Prendi l’aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso

Sherman x Tate

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    Sherman Victor Parker
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    Driin Driiin Driiