| Driin Driiin Driiiin
Il rumore arrivò alle orecchie di Sherman ovattato e distante per poi come in un incubo sentirselo arrivare come un treno in corsa. Il rumore della sveglia era il rumore più odioso che la mattina si dovevano sorbire la marrior parte delle persone che dovevano andare a lavorare. Aprì prima un occhio lentamente e poi l’altro come per tastare il terreno e vedere se era davvero mattina e l’incubo si era avverato e purtroppo dovette rassegnarsi nel vedere le prime luci dell’alba passare tra le finestre di camera sua. Driiin Driiin Driiiiiin La sveglia suonava ancora inesorabile e Sherman certe volte si chiedeva se non si stancasse mai. Ci tiró un pugno sopra per zittirla e finalmente fu pace e silenzio, si sedette sul letto, appoggió i piedi nudi a terra e una scossa lo percorse per tutto il corpo, il freddo delle mattonelle era un colpo di freddo sulle ossa e andò in fretta in bagno per farsi una doccia veloce e riprendersi. Si vestì per andare al lavoro, pantaloni lunghi grigi non troppo pesanti dato che era già primavera, una maglia a maniche corte nera con scritto il nome in alto a sinistra del centro dove lavorava è una giacca grigia come i pantaloni. Si sistemó i capelli un po’ alla meglio e guardò attraverso lo specchio le enormi occhiaie che gli solcavano il volto. Per lui era sempre troppo difficile addormentarsi presto e quando il sonno bussava alla porta del suo cervello era già ora di alzarsi e come uno zombie girava per casa sua, se così si poteva chiamare un monolocale che sembrava uno sgabuzzino. Uscì che ancora il cielo era scuro e il sole stava facendo capolino tra le case addormentate di Londra, c’era già parecchia gente che camminava per andare a lavoro, e il traffico non era da meno. Potevi svegliarti a qualsiasi ora che avresti sempre trovato traffico a ogni ora del giorno e della notte, l’unica cosa negativa di stare in una enorme città. Prese il suo solito pacchetto di sigarette e se ne accese una, la aspirò come fosse aria perchè senza quelle sapeva che sarebbe impazzito prima o poi, erano la sua ancora di salvezza. Il fumo denso andò a disperdersi al suo passaggio è quello di altre persone nel marciapiede insieme a lui, il sonno se ne era quasi andato, ma aveva lasciato spazio alla fame. Erano le 7:00 per cui aveva ancora un po’ di tempo per fare colazione. Scelse un bar qualsiasi sul suo cammino, la fame faceva brutti scherzi e non gli importava molto dove andasse, ma bastava che avessero tante paste assortite. Entró e l’odore dei cornetti appena sfornati e del caffè lo fece svegliare subito e un sorriso leggero andò a disegnarsi sul suo volto stanco e provato da una vita monotona e solitaria. Prese un caffè e una pasta alla nutella e fece colazione con calma guardando fuori il cielo diventare sempre più chiaro e la gente diventare sempre più numerosa. Arrivò davanti al negozio dove lavorava con cinque minuti di anticipo, non si direbbe dal carattere di Sherman e sembrava strano che fosse puntuale lui che non lo era mai affatto, ma quel lavoro era diventato la sua vita, lo faceva per gli animali che addestrava e che curava, la sua passione. Vide arrivare in lontananza il suo capo, un uomo basso e grosso con due enormi occhiali spessi che gli facevano due occhi chiari minuscoli, non aveva capelli, ma aveva una folta barba bianca come la neve. Buongiorno Sherman disse l’uomo all’apparenza un po’ burbero e scostante, ma che aveva imparato a conoscere Sherman e ad accettarlo per come era. Buongiorno Greg disse Sherman staccandosi dal muro dietro di se facendogli un leggero sorriso, Sherman doveva molto a quell’uomo che lo aveva salvato dalla strada. All’epoca una volta uscito dai laboratori non aveva un lavoro, una casa e non aveva soldi, lui lo prese con se vedendo la sua passione per le creature velenose e gli insegnò tutto quello che sapeva rendendolo un esperto in materia. Greg era un mago adulto molto esperto, non per niente si trovavano nel bel centro della piazza di Hogsmeade, il negozio era visibile solo ai maghi perché loro li addestravano solo creature magiche. Greg estrasse le chiavi dal Borsellino blu elettro che portava a tracolla e con uno scatto la porta si aprì e furono dentro. Dall’esterno a primo impatto poteva sembrare un normale negozio di animali magici, ma all’interno era enorme, file e file di gabbie di