this is how you mannequin head dance

APERTA A TUTTIIII

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    «Remember this feeling. This is the
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    C'era qualcosa di profondamente sbagliato.
    A prima vista, era difficile dire cosa in particolare; certo, c'era la musica (la quale ovviamente non ci sarebbe dovuta essere), Joey si trovava su un palco al chiuso, quando fino a pochi secondi prima era in una via secondaria di Quo Vadis Town a camminare tranquillamente, e si trovava in mezzo a veli che gli fluttuavano intorno, stoffe colorate che lo sfioravano senza dargli il tempo di capire o di spostarsi er evitarsi le sottospecie di frustate. Ma era la cosa più strana? Non davvero. Si era fatto abbastanza volte da non sorprendersi particolarmente del cambio di scenario improvviso, e immaginava che prima o poi i ricordi del mezzo, di ciò che era accaduto fra i decori natalizi e i sederi mezzi nudi di donne in faccia, sarebbero arrivati. O almeno, ci sperava, perchè nell'ultima settimana stava capendo così poco della vita che avrebbe potuto scriverci sopra un libro ("Joey, e l'avventura del non capire un cazzo", l'autobiografia)
    Ma intanto c'era qualcos'altro di profondamente sbagliato.
    Qualcosa che non vedeva, qualcosa che non avrebbe saputo spiegare davvero a parole. Lo sentiva dentro, nelle viscere; lo sentiva dall'aria che aveva un odore diverso (sudore e sigari e legno e alcol a parte). Dal sentirsi improvvisamente senza equilibrio pur da fermo, dal modo in cui tutto in lui sembrasse - si sentisse - fuori posto lì dentro, più del solito.
    Perse dietro questo pensiero due, forse tre secondi.
    Stropiccio gli occhi un paio di volte, guardando avanti a sè, nel pubblico. Aveva la gola secca e la testa che girava, la stanchezza nel corpo tipica di chi ha affrontato un lungo viaggio (e non dubitava l'avesse fatto ma lo avesse scordato causa droga)... e ad un certo punto gli parve di riconoscere un paio di visi familiari. Visi che non vedeva da giorni, dalla fatidica battaglia contro (o pro) Vasilov.
    Non potevano-... non erano-... quelle persone erano scomparse. Possibile che le avesse ritrovate senza neanche volerlo? E perchè cazzo erano vestiti come ad una rievocazione storica sui cowboy?
    «Ma che cazzo-...» Aveva ancora i postumi della sbornia? Era almeno vivo? Non ne poteva essere così sicuro.
    «Joey! Il tempo!»
    Ah, ecco. Poi c'era lui. Non avrebbe dovuto stupirsi della sua presenza - freaks insieme una volta, insieme la vita tranne cooper che segue la fregna -, e sebbene non lo avrebbe ammesso, era felice di vederlo; BJ e, un attimo dopo notò, Sersha. Almeno sembravano fuori luogo lì dentro tanto quanto lui. Ma non era qui per fare le moine ai suoi amici speciali, non quando il rosso aveva - gesù. Aveva osato dirgli di tenere il tempo. Lui. BJ. Ma si era almeno visto? Stava -.... stava ballando? (o muovendo spasticamente il corpo che fosse).
    Joey voltò la testa guardando BJ con espressione deadpan. Cristo santo, ma perchè
    cazzo
    doveva
    sempre
    rendersi ridicolo
    Roteò gli occhi «Credi che quello sia burlesque?» Burlesque, esatto. Che, pensate non avrebbe riconosciuto la musica, i vestiti, l'ambientazione?
    Si potevano dire tante cose di Joey fucking moonarie. Che fosse un asociale del cazzo, che non provasse sentimenti o che, in quei rari casi in cui lo faceva, non sapesse comunque esprimerli come una persona normale, che non fosse in grado di sentirsi in colpa, che fosse permaloso e odiasse il mondo e se stesso.
    Ma che non se ne intendesse di musica - lui! -, e mandasse a puttane uno spettacolo di burlesque, quello mai. Quello. Mai.
    «Questo è burlesque»
    Il tempo di un attimo, la mano sulla cerniera della felpa aprendola di scatto a tempo di musica per rivelare OH MIO DIO UN'ALTRA FELPA SOTTO (#joeymatrioska) (pensavate davvero si sarebbe SVESTITO? non esageriamo, non era sandy e non si denudava al primo cowboy a meno che non fosse euge o ennis di brokebreak mountain), e un «sersha» detto col tono più sciallo (ergo: piatto) che avesse (ergo: il solito), per farle sapere che era pronto a prenderla a spalle e fare il loro numero. No, non il sette #cosa quello in cui si fingevano una persona sola di una statura normale con un impermeabile lungo da maniaco addosso, con la testa di joey ad altezza pancia che ogni tanto spuntava (ma almeno in questo modo la testa di sersha raggiungeva quella di bj? Si accettano scommesse), ma quello che avevano provato per una delle tante Mannequin Challenge (il canale youtube non sarebbe arrivato a 200k iscritti da solo).
    E mentre Bj faceva... cose con le mani (non indaghiamo), Joey avrebbe cercato di mimetizzarsi in mezzo alle altre ballerine del saloon (ora che vedeva meglio, gli pareva proprio un saloon del FAR WEST perchè era proprio tutto comE IL FAR WEST ciao lia). Linea dritta della bocca, Sersha in spalle, e mentre posava le mani su una sedia, rubata ad una delle tizie, proruppe in un caloroso, e sentito «Ueppa.» Gamba tesa verso il futuro, in alto la mano, segui il tuo capitano, muovi a tempo il bacino, sono il capitano uncino. Una sola parola: imbarazzante majestic.
    Perchè lo stava facendo? Perchè no.
    ...
    ...
    ok, le ragioni del no sarebbero state tantissime. Davvero, davvero tantissime. Mettiamola così: per quanto si offendesse quando i suoi amiki classificassero solo Coop come Corvonero del gruppo, Joey non era effettivamente così bravo a pensare velocemente o a togliersi dalle situazioni d'impiccio, a meno che queste non si potessero prendere a botte. Era più il tipo che sotto pressione faceva minchiate, che se gli chiedi "Joey, mi pulisci la bottiglia?" fa qualsiasi cosa sempre più in crisi prima di capire quello che deve fare. Era speciale, povero cerbiattino, più ansioso di quanto non volesse far apparire... Senza contare che a lui piaceva essere invisibile, nascondersi nella folla; i gesti plateali li aveva sempre lasciati a CJ e poi a Sunday, e ora era quasi letteralmente sotto i riflettori, gli occhi di troppa gente puntati su di lui. Quindi, evviva le crisi di panico e SI BALLA (si beh, balla si fa per dire; senza una testa finta di polistirolo sul capo - o in caso di quest anche quest vera ma meh, il sangue poi finisce tutto negli occhi - si sentiva così tanto a disagio di fronte a un pubblico che - STRANO - voleva morire, quindi non è che stesse dando proprio il massimo; ebbene sì, signori miei. Abbiamo scoperto che oltre tutto, joey soffre di panico da palcoscenico ed è per questo che vuole esibirsi con la maschera con la freaks band, non (solo) perchè si vergogna UEPPAx2).
    You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia //



    arrivano Joey + bj + sersha nel 1917 hgkrjehgkej ACCASATECI e dateci un'identità chiama il numero 666 per maggiori informazioni sui freaks DING!
     
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    charlie jebediah shaw
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    12.01.2018 | h: 16:30
    Un gemito soffocato fra i denti, palpebre gonfie e pesanti a calare su un paio d'occhi chiari e lividi. Non aveva idea di che ora fosse, CJ Knowles - ed a dire il vero, poco gli importava.

    «ehi, shaw» e si era detto di ignorarli, capo chino e mozzicone di sigaretta fra i denti.

    Sentiva le membra stanche e doloranti, la mano ad inviare stilettate di pura sofferenza al resto del corpo; disegnandosi la sua strada fra polvere e sangue, il Tassorosso giunse finalmente a posare la fronte sulla porta di casa Shaw, il respiro denso ad appesantire i polmoni.

    «è vero quello che si dice in giro?» era in California da meno di un mese, e già aveva una reputazione: magistrale. «te l’avevo detto che ero una fottuta star» aveva bisbigliato flemmatico ad una delle cinque pannocche agganciate alla cintura, l’ombra di un sorriso sulle labbra sottili.

    Provò a deglutire, ma c'era poco da ingoiare nella bocca secca e screpolata del diciassettenne. Un moto di vertigini lo obbligò a tenere le palpebre serrate ed il fiato in gola, una momentanea debolezza delle ginocchia a rendere fragile l'equilibrio.

    Diciotto giorni, ecco da quanto andava avanti quel teatrino: diciotto fottuti giorni nei quali CJ Knowles bazzicava quel buco di culo di Bodie setacciando ogni maledetta strada, ogni dannata casa – ed in cui aspettava, perlopiù: lo sapeva, che non l’avrebbero lasciato solo. Che sarebbero arrivati. Doveva solo trovarli. «parlo con te» un sospiro profondo, palpebre serrate. Dopo la trionfale entrata in scena durante la messa di Natale, gli era stato fatto notare che dovesse tenere un profilo "leggermente" più basso – ed era stato bravo, il Tassorosso. Fottutamente bravo.

    Non riusciva neanche a sorridere. Passò la lingua sul labbro superiore spaccato, spingendo con la punta sul taglio ancora sanguinante. Mandò giù quello, CJ - il sangue era sempre meglio di nulla affatto.
    La notte era il tempo di quelli come lui, si sapeva. Mentre il resto della cittadina dormiva, i CJ del mondo uscivano in strada appropriandosi di quelle strade che di giorno non potevano essere loro, troppo impegnate a farsi cuocere dal sole; costruivano il loro regno al tramonto, e gli davano fuoco all'alba.

    «avevi ragione, hubert. è pazzo» inutile dire che il ragazzo non aveva ritenuto opportuno neanche inarcare un sopracciglio: era tante cose, CJ, ma la pazzia non rientrava – ancora – in categoria. Senza contare che difficilmente si faceva impressionare da coppolari con la salopette ed un filo di grano in bocca: aveva ancora dell’amor proprio. Continuò a camminare senza dar cenno di averli sentiti, lingua ad umettare pigra il labbro superiore. «ehi, charlie!» se mi permettete il linguaggio poco signorile, charlie un cazzo. «non imparano mai» aveva biascicato piano alle pannocchie, masticando le parole.

    Riaprì gli occhi lentamente, bocca dischiusa a cercare ossigeno. Spinse sulla porta con la spalla, sollevandola leggermente da terra in modo che non scricchiolasse sulle travi – non preoccupazione verso i Shaw, quanto mera abitudine: quand’eri un CJ, cercavi di attirare l’attenzione il meno possibile. Richiuse piano la porta alle proprie spalle, la schiena poggiata alla cornice. Un respiro, tre. Un gemito soffocato nella gengiva quando contrasse i muscoli dell’addome nell’alzarsi nuovamente in posizione eretta.

