be careful what you wish for because you just might get it

buon natale!1!1! | aperta a TUTTI.

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    you want to take the lead and hurt first.

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    Le dita a tremare impercettibilmente, il caldo ad insinuarsi sotto gli spessi strati degli indumenti scuri. Aprì gli occhi su un cielo limpido, il cuore a sfregare contro le costole come un gatto ad esigere attenzioni sulle gambe del padrone. Fece scivolare la mano sul suolo, la terra secca a graffiare la pelle del dorso. Deglutì, CJ Knowles, mentre i polpastrelli raggiungevano il cellulare.
    Ed avrebbe voluto deglutire anche quel fottuto malessere, la nausea a rendere la vista opaca ed i respiri troppo densi nei polmoni – ma per quello, vaffanculo, non poteva fare un cazzo. Inspirò dalle narici, gli occhi a guizzare lenti sullo schermo piatto dello strumento, una vena scura a spaccare la superficie a metà laddove aveva colpito duramente il terreno. Strizzò le palpebre, una fitta di dolore a percorrere gli ematomi ed i tagli ancora troppo recenti delle botte incassate poco prima – ore? Giorni? La gola grattò esigendo acqua, la pelle a ricoprirsi di uno strato sottile di sudore.
    Faceva. Fottutamente. Caldo.
    A Dicembre.
    Si puntellò sui gomiti usandoli come perno per trascinarsi presso il muro più vicino, le pietre bollenti a contatto con il cappotto. Con un sospiro a metà fra un singhiozzo ed una risata, Christopher Jeez Knowles, diciassette anni, si tolse la giacca; ancora non s’era guardato attorno, ancora non aveva posato le iridi acqua marina su quella merda di posto, ma non voleva farlo. Voleva piegare le ginocchia contro il petto, affondare i denti nel braccio fino a lasciare segni cremisi nella carne, soffocare un grido premendo con la lingua contro il polso. Ricordava di essere uscito dal San Mungo con un sorriso a metà sulla bocca, mano sinistra appesa alla spallina dello zaino, e la destra a recuperare il telefonino: ciao merde, sono CJ, ricordava d’aver scritto, capo chino e suole a consumare il marciapiede dell’ennesima Londra del cazzo; ho arricchito il mio fottuto carico karmico, sono a posto per un po’. sto tornando alla base, muovete il culo che - ed uno sfrigolio, un bruciore insensato al braccio.
    Ed il non essere.
    E l’essere al fottutamente caldo.
    Strinse le labbra fra i denti, bocca dischiusa a lasciar sfrigolare un suono lamentoso ed orribile – quelli che per uscire si scavavano una strada nella carne, che quando prendevano forma sputavano sangue e tessuti su un cielo fottutamente azzurro che se ne sbatteva i coglioni, dell’ennesimo stronzo dimenticato da Dio. Avvicinò il telefono al viso, CJ Knowles. Tossì un grumo denso sul terriccio color oro, un brivido a scuotergli le spalle magre e ripiegare il petto su sé stesso.
    Ti prego, no.
    Serrò le palpebre, il pugno destro stretto lungo il fianco.
    Fottutamente, no.
    Aprì gli occhi, un’occhiata furente lanciata da sopra lo smartphone.
    Di tre cose ero del tutto certo. Primo, non sono fottutamente a Londra.
    Strinse i denti finchè il sapore ramato del sangue non gli sporcò le papille gustative, finchè fu certo che non avrebbe spalancato la bocca gridando un sentito vaffanculo a tutti e nessuno. Obbligò il respiro a farsi quieto sulla lingua, ordinato nel suo esistere. Attese di sentire altre voci, CJ Knowles. Di vedere altri stronzi strisciare nell’ombra delle case, altri occhi a cercare una risposta dove esistevano solo interrogativi.
    Attese qualcosa, CJ Knowles, che non fosse il proprio panico a ritrarsi come onde del mare prima di uno tsunami a spaccare ossa e vertebre: ma non arrivò nessuno, per lui. In quelle che parvero ore, che parvero giorni, che parvero esistenze di occhi aperti sul nulla e terrore ad annacquare la saliva, non arrivò nessuno - almeno, non qualcuno di conosciuto: c’era solo indaffarata gente che indossava atipici sacchi e di juta, e croci appese al petto.
    Secondo, malgrado ci siano fottuti presepi sui davanzali delle fottute case, fa fottutamente caldo.
    Non sapeva dove fosse, il Prefetto. Non sapeva, il Prefetto, dove fossero i suoi amici. Non sapeva chi fosse, o cosa stramaledetto cazzo stesse succedendo.
    Si aiutò ad alzarsi appoggiando la schiena sul muro, il tramonto a fargli da compagno mentre si trascinava pigro ed indolente da un’ombra all’altra: li cercò in ogni angolo buio, CJ. Li cercò finché il tramonto non lasciò posto alle prime luci della sera, finchè non cominciò a lasciare alle proprie spalle visibili tracce di sangue. E li cercò ancora, la voce oramai un soffio arido a tagliare il palato, perché era fatto così, CJ: li avrebbe cercati sempre.
    Li avrebbe trovati sempre.
    Doveva, trovarli sempre.
    Ruppe il vetro di una finestra con il gomito, e strinse un coccio nel palmo finchè non perse la sensibilità delle dita – era un sogno, era un fottuto incubo, svegliati CJ buon Dio svegliati. Non sentiva alcun dolore, il Knowles. Guardava il sangue gocciolare sul pavimento, lo seguiva nei tortuosi percorsi delle pieghe della cute, ma non sentiva un cazzo di niente. Si lasciò scivolare sul pavimento, le ginocchia deboli ed il terrore a rendere puro acido ogni sbuffo d’ossigeno. Abbassò lo sguardo sul telefonino, le gambe piegate contro il petto, ed accadde qualcosa che non credeva possibile – che non aveva creduto possibile per anni.
    Per vite intere.
    Ma era solo un ragazzino, CJ Knowles. Dovette premere i palmi sugli occhi, il respiro un rantolo a sforzarsi risata. Non si trattava d’un vero e proprio punto di rottura; i giocattoli malfunzionanti lo sapevano bene che per sopravvivere non bisognava essere integri, che le parti spaccate non dicevano un cazzo – si trattava di una tazza un po’ troppo piena di merda. Si trattava che era solo un ragazzino, e non era giusto, e non c’era nessuno, e – ed un po’ tante cose.
    Rabbia. Paura.
    Si trattava del fatto che ci fosse troppo CJ, e di più non ce ne stava – ma si nascose comunque, il Tassorosso: che ai liquidi corporei era avvezzo un po’ a tutti, ma quello? Quello lo colse impreparato. Un istante - una vita - di debolezza a vomitarsi così, nel modo più patetico e stupido di tutti.
    Nel più inutile.
    E pur sapendolo, pur fottutamente sapendolo, CJ Knowles pianse comunque.
    Messaggio non inviato.
    Terzo, ero totalmente, fottutamente, intenzionato a farla pagare.
    Non importava più a chi. Non importava più come. Se ne sbatteva il cazzo che non ci fosse alcun capro espiatorio, che nulla avesse senso e nessuno meritasse di pagare per sbagli che non aveva commesso. Che quei venti hamish del cazzo probabilmente non c’entrassero nulla: un colpevole l’avrebbe trovato. CJ Knowles era stanco di essere la pedina di qualcun altro, il soldatino di piombo spostato da una trincea all’altra – l’inutile Nessuno che non sapeva mai un cazzo di quella vita, ma era chiamato comunque a sanguinarci.
    Era il momento di combattere.
    E Dio, buon Dio, li avrebbe fottuti tutti al loro stesso gioco.
    Che guerra sia - e sarebbe sceso in campo, CJ Knowles.
    Per una volta, l’avrebbe fatto per sé stesso.

    Chiuse gli occhi, inspirò. Metodico, allacciò una tovaglietta rossa al capo, e la fermò con una fascetta bianca e spumosa sulla fronte. Un sorriso malevolo e distorto curvò la bocca del Tassorosso, gli occhi a posarsi feroci sull’arsenale ch’era riuscito a racimolare nelle case di quei cinque stronzi in cui era andato a frugare – bastava poco, a quelli come CJ Knowles, per costruirsi un’armata.
    Se ne fotteva, poi, che l’unico esercito fosse sé stesso.
    Spalle alla città, il diciassettenne non era altro che una sagoma di fronte alle pesanti porte in legno della chiesa.
    Fottuta ombra fra le fottute ombre.
    Sarebbe una cazzata dire che fosse la prima volta che una cosa del genere accadeva nella sua vita – ma non l’avrebbe ammesso, il Knowles. Quello era il suo segreto - uno dei tanti, uno dei più capricciosi a stringere le viscere in una morsa. Un tempo aveva creduto a Dio, sapete. Un bambino CJ Knowles, che quel nome l’aveva sentito rimbalzare sulla bocca dei suoi tutori, ci aveva creduto – e l’aveva supplicato di aiutarlo, perché sembrava essere uno dei buoni. L’aveva pregato di fare qualcosa, di fare maledettamente qualcosa, quando l’ennesimo calcio aveva incrinato l’ennesima costola, quando all’ennesima visita all’ospedale s’era stretto nelle spalle per l’ennesima volta, la mano della mamma di turno sulla spalla, dicendo per l’ennesima volta di essere caduto giocando. Ci aveva provato, CJ. Gli aveva chiesto perché. L’aveva implorato di salvarlo quando ancora c’era stato del salvabile.
    Non era mai arrivato, e la casa dei Moloney aveva preso fuoco con tutti i suoi abitanti all’interno.
    Aveva solo sei anni, CJ, quando la lezione più importante della sua fottuta vita gli era stata impartita nel modo peggiore – rendendolo ciò che era.
    Perché non arrivava mai nessuno.
    Perché eri solo tu – era solo CJ.
    La cicatrice sul costato, all’epoca, era ancora fresca: una croce di bruciature di sigaretta, la stessa sul quale anni dopo avrebbe impresso il suo primo tatuaggio.
    See you in hell.
    E CJ, un qualunque CJ, non bluffava fottutamente mai.
    I sopravvissuti, li aveva cercati tutti. Quei credenti figli di puttana che il sabato guardavano i bambini tranciarsi nell’arena del Rodere, e la domenica masticavano l’ostia della comunione. Aveva preso il malsano, perverso rito di bussare a tutte le chiese di Londra, il Knowles, sorridendo con la beatitudine dei santi ed il peccato di Eva, prima di spaccare sistematicamente le ossa degli eredi dei Moloney – e dei loro amici, e dei loro conoscenti, e di tutti coloro che avevano saputo e non avevano mai detto un cazzo.
    Quando capivi che un Dio per tutti non esisteva, non ci voleva un cazzo per decidere che un Dio lo fossi tu.
    Aprì gli occhi, espirò. Il torso nudo e troppo magro mostrava le cicatrici di altre dieci vite a vibrare pallide fra le costole, il sangue raggrumato a sporcare l’epidermide di viola e blu. Incastrata fra la schiena e l’elastico dei pantaloni, una Beretta trovata in una cassaforte – una mitraglietta appesa al collo, un fucile sotto braccio destro. Le tasche pesavano di munizioni, la lingua a grondare acido sui denti.
    Mezzo respiro, prima che la campana cominciasse a suonare.
    Il primo rintocco.
    Il secondo rintocco.
    Il terzo rintocco.
    Prese l’accendino e strinse il palmo sulla palla d’alluminio costruita poco prima – che c’aveva messo più tempo a racimolare palline da ping pong, CJ Knowles, che a scassinare le case in cui aveva fatto irruzione.
    Il decimo.
    L’undicesimo.
    Il sangue a pompare adrenalina in circolo, il sudore a inumidire la schiena - ma non si tornava più indietro. Continuava a ripetersi che non fosse diverso dal rapinare le farmacie di Londra – e si auto ribatteva che, in ogni caso, non se ne fotteva un cazzo. Non sapeva niente di quei contadini, potevano tranquillamente essere automi del cazzo stile Terminator - e potevano essere civili, ma continuò a dirsi che non aveva alcuna importanza.
    Ed i bambini, CJ? Anche loro non contano un cazzo?
    Strinse i pugni.
    Indossò la maschera anti gas.
    Perché con il dodicesimo rintocco, si entrava in azione.
    Accese la miccia del fumogeno, e diede un calcio alle porte della chiesa di Bodie, California: cercavano Gesù? Beh, stronzi, indovinate un po’.
    Siete appena stati fottutamente accontentati.
    Emerse dal fumo imbracciando il fucile, la canna puntata sulle ultime file. «il primo che si muove,» gridò, braccia ferme e piedi ben piantati al suolo.
    Perché era solo un ragazzino, CJ - ma era solo un ragazzino fottutamente armato, e gli avevano insegnato a sparare prima di fottutamente mangiare. «festeggia il compleanno di gesù direttamente alla sua tavolata» Fece scattare il cane, il capo piegato sulla propria spalla.
    Alla gente non fregava un cazzo, dei CJ Knowles del mondo. Non li fottutamente guardava neanche, finché erano loro a sanguinare – finchè il coltello lo tenevano dalla parte della lama e ci si strappavano la carne.
    Solo quando impugnavano una pistola, li osservavano costernati: e davano loro dei folli, dei sociopatici.
    Sapete una cosa?
    Avevano fottutamente ragione.
    Ma erano loro, a renderli così.
    «ho detto,» ribadì, notando il movimento di un impavido uomo al proprio fianco. Aveva tanti difetti, il Knowles, ma non aveva ucciso mai nessun uomo a sangue freddo – sempre legittima difesa, la sua.
    Ma era arrabbiato, capite. Legittimato ad avere il cazzo storto, dato che non sapeva in quale cazzo di universo fosse finito a quel giro. Ed era da solo, vaffanculo. Era da solo.
    Probabilmente non sono neanche veri, si disse sollevando l’arma sull’americano, la punta della mitraglietta a scivolare distratta sugli altri onde evitare ribellioni. Robot, allucinazioni, si raccontò, il dito sul grilletto.
    La verità era che se ne fotteva, Christopher Jeez Knowles.
    «non fottutamente muovetevi» fece fuoco.
    La verità era che non se ne fotteva mai abbastanza, perché potevano essere veri, non robot né allucinazioni – ed allora sparò al soffitto, una pioggia di calcinacci su di loro mentre il fumo iniziava a dissiparsi. Si avvicinò all’uomo fino ad avere la canna del fucile nella sua carne, un istinto corrosivo a dirgli cristo Dio, CJ, premi questo cazzo di grilletto; guardali sanguinare sul fottuto marmo della fottuta chiesa, CJ - ed allora si costrinse a respirare, il suono del proprio fiato a giungere umido e denso nelle orecchie.
    Non era lì per quello.
    Magari un’altra volta - e sorrise, ma dietro la maschera non lo vide nessuno.
    «ora, in puro spirito natalizio» non chiuse gli occhi, recettivo a qualunque movimento.
    Inspirò, espirò.
    «siate così gentili da dirmi cosa cazzo sta succedendo» pungolò il torace dell’uomo con l’arma. «o faccio saltare in aria questa chiesa di merda» ed ecco il piano B.
    Perché c’era sempre, un fottuto piano B.
    Era la quarta volta nel giro di una fottuta di settimana che si svegliava in luoghi sconosciuti con mezze risposte del cazzo a metterlo a tacere – la stanza, Salem, gli Eletti – non aveva alcuna intenzione di sanguinare e sudare per altre verità a metà che facevano comodo solamente a chi era al comando: quella era la prima volta nel quale si trovava da solo, senza i suoi amici al proprio fianco.
    Ed ecco a voi, in tutta la sua terribile bellezza, cos’è un Freak Show senza i Freaks.
    Peccava di controllo, CJ Knowles. Si strappò la maschera antigas, l’improvvisato cappello di natale a scivolare malevolo sulla fronte: doveva sapere se lo riconoscevano, se anche lì c’era un altro CJ del cazzo.
    L’uomo non fece una piega.
    Nessuno fece una cazzo di piega, finchè il fumo non si diradò del tutto lasciando libera la visuale all’interno della navata.
    «cj?»
    No. N o. Vaffanculo, non funzionava così – di nuovo?
    «vale anche per voi» indirizzò la mitraglietta contro di loro assicurandola sul fianco con il gomito. Era stanco di farsi fottere solamente perché debole, perché diceva di non fidarsi d’un cazzo di nessuno ma finiva sempre per essere il più leale del circondario al primo gesto amichevole capitato per errore – che a far così, se l’era sempre preso nel culo.
    I Prescelti.
    Deglutì ed arricciò il naso, un passo indietro ed il fucile premuto maggiormente sul torace del contadinello.
    Non sono loro, CJ. Non sono loro, CJ. Non sono loro, CJ.
    Aveva visto un Jayson non Jayson. Aveva visto un Gemes non Gemes.
    Li aveva già visti tutti non tutti, e quei vestiti da pagliacci del cazzo che indossavano non aiutavano certo la già labile fiducia del Knowles: non sono loro, CJ. «non mi faccio fottere di nuovo» e c’aveva tanto, in quelle suole ben piantate sul pavimento ed i brillanti occhi chiari, dell’animale in trappola – di quelli che volevano scappare, ma non sapevano come farlo. Deglutì, e la gola protestò bruciando.
    Perché CJ Knowles voleva davvero tanto, che loro fossero loro – che ci fosse qualche adulto a fingere d’avere il controllo. Che ci fossero delle regole, così che avrebbe saputo meglio come infrangerle; aveva bisogno di qualcuno a cui interessasse - gente che si prendesse le responsabilità che un ragazzino non poteva e non doveva avere. Voleva potersi lamentare dell'inutilità degli adulti e rendere quei cazzi anche propri perché funzionava male. Aveva bisogno di risposte, CJ Knowles. Aveva bisogno di «fatemi tornare indietro» ringhiato a denti stretti e lamentoso, pregno di rabbia e veleno verso chiunque l’avesse strappato dalla caotica perfetta sconosciuta Londra.
    Era sparito – così, dal nulla.
    Li aveva persi – così, dal nulla.
    Non importava in che mondo fosse, in che anno si trovasse – era il venticinque dicembre.
    Ed in qualunque mondo, ed in qualunque anno, sarebbe sempre stato il venticinque dicembre.
    E sarebbe sempre stato il compleanno di Sunday e Barrow.
    Ciao merde, sono CJ. ho arricchito il mio fottuto carico karmico, sono a posto per un po’. sto tornando alla base, muovete il culo che non voglio stare solo.
    Impossibile inviare.