animali pronti per essere venduti a aspiranti maghi giovani o a persone che volevano solo un po’ di compagnia. Ovviamente erano pericolosi perché molti di quegli esseri con un solo morso potevano stecchirti a terra, ma c’erano anche quelli innocui e che la gente preferiva prendere di più. Sherman non li capiva, si sentiva un po’ offeso come se quelle persone non avessero scelto lui in prima persona, alla fine era vero quegli esserini erano pericolosi, ma erano estremamente affascinanti e per questo Sherman si definiva simile a loro, all’esterno innoquo, ma con un grande potenziale e potere dentro di se, non per niente poteva creare veleni a suo piacimento. Nel retro del negozio c’era un enorme spiazzale dove si addestravano queste creature spettacolari, ed era accesso solo a lui e Greg se non alla persona che voleva imparare a “domare” il suo animale. La maggior parte delle persone veniva lì chiedendogli di aiutarli perché voleva addestrare il suo animale dato che non gli dava retta, non tutti ci riuscivano dato che per essere un bravo padrone dovevi avere amore per quel genere di animali e trattarli con cura non dando ordini. Alcuni se ne andavano soddisfatti altri non ci riuscivano proprio perché troppo incapaci o arrabbiati con questi ultimi. Si sedette sulla grande scrivania che era vicina all’entrata e iniziò a lavorare tranquillo aspettando qualcuno che entrasse. Era sempre abbastanza pieno da loro perché Greg era una persona davvero in gamba e tutti lo conoscevano nel mondo magico. Guardò dentro una gabbia, la più grande di tutte, un piccolo drago di colore blu cobalto lo stava guardando curioso in silenzio facendo uscire fumo dalle narici. Sorrise e si avvicinò accarezzandogli la testa, non aveva paura come magari qualcuno poteva averne, erano la sua passione, imparare a farli volare, sputare fuoco, stare tranquilli e non ammazzare nessuno. Siamo molto simili io e te disse parlando con l’animale che forse non l’aveva neanche capito. Verso le undici della mattina dopo qualche cliente abituale venuto per prendere il mangime sentì distrattamente il rumore del tintinnio della porta che si apriva. Non si giró dato che stava parlando con una ragazza che era andata lì per prendere un gufo delle nevi, le stava spiegando che era un animale molto docile e tranquillo, che doveva essere lasciato libero spesso o non sarebbe più tornato da lei perché sentito troppo in gabbia e che loro avevano là straordinaria capacità di tornare sempre e di trovare il padrone ovunque. La ragazza annuì convinta e uscì felice con l’animale dentro la gabbia e il mangime nell’altra mano, sospirò stremato e si giró per aiutare la prossima persona. Alle volte si stupiva di come fosse gentile con i clienti, con le persone nella vita vera non lo era per niente, ma se voleva avere soldi e un lavoro gli toccava subirsi anche le persone più odiose, ma non avrebbe potuto dire niente anche se a volte tornava a casa e spaccava qualcosa per il nervoso. Si ritrovò davanti un ragazzo che aveva un anno in più di lui, capelli chiari sul castano biondo, una leggera barba a solcargli il volto giovane e con rammarico non poté che sospirare leggermente. Lo conosceva e non poco, erano stati entrambi negli stessi anni a Hogwarts, lui casata Grifondoro e Sherman nei Serpeverde. Ovviamente c’era sempre stata una rivalità tra loro due non tanto per via delle casate, ma anche perché davvero uno era l’opposto dell’altro in tutto, sembravano la notte e il giorno o il dolce e il salato, due mondi diversi. Non gli era mai stato simpatico, ma questo era ovvio, gli aveva sempre fatto parecchi scherzi a scuola e lo aveva spesso sminuito o fatto arrivare fino all’orlo della pazienza, ma a Sherman quella cosa lo divertiva e parecchio. Aveva perso le sue notizie da quando entrambi finirono la scuola, solo una volta lo aveva rivisto è proprio in quel negozio qualche mese prima, ma non si erano rivolti parola perché era stato Greg a servirlo fortunatamente. Si guardó un attimo con lo sguardo attorno alla ricerca disperata di Greg che gli salvasse la vita, ma era intento a parlare con un’altro cliente sul veleno di alcuni animali e constató che non aveva altra scelta. Tate disse quel nome quasi con fatica perché non lo pronunciava da troppo tempo e avrebbe preferito continuare a non farlo,da quanto tempo, cosa posso fare per te?
|