    «adesso basta» ed i passi l’avevano raggiunto e superato, costringendolo ad alzare la testa. CJ Knowles non appariva un tipo minaccioso, finchè visto di spalle o di profilo – troppo sottile, troppo allungato. Non aveva i pronunciati muscoli di un BJ ad aprirsi strada di sola fama - ma bastava che aprisse gli occhi, perché tutto quel che il suo fisico non possedeva venisse a galla: ed allora, da minaccia, si passava direttamente a pericolo. Si erano posizionati di fronte a lui impedendogli di proseguire; CJ aveva fatto guizzare lo sguardo dall’una all’altra parte della strada, troppo inoltrata nei campi perché da Bodie potessero essere uditi. «è vero che il prete ha un figlio ritardato?» Dio, neanche avevano potuto immaginare quanto quella domanda fosse ironica. Aveva grugnito una risata fra i denti, un sopracciglio arcuato verso uno dei mais!freaks. «bj, non ascoltarli,» un’occhiata di sottecchi versi i tre contadinelli: Hubert Devo Imparare A Farmi I Cazzi Miei, Toby La Vittima, E Danny Lingua Così Lunga Che Se CJ Me Ne Taglia Un Pezzo Non Lo Nota Nessuno. «sei solo speciale.» il sorriso ancora a brillare sulle labbra, occhi così verdi da far invidia alle foglie in primavera.

    Secondo sportello in basso a destra. Con un piede, CJ si aiutò ad aprire l’armadio, respiri bassi e veloci ed una patina di sudore sulla fronte. Strinse le dita attorno all’ormai familiare collo della bottiglia di whisky, occhi socchiusi nella penombra della casa. Non appena fece forza sulla mano destra tentando di svitarla, una fitta di dolore gli annebbiò la vista strappandogli un grugnito gutturale, denti schiacciati fra loro nello sforzo di non imprecare a divinità che neanche esistevano, e quel turpiloquio non se lo meritavano.

    Quando lo avevano spinto, s’era limitato ad inspirare dalle narici ed a schioccare la lingua sul palato. Tre contro uno non era equo; la soluzione più ovvia sarebbe stato dar loro corda, fingersi impotente quel tanto che bastava a gonfiare il loro ego, e ringraziare Dio di non essere nato idiota quanto loro – ma. Ma. «lo so, lo so, sandy: questi poveri non sanno quale sia il loro posto» come dar loro torto? Non avevano una mentalità particolarmente aperta, di quell’epoca. «sessanta secondi» umile e pacato, in quei dieci centimetri d’altezza che lo superavano da Danny. Quei contadinelli bastardi erano, prevedibilmente, il doppio di CJ – zappare la terra doveva avere i suoi risvolti positivi; gli era bastato osservarli per capire tre cose: primo, Danny era il capo. «cosa, pomodoro?» pomodoro? Cosa stava dicendo. Sperava non fosse un allusione alla pelata, perché se doveva essere un ortaggio esigeva d’essere almeno un interessante broccolo. «no, barry, non so ancora dove tengano la roba buona – mi han rifilato solo barbabietole» era davvero pazzo? Cristo, no: tristemente sapeva che quelle pannocchie non fossero i suoi amici, grazie tante, ma si trattava comunque di interlocutori più intellettualmente interessanti dei parassiti che vivevano in quella città. E quando Danny l’aveva spinto ancora, CJ s’era ritrovato con le spalle al muro privo d’alcuna via d’uscita. Neanche al primo pugno, s’era scansato. «quaranta» ed aveva leccato il sangue, il capo pigramente reclinato sulla spalla. Secondo, non sapevano fare a botte: facevano affidamento sulla forza bruta, sulle spinte da brokeback mountain che finivano sempre con una pomiciata dura nei campi di grano. Troppo facile, sapete.

    «vaffanculo» gemette in un sibilo soffocato, stringendo la bottiglia sotto il gomito destro per cercare d’aprirla con la mano sinistra. La testa gli pulsava soffrendo l’improvvisa mancanza di adrenalina, le assenti ore di sonno a renderlo ancor più letargico ed insofferente. Fu quasi tentato di spaccarla contro il muro per vedere se si fottutamente apriva – resistette solo perché l’anno successivo ci sarebbe stato il Proibizionismo, e si sarebbe amaramente pentito di un tal gesto iracondo. Strinse ancora, caparbio ed ostinato. «quella troia di tua mad-» «addirittura» «DIO» il cuore in gola, la bottiglia abbandonata a sé stessa nell’istintivo passo all’indietro con il quale avvicinò la schiena al muro – troppo abituato, il Knowles, ad aspettarsi il peggio. «non ancora, ma ci sto lavorando» CJ deglutì, la testa a pulsare maggiormente a causa della tachicardia a scuotere le costole. Gemes Hamilton inarcò un sopracciglio, la bottiglia di whisky a galleggiare a mezz’aria dirigendosi nella sua direzione: «eri uno spettacolo frustrante» e svitò il tappo, il tono pacato e piatto a scivolare morbido fra le pareti dell’abitazione. Il prefetto ruotò gli occhi al soffitto, aprendo con un calcio il secondo armadietto – quello con le bende, le garze, ed addirittura lo scotch di carta: quanto lusso, nel 1917. «non sei il primo a dirmelo» un mezzo sorriso sghembo, mentre gli passava affianco per riprendersi la bottiglia. Notò solo in quel momento che la penombra non era derivata dalla fioca luce delle stelle, ma dalla maledetta lampada in sala: Cristo, CJ, l’hai battuta bene ‘sta testa. Sopra il lavandino, rovesciò un poco di whisky sulla mano sanguinante – ed un sibilo, e gli occhi serrati a soffocare ingiurie per le quali non esisteva vocabolario. Uno all’antica, CJ Knowles: il disinfettante era per i plebei. Con le spalle al resto della casa, leccò quel che rimaneva dell’alcool sulla pelle – il sapore del sangue a renderlo familiare, un caldo languore nel petto- e riservò il resto della bottiglia alle proprie labbra: un sorso a sfrigolare nella gola troppo secca, il bruciore ad amplificarsi a contatto con ogni lacerazione interna della bocca. Fischiò stringendo la lingua fra i denti, un sopracciglio sollevato in direzione delle braccia incrociate sul petto, e con palese disappunto, di papino: beh? «domani ne prendo un’altra» si giustificò, stringendosi nelle spalle.

    Poi Danny e Hubert l’avevano calciato a terra, e CJ aveva continuato a non reagire: aveva dato sessanta secondi, era un uomo d’onore. Li incassò tutti, i vuoti pestoni dei due – ne misurò il peso direttamente sulla carne, la blanda violenza bruta a crepare la pelle in superficie e la perfetta imperfezione delle ossa sottostanti. «basta con queste pannocchie di merda» ed aveva osservato il piede di Danny schiantarsi contro il cilindro di mais ch’era stato Joey.
    CJ aveva socchiuso le palpebre, sorridendo beffardo al proprio sangue nero sulla terra nuda di Bodie.
    L’onore era sopravvalutato.
    E la terza cosa di cui era stato certo, era che avrebbero rimpianto il loro primo fottuto vagito.


    «ti sembra “un profilo basso”?» sinceramente? Curvò le labbra verso il pavimento, i denti stretti attorno alla garza mentre cercava di fasciarsi la mano. Ruotò gli occhi su Gemes sentendo un primo vago brivido di déjà-vu – che dopo quasi un mese avrebbe dovuto esserci abituato, CJ, ed invece era fastidioso quanto la prima volta. Era difficile comprendere cosa intendesse: era arrabbiato? Era curioso della risposta? Non era abituato a qualcuno che si aspettasse qualcosa, da lui – non sapeva che farsene. «sì» rispose onesto, quand’ebbe finito di bendare la mano. Si permise perfino di sorridere, brillante e morbido come la più costante delle stelle nel cielo. «devo chiederti cosa sia successo?»

    Peccavano di fantasia e creatività, i contadini – di elasticità mentale. CJ aveva afferrato il manico di un rastrello inviando una silenziosa preghiera a nonno Al e l’aveva utilizzato per colpire Hubert in faccia con la parte della scopa, e con il medesimo slancio lo stomaco di Danny. Dopo aver scagliato l’improvvisata arma contro Hub, si era lanciato sul Boss senza tergiversare oltre.
    E l’aveva preso a pugni finchè non s’era spaccato le nocche. E l’aveva preso a calci finchè la scarpa non gli aveva tagliato il piede.
    Ed aveva incassato senza retrocedere mai, perché la differenza fra lui e loro era che a lui, di sopravvivere, non fotteva poi così tanto. Con un bastone del cazzo, aveva spaccato i legamenti delle ginocchia di Hubert – ed aveva soffocato il suo grido calpestandogli la faccia, mentre con il medesimo corpo contundente batteva l’inutile Toby alla tempia.
    Se n’era fottuto, che respirare facesse troppo male. Che la vista fosse fottutamente offuscata dal sangue, e che le braccia implorassero pietà ad ogni colpo – perché l’aveva aspettato troppo a lungo, quel confronto.
    Ne aveva bisogno. Era un tossico dipendente di merda, il Knowles, era la sua droga era sempre stata la violenza.


    «mi annoiavo» che era vero, e che non c’entrava un cazzo. Rivolse un ghigno all’Hamilton mentre, con i denti, strappava un pezzo di scotch chiudendo la fasciatura alla mano.
    Cristo quanto gli era mancato, quel dolore. «padre shaw deve preoccuparsi di qualcosa?»

