i thought you were dead

nate + jericho

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    «COMBLOTTO!!!!!11111&&»
    Ma andiamo con ordine.
    Erano passati esattamente trentanove giorni, undici ore e quarantatre minuti da quando lei se ne era andata, dove lei, stranamente, non era il personaggio di un qualche libro, nè il wifi o qualsiasi altra cosa che una persona normale avrebbe reputato disturbante chiamare con un pronome personale femminile. Lei era, tristemente, inesorabilmente, scontatamente, Aveline. E Nathaniel stava male.
    L'aveva salutata cercando di non rendere tutto peggiore (e invece lo aveva fatto), si era imposto di non guardarla andare via (e invece l'aveva guardata), e si era obbligato a non dirle cosa provasse per lei, quelle fottute tre parole (e invece le aveva dette), ma le sue intenzioni, ormai, poco erano importanti: era a pezzi, e sapeva perfettamente di nasconderlo malamente. I suoi amici passavano le giornate fra il cercare di risollevargli il morale e insultarlo, e lui in tutta risposta rideva. «Andiamo, non sto così male» (e invece stava così male).
    Forse Aveline era stata la goccia che lo aveva fatto sbroccare dopo tre mesi di falso ottimismo.
    Jay, Will, Run e company scomparsi, perdere il lavoro come professore, perdere quello che aveva pensato fosse l'amore della sua vita... è da dire che il 2018 fosse iniziato proprio di merda, e vedeva lo stesso pensiero riflesso negli occhi delle persone a lui più vicine. Aveva iniziato a chiamare Lydia molto più frequentemente per farsi fare compagnia a colazione, aveva preso a molestare Elijah per lezioni obbligatorie sul suo potere («Tanto lo so che non hai un cazzo da fare, IO te le guardo le storie»), andava a visitare Euge e il piccolo Uran più giorni durante la settimana, si presentava alla porta di Rea per offrirle biscotti (bruciati) fatti in casa, chiedeva a Idem ripetizioni sul fare la maglia.
    Poi, una notte in cui era spaparanzato sul divano a sfogliare un libro con noia, l'illuminazione: aveva bisogno di un nuovo hobby.
    Lo shipping era sempre stato il suo sport preferito e lo sarebbe sempre stato, ma ovviamente con il cuore spezzato non era più il captain shipper che i suoi fan avevano conosciuto e amata, e ovviamente girare per Londra alla ricerca di possibili coppiette felici non lo soddisfaceva più, poichè adesso ogni volta che vedeva qualcuno baciarsi in giro, tenersi per mano o altro, riusciva soltanto a pensare ad Aveline e a quello che non aveva più.
    La ricerca del nuovo hobby non era stato facile. Aveva chiesto aiuto a Idem, a Jaden, a un po' tutti, ma si era accorto che prendere in prestito le passioni altrui, che fossero cucinare, rappare, o prendersi cura dei fiori, non era quello che voleva lui. Così si era messo a sfogliare i giornali leggendo gli annunci e le notizie delle ultime pagine, quelle che leggono davvero solo le persone che si annoiano tanto tanto tanto e le mamme di chi ha scritto gli articoli... e, un giorno, l'aveva vista.
    La foto aveva colto immediatamente la sua attenzione, sebbene piuttosto piccola e in bianco e nero, e ci aveva messo qualche secondo a distogliere lo sguardo per leggere l'articolo che l'accompagnava. Si era alzato, era andato a farsi un tè, era ritornato al tavolo. La foto era ancora lì, imperterrita, immutata. Era andato a cercare un libro sugli scaffali, aveva tolto da dentro una vecchia polaroid sgualcita dalla quale salutavano allegramente un uomo e una donna. L'aveva posata sul giornale, paragonandole. «Non può essere», si era detto.
    Eppure era.
    La prima persona a cui aveva annunciato il suo nuovo hobby, era stata Lydia. Lei era stata molto scettica, ma non aveva potuto negare del tutto la base delle prove di Nathaniel. «C'è una certa somiglianza» aveva ammesso, e per Nate era bastato quel dubbio che avesse ragione, per decidere di darsi da fare. Aveva fatto il login sul forum dello shipper club, aveva scritto "hiatus" aggiungendo una piccola lente di ingrandimento sulla firma del suo profilo (sapendo che entro pochi giorni avrebbe ricevuto centinaia di mp che chiedevano spiegazioni), ed era entrato in un forum visitato si e no tre volte presentandosi nella sezione apposita, pronto a esporre i propri dubbi nelle varie sezioni di "paliamone insieme", "consigli & suggerimenti", "un alieno mi ha messo incinta/o".
    Non molto dopo, era davanti a casa di Jericho, a suonare freneticamente alla porta del suo appartamento New Hovel con in mano una cartellina molto professional comprata apposta su cui aveva attaccato un adesivo a forma di stella con scritto sopra "i will".
    Quando Jericho ad un certo punto aprì la porta, Nate non si perse in convenevoli: doveva dirle cosa aveva scoperto, e doveva farlo subito. Spalancò la cartellina davanti alla sua faccia, mostrando il ritaglio di giornale che lo aveva stupito e, accanto ad esso, la foto presa dal libro.
    «Ho diverse teorie» annunciò, parlando a raffica «Uno: è sua sorella gemella, ma sono state separate alla nascita perchè un ladro di bambini l'ha presa per farci sopra degli esperimenti. Opzione due: ha assistito all'omicidio di qualcuno, è entrata nel programma protezione testimoni, è stata obbligata a diventare una suora e sì, è la trama di Sister Act ma ci sta. Tre: un antico virus è responsabile della coscienza umana, gli alieni che lo hanno mandato sulla terra sono tornati per sfruttarlo» aggrottò le sopracciglia «Beh, sì, mi rendo conto che quest'ultima non c'entri niente, ma a quanto pare era l'opzione più quotata su "Teorie del complotto e dove trovarle", quindi mi pareva giusto dirtela» chi era lui, in confronto a sei esperti di ufologia e fenomeni strani? «COMBLOTTO!» deglutì, la gola secca, gli occhi lucidi. Stava succedendo davvero? Jericho si rendeva conto di cosa questo significasse? Nel dubbio, cercò il coraggio di dire quelle poche parole a voce, per spiegarsi meglio: «Questo è un articolo di due giorni fa, e anche se sta cercando di coprirsi la faccia, ed è molto più vecchia, la somiglianza con lei» indicò la polaroid «è ovvia» Guardava la sorella negli occhi, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quegli stessi occhi blu che aveva la donna delle due foto. «E' Clarissa Shaw, Jeco, ne sono sicuro. Nostra mamma potrebbe essere viva»
    E il suo nuovo hobby sarebbe stato trovarla.


    Edited by mephobia/ - 25/3/2018, 12:19
     
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    25.03.2018
    Assottigliò le palpebre, il labbro inferiore succhiato fra i denti. Qualcuno (chiunque.) avrebbe potuto pensare che relazionarsi con gli esseri umani, per un telepata, fosse più semplice - che non ci fossero segreti per loro, e le menti altrui fossero solo libri dimenticati aperti su una scrivania in attesa di essere letti. Probabilmente per molti era davvero più semplice considerando quanto fosse un gioco da ragazzi introdursi nei pensieri degli altri spillandone segreti e scheletri nell’armadio ma sicuro come l’oro Jericho Karma Lowell non rientrava in quella categoria: per lei, la gente rappresentava un mistero che non era interessata a risolvere.
    Di solito. Il novantotto per cento delle volte, ecco. «dai, dillo» esortò ancora, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi chiari di Amos Hamilton. Il perché si trovasse nella piccola cucina dei Noah WitHamilton, ossia presso i suoi vicini di casa, non vi è dato saperlo: la Lowell non doveva giustificarsi con nessuno, neanche con un Amos stupito e reticente sulla soglia dell’appartamento. «cosa» Faceva anche il finto tonto? MmMmMh vedete perché odiava tutti? Sibilò uno sbuffo fra i denti stringendo le mani fra loro, decidendosi poi ad incrociare le braccia sul petto. «lo sai» il lumocineta corrugò le sopracciglia, cercando di far passare inosservato il centimetro con cui spostò la sedia all’indietro per allontanarsi da Jericho. «lo so?» La verità? No, non poteva saperlo. Non solo non era un telepata come lei, ma mai i due avevano scambiato più di un paio di parole che potessero giustificare l’ingombrante presenza della ex Grifondoro in quella stanza dall’odore di vaniglia e limone – figurarsi le sue poco opportune domande. Dondolò nervosamente sulle gambe della sedia, la lingua a guizzare fra le labbra ed il capo ora testardamente chinato verso i propri piedi. «no.» ammise in un ringhio basso, desistendo alla tentazione di afferrare il coltellino a serramanico e far scattare la lama come anti stress: aveva come la sensazione che il fratello di Rea non avrebbe apprezzato il gesto, e (lo so, non sembrava, ma) Jericho stava davvero cercando di comportarsi bene. Districò dita e braccia asciugando i palmi umidi di sudore sulle gambe, un sospiro a premere oltraggiato sul palato. Incomprensibilmente, per la Lowell sarebbe stato più semplice se fossero stati gli altri quelli in grado di entrare nella sua testa, piuttosto che il contrario: non ci sapeva fare, con le persone.
    Non ci sapeva fare punto.
    «che sei gay.» sbottò, tenendo testardamente lo sguardo fisso su un punto imprecisato del pavimento. Ora, chiariamo la situazione: a Jericho, parlare, non piaceva; parlare di sé, gli piaceva ancor meno; conversare con gli sconosciuti, un livello superiore di poca tolleranza. Ma, in un caso estremo come quello, a chi altro avrebbe potuto rivolgersi? Di certo non ne avrebbe parlato con Nathaniel, voleva ancora vivere – e la lista dei suoi amici era indubbiamente corta da quando avevano iniziato a fottutamente sparire. «o…kay?» Sollevò un sopracciglio ed una bieca occhiata verso il ragazzo, affondando poi le mani nella tasca della felpa. «quindi sei gay» infierì, sforzandosi di non arrossire: aveva un pudore ed una reputazione da creatura a sangue freddo da mantenere, non poteva cadere così. Amos si strinse nelle spalle annuendo vago, gli occhi a scivolare su (vie di fuga) qualunque cosa che non fosse la Lowell, e Jericho cercò di mostrarsi impassibile. «e come -» Dio, ma che vita di merda. Come si … come si faceva? Coprì il viso con le mani, un ringhio basso ed esasperato fra i denti. Era una vita semplice, quella di Jericho, fino a qualche mese prima. Assurda, ma comprensibile: si svegliava, ignorava il buongiorno del Parrish, andava al Ministero a fingere di lavorare, e rompeva il cazzo a (tutti) Gemes e Marcus, o Darden e Xav, cercando modi (omicida) proficui con cui far passare la giornata. Lineare.
    Poi c’era stato Il Giorno - in corsivo e con le iniziali maiuscole, sì. Iniziato identico a tanti altri, proseguito in modo piatto fra un coltellino lanciato ad un manichino fermo o un passante casuale, finchè con la Larson non avevano deciso di allenarsi nel corpo a corpo: non era la prima volta, non sarebbe stata l’ultima. Tutto liscio come l’olio, fino a che dolorante, con la schiena contro il pavimento, non aveva sollevato un braccio per farsi aiutare dalla non Withpotatoes ad alzarsi in piedi.
    Lì qualcosa
    Era andato
    Molto storto. Forse perché entrambe erano stanche, forse perché malgrado fosse ormai un’ottima motociclista aveva ancora una stabilità di merda, forse erano distratte – non avrebbe saputo dire chi fra loro avesse fallito, se Darden nel tenerle il polso o la Lowell aggrappata al suo avambraccio, ed ai posteri non avrebbe saputo dire come si fosse trovata improvvisamente così vicina alla ragazza, o perché non si fosse scansata né fosse riuscita a mantenersi in piedi come un essere umano decente: ricordava solo di essersi spinta un po’ troppo, di aver fatto scivolare una mano sulla spalla di lei per mantenere l’equilibrio e di essersi ritrovata involontariamente con le labbra a premere sull’angolo delle sue. Ed anche lì, anche lì, non sarebbe stato né imbarazzante né assurdo, di certo non un gesto tale da essere rimembrato ancora dopo mesi o da sentirne il calore sulla pelle dopo settimane in cui la sopraindicata era sparita, se solo. Se solo il cuore non avesse perso un battito; se solo il profumo dei capelli ebano della Larson non le avesse invaso le narici appiccicandosi alla lingua come caramello; se solo lei non fosse stata così familiare, e così rassicurante, e così morbida sotto i polpastrelli.
