da un batticarne, piuttosto che fare i compiti assegnati dai docenti di Hogwarts; considerando il trattamento subito, la sua voglia di mostrarsi uno studente modello, era calata ancor più drasticamente; era guarito dalla maggior parte delle contusioni, ma respirare era ancora uno strazio – la schiena coperta i cerotti, una garza sul fianco, lividi scuri sugli occhi, aveva perfino un dito rotto.
    Ma poi, nei boschi - credevano forse fosse una fottuta coccinella? Un maledetto lupetto? Pensavano bussasse alle porte degli anziani per vendere biscotti cioccolato e menta? Siamo seri, santo cielo: non era fatto per la vita da boy scout. «quanto manca?» Assistimi, signore. Attraverso le lenti scure degli occhiali da sole, CJ lanciò un’occhiata feroce a Elaine Howl, l’unico fottuto motivo per il quale aveva accettato quella sfida. Il fatto che la sua vita scolastica non potesse peggiorare, non significava che avrebbe fatto colare a picco anche quella dei suoi compagni: ”Non si viene scelti per Tassorosso per nulla”, come amava ricordargli Blowjob.
    Stupido cazzone ingrato.
    Si costrinse ad inspirare ed espirare, il capo reclinato verso il cielo. CJ Knowles era come le pantegane, ed il suo territorio di caccia era la città: si orientava nelle viottole di Londra come un topo di fogna fra i tubi, ma se gli mettevate di fronte un albero, si perdeva al primo ramo.
    Perché , CJ si rendeva conto che si fossero persi. Semplicemente, non vedeva perché far preoccupare Elle, la quale pareva già fin troppo agitata di suo. «lo vedrai quando ci saremo.» rispose piccato, corrugando le sopracciglia. Il ragazzo indossava scarponcini (ovviamente), jeans strappati (ovviamente), ed una lunga canottiera bianca che, sul corpo troppo magro del ragazzo, pareva danzare – skste, i tagli facevano un male d’inferno. «lo sapevo che dovevo portare cocaine.» sibilò guardando la mappa, proseguendo per percorsi casuali. Dopotutto era risaputo che i Bulldog Francesi erano ottimi cani da Thestral (MA QUANDO MAI. Semplicemente, vedere Cocaine pisciare felice su ogni arbusto di quel fottuta bosco, sarebbe stata una gioia abbastanza soddisfacente per l’animo turbato del Tassorosso: l’avrebbe fatto CJ, in quel tacito VENDETTA VERA contro una natura che si ribellava alle leggi della fisica (!), se solo non fosse stato incredibilmente rude in presenza di Elle).
    «Dai fammi vedere.» Fu tentato di sollevare la mappa sopra la propria testa per strapparla agli occhi di Elle, approfittando dei quasi venti centimetri di differenza che li separavano. Non lo fece solamente perché non credeva di poter alzare così tanto il braccio senza riaprire vecchie ferite. «Ma quelli siamo noi? Dove cavolo siamo?! La mappa non funziona.» Quasi, Elaine. Quasi. CJ sospirò, le labbra curvate in un sorriso obliquo. «le mappe sono sopravvalutate.» concluse infine, ammantandosi di quella sicurezza che da sempre dava l’idea ch’egli, realmente, sapesse quel che faceva.
    Spoiler alert: il 99% delle volte, non ne aveva idea.
    «sono tre fottute ore che giriamo a vuoto; statisticamente parlando, avremmo già dovuto trovarne almeno uno: non mi fido.» aprì le mani e lasciò cadere la mappa, droppandola come avrebbe fatto con un microfono. «e non ne abbiamo bisogno.» no, figurarsi. Averne bisogno, loro? Pft. Non perché CJ non fosse in grado di interpretarla, eh.
    Figuratevi.
    «propongo di seguire l’istinto.» ma quale. «di provare che ci meritiamo questi thestral.» CJ, hai perso troppo sangue. «chissene fotte, della mappa.»
    Tutti, CJ. Tutti.



    crane junior hamilton christopher jeez knowles || 2000's || hufflepuff
    murdered remembered murdered -- ms. atelophobia
     