    «cosa ti è successo?» ed aveva sbattuto la testa di Danny contro il suolo, il braccio di lui tenuto flesso all’indietro pronto a slogargli la spalla in qualunque momento. «non ho sentito» un altro rantolio di gola – di Danny, di CJ. «ripeti con me:» avvicinò le labbra al suo orecchio. «sono caduto dalle scale» la guancia dell’americano a strisciare sul suolo. «sono caduto dalle scale» «non ho sentito i tuoi amici» intrecciò le dita ai capelli scuri del ragazzo, che strillò un «DITELOH» a cui Hubert e Toby risposero in maniera mesta e diligente. Solo in quel momento CJ, alzandosi in piedi, aveva sorriso: «oh, la. Non ci voleva molto» aveva picchiato con la mano sul palmo opposto: «ma non vedo ancora l’offerta per la chiesa»

    Pivello. «per chi mi hai preso, papi» si lasciò cadere mollemente sul divano fingendo che ogni movimento non fosse una tortura. Andiamo, tutti sapevano che quelle puttanelle della California avevano bisogno di un CJ a metterli in riga – non dubitava che l’Hamilton fosse solamente geloso: il parroco non poteva sporcarsi le mani.
    Per quel motivo, figliavano – o no?
    «sono un bravo ragazzo» gongolò in tono languido, reclinando il capo all’indietro. «cosa fai ancora sveglio?» domandò, socchiudendo appena le palpebre. Lui indicò una piccola scrivania – LA, scrivania. Quella dove racimolava le informazioni da appendere alla bacheca nella fottuta cripta, o quel che era, con ciò che secondo il suo parere poteva dare indizi su come tornare a casa. Deglutì, umettò le labbra. Si piegò in avanti quel tanto che bastava a buttare giù un altro sorso di whisky, un’ironica risata tagliata sul nascere dal dolore dell’alcool.
    CJ Knowles avrebbe voluto riderne così tanto, da solo fottutamente piangere. Non gliene fregava un cazzo, di tornare nel 2017 – rivoleva solo i Freaks, lui, ma a nessuno fotteva una sega di niente di coloro che si trovavano nel limbo. «stai ancora sanguinando» ad occhi nuovamente chiusi, CJ abbozzò un sorriso. «sono diventato una signorina» «cj-» Se avesse saputo che ci sarebbe stato qualcuno sveglio, non sarebbe tornato a casa - non era avvezzo a dover rendere conto a qualcuno delle proprie azioni. Avrebbe potuto volergli dire qualunque cosa, Gemes Hamilton, e CJ non avrebbe voluto sentirla in ogni caso: che avesse fatto bene, che sperava gli altri fossero messi peggio; che era un coglione, ma non s’era aspettato altro da uno come lui; che gli stesse sporcando il fottuto divano. Sentiva pungere sulla lingua un lo sai che non sei fottutamente mio padre, vero - ma il Knowles era troppo onesto, per le menzogne superflue. Finse che non avesse aperto bocca, dita pigramente intrecciate sullo stomaco. «dato che non hai evidentemente un cazzo da fare, potresti» lo mise a tacere, deglutendo a palpebre serrate. Odiava dormire, CJ. Odiava la vulnerabilità dell’essere assopito, gli incubi che masticavano il cervello privandolo della pace anche nel sonno. Odiava i pensieri pesanti che annaspavano verso la superficie quando si coricava a letto – odiava vedere i caldi occhi di BJ, la voce di lui a dirgli che non voleva lasciarlo andare, e sentirsi rispondere di essere stanco di andarsene, consapevole di averlo fatto un’altra volta. Odiava che Sandy, Sersha, Joey e Barrow fossero in un fottuto mondo del cazzo senza di lui - che di lui potevano non aver bisogno, ma lui di loro ne avrebbe avuto sempre.
    Era stato solo tante volte, CJ, in tanti CJ, ma non ricordava che vivere fosse mai stato così asfissiante.
    Così non gli piaceva dormire, e ne aveva bisogno ma non riusciva a farlo. Così a malapena mangiava, e ne aveva bisogno ma non riusciva a farlo.
    Così - «parlarmi di qualcosa» ingoiò, spinse i polpastrelli sulle palpebre abbassate. Il tono appena un sussurro sputato piano dalle labbra dischiuse. «a caso. Il tempo, i fottuti cavalli di jay» scosse il capo arrendendosi penosamente alle sue stesse parole, voce ruvida e debole.Non aveva documentari da mettere come sottofondo ad un sonno di per sé cedevole; non aveva cuffie con il quale mettersi a tacere; non aveva Sandy a raccontargli le vicende di Ponte Viejo e Don Rodrigo o il cazzo che era – non aveva televendite con il quale comprare puttanate con i soldi del De Thirteenth, Barry e BJ. Non poteva lasciare che fosse il tono di Joey fomentato dal Quidditch a cullarlo nel torpore, o quello di Sersha mentre li elogiava con variegati insulti in tutte le lingue del mondo – non aveva niente, CJ. Era un reato che non volesse rimanere solo con sé stesso? Era un reato essere troppo stanchi per esistere, e troppo testardi per smettere di farlo? Era così sbagliato? In momenti come quello, dove il corpo sottile rimembrava ad ogni respiro la sofferenza di casa, sentiva il vuoto farsi fisicamente concreto nello sterno – e spingere, e spingere, e fottutamente spingere. «non mi importa» e non gli importava davvero, fintanto che avesse escluso dall’argomentazione tutti i fottuti CJ del mondo.

    «e per inciso,» aveva sputato un grumo di sangue al suolo, dito medio sollevato verso i tre prima d’allontanarsi. Un sorriso - sempre lo stesso, mai uguale: «mi chiamo cj.»
    Sempre lo stesso, mai uguale.



    «ti ricordi,» umettò le labbra, intrecciò le dita sul tavolino dell’unico bar di Bodie, e spinse il busto in avanti. Una smorfia costrinse la bocca ad arricciarsi, la pelle a dolere laddove era ancora livida e spezzata – sì, avrebbe potuto chiedere a Barbie o Run di aggiustarlo, ma poi dove sarebbe stato il divertimento? Spostò la sigaretta dal lato destro delle labbra a quello sinistro, un prurito in gola impossibile da grattare.
    Il respiro complesso sul palato, il cuore a decelerare la sua corsa. Ruotò le iridi acquamarina su padre (x3) Shaw in incognito (seh), bionde sopracciglia corrugate. «quando hai detto a tutti che sono un po’ schizzato» Cristo Signore.
    Non era possibile.
    Non lo accettava – non così. Aspirò a denti stretti il tabacco, un’occhiata distratta al palco a palpebre socchiuse. Portò il peso del capo dal palmo destro a quello sinistro, ormai praticamente coricato sul tavolo. «te ne do atto, hamilton» la lingua ad incastrarsi sul sapore ferroso del sangue sulla gengiva. «potresti aver avuto ragione» perché.
    Un conto era rendere simboliche cinque pannocchie, ma da lì a vedere Joey, BJ e Sersha ballare Burlesque – stava davvero andando fottutamente fuori di testa. «charlie, quelli non sono i tuoi amici?» Alzò la testa verso Jay, le mani di lui impegnate a reggere i bicchieri quali e gli occhi scuri incollati sul palco. Aprì la bocca.
    La richiuse.
    La aprì di nuovo. «vedete anche voi le pannocchie?»
    «cosa?»
    «cosa?»
    «ueppa»
    Cristo Santissimo.
    Quello neanche la sua allucinazione più libertina se lo sarebbe permesso – e di certo non una copia fake del soggetto in questione. Nessuno avrebbe potuto imitarlo così perfettamente. Troppo morto dentro, troppo odio concentrato in dimensioni ridotte, troppo - «joey?» voce strozzata in gola, palpebre socchiuse. S’era alzato in piedi prima ancora di rendersene conto, CJ Knowles; si ritrovò sul palco prima d’aver inviato il segnale al cervello, il fottuto timore di crederci troppo a serrargli la gola.
    Joey. BJ. Sersha.
    Joey. BJ. Sersha.
    I suoi «pannocchie» perché ci aveva fottutamente sperato troppo, CJ Knowles, ma non aveva mai creduto che sarebbero arrivati – che alla fine sarebbero sempre stati loro, a trovare lui. Li afferrò dalla maglia e li strattonò a sé, una risata incredula e vagamente folle a rimbalzare da un livido all’altro. «pannocchie» che preferiva passare da psicopatico venerando con voce adorante del pop corn, piuttosto che chiamarli con il loro nome: amici.
    Famiglia.
    Le sue persone.
    Ma:
    dove cazzo era Barry – di nuovo.
    E dove cazzo
    Era «cazzoni, benvenuti nel nostro secondo viaggio nel tempo – uau non vedo l’ora di raccontarvi tutto – dov’è sandy perché Barry poteva essere a limonare duro con zia Amalie, ma SUNDAY? Sperava fosse nascosto in qualche zainetto. Ah, quasi dimenticava.
    Fece un passo indietro e si schiarì la voce, obbligandosi a distogliere lo sguardo dai tre stronzi - temeva che se li avesse persi di vista, sarebbero fottutamente spariti- per riportarlo sulla platea: non era un bugiardo, CJ – che fosse Knowles o Shaw, poca importanza aveva . Non avrebbe tradito i propri principi per dar loro una nuova identità. Troppa responsabilità, sapete.
    Ma qualcosa da dire, l’aveva anche lui.
    «signore e signori, grandi e piccini – anche te, danny piccolo bastardo. direttamente dalle più famose platee di tutto il mondo, dai più importanti festival europei, questa sera qui a BODIE in esclusiva per voi (!!!!) gli inimitabili, i sensazionali, i mozzafiato artisti del…» Sorrise denso d’ironia, più leggero e giovane, nel portare gli occhi chiari sul pubblico: «freak show.»
    Mani al portafoglio, puttanelle, perché il freak show è arrivato in città.
    E finalmente, un po’ casa la era di nuovo.