    Ma soprattutto, se solo istintivamente Jericho non avesse reclinato il capo per coprire la bocca di Darden con la propria. L’aveva solo sfiorata, giuro – e non ci aveva neanche pensato, Dio! Non aveva pensato affatto, spegnendo il cervello come tanto le piaceva fare davanti alle infinite puntate di Narcos, agendo con quella parte che anni prima le aveva permesso di indossare la casacca rosso oro dei Grifi. Ovviamente aveva finto non curanza, tossendo per schiarirsi la gola ed indietreggiando subito di un passo; ovviamente aveva evitato il suo sguardo indicandole vagamente una mistica zona in cui doveva proprio andare a fare delle cose. Porca vacca, poteva uccidere un uomo sgozzandolo e non perderci mezzo minuto di sonno, e poi - E POI in determinati campi si rivelava essere infantile quanto una dodicenne alle prese con il Cioè. Patetica. Ridicola. ODIAVA TUTTI. «niente okay basta interazioni sociali per oggi» scattò in piedi senza un motivo apparente, schiena dritta e guance che fingevano di non essere arrossate. Cercò di addolcire il tono con un «grazie. di avermelo detto, ecco. Cioè, lo immaginavo, ma sai com’è» no, probabilmente no – anche perché non lo sapeva neanche lei. «beh ciao eh» delicata come un trattore in funivia, senza più guardarlo negli occhi, prese la porta infilandosi di volata, prima che una Idem o un Noah potessero fare la loro comparsa, nel proprio, poco distante, appartamento. Xav e le gemelle, grazie a Dio, non c’erano, quindi poteva fingere di essere morta per un sacco di tempo - magari abbastanza da fondersi con le coperte, da diventare parte integrante dell’intonaco sulle pareti. Cose così.
    Il mondo, come sempre, pareva pensarla diversamente. Si era appena infilata le cuffie nelle orecchie intenzionata a sentire (Paris Hilton) (Pitbull) (Britney Spears) (okay lo ammetto: Ed Sheeran) QUALCOSA DI MOLTO PUNK!!&& quando tacchette, ecco lì che qualcuno suonava il campanello. Si domandò, togliendo pigramente una cuffia, chi quel giorno avesse deciso di morire prima del previsto: non erano molte le persone che si azzardavano a suonare il citofono dei Javier+2 (as they should.) quindi doveva trattarsi o di un novellino, o di quel ragazzino biondo ed allampanato di nome Jack Daniels che talvolta appariva alla porta Eubeech. Sospirò, alzò gli occhi al soffitto. La situazione era peggiore di quanto si fosse immaginata, uno dei suoi incubi ricorrenti a prender vita: «nathaniel» perché sì, aveva riconosciuto la presenza di suo fratello. Ma perché a lei? Cosa voleva dalla sua vita? L’aveva accettato come semi partecipe nella propria esistenza, l’aveva inserito nella lista delle persone che avrebbe preferito evitare di sacrificare a Kālī, ma non significava che potesse presentarsi a casa sua senza un memo di almeno due ore (il tempo di allontanarsi e non farsi trovare a casa, ecco). Si spinse pesantemente in piedi, trascinandosi con poca (inesistente) voglia di vivere fino alla porta. La aprì, suo malgrado, chiedendosi quale Nathaniel avrebbe trovato a rispondere alla sua occhiata: da quando Aveline, giustamente, l’aveva scaricato, era perfino più schizzato di prima.
    E lo vedeva, Jericho, che stava male - per lei, per i morti di Dicembre. Ecco perché gli aveva aperto.
    Già detto patetica e ridicola? «hend- ma che cazzo» «ho diverse teorie» Indietreggiò d’un passo corrugando le sopracciglia, gli occhi a rimbalzare dal fascicolo stretto fra le dita di Nathaniel al viso di lui. «ciao anche a te.» esordì apatica, ma lui parve non sentirla. Dio, se era un altro piano genialeh per far mettere insieme Dick III della Mystery ed Holly, quello della Regina Beth, gli avrebbe staccato le falangi una ad una. «Uno: è sua sorella gemella, ma -» da quel momento in poi, Jericho smise di ascoltarlo: aveva infine messo a fuoco la foto dell’articolo.
    E non aveva alcun senso. Perché – perché Nathaniel le stava facendo quello? Credeva stessero cercando, Dio!, di venirsi incontro! Perché cazzo sventolarle una fottuta teoria del complotto su come la loro maledetta madre, uccisa dal loro maledetto fratello, fosse invece viva? Non lo era. Chinò lo sguardo ferito sui propri piedi, ed un respiro dopo si permise d’incendiare le iridi zaffiro in un’occhiata carica d’odio (l’usuale, insomma) verso Nate. «E' Clarissa Shaw, Jeco, ne sono sicuro. Nostra mamma potrebbe essere viva» Lo osservò una manciata di secondi senza parlare, labbra strette fra loro e palpebre semi abbassate. «fatti una vita.» indietreggiando di un passo, gli sbattè violentemente la porta in faccia – e fu perfino delicata, considerando che avrebbe preferito colpirlo sul serio piuttosto che chiuderlo fuori. Ma che cazzo – ma perché i suoi parenti dovevano tutti essere così schizofrenici? Come poteva farle, fare a loro, una cosa del genere?
    Attese, precisa come un orologio, tre minuti per convincersi che Nate stesse passando un momento difficile e non meritasse di morire solamente perché non aveva né lavoro né hobby. Riaprì la porta di scatto invitandolo con un nolente cenno del capo ad entrare. «sei strafatto di cocaina?» domandò strascicando le parole, chiudendo la porta dietro di lui. «cristo santo, nathaniel.» indicò il fascicolo, si strinse nelle spalle. «abbiamo tre (t r e) fremelli e due (d u e) lydia» roteò gli occhi al soffitto. «clarissa è morta.»
