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[indagini] barry + mae

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    Barrow Cooper
    «ok barry, prendimi le mani.»
    Che vita di merda.
    «bj... ti prego. devo proprio?»
    Doveva. Buon satana redentore, Barrow Cooper era troppo strafatto per potersi sottrarre a quella tortura cinese, e troppo poco perché gli fosse concesso di eclissare la propria mente cadendo nell'oblio.
    «PRENDIMI LE MANI!»
    Il corvonero volse per l'ultima volta le iridi grigio azzurre, velate da un'ombra alcolica considerevole, verso il loro pubblico; per sua fortuna, nessuno sembrava sufficientemente lucido da rendersi conto della situazione. Corrugó la fronte, concentrando le le poche energie neuronali residue così da formulare un unico, nitido pensiero: dove cazzo è cigei?
    Prese le mani di Bernadette, poggiandogli il mento sulla spalla destra.
    «Chiudi gli occhi, Bj.» «Rose.»
    Voglio morire.
    «Chiudi gli occhi, Rose»
    E, di punto in bianco, Jack e Rose stavano volando.

    Mi fido di te.
    «AAAHhhhh» L'urlo gli morì in gola, quando si rese conto di aver sollevato le palpebre nella penombra. Avrebbe dato qualunque cosa, Barrow Cooper, per credere si fosse trattato solo di un terribile incubo, ma nessun viaggio onirico, per quanto sconvolgente, avrebbe saputo ricreare alla perfezione tali orribili dettagli. Purtroppo per il ragazzino, il ricordo di se stesso e Bj Raynold abbracciati uno all'altro nella riproduzione minuziosa di una delle scene più famose di Titanic non era l'unico a tormentarlo.
    Si mescolavano accavallandosi uno all'altro, visioni mistiche che mai nella vita sarebbe riuscito a cancellare. Nemmeno con la droga avanzata, qualche pasticca tenuta con cura nella tasca dei jeans. Almeno quella costante della sua vita era rimasta tale anche nella dimensione di merda nella quale si trovavano intrappolati.
    «Cwahazzo» un sospiro soffocato dalle mani premute contro le labbra, le palpebre calate con forza sulle iridi chiare. Stava tornando tutto a galla: tutto.
    L'alcol, la vergogna, la confusione, quel poco che aveva mangiato prima di perdere la concezione del tempo e dello spazio; c'era stato anche qualcosa di buono, lo sapeva, ma in quel momento il sedicenne faticava ad estrapolare i ricordi migliori da quelli di cui si sarebbe pentito per sempre.
    Su spinse giù dalla brandina, scivolando sul pavimento più che alzarsi in piedi, un singulto a risalire lungo la gola. Doveva aver dormito al massimo un paio d'ore, almeno a giudicare dal cerchio alla testa, una corona di spine conficcata nelle tempie come Gesù Cristo in persona: dov'era la farmacia portatile di robele quando serviva? «mmhh sto volando jack, mlmlml» passando accanto al giaciglio sul quale era collassato il fratello, due fessure socchiuse al posto degli occhi chiari ed un sorriso appiccicoso dipinto sul volto, Barry si premuró di tirargli un pestone contro la coscia sinistra, il piede avvolto nella sola calza che poco dolore poteva purtroppo infliggere. «stai zitta sandra, torna a dormire.» non gli avrebbero mai concesso di rimuovere quell'orrore. Mai.
    Con un sospiro scavalcó il fratello, compiendo quei pochi passi tra una branda e l'altra che lo dividevano dall'angolo con cucina allestito da non si sapeva bene chi. Così come per l'autore della festa tenutasi la notte appena passata, Barry non aveva idea di chi fosse stato ad organizzare la loro permanenza da Ollivander; per dio, non sapeva nemmeno come facessero ad essere ancora tutti vivi. Il corvonero interruppe il suo incedere solo arrivato in prossimità delle ultime brandine, solo una delle quali era vuota; sull'altra, raggomitolata su se stessa come un gatto alla ricerca di calore, Amalie Sheperd.
    Dormiva ancora, la ragazzina, e Barry fu lieto di non dover incrociare lo sguardo limpido di lei, chiedendosi se ricordasse o meno quanto accaduto solo poche ore prima. A dirla tutta, non sapeva nemmeno lui cosa lo preoccupasse di più, tanto vasta era la scelta: averle chiesto, quasi sovrappensiero, se le scottasse la patata raggiungeva sicuramente la cima della montagna chiamata Diotipregoperchémifaiquesto. Altro discorso, invece, quello che riguardava le mutandine perdute della Sheperd, unica vera ragione per aprire gli occhi quella mattina e trovare la forza di vivere un altro giorno. Gli venne persino da sorridere, mentre si chinava sulle ginocchia, scostando una ciocca di capelli biondo che Amalie stava allegramente masticando nel sonno. «sei sempre una sorpresa, Ams.» un sussurro, solo un istante, prima di rialzarsi.
    Urgeva del caffè, tanto, e a giudicare dai rumori nella stanzetta poco distante qualcuno si era già messo all'opera. Quando Barry la vide, e i loro occhi chiari per un lungo istante si incrociarono, la stessa muta richiesta tagliò l'aria immobile che li separava, un sottile silenzio in grado di contenere tutto, di creare un segreto condiviso.
    Non ne parliamo diceva quello sguardo disperato, ma ancora carico di antica fierezza; io non dico, tu non chiedi, era ciò che si poteva sentire, quasi palpabile, aleggiare intorno alla figura di Maeve Winston. Il corvonero annuí, prima ancora che lei potesse dire qualcosa, e le si avvicinò con l'aria mesta di chi sotto il oeso dei ricordi si stava infine piegando: ma di fronte alla professoressa poteva anche mostrare quel sentimento di sconfitta. Dopotutto, la bionda si era lanciata da un soppalco, lercia come un frequentatore incallito dello SpacoBot, convintissima che qualcuno di sotto l'avrebbe afferrata come ad un concerto rock. Per quanto poteva rimembrare Barrow, Maeve si era letteralmente spiaccicata sul pavimento in legno di Ollivander.
    «buon-ehm.. giorno.» un cenno del capo mentre schiariva la gola, un'occhiata rapida alla gamba destra della giovane. Sembrava messa meglio della sera precedente, ma dall'espressione dipinta sul suo viso si capiva che non andava bene per un cazzo. Non c'era nulla, di giusto. Credevano davvero che una notte di balli e alcol come ai vecchi tempi li avrebbe riportati a casa? «Posso averne una tazza?» le indicò il bricco del caffè, uno sbuffo di vapore ancora bollente dal profumo inconfondibile: quello della salvezza. Maeve annuí e gliene porse una di ceramica, piena quasi per metà, e bastò la sensazione di calore tra le mani a sollevare di una tacca il morale del ragazzo, già basso di suo; non era il tipo capace di godersi una festa, Barrow Cooper, o la sensazione di vuoto che ne rimaneva. «quando gli altri si sveglieranno avranno.. avremo bisogno di qualcosa oltre al caffè.» Stava pensando al proprio mal di testa da record, il sedicenne, ma anche a nausee, mal di pancia vari, dolori articolari dovuti a cadute e risultati di strani giochi alcolici.
    Maeve Winston, in piedi ad un metro e mezzo da lui, il peso del corpo poggiato maggiormente sul piede sinistro (?) ne era l'esempio lampante.
    «potremmo..» non lo stava davvero per dire. Di cazzate, dalla sera precedente, ne aveva espresse parecchie, domande fuori luogo e commenti poco lucidi conditi da risate al limite dell'isteria - per non parlare di quanto vicino fosse andato a chiedere il permesso ad Amelie di dormire insieme -, ma niente avrebbe mai superato la proposta che stava per farle. Lui, uno studente; a lei, una professoressa. Ma Barry aveva bisogno di un adulto, un fottuto adulto vero, e per quanto assurdo potesse sembrare ad una prima occhiata superficiale, la Winston rientrava nella categoria.
    E, tanto per dirla tutta, il corvonero si fidava di lei più di quanto sarebbe stato disposto a fare con qualunque altro non studente in quella stanza. Voleva già bene ad Al, ma... si era lanciato con una catapulta, capite? «procurarci qualche medicina. Se andassimo al San Mungo, forse..»
    Rubarle, in pratica.
    Rubare era sempre la risposta giusta ad ogni problema.
    E l'ospedale magico poteva essere un buon punto di partenza per chiedere di Stiles, ammesso che un punto di partenza esistesse.

    once!lynchbarrow
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    than i wanted to be loved.


    [per Stiles] hai frequentato hogwarts? ♡
     
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    no :blush: BRAVO BAMBINO MIO QUESTIONE RISOLTA, ORA INSEGNA AI 2117 COME FAR VOLARE I PROPRI AMICI SULLE POPPE #fraintendibile #cosa
     
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    darling, didn’t you know?
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    Non dico che per Maeve Winston voler morire fosse una novità, ma erano davvero rari i momenti nei quali era stata sinceramente tentata di farlo – non esistere, sapete. Sparire per un po’. Nella migliore delle ipotesi, avrebbe potuto cambiare nome, etnia, religione e stato: avrebbe potuto iniziare da capo in una città completamente nuova dove nessuno la conosceva. Dove nessuno sapeva. Il fatto che lei sapesse, era secondario – gli oblivianti esistevano apposta, giusto? no. Diciamo che non sapeva con esattezza come, ma era certa che un modo per sopravviversi l’avrebbe trovato.
    Ma non di certo lì. Non così.
    Perché in quel , in quel così, Maeve Regan Winston voleva solamente cercare il wakizashi di Al per una seppuku da samurai in piena regola. Tentò con scarsi risultati di dormire, the closest to death i can get, trascinandosi stentatamente nella parte più lontana ed oscura di Olivander – ed era ancora raggomitolata lì, Maeve Winston, quando i suoni antecedenti l’alba raggiunsero pungolando il locale dell’uomo: che gioia, la vita. Attese che anche gli ultimi festaioli cadessero in un sonno profondo, assicurandosi poi che fossero comunque vivi e non in coma etilico, quindi decise che rimanere in quel negozio non avesse più alcun senso: doveva farsi passare la sbornia, doveva farsi una doccia.
    Doveva curarsi in modo adeguato la gamba rotta. La gamba rotta.
    Deglutì, si spinse all’esterno con la stessa voglia di esistere di suo figlio Hyde, ciao Hyde un opossum morto a metà strada sempre Hyde trattenendosi a stento dal lasciare biglietti minatori a Dakota ed Al. Amalie era… Amalie, Ake non le doveva nulla, ma DAKOTA ED AL??????? AVEVANO LASCIATO CHE SI ROMPESSE UNA GAMBA quello non poteva accettarlo. Quello era ancor più umiliante dell’essersi, effettivamente, rotta una gamba. Un verso strozzato lasciò labile la bocca dischiusa, un misto di dolore ed indignazione incapace di prendere altra forma; l’arto non le doleva, non quanto il proprio orgoglio, ma non era comunque piacevole camminare per l’acciottolata strada di Hogsmeade.
    C’era un motivo di fondo se aveva smesso di bere. Come potevano i giovani reggere un tale ritmo? Millenials. Continuò a ripetersi come un mantra, mentre cercava un abitazione deserta nel quale potersi lavare, che dopo una doccia e degli abiti puliti la sua vita avrebbe potuto tornare a girare nel modo corretto – uno sul quale avesse del controllo, per dirne una. C’erano così tante cose che non capiva, che… le era parsa un’ottima idea, la sera prima, cercare di dimenticarle con una festa. Come aveva potuto essere così… ingenua? Così stupida? Rimpiangeva ogni scelta che l’aveva portata in quell’esatto momento ed in quel maledetto mondo alternativo.
    Così come rimpianse la fitta allo stomaco, la nausea che la costrinse ad inginocchiarsi a bordo strada.
    E che ne poteva sapere, Maeve Winston, che perlomeno quella non fosse causata dall’alcool.
    Mabel, Hemingway, la mamma deve dirvi una cosa: mentre era incinta di voi, si è ubriacata (in un mondo alternativo, uau) e si è lanciata da un palco sfracellandosi al suolo come una polpetta. Vi ama comunque – vi ama sempre – ma almeno adesso sapete a cosa biasimare l’essere uscite con evidenti problemi in quanto tristi scelte di vita: EH MABEL, CON LYNCH BARROW?? TI STO GUARDANDO.

    Dannazione. Maeve aveva davvero creduto che fossero tutti ancora troppo lerci per aprire gli occhi, altrimenti mai si sarebbe azzardata a tornare dentro quella topaia – almeno non per un altro …boh, sedici ore. Qualcosa del genere. Gli occhi azzurri guizzarono cauti sul profilo di Barrow Cooper, il respiro incastrato da qualche parte fra bocca e polmoni; la Winston rimase immobile come un CJ fra le palle da bowling pregando il signore che non l’avesse vista – sapete l’antica tecnica del se rimango ferma, lui non mi vede - ma era evidentemente troppo bionda per passare inosservata. L’unico dettaglio degno di nota era che si trattasse di Barrow Cooper, con il quale condivideva più dell’’amore per Amalie essere Corvonero: era evidente che entrambi avrebbero preferito, per il più della loro vita, essere ovunque tranne che su quel mondo (Barry alieni, Maeve un universo privo di persone stupide – ma anche di persone punto), ed ancor più cristallino era quanto quel giorno volessero morire più che in altri.
    Come dicevano i Bastille, we all have our secret. Barrow si faceva una cultura sulle patate scottanti altrui mentre palpava BJ, Maeve faceva la rockstar – insomma, cose così. Quando il ragazzino annuì, Maeve Winston fu nuovamente in grado di respirare. Drizzò la schiena, impeccabile come sempre nei suoi abiti ben stirati ed i pettinati capelli biondo oro, ed scosse il capo di rimando verso il Corvonero: un alleato. Un amiko di sventura.
    Again.
    «buon-ehm.. giorno.» Non era un buongiorno, e probabilmente non sarebbe mai più stato un buongiorno. Eppure, fingendo che nulla fosse accaduto, Maeve sorrise al sedicenne – uno di quei sorrisi sull’orlo dell’isteria, sapete. Quelli che ti masticano dall’interno con quelle risate a cui non puoi dar voce, ed allora ti lasciano sulle labbra l’alone di una smorfia psicotica. «Posso averne una tazza?» Diligente gli porse una tazza di caffè, le mani nuovamente avvolte attorno alla propria mentre gli occhi chiari indugiavano sulle bestie – bestie, sì – ancora addormentate: Dakota, sto guardando te.
    Ma Aloysius Angus Crane, sto guardando soprattutto te. Come pareva adorabile ed innocente mentre dormiva – MA NON MI FREGHI Più CRANE LO SO CHE SEI INAFFIDABILE OKAY ME LA SONO LEGATA AL DITO. «quando gli altri si sveglieranno avranno.. avremo bisogno di qualcosa oltre al caffè.» «ketamina» sbuffò senza riflettere, le palpebre ridotte ad una fessura. Cioè, perché no? Se fossero riusciti a racimolare abbastanza anestetico, avrebbero potuto convincere tutti che la sera prima fosse stata solo un allucinazione, un – l’aveva detto ad alta voce? Battè le ciglia rimanendo impassibile, così che fosse meno ovvio quanto avesse appena fallito. «vitamina» ripetè inarcando un sopracciglio, così da far credere a Barrow di essere stato lui quello a non aver capito le sue parole – seh. «potremmo procurarci qualche medicina. Se andassimo al San Mungo, forse..» Fu in quel momento che diversi grugniti giunsero dal pavimento di Olivander, laddove i Prescelti s’erano accasciati come sacchi di patate morenti.
    A malapena attese che Barrow Cooper concludesse la frase, prima di trangugiare quel ch’era rimasto del proprio caffè: «ottima idea andiamo subito bravo cooper cosa stiamo aspettando» inutile, non ci provò neanche a nascondere la disperazione dietro quella richiesta: sperava davvero non stessero aspettando che si svegliasse qualcun altro.
    Non era pronta ad affrontarli.
    Non in quel momento, e probabilmente mai.
    Si sforzò di non correre, sia per banale amor proprio che per LA MALEDETTA GAMBA NON Più ROTTA MA DANNAZIONE FA ANCORA MALE, ma non riuscì ad impedirsi di accelerare comunque il passo mentre lasciavano la bettola alle proprie spalle. «dovremmo rapire un guaritore» soppesò ad alta voce, rendendosi conto di quanti pochi (Dakota, Amelia) Guaritori avessero nel tugurio. Non l’avrebbe mai fatto realmente (forse) ma… niente ma. Sadly, Maeve Winston non poteva permettersi un rapimento – per quello ho gli altri 15 pg, tutti ben disposti a sequestrare qualcuno per una buona causa. «ma possiamo accontentarci dell’indispensabile per rifornire il kit di pronto soccorso» sorrise come se non avesse appena proposto un azione alla ISIS.
    «…hai un piano?» quando, dopo essersi smaterializzati, si trovarono di fronte al San Mungo, Maeve Regan Winston finse che quella domanda fosse prettamente accademica – un interrogazione, sapete. Avrebbe dovuto essere lei l’adulto responsabile della situazione, ma… scusatela tanto se non sapeva svaligiare farmacie - Barry ne sapeva certamente di più.
    Ebbene sì, ragazzi, era giunto il momento di ampliare il pack delle skills di Maeve Winston: era giunto ufficialmente il momento di diventare una criminale.
    Ueppa – deadpan cit nipotino.
    maeve winston / indegni
    21 y.o. | ravenclaw
    charms master
    09.12.17 | upside down
    just wanna go home
    The earth it shifts, and I'm on the other side
    And I swear the world's going crazy



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    DIN DIN DIN no, non ha mai lavorato nei laboratori, questione beccata ♥ le cose legali non le piacciono #cos
     
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