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    jesus 2.0 | healing factor
    12.01.2018 | h: 16:30
    Le dita a sfiorare distrattamente la nuca, sopracciglia corrugate ed un’occhiata di sottecchi al ragazzino. Si vedeva, eh, che CJ non fosse tanto normale, ma perché Barnaby Jagger arrivasse a dire: «non mi sembra una buona idea» la situazione doveva essere inverosimilmente critica. Fra i polpastrelli della mano sinistra stringeva una sigaretta stropicciata che, proprio come Barbie, aveva visto giorni migliori. «non è tipo -» picchiettò il filtro sul labbro inferiore, spalle poggiate al muro della locanda. Lo sapeva che se quella merdina gli aveva offerto una sigaretta, era per rompergli le palle – un classico. Mai nessuno che facesse qualcosa di buon cuore. «p-p»epepepepepe. «pericoloso?» e quando il guaritore diceva pericoloso, intendeva non mi rompere le palle, non voglio saperne niente. CJ inarcò un sopracciglio, un colpetto alla sigaretta per far cadere la cenere. «non ho chiesto la tua opinione» che razza di… screanzato. Barbie si accigliò infastidito, un dito ammonitore puntato nella sua direzione: «senti st-» «stupendo» «st- » «stiloso» «st-» «stupefacente» «STRONZETTO» ringhiò, serrando le palpebre. Le nuove generazioni avevano proprio bisogno di fare della leva ed imparare l’educazione verso gli adulti – doveva suggerire poco velatamente al parroco di spedirlo in Cambogia al fronte. La C di CJ stava indubbiamente per Cazzone, una delle poche certezze di Barbie - di un qualunque, Barbie. «ti sei visto allo specchio di recente? Non puoi fare un c-c-» «cazzo» «- in queste condizioni. E tu vorresti istituire un f-f» «fight club» «FIGHT C-CLUB» Sollevò le spalle allusivo, occhi scuri spalancati sulla sbilenca ed allungata figura di suo cugino (x2). «c-cos’è poi un fight club» «prima regola del fight club: mai parlare del fight club» il buon Barnaby Jagger decise d’essere magnanimo: si umettò le labbra, e sollevò distrattamente un dito medio in faccia al Gesù versione mangiatoia. «gen z, ti rispedisco nel duemilasticazzi ciao bro a calci n-nel culo» viaggiatori nel tempo, brutta gente. Aprì la bocca lasciando sfuggire un fumoso sospiro affranto, il tono a farsi polemico fra i denti: già detto che Barbie di quei casini non ne voleva sapere? Non dirlo a nessuno. Cerca gente - ehi, bello, l’aveva forse preso per un PR? Pensava forse che non avesse di meglio da fare?
    Beh.
    Ma comunque. «sei davvero d-» «dannatamente bello» «d-» «divertente» «dE-» «desiderabile» «DEFICIENTE. senti cigei non sei si-si-» «sieropositivo» «simpatico» inspirò dalle narici, la schiena a vibrare di esasperazione.
    Cosa aveva fatto di male nella sua vita per essere costretto a quello.
    «sono un uomo d’affari, barbie. io gli faccio il culo, tu mi guarisci, e intaschiamo le scommesse» ma cosa stava dicendo. Premette la mano libera contro la bocca, palpebre socchiuse per scagliare tutto il proprio disappunto sul ragazzo. Barbie era un ragazzo alla buona, il vivi e lascia vivere per antonomasia – se non gli rompevi il cazzo, lui tendenzialmente si faceva gli affari propri. Non aveva certamente patemi morali nei confronti della violenza, ma… da quelle parti qualcuno doveva almeno fingere di avere del buon senso, e assurdamente toccava a Barnaby Jagger: ma da quando. «tu sei m-» «magnifico» «sinceramente, vaf-f-fanculo» Barbie out. Stava giusto per rientrare nella locanda, sigaretta schiacciata con stizza sotto lo stivaletto, quando: «ti do il venti percento» Si fermò a metà passo. «il cinquanta» «ma se non devi fare un cazzo» «il qua-qua-» «quattro» «quARANTA» «posso chiedere a floyd» Cosa scusa? C o m e osa v a. Spinse un’offesa mano contro il petto, un incredulo passo all’indietro mentre si girava a fronteggiare l’infame. «tradimento» sibilò, ferito nell’orgoglio.
    La bestia si strinse nelle spalle, un ultimo tiro dalla sigaretta. «trenta. prendere o lasciare»
    Eh. Il ka$h chiamava.
    Barnaby Jagger prese.
    Che sbatti, la gioventù.

    «OK DAI» battè entrambe le mani sul tavolo di legno, abbandonandosi mollemente a sedere sullo sgabello. «facciamo un g-g-gi» «gioco» «grz. Per c-co-c» «conoscerci» «grand-d-issimo. - meglio» sfregò i palmi e lanciò bicchieri di vetro a tutti i suoi nuovi e vekki amiki, un sorriso a brillare estasiato sulle labbra piene: ah, finalmente l’occasione propizia per farsi i cazzi altrui, plus bonus alcol gratis!!&& (entusiasmo aesthetic). Spiegò brevemente le regole del gioco per (Floyd) chi non le conosceva, quindi avvolse un braccio attorno alle spalle del suo discepolo numero uno nonché unico. «F-FLOYD, APRI LE DANZE»
    «ok» eminem. «io non ho mai ucciso nessuno»
    Eh vabbè, mio piccolo Floydino. Perché iniziare subito creepy? Barbie sospirò facendo girare la bottiglia di (whisky? Rhum? Gli importava? hashtag no) qualcosa ai Cavalieri dello Zodiaco: ed eccoli lì, tutti a bere (Barbie compreso) per aver ucciso qualcuno.
    Che bella la famigghia. Diede un amichevole pacca al suo Ballelobos preferito, sollevando poi i pollici nella sua direzione cercando di apparire rassicurante. «io non ho mai… fatto cose con il personale scolastico» coseh. Vero, eh – anche perché a scuola non era mai andato, e all’istituto era un bimbetto. La prima bevitrice fu sua MADRE, su cui Barbie puntò un paio d’occhi interrogativi ed un mezzo sorriso – lei si limitò a fissarlo mentre beveva: il Jagger adottò la tattica del io non chiedo lui non dice, semicit. Woody Aia prese direttamente la bottiglia, bene ma non benissimo, e neanche lui condivise le proprie esperienze: rude. «in qualche modo dovevo togliere il tutù» e Barnaby osservò affascinato Gemes Hamilton ingollare il secondo shottino: uau. «dai, chi non ha mai avuto un tete a tete con il proprio insegnante di ginnastica. o l’assistente di matematica, o -» Barbie lanciò un’occhiata alla Crane, mentre CJ rispondeva in un deadpan: «io.» secco e spaccagioia come piaceva ad ogni adolescente, interrompendo una lista che il Guaritore era sinceramente interessato a sentire. Già detto che era una ciatella di merda? «ok d-dai, mh… non ho mai iniziato un business» beh. Si sapeva che viveva d’aria e dell’amore di (Floyd) Dio, non spacciava neanche! Ovviamente, Floyd il paninaro fu il primo a bere; Gemes additò come scusa le benedizioni e gli esorcismi con tanto di segno della croce; Run, a quanto pareva, aveva un locale – uau – e CJ: «contrabbando di armi, droga, e… favori» favori. Cosa significava favori. Mamma Barbie, più ciatella di Maria de Filippi, si sporse sul tavolo: «sessuali?» «dipende quanto ti piace la mazza» «fraintendibile» Darden, Gwen e Aidan alzarono il bicchiere al «barbabietole», un brindisi prima di bere.
    Okay, sentite merdine. Anche lui voleva bere. «ci-ci» «cincillà» «-gei. Vai tu» gli passò il testimone (quale) mentre il baby Jeez si trastullava su una sedia dall’aria più comoda dello sgabello di Barbie. Stupida Gen Z. «io non ho mai divorziato» «sei una me-me» «raviglia» «merda» figurarsi lo stupore di Barnaby Jagger, once Sander Bitchinskarden, quando effettivamente qualcuno bevve. «beh? è successo solo un paio di volte» si giustificò la Crane, scrollandosi nelle spalle. «avril» fu invece la blanda spiegazione di Gemes.
    Se CJ avesse potuto alzare maggiormente gli occhi al cielo, avrebbero preso le ali e se ne sarebbero andati per i cazzi loro – ma questa è un’altra storia.
    Barbie invece non giudicava, solo complimenti.
    « non ho mai offerto da bere a tutti – sono povero skste» Gwen bevve in memoria del giorno in cui divenne ancora più povera (chissà se lo batteva: immaginava già che sguaro a compilare l’ISEE #cosa), Aidan bevve, Run bevve, FLOYD????????? GEMES?????????? perfino CJ bevve.
    Cioè, era più povero di CJ. C’erano cose che Barnaby Jagger non era pronto ad affrontare. Davvero era l’unico stronzo che non aveva mai offerto da bere a nessuno?
    Giovani.
    E via di strategia: run - aidan - tuna - gemes - floyd - arci - gwen - neiva - shia – darden.
    «non ho mai visto la muraglia cinese» a cui rispose flemmatico con un «ti odio m-martha». Neiva bevve, e Barbie si sentì in dovere di togliere il bicchiere ad Arci perché BARARE CON LE FOTO NON VALEVA – ed allora si cambiava insulto: stupidi millenials.
    Venne il turno di Aidan: «non mi sono mai innamorato»
    Il sorriso scivolò lento dalle labbra di Barbie, mentre la domanda sedimentava sul piccolo tavolo presso il quale si erano accampati. Inspirò dalle narici ed espirò a labbra dischiuse, mentre distrattamente riempiva il proprio bicchiere: «c-condoglianze» rivolto sciupato a Run e Gemes, sopracciglia arcuate. «e bastardi fortun-nelli» prima di buttare giù lo shottino, la gola a bruciare più di quanto avrebbe dovuto. Non dico che quasi si strozzò quando Arci, cercando (male) di passare inosservato, bevve la sua dose; eppure non disse niente, e Barbie odiò tutti quei giovani per privarlo della tabella base dello stalkeraggio di cui aveva bisogno per passare le sue apatiche giornate. Per ripicca anche lui non disse un cazzo, tamburellando invece le dita sul tavolino in attesa del giro di Tuna: «non ho mai baciato qualcuno del mio stesso sesso» Giovane, innocente, Tuna.
    I bicchierini si riempirono più in fretta dei reggiseni della Pamela – la macellaia, sì, lei.
    Barbie schioccò un bacio verso Floyd, prima di bere. Non che lui fosse stato il primo bacio di Barbie, ma sperava nel contrario: il Jagger sarebbe stato molto triste se il primo limone duro di Ballecoso fosse stato con un altro giovanotto, dato che gli aveva rubato IL bacio di mezzanotte. Eh. Sostanzialmente, bevvero tutti tranne Gemes. «am-mico, senti, possiamo rimediare quando v-vuoi. Senza impegn-AHIA» CJ, piccolo bastardo, è inutile che guardi con non chalance il soffitto, lo so che sei stato te.
    Giovani pt mille. Si sistemò sullo sgabello con un sospiro stantio, lingua stretta fra i denti. «non ho mai munto una mucca» «male, zio» (letteralmente: già detto che Gemes era suo zio? Uno dei tanti ) mentre si riempiva il bicchiere, un brindisi con Arci e Floyd. «non ho mai mangiato carne di canguro» sul serio, Floyd. Sul serio. Barbie arricciò il naso e si preoccupò di riempire il bicchiere del contadino: «bevi tu – bravo, prendi appunti» che uomo, Floyd.
    Pirla. Ma gli voleva bene così.
    «non ho mai lavorato» che sborona, Neiva. Alzò gli occhi riempiendo il bicchiere di tutti, un brontolio basso che divenne ringhio frustrato ed un «mi prendi per il culo» quando CJ volse il bicchierino verso il basso impedendogli di riempirlo, un sorriso sbilenco verso Neiva.
    Che piccolo bastardino. «non ho mai pianto di fronte a qualcuno» Interessante. Barbie l’aveva fatto? Non… Non ricordava? Probabilmente sì? Scusatelo se era una persona normale. Riempì il proprio bicchiere, quello di Aidan, quello di Run e quello di Neiva. «bugiardi» biascicò agli altri, inarcando un sopracciglio.
    Ma non ci credeva manco per le palle. «non ho mai fatto sesso per ore senza venire» «E GRAZIE AL C-CAZZo»ma sul serio, Shia? Barbie si accigliò, braccia incrociate sul petto, mentre lento affondava sul suo sgabello. Andiamo, ore senza neanche un orgasmo? Ma chi - «due cazzi» ??????????? DUE??????????????????????? L’espressione di Barnaby Jagger dovette essere piuttosto esplicita, perché la Crane corresse il tiro con un: «due palle?» che comunque, per Jake, non fu abbastanza. «noioso, barbie. n o i o s o. vekkio» «sks se sono nato cent’anni prima dei vostri modi di dire – floyd, scrivi anche questo» braccia alzate in segno di resa, occhi puntati su Mamma Darden. Dai, mamma Darden, facci bere.
    Dai, mamma - «non sono mai stata approcciata da una prostituta» «si vede che non hai ancora conosciuto papà» «cosa?» Agitò distrattamente una mano nell’aria mentre buttava giù lo shottino, seguito da buona parte del tavolo: Floyd, Gemes, Shia, Tuna, Aidan, CJ, Run. Fu tentato di domandare loro quanti avessero accettato le avances, ma accadde, come sempre, qualcosa che - nello specifico, tre cose che.
    Tre persone che.
    Barnaby Jagger, come il resto del (triste) locale di Bodie, si ritrovò ad osservare il palco dove tre adolescenti erano appena apparsi dal nulla: uau. E dire che quella cittadina di merda era stata una palla per mesi, ora un emozione dopo l’altra! K bll i viaggi nel tempo. «vedete anche voi le pannocchie?» Le cosa? Lanciò un’occhiata a CJ, ma prima che potesse domandare quali pannocchie CJ era già sul palco. Okay, il pelatino non era stato così veloce, ma se eri balbuziente e confuso come Barbie, ci mettevi un po’ ad ordinare le parole. «li conosciamo?» domandò ad Aidan – fare amicizia con il suocero (ciao!!!!) sembrava sempre un ottimo punto di partenza. Dopo il bacio di Capodanno sentiva nel profondo del suo kwore che c’era già un legame: la strada verso il pa-paradiso era oramai spianata #sì. A vedere come il baby Shaw si destreggiava sul palchetto, moine ed una presentazione che Barbie ignorò, decise che , li conoscevano. Battè le mani fra loro cercando di attirare l’attenzione generale: «MA» schioccò le labbra fra loro, reclinò il capo da un lato. «F-F» «floyd» «grz- FLOYD, QUELLO NON è TUO CUGINO?» e puntò platealmente l’indice contro un ignaro Joseph Moonarie. «sciokkanteeeh.» uaau.
    So be a good girl and thank yo mama She made ya steamin' like a sauna
    Look out, look out here she come now Look out, look out here she come
     
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    metamorfomagus. the rich bitch: Neiva Butler
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    1894's | orphan | sociophat | f*ck bodie
    La volete sapere la cosa più bella dei cittadini di Bodie? Erano scemi. Tutti degli enormi ed inutili scemi, nessuno escluso. Neiva se l'era sempre chiesto, fin dal suo arrivo in quel buco di cittadina dimenticata da Dio - o forse, considerata da lui un po' troppo - se fosse una caratteristica comune a tutte le piccole città o se, al contrario, era una particolarità dannatamente snervante propria unicamente dei bodiotti.
    L'unica cosa buona era il fatto di poter trarre da essa dei vantaggi: quante identità aveva assunto dallo splendido giorno in cui suo fratello aveva deciso di dar sfogo ai suoi istinti omicidi, massacrando l'intera famiglia Butler ma tralasciando lei? Fin troppe. Quante volte era stata scoperta? Nessuna. E naturalmente il conto sarebbe rimasto tale, il primo dato in costante aumento negli anni ed il secondo fisso sullo zero. Non avrebbero potuto stanarla, i bodiotti, non avevano neppure i mezzi per farlo: e quindi non trovavano nulla di strano nel fatto che Francisca Neiva Monteiro, della vita di ciascuno di loro, sapesse tutto. Ha occhi ed orecchie dappertutto, sussurravano tra loro. E di certo non dicevano fesserie: quello che non sapevano però, che non potevano sapere, era che la maggior parte delle volte si trattava delle sue. Di signore e domestiche incaricate di riferirgli tutto ciò che accadeva nella città ne aveva, ma una gran parte del lavoro se lo sbrigava da sola: era la bambina orfanella che si presentava alle porte delle case degli altri ricchi a chiedere un po' di latte, la sostituta della cameriera improvvisamente infortunata, la ballerina di burlesque che finiva a letto con il soldato in congedo che aveva preso una piccola deviazione, prima di tornare a casa dalla moglie. Tante personalità in una, ma di base sempre la stessa: segreti comprava, segreti vendeva, di segreti viveva. Che cos'altro avrebbe potuto fare, del resto? L'alternativa per passare il suo tempo sarebbe stata ammazzarli tutti, e non aveva ancora intenzione di sporcarsi lei stessa le mani di sangue: per il momento le bastava quell'aura di timore che aveva costruito intorno al personaggio da lei stessa creato, consapevole che forse, un giorno, si sarebbe dovuta cercare un nuovo posto da cui ricominciare, una nuova città di merda da buttare ai suoi piedi, quando le cose lì a Bodie avrebbero smesso di essere decentemente interessanti.
    Ma quello non era il giorno, decisamente. Non ci aveva messo poi molto a capire che qualcosa fosse tremendamente fuori posto, in determinati cittadini di Bodie, e si era interrogata giorni per cercare di capire come avesse fatto a non rendersene conto prima, finché era arrivata ad una conclusione: la magia. Potevano fregare quanto volevano i bodiani - lei stessa, sulla loro ignoranza, ci aveva costruito un impero - ma lei? Mai. E così li aveva studiati nei minimi dettagli, si era affacciata nelle loro vite in punta di piedi, confondendosi intorno a loro per non farsi notare: tra le signore in prima fila ad ascoltare fingendo finto coinvolgimento emotivo durante le messe mattutine della domenica, tra le madri dei ragazzini del catechismo a riprendere un figlio che non aveva - e, gesù, non avrebbe mai avuto - , confusa tra la servitù di casa Fay e a portare il pranzo fingendosi una sostenitrice della fondazione veterani dei marines a casa Simmons. Si era persino messa scarpe da povera e sporcata di terra (!!) per osservarli, e le era parso chiaro come il sole che, a Bodie, fossero come pesci fuor d'acqua, persino più di lei.
    E così aveva acconsentito persino a
    «facciamo un g-g-gi» «gioco» «grz. Per c-co-c» «conoscerci» «grand-d-issimo. - meglio»
    perché il suo desiderio di saperne di più era impossibile da ignorare. Anche se era chiaro che quella si sarebbe trattata della prima ed ultima volta in cui si sarebbe ritrovata a meno di cinquanta metri da Barnaby Jagger e le sue stranezze. O alla povertà, in generale: si era già avvicinata troppo ai poveri per i suoi gusti in quei giorni, non poteva mica rischiare di venir contagiata. E se dopo quel inutile gioco alcolico non fosse successo nient'altro, la serata si sarebbe rivelata un fiasco totale. Insomma, che aveva scoperto? Tutti tranne Floyd (di cui già sapeva tutto, btw) avevano ammesso di aver fatto fuori qualcuno, wow sciokkante. Si era aspettata di più? Decisamente. Quello era stato l'unico punto leggermente degno di nota, per il resto nulla di interessante (Tranne una STRATEGIA! nuova di zecca
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    Molto più aes, tutta orizzontale)
    qualcuno innamorato, qualcuno no, alcuni avevano avuto tresche clandestine con professori, altri avevano divorziato, pochi andavano a prostitute, wow sciokkante pt.2
    Fu l'arrivo improvviso di tre ragazzi, spuntati dal nulla, a catturare sul serio la sua attenzione, ed a rialzare l'animo di una serata che altrimenti sarebbe finita in modo fiacco con qualche ubriaco e pochi segreti profondi usciti in superficie. Erano...non sapeva nemmeno descriverli. E poi, come diavolo erano vestiti?? Sembravano esser stati catapultati lì da chissà dove. Neiva si chiese se i giornali da Parigi stavano iniziando ad arrivarle a casa in ritardo, o se quei tre stavano sfoggiando un qualche capo di alta moda a lei ancora completamente sconosciuto, e questo non le stava per niente bene.
    Ma la moda passò in secondo piano quando.. «..BABETTE?» Di certo era più...rosso. E le sopracciglia erano notevolmente più folte rispetto all'ultima volta, e sembrava persino aver messo su dei muscoli, eppure i tratti del volto erano quelli inconfondibili di suo cugino. Che diavolo ci faceva lì?
    Si rese conto un attimo dopo che, naturalmente, lui non poteva riconoscerla. Che per lui, tutti i Butler erano morti. Così fece l'unica cosa che le venne in mente di fare: inventare qualcosa anche per lui: appena giunto a casa, gli avrebbe spiegato ogni cosa. «O MIO DIO MA QUELLO Lì È PROPRIO IL NIPOTE DELLA MONTEIRO» Aveva passato con il cugino bellissimi momenti, da bambini, e sfortunatamente non ricordava fosse proprio una cima, però sapeva bene quanto amasse ricevere attenzioni. Che ne poteva sapere lei del fatto che in realtà quello davanti ai suoi occhi era suo nipote alla....beh, lontanissima. Troppe generazioni di distanza per poterle calcolare #wat
    BJ caro, benvenuto tra i veri rikki del 1917
    do it for the aesthetic -- ms. atelophobia


    Scambia BJ per suo cugino (dai, i geni alla lontana sempre quelli sono) ed urla a tutti che è il nipote di Francisca Monteiro, ciauzzzz
     