    christopher jeez knowles
    2043: cj hamilton
    freak | 17 y.o.
    merry fuckin' xmas
    25.12.1917 | h. 00:00
    anger was enough to make someone go
    insane but fury, it made people psychotic



    Buongiorno edit:notte bestie, or dunque. Ci ritroviamo ad affrontare una crisi diplomatica #wat quindi attenzione a come vi muovete, perchè ogni vostra azione potrebbe avere conseguenze.
    NEL MENTRE, anzichè lasciare il lavoro sporco a Lancaster, a questo giro tocca a voi creare un'identità a CJ (nome, cognome, lavoro, eventuali parentele, headcanon.... davvero qualunque cosa).
    Come scritto sopra, la role è aperta a tutti (PARTECIPATE) ovviamente può inserirsi anche chi non ha pg nel 1917.
    E sì, ganga banana ma ve lo dico comunque: chi finisce la propria questione in sospeso, si ritrova a prenderlo nel culo nella dimensione in cui avrebbe dovuto finire se fosse rimasto dentro le linee guida (esempio: cj va nel 1917 perchè era a salem, ma maeve, che ha partecipato per la francia, sarebbe nel 2117).
    SBIZZARRITEVI. Fate la vostra parte.
    P.S. E BUON NATALEH
    EDIT: non è più natale, ma buon natale comunque #wat
     
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    Mariel Simmons
    Aveva pensato al peggio, Gwendolyn Markley, quando William Lancaster li aveva scaricati in quella terra dimenticata da Dio. E non bastava il fatto di essersi ritrovati in un paesino chiamato Bodie - che già il nome metteva depressione. No, la loro sfortuna naturalmente non poteva limitarsi a ciò, e così ci si metteva anche il fatto di essere bloccati cento anni nel passato (cento, ma vi rendete conto!!) dovendo sopportare tutti i disagi che questo comportava: niente connessione internet, niente jeans e chiusure lampo, niente uso della magia liberamente senza il rischio di venir bruciati sul rogo, niente instagram e youtube! Inutile dire che la ragazza pianse quando comprese i suoi adorati followers avrebbero dovuto imparare a sopravvivere senza di lei ed il suo video tutorial settimanale in cui passava dall'illustrare varie tecniche di combattimento al convertire giovani anime innocenti al satanismo. Naturalmente, ciò a cui provava a non pensare mai erano le persone vere che si era lasciata alle spalle, quelle che contavano per lei molto di più che un semplice nome sullo schermo dello smartphone, concentrandosi solamente su quelle che aveva al suo fianco. Era stata fortunata, Gwendolyn Markley, perchè poteva vantare il lusso di trovarsi con i suoi genitori. Di vivere con loro, di aver ricreato una versione distorta e alterata della vita dei Leroy-Gallagher a cui la ragazza aveva detto addio nel 2043. Certo, lei, Arci ed Aidan avevano un rapporto completamente diverso e all'appello mancavano Shiloh e Nicky, Dominique e Jessica, ma erano comunque una famiglia, a modo loro.
    Stava tentando di adattarsi a quella nuova vita come meglio poteva, e a discapito delle aspettative, si stava rivelando migliore del previsto. Insomma, essere bloccati in quella cittadina era stato come trovarsi incastrati in un gioco di ruolo e Gwen si era concentrata sul modellare il personaggio di Mariel Simmons, studiandone il fascicolo e cercando di apprendere quante più informazioni possibili sul 1900 da Aidan per non sembrare totalmente fuori posto. Poi, il fatto che tutto ciò che il ragazzo le diceva lei lo scordava un attimo dopo era un altro conto. Naturalmente, aveva sistemato alcuni aspetti della vita della più giovane dei Simmons secondo il suo punto di vista:
    Mariel è la perpetua della parrocchia?
    Ruba dalla cesta delle offerte. E beve il vino gratis
    Mariel è zitella?
    È uno spirito libero
    Tutti gli uomini del paese sono in guerra?
    Porta conforto alle povere mogli lasciate sole
    Mariel fa la catechista?
    Beh in realtà apre a tutti i bimbi gli occhi su satana.
    E sapete chi aveva imparato ad apprezzare in questa mistica esperienza nel passato? Le vecchiette. Per tutta la vita le aveva considerate una categoria da bollino rosso, di quelle da non avvicinare nemmeno sotto tortura, come i bambini e i gattari. E invece tutto quel tempo in chiesa le aveva permesso di conoscere alcune signore così simpatiche che si era dovuta ricredere sull'intera categoria. Voleva bene a tutte loro ( ad eccezione di alcune, come ad esempio donna Francisca, la vecchia altezzosa più odiata di Bodie) e, stranamente, loro volevano bene a lei. Mariel era stata invitata a bere tè a casa loro ogni pomeriggio, e lì era venuta a conoscenza dei pettegolezzi più salienti della città, e naturalmente aveva anche stilato una classifica nella sua testa delle diverse signore. La sua vecchina preferita era senza dubbio Stormy: con un marito mezzo decrepito, sordo da un orecchio e sempre a letto, lei in casa era libera di fare ciò che voleva come ad esempio attingere indisturbata dalla vetrinetta degli alcolici ed organizzare nel salotto di casa sua le ore del tè migliori di sempre. E poi, in assenza di televisore e computer, i racconti della giovinezza di quella signora era quanto di più vicino avesse in quel momento gwen ad un telefilm.
    «Lo ripetiamo, per l'ultima volta? Elizabeth, eri fuori tempo durante la seconda battuta» Quando Lancaster le aveva riferito il suo ruolo, in quel paese, lei aveva promesso a se stessa che non avrebbe mai fatto nulla di concreto per interpretarlo. Aveva creduto che fosse tutta una finzione, che erano tenuti a recitare a uno spettacolo di cui non avevano mai scelto di prendere parte. L'aveva capito qualche giorno più tardi, il fatto che avesse bisogno di vivere, come Mariel Simmons. Di essere lei, perchè era tutto ciò che aveva.
    A modo suo, però. Così, scoprendo che fare la perpetua comportava anche l'organizzare i canti di chiesa, Gwen aveva colto l'occasione in un attimo. Quale miglior modo per donare a quelle vecchiette un assaggio, in anticipo di circa cent'anni, della zumba, se non quello di conciliarla con il loro amore per gesù?? Il fatto che quel pomeriggio stessero faticando più del normale era un altro conto: diciamo che la Markley gliela stava facendo scontare per il commento davvero poco carino di una delle signore sull'abito che indossava quel giorno [«sembri un albero di natale, però triste»] solo perchè aveva tentato di cucire delle perle di vari colori sull'abito, per smorzarlo un po' dal grigio topo deprimente che era in origine.
    La coreografia che aveva messo su per la messa di natale era D.I.V.I.N.A, ancor più degna delle cheerleader di Hogwarts, e le signore, nonostante la stanchezza, ne erano entusiaste. «ee..via! SI VEDE, SI SENTE, GESÙ È QUI PRESENTE» Lanciò un'occhiata esasperata ad una delle signore, alzando poi gli occhi al celo. Era così difficile starle dietro?? «Elvira quelle braccia, più su! Vuoi forse sembrare un piccione spastico?!» poi spostò lo sguardo su un altra di loro, desiderando di non averlo mai fatto «ERMELINDA MA DAVVERO? LA SCHIENA DRITTA!! Sembri il gobbo di Notre Dame» Merda. Mica ci aveva riflettuto sul fatto che loro, del capolavoro della Disney non avrebbero mai potuto beneficiarne. «Era un gobbo che ho conosciuto a Parigi. Molto...gobbo» Vabbè, intanto ci provava, anche se vivere all'insegna del "non cambiate niente" era un'impresa ardua. Mentre loro continuavano a cantare e muoversi, Gwen camminava intorno per osservare la coreografia da ogni angolazione, non risparmiando naturalmente nessuna dai suoi commenti cattivi: così ci avrebbero pensato due volte, la volta seguente, ad insultarle il vestito. «e via con i salti! E CHI NON SALTA NON CI CREDEEE» Ma quanto erano carine, tutte lì a saltellare contente tra i banchi della chiesa? Scordinate come non mai, ma erano comunque la sua squad di vecchiette del cuore e voleva bene a tutte loro, come se le conoscesse da una vita. «Va bene fanciulle, mi sa che meglio di così non riusciremo a fare. Ma domani ci vediamo mezz'ora prima per provare! Vi voglio cariche come le Duracell appena comprate!» Attimo di silenzio, occhiate confuse. Merda, pt.2 «è un modo di dire francese! Mai state in Francia? Vi ci porto» Magari dopo il vostro funerale, col pensiero. Quella vana promessa bastò ad illuminare di speranza gli occhi delle signore, facendo loro dimenticare l'uscita di Gwen parecchio fuori luogo.
    O meglio, fuori tempo

    Non poteva essere vero
    Era l'unica cosa che era riuscita a pensare, quando si era girata di scatto verso le porte della chiesa ed aveva riconosciuto il profilo di CJ. Non le importava nulla del fatto che avesse un fucile in mano, puntato contro i fedeli, o che avesse appena interrotto una delle performance più piene di phatos di padre Shaw , tanto che per un attimo, allo spirito del natale aveva iniziato a crederci anche lei. Insomma, aveva quasi pregato, Gwendolyn Markley, e subito dopo le porte si spalancavano e CJ Knowles appariva tra loro? La ragazza si chiese se, in tutti quegli anni, avesse sbagliato fazione: perchè se quegli erano gli effetti a cui portava il pregare, allora forse avrebbe dovuto abbandonare Lucy una volta per tutte. Forse, eh. Doveva meditarci sopra, e fare altre prove #cos
    Per un attimo comunque, Gwen temette che si trattasse solo di un sogno o di un allucinazione dovuta al troppo tempo passato vicino all'incenso. Ma guardandosi intorno ed osservano le espressioni degli altri intorno a sè, capì che era la realtà. Ora bisognava solo capire come diavolo avesse fatto a finire lì tra loro. Ah, e magari a fargli abbassare quel fucile.
    «siate così gentili da dirmi cosa cazzo sta succedendo, o faccio saltare in aria questa chiesa di merda» I bodiotti erano fin troppo spaventati per muoversi dalle panche, e la ragazza sospirò esasperata mentre si rendeva conto effettivamente di quanti fossero. «Cristo CJ, proprio questa, di messa?» Perchè a quella di Natale partecipavano anche persone che di solito quella della domenica la ignoravano bellamente, e così ai maghi presenti nella stanza sarebbe toccato l'ingrato compito di obliviare un numero assurdo di persone. Che bel modo per festeggiare il compleanno di gesù! «Abbassa il fucile, per carità di Dio.» E vabbè, erano bastati un po' di giorni e già usava lo slang di chiesa. Mistiko. «Sei ancora incazzato per la droga che ti avevo promesso? Il massimo che posso offriti ora sono incenso e barbabietole»
    «fatemi tornare indietro» Eh, come se ne fossero in grado. Gwen aveva preferito non rifletterci troppo su, non cercare modi per tornare al loro tempo perchè sapeva che sarebbe stato uno sforzo inutile ed allo stesso tempo non voleva avere la prova concreta che lo fosse.
    Però era a conoscenza della bacheca sotterranea di Gemes, proprio venti metri sotto il cielo i loro piedi in quel momento,
    in cui l'Hamilton stava tentando di raccogliere informazioni e cose per trovare una soluzione. «Lancaster ci ha smollato qui. Se avessimo saputo come tornare credi forse che saremmo rimasti anche solo un minuto di più in un paese chiamato bodie? A celebrare la messa di Natale e vestiti in questo modo? » Perchè potevano farlo diventare divertente quanto volevano. Era esilarante organizzare le funzioni con Gemes, era un sogno vivere con i suoi genitori, era divertente avere il gruppo di vecchiette da far scatenare sulle note dei canti domenicali o portare i giovani fanciulli del catechismo a spasso per il paese e organizzare gite che li avrebbero traumatizzati a vita, ma non era casa, quella. Per quanto provassero a renderla più loro, in quel paese erano comunque fuori posto. «Siamo bloccati qui. E a quanto pare, da oggi lo sei anche tu» Mi dispiace. E le dispiaceva sul serio: per CJ Knowles, strappato via da chissà dove e piombato lì il giorno di natale con un fucile in mano e lo smarrimento negli occhi. Per i cittadini di Bodie, i suoi cari bodiotti, che in fondo erano brave persone e non si meritavano tutto ciò che il loro arrivo in quel paese stava portano. Per Arci che si sforzava sempre di non far trapelare nulla eppure per Gwen era impossibile non vedere quanto gli mancassero le persone che si era lasciato alle spalle. Per tutti loro, che avevano lasciato nel 2017 fin troppo e nonostante tutto stavano andando avanti nel miglior modo possibile. E avrebbe davvero voluto far qualcosa, Gwen, ma sapeva che ogni sforzo si sarebbe rivelato vano. Mi dispiace.
    «Puoi stare in chiesa con me e Gemes, passare agli occhi di tutti come il nuovo seminarista» Era decisamente un'alternativa migliore al lavorare nei campi o all'andare a combattere la prima guerra mondiale, no?
    1898's - quella di chiesa
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    «perdonali, signore,» un sospiro rassegnato, che iniziava realmente ad appellarsi alle fantascientifiche e paranormali aldilà che abitavano in qualche iperuranio del cazzo, quando la porta della sua fottutissima chiesa vennero spalancate allo scoccare della mezzanotte. «perché non sanno quello che fanno.» ovverosia: non sanno che mi stanno davvero rompendo il cazzo. Poteva passare sopra a Jayson ed Elysian, seppure non con un aratro come talvolta avrebbe desiderato – buon Dio, non poteva nemmeno fantasticare sul passargli sopra con un trattore che quell’epoca (o solo quel paese, poca differenza faceva) ancora non sapeva cosa fossero -, giustificando i loro atti da teppisti di strada – più simili a gesti da bambini viziati e capricciosi, a dire il vero – per il trauma del viaggio nel tempo; ma i cittadini di Bodie? Vaffanculo, no.
    Non poteva porre un freno alla propria gente, che così come lui in quel posto ed in quel tempo ci sarebbe stata sempre un po’ troppo stretta, il malessere di una vita sfuggita e dei lasciti a gravare in un futuro fin troppo lontano a macerarsi tra saliva ed ansiti: non l’avrebbe mai voluto fare, sebbene minacciasse di metterli alla gogna pubblica o di crocifiggerli un giorno sì e l’altro pure; non tutti, non loro, avevano la capacità di internare rabbia e rancore al proprio interno senza farsi sfuggire un petardo di tanto in tanto. Li capiva - ed avrebbe voluto poter essere in prima fila a lanciare bombe vere, non quella merda di botti di capodanno in miniatura, alle porte di un’istituzione che non conosceva, di un mondo che non era il fottutamente suo; era il primo a non voler restare lì, a voler cambiare tutto quanto benché Lancaster li avesse obbligati a non muovere un muscolo in favore degli eventi della storia così come la conoscevano, sebbene a quel punto, all’Hamilton potesse fregargliene meno che in partenza: ma ci voleva fottutamente tornare, lui, a casa.
    Poteva farla passare franca a loro, ma non ai cittadini di quel buco di culo di un paese. Erano le sue maledettissime pecore, e lui era il loro fottuto punto di riferimento: un minimo di rispetto, un pizzico appena - non se la sentiva di pretendere troppo da gente che per chiedere una sigaretta diceva “butt me!” -, era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
    Avanzò di qualche passo, confuso, verso le porte che sbattevano sui cardini, invitando tutti i fedeli a rimanere sereni ed al proprio posto. «gesù cristo,» una… bomba fumogena? Ma c’erano già a quel tempo? Già facevano attentati terroristici nelle chiese nel millenovecentodiciassette? Uau, si scoprono sempre cose nuove! L’udito prima della vista, ostacolata dalla nube di fumo che iniziava a pervadere la navata, percepì la presenza di qualcosa fuori posto – per quanto potesse essere nel posto giusto qualcosa, a Bodie nel 1917. Una voce distorta, resa roca e metallica da qualche impedimento che non poteva vedere, eppure vagamente familiare: non diede troppo adito a quella familiarità, soltanto perché era impossibile - qualsiasi cosa, era impossibile. Un arma ad azionarsi, la sicura a scattare: bisognava avere un udito perfettamente allenato per suonare il pianoforte alla perfezione come faceva Gemes, ma certi suoni non potevano derivare dall’orecchio assoluto. Non solo. Anni e anni di esperienza, mesi infiniti in sotterranei dove le poche luci malsane erano date dalle ombre dei passi a risuonare sul linoleum immacolato; missioni di cui soltanto Dio sapeva l’utilità, a meno che questa non fosse un suicidio di massa, a rendere ogni suono minaccioso più nitido al timpano, più riconoscibile.
    E da quel sedici novembre di novantanove anni dopo, il cane di un fucile a preparare il colpo Gemes Hamilton l’avrebbe sempre riconosciuto. «dammi la forza.» voleva soltanto fare una strage, il reverendo Abraham Shaw: sottrarre il fucile al nuovo arrivato, dirgli che ci avrebbe pensato lui ed uccidere tutti i fottuti presenti in quella chiesa approfittando della cortina grigiastra a coprire visi e gesta. Che era stanco, il ventisettenne.
    Stanco, dopo soli diciotto giorni - dopo soltanto una vita -, di fingere.
    Aveva bisogno di una valvola di sfogo, e quella di quel Natale sembrava essere perfetta: un genocidio improvvisato come regalo del Bambin Gesù che appena nato porta i doni in giro per il mondo. Cosa poteva volere di più dalla vita?
    Invece strinse l’interno del gomito su naso e bocca mentre il fumo si spandeva, respirando aria che sapeva d’incenso tra le pieghe della veste talare – avrebbe potuto fuggire, avrebbe potuto lasciare quella gente alla mercé di uno psicopatico degli anni venti, avrebbe potuto.
    Avrebbe potuto fregarsene, capite.
    Si teletrasportò su una panca lì vicino, confidando che nella confusione nessuno ci facesse caso: perché quella era la sua fottuta messa di Natale, quella era la sua Chiesa, quella era la sua fottuta comunità.
    Se c’era qualcuno che poteva far saltare in aria quella chiesa di merda, era lui.
    Non poteva permettere che uno stronzo qualunque vanificasse progetti a cui lavorava da settimane, mandando all’aria le bacheche che teneva ben custodite nelle catacombe sotto la città.
    E poi il ragazzo si tolse la maschera, e poi «cj?» - Abraham Shaw non si mosse, deglutendo saliva e bile: non aveva alcun senso. L’aveva visto venir fulminato, era sparito sotto i suoi stessi occhi: lui, e tutti coloro aldilà della barriera.
    Non era possibile.
    Respirò polvere e cemento, una mano posata sulla gamba della vecchietta al suo fianco che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi mentre Gwen si faceva avanti per parlare con il Knowles. «non si preoccupi, signora torres,» pacato e risoluto come soltanto un vescovo (level up!) sapeva essere, porse un cordiale sorriso all’anziana donna, il cui ventaglio si muoveva così velocemente da far credere al telecineta che la nube del fumogeno fosse spirata grazie ad un tornado scatenato dall’oggetto; voltò lo sguardo sulla perpetua, gli occhi due fessure di ghiaccio a squadrarla: va bene che era una situazione un po’ delicata, la loro, ma magari insultare quella città e dire cose che potevano apparire senza alcun senso con tutta la popolazione presente non era il massimo. «ho tutto sotto controllo.»
    Non era vero.
    Ci avrebbe provato. Si alzò in piedi, posando con calma gli occhiali sulla panca prima di alzare le mani in segno di resa. Si rendeva conto che, se quello fosse stato davvero CJ, vedere avvicinarsi un Gemes vestito da prete poteva risultare fuorviante, ma. «mi sto avvicinando, figliolo» sapeva cosa voleva fare, l’Hamilton, ma sapeva anche quanto sarebbe stato difficile il come.
    Soprattutto considerando che si ritrovava a trattare con un CJ Knowles armato a Bodie, California, nel millenovecentodiciassette, e tutto quello che aveva era incenso e Dio alle proprie spalle.
    Quindi insomma.
    E ricordava, Gemes.
    Ricordava quel non fottutamente toccarmi, cazzo. Mordo, cristo. E probabilmente ho la rabbia.
    Ricordava quel almeno avvisa. Ma pensa te.
    Almeno, quella volta lo stava avvisando: se trovava altre scuse lo picchiava. E non valevano i ho appena fatto un viaggio nel tempo e ne sono turbato: COL CAZZO. Lì erano tutti fottutamente turbati, si mettesse in fila.
    Si avvicinò lentamente, gli sguardi del popolo puntati su di lui e su di loro. «siamo nella casa del signore,» cazzo, «abbassa il fucile» un cenno del capo, un sorriso cordiale a piegare le labbra senza giungere agli occhi celesti, mentre questi si concentravano sul dito del ragazzo a poca distanza dal grilletto cercando di non farglielo premere. «so quanto ti dia fastidio» la voce a farsi appena un sussurro, man mano che si avvicinava; non gli diede il tempo di reagire quando lo forzò in un abbraccio, le dita a sfiorare la bionda testa rasata mentre la spingeva sulla sua spalla. «ma devi fottutamente tenermi il gioco, cigei» un ringhio, soltanto per le orecchie del ragazzo. «hai sentito gwen: lancaster ci ha incastrato un secolo indietro, va tutto una merda e sto cercando un modo per tornare indietro» non sapeva nemmeno perché glielo stesse dicendo, perché ci tenesse così tanto che lui capisse. Perché gliene fregasse qualcosa di quel ragazzino dall’aria fin troppo familiare, ma di cui non sapeva un cazzo: poteva ancora fottersene, e lasciarlo in balia di una folla di timorati di Dio inferociti.
    Ma gli era stato accanto in quella sala, a Salem.
    Lo aveva tenuto, quando credeva mancasse oramai poco: anche se non gliene fosse importato di meno, sarebbe rimasto lì soltanto per ripagare quel debito.
    «ti spiegherò tutto, te lo assicuro,» si staccò dal ragazzo, prendendogli il viso tra le mani e scoccandogli un bacio sulla fronte: era così che facevano i preti con ragazzi del genere, no? Chi lo sa: non Gemes Hamilton. «dammi solo quattro minuti» che forse non lo aveva, non li aveva riconosciuti, e citare uno dei rari momenti passati assieme poteva essere utile: avrebbe voluto dirgli che era (la) Madonna, ma era abbastanza sicuro che sarebbe stato fuorviante. «fricki fricki» chissà cosa avrebbe pensato il contadino che teneva sotto tiro.
    Chi cazzo se ne frega.
    «fratelli,» incalzò ad alta voce, rivolgendosi alla folla in subbuglio e sorridendo malevolo alla Markley: avrebbe dovuto trovare una spiegazione anche per la roba detta dalla ragazza? No vabbè chissene, ci avrebbero pensato i bodiani a risolvere l’inghippo. «vi prego di non agitarvi:» fortuna che oltre ad ubriacarsi di vino, a vedere Martha e a celebrare messe, il reverendo non avesse un cazzo da fare. «vi vorrei presentare mio figlio» uau, sciokkanteh. Chissà se negli anni venti era normale che i reverendi avessero una famiglia, dei figli, una moglie. Vabbè, aveva appena deciso di aver preso i voti dopo la nascita del bimbo. Doveva aggiungerlo alla bacheca. «charlie jebediah, forse me ne avrete sentito parlare» ma anche no «riferendomi a lui come cj» sospirò drammatico, una mano a stringersi sulla spalla del ragazzo. «vi chiedo umilmente perdono per il suo atteggiamento, ma sappiate che non era sua intenzione» il fumo di calcinacci e pulviscolo lo aiutò, facendogli inumidire gli occhi. «dovete sapere che è tornato pochissimi giorni fa dal fronte occidentale europeo» come poteva la gente non ridere? E sapeva che insomma, non era proprio il momento, ma. «purtroppo una bomba ha colpito la trincea dove si era riparato con alcuni commilitoni, e ne è rimasto un po’…» disturbato «provato, ecco. Ringrazio ogni giorno il signore dio nostro per avermelo riportato a casa sano e salvo» un rapido segno della croce, la voce rotta di teatralità e risate trattenute. A quel punto poteva soltanto sperare che il buon vecchio Barbie e la sua capacità di guarirsi e guarire si trovasse nei paraggi. «aveva detto che sarebbe rimasto a casa questa sera, che i troppi rumori lo avrebbero fatto uscire di testa, ma evidentemente il richiamo della nascita del salvatore deve averlo invitato ad uscire dalla nostra dimora per raggiungerci a messa» portò una mano al cuore, cercando il consenso del pubblico. «è un bravo ragazzo, fratelli: il miglior figlio che avrei mai potuto desiderare – non è colpa sua se gli sono successe cose spiacevoli» ed ancora sorrise, e per quanto frequentemente era costretto a farlo in quei giorni era abbastanza sicuro che iniziasse a piacergli gli sarebbe presa una paralisi. «vi prego ancora di perdonarlo»
    La prima cosa che avrebbe dovuto spiegare al ragazzo, era che nel 1917 non c’erano ancora dei fottuti attentati terroristici nei luoghi di culto: psicopatici del genere sarebbero giunti mezzo secolo più tardi – su per giù. Per approfondimenti storici avrebbe chiesto a Lia Aidan.
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    bodie, 1917
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    myles shaw jayson matthews
    «Perdonali, Signore, perché non sanno quelll che fanno.»
    Myles Show alzò gli occhi al cielo.
    Un cielo dipinto ed inverosimile, illuminato dalle fiammelle tremolanti di decine e decine di candele. Ombre e luci parevano inseguirsi sul marmo bianco delle pareti, riflettendo interi arcobaleni attraverso le vetrate finemente rifinite. Gli veniva da vomitare.
    A Bodie, California, le campane della chiesa donarono alla popolazione riunita il loro primo, gracchiante rintocco, scandendo l'arrivo della mazzanotte come una piaga scagliata dal Signore stesso. Venticinque dicembre 1917, Buon Natale un cazzo. Non aveva nulla per cui essere grato, Jayson Matthews, costretto ad indossare sul volto pulito una maschera di eccitazione e allegra impazienza che poco aveva a che spartire con i suoi reali sentimenti. Myles Shaw stava per sposarsi: mancavano pochi giorni al lieto evento, di cui in città si ciatellava con malsano interesse, e nessuno degli abitanti era disposto ad accettare che un giovane come lui potesse mostrarsi distante e malinconico all'idea di accasarsi con la sognorina Fay.
    Non capivano.
    Non potevano sapere, e li odiava per quello.
    Per la loro ignoranza, per quell'ottusa incapacità di guardare oltre il loro naso, pensare ad altro oltre i loro stessi interessi.
    Li odiava, Jayson, perché il Natale non avrebbe dovuto passarlo con loro; non avrebbe voluto passarlo con loro
    «dai Gemma, dacci un taglio.» un sussurro impercettibile, sommerso dai cori ultras che Gwen si era impegnata ad inculcare nelle teste bigotte delle signore bodiane. Quanto doveva durare ancora quell'agonia? Le campane suonarono una seconda volta, ed il telecineta fu costretto a tornare con i piedi per terra: era appena cominciata.
    E il meglio doveva ancora venire.

