i call people older than me kids

indagini: maeve + beckah

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    darling, didn’t you know?
    souls like yours were meant to fall

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    Vibrava di rabbia un po’ verso tutti, Maeve Winston. Con le spalle poggiate al muro alle proprie spalle, tenne il capo chino costringendosi a respirare piano, a controllare metodica l’entrata e l’uscita dell’aria nei polmoni – e per un istante, la Winston, credette di odiarli davvero. Entrambi.
    Ma non avrebbe mai potuto farlo, la bionda. Non Dakota Wayne, perlomeno – Al? Quello era tutto da vedere. Eppure si sentiva umiliata, tradita da quella reazione a dir poco esagerata.
    Ed era furiosa.
    Quando sollevò lo sguardo verso di loro, un blu freddo e dall’asettico sapore di ghiaccio, non v’era nulla di amichevole nella sua espressione. «non provarci mai più» esordì in un tono eccessivamente pacato e monocorde, spostando gli occhi sul Crane. Non solo - non solo- le aveva dato della deficiente (!!!a lei.) ma aveva anche pensato fosse un’idea intelligente stringerle il polso fra le dita ed obbligarla a sedere quasi si fosse comportata da bambina troppo capricciosa.
    Maeve Regan Winston era tante cose, ma non una maledetta bambina troppo capricciosa.
    «eravamo in un bar, non in galera» iniziò, con lo stesso tono privo d’inflessione di poco prima – che se avesse sgarrato, lo sapeva avrebbe cominciato a gridare, ed alla quiete sarebbe subentrata l’isteria di quei giorni privi di fine. «con degli esperimenti, non dei mostri» era quello, era quello, a ferirla più di tutto il resto. Potevano anche trovarsi in un mondo al contrario diverso da quel che conoscevano, e quindi? Non significava che tutte le persone fossero d’improvviso diventate serial killer, solamente che il potere era in altri mani – ed anziché privilegiare i purosangue, ad avere il controllo erano gli Esperimenti. E quindi? Il loro mondo era terribile ed abietto sotto più punti di vista; non negava i pregiudizi, non negava la violenza gratuita, ma alzarsi in un maledetto bar e chiedere se conoscessero qualcuno non equivaleva alla maledetta gogna. Non l’avrebbero, Cristo!, uccisa per una domanda del genere – erano in un bar dove la malaria la faceva da padrona, credevano sul serio che avrebbe dovuto suonare su un flute richiamando l’attenzione generale? Non era una stupida, Maeve Winston.
    Era solo realista – l’unica, a quanto pareva. Quando spostò gli occhi su Dakota, la patina ad adombrare le iridi chiare fu più di dolore che d’offesa. Sapeva che non era facile la vita per gli Special nel loro 2017, ma a quanto ne sapeva nessuno era mai stato fustigato per aver chiesto ad alta voce se conoscessero qualcuno – alla peggio, ignorato. Inspirò, lasciò uscire l’aria in uno sbuffo denso e pesante. «ed io sarò anche stupida, aloysius crane,» la rabbia ad infiammarle le guance, il cuore a pulsare frenetico nel petto cercando una via di fuga che non esisteva. Magari stupida la era davvero, Maeve; magari aveva ragione – ma era una che ci provava, Maeve Winston. Allo sfinimento, ed anche un po’ dopo. Non esisteva che qualcuno osasse dirle «hogwarts non era al sicuro nemmeno prima che venissimo rapiti – come potete anche soltanto pensare sia una buona idea andare lì?» - non a lei, non in quel mondo od in quello dopo. Così avanzò di un passo nella sua direzione, il capo reclinato all’indietro per incontrare gli occhi chiari ed opachi del Crane – la voce così bassa che avrebbero potuto udirla solamente al maledetto Inferno. «ma è la mia scuola, sono i miei ragazzi, ed è una mia responsabilità vedere cosa sia loro successo, indipendentemente da quanto sia o meno pericoloso» avrebbe trovato un modo, certo, non si sarebbe presentata pretendendo di esserne preside, ma certo che l’avrebbe fatto - era suo dovere educarli e prendersi cura di loro, perlomeno fra le pareti di Hogwarts. E se avesse potuto fare qualcosa, anche qualcosa di minuscolo - raccattare uno studente in sala delle torture, guarire le ferite superficiali di una matricola al Lago Nero – sarebbe comunque stato meglio di non provarci affatto, e sarebbe valsa la pena del rischio corso. Tenne il respiro nel petto, l’insegnante di Incantesimi. «ciascuno sceglie le proprie battaglie, e qualcuno lo fa meglio di altri» ripetè, serrando le palpebre ed i denti. «non pretendo che le mie siano migliori,» o più logiche, o meno rischiose. Indietreggiò d’un passo, le labbra curvate verso il basso in una piega d’amara delusione – verso sé stessa, principalmente.
    Sempre verso sé stessa. «ma almeno le combatto sul serio.» Perché erano i suoi ragazzi, ed erano i suoi Scott e Leaf, ed era la sua Jade – si sarebbe azzardata molto di più che non attirare l’attenzione in una bettola, se fosse servito a saper qualcosa su di loro. Perlomeno non si scolava uno shottino dopo l’altro senza neanche provarci. Tutti avevano perso qualcosa.
    Non era colpa di Maeve, se Al aveva perso sé stesso. Non avrebbe pagato per reati che non aveva commesso. «torno indietro.» Lanciò un’occhiata a Dak, cappuccio nuovamente calato sul viso, prima di scivolare per le strade di Hogsmeade tornando dove avevano lasciato gli altri – non aveva alcun senso, rimanere lì. Lo Scelto non aveva bisogno di una baby sitter, e Dakota Wayne era in grado di prendere le sue decisioni da solo: lo amava abbastanza da fidarsi ciecamente del suo giudizio; se fosse rimasto con uno sbronzo e tumefatto fotocineta, l’avrebbe capito.
    Ma non sarebbe rimasta a guardare.
    Magari aveva ragione, Aloysius Crane, perché era davvero stata una stupida a seguirlo.

    ❖❖❖

    Sollevò lo sguardo dalla propria tazza di caffè, le iridi chiare a soffermarsi sul profilo di una ragazza. Per quanto ci fosse qualcosa di… familiare nel viso di lei, la Winston non riuscì ad identificare con chiarezza dove l’avesse già vista. A scuola, forse? Non aveva prestato attenzione a buona parte della fauna scolastica durante i suoi anni al castello, quindi trovava difficile ricondurla ad un nome – o a qualsiasi altra cosa che potesse giustificare l’occhiata greve della mora nella sua direzione. Aveva come la sensazione di non piacerle - chiamatelo intuito. Non stava facendo nulla di particolarmente offensivo per la società, Maeve, se non sorseggiare caffè bollente in una traversa del tutto anonima di Diagon Alley. Era appena stata a Londra, ma non era riuscita neanche ad entrare al Quartier Generale – quel che doveva sapere, però, l’aveva scoperto spero. «ti sei persa?» domandò piccata inarcando un sopracciglio, senza neanche provarci a celare la propria stizza in quel commento pregno d’ironia.
    E scusatela tanto, se non era dell’umore adatto per quelle --- stronzate.
    Sì, avete letto bene: s t r o n z a t e.
    Si torna al turpiloquio, figli miei. La situazione è davvero disperata.

    maeve winston / indegni
    21 y.o. | ravenclaw
    charms master
    07.12.17 | upside down
    just wanna go home
    you're so cute but
    you look so sad


    CIAO JADE SEI UNA RIBELLEH?
     
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    I hope karma slap you in
    the face before I do

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