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    Era successo tutto per colpa di una volpe.
    «Resta» voce impastata dall'alcol, occhi resi lucidi dalla stanchezza, dal sonno, da un pianto che non avrebbe trovato sfogo. Poche volte Arci aveva pregato qualcuno - poichè di una preghiera si trattava - di restare, ma in situazioni disperate si fanno richieste disperate, e di una cosa, nella confusione che gli aleggiava in testa, era sicuro: non voleva rimanere da solo.
    E non sarebbe finito in quello stato se non fosse stato per la volpe.
    Aveva deciso di cambiare qualcosa nella sua routine, Danihel, avventurandosi alla fine del turno di lavoro da Floyd leggermente all'esterno della città, e col senno di poi era stata una pessima idea; paesaggio ben poco diverso, meno abitanti della città a cui sorridere fingendosi il giovane uomo perfetto che avrebbe voluto essere, e soprattutto lei (aveva deciso subito che fosse una lei, nonostante non avesse avuto il tempo di controllare). Se s'era ritrovata in mezzo alla strada immobile, la maledetta volpe, lo sguardo incatenato a quello altrettanto scuro del ragazzo; non era bella o dagli occhi svegli come quelli di Lei, e anzi era chiaramente di un'altra razza, un altro colore, più simile alle foto di volpi del deserto che Arci aveva visto online... ma la vaga somiglianza della specie e del nome era stata abbastanza per un ragazzo che viveva la sua vita da settimane sull'orlo di una crisi di nervi. «...Lies?»
    No. Ovviamente no, non poteva essere la Dallaire, animagus volpe artica, perchè lei era a casa propria, nel proprio tempo. Eppure quell'attimo di dubbio, quell'attimo di speranza, era stato in qualche modo fatale per l'ex serpeverde, aggredito all'improvviso dai ricordi, dal viso dell'amica, da quello delle persone care rimaste a Londra, dall'idea che Natale era passato e lui non aveva dato loro gli stupidi e inutili regali che aveva pensato per loro, che Capodanno era passato e lui non aveva brindato con i Cata come aveva sempre fatto da sei anni a quella parte. Non si era forse mai reso conto di quanto davvero dipendesse dai suoi amici, dalla sua famiglia, fin quando non li aveva persi, e ora l'idea continuava a tormentarlo. Non aveva dubbi che Lydia, Bells, Jer, le BiondeBellissime e company sarebbero tutti riusciti ad andare avanti senza di lui; del contrario, non era così sicuro.
    Era tornato così in fretta in paese alla ricerca di un saloon aperto che quasi era incespicato nei suoi stessi passi, la gola secca e il fiato grosso. Era entrato nella prima topaia aperta - di quelle bettole che si spiegano da sole semplicemente dagli orari assurdi, dalle ragazze svestite e dai suoni inequivocabili nelle stanze attigue -, e da lì in poi non aveva che vaghi ricordi di quanto fosse accaduto, sprazzi di lucidità durante i quali si sentiva se possibile peggio di quanto già non stesse. "Cosa sto facendo? Sono patetico". Aveva usato la paga di più giorni, l'aveva usata non solo per l'alcol cercando di affogare in quanti più modi possibili l'idea di quello che aveva perso, e neanche gli importava che nei giorni a seguire se ne sarebbe pentito.
    Si sa che nel periodo delle feste si è sempre più tristi, soli e nostalgici, e l'arrivo di CJ - le (poche) risposte che con sè aveva portato nella noncosìridente Bodie - non aveva aiutato se non per i primi cinque minuti. Man who thought he'd lost all hope loses last additional bit of hope he didn't even know he still had. Forse avevano messo in po' più in chiaro le idee su Chro e Nos, ma vedendolo arrivare Arci aveva davvero pensato fosse lì per salvarli, per tirarli fuori dai casini; non certo che era intrappolato come loro.
    In qualche modo, ad un certo punto, Arci era tornato a casa, che fosse successo sulle proprie gambe o grazie all'aiuto di qualcuno è difficile dirlo. Ricordava di aver riso troppo forte ad una battuta, di aver ripetuto fino alla noia quell'elenco che sembrava una lista della spesa («Calze e bagno schiuma a Natale scorso, torcia e atlante al loro compleanno, quest'anno avevo già preparato un apriscatole e un k-wei... gli ho detto che erano regali usati a caso ma non è vero, sai? Li ho comprati tutti nuovi con la paga di Magie Sinister e poi della panetteria, e a giugno glielo avrei spiegato... avresti dovuto vedere la sua faccia scazzata quando ha aperto il regalo e ha visto il cuscino a collare... »), ricordava di aver vomitato l'anima.
    Non ricordava come fosse finito nel letto con abiti che profumavano di bucato. Non ricordava di aver fatto entrare Aidan in camera sua (o c'era sempre stato?), o di avergli preso la mano, fermandolo dall'andare via. Non ricordava se avesse provato a fare altro oltre a prendergli la mano, nè se ci fosse riuscito. And here we are.
    «Resta, per favore» ripetè (o pensò di farlo). «Solo finchè non mi addormento. Me lo devi» "Me lo devi, per tutte le volte che io sono stato con te nelle notti di luna piena" e poco gli importava che Aidan non potesse (dovesse?) saperlo. Chiuse gli occhi, lasciando al contempo la presa dal ragazzo. Non guardò se Aidan effettivamente si fosse fermato, o se invece avesse deciso di andarsene - cosa di cui avrebbe avuto tutto il diritto. Si coprì la faccia con l'avambraccio, cercando di scacciare altri fantasmi, altri pensieri. "Bells e Jeremy non sapranno mai che i regali dell'ultimo anno erano tutti in previsione di giugno, quando avrebbero notato che sono tutti oggetti utili a un viaggio on the road, ovvero quello che faremo - avremmo fatto - dopo il diploma di Bells. Non andrò mai a Parigi con Lydia, chissà se ha trovato comunque i biglietti, o marciranno nel cassetto per sempre. Non regalerò mai a Gin il libro illustrato con i tarocchi disegnati da me.... beh ok, forse meglio, i disegni erano proprio una merda" e non avrebbe fatto un sacco di altre cose. Forse non avesse avuto una sbronza triste si sarebbe, come al solito, concentrato su quello che invece avrebbe fatto (avrebbe insegnato ai bambini di Bodie le parolacce in francese spacciandole per parole d'amore, avrebbe avuto una vita per fare tornei di scala 40 con i phanes + cj, avrebbe fatto assaggiare ai bodiotti le brioches, avrebbe finalmente letto tutti quei libri classici mai finiti e avrebbe imparato a suonare il pianoforte come mai aveva fatto perchè "non ne ho il tempo"...) ma aveva la sbronza triste, e inutile pensare al e se. In quel momento, voleva soltanto dormire o almeno pensare ad altro.
    «Leggi per me?» Non sapeva neanche se Aidan sapesse leggere fosse ancora lì, ma lo domandò comunque. Non aveva mai avuto qualcuno che gli leggesse la favola della buonanotte, e non era sicuro di come funzionasse, ma guardando i film o il viso sereno di Gin che si addormentava cullato dal suono della voce di Arci, il ragazzo aveva sempre pensato fosse un bel modo per entrare nel mondo dei sogni; valeva la pena tentare.
    Meno di un minuto dopo, già dormiva.

    Fece scivolare le monete sul bancone.
    «Qualsiasi cosa povera ma etilica»
    Era passato qualche giorno, e Arci non aveva più fatto parola dell'accaduto con Aidan, decidendo in cuor suo che poteva benissimo far finta di essersi dimenticato tutto a causa dell'acol; vedendo lo stato in cui aveva girovagato per casa il giorno successivo la sbronza, verde in faccia, non doveva essere difficile da credere. Quando aveva bevuto così tanto l'ultima volta, e soprattutto quando l'aveva smaltita così male? Forse al compleanno suo e di Jeremy. Era uno che reggeva bene Arci, abbastanza alto e spesso da metterci un po' prima che i giramenti di testa felici diventassero effettivamente qualcosa di più; not this time. A quanto pare la depressione colpiva più duro di quanto non facesse la gioia, e colpiva sui denti.
    Ma se nel post sbronza fra un piegarsi sopra il secchio e l'altro per rimettere aveva giurato più volte che non avrebbe mai più bevuto, perchè si trovava in una taverna a guardare uno spettacolo di burlesque e a cercare di barare al "non ho mai" alcolico? Perchè nel primo momento di distrazione era andato alla cassa ad ordinare altro da bere, invece che continuare quel gioco con quei mezzi sconosciuti? Perchè era un bugiardo del cazzo, soprattutto con se stesso.
    "non mi sono mai innamorato"
    «E vaffanculo» brontolò, alzando il bicchierino in un brindisi e poi buttando giù in un sorso quanto gli era stato preparato dal barista (roba che neanche la benza di spaco). Aveva bevuto al giro del gioco perchè era vero, si era innamorato (o così era convinto), ma uno shottino non era certo abbastanza per quella confessione; cristo, mica era paragonabile al "ho visto la muraglia cinese" o "ho ucciso qualcuno". Baroni del cazzo.
    Ci mise un po' a rendersi conto di cosa avesse attirato l'attenzione dei suoi compagni di gioco, e perchè non se la fossero presa per il suo andarsene. Più precisamente, si rese conto di chi avesse attirato la loro attenzione, poichè ora li stava fissando anche Arci.
    «Surprise, motherfucker» uuuh tre adolescenti - i sociopatici di cj, per intenderci. Sorpresona!!!111 mica come se Arci si fosse aspettato il loro arrivo da settimane, eh, dopo aver chiesto a CJ di raccontagli tutto quello che sapeva sulla vita sulla vita. «Meh, acab» si concentrò sulla gen z che aveva appena fatto la sua entrata in scena (uno spettacolo fra l'affascinante e l'orrendo, per altro) volgendo lo sguardo dai tre giovini ai nuovi amici bodiotti
    «MA F-F» «floyd» «grz- FLOYD, QUELLO NON è TUO CUGINO? sciokkanteeeh.» «O MIO DIO MA QUELLO Lì È PROPRIO IL NIPOTE DELLA MONTEIRO»
    Uh ma che karini con quel gioco di personalità, si sentivano un po' Lancaster eh? Beh, Arci gli lasciava volentieri i piccoli bambini sociopatici; il suo fav che leggeva nel futuro non c'era comunque, e Sersha temeva che se l'avesse presa con sè avrebbero pensato tutti che lo faceva per scoparsela e nope #cos e poi a casa simmons erano già abbastanza stretti con Aidan ospite e Jay che a volte andava a fare i pigiama party e a parlare di cavalli.
    «signore e signori, grandi e piccini – anche te, danny piccolo bastardo. direttamente dalle più famose platee di tutto il mondo, dai più importanti festival europei, questa sera qui a BODIE in esclusiva per voi (!!!!) gli inimitabili, i sensazionali, i mozzafiato artisti del… freak show.»
    "k simpa" «k simpa» l'aveva detto ad alta voce? Oh beh, era sincero.
    Ringraziamo il barista png che nel frattempo ha ri riempito il bicchiere di Arci, e guardiamo il ragazzo buttare giù un altro sorso prima di avvicinarsi al Knowles sotto il palco. Ad Arci non importava COSI tanto dell'arrivo dei freaks però meh, si era affezionato a loro, e sicuro era meglio averli lì che saperli in un universo alternativo del cazzo. Poi CJ gli era simpatico, era felice almeno lui fosse di nuovo con i suoi amichetti (non soltanto perchè quando parlava con le pannocchie lo fottutamente spaventava e aveva temuto sarebbe finito anche lui con delle barbabietole o carote a forma di Bells e Jer, ovvio).
    «Una volta ho visto un loro spettacolo, in città» annunciò ad un tono troppo alto per sembrare confidenziale e troppo basso perchè fosse sospetto «Babette Monteiro ha fatto il numero col trapezio tenendosi solo con le sue sopracciglia prensili» cosa
    You Sit And Stay I Don'T Obey // by ms. atelophobia //