    O forse.
    O forse. Lo sapeva che il bing watch di x files le avrebbe fatto male. Lo invitò a sedersi, accomodandosi poi …niente, da nessuna parte. Doveva rimanere in piedi per P E N S A R E, lei, non poteva permettersi di far riposare le membra stanche. «dove l’hai trovato? che articolo è? in che senso» ebbene sì, signori e signore, ecco un altarino della Lowell.
    Debolezza di tutti i Lowell, evidentemente. «complotto» sussurrò, annuendo greve e priva di motivo: non eri stata una vera adolescente molto tumblr™, se non eri una fanatica di complotti e cospirazioni.
    Eh.

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    «fatti una vita.»
    La porta gli sbattè a un palmo dal naso. Nathaniel neanche aveva provato a mettere il piede per fermare la ragazza, decisamente troppo conscio che Jericho avrebbe preferito rompergli un arto, piuttosto che fargli credere che aveva un qualche potere su di lei e poteva obbligarla a stare in sua presenza. Invece, l'uomo annuì fra sè e sè, schioccando la lingua sul palato. «Beh. E' andata bene» Alzò il polso facendo saettare gli occhi azzurri verso l'orologio, giusto per guardare che ore fossero; fortuna che si era preso la giornata libera. A volte Jericho ci metteva anche mezz'ora a riaprirgli (d'altro lato, fino a qualche mese prima spesso neanche apriva la porta in primo luogo). Era una questione di pazienza, con lei, e forse proprio perchè Nathaniel impiegava tutta la propria forza di volontà e i propri nervi per avere una relazione con la sorella, non era in grado di avere altrettanta calma con qualsiasi altra persona o verso qualsiasi altro argomento; come, ad esempio, riguardo alla teoria complottista sulla morte di mamma Lowell.
    Girò la cartellina per tornare a osservare ancora una volta la foto. La donna ritratta non poteva essere altri che lei, o il suo clone malvagio, o la gemella che nessuno sapeva avesse; Nate propendeva per la prima opzione. Insomma, aveva la stessa attaccatura di capelli, le stesse rughe nel sorridere, lo stesso modo di portare la mano davanti alla bocca poco prima dello scatto della foto per nascondere la risata (ah, le gioie delle fotografie magiche e in movimento, dove si potevano notare tutti questi dettagli in hd); neanche i fremelli erano così simili se non di viso, e jay era letteralmente una copia di Xav.
    Un po' di Nate sapeva di potersi star illudendo, di star illudendo Jericho, ma ci credeva, in quella ricerca, sentiva fosse giusto farla... certo, c'era la probabilità che fosse stata la noia a portarlo lì, ma se quella fosse stata davvero Clarissa? Era già scappato da Jericho una volta, ora la ragazza si meritava di far parte della sua vita, di far parte di quella speranza.
    Lo sguardo di Nate finì nuovamente sulla foto più vecchia di sua madre, e fu in quel momento che Jericho aprì nuovamente la porta. Sollevando le sopracciglia, Nathaniel guardò la lancetta dell'orologio. Solo tre minuti, shokkante.
    «sei strafatto di cocaina?»
    Richiudendo la cartellina per essere certo di non perdere nulla, seguì Jericho all'interno dell'appartamento guardandosi attorno. Non era la prima volta che entrava nella casa di New Hovel della sorella, ma sperava sempre di trovarci qualche nuovo dettaglio che lo avrebbe aiutato a entrare ancora di più in contatto con lei. «No. Forse? Non credo. No, decisamente no» Non ricordava esattamente cosa avesse fatto la sera prima, ma era piuttosto certo di non aver sniffato nulla di sospetto. Era solo sovreccitato per la scoperta di Clarissa, e tutto sommato quei tre minuti da solo col caso gli avevano fatto bene, lo avevano di nuovo fatto tornare attento; non aveva perso l'entusiasmo, ma ora era pronto ad una vera indagine fatta in modo civile e ragionato.
    «cristo santo, nathaniel. abbiamo tre (t r e) fremelli e due (d u e) lydia. clarissa è morta.» «Sapevo avresti fatto questa osservazione» anche perchè, beh, era la prima cosa che chiunque conoscesse i fremelli e le Lydia avrebbe pensato. «E ti dimostrerò che è improbabile sia una Freya... se invece fosse un Jay-» socchiuse gli occhi «Davvero non vorresti conoscere la tua ziella?» pessima, pessima scelta di parola. TANT'E'.
    Si diresse subito in cucina quando gli fece segno di accomodarsi, posando il fascicolo sul tavolo e dicendo frettoloso e distrattamente: «Tè? Hai ancora quella scatola che ti abbiamo regalato a Natale?»
    Senza aspettare risposta aprì la cartellina, spargendo in giro foto recuperate da vecchi scatoloni. Poichè Brandon era stato accusato colpevole di omicidio, loro padre era stato spedito in un centro psichiatrico, e Jericho era stata cresciuta da un'altra famiglia che Nate odiava di principio, l'undicenne Nathaniel si era preso parecchi degli album di famiglia senza chiedere il permesso a nessuno; non li aveva quasi mai guardati, negli anni, ma sapeva sarebbe arrivato un giorno in cui gli sarebbero tornati utili. Il giorno era quello.
    Si vedeva Clarissa da giovane, con i bambini o senza, in giardino o in casa... le foto vecchie, quasi tutte scattate da Zachary, erano tantissime. C'era persino Bran, che Nate non aveva censurato con la scusa del caso. Al fianco delle foto più vecchie ecco quella che Nate aveva ritagliato dal giornale di due giorni prima, copiata in cinque o sei copie con i frame bloccati perchè si vedesse ferma e Jericho potesse notare le somiglianze. Non disse nulla, lasciandola guardare: non ci voleva un agente del CSI per notare gli atteggiamenti simili, il sorriso spiccicato, dio! persino il tipo di abbigliamento uguale. Giovane o di mezza età, era come guardare alla stessa donna invecchiata di dieci anni.