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    Elaine "Elle" Jane Howl
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    Ho capito tutto e ti perdono. Ammise, illuminata. Si erano persi, Elaine era giunta – finalmente – a questa conclusione. Ma lo poteva perdonare, dopotutto aveva portato dietro dei biscotti per il viaggio. (Si, Chiapp, dillo che li ha portati wat)
    Come se non bastasse, poi, aveva iniziato a piovere.
    Era rassicurante come solo un temporale estivo poteva essere nel suo incessante titillare, ma non era quello il momento adatto. Amava la pioggia, risvegliava il lato di sè più malinconico, ricordi che possedeva ma che svanivano in fretta come un sogno al mattino. Ricordi che poi tornavano con la pioggia, come sensazioni, come deja vu, facendo sentire Elle protagonista di un’altra vita, non più quella di un’orfana, ma di una figlia amata che attende la fine della pioggia per uscire nel grande giardino di casa a giocare con i genitori. Era strano, un pensiero che non avrebbe saputo spiegare a parole, ma quando iniziò a piovere Elle si rabbuiò un po’.
    Alla fine si erano convinti a tornare indietro seguendo la strada percorsa, dai, almeno questo sarebbe dovuto essere facile, no? Elle aveva segnato gli alberi raggiunti poggiandovi una pietra colorata sulle radici in vista, così che potessero ritrovare buona parte della strada anche senza mappa. Che previdente!
    Continuarono a camminare perché, in realtà, anche Elle credeva più nell’istinto che nelle mappe o nei sassi, ma per un tratto di strada quei sassi colorati tornarono utili.
    I passi, poi, si bloccarono quando la ragazza riuscì ad infilare il piede nell’unico buco presente in forse dieci ettari di terreno – l’unico buco, secondo lei, ma non poteva sapere quanto era stata fortunata beccare una delle poche buche prive dei sui abitanti – ed atterrò sul proprio di dietro.
    Porca Queen. Chiuse gli occhi, temendo il peggio.
    L’evoluzione di “porca puttana”, Elle non era così volgare dai, ma il Porca Queen rendeva alla perfezione il suo pensiero.
    Pensa positivo, Elle, pensa alle caramelle. Sotto le dita la consistenza della terra mista a sabbia rendeva l’ambiente scivoloso e paludoso, molliccio.
    CJ LE SABBIE MOBILI! DIMMI CHE NON SONO LE SABBIE MOBILI! Alzò in alto le mani afferrando i pantaloni del ragazzo – e sporcandoli - unico appiglio saldo (?) che sapeva esserci nei dintorni.
    Forse era una paura insolita, ma in pochi erano rimasti sconvolti come Elle dalle sabbie mobili in Tomb Raider III nell’episodio “Giungla” (?), quasi quanto la paura che nutriva per le metropolitane, per lo stesso identico motivo.
    Aprì un occhio, poi l’altro e vide che la scarpa era incastrata in una buca insolita, sembrava più una tana per conigli o qualcosa del genere.
    Tentò di convincersene, ci sperò. Aww, una tana di conigli #credici Eppure un terribile presentimento non l’abbandonava.
    CJ le allungò una mano per aiutarla a tirarsi su, e dopo vari tentativi riuscirono ad “estrarla” da quella buca. A volte si domandava perché lui fosse finito nella Casa di Tosca, e poi il pensiero tornava a pochi anni prima, quando erano solo dei bambini e CJ era il primo a schierarsi in sua difesa e protezione al Rodere. Ricordava perché fosse affezionata a lui persino dopo anni in cui le loro strade si erano separate.
    Oltre la maglietta troppo larga del ragazzo, a diretto contatto con la pelle, era riuscita ad intravedere delle bende e, di nuovo, si sentì riportata indietro negli anni, era di nuovo una bambina impaurita dal sangue e desiderosa di fuggire, la stessa bambina debole che CJ si offriva di proteggere, ogni volta. Grazie. Sorrise, ma il bruciore incessante alla caviglia la costrinse a guardarsi i piedi, e si dimenticò delle bende del ragazzo. Stava sanguinando. I CALZINI NUOVI. I calzini nuovi gialli a pois neri, i suoi preferiti, (?) erano impregnati del suo sangue.
    Aveva sentito farfugliare qualcosa di indecifrabile, come un...grghgrggrh e d’istinto aveva guardato verso CJ. Lo aveva fulminato, infelice. (?)
    Non ero io.
    Una piccola goccia di sudore freddo attraversò in verticale le spalle della ragazza. Era certa di aver sentito qualcuno sogghignare, ma la pioggia e la lenta foschia che aveva pervaso il bosco non permettevano una visione nitida dell’ambiente circostante. Non scherzare. Non scherzare CJ, e se non sei stato tu...almeno menti. Un rumore sinistro, proveniente da delle frasche dinnanzi a loro, costrinse Elle a sussultare e farsi più vicina al ragazzo. Poi, dal verde, un sasso colorato di rosso si scagliò a tutta velocità verso di loro, colpendo Elle in piena fronte, stordendola per qualche secondo. Per fortuna non era stato un sasso eccessivamente grande.
    VIENI FUORI STRONZO! Portò un pugno in alto, facendo la voce grossa (?)
    Fu a quel punto che dinnanzi a loro si palesarono degli esseri, non erano umani, non erano animali.
    L’aspetto era quello di tanti piccoli nani anziani (?) la pelle di un colore verde putrido non dava loro un bell’aspetto, così come i denti acuminati che mostravano senza vergogna e gli artigli che rendevano le loro mani ossute simili a ad armi. La testa era quasi priva di peli e ricoperta a malapena da un berretto sporco di quello che sembrava...sangue.
    Tutti tenevano in mano una spranga di ferro, sogghignavano e guardavano Elle, e poi CJ, poi di nuovo Elle. Un’unica parola fu quella che Elle riuscì a percepire, tra un sogghigno ed un altro: sangue.
    Hai messo la marijuana o altro nei biscotti?
    Domandò, al compagno, sperando in una risposta positiva.
     
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    Brontolo il Terribile (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco: 14 PA (Elle)arma: Randello, Artigli, Zanne
    Cucciolo il Sanguinario (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco: 8 PA (CJ)arma: Randello, Artigli, Zanne
    Dotto l'Enigmista (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco:arma: Randello, Artigli, Zanne
    Eolo il Vampiro (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco:arma: Randello, Artigli, Zanne
    Gongolo l'Antropofago (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco:arma: Randello, Artigli, Zanne
    Mammolo il Malvagio (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco:arma: Randello, Artigli, Zanne
    Pisolo il MangiaBudella (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco:arma: Randello, Artigli, Zanne
    ELAINE HOWL (mago/strega, 20 PA/PD)PS: 60Attacco: --arma: ?
    CJ KNOWLES (leader, 25 PA/PD)PS: 80Attacco: --arma: ?


    Brontolo, detto il Terribile, si avvicina a piccoli passi veloci verso Elle per sferrarle una randellata alle gambe, nella speranza di farla inciampare e cibarsi di lei.
    Cucciolo, detto il Sanguinario, prende da terra una grossa pietra e la scaglia verso CJ mirando alla testa, per stordirlo e dissanguarlo.

    Gli altri per il momento guardano e ridono sotto i baffi (?)
     
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    Le labbra dischiuse, un sospiro a rotolare amaro dalla bocca di CJ. Spinse gli occhiali da sole sulla punta del naso, incurante della pioggia, prima di premerli nuovamente sulla radice.
    «mi stai prendendo per il culo» le dita unite sotto al mento, le palpebre ora serrate. «mi stai prendendo fottutamente per il culo»
    Spoiler: no.

    2031. Un undicenne CJ, immobile in mezzo al giardino, reclinò il capo verso la figura poco distante che si muoveva a scatti verso di lui. Sbuffò spazientito, le iridi chiare rivolte al cielo. «soggetto uno e soggetto due che mi hanno generato» gridò, la testa un poco volta verso casa, ai suoi genitori. Non erano mai stati una famiglia tradizionale, di conseguenza non aveva mai compreso il cocciuto bisogno di etichette tradizionali. «ade sta di nuovo facendo la creepy» pur sapendo che non avrebbero rimproverato Adelaide Milkobitch, sua sorella, CJ trovava ogni occasione per risultare fastidioso anche con lei. Così, perché fare il normale non gli riusciva bene. «sono qua, idiota» una quattordicenne medium, gli occhi blu piccati e quieti, lo osservò da sopra il taccuino poggiato sulle ginocchia. «allora il nuovo nanetto da giardino è fottutamente inquietante» un sorriso sbilenco, di quelli che sporcavano bocca ed occhi per l’osarsi di pronunciare tali volgarità. Il brivido del turpiloquio, a far sorridere finchè ancora non avevi l’età per permettertelo. Heidrun, comodamente coricata su di una sdraio, piegò la rivista con un gesto secco del polso. «quale nanetto da giardino?»
    Bello finchè era durato. CJ corrugò le sopracciglia, le braccia incrociate pensose sul petto. Quando si girò nuovamente verso la cosa, spalancò gli occhi e la bocca: «RUUUUUN?» Il nano gli rivolse un ghigno marcio e sanguinolento, una lunga sbarra di metallo a falciare il prato dietro di sé. «RUN» Sua madre, o quella che si fingeva tale a convenienza, lo ignorò volutamente. «destra», rispose solamente. «cosa? AHIA» il berretto rosso picchiò con il manganello sulla punta del suo piede sinistro, mozzandogli il fiato. Lo strinse protettivo al petto, saltellando all’indietro con la gamba sana. «HEIDRUN!!!!!!!!» «non ti sento» «GEMES?!?!?!? AHIA» il bastardino lo colpì alle ginocchia, un sibilo fra i denti del telepata ed ingiurie silenziose per le quale ancora non conosceva abbastanza insulti verbali. «smettila!» quando il Nano ruotò ancora il manganello nell’aria per colpirlo, CJ rotolò di lato schivandolo.
    E si incazzò – finalmente. «NANO DI MERDA DAMMI QUELL’AFFARE» di certo non conosciuto per la sua strategia militare, CJ si scagliò feroce sul Berretto Rosso, le mani allacciate sul bastone a cercare di strapparglielo dalle mani. «RUN! GEMES!» premette la suola della scarpa sulla faccia del Coso, tirando con quanta forza avesse verso di sé il manganello. «si può sapere cos-» «lascialo fare, tanto lo esaspererà così tanto che se ne andrà volontariamente» «PARENTI STRETTI» Fu il peso stesso del nano a tenerlo in equilibrio, entrambi i piedi ora premuti sulla faccia del Coso mentre lo spingeva indietro. «heidrun» «scommetto dieci falci su cj» «sei seria» «MI HA MORSO IL PIEDE – lurida cosa» fece una capriola per tornare con i piedi al suolo, e tirando il manganello verso di sé diede un calcio in faccia al Berretto Rosso. «CRANE?!?!? Ma basta» digrignò i denti e diede una testata alla bestia, prima di colpirlo con un’iraconda gomitata al capo. Retrocedette rapidamente cadendo al suolo, dove si trascinò cercando di allontanarsi dallo gnomo. Perdeva bava, quell’affare, ed aveva rossi occhietti iniettati di sangue – l’Hamilton poteva fare il badass quanto voleva, ma perfino lui aveva dei limiti. Così deglutì, le palpebre serrate. «MAMMA????» gli sfuggì, giuro - ad una certa, veniva naturale. Un sibilo sopra di lui. Un tonfo al suo fianco: il berretto, gli occhi ormai vacui, giaceva su un fianco con uno spiedino a trafiggerlo da una parte all’altra del capo. Non credeva avrebbe mai più presenziato ad una grigliata.
    «bastava chiedere nel modo giusto» Ma perché a lui. Ruotò il capo sul prato, arcuando leggermente la schiena per lanciare uno sguardo pregno d’astio alla persona che l’aveva generato. «che palle» si lagnò, il broncio pronunciato mentre si alzava da terra. Si sentiva un po’ come i bambini al quale scappava mamma rivolto alla maestra: non era una cosa che gli piaceva dire. Non era una cosa che gli piaceva pensare.
    Era un CJ, lui: non era fatto per essere normale. «anche io ti voglio bene, figlio»

    Ovviamente, l’attuale CJ Knowles non poteva sapere che quello non era un vero primo incontro con i Berretti Rossi. Non ricordava, CJ, di aver già visto quelle puttanelle in un’altra vita – e di avergli infine fottuto il manganello, per dire. Così non potè fare a meno di ridere, il capo a scuotersi incredulo nell’aria. Ecco spiegato il motivo, sotto forma di malvagi amiki di Taylor Snow white Swift vrs Bad Blood, per il quale normalmente non faceva i compiti assegnati dai docenti. Facendo il cazzone menefreghista, non era mai incappato in dei nani con il cappello Obey tarocco – una volta che, per amore della sua casata, sceglieva di cimentarsi in un progetto di gruppo, tadaaan. Subito inculato.
    Così
    Fottutamente
    CJ.
    Battè le mani fra loro con ammirazione, le labbra strette in una linea severa. «sarà divertente, dicevano» Si umettò la bocca, incapace di prendere sul serio la minaccia. «una passeggiata nel verde ti farà bene, dicevano» e tutto per cosa? Per dei fottuti cavallini morti - ma santo Dio, perché. «uno spasso» ringhiò, alzando un dito medio verso le sette bestie di satana di fronte a loro. Veniva ripagato così per l’unica volta in cui sceglieva di fare la cosa fottutamente giusta?
    Ecco cosa ci si guadagnava, ad essere un CJKnowles.
    «ma ceeerto, una roccia! CHE FANTASIA» spalancò le braccia nell’aria, una preghiera a Beyoncè masticata fra i denti. Una vera fortuna che la #thug life lo seguisse ovunque – e che CJ, senza armi, non uscisse neanche dallo stra maledetto bagno. Sospirò, scosse il capo. Avrebbe preferito che Elle non vedesse l’arsenale - troppe spiegazioni da dare in merito a cui non aveva alcuna intenzione di dar voce. «cristo redentore» si sarebbe lanciato lateralmente per evitare il masso, e mentre rotolava nel fango avrebbe estratto la rivoltella tenuta fra l’elastico dei jeans e la schiena – con i gesti rapidi e consapevoli dati dall’abitudine, avrebbe potuto farlo ad occhi chiusi, aprì il tamburo e riempì ogni buco con una pallottola, prima di farlo roteare drammaticamente togliendo la sicura. «che tu sappia, sono anti proiettile?» nel dubbio, sollevando il braccio verso la testa del Berretto Rosso che puntava ad Elle, avrebbe premuto il grilletto. Sperava di no. «cosa preferisci, pugnale? machete? Una beretta – non il salamino, elle-?» mostrò rapido il suo armamentario, lame ad uscire da dove non avrebbe dovuto uscire alcunchè. «forse posso prepararti anche una molotov – beh? Qualcuno qui guarda ar-terrorist attack, sks» malfidata d’una tassorosso. «dovrei avere qualche shuriken nel portafoglio» lanciò uno sguardo di sfida alle sette troiette che non avrebbero vissuto per sempre felici e contente. Non si fotteva con un Hamilton CJ. «nessuno ha detto a questi stronzetti che biancaneve non era previsto la sniffassero?» E ringraziando il cielo di avere gli scarponcini, avrebbe cercato di assestare un secco calcio in faccia ad uno dei Cosi. «cucciolo un cazzo» avrebbe quindi scrollato le spalle, saltellando sul posto per scaldare i muscoli.
    «ma pensa te»
    Ma pensa te davvero, oh.

    crane junior hamilton christopher jeez knowles || 2000's || hufflepuff
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    COMBO DIFESA (per cj): rotola
    COMBO DIFESA (per elle): spara
    ATTACCO cucciolo: gli tira un calcio
     
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  6. hello‚ darling
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    Elaine "Elle" Jane Howl
    15 ✕ hufflepuff ✕ from the future ✕ sweet ✕ somewhere in the world

    Si era concentrata poco sull’ambiente circostante, ma il tanto da memorizzare i luoghi di “salvezza”, avrebbero potuto salire sul grosso albero nelle vicinanze, ma aveva il dubbio che anche i nani sapessero salirci.
    Non era così che ricordavo i Sette nani. Si lamentò. Dovette ammettere l’ovvio, dinnanzi a quella cruda realtà.
    Un incubo infiltrato in una nottata tranquilla. Quelli erano piccoli mostri.
    Aveva studiato al terzo anno i Berretti Rossi, li aveva anche visti dal vivo in Cura delle creature magiche, ma...non ricordava molto bene un modo utile per sbarazzarsene.
    RIFLETTI, RIFLETTI. Strinse le palpebre spremendo le meningi, e mentre lei pensava...Cj aveva già tirato fuori l’arsenale. E forse aveva ragione, perché quando Elle riaprì gli occhi riuscì a vedere l’inquietante cosetto correre incontro sguainando il randello (detta così suona...male.)
    Riuscì solo a gridare, un grido di terrore puro come quando ti ritrovi addosso un topo (?) o un ragno. Qualsiasi cosa, sarebbe andata bene qualsiasi cosa. Recuperò la beretta di CJ, riuscendo a caricarla persino in quel momento di panico – vivere con Marcus aveva dei vantaggi -
    Ma non ebbe i riflessi così pronti da sparare direttamente al cosetto, o meglio, il colpo partì da solo, forse perché Elle non aveva regolato la forza nelle proprie dita, dato il panico. Ma si sarebbe diretto per puro caso, verso il nano che aveva intenzione di lanciare un sasso contro CJ. Sentiva di avere di nuovo sei anni, era così...strano. Per quanto riguardava il suo nano, si sarebbe limitata a saltarlo, agganciandosi al ramo di un albero le cui fronde finivano appena vicino loro. Il tempo di tirare su le gambe per evitare che venissero colpite, e sarebbe riatterrata sui propri piedi. Le dava fastidio anche solo dover sparare a quei cosi, perché un po’ le facevano...pena. Però, o i nani, o loro. Per cui...avrebbe puntato la pistola verso Brontolo, mirando al fianco ed avrebbe fatto fuoco. Possiamo semplicemente scappare? Propose saggiamente.
    Troppo semplice.


    non ho riletto
    Difesa CJ: Spara a Cucciolo
    Difesa Elle: Si aggrappa ad un ramo e tira su le gambe (?)
    Attacco Brontolo: Spara in testa
     
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    Cucciolo il Sanguinario (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco: 10 PA (CJ)arma: Randello, Artigli, Zanne
    Dotto l'Enigmista (apprendista, 15 PA/PD)PS: 40Attacco:arma: Randello, Artigli, Zanne
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    ELAINE HOWL (mago/strega, 20 PA/PD)PS: 60Attacco: 10arma: beretta
    CJ KNOWLES (leader, 25 PA/PD)PS: 80Attacco: 2arma: rivoltella


    difesa cj: 3 (cj) + 5 (elle) = 8 PD
    difesa elle: 24 (cj) + 6 (elle) = 30 PD (+ 16 PA)

    attacco su cucciolo (cj): 2 PA
    difesa cucciolo: 15 PD
    attacco su brontolo (elle): 10 (+16) PA
    difesa brontolo: 5 PD (-21 PS)

    Cucciolo è fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni fatte le cincie, quindi se ne sbatte della tua offensiva, CJ: il proiettile gli rimbalza addosso e riparte all'attacco, roteando il randello e sbattendo ferocemente la mandibola, gli aguzzi denti a cozzare tra loro. Tenta di amputarti una gamba tra morsi e randellate.
    Brontolo, al contrario, è un po' destabilizzato dal colpo di Elle: il proiettile lo prende in un occhio, ma non muore - semplicemente, sbarella in giro per la radura andando a sbattere addosso a radici e tronchi.
    A vendicarlo c'è Eolo che, rendendo onore al proprio soprannome, spicca il volo - spicca il volo! - cercando di mordere al collo Elle per succhiarle tutto il suo sangue.

    Nel mentre, Dotto cerca di aiutare Brontolo, mentre gli altri Berretti Rossi si danno alla raccolta di margherite ed animali morti nel sottosuolo.
     