    «Con queste bellezze non dovrà più preoccuparsi di intrattenere gli ospiti, signor Shaw.» Myles annuí, mostrando al negoziante l'espressione di rito: un misto di assorta curiosità e distaccato interesse per il dettaglio. Ciò che stavano visionando, nello sgabuzzino posto sul retro dell'alimentari ad un centinaio di metri dalla chiesa, richiedeva una buona dose di discrezione.
    E pelo sullo stomaco.
    «Posso fidarmi, Dwight? Vorrei evitare una carneficina. Credo che Marta non la prenderebbe bene.» Non poteva dirgli che Heidrun Crane avrebbe apprezzato uno spettacolo pirotecnico con qualche arto californiano a volare nel cielo terso, ma lo pensó comunque. Sorrise, Jayson Matthews, le dita della mano destra ad abbassare la tesa della coppola di qualche centimetro sugli occhi. Era diventato bravo a mentire, come tutti, ma a volte le emozioni prendevano il sopravvento, costringendolo a chinare il capo per nasconderle prima di tutto a se stesso.
    Così, quando gli assidui avventori del bar principale du Bodie prendevano posto al suo tavolo senza chiedere il permesso, invitandolo a suon di pacche sulle spalle a raccontare la guerra, Jay annuiva e sorrideva. Cercava di mostrarsi affabile, lì dove un accenno di nervosismo in più avrebbe atturato attenzioni indesiderate.
    Sorrideva e annuiva, avvertendo sotto la pelle il desiderio sempre più incalzante di farla finita: lui, o loro. E nel dubbio, dovendo ancora badare ad un Gemes sempre più sotto l'effetto devastante del Tavernello a basso costo dell'Eurospin - cit. -, preferiva loro.
    «Signor Shaw!» l'espressione offesa di Dwight lo costrinse a mordere l'interno della guancia, soffocando l'istinto di scoppiare in una risata stridula o, peggio, tirare all'uomo una testata sui denti evidentemente bisognosi di un buon spazzolino. «Non le venderei mai articoli potenzialmente pericolosi!» Chiaro. Chissà perché glielo stava consegnando nel retro del negozio, lontano da occhi indiscreti, nemmeno si trattasse di un carico di cocaina pura. «Volevo solo esserne sicuro, Dwight. So anche di poter contare sulla tua discrezione, dev'essere una sorpresa.» E lo sarebbe stata. Ma non per Heidrun e certo non per il matrimonio. Semmai quei petardi grossi come piccole bombe carta sarebbero tornati utili come regalo di natale per sua sorella, l'elemento mancante ad una messa che in cuor suo Jayson già sapeva sarebbe stata esplosiva.

    «Gesù Cristo!»
    Ok, l'ho detto che doveva essere esplosiva.
    Ma il suo piano prevedeva fosse lui a far detonate qualcosa. Ci aveva preso fin troppo gusto, il soldato in congedo, anche solo per bearsi dell'espressione di disappunto ad accartocciare i volti del Padre e della Perpetua™ ogni qualvolta l'eco di una miccetta risuonava tra le mura imponenti della chiesa, e che il trambusto iniziato con precisione svizzera allo scoccare della mezzanotte non glielo si potesse additare toglieva gran parte del divertimento.
    Diciamo pure tutto.
    Non si era trascinato nell'aria pesante ed inverisimilmente calda di quella sera di dicembre solo per sentire l'ennesimo sermone.
    Per un attimo, mentre il fumo cominciava a diradarsi e le urla dei bodiani timorati di Dio si innalzavano come un unico coro infernale, Jay si ritrovò a pensare che la colpa potesse effettivamente essere di Aidan. Vi spiego: il telecineta sapeva serbare rancore e dimostrarlo in modo subdolo, apparentemente distratto, proprio come una fidanzata ferita nell'orgoglio e bisognosa di farla pesare al proprio compagno pur dopo avergli detto non fa niente, ti perdono; solo con l'avvicinarsi delle feste e l'aumento esponenziale dell'effetto depressivo portato da queste, si era deciso a mettere una pietra sopra al fattaccio e fare pace con il Fano. Dopotutto, avevano affrontato i loro demoni e ne erano usciti vivi, insieme. Gli aveva chiesto solo un'ultima dimostrazione di fiducia, il sacrificio estremo. «Se ti dó un petardo lo fai--»
    «ovvio, che cazzo di domande»
    «ok.» cit. eminem
    A quel punto l'unica spiegazione plausibile era che Aidan Gallagher, l'ormai zappatore di barbabietole Woody, soffrisse di eiaculazione precoce (una brutta bestia), e non fosse riuscito a trattenersi fino all'orario stabilito con cura nel piano che Jay gli aveva esposto solo un'ora prima. Attendere l'amen della mezzanotte era di fondamentale importanza, e lì qualcuno non aveva rispettato i patti. Giovani.
    Poi lo vide.
    Il fucile puntato, la maschera antigas.
    E quel viso pulito, ma spezzato, inconfondibile.
    Anche a Bodie, California; anche nel 1917. Gli occhi di chi non ci stava capendo più un cazzo e si rivolgeva alle persone sbagliate.
    Per Cj Knowles, gettato nel passato come l'ennesimo sacco di spazzatura, non c'erano risposte. Jay le aveva cercate, richieste a gran voce, sentite battere nel petto in singulti indistinguibili, e alla fine ogni domanda gli era rimasta appesa alle dita in brandelli strappati. Non c'erano risposte per nessuno.
    «non mi faccio fottere di nuovo» In quella chiesa accadeva sempre tutto troppo rapidamente. Myles, Jayson, TizioCaio, inarcó un sopracciglio, le dita della mancina a spazzar via un po' di polvere finita sulla spalla destra della giacca in pelle - il sintetico non era ancora diventato di moda -, ponendo una certa distanza tra sé ed il muro al quale stava poggiato quando uno degli uomini seduto nelle ultime file fece per avventarsi sul ragazzino. Ma a rallentatore, sapete? Lui, non l'uomo. Che di mettersi davanti alla canna di una mitraglietta non ne aveva proprio voglia: e poi chi cazzo era lui per sedare quel genere di eventi nella casa del signore? Toccava a padre Abrahams e alla sua fudata collega, almeno di fronte all'intera città riunita. Fuori di lì, oltre il portone di legno dall'aria opprimente quando chiuso, Cj Knowles piovuto dal cielo era una loro fottuta responsabilità. Purtroppo, quel 'loro' lo includeva fatalmente in una questione che Jayson non so sentiva del tutto pronto ad affrontare. Eppure sorrise comunque, una piega affilata sulle labbra piene, nel notare la paura e lo shock negli occhi dei bodiani.
    Vaffanculo, Lancy.
    Ti sembra che stiamo cambiando qualcosa?
    «oh, Charlie...» sei già fottuto. Lo siamo tutti. Mosse un altro passo verso il diciassettenne, sistemandosi immobile al suo fianco destro. Non doveva fare altro che starsene lì, mentre Gwen e Gemes facevano la loro magia, mostrando ad un paio di signore impellicciate i palmi vuoti delle mani. «è tutto a posto» Non lo era, ovviamente. Ma quelle galline bigotte non avrebbero saputo distinguere il loro culo da un buco nel terreno, figurarsi percepire la delicatezza di un momento come quello. Bastava uno schiocco di dita, un sussurro un po' più forte del semplice respirare, ed era finita. In parole povere, al telecineta parve l'istante più adatto per lanciare un'occhiata ad Aidan, dalla parte opposta della navata, rivolgendogli un cenno d'intesa, la mancina a sollevarsi in aria mostrando le dita ben distanziate tra loro. Ancora cinque minuti e i Bodiotti avrebbero avuto altro a cui pensare, se proprio avessero deciso di concentrare tutte le loro attenzioni sul Knowles.
    «Siamo bloccati qui. E a quanto pare, da oggi lo sei anche tu»
    «vi prego di non agitarvi: vi vorrei presentare mio figlio»

    In che modo questo avrebbe dovuto rassicurare il tassorosso, questo Jay proprio non lo capiva. Possibile che a nessuno dei due fosse venuto in mente di dirgli qualcosa di un po' meno traumatico? «beh..» si sporse leggermente verso Cj, ignorando le occhiate malevole che qualche paesanotto ancora stava lanciando al ragazzo, duri di comprendonio e carichi di un furore per una volta quasi condivisibile - insomma, stiamo pur sempre parlando di un'irruzione a mano armata in chiesa, nel FOTTUTO MILLENOVECENTODICIASSETTE -, avvicinando le labbra all'orecchio di lui senza distogliere lo sguardo attento da chi si era alzato in piedi. «auguri.» Di buon Natale, ma anche in generale, nella vita. Che a lui, Gemes, gli bastava avercelo sul groppone come fratello; nelle vesti di padre si raggiungeva tutto un nuovo livello di wat.
    «charlie jebediah, forse me ne avrete sentito parlare» lurido, gli aveva fregato il nome. «e i diritti di proprietà intellettuale? madonna--» breve ma inteso sguardo al buco nel soffitto, un bacio soffocato al cielo «--se non ti brucio la tunica stasera» (gemes non far la tunicaaa staseraaaaa, damme 'na mano a faje di' de sí!)
    Soffrí intensamente quando il fratello strinse Cj tra le braccia, potendo solo immaginare la sofferenza, storcendo il naso in una smorfia: stranamente, gli faceva più senso quello che la mancanza di igiene personale della stragrande maggioranza dei suoi nuovi compaesani. «vi prego ancora di perdonarlo» Quanto stava andando per le lunghe quella situazione? Con i bodiani che ci credevano sí, ma anche no, le vecchie inorridite con gli occhi dilatati fissi sulla mitraglietta, un paio di giovani punzelle svenute sulle panche, il vociare sempre più alto di chi con tutta probabilità era pronto a mandare Jabba al rogo (si, nel 1917.) Senza smettere di sorridere, Jayson avvicinó la testa a quella di Gemes, mantenendo Cj nel mezzo così che a nessuno, qualche miscredente magari, venisse l'idea di tirargli un calcinaccio per assicurarsi non fosse figlio del Diavolo - e quanto ci sarebbero andati vicini, a conti fatti -, le dita della mancina ridotte ad un fuori luogo segno di pace sempre rivolto al compare Woody. «se non se la bevono, fra due minuti facciamo bordello e voi ve ne andate di qui.»
    E dire che ci sperava, a quel punto, era davvero un eufenismo.

    1896's -- telekinesis
    bodie, ca - 25.12.1917
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    barnaby jagger | 23 y.o.
    2043: sander bitchinskarden
    25.12.1917 | h. 00:00
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    «mer-» coledì.
    «mer-» etrice.
    «mer-» lino.
    «mer-» aviglioso, ma come non t’accorgi di quanto il mondo sia - «MERDA» gracchiò un infelice Barnaby Jagger, rotolando per le disfatte strade di Bodie. Incespicò nei suoi stessi piedi per la decima volta, un brontolio gutturale a scivolare dalle morbide labbra dischiuse. Cosa ve lo dico a fare, la sua giornata era iniziata di merda - tipico che si concludesse in altrettanta poca bellezza. Cercò di aguzzare la vista, la milza a dolere per la corsa che l’aveva trascinato fin nel centro della cittadina; solo Gesù Bambino poteva immaginare quanto poco Barbie volesse addentrarsi a Bodie la Vigilia di Natale, ma eccolo lì, quasi bello come il sole a chinarsi sotto ogni aratro e sacco dell’immondizia alla ricerca di Dio.
    Letteralmente, non come quegli stronzetti della California.
    «ze-» firo. Un sospiro frustrato, le mani a premere sulle palpebre abbassate. «ze-»cchino d’oro! Battè le mani fra loro cercando di sfogare quell’angoscia mal repressa, un grido atono a vibrare nelle corde vocali. «ZEUS» piccola merdina ingrata di un Zeus maiale.
    Anche qui, placate i vostri animi, o voi alla ricerca della blasfemia: letterale. Aveva salvato quella palla rosa dal diventare un salamino Beretta, e lui come mostrava la sua gratitudine? Grugnendo versi che non sto a ripetervi perché ci sono dei bambini, e decidendo di infilarsi una manciata di pepe nel culo e correre come il piccolo demonio ch’era. Correre, neanche rotolare come Barbie s’era immaginato facesse quel prosciutto mancato.
    Pareva volare, lo stronzetto. Schizzava da una parte all’altra come lo Spirito Santo nelle sue giornate buone, infilandosi in luoghi che il Jagger neanche aveva saputo esistessero finchè Zeus non aveva ritenuto opportuno infilarci il grugno. Ora. Avrebbe potuto lasciarlo libero di vagare e diventare una mortadella nel panino di Salomon, ma andiamo: era una merdina troppo tenera, e Barbie un tenerone (non il medaglione di prosciutto cotto) incapace di dire di no ai suoi malvagi occhietti satanici. Lo sentiva affine, sapete. Fra discepoli di Lucifero ci si capiva e ci si accettava con una scrollata di spalle.
    Non poteva lasciarlo vagare in quel covo di miserabili figli di put-«TANA!» si lanciò in avanti con uno scatto degno di Clark Moses Leiblee (riposa in pace amigo), braccia allungate di fronte a sé per prendere il coglioncello prima che potesse infilarsi in… chiesa?
    Tradimento, ragazzo mio. Infinito tradimento. Da te non me lo aspettavo, Zeus.
    Lo afferrò sul Sagrato, cadendo a rallentatore sugli scalini che portavano alla dimora del Signore – nonché quella di Barbie, oramai. La sua parte preferita di tutta Bodie. Non si sprecò particolarmente a guardarsi attorno, nel sospiro tronfio con il quale ficcò Prosciuttino sotto braccio come avrebbe fatto Floyd con una delle sue baguette; così poco interessato alle esistenze altrui, che non si rese conto del fatto che la porta della chiesa fosse aperta. «Puoi stare in chiesa con me e Gemes, passare agli occhi di tutti come il nuovo seminarista» Il nuovo seminarista? Cosa stava succedendo. La voce di Agatha senza baffi lo spinse a sollevare gli occhi scuri sull’entrata della chiesa.
    Ah. «ah» alla faccia del silenzio ai sentimenti.
    Barnaby Jagger si avventurò di qualche passo più vicino, il capo reclinato da un lato mentre adocchiava Magic Mike privo di addominali (o muscoli, o carne: cosa stava succedendo ai lounge lizard della zona?) puntare il fucile contro – SAMUEL? SPARA A QUEL BASTARDO LO ODIO ATTACCA AMIKO!!! Cosa si stava perdendo? Avevano organizzato una festa senza di lui? O era forse prerogativa di padre Shaw iniziare sparatorie durante i sermoni? A saperlo si presentava a messa un po’ prima – fucili + caviglie di Agatha senza baffi = GTA vrs 1917. Se qualcuno fosse entrato spingendo a manetta una bella Fiat Zero, sarebbe stato davvero il t o p . «vi vorrei presentare mio figlio» cosa stava succedendo pt. II. Avanzò ancora d’un passo, Barnaby Jagger, Zeus sotto braccio e bocca spalancata in segno di sorpresa.
    Battè le ciglia, la spalla sinistra poggiata distrattamente al muro e le caviglie incrociate. Lungi da Barbie preoccuparsi di proiettili vaganti, dato che era pressoché bulletproof come SIA, quindi incrociò offeso anche un braccio sul petto. No, skste: a lui avevano detto di non dire nulla del 2043, si distraeva un attimo e CJ veniva riconosciuto come figlio? DARDEN LOGAN COME CAZZO TI CHIAMI ME LA PAGHI EH.
    Aspetta.
    Aspetta. «CI-»ao? Ritenta. «CI-»polla? Meh. «CIGEI?» Sul serio? Il suo doppio (!!! Doppio, giuro) cugino?!?! Ma cosa mi dite.
    I miracoli del Natale.
    Ed allora, con la lentezza di un opossum che avesse pucciato troppo a lungo il muso nei residui di birra sul cemento, Barbie fece scivolare lo sguardo all’interno della casa di Dio: calcinacci, sguardi terrorizzati.
    Ma dai, quanta gente!1!! davvero abitate tutti qua? Sciokkanteh. Salutò allegro con un cenno della mano i pochi che conosceva, il braccio ad agitarsi felice nell’aria.
    Concentrati, Barnaby, stavi cercando di pensare.
    Sì, meh, ma non me la sent- BARBIE. Eau, chill, un sek oh.
    Inspirò, sporse il labbro inferiore all’infuori. Qualcosa non quadrava, ed a Barnaby Jagger non interessava particolarmente sapere cosa fosse: se poteva aiutare a confondere l’ottusa popolazione di Bodie, sarebbe sempre stato in prima fila per dare il suo contributo da cittadino modello. Si schiarì la voce, un azzardato passo all’interno della chiesa – se suo cugino avesse sparato, a) sarebbe stato molto rude b) trololo in ogni caso sarebbe guarito c) gli avrebbe tenuto il broncio per sentiti venti minuti, quindi che Jabba vedesse che fare. Quindi, insomma: STRATEGIAH.

    «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA» Barbie iniziò a gridare, entrambe le mani schiacciate contro le proprie guance, un suono sofferto ed intenzionato ad attirare l’attenzione generale. Nel trambusto (?????? Ma quale), spinse al suolo la torretta dell’acqua benedetta.
    Ora. Barnaby Jagger, in balbuzie Barbie Jake, non poteva saperlo, ma quella era una strategia di famiglia - eh, Nate? «CHIAMATE UN DOTTOREHH» Si fece un rapido segno della croce lasciandosi cadere a terra, Zeus il Prosciutto nascosto sotto la maglia. «MI SI SONO ROTTE LE ACQUE?????????????????????1?!?!?1 MIRAKOLO» e lo sguardo di Barbie divenne improvvisamente serio.
    Solenne.
    Perché CIGEI poteva fare il fighetto quanto voleva con le armi da ovetto kinder trovate in giro, ma nulla terrorizzava i californiani come la minaccia del Mai nato: solo i più coraggiosi sarebbero rimasti a guardarne la fine. Possibilmente, non i babbani. «o forse…suo figlio» picchiettò con l’indice sul pavimento, un sopracciglio arcuato verso i babbi – in tutti i sensi. «fuggite, sciokki. DOTTOREEEH – PERPE/EEEEEE/TUAAAH vai bene anche tu mi accontento eh un bacetto e passa la bua ihih ixdi» Alzò drammatico le braccia al cielo agitandole con intenzione, mentre Zeus rompeva il silenzio (???quale pt due) grugnendo arrabbiato dai suoi venti centimetri di diametro. «STA ARRIVANDO»
    Ma voi dove andate?

    With the lights out, it's less dangerous
    Here we are now, entertain us


    maialino della caccia!1!! poi vedrò a chi donare questi fantastici pe #wat


    Edited by hotsy-totsy - 26/12/2017, 22:23
     
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    25.12.1917 | h. 00:00
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    Razionalmente, si rendeva conto che avrebbe dovuto importarle di più - che l’intera situazione avrebbe dovuto suscitare più di un misero sopracciglio arcuato, le gambe ad accavallarsi distratte e le labbra curvate verso il basso. Se fosse stata completamente presente a sé stessa, Heidrun Ryder Crane non avrebbe mai reagito in maniera così passiva ed incurante, fosse anche solo un pigro sorriso a piegare la bocca verso l’alto.
    Ma non le importava. Non le importava. Citando un vecchio saggio, non sentiva niente. Se fosse stata qualche fila addietro, probabilmente si sarebbe costretta a reagire in maniera differente: dubitava che Martha Fay, l’adorabile Martha Fay, sarebbe rimasta impassibile di fronte ad un atto vile e meschino quanto quello (una chiesa!); per il bene dei californiani, e per il malsano senso di potere e divertimento nell’ingannarli d’essere qualcuno che non era, avrebbe finto, Heidrun, qualcosa di più. Calarsi nei panni di qualcun altro era ciò che le era sempre venuto meglio, più naturale, tanto da farla vacillare nel ritrovarsi priva di una maschera; era confortante, non essere sé stessi. Senza alcun obbligo, però, non sapeva come mentire - non le importava abbastanza da farlo. Intrecciò le dita sulle ginocchia, gli occhi verdi persi e distratti di fronte a sé. Per quanto la riguardava, Babbo Natale poteva anche prendersi tutte le loro anime, e lei non avrebbe fatto mezza piega – un applauso, magari, a seconda di quanto avesse giudicato positivamente l’esibizione. L’entrata in scena trionfale ammetteva di suo una sentita standing ovation: chiunque conoscesse un minimo la Crane sapeva quanto le entrate ad effetto fossero il suo punto debole, ed il suo passatempo preferito; una dote che, ovviamente, apprezzava anche negli altri. Finchè si fosse limitato ad agitare il fucile di fronte a contadini non suoi, pastorelli non suoi, AreYouMyMommy avrebbe tranquillamente potuto iniziare ad aprire fori nella carne, e Run non avrebbe comunque mosso mezzo muscolo. Se invece fosse arrivato a minacciare i 2017, l’avrebbe semplicemente ucciso: semplice, lineare.
    Pragmatico e ragionevole.
    Il fatto era che Heidrun Ryder Crane, Milkobitch a tempo perso, non voleva pensare. Ci si sforzava così tanto, che talvolta era perfino convincente a sé stessa – non era così difficile, dopotutto: un fiato dentro, uno fuori, un sorriso, una scrollata di spalle. Funzionava.
    Finchè non funzionava, e Run non era più in grado di convincersi di un maledetto niente.
    Non lo voleva, quell’atipico ed innaturale Natale bollente. Non voleva, né poteva, essere lì. Fingeva che le bacheche di Gemes fossero utili alla causa; fingeva di crederci, mento appoggiato sul palmo, perché un’alternativa non era contemplabile. Più passavano i giorni, più le ore si trascinavano pigre le une sulle altre, meno la Crane trovava concreta la possibilità di tornare a casa.
    E più moriva, certo. Aveva incastrato la rosa di Lancaster sotto un’asse della propria camera da letto, e tendeva ad ignorarne l’esistenza pretendendo che, come tutto il resto, non fosse reale. Se fosse dipeso solamente da lei, avrebbe passato l’intero periodo delle festività nell’angolo più remoto della California, allontanandosi egoisticamente da tutti fino a che non fosse riuscita a fingere ancora che qualcosa non si fosse semplicemente spezzato.
    Ma non dipendeva solo da lei. E per quanto volesse bene a tutti i Prescelti, per quanto amasse bestie come Shia, Jay ed Elysian, era abbastanza certa che se fosse stato solo per loro, se ne sarebbe comunque sbattuta le palle. Almeno per un po’, poi sarebbe tornata – tornava sempre, Run. Invece, la mimetica, sedeva quieta su una panca con le caviglie intrecciate fra loro e le mani abbandonate in grembo. All'interno di una chiesa, lei - e perché, buon Dio? Perché?
    Perché (s)fottere Abraham Shaw nei suoi ligi abiti talari valeva sempre lo sforzo di non fare la stronza egocentrica. C’era qualcosa di troppo karmico nella situazione dell’Hamilton, e la Crane era intenzionata a memorizzarne ogni messa con la devozione di donna Carmela perché quella sarebbe stata la sua eredità: magari non sarebbe riuscita a tornare nel suo tempo, ma Cristo se quelle parole non sarebbero comunque arrivate a chi di dovere.
    E perché, in generale, Gemes Hamilton valeva sempre la pena punto.
    Non ditelo in giro, Run aveva una certa reputazione da mantenere.
    Accolse la foschia del fumogeno con lo stesso entusiasmo che riservava all’acqua quando spillava dal rubinetto. Uau, che digi evoluzione. Dovette ammettere di essere un poco impressionata dalla coreografia stile ISIS mal riuscito di cui Babbo Natale aveva deciso di graziarla – eh, sentiva la mancanza di Netflix, ed in paese non succedeva assolutamente niente. Le uniche cose eccitanti della vita di Martha Fay, oltre alle lettere di Myles dal fronte ed il parroco, erano i pomeriggi dediti ai consigli alle giovani non troppo vergini che abitavano in quel loco. Sì, a quanto pareva la Fay era il guru locale, nonché la Madre Teresa di Calcutta americana: insegnava ai bambini a leggere (????? Inutile dire che Run li aveva iniziati con le lettere del soldato Shaw), faceva corone di fiore per i neonati (???????? Glieli lasciavano in braccio; doveva fingere che fossero carini, quando il suo naturale istinto materno la spingeva ad agitarli come uno shaker per assicurarsi che dentro ci fosse qualcosa: sì, lo sapete che tollerava solamente Uran e River), e dedicava la propria brillante mente saputa alle fanciulle di Bodie.
    La sua preferita era Ornella, la scrittrice. Non capiva perché Teneramente Amore non fosse mai stato pubblicato – e dire che la Crane gli avrebbe dedicato un sacco di bacheche. Sì che Lancaster aveva detto loro di non cambiare niente, ma andiamo, non poteva permettere che un tale manoscritto rimanesse dimenticato: il mondo doveva sapere della tormentata storia di Sara e del comodino vuoto.
    Comunque. Quello era un piacevole cambio di scenario.
    il primo che si muove, festeggia il compleanno di gesù direttamente alla sua tavolata»
    Uau pt. II.
    Arcuò entrambe le sopracciglia lanciando un’occhiata attorno a sé per cercare gli sguardi dei suoi compagni di sventura, un accenno di sorriso a piegare gli angoli della bocca. Ma quanto potevano essere fortunati ad essersi beccati lo psicopatico ateo? Un sogno. «ora, in puro spirito natalizio» Heidrun, finalmente costrettasi in piedi, rimase a guardare la polvere sollevarsi con la lentezza di fiocchi di neve. Non capiva: doveva prenderlo sul serio? Doveva fare qualcosa? Se voleva dei soldi, era andato a rubare nel posto sbagliato.
    Nella città, sbagliata: gli sarebbe bastato sapere che i più ricchi fossero quelli che spacciavano barbabietole, per comprendere che non ci fosse nulla di appetibile dalle loro parti.
    «siate così gentili da dirmi cosa cazzo sta succedendo, o faccio saltare in aria questa chiesa di merda» e parte del fumo s’era diradato rendendole possibile osservare l’uomo con la maschera antigas.
    Uomo. Uomo? Piegò il capo lateralmente, lo sguardo a scivolare sul torace screziato di cicatrici e tatuaggi – sottile, seghettato ma ancora morbido.
    Non mi dire. Era un ragazzo?!?!?!?! uau pt. iii
    Torniamo a noi. Le minacce, per ovvi motivi, non le piacevano; il fatto che fosse intenzionato a far saltare la loro chiesetta, la obbligò a roteare gli occhi al soffitto ed a soffocare un sospiro frustrato: credeva forse che non fosse anche una delle sue priorità? Stolto. Ma poi, cosa stava succedendo - come già detto, a Bodie, California, non succedeva assolutamente nulla di notevole.
    Oltre a loro, certo. Ed a quel paio di altri special e maghi che davvero, cosa ci fate qua.
    Soprattutto gli Esperimenti: era il millefottutonovecentodiciassette, da quanto Cristo erano presenti i Laboratori per aver già dato alla luce Soggetti completi? Forse non voleva davvero saperlo.
    Poi il ragazzino si tolse la maschera, ed Heidrun ebbe la cristallina sensazione che le avessero strappato l’aria dai polmoni. Non era possibile. Non era possibile.
    «cj?» eppure lo disse comunque, un soffio che suonò quanto una detonazione fra le panche della chiesa. CJ Knowles? Il Tassorosso con la mazza di suo fratello? Il ragazzino sociopatico con gli amici altrettanto sociopatici che tanto le piacevano?
    Era sparito. Credeva fosse morto – fossero tutti morti. Neanche William Lancaster aveva saputo dirle qualcosa sul loro destino – o forse, non aveva voluto farlo. Non c’era da fidarsi di quel piccolo bastardo.
    «vale anche per voi. non mi faccio fottere di nuovo»
    Battè le palpebre osservandolo di sottecchi, labbra dischiuse e respiro immobile sul palato.
    Cosa stava succedendo. Aveva bisogno di bere. Non disse nulla, mentre chi di dovere (chi? I poveri) si facevano carico della situazione: «Siamo bloccati qui. E a quanto pare, da oggi lo sei anche tu» Ora. A Run interessava relativamente del pelatino irriverente e con chiari problemi di gestione della rabbia, ma - da oggi lo sei anche tu.
    Da dove arrivava.
    Da quando arrivava.
    Se lui era tornato, forse… forse non era tutto perduto. Forse c’era qualcosa che… «mi sto avvicinando, figliolo» Oh, santo cielo. Pure. Non dubitava che fosse perfettamente in grado di deviare qualunque pallottola, ma perché non lasciare che facesse loro un favore sparando a qualche inutile cittadino della California? Spostò il proprio sguardo carico d’offesa sull’Hamilton, sopracciglia corrugate e labbra piegate verso il basso. Approfittando della confusione e confidando che nessuno l’avrebbe vista, scivolò verso l’altare cercando di avvicinarsi al Calice di Cristo (amen) – e fu così fortunata da incappare in un secondo calice, uau pt. mille! Un sorriso sincero e dimentico della situazione circostante le curvò la bocca, mentre le dita si stringevano attorno al metallo – era perfino già pieno!!! Il vero miracolo di Natale.
    Quando si volse –
    Quando si volse.
    Portò una mano a coprire la bocca, gli occhi a saettare per la stanza cercando quelli di Jay: comprendeva perché padre Shaw si sentisse in dovere di abbracciare le anime pure di Bodie, ma… se quello era davvero CJ, non c’era alcun bisogno che fingesse – e di certo nessun Bodiotto gli avrebbe fatto una colpa dell’aver evitato convenevoli. Era sempre un po’ sconvolgente vedere Gemes Hamilton abbracciare qualcuno e non per spezzargli il collo.