    «dove l’hai trovato? che articolo è? in che senso» «L'ho preso da un giornaletto locale di un quartiere magico, cercavo... altro. Ma senti qui:» sfiorò una delle copie del giornale. «"Artemis Castle vince per la quindicesima volta consecutiva il premio Giardino dell'anno". Mamma-... Clarissa amava il giardinaggio. Coincidenze? Io non credo» posò sul tavolo anche il cellulare. «Ho provato a cercarla online, questa Artemis Castle; potrebbe essere una coincidenza, ma sull'unico social su cui è iscritta non ha foto proprie e per il resto è come se non fosse esistita prima del duemilatré, l'anno della sua prima vittoria a questa gara da fiera di paese» si passò la lingua sulle labbra secche, gli occhi a scorrere da una foto all'altra, sulle parole, cercando indizi non ancora usciti. «Pensavo di andare a spiarla. Sappiamo in che quartiere vive» indicò l'articolo «Come si chiama. Non dovrebbe essere troppo difficile rintracciare casa sua e fare qualche ricerca, qualche nuova foto, chiedere ai vicini...» Era assurdo? Lo era. Ma Nathaniel non era un Jay, non andava in giro a scambiare le persone che amava, e ci si stava attaccando alla possibilità che quella donna fosse sua madre. In fondo, Brandon aveva detto di non ricordare niente di quel giorno, Zachary era impazzito senza poter dire nulla al riguardo, e Jericho era troppo piccola per fare da testimone... chi glielo assicurava che Clarisse fosse davvero morta? Nessuno di loro aveva visto il corpo.
    finalmente alzò il viso sulla sorella, sguardo deciso colmo di malcelata speranza. «Sei con me?»
     
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    Lo sapeva che c’era un motivo se per anni aveva evitato di parlare con Nathaniel Henderson, ed il riferimento alla ziella non fece che confermarglielo; osservarlo senza neanche battere le ciglia non bastò a fermarlo dalle sue elucubrazioni, ed in parte – una piccola parte - la minore dei Lowell gliene fu grata: doveva ammettere di essere vagamente interessata alla questione, seppur in maniera del tutto astratta. In generale, senza realmente considerare che quella nella foto potesse essere effettivamente la loro madre – o una ziella. Incrociò le braccia sul petto ed inarcò un sopracciglio. «Tè? Hai ancora quella scatola che ti abbiamo regalato a Natale?» Che domanda stupida, considerando che apriva quella scatola solamente quando suo fratello, mai invitato, entrava nell’appartamento di New Hovel. Le uniche bevande che Jericho ammetteva nel proprio organismo erano gassate e/o zuccherate, a meno che non si trattasse di caffè – bevuto in grande quantità, considerando che era una legge che i badass dovessero bere caffè, e nero (malgrado non le piacesse, non resisteva mai al poter fare la battuta del “come la mia anima”, e non avrebbe accettato di essere smascherata o essere additata come bugiarda o incoerente aggiungendo zollette a tradimento). Annuì indicandogli lo scaffale con i tè. Se credeva gliel’avrebbe preparato, aveva sbagliato membro della loro (sempre più ridotta #rip lowell) famiglia. Si irrigidì quando l’insegnante di Controllo iniziò a spargere pezzi di (una mai voluta.) vita nel suo salotto come coriandoli a carnevale, tornando irritata a posare le iridi zaffiro sul profilo di Nate: faceva sul serio? Con quale - con quale coraggio aveva portato quella roba in casa sua? «nathaniel» ringhiò a monito, ma lui non parve sentirla. «L'ho preso da un giornaletto locale di un quartiere magico, cercavo... altro. Ma senti qui:» Non era certa di voler sentire, ma lo fece comunque – curiosità, sapete. Le cospirazioni l’avevano sempre affascinata, come avrebbe potuto ignorarne una sulla quale poteva, effettivamente, indagare? Non credeva che fosse Clarissa, così come non era intenzionata a fomentare la follia di Nathaniel, ma non poteva fingere che la questione non le interessasse neanche un briciolo. Okay che era corto di hobby, eh, quindi non erano poi molte le cose che in quel momento non le interessavano affatto. Lo lasciò parlare massaggiandosi pensosa il mento, lo sguardo a scivolare sul (triste.) panorama offerto dalla piccola finestra della cucina. «sei con me?» Non rispose subito, né nel minuto successivo. Continuò a guardare il quartiere-ghetto nel quale viveva, tamburellando il labbro inferiore con l’indice. «non ne vale la pena» asserì atona, spostando infine le annoiate iridi chiare verso quelle altrettanto azzurre di Nate. Non ne vale la pena. Spiare Artemis Castle la giardiniera non rientrava certo nei mille modi in cui Jericho Karma Lowell avrebbe voluto passare la giornata, ed arcuò un sopracciglio verso l’Henderson così da sottolinearlo senza bisogno d’aggiungere altro. «non a tutti i cinquantenni piacciono i social. O magari aveva un profilo fake per giocare a farm heroes» umettò la bocca ed alzò gli occhi al soffitto, la schiena contro il frigorifero. «ed il giardinaggio è uno dei primi hobbies offerti da qualunque articolo su come passare il tempo o trovare la propria pace interiore» si strinse nelle spalle riportando lo sguardo sulle foto, facendolo poi scivolare ancora sul mezzano. Lo osservò a lungo, più di quanto non fosse lecito, stringendo le sopracciglia e reclinando il capo sulla spalla. «tu vuoi che sia vero» non aveva bisogno di usare i propri poteri – non con lui, e non così. «vuoi una fottuta scusa per perdonare brandon» digrignò i denti ed alzò il palmo per impedirgli di interromperla – doveva concludere il discorso prima di cambiare idea. «e okay, lo “capisco”» liquidò la faccenda con un cenno della mano, evitando di dare false speranze su un possibile rappacificamento fra le file dei Lowell: manco per il cazzo. L’unico piede che teneva su quel fronte, era su quello di guerra. «vuoi davvero farlo, nathaniel?» indicò con un cenno le fotografie, poggiando poi la mano sul fianco. Non avrebbe ammesso ad alta voce quel che, nervosamente, pensava; piuttosto che dargli soddisfazioni, avrebbe preferito staccarsi i polpastrelli uno ad uno con i denti. E se ti stessi solo illudendo? Se fosse un’altra, fottuta, delusione? È probabile, lo sai. Non ti hanno mandato abbastanza la vita a puttane? Perché io sono già stanca ed ho otto anni di merda in meno. «voglio dire: non preferisci credere di avere ragione?» morse distrattamente il labbro inferiore distogliendo lo sguardo da lui, incrociando più fermamente le braccia sul petto. «credo che il presidente degli stati uniti d’America sia a conoscenza degli alieni, ma non voglio diventare presidente per non scoprire di aver torto» l’unico motivo, davvero, che la teneva lontana dalla Casa Bianca – anche perché se alle elezioni aveva trionfato uno come Trump, JKLowell aveva già la vittoria in tasca.