    evviva i post a caso #PUNTISTELLANONVITEMO invece si
     
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    I found my way
    right time, wrong place
    BJ (Hamilton) Reynolds
    2001's | 16 y.o.
    1917 | #not my century
    freak show
    Nemmeno se n'era accorto, Bernadette Julian Reynolds, della scarpa slacciata. Inosservato passò anche il fatto che aveva appena calpestato il suo stesso laccio, cadendo così nella più imbarazzante e umiliante trappola mai creata: le cadute in pubblico. Le strade gremite di special e pochi maghi di Quo Vadis Town si sarebbero presto ritrovate ad essere location di uno spettacolo gratuito per i passanti.
    Gli sembrò che la caduta stesse durando forse qualche millisecondo di troppo e quasi non percepì il dolore dell'impatto, troppo confuso dalla musica e dall'asse di legno che gli aveva appena procurato più lividi in faccia di uno degli scontri di Cj. Un pianoforte in sottofondo batteva un tempo scandito e deciso, il rumore dei tacchi a risuonare amplificato sulla cassa armonica creata dal vuoto sotto alla pavimentazione «ma che cazz...» fioche luci erano puntate su figure che danzavano vicino a lui, gonne sfarzose, piume e tacchi vertiginosi crearono un turbinio di colori a dividerlo da altri esseri umani seduti attorno a dei tavolini. Affianco a lui, dal nulla, una minuta e bionda serpeverde fece la sua comparsa «sersha mi hai drogato di nuovo?» non sarebbe stata la prima volta e Bj non voleva essere bandito da un altro zoo. Poco più in la scorse Joey immobile, illuminato malamente in quell'ambiente buio: erano forse su un palco?
    Spintonando e palpando ballerina qua e là, le due serpi raggiunsero il biondo e Bj aveva avuto probabilmente intenzione di dirgli qualcosa, se non fosse che riconobbe immediatamente la situazione in cui si trovavano.
    Circa.
    Uomini e donne vestiti come se la teoria di Una Notte al Muse fosse stata legittima erano seduti a tavolini rotondi, pinte di birra, bottiglie dalle fattezze grossolane e tanti altri indizi fecero percepire al rosso la sua estraneità a quel posto. Cosa stava succedendo? Chi erano quelle persone? Dove erano? Come ci erano arrivati? Improvvisamente la musica cambiò, probabilmente anche il pianista aveva notato che c'era qualcosa che non andava. E adesso? Be', certamente non potevano ammettere così dal nulla di non appartenere a quel posto, si trattava sicuramente di magia e quelli dovevano essere babbani: erano quasi morti a Salem, almeno per il Reynolds quello poteva bastare per altri cento anni. F così che iniziando una scarsa beat box e portando il tempo con i piedi sul palchetto intonò la prima cosa che gli venne in mente.
    «Give it to me, I'm worth it» se le Fifth Armony non fossero riuscite a salvrli dall'imbarazzo chi lo avrebbe fatto? «Joey! Il tempo!» gli urlò mentre scecherava quei fianchi come un barista avrebbe fatto preparando un cockatil. Sentiva addirittura i calcoli renali agitarsi come le palline di una maracas, mentre i tre freaks si esibivano in una coreografia acrobatica dove i due biondi creavano una colonna umana alta quasi quanto un uomo di statura media. «Baby I'm worth it» «Questo è burlesque» allora assillarli ogni volta per giocare a Just Dance sulla Wii-zard era servito a qualcosa, sebbene quello non fosse esattamente il genere di Sersha (che invece aveva stracciato tutti con la polka) anche la sua concasata stava rendendo onore a Camila Cabello &co. E non ci volle molto prima che anche le ballerine seguissero i loro passi, con tanto di pianista a portare il tempo una volta assimilati gli accordi principali.
    Solo quando avrebbero scoperto, in seguito, la realtà dei fatti, i tre fricchettini (?) ballerini avrebbero realizzato l'enorme errore che avevano fatto: avevano appena anticipato di quasi un secolo e mezzo la pop culture.
    Ma prima che la dura verità di essere finiti anni luce lontani da casa potesse demoralizzarli, quello strano pub pieno di cosplayer fece loro un ennesimo regalo: «pannocchie».
    Un Cj vestito bizzarramente li abbracciò e Bj quasi pianse, sentendolo di nuovo vicino, che non lo avevano capito che si sarebbero sempre riuniti, prima o poi, in qualsiasi universo. Il mondo si aspettava davvero di poter sopravvivere separando ciò che era nato insieme e destinato ad essere tale.
    E essere gemelli, fratelli o agnelli non aveva alcuna importanza, che lo avrebbero trovato un modo per essere l'uno ciò che serviva all'altro. Si odiavano ma mai abbastanza e si amavano e sempre troppo, perchè erano loro stessi la causa di metà dei loro guai, perchè non potevano lasciare che l'altro affrontasse qualsiasi merda fosse da solo. Era la loro incapacità di accettarsi come qualcos'altro all'infuori della famiglia che li costringeva a spingersi sempre un po' di più, sacrificare sempre qualcosa o qualcuno per chi sacrificabile non lo era mai stato. Quello di Bj era un finto egoismo, il futile tentativo di essere qualcosa a sè stante, perchè vivere come un duo non era facile, perchè a volte voleva essere solo Bj. Ma non c'era mai stata speranza, non vi era futuro per un ragazzo del genere, non c'ere futuro per un bigei senza un cigei.
    E nemmeno un passato.
    «che ci fai qui? dove siamo?» chiese senza però riuscire a togliersi uno sguardo entusiasta e un sorriso incredulo. Lo avevano ritrovato, senza nemmeno accorgersene avevano seguito la strada giusta. «O MIO DIO MA QUELLO Lì È PROPRIO IL NIPOTE DELLA MONTEIRO» e avrebbe potuto esserlo, per quanto poteva saperne, cresciuto in un orfanotrofio senza tracce di una famiglia passata, senza nome e senza data, come se fosse stato mandato già dal cielo in quella notte tempestosa alle porte di quella struttura che di casa non aveva mai avuto nemmeno la parvenza. «cj, mi avevi promesso niente più donne mature, ubriache e pazze allo stesso tempo!!!&&» ma sembrò ignorarlo, rivolgendosi alla piccola platea del polveroso locale. E li presentò come il freak show, i fenomeni da baraccone, che fenomenali lo era sempre stati, volenti o nolenti, mostrando quanti traumi potessero essere contati sulla pelle di quei quindicenni. E dire che Bj non era nemmeno l'esemplare più danneggiato, lui, Barry e Sandy a coprirseli quei marchi e a vivere in una fortuna così ovvia agli occhi degli altri tre e così inosservata da coloro che non avevano conosciuto altro per tutta la vita. Ma era certo, Bj, che se era vero, che se veniva anche lui da quel fantomatico 2043, forse poteva ancora rientrare in gara, che nessuno gli garantiva di aver avuto una vita facile anche lì, che magari era per quello che era fuggito.
    «Babette Monteiro ha fatto il numero col trapezio tenendosi solo con le sue sopracciglia prensili» e quasi gli venne un colpo quando riconobbe, lontani, Gwen e Arci... e Aidan... e Run e Gemes... e basta credo #wat. Erano stati qui tutto il tempo? I giorni passati a ipotizzare la loro sparizione, li avevano vissuti fuori dalle porte di quello che era sempre più simile ad un saloon?
    «andiamo, chris, avevamo detto che quelle cose sarebbero rimaste tra noi!!! Non ho mai detto a nessuno che hai i mignoli dei piedi attaccati ai pondoli!» lo aveva appena gridato a mezza Bodie? ops

    balla con sersha e joey su Worth It, parla con CJ e guarda meravigliato la casta Salem CIAO AMIKI
     
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    12.01.2018 | h: 16:30
    Barnaby Jagger era confuso di natura – principalmente perché, fintanto che non fossero inclusi skandali di natura più o meno (ma soprattutto più) sessuale, qualunque questione raramente lo interessava - ma quel giorno, come il giorno in cui affacciandosi in chiesa non aveva trovato il suo prete e come quando, alla messa di Natale, Babbo Pelato aveva iniziato a sparare come un cowboy tibetano in gita scolastica, si sentiva più confuso del solito. Innanzitutto lui si era presentato al locale solamente per vedere sgambettare donnine mezze nude; in secondo luogo –
    Niente. Era lì solo per quello, e per l’alcool che era certo qualcuno gli avrebbe offerto perché era chiaramente un adorabile mascalzone anni 1890. Si grattò distrattamente la nuca, il labbro inferiore sporto a coprire quello superiore; gli occhi scuri guizzarono come salmoni al fiume nel periodo di accoppiamento fra l’uno e l’altro dei millenials (nel senso più vero e sentito che di millenials ci fosse cosa) ivi presenti, un interrogativo neanche troppo celato nelle iridi color castagna. Nel loro secolo era normale che la gente apparisse dal nulla? Era… era previsto? Per quanto si fosse impegnato a capire (menzogna, non ci aveva neanche provato) la faccendah dei viaggiatori nel tempo, riusciva ancora a meravigliarsi come il soldato Ryan, il suo commilitone, quando aveva schiacciato sotto la suola la prima mina, una novità dell’epoca: un uau terrorizzato ed affascinato, prima di esplodere in mille coriandoli umidi di sangue ed altri liquami. Poco romantica come immagine, me ne rendo conto, ma Barbie al fronte c’era andato davvero: era quell’opaco e cinico scetticismo, il pessimo senso dello humor con i quali faceva cadere a picco navi prosperose come il Titanic, ad averlo fatto sopravvivere alle brutalità di quella guerra.
    Sempre che di s-s-s-sopravvivenza potesse parlarsi.
    «Babette Monteiro ha fatto il numero col trapezio tenendosi solo con le sue sopracciglia prensili»
    Uau. Pur (passivamente) consapevole che non fosse vero, non potè che osservare affascinato tal Babette, bocca dischiusa in segno di ammirazione. «ma b-b-babette m-mio cugino?» «cosa?» «c-cosa» non era ancora abituato a dover tenere per sé tutto quel che gli passava per la testa, la più fondamentale novità che l’avvento dei Millenials aveva portato nella sua vita. Talvolta gli sfuggiva che i 2043 non fossero canon, momenti di defaillance. Fece schioccare la lingua sul palato dondolando sui talloni, infine spinse un piede, e poi l’altro, fino a ritrovarsi sul palco insieme ai giovani. Li osservò criptico (quando mai) labbra strette fra loro in un intenso studio etnico slash antropologico, quindi decise che oh, anche lui voleva una fake famiglia, era stanco di fingersi padre di tutti i vitelli degli Akers. Amava Zeus, il suo maialino, ma non credeva che il sentimento fosse reciproco – in più, comare qual era, moriva dalla voglia di avere sotto il suo stesso tetto (della casa sull’albero, ricordo) qualcuno del futuro che potesse approfondirgli la questione Kardashian: Barbie ne era rimasto molto affascinato, e non aver più avuto aggiornamenti disturbava i suoi sonni. «m-ma non mi d-dire» portò quindi una mano al petto, l’altra ad allungarsi sopra la testa della biondina – ma senza toccarla, ovviamente: non voleva essere morso, si diceva che le bestie portassero il tetano e nella sua epoca non esistevano ancora i vaccini. «n-non ti avevo riconosciuta» un verso di melodrammatico dolore scaturì dalla bocca dischiusa del Jagger, palpebre serrate in un intimo monologo shakespeariano. Se solo non fosse stato balbuziente, avrebbe volentieri intrattenuto la platea con la storia strappa lacrime del suo fratellino (quale) morto in guerra (riposa in pace) e di come avesse perso le tracce della nipote anni ed anni prima, ma come ancora rimembrasse con affetto la deforme testolina neonata della creatura ad incavarsi sulla sua spalla – tristemente, Barbie era balbuziente, e tempo che avesse finito di narrare la novella, le gemelle Leroy – Gallagher ed i Bicigini sarebbero nati canon e si sarebbero anche già laureati, quindi insomma. «K-K» schioccò le dita, sospirò frustrato. Aprì le dita invitando il pubblico (quale) ad aiutarlo a concludere la frase, ma alzò poi il palmo mostrando loro di tacere: non voleva rovinassero il suo sogno apostrofando la biondina come, boh, Kristina o Katiusha. Barnaby Jagger detto Barbie, aveva grandi progetti. Così inspirò secco, espirando piano cercando di placare la balbuzie. «kentucky» e sorrise entusiasta, braccia allargate lungo i fianchi. «KENTUCKYJAGGER» fece per poggiare le mani sulle spalle di lei, ma rimase appeso come un manzo al macello nel notare l’occhiata di lei; già detto che il Jagger non voleva il tetano? «la mia n-n-nipotina p-preferita!!&&» e così si suggellò l’inizio dell’alleanza Jaggers, destinata all’incalzante ritmo dei Maroon 5 ed agli aggiornamenti sull’Isola dei Famosi, con Barbie a balbettare ingiurie e Ken a completare le imprecazioni a fantasia – ma oh, un insulto valeva l’altro.
    hi, barbie
    hi, ken!
    do you wanna go for a ride?
    sure, ken!
    jump in...
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    So be a good girl and thank yo mama She made ya steamin' like a sauna
    Look out, look out here she come now Look out, look out here she come
     