    Perché non voleva spezzargli il collo, vero? Sì che era un po’ disturbato, ma era pur sempre un ragazzino. Osservò la scena con accademico interesse, coppa portata alle labbra senza neanche assicurarsi del contenuto. Vino, e non tavernello. La chiesa stava forse, finalmente, finanziando le giuste priorità? Inkredibile. «vi vorrei presentare mio figlio» Il vino le andò di traverso costringendola a tossirlo per non soffocare, il pugno a picchiare sul petto alla ricerca di ossigeno. «cristo» fu il suo turno di appellarsi a Gesù.
    Ma cosa
    Stava succedendo
    Intensifies.
    Attese le risate – non giunsero. Non sapeva – non sapeva tante cose. Cioè: nessuno si rendeva conto di quanto foSSE FISICAMENTE IMPOSSIBILE CHE FOSSE SUO FIGLIO? Sì, okay, suo padre aveva ventotto anni, MA ERA DIVERSO. Sillabò un sentito «ma sei s c e m o» a padre Shaw, l’odore della tequila a pizzicarle le narici – toh, anche il calice aveva capito che aveva bisogno di qualcosa di più forte.
    Il suo nuovo miglior amico.
    «è un bravo ragazzo, fratelli: il miglior figlio che avrei mai potuto desiderare – non è colpa sua se gli sono successe cose spiacevoli»
    Buon Dio Signore salvami.
    Era una situazione così assurda ed irreale, che Run dovette per forza prevalere sulla diligente Martha Fay nel far scivolare dalle labbra una risata isterica e poco appropriata alla situazione - !!!! per diecimila motivi, proprio. Chiuse gli occhi ed inspirò.
    Sperò davvero che CJ sparasse togliendoli tutti da quella folle circostanza, e chi s’era visto s’era visto.
    Charlie
    JEBEDIAH
    Shaw
    Così attonita, Heidrun, che non ebbe il tempo materiale di rendersi conto di… beh, un po’ tutto. Non volle ragionare davvero sul fatto che PADRE ABRAHAM SHAW si fosse appena spacciato padre non solo di un diciassettenne, MA di un diciassette sociopatico che era appena entrato in chiesa per SPARARE SU TUTTI. Di CJ - almeno lei adottava gente come Stich, come Brodino.
    CJ Knowles.
    Cristo, era proprio un Gemes Hamilton.
    Voleva fargli notare che non ci fosse mezzo canone fisico che potesse rendere meno stronzata quella parentela, ma – ma in effetti, c’era qualcosa di vagamente familiare.
    Probabilmente lo sguardo killer.
    La psicopatia.
    Il difficile rapporto con le persone - quella roba lì.
    Abbassò il capo ed il sorriso verso il pavimento, mordicchiando istericamente il labbro inferiore.
    I Bodiotti erano veramente dei «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA» pirla.
    Ma ad alcuni, voleva bene comunque.
    Guardò Barnaby Jagger inscenare il suo….parto…..e sentì d’amarlo sinceramente ed in maniera devota, Run.
    Forse perché ti ricorda qualcuno, Run.
    O forse perché è stupido quanto piace a te.
    Probabilmente entrambi.
    Ora. Gemes (sks: Abraham) poteva anche aver… più o meno… salvato la situazione?? Non capiva come, ma l’aveva fatto - però restava il fatto che CJ si fosse appena rivelato pubblicamente, e senza mezzi fottuti termini, una minaccia. Bellino che era.
    Fortunatamente c’era un modo semplice ed indolore (per lei) di uscire da quella nefasta situazione. Schioccò la dita per attirare i spalancati occhi chiari del Knowles, una patina opaca sulle iridi acqua marina.
    Probabilmente era sotto shock.
    Probabilmente a causa dell’abbraccio di Gemes Hamilton ed il bacio in fronte - sono con te, fratello. Roba che ti segnava nel profondo, decisamente più di segare persone a metà ed entrare armato come un terrorista in una chiesa della California. Sillabò solo una parola, Heidrun, indicando con un cenno il partoriente coricato ormai al suolo: «sparagli» così, senza alcuna spiegazione.
    Che ne poteva sapere, CJ Knowles, che Barbie sarebbe guarito. Che il popolo avrebbe visto il coraggio con il quale s’era liberato della progenie di Satana – avrebbero perfino potuto far loro credere che cercasse il posseduto sin dall’inizio.
    Doveva solamente «spara» un ringhio basso, quello della Crane.
    Da un punto di vista puramente oggettivo, stava chiedendo ad un minorenne di far fuoco su uno sconosciuto: e vorrei dire che non fosse mai successo, cari lettori, ma.
    Ma era pur sempre Heidrun Ryder Crane, Milkobitch a tempo perso.
    E le vite, lei, le salvava sempre rovinandole.

    yeah, i'm a triple threat. i can act, dance
    and break your fucking neck


    calice della caccia!!1! uau


    Edited by #epicWin - 27/12/2017, 03:28
     
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    Francisca Neiva Monteiro
    Sapete chi odiava, Neiva Butler? I cittadini di Bodie.
    Cristo santo, li avrebbe voluti vedere tutti morti, nessuno escluso. Ed odiava quella città, in generale, perché il suo arrivo lì, circa sette anni prima, le aveva sconvolto la vita. Perché finché la famiglia Butler era rimasta in Inghilterra, le cose filavano alla grande: avevano una bella casa, avevano un sacco di soldi, potevano vantare un giro di conoscenze importanti e soprattutto potevano esercitare la loro magia liberamente, senza il rischio di venir legati ad un palo e bruciati vivi. Poi, il 28 Marzo 1911 Picasso aveva voluto organizzare una maledettissima mostra in America e papà Butler aveva pensato beh, perché no? ed aveva costretto tutta la famiglia a fare le valigie e partire per il nuovo continente.
    Solo qualche settimana, aveva promesso.
    Non date gli addii, tanto tra poco torniamo, li aveva rassicurati.
    E, teoricamente, il piano per un po' era stato quello. Avevano visto la mostra, avevano visitato un po' di città, e Neiva aveva già pronte le valigie per tornare a casa sua.
    Bodie doveva essere solo una cittadina come le altre, da una visita di un giorno e via. E invece, sfortunatamente, aveva attirato l'attenzione dei coniugi Butler come nessun altra aveva fatto prima, e non ci avevano messo molto a decidere di spostare lì l'attività di famiglia, sradicandoli totalmente dalla vita di lussi e sfarzi in Inghilterra. Non l'avevano considerato minimamente il parere dei figli, non avevano nemmeno ascoltato le loro suppliche per tornare a casa.
    Che dire? Che Denholm sbroccasse se lo sarebbero dovuto aspettare. Non era mai stato stabile, il ragazzo, e come genitori i Butler avrebbero dovuto sapere che comportandosi in quel modo non avrebbero fatto altro che peggiorare la sua condizione. Sapete cosa non avrebbe mai perdonato al gemello, Neiva? L'averla lasciata in vita. Vi sembra forse normale che, dopo aver ammazzato tutti, lui stesso e servitori compresi, lei non l'aveva nemmeno sfiorata?? Si era svegliata ritrovando tutta la famiglia senza vita, ed era rimasta lì senza sapere cosa fare.
    Bella merda.
    Aveva finto di scappare da quel paese, dal vociare delle persone che non facevano altro che bisbigliare tra loro o cambiare strada quando la vedevano camminare per le vie della città. Li avrebbe voluti ammazzare tutti quanti, per quanto li odiava. Ed odiava suo fratello per aver organizzato tutto senza di lei, per non aver avuto nella sorella abbastanza fiducia: non lo sapeva forse, che l'avrebbe aiutato senza alcun problema? Erano nati difettati, i fratelli Butler, e Neiva non sapeva come vivere senza la sua metà.
    Così aveva deciso di sfruttare in modo definitivo quella capacità che aveva fin dalla nascita, ereditata dalla madre, che fino a quel momento aveva utilizzato solo per fare scherzi stupidi o terrorizzare le persone. Grazie alla sua capacità di cambiare aspetto, ormai da cinque anni vestiva i panni di Francisca Monteiro. I bodiani erano gli unici cittadini che conosceva talmente idioti da non farsi domande sull'arrivo improvviso di una ricca vedova di nobili origini portoghesi, andata a vivere proprio in quella che era passata poi sotto il nome di "casa della strage". Troppo idioti per fare due più due, anche solo per dubitare qualcosa.
    Ed era molto meglio essere la signora più temuta ed odiata del paese, piuttosto che la vittima, la ragazzina orfana che tutti guardavano male ma con quel velo di pietà, di compassione. Non la voleva, Neiva. Voleva solo essere rispettata, niente di più, niente di meno.

    Quando sentì il rumore della porta della chiesa che si spalancava ed il fumo che si riversava nella navata, pensò una cosa sola: grazie a Dio. Anche se, a Dio, lei non ci aveva mai creduto. Eppure quando ti ritrovi a vivere in una cittadina bigotta come Bodie, partecipare alla messa è un obbligo morale nei confronti del ruolo di cittadina. Come poteva incutere timore, altrimenti? Si sedeva sempre in prima fila, senza degnare di uno sguardo la plebe, se non per rivolgere loro occhiate schifate. Alcuni ci avevano provavano, nei primi mesi dal suo "arrivo", a rompere quel muro che lei stessa aveva innalzato, ma senza successo. Comunque, ogni domenica era la stessa storia. Ogni Natale era anche peggio. [«Donna Francisca, che splendido abito!» «Posso toccarne il tessuto? Sembra un materiale molto pregiato!» «Costa più di voi, delle vostre case e delle vostre famiglie messe insieme. Sparite» ] Perciò le si illuminarono gli occhi quando vide quel ragazzo entrare brandendo un fucile. Un fucile! Cristo, era la prima volta da ormai sei anni che provava di nuovo la gioia del natale dentro il suo cuore. Avrebbe voluto solamente un'altra cosa: Denholm al suo fianco ad osservare quella scena con lei, a gioire mentre un tizio con una maschera antigas faceva fuori tutti i bigotti di quel paese di merda.
    Sfortunatamente, il dannato padre Shaw e quella suorina di cavolo della perpetua dovevano mettersi in mezzo per bloccare l'opera di quel ragazzo. Ma perché non lo lasciavano lavorare in pace? In fondo un morto in più, uno in meno, perché gli importava così tanto?
    «vi vorrei presentare mio figlio» Uhhh questo si che era shokkante. Alzò gli occhi al cielo osservando le facce stupite dei suoi concittadini, tanti ooohh e aaahh che le fecero di nuovo rimpiangere di non essere schiattata tanti anni prima. Ma erano davvero così idioti? La loro stupidità avrebbe mai fatto amicizia con la parola "fine"? Evidentemente no. Perché bisognava avere davvero la testa bacata per credere che quel ragazzino fosse davvero il figlio di padre shaw. A che età l'aveva concepito, nove anni? Otto? O il parroco di Bodie aveva iniziato a copulare ancor prima di iniziare la scuola elementare? Banda di idioti.
    Ma non spettava certo a lei smascherare il parroco e far aprire gli occhi ai bodiani : in fondo era sulla loro totale cecità per praticamente ogni cosa che gli capitasse attorno che Neiva aveva costruito la sua nuova identità ed aveva potuto vivere per anni in totale tranquillità.
    «Padre, non le sembra forse una violenza pari alle atrocità che il suo ragazzo ha dovuto attraversare in guerra bloccarlo in questo modo? Dovrebbe lasciarlo libero di dare sfogo ai suoi istinti » In poche parole: parroco la smetta di salvare vite che tanto non valgono nulla. Dovevano bruciare tutti, e Neiva non era certa dell'esistenza delle fiamme dell'inferno quindi perché non anticipare la loro condanna a quando si trovavano ancora sulla terra? Rispose con il suo solito imperscrutabile sorriso alle occhiate sconvolte che le rivolsero alcuni parrocchiani. Lo vedeva chiaramente l'odio nei loro occhi, e ciò non faceva altro che aumentare la sua gioia in quel momento.
    Rabbrividì nel vedere l'entrata in chiesa di Barnaby Jagger, le sue scenette da tredicenne mestruata. Aveva distolto l'attenzione da lei, quello stronzino, con la sua scenetta a dir poco assurda. Perché i disturbati li attirava tutti Bodie? Vorrei poter dire che Neiva lo odiasse un po' meno di quanto odiava tutto il resto della città, ma mentirei. Ahimè, lei non ne sopportava nemmeno uno ed era nata senza quella parte del cuore - o del cervello? Vabbè siamo nel 1917, diciamo cuore - che consentiva alle persone di provare empatia per gli altri. Quindi, nonostante il ragazzo fosse costretto ad affrontare un trattamento simile a quello che era stato riservato a lei dopo la morte della sua famiglia, non riusciva a provare compassione nei suoi confronti, né tantomeno simpatia.
    Sapete invece chi fu l'unica che non desiderò con un colpo di fucile in pieno petto, in quell'occasione ? Martha Fay. Uau, shokkante pt.2
    Non la conosceva di persona, ma naturalmente sapeva tutto su lei e la sua famiglia: come avrebbe potuto tirare le redini di quella città altrimenti? Conoscere vita morte miracoli e scheletri nell'armadio dei cittadini era il suo compito primario. Lo udì, lo «spara» della ragazza, essendo seduta poco distante da lei. Ma perché dirlo a bassa voce? Perché poi sparare ad una persona sola?
    «Ragazzo, non devi trattenerti. Fai di noi quello che avresti voluto fare degli uomini che hanno lanciato quella bomba sulla tua trincea ed ucciso tutti i tuoi compagni.»
    In poche parole, ammazzali tutti.
    Non aveva mai lasciato Bodie, anche se aveva sempre desiderato farlo più di ogni altra cosa al mondo. Ma era stata trattenuta lì dal desiderio di vedere tutti i bodiani soffrire e morire male.
    Forse era arrivata la volta buona e quello sarebbe stato davvero un santo natale.
    1894's - finta vecchia
    quella che comanda
    la più odiata di Bodie
    F*ck this town
    god help anyone who
    disrespects the queen

    e nulla, volevo la cattiva di bodie :jericho:


    Edited by f r o w a r d; - 27/12/2017, 16:28
     
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    Le persone ci scherzavano sempre un po’ troppo, con la faccenda del tempo. Lo masticavano a denti stretti e lo sputavano a lato del marciapiede con una stretta nelle spalle come se potesse essere una giustificazione sufficiente a spiegare i dilemmi esistenziali - incomprensibile, per CJ Knowles. Non c’erano età in cui tutto sarebbe stato più chiaro, per un ragazzino che a malapena distingueva la notte dal giorno. Non c’era una vita che sarebbe stata più chiara, per un CJ Knowles che meno di una settimana prima era stato accartocciato e strizzato come carta buona neanche per il riciclo, con la cazzo di scusa del tempo.
    Quindi scusatelo tanto, se «Lancaster ci ha smollato qui. Se avessimo saputo come tornare credi forse che saremmo rimasti anche solo un minuto di più in un paese chiamato bodie? A celebrare la messa di Natale e vestiti in questo modo? » gli faceva un po’ girare i coglioni.
    Le parole di quella che appariva Gwendolyn Markley, e che per quanto ne sapeva il Tassorosso poteva essere Marylin Manson in gonnella da Perpetua, non gli dicevano assolutamente un cazzo di niente – così rinserrò la presa sul fucile, la canna maggiormente infilata nello sterno dello stronzo di turno. Distolse lo sguardo dall’uomo solo per lanciare un’occhiata furente alla ragazza, schegge sottili di vetro abbandonato in strada. Uno: dove, con esattezza, era qui. Due: aveva appena visto un mondo montato al contrario reggersi in piedi sulle fottute mani, quindi sì, vaffanculo, credeva che potessero essere rimasti lì a celebrare la fottuta messa di Natale vestiti come un fottuto presepe vivente. «Siamo bloccati qui. E a quanto pare, da oggi lo sei anche tu» Ed ancora quel qui, ed ancora quel grido a bruciare nelle costole incapace di uscire dalle labbra serrate fra loro – terrore, per lo più.
    Ma a quello, a loro, non l’avrebbe detto.
    Nessuno bloccava CJ Knowles da nessuna cazzo di parte.
    Da oggi lo sei anche tu, una bella minchia. Inarcò un sopracciglio e socchiuse le palpebre, i denti ad affondare nella carte tenera dell’interno della guancia.
    Non era un assassino a sangue freddo, Christopher, ma solo il buon Dio sapeva quanto fremesse dal bisogno di premere quel fottuto grilletto – e sentire il sangue bollente fra le dita, e graffiarsi le guance con schegge ossee. «Puoi stare in chiesa con me e Gemes, passare agli occhi di tutti come il nuovo seminarista»
    In chiesa.
    Con lei e Gemes.
    Seminarista.
    Tutto un nuovo livello di vuoi fottermi senza preliminari.
    Non credeva alla ragazza, CJ. Cristo, a malapena credeva a sé stesso – c’era qualcosa di reale, a quel punto? C’era mai maledettamente stato? Che avesse il carattere di merda della sua Gwen, non significava che, effettivamente, la fosse.
    Ad essere onesti, nulla significava proprio un cazzo, in quel momento. L’unica cosa concreta per CJ era il proprio forsennato battito sulla lingua, il sapore ferroso del sangue sui denti, il peso delle armi da fuoco sulla carne, ed il dito ad indugiare sul grilletto del fucile. Cercava di tenersi presente a sé stesso, ai piedi ben piantati al suolo – non era facile mentre gli occhi di tutti erano su di lui, inchiodandolo al pavimento come un insetto in teca. Ad un altro CJ, quel genere di attenzioni avrebbe fatto piacere; ne avrebbe sorriso, languido e morbido, sentendo l’adrenalina come una vecchia amica a consumare le vene. CJ Knowles aveva imparato troppo presto che attenzione significava guai, e guai significava sei morto, pelatino. Passava inosservato anche quando non lo faceva affatto, dimenticato nello stesso battito di ciglia con il quale lo si era intravisto. «vaffanculo» sillabò, lento e quieto, con la voce secca e ruvida sul palato.
    «mi sto avvicinando, figliolo»
    Figliolo una sega fu lì lì per ribattere, CJ, l’aria un fischio pregno d’ironia a pungere il palato – ma.
    Ma.
    Corrugò le sopracciglia, uno sguardo sbilenco e rapido in direzione del prete. Era difficile mantenere un contegno irriverente e professionale nei confronti di un Gemes Hamilton in abiti talari, ma CJ Knowles fece del proprio meglio per rendere ancor più sottili ed affilate le iridi acqua marina, i lividi violacei attorno agli occhi a renderle inverosimilmente più chiare. Si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo e lanciare un’occhiata allusiva alla Quasi Markley solamente perché immaginava che quei piccoli fetenti bastardi attendessero solo un momento di debolezza, per renderlo inerme ed inoffensivo – lungi dal Tasso dar loro quell’opportunità. «non farlo.» biascicò solamente, in quel tono denso e stanco di chi sapeva sarebbe stato ignorato, ed era già stanco di resistere.
    Stanco di esistere, in realtà.
    «siamo nella casa del signore, abbassa il fucile» ma che
    Cazzo
    Stava
    Dicendo.
    Se avesse potuto arcuare maggiormente le sopracciglia, non sarebbe più stato pelato – ahimè la mera fisica glielo impediva, e dovette limitarsi ad un sardonico e lento sollevarsi in una curva incredula. «sta minchia» rispose, sentendosi ancora estraneo ad i fatti. Non… non capiva, e non capiva, e Dio Santo non capiva. Deglutì febbrile spingendo anche il proprio corpo contro il fucile puntato sul fedele, cercando così di nascondere il patetico tremolio alle dita. Perché a quel punto, a quel punto, CJ si rendeva conto che non avrebbe mai fatto fuoco – non su tutti, almeno. Non così. Che poco se ne fotteva se fossero o meno i suoi Prescelti: non avrebbe mai sparato ad una quasi Gwen, o ad un quasi Gallagher, o ad un forse Archibald.
    Neanche ad un Gemes Hamilton, avrebbe detto.
    Ma ce la stava mettendo proprio tutta, nel voler essere imbottito di piombo come un fottuto tacchino al Ringraziamento.
    «so quanto ti dia fastidio» La vide con la coda dell’occhio, la mano di lui a sollevarsi.
    Non farlo non farlo non farlo.
    La vita di CJ era scandita da ben poche certezze, tutte figlie di violenza e mancanza di misericordia. Ogni rumore forte, alle sue orecchie era uno sparo; ogni luccichio nella notte, era una lama a bruciare nella carne.
    Ogni mano sollevata, era l’ennesimo schiaffo a tagliare la pelle.
    E d’istinto cercò di allontanarsi, dimentico perfino dell’uomo che fino a quel momento aveva tenuto sotto tiro. Sapeva solo che non voleva, CJ, che non poteva, e che non sapeva chi minchia fosse quel Gemes Hamilton. Di certo non aveva alcun diritto di - «ma devi fottutamente tenermi il gioco, cigei. hai sentito gwen: lancaster ci ha incastrato un secolo indietro, va tutto una merda e sto cercando un modo per tornare indietro» - abbracciarlo.
    Abbracciarlo.
    Rimase fermo solamente perché incapace di far altro, gli occhi serrati a corrodersi di odio per non lasciar spazio alla paura, quel fottuto terrore che convinceva i bambini a nascondersi sotto le coperte per sottrarsi ai fottuti fantasmi. Sarebbe stato un gesto avventato in qualunque momento, ma in quello? In quello rasentava un livello di masochismo al quale perfino CJ Knowles avrebbe potuto far un rispettoso inchino – e solo per quello, si disse solo per quello, non cercò d’impugnare la beretta per sparare a bruciapelo.
    Inutile dire che di quanto aveva detto, il prefetto non aveva ascoltato mezza parola: difficile prestare attenzione a qualunque suono che non fosse il proprio disperato battito nelle orecchie. «non farlo» supplicò soltanto, occhi chiusi e fucile ormai imbracciato verso il pavimento. Non toccarmi. Non dirmi stronzate. A quel punto ed a quel CJ, era così stremato da sé stesso che si sarebbe fatto bastare un segno della pace ed un Bella lì da lontano, per decidere che fosse un problema loro – che lui avrebbe potuto sbattersene il cazzo di ovunque fosse, di quando fosse, concentrandosi solamente nel trovare un modo per ricongiungersi ai Freaks. Preti, Perpetue e cori avrebbero potuto essere la preoccupazione di altri, CJ avrebbe potuto fingere che non gli importasse – che fosse una loro scelta, sapete. Che la loro vita non lo toccasse. Che se fossero stati non Jay, e non Park, a lui non sarebbe cambiato un cazzo.
    «ti spiegherò tutto, te lo assicuro» Si sentì obbligato a rispondere, sentendo le labbra di lui sulla fronte, un sincero: «morirai giovane» che decise di non accompagnare ad un sorriso.
    Era un dato di fatto.
    «dammi solo quattro minuti»
    Per la prima volta da quand’era in quella chiesa – da quand’era in quella vita – Christopher Jeez Knowles, un fisico tutto angoli ed una bocca tutta rancore, lo guardò davvero. Non il genere di sguardo fugace che passava inosservato, non quello più superficiale ma distratto di chi cercasse d’imprimersi nella memoria i dettagli di un volto: CJ lo guardò per studiarlo, per cercare un’unghia di sé stesso che potesse dare un fottuto senso a quel avete detto sì. Nell’opaca e cinerea luce della chiesa, il Tassorosso osservò gli occhi chiari di Gemes Hamilton scavando nelle iridi per trovarci una venatura delle proprie, un qualsivoglia scherzo del destino che risuonasse familiare da un viso all’altro. Forse qualcosa c’era, nella sfumatura un poco più chiara vicino alla pupilla – ma forse c’era qualcosa di più nella linea serrata delle labbra, ed in quella fiacca esasperazione che non avrebbe dovuto essere genetica, ma tant’era.
    Non fu comunque un CJ, che trovò in Gemes – e di certo, non un BJ. Meglio, a dire il vero: non si sarebbe fidato di nessuno dei due, il Knowles.
    Ma dovette deglutire, ed annuire piano, ed essere il primo a distogliere lo sguardo lasciando che grondasse verde acido sul pavimento: perché non c’era CJ, e non c’era BJ, ma non era solo un Gemes Hamilton, quello a ricambiare la sua occhiata.
    Razionalmente non aveva alcun senso. Logicamente non aveva ragione d’esistere.
    Qualcosa nel suo viaggio doveva essere andato fottutamente storto, per lasciarlo così vuoto di pieni che in quella vita neanche esistevano – memore senza memoria. Così decise di darglieli, quei quattro minuti, perché a sua sorella non aveva mai detto di no.
    «non esageriamo» ringhiò in un sibilo, sollevando ancora minacciosamente l’arma verso un pastorello sconosciuto: e sì che s’era mostrato d’indole particolarmente buona e magnanima, ma se uno fra loro – uno dei non suoi- osava avvicinarsi alle sue armi, non si sarebbe fatto particolari scrupoli di coscienza a ridipingere le pareti della chiesa: avrebbe deciso di interpretarla come legittima difesa, il premere il grilletto fino a svuotare lo scaricatore.
    «vi prego di non agitarvi: vi vorrei presentare mio figlio»
    CJ si stava così facendo i cazzi propri, concentrato com’era nel prendere la mira in punti non vitali della plebe, che ci mise qualche secondo più del necessario per comprendere quanto fosse appena successo. Così moralmente debilitato, da abbassare l’arma permettendo al pastore di fuggire.
    Da corrugare le sopracciglia.
    Da far ricadere le braccia lungo i fianchi, labbra dischiuse senza saper cosa dire – finchè qualcosa da dire, non l’ebbe: «come fai a saperlo» così, sapete. D’istinto confuso. Era la prima fottuta cosa che gli fosse venuta in mente, la testa reclinata su una spalla e lo sguardo a saettare su Gwendolyn.
    Merda.
    Cristo.
    Santo cielo.
    Provò un senso di profondo disagio, mano sinistra a premere sulla bocca e dolenti palpebre dischiuse: cosa stava succedendo. Cioè.
    Cosa stava succedendo.
    Perché lo sapeva. Perché dirlo - lo sapevano tutti?
    Dov’era finito.
    Davvero - davvero- lo diceva… così? Come se fosse FOTTUTAMENTE NORMALE? Come se suo figlio non fosse appena entrato in una fottuta chiesa con più armi di un membro dell’Isis? Come se non fosse impossibile? «gliel’hai detto tu?» domandò confuso, nello stesso momento in cui: «charlie jebediah, forse me ne avrete sentito parlare»
    Cosa.
    «vi chiedo umilmente perdono per il suo atteggiamento, ma sappiate che non era sua intenzione»
    «certo che lo era» completò distratto, antico istinto difficile a perire, facendo un cenno con il capo ad una giovane donzella semi svenuta fra le ultime file: che dessero a Cesare quel ch’era di Cesare.
    Ma perché cazzo l’aveva chiamato Charlie Jebediah? Si disse che, forse, aveva tirato a caso – in pochi conoscevano il vero nome di CJ. Però… comprenderete il suo scetticismo. Non aveva senso.
    «dovete sapere che è tornato pochissimi giorni fa dal fronte occidentale europeo»
    Ah, aspetta.
    Ah.
    Aspetta.
    Qualcosa non era andato nel modo previsto.
    «purtroppo una bomba ha colpito la trincea dove si era riparato con alcuni commilitoni, e ne è rimasto un po’…provato, ecco. Ringrazio ogni giorno il signore dio nostro per avermelo riportato a casa sano e salvo» Ma che
    Cazzo
    Stava
    Dicendo.
    «è un bravo ragazzo, fratelli: il miglior figlio che avrei mai potuto desiderare – non è colpa sua se gli sono successe cose spiacevoli» Non era neanche giusto, sapete. Non era corretto che nelle pieghe della dilagante confusione di CJ Knowles, si facesse strada un senso di soffocamento che poco aveva a che fare con la situazione in sé, e tutto con quella pungente ironia che beffarda continuava a pungergli il culo. Non era equo che fosse così semplice mentire su qualcosa che avrebbe dovuto essere vero – avrebbe dovuto esserci una specie di protocollo da Viaggiatori nel Tempo per impedire una simile catastrofe, no? Quella pioggia di merda emotiva a cui CJ avrebbe volentieri fatto a meno, segato e prostrato da una settimana che l’aveva limato come un coccio sulla battigia.
    Si risolse a ridere, perché aveva oramai superato il punto di rottura. Perché dopo la stanchezza, e la rabbia, e quel senso di vuoto a fottutamente spandersi nel petto, rimaneva solo una cosa – follia. Così non si preoccupò neanche di domandarsi come quei figli di puttana della California avrebbero potuto credere una stronzata simile; così prestò poca attenzione a quel che accadde in seguito, sprecando le proprie iridi di vitrea giada solamente per brevi contatti che poco avevano a che fare con la realtà.
    «Ragazzo, non devi trattenerti. Fai di noi quello che avresti voluto fare degli uomini che hanno lanciato quella bomba sulla tua trincea ed ucciso tutti i tuoi compagni.»
    Ed ormai aveva raggiunto il punto di non ritorno, CJ Knowles, ebbro di malessere e debolezza. Rivolse alla donna il migliore dei propri sorrisi, quella meravigliosa piega della bocca che conteneva nella propria curva l’innocenza del bambino che non era mai stato, e la malizia dell’adulto che non poteva ancora essere.
    Così saltò in piedi su una delle panche della chiesa, il petto nudo e straziato a ridere di tutti quei piccoli figli di puttana con sottili rigagnoli cremisi. «papi ha ragione, qualcosa decisamente non funziona» e si strinse nelle spalle, ed ancora sorrise, perché un qualunque Gemes avrebbe sempre avuto ragione, almeno su quello, su un qualunque CJ: provato.
    Un modo gentile per dire ch’era fottuto nel cervello.
    «ma dio mi ama comunque perché sono una» fottuta «star.» e c’erano poche cose che i CJ Knowles, in posizioni ed in CJ come quello, potevano fare: ovviamente, scelse quella sbagliata.
    Come sempre. Non comprendeva molto di tutta quella merda, ma due cose le sapeva per certo: aveva appena ricevuto l’approvazione dal cielo per fare il sociopatico, e doveva mostrare agli stronzi in yuta che non bluffava, altrimenti rischiava di ritrovarsi bibbie redentrici sullo zerbino ogni maledetto giorno. C’era probabilmente più di un modo per risolvere la situazione, ma.
    Spara.
    Sparagli.

    E CJ Knowles, incrociando gli occhi verdi di Heidrun, optò per un atto di fede.
    Qualcuno doveva pagare con il sangue, buon Dio. CJ Knowles se ne fotteva di chi sarebbe stato: non sarebbe rimasto in debito con nessuno.
    «la messa è finita, andate in pace» e lasciò la presa sul fucile, ed ignorò la mitraglietta al proprio fianco in favore della maneggevole semi automatica. Deglutì, umettò le labbra.
    Prima che qualcuno potesse registrare il movimento e decidere di reagire, puntò l’arma e fece fuoco.
    Avevano detto tante cose, a CJ. L’avevano accusato di essere martire.
    Avrebbero dovuto conoscerlo abbastanza da sapere che martire lo fosse, ma solo per sé stesso.
    Perché qualcuno doveva pagare con il sangue, buon Dio. «amen.»
    E quello di CJ, era semplicemente più bello.