    «non è una delle tue fanfiction, nate.» è la nostra vita.
    Ed aveva paura, l’ex Grifondoro – sia che Nathaniel avesse perso la testa, sia che potesse avere ragione.
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    Diede qualche minuto a Jericho per pensare mentre lui, ancora febbricitante, andava a recuperare una teiera. «ma l'hai almeno mai usata?», borbottò a bassa voce, riconoscendo una macchia fatta la volta prima che era stato lì; Jericho non aveva avuto neanche la decenza di lavarla per bene. Nate non aveva litigato col capo delle strutture dèlia reiher e il suo staff (perdendo gli inviti al giovedì pub!) per dare in dotazione a ogni casa una teiera, per vederla prendere polvere proprio in casa di sua sorella. Sua sorella! SANGUE DEL SUO SANGUE! «Tu quoque, Brutus»
    Mise abbastanza acqua anche per Jericho (che probabilmente non avrebbe bevuto ma non si era mai troppo ottimisti; non sai quando un pagano potrebbe riscoprirsi credente), e preparò l'occorrente.
    «non ne vale la pena» Strinse le labbra, l'uomo, dando ancora le spalle alla Lowell, ma non rispose subito. Aveva immaginato che Jericho non avrebbe reagito come lui, che avesse bisogno di più tempo, ma l'assenza di emozione nella sua voce lo colpì lo stesso. Perchè non poteva dare al mondo la possibilità di sorprenderla con l'ennesima storia assurda ma possibile? «Dici?» Ne valeva assolutamente la pena. Perdere un giorno, due, sette per controllare una donna che poteva essere loro madre era il minimo che avrebbe fatto, per poter rivedere lei, per poter giustificare Brandon.
    «non a tutti i cinquantenni piacciono i social. O magari aveva un profilo fake per giocare a farm heroes. ed il giardinaggio è uno dei primi hobbies offerti da qualunque articolo su come passare il tempo o trovare la propria pace interiore» tornò dove aveva sparso le foto, le mani sul tavolo mentre si sporgeva per guardare per la milionesima volta le immagini di Clarissa e di Artemis come se quanto detto da Jericho non lo toccasse minimamente. «tu vuoi che sia vero»
    Mh.
    Sollevò lo sguardo, imitando il sopracciglio sollevato della sorella. Forse sì, forse voleva fosse vero - ma questo non rendeva la propria teoria meno plausibile. «vuoi una fottuta scusa per perdonare brandon» «a-» «e okay, lo “capisco”»
    «Cambierebbe tutto», convenne. Non aveva bisogno di mentire e negare che ok, forse in quella teoria un po' ci sperava, più che crederci. Voleva salvare suo fratello dall'odio eterno di Jericho? Sì. Voleva salvare se stesso dai sensi di colpa per non averlo mai abbastanza odiato, nè dopo la scoperta della sua malattia abbastanza amato? Fottutamente sì. Voleva concedere pace ai propri sentimenti, e questa poteva essere una soluzione.
    La teiera iniziò a fischiare, e Nate si ritirò fu per preparare le due tazze, che invece che portare al tavolo - non azzardandosi a rischiare di rovinare le foto - lasciò sul banco della cucina. «vuoi davvero farlo, nathaniel?» Fece cenno a Jericho di spostarsi dal frigo per fargli prendere il latte come al solito. «voglio dire: non preferisci credere di avere ragione?» Cercò lo zucchero, lo mise nel tè di entrambi (non c'era onore nel dire di prenderlo amaro - quindi Jer avrebbe potuto eventualmente berlo così, preferendolo di certo); prese la propria tazza girando il cucchiaino senza più distogliere lo sguardo dalla sorella. «credo che il presidente degli stati uniti d’America sia a conoscenza degli alieni, ma non voglio diventare presidente per non scoprire di aver torto» Divertito dal paragone (del tutto onesto . ) iniziò a sorseggiare il tè caldo. «non è una delle tue fanfiction, nate.»
    Lo sapeva, Nathaniel. Sapeva quanto fosse una cosa grossa, quanto non fosse niente su cui scherzare; non sarebbe andato da lei, però, se non avesse avuto più di un semplice dubbio che potesse essere vero... e se lo era, non poteva permettersi di non indagare fino in fondo. Se sua madre era viva e Brandon aveva passato ingiustamente le pene dell'inferno per un delitto non commesso, non si meritava di saperlo? Non si meritavano di saperlo lui e Jericho? La paura che si stesse illudendo c'era, il terrore della delusione lo attanagliava, ma sarebbe stato peggio lasciar perdere e basta, vivendo con il rammarico di non averci provato.