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    Ma porca di quella troia. Vedete perché CJ Knowles non faceva i fottuti compiti? Ad Hogwarts non davano saggi semplici da fare, roba per il quale potevi contare su internet – ovviamente. No, ma perché qualcosa di semplice che potevano trovare nei libri, quando potevano andare a perdersi nei boschi come i fottuti Hansel e Gretel dei poveri? E perché, dico io, assegnare loro zone sicure e prive di pericoli, quando potevano spingerli fra le braccia di FOTTUTI CARNIVORI ALTI QUANTO STO CAZZO? Checché se ne dicesse in giro, CJ non voleva davvero morire - gli piaceva il rischio, ma quello misurato e, a suo modo, piacevole quanto divertente. Gli piacevano le risse prive di regole, gli piaceva incassare botte senza battere ciglio, gli piaceva prendere a mazzate le ginocchia delle persone.
    Delle
    Fottute
    Persone. Ecco il problema del ritrovarsi in un bosco di merda, con il fango ad inzaccherare abiti e pelle: non c’erano persone contro cui riversare il proprio violento disgusto, ma solo bestie che parevano uscite dagli incubi di qualche incubo, il fondo della feccia grattato per prendere terribile forma concreta. Ne aveva visto di cose brutte, CJ Knowles – era o non era il fratellino di BJ? Eh - ma quei piccoli figli di puttana superavano ogni sua feroce fantasia. «ma porca di quella troia» ritenne quindi opportuno esplicitare anche ad alta voce, palpebre socchiuse e denti a cozzare fra loro, sibilando in direzione dei cremisi occhietti del nano bastardo. Lo stronzo, infame nel cuore, non aveva fatto una piega al calcio di CJ, limitandosi a rotolare nel sottobosco come la bestia ch’era, ma senza arrendersi: ed eccolo ancora lì, a masticare minaccioso l’aria nel sogno proibito di avere la (bella) carne del Knowles da sgranocchiare. «possiamo semplicemente scappare?» Stava scherzando, sperava. Quello era chiaramente un affronto personale su più fronti: uno, erano stati i primi ad attaccare, quindi non si meritavano un cazzo; due, erano brutti e rompi coglioni, quindi dovevano morire.
    E male.
    «ti sembro uno che scappa?» domandò annoiato lanciando un’occhiata di sottecchi alla Howl, un sopracciglio cinicamente inarcato. Non si trattava di coraggio, quanto più di carenza di amor proprio ed orgoglio: a costo di perderci la rotula, li avrebbe massacrati dal primo all’ultimo. «ma tu puoi andartene, ovviamente» specificò poi, piantando i piedi al suolo nell’osservare con un sorriso sghembo il suo nemiko farsi più vicino: avrebbe riposto la pistola al sicuro, ormai consapevole che quelle merde avessero bisogno di violenza allo stato puro, e quando Cucciolo si fosse fatto più vicino, avrebbe semplicemente cercato di colpirlo nuovamente alla testa con un calcio, allontanandolo da sé come avrebbe fatto con un bambino capriccioso – se CJ avrebbe davvero preso a calci un bambino? In tutta sincerità, non mi sento di assicurarvi il no. Prese un bastone da terra, e lo fece roteare da una parte all’altra, passandolo dalla mano destra alla sinistra per capire su quale lato fosse più comodo. «ho tutto sotto controllo» e con una stretta nelle spalle ed un sorriso a metà, avrebbe cercato di colpire il nano di sto cazzo ancora al capo, sperando perlomeno di rincoglionirlo abbastanza da fargli perdere la presa sul randello - anche perché CJ, quel randello, l’aveva già puntato: presto o tardi, sarebbe stato suo.
    Fosse stata l’unica fottuta cosa che avesse portato a casa – pelle compresa.

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    DIFESA PER CJ: lo prende ancora a calci
    ATTACCO SU CUCCIOLO: ancora? sì. lo prende a bastonate in testa
     
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    CJ KNOWLES (leader, 25 PA/PD)PS: 79Attacco: 8arma: rivoltella


    difesa cj: 9 PD (-1 ps)
    You tried, you failed: tentando di dargli un calcio, rimani comunque ferito da un dente di Cucciolo che ti si conficca nel polpaccio.

    attacco su cucciolo (cj): 8 PA
    difesa cucciolo: 9 PD

    Mi viene da piangere, nonché da pensare che forse, CJ Knowles, alla quest di Salem non ci è mai arrivato.
    Comunque: come un ninja della yakuza, lo gnomo da giardino schiva tutti i tuoi tentativi di bastonarlo, saltellando e ridendo in maniera decisamente malefica e creepy. Continua a saltellarti intorno, finché ad un certo punto non salta così in alto da essere all'altezza del tuo collo - cerca di reciderti la giugulare con i suoi artigli.

    Edited by pipe dream: - 27/3/2018, 18:04
     
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8 replies since 28/6/2017, 11:36   395 views
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