    «m-mo-morra cinese per guarirlo?»
    «meh, lasciamolo così ancora un po’»
    «e se m-muore?»
    «si risparmia padre shaw come padre – rip pelatino»
    Rimpianse di non aver mirato ad un punto vitale.
    «troppo tardi» gracchiò, sollevando pigramente una palpebra. Premette d’istinto una mano sul ventre, il sangue a rendere appiccicose le dita. Deglutì, un sorriso malsano e familiare sulle labbra.
    Quindi non era un sogno. Uau.
    Non aveva previsto di perdere i sensi per un proiettile di sta minchia, ma aveva evidentemente spinto un po’ troppo sull’acceleratore per un fisico già esageratamente provato – e così aveva perso coscienza per… una manciata di minuti? Di secondi? Chi poteva dirlo. Si sforzò di sollevarsi a sedere, la schiena contro una delle panche. «charlie jabba» fu la prima sentenza di senso semi compiuto che riuscì a concepire, un sopracciglio inarcato in direzione di Jayson. «figlio di un prete neanche trent’enne» e spostò l’opaco sguardo acquamarina su Gemes. «siamo in colombia?» perché la cocaina avrebbe spiegato molte cose.
    Così, sanguinante e quasi bello come un vero CJ DOC, finse con classe di non essere appena entrato armato in una chiesa, di non essere piombato dal nulla in un mondo alternativo, e di non essersi appena sparato per mantenere una facciata del quale non sapeva un cazzo e perché ne aveva bisogno. Sospirò una risata sottile, la lingua a scivolare sul labbro inferiore spaccato. Gli occhi scivolarono morbidi su coloro che erano rimasti, gente che evidentemente sapeva dell’esistenza della magia. Credeva. Sperava.
    Confidava? In realtà se ne fotteva poco. Potevano anche parlargliene a parabole di Gesù Cristo, se gli andava – bastava che dicessero qualcosa che ci provasse, ad avere senso.
    «tempo scaduto, padre» in tutti i sensi. Picchiettò la mano sulla propria coscia. «ditemi i vostri segreti e io vi rakkonto i miei» Cosa stava dicendo? Non ne era certo. Voleva incolpare la perdita di sangue, ma-
    Niente, stava effettivamente ancora perdendo sangue. Cugino, mamma, ma anche tu che stai leggendo, sentitevi liberi di ricucirlo come una delle vostre bambole vodoo bodiotte. «ho visto gli altri»Batté le palpebre, corrugò le sopracciglia. «ho visto anche voi. che strana la vita»
    Così, perché ci stava sempre.
    Un indice puntato verso la Markley. «sì, sono ancora incazzato per la droga»
    Così, perchè era sempre bene ribadirlo.

    christopher jeez knowles
    2043: cj hamilton
    freak | 17 y.o.
    merry fuckin' xmas
    25.12.1917 | h. 00:00
    anger was enough to make someone go
    insane but fury, it made people psychotic
     
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    martha fay | 21 y.o.
    once: heidrun ryder crane
    25.12.1917 | h. 00:00
    mimesis | proud mama
    «oh,» sussurrò teneramente, in ginocchio sul pavimento freddo della chiesa. Raccolse delicatamente il batuffolo rosa stringendolo al petto, un sorriso morbido a curvare le labbra. «è un maschietto» sancì, sfiorando con la bocca la testina del porcellino che, a quel contatto, grugnì piano. Mentirei se dicessi che una tale espressione estasiata l’avesse rivolta anche a River od Uran, scusate genitori: gli animali erano la sua debolezza.
    Altrimenti perché le sarebbe piaciuto tanto Gemes?
    Quando Barbie allungò le braccia per farsi rendere («z-z-ze –tua mmmadre- zeus») Zeus, Heidrun inarcò un sopracciglio e si alzò in piedi mettendo fra sé ed il Jagger quante più piastrelle possibili: sti cazzi e non tuo fratello. Spostò quindi le iridi color muschio sul ragazzino in piedi sulle panche, capo piegato da un lato mentre ne studiava l’aguzzo profilo ossuto. Cosa non andava nella nuova generazione? «la messa è finita, andate in pace. amen» E l’unico movimento che si permise, quando CJ Knowles premette il grilletto, fu un lento battito di ciglia. Inspirò dalle narici, palpebre socchiuse posate ora su Francisca: e sì che entrambe gli avevano detto di sparare, seppur ad obiettivi diversi, ma… il suicidio non era fra le opzioni messe al vaglio. Avrebbe preferito una carneficina di fedeli (così, per ravvivare un po’ l’atmosfera) a quello, qualunque cosa fosse – a cosa aveva appena assistito, santo cielo? «che testa di cazzo» bisbigliò alla strega kattiva di Bodie, umettando le labbra con incredulità e disappunto. «te li ho già fatti i miei complimenti, padre?» non si sprecò neanche a guardare Gemes, mentre le labbra si curvavano verso il basso mostrando la propria contrarietà. «ottima scelta» confermò ironica arricciando il naso, facendo distrattamente i grattini a Zeus. Sospirò afflitta, un greve passo verso il ragazzino dal da rivedere istinto di conservazione. Osservò la ferita con occhio critico e severo: era grave? Sì. Sarebbe morto? Probabilmente. Era compito suo preoccuparsene?
    Sempre. Era debole agli adolescenti con evidenti problemi verso la società ed ogni suo abitante, fatele causa – solo per quello, eh. «m-mo-morra cinese per guarirlo?» Alzò gli occhi su Barnaby, l’accenno di un sorriso a pungerle la bocca. Aveva scoperto della sua esistenza da…una decina di giorni? Forse meno, eppure era già certo di amarlo.
    Platonicamente parlando. Fece spallucce, un’occhiata verso il basso ad un momentaneamente, per loro immensa fortuna, privo di senso Knowles: « meh, lasciamolo così ancora un po’» decretò, inarcando un sopracciglio verso il Falegname Satanico di Bodie. Beh? non Tryhard certo che l’avrebbe guarito, ma a) non significava che le facesse piacere b) il pelatino meritava di prendersi le responsabilità per i propri (sconsiderati) gesti, e percepire ogni briciolo di quel dolore auto inflitto. «e se m-muore?» come se Heidrun potesse mai lasciar morire un ragazzino.
    Un CJ, poi. Si strinse ancora nelle spalle, chinandosi con un mugugno al fianco del non troppo Babbo Natale. « si risparmia padre shaw come padre – rip pelatino» con indice e medio, disegnò una croce nell’aria in direzione del ragazzo. «troppo tardi» Arcuò un sopracciglio verso Barbie, un mezzo sorriso a storcere un lato della bocca. «visto? Sta una favola» ripiegò quello stesso sorriso, palpebre sottili e sguardo non troppo amichevole, sul Tassorosso.
    Inutile dire che lui non ricambiò. Gli voleva bene lo stesso, dai.
    «ditemi i vostri segreti e io vi rakkonto i miei»
    Oh, là. Finalmente qualcosa di interessante. Dov’era stato per tutto quel tempo, sull’Himalaya? A raccogliere more di bosco? In quale paesino di merda l’aveva incastrato Lancaster? Non vedeva l’ora di sapere quale Prescelto si fosse beccato l’onere di divenire prete de- «ho visto gli altri». Corrugò le sopracciglia, si chinò istintivamente verso il ragazzino – forse aveva perso più sangue di quanto già non ne gocciolasse fra le panche. Di quali altri stava parlando? «ho visto anche voi. che strana la vita» a quel punto dovette battere le ciglia, convincendosi che fosse giunto il momento di fare qualcosa. Passò Zeus alle (confidava affettuose) mani di chi le era accanto (non prima di averlo salutato con un tenero bacio sul grugno), quindi allungò le dita verso la fronte del pseudo Isis ancora riverso al suolo. «mastro lindo, parla come mangi» intimò seccata , il tono di voce basso e morbido, mentre afferrava la testa di lui fra i polpastrelli. «dove ci hai visti?» uno. Iniziò a scrollargli il capo come un piccolo shaker, la delicatezza con gli esseri umani non era propriamente una prerogativa della Crane, lasciando che la Guarigione di Barbie fluisse da sé come già aveva fatto in passato: CJ Knowles ci stava proprio prendendo gusto, a farsi curare da mamma!!&& Run. «quali altri?» lungi dalla Crane pensare che gli altri fossero effettivamente i loro: se avesse saputo che Mastro Lindo aveva interagito con la sua maledetta famiglia, la testa gliel’avrebbe certamente scossa un po’ di più. «e perché sei da solo?» volete dirmi che Lancaster aveva fatto il bastardino spargendo gli altri a caso, ed in solitudine, per l’America?
    Quasi sperava di sì. D r a m a h.

    yeah, i'm a triple threat. i can act, dance
    and break your fucking neck
     
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    barnaby jagger | 23 y.o.
    2043: sander bitchinskarden
    25.12.1917 | h. 00:00
    healing (x-)factor
    Ma pensa, che situazione del tutto entusiasmante. Barnaby Jagger, come si confaceva a qualunque pigra drama queen, rimase riverso al suolo ad osservare lo spettacolo con le chiappe ben ancorate al pavimento, un braccio piegato languido sotto la testa – beh? Non era mica robetta facile, un parto. Certamente non avventure che capitavano quotidianamente, poi – e partorire uno Zeus maiale? Prima di lui c’era riuscita solo il titano Rhea, quindi perdonatelo se si prendeva un attimo di pausa dalle skonvolgenti dinamiche altrui per concentrarsi sull’unica persona che, in quel momento e sempre, meritava le sue attenzioni: sé stesso. «è un maschietto» Piegò le labbra turgide in uno di quei sorrisi liquidi che le madri sotto effetto di morfina donavano alle ostetriche, gli occhi scuri a guizzare sul naso umido di quell’infame figlio di puttana (poteva darsi della puttana da solo? Massì, dai) di Zeus stretto fra le braccia di Heidrun. «fammelo stringere» ansimò con le lacrime agli occhi, allungando le mani per poter finalmente, dopo ben nove minuti mesi di attesa, stringere quel fagotto al petto.
    Ma. Fammi capire. Ricambiò allarmato l’occhiata di Run, osservandola mentre si allontanava con il suo bambino (!! Il s u o) strappandolo alle amorevoli braccia della madre: dov’era il rispetto per i genitori, eh? Nel duemiladiciassette non lo insegnavano più?
    Cristo se li odiava, quei giovani. Erano spuntati da un giorno all’altro (da un giorno all’altro) dal nulla – e va bene – avevano rubato il lavoro alla popolazione autoctona della California – BODIE L I B E R A !!&& - avevano sicuramente portato nuove e mistiche malattie sessualmente trasmissibili dal ventunesimo secolo, E, come se non fosse abbastanza, gli rubavano il figlio maiale? Sul serio? Ma che poi, oh: non ne avesse già avuto uno proprio di cui occuparsi, avrebbe perfino potuto perdonarla – ma insomma. Il suo hamburger suino le era appena stato servito su un vassoio di piombo d’argento ed al dolce suono di spari e petardi, non aveva bisogno di Zeus per avere un porco in famiglia.
    Eh, è inutile che lo guardiate così: lo pensavano tutti, era giunto il momento che qualcuno lo dicesse. Suvvia. Scosse le spalle con stizza, tirandosi a sedere per stringere le ginocchia al petto. Fu con un misto di fascino e disgusto, che osservò la carne del fianco di CJ esplodere in centinaia di bollenti coriandoli sanguinolenti: «uau, carnevale in anticipo» sussurrò così a bassa voce da dubitare di essere stato udito da qualcuno. Mentre suo cugino (x2, ricordo sempre) moriva, Barbie pensò di fare quello che, di natura e di legacy, gli veniva meglio: importunare il genere umano. «mariella, guarda, c’è il vischio – happy xmas» ovviamente non c’era alcun vischio, e Sara non è neanche certa che nel far west 1917 già esistesse la leggenda sul bacioh, ma indovinate a chi (oltre a Sara) non interessava? Esatto, proprio lui – B a r b i e! Grugnì, sollevò le iridi scure su (Zeus) Run: a quanto pareva, era il momento del lavoro sporco. Dov’era quella patata di Floyd quando serviva? Moriva dalla voglia di mostrargli quanto loro due, come i Power Rangers versione santa, se collaboravano, potessero fare la differenza fra vivere e crepare male – magari avrebbe potuto trovare anche un nome che non plagiasse il figlio di Dio, ma suonasse comunque kool. Ci avrebbe lavorato sopra.
    Era così brutta la vita senza amici, che si era ridotto a voler bene a Floyd Valleballe qualcosa: quant’era caduto in basso. Sospirò apparentemente senza motivo, spingendosi infine in piedi per raccogliersi al capezzale di quel pirla di CJ Senzacognome – davvero, non era segnato sulla mappa 2043. « m-mo-morra cinese per guarirlo?» Quando Run gli sorrise, Barbie fece tutto il possibile per ricordarsi che a, era sua zia, e b, gli aveva appena rubato il maiale – ma oh, era debole, eh. E di sangue, a voler essere proprio proprio precisi, non erano parenti.
    Ma Zeus… quello sì che era un bel deterrente a fare il provolone. Cioè, quella merdina rosa osava perfino grugnire felice e soddisfatto, a lei - e lui che l’aveva rincorso fino a lì? Che lo pettinava e gli creava barchette con cui farlo galleggiare nelle pozzanghere? Veramente. Chi è il mostro ora, Tenerone Amadori. « meh, lasciamolo così ancora un po’» Oh, se lo diceva mamma.
    Però… aveva proprio una cera bruttina, il pelatino. Barbie si grattò distrattamente la nuca, chinandosi per pungolare con l’indice la sottile guancia del ragazzo. «e se m-muore?» « si risparmia padre shaw come padre – rip pelatino»
    Beh. Aveva quasi – quasi – una sua logica. Al commento strascicato del fanciullo, però, non potè che sorridere condividendone l’ironia: pensa, kugi, io neanche ci credevo a tutta questa merda, ed ora mamma coltiva barbabietole!!&& ti sono vicino!!
    «ditemi i vostri segreti e io vi rakkonto i miei» EH, FINALMENTE. Barbie moriva dalla voglia di sapere tutti i loro altarini, ki stava cn ki, a ki piaceva ki, ki avesse violato le norme 2043 sbombandosi la mamma del bff (insomma, le cose importanti), ma comprese presto che non parlavano di quegli, altarini. La situazione stava diventando decisamente troppo intima e confusa, per gli standard del povero falegname – così sibilò l’aria fra i denti, affrettandosi a riprendersi Zeus prima che Run cambiasse idea. «b-b-b-beeh,» iniziò, citando <s>non volontariamente una qualunque pecora degli Akers, indietreggiando nel mentre di un passo. «non è aff-f-far m-mio, vi lascio s-soli» ma spostò lo sguardo su Darden, che fancazzista come lui si annoiava quanto lui, sventolando indice e medio di fronte agli occhi: certo che era affar suo, e certo che avrebbe voluto sapere tutto.
    Ma dopo, sapete. Non gli piaceva la suspance, voleva le informazioni quand’erano già belle pronte per essere fonte di skandaloh - non era interessato in conversazioni disordinate con termini come Netflix che non sarebbe stato in grado di comprendere. Barbie puntava ai riassunti efficienti con il clue della situa, il contorno lo annoiava in fretta. «b-b-buon n-n-na-»sello. «nat-»ivo americano. «nat-»uralezza. «NATALE OKAY, n a t a l – va bene v-vado c-ciao» e maiale sotto braccio, Barnaby Jagger fece la seconda cosa che gli veniva meglio, dopo importunare il prossimo: proprio come il Destino di Sara in Teneramente Amore, se ne andò.

    With the lights out, it's less dangerous
    Here we are now, entertain us
     
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