    «Ti ricordi il funerale, Jeco?» soffiò sul tè bollente, poggiandosi al bancone della cucina. Lui lo ricordava, il funerale di Clarissa Shaw; aveva rivissuto quell'evento centinaia di volte nella propria testa - e anche se mai riusciva a rammentare tutti i volti di chi c'era, pesante e soffocante non riusciva mai a scordare chi non c'era. «Non è stato un giorno... facile, e avrei voluto essere in qualsiasi altro posto, ma sai cosa ricordo soprattutto? Più delle persone, più delle condoglianze di sconosciuti, della vicina che piangeva, dei fiori ovunque, di te che eri l'unica cosa rimastami...? Ricordo che la bara era chiusa» Una casualità che poteva non voler dire niente - visto le dinamiche della morte di Clarissa, ma un Nath undicenne, che voleva soltanto vedere sua madre un'ultima volta, l'aveva trovato ingiusto. Non gli interessava del sangue, non gli interessava di quanto sarebbe stato brutto: lui voleva sua madre, e non aveva mai scordato gli fosse stato negato quell'ultimo saluto. «Può essere una coincidenza? , certo che può esserlo... ma se non lo fosse?» Posando la tazza, finalmente recuperò dalla tasca una collana, alzandola perchè Jericho la vedesse. Catenina elegante, ciondolo semplice... Jericho forse gliela aveva addirittura vista addosso, in qualche occasione (prima di febbraio, però - da quando Aveline se ne era andata, Nate aveva rimosso dal proprio guardaroba tutto ciò che gli ricordava la ragazza). «Ce l'ho da anni» spiegò, facendole segno di avvicinarsi per guardarla «Non ho mai... trovato il coraggio di usarla, e pensavo di regalartela, un giorno, e poi di farlo insieme» Jericho l'avrebbe ucciso, per avere tenuto per sè quell'artefatto e non averglielo mostrato prima, non averglielo mostrato a dicembre quando erano state dichiarate morte tutte quelle persone, o in tutti quei mesi di terrore generale. Un po', si odiava anche lui. «Serve per parlare con un defunto. Una volta sola, per questo non l'ho usata per gli scomparsi di dicembre; deve essere la persona giusta... doveva essere la mamma, quando avresti voluto conoscerla» Si vedeva nel suo sguardo, la preghiera di non chiedergli di usarla per Jay, per Will, per nessuno di loro, la preghiera di lasciare in sospeso la loro morte e farlo sperare; almeno per loro «Se lei risponderà, se... apparirà, lascerò perdere le ricerche su questa donna, nonostante la chiara somiglianza»
    Posò la collana sul tavolo, un tonfo non necessario. «Ne vale la pena»



    CITAZIONE
    34. Ciondolo che permette di parlare con una persona defunta (valido per una role)

    la collana nate l'aveva vinta ad un natale mlmlml l'ho ricordato oggi leggendo un post vecchio, quindi dai, perchè non (provare a) usarla??? YO
     
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    Era una domanda trabocchetto, quella del funerale? Doveva anche sprecarsi a rispondere, o era solo retorica? Gesù Cristo, aveva tre anni ed era appena sopravvissuta ad un trauma, ovvio che non avesse memoria di quel giorno. Decise, magnanimamente, di degnare Nathaniel di una fredda occhiata allusiva, un sopracciglio sollevato e la spalla poggiata al mobiletto della sala. Come tutti potrete immaginare, Jericho Karma Lowell non era dell’umore (né mai lo sarebbe stata) per avere quel genere di conversazioni con suo fratello - e non era neanche intenzionata all’apocalittica passeggiata nel dissestato viale dei ricordi dei Lowell. Non poteva fare come lei, ossia odiare Brandon a prescindere, e soffocare il proprio dolore in un ingiustificato sadismo verso il prossimo? Una pallottola a spappolare il cranio era meglio di una seduta di terapia, un bicchiere di whisky, o dello stra fottuto shopping – certamente ettolitri di sangue riempivano il vuoto meglio di assurde teorie del complotto. Dovevano solo andare avanti - alla cieca; nel caso di Jericho, letteralmente: bendata, non guardava in faccia nessuno per aprirsi la propria strada. Non era neanche il genere di ragazza che si lanciava direttamente nelle risse, o andava ad attaccare intenzionalmente briga; la Lowell minore si limitava a distruggere qualunque cosa fosse sul suo cammino, puro e semplice pragmatismo. «Non è stato un giorno... facile, e avrei voluto essere in qualsiasi altro posto, ma sai cosa ricordo soprattutto? Più delle persone, più delle condoglianze di sconosciuti, della vicina che piangeva, dei fiori ovunque, di te che eri l'unica cosa rimastami...? Ricordo che la bara era chiusa» Oh my gOSH, shoCKING. Finse un espressione stupita, bocca aperta e mano al cuore, mentre impassibile gli donava il più apatico degli «uau» nel suo repertorio. Davvero sconvolgente che, al funerale di una donna fatta a pezzi dal figlio, la bara fosse chiusa e non aperta. «e non ci hanno lasciato giocare a tetris con le gambe di mamma? Rude.» insensibile? Sempre, ma non le importava. Sollevò i ferini, e poco amichevoli, occhi zaffiro su Nate, incrociando le braccia sul petto nel più esplicito atteggiamento di chiusura concesso dalle circostanze. Come il peggior manichino di un ipnotista, la telepata seguì con lo sguardo il ciondolo fatto ondeggiare di fronte al suo viso. Ora, non era mai stata un’esperta in ambiente sociale (o nelle relazioni; o nelle conversazioni in generale) ma immaginava che non fosse consuetudine, nel bel mezzo del discorso, estrarre gingilli dalla giacca come il peggior venditore di Folletti della storia.
    Opinione personale, eh. Non gli diede la soddisfazione di essere confusa, mantenendo invece l’impenetrabile espressione di sdegno che, universalmente, significava che non fosse affatto impressionata dai trucchi di magia del fratello maggiore – come se quel gesto, quella collana, avesse davvero un senso, e non ne volesse sapere. Quando si trattava di Nathaniel, nel dubbio, era sempre meglio aspettarsi il peggio, e disdegnarlo a prescindere. «Ce l'ho da anni» Okay? Complimenti? “Chi ti ha fottuto i soldi, fratellino?” «Non ho mai... trovato il coraggio di usarla, e pensavo di regalartela, un giorno, e poi di farlo insieme» Una…collana? Ti prego, Signore, se esisti, fa che non sia una collana dell’amicizia. Ti prego. «Serve per parlare con un defunto. Una volta sola, per questo non l'ho usata per gli scomparsi di dicembre; deve essere la persona giusta... doveva essere la mamma, quando avresti voluto conoscerla»
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    Me.
    Serrò i denti e chiuse i pugni lungo i fianchi, costringendosi a respirare piano per impedirsi di saltare al collo del moro. Dev’essere la persona giusta… Ma che cazzo voleva dire, era un sito di incontri o una belin di collana magica? «egoista figlio di una mignotta» più diplomatica di quanto non si fosse aspettata, la Lowell non mosse un muscolo, limitandosi a socchiudere le palpebre abbassate. «in primo luogo, non mi piacciono le cazzate, quindi non dire che tutta questa puttanata fosse stata pensata per me» Gli puntò l’indice contro, ma, ancora, si stupì del proprio auto controllo quando non prese alcun coltellino scagliandolo alla fronte di Nate. Jericho odiava tante cose, ma sul podio c’era sicuramente l’ho fatto per te: a) non aveva mai chiesto a un cazzo di nessuno di fare qualcosa per lei, quindi CHI TI SI INCULA; b) era solo una scusa del cazzo per giustificare qualcosa che si era voluti fare per se; c) vaffanculo. «e pensi davvero che fra mamma e gli scomparsi di dicembre, avrei…» arricciò il naso e scosse il capo, mordendosi l’interno della guancia fino a percepire il sangue sporcarle la lingua. «secondo te avrei preferito conoscere qualcuno crepato quindici anni fa, piuttosto che dire addio a persone che per me ci sono effettivamente state? Cristo, nate – non sai davvero un cazzo di me?» Malgrado l’ironico sorriso sulle labbra, Jer non era delusa – come avrebbe potuto? Se lo aspettava.
    Se l’era sempre aspettato. Scosse il capo liquidando la questione, deglutendo la bile per sfuggire alla non richiesta digressione, e tornare al topic principale. «in ogni caso…» battè le ciglia, fece dondolare gli occhi dal fratello alla collana. Ne vale la pena.
    Aveva davvero guardato troppe televendite su TV8. «è chiaramente una cinesata.» Una collana non poteva fare una cosa del genere – e soprattutto: «ti fideresti della…magia…di un vecchio ciondolo da uovo di pasqua sotto marca?» Duuude, doveva essere davvero – davvero – molto disperato. Arricciò il naso e indicò il gioiello, senza azzardarsi a toccarlo (magari era maledetto, che ne sapeva; non voleva rischiare di sfiorarlo e diventare una mini-Nate). «come facciamo a sapere se funziona? Cioè-» non che volesse farlo, eh, ma era il principio ad incuriosirla. Aggrottò le sopracciglia e gesticolò vaga di fronte a sé. «se appare clarissa, uau, funziona – ma se non lo fa è perché è tarocco» si strinse nelle spalle, abbandonandosi sul divano con un tonfo sordo e morbido. «ma prego, fai pure.» chi era lei per fermare Nathaniel Henderson dal comportarsi come uno psicopatico credulone?
    Sua sorella.
    Ah, già.
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    «egoista figlio di una mignotta»
    Inclinò la testa di lato. «sai che questo ti rende ugualmente figlia di mignotta?» che insulto particolare, uscito dalle soavi e bellissime labbra della sua sorellina. Senza contare che stava insistendo che la sua teoria della mamma viva (e quindi mignotta) fosse un abbaglio.
    «in primo luogo, non mi piacciono le cazzate, quindi non dire che tutta questa puttanata fosse stata pensata per me»
    Rude, ma pensasse quello che voleva. Sollevò le spalle, Nate, riprendendo in mano la tazza di tè ancora a metà e soffiandoci sopra prima di bere. Jericho aveva sempre mostrato difficoltà a credere il fratello potesse fare alcunchè - anche se stupido - per lei, quindi le concedeva quel dubbio; certo, era vero che Nate aveva tenuto per sè il ciondolo,inizialmente, ovvero quando ancora Jericho lo ignorava, Elijah e Rea erano spariti, in generale andava tutto a puttane, e il professore avrebbe fatto qualsiasi cosa per rivedere almeno sua madre, ma le cose erano cambiate da allora, Nate era cambiato da allora. «e pensi davvero che fra mamma e gli scomparsi di dicembre, avrei…» Quasi sospirò, lasciandola continuare nella propria sclerata e ritenendosi già fortunato di non avere il cucchiaino piantato nella mano. «secondo te avrei preferito conoscere qualcuno crepato quindici anni fa, piuttosto che dire addio a persone che per me ci sono effettivamente state? Cristo, nate – non sai davvero un cazzo di me?»
    «No», convenne, posando il tè con calma. «Evidentemente no» Sapeva che Jericho non aveva mai conosciuto la vita da cui Brandon (o forse qualcun altro) li aveva strappati, ma era difficile ricordarsi che per lei quegli anni, quella possibilità, non erano sempre stati un rimorso scottante come erano per Nate. Per lui era impossibile non pensare ai suoi genitori, alla casa dove era cresciuto - tanto che aveva dovuto cambiare nome - e lo stesso era per Brandon, per quanto aveva potuto vedere (un'altra cosa che glielo aveva reso più umano e simpatico ai suoi occhi, da facilitarne il perdono); Jericho era cresciuta come più di una semplice Lowell, e non era facile tenerlo a mente, o pensare che a lei potesse importare meno fare chiarezza su quella storia, la loro storia. Riprese in mano il ciondolo. «Se tu avessi voluto farti del male e scoprire così che loro sono morti, avresti saputo dove trovare un sacco di medium per fare da intermediari. Sei ancora in tempo; so che altri hanno provato senza risultati, ma magari tu sarai più fortunata» Strinse la collana nel pugno. «Questo è per la nostra famiglia. Avrei potuto chiedere un sacco di volte ad-» si umettò le labbra, distogliendo lo sguardo. Tasto dolente. «Ad Aveline di far apparire Clarissa per noi, ma non ho voluto. Non con lei lì; doveva essere una cosa solo fra noi» aprì la mano, e il ciondolo cadde sul tavolo, proprio nel momento in cui Nathaniel si stava alzando. «È tuo, ora» fece spallucce. «Usalo per cosa ti pare. Se chi chiami non appare, forse è tarocco davvero» afferrò la tazza per portarla al lavandino, approfittandone per fare una pausa d'effetto.«O forse non è mai morto. Se in ogni caso decidi di dare una chance alla mia teoria, sai dove trovarmi» e - di nuovo per amore di una scena d'effetto - posò la mano su uno dei fogli sul tavolo, e lo spinse verso Jericho. Una delle copie della foto di Artemis, e sotto un indirizzo.


    è passato un anno e un mese AUGURI !! #wat
     
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