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    Quando Floyd Villalobos era entrato nella bettola californiana qualche ora addietro, l’aveva fatto con tutt’altre intenzioni rispetto a quelle che, a quel punto, lo tenevano inchiodato alla sedia del locale. Probabilmente, se gli avessero detto dapprincipio che sarebbe finito a fare un gioco alcolico con Barnaby e gente a caso – tra cui i forestieri che, buon Dio!, come tali sembravano riconoscere in pochissimi: non che gli importasse più di tanto di ciò che credeva la popolazione di Bodie, ma trovava particolarmente curioso ed affascinante come nessuno sembrava essersi reso conto di quanto il loro arrivo avesse radicalmente sconvolto il normale andazzo della quotidianità cittadina – avrebbe alzato le mani, un «hasta luego, chicos» a farsi strada nel fracasso del sabato sera mentre indietreggiava verso la porta, gli occhi fiordaliso a salutare mesti le ballerine sul palco.
    O almeno ci avrebbe provato, ben conscio del fatto che il suo rifiuto sarebbe durato un battito di ciglia.
    Più d’educazione che non d’indole, più sopravvivenza che non natura stessa, il colombiano era sempre stato solito disprezzare il prossimo quasi fosse un comandamento, e di conseguenza ad evitare la maggior parte delle convenzioni sociali che dettavano il quieto vivere tra le persone; nel caso fosse stato abbordato da conoscenti a Bogotà, solo qualche anno prima, non avrebbe affatto sofferto nel declinare l’invito a sedersi ad un tavolo comune, preferendo alla calorosa compagnia degli amici di famiglia quella di un buon libro della biblioteca della villa. Si annoiava, il biondo, a condividere il suo ossigeno con gentaglia che altri avevano scelto per lui e che, egli stesso, non sopportava – a sprecare il proprio tempo in frivoli ed inutili discorsi privi d’alcun fine, a commentare questa o quella gonna che troppo lasciava l’occhio a desiderare. Senza contare che, davvero, era difficile rientrare nelle simpatie del Villalobos: in pochi volevano starci, ed in ancor meno riuscivano effettivamente nel proprio intento; dire che fosse antipatico poteva essere al contempo un eufemismo ed un complimento – perché invero l’ex mago era sempre stato odioso, ma era difficile conoscere tal parte del suo temperamento dato che le occasioni per dialogare con il ragazzo erano fin troppo esigue.
    Da quando aveva messo piede in quella cittadina dimenticata da Dio, aveva deciso di cambiare - ma ciò non significava che dovesse necessariamente riuscirci, o che dovesse sopportare tanti cambiamenti così di fretta. Santo cielo, prima che i viaggiatori arrivassero dal futuro (e già solo questo era un boccone bello grosso da mandare giù), aveva stretto amicizia (che culo Barbie, eh), aveva aperto un forno (ed il come, non è così importante) e si era dedicato full time alle attività ecclesiastiche (!!! Fino a due anni prima, già era tanto se andava in chiesa con i genitori la domenica per fare bella figura). Fraternizzare con la popolazione del ventunesimo secolo era un passo per il quale pensava gli ci volesse del tempo.
    Sostanzialmente gli piacevano - già anche soltanto per il fatto che alcuni erano maghi ed altri speciali in tutti i sensi come lui o il Jagger: era sempre stato un elemento d’emarginazione, per Floyd, ed il viverlo come una normalità era davvero piacevole -, ma avrebbe preferito, per un po’, limitarsi a rispettosi saluti in panetteria o in chiesa o dovunque, dato che sembravano spuntare dalle fottute pareti.
    Aveva bisogno dei suoi tempi, Floyd. Dei suoi spazi.
    Come avrebbe dovuto aspettarsi, non era stato possibile.
    Sospirò, le iridi azzurre a posarsi sulle volute di fumo di una pessima imitazione di puro habano - comperato in un’altrettanto pessima imitazione di tabaccheria; Bodie stessa, a dirla tutta, sembrava una parodia scadente delle cittadine che i primi anni del ventesimo secolo avevano visto fiorire in tutti gli Stati Uniti -, le dita della mancina a sfiorare la stilografica che lesta segnava sulla pergamena quanto le possibilità di essere approcciati da prostitute non fosse significativamente diversa tra 1918 e 2018.
    Gli sarebbe davvero piaciuto poter dire che la situazione era precipitata in maniera drastica da un momento all’altro, alcol e divertimento rei di aver contribuito a quella rapida discesa verso gli inferi del nonsense. Purtroppo, era già iniziato tutto quanto in maniera alquanto… peculiare.
    Ricordava in maniera impeccabile quando Barnaby gli aveva chiesto di aprire le danze, ed avrebbe preferito non farlo - un «dios mio» soltanto era riuscito a sciorinare, la mano destra a sfiorare le tempie, quando con tutta l’innocenza del mondo aveva affermato che non aveva mai ucciso nessuno e gli altri, tutti gli altri, avevano trangugiato la propria dose, colpevoli di almeno un omicidio. Non che fosse schizzinoso, sia chiaro: aveva visto suo padre uccidere più uomini che non maiali per le troppe feste che davano alla villa, ma non se l’era aspettato. Più ripensava a quell’esordio, più si pentiva della sua scelta di rimanere lì. Cosa diavolo aveva il futuro di così fottutamente sbagliato, da portare tutti (anche i minorenni!) a macchiarsi le mani di delitti tanto feroci? Forse non voleva saperlo così tanto.
    Il primo giro, comunque, l’aveva portato a trascrivere tutti i seguenti “non ho mai” con l’accademico interesse di uno scolaro al proprio primo giorno in una nuova città, di quelli che non volevano perdersi nemmeno un frammento della spiegazione per non restare indietro, o non sembrare troppo fuori posto – e buon Signore, Floyd voleva sapere tutto della gente del futuro. Con discrezione e calma, ma tutto.
    Doveva essere un posto davvero di merda, da quello che aveva capito.
    Era ancora intento a tamburellare con la punta della penna sul foglio, quando avvenne - e ci mise un po’ a comprendere da cosa l’attenzione di tutti fosse stata così subitamente catturata: reggeva in maniera prodigiosa l’alcol, neanche lui avrebbe mai saputo dire quale fosse il motivo di una tale tempra, ma non poteva negare un vago senso di stordimento e stanchezza dopo i numerosi bicchierini rovesciati sul tavolo.
    «vedete anche voi le pannocchie?» cosa. Acuminò lo sguardo, puntandolo alle tre nuove ballerine – triste, il Villalobos, nel rendersi conto che ragazze affini al burlesque non lo erano affatto. «F-F-» «floyd» respirò secco, schioccando la lingua sul palato: voleva bene a Barbie, eh!, ma por el amor de Dios, per quale motivo continuava a metterlo in mezzo quando era cristallino che volesse soltanto impastare la cocaina con la farina nel suo forno in santa pace, cazzo? «grz- FLOYD, QUELLO NON è TUO CUGINO?» era… suo cugino?
    Il nano biondo assatanato? Lo fissò per più tempo del necessario, soppesando quanto effettivamente volesse far parte della farsa – mentre tutt’attorno accadevano cose che: «questa sera qui a BODIE in esclusiva per voi (!!!!) gli inimitabili, i sensazionali, i mozzafiato artisti del… freak show», «O MIO DIO MA QUELLO Lì È PROPRIO IL NIPOTE DELLA MONTEIRO», «Babette Monteiro ha fatto il numero col trapezio tenendosi solo con le sue sopracciglia prensili», «andiamo, chris, avevamo detto che quelle cose sarebbero rimaste tra noi!!! Non ho mai detto a nessuno che hai i mignoli dei piedi attaccati ai pondoli!»; chiedersi davvero cosa stesse accadendo, era inutile ed esageratamente sopravvalutato.
    Sospirò ancora, adagiando il sigaro sulle labbra dischiuse mentre si avvicinava al palco con il resto dell’allegra compagnia. Insomma, era brillo e non gli andava davvero così tanto di rovinare l’hype.
    Erano tutti così felici ed entusiasti che sembravano il branco di cebi cappuccini che aveva nella dependance, a Bogotà. Sorrise a mezza bocca, allargando le braccia. «PEPITO JULIO DESIDERIO ABEL ULISES VIRGILIO VILLALOBOS-SUAREZ-TORRES-NAVARRO!!!&&» non dovette nemmeno riprendere fiato, tanto era abituato ai nomi dei propri familiari: sembrava un vero e proprio costume colombiano, quello di cambiare mariti più volte ed affibbiare al proprio figlio nomi e cognomi in più ogni volta. Lui era stato fortunato.
    Confidava a Nano Biondo non desse fastidio – ma anche fosse stato, a Floyd Juan Villalobos non poteva fregare di meno. «mi querido primo, non vieni a salutare tuo cugino?»
    1918
    floyd villalobos
    bogotà, 1985's
    wizard: mimesis


    scusate fa pena ma non so più come si scrive CIAO JOEY HAI UN NOME E UNA FAMIGLIA
     
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7 replies since 12/1/2018, 02:18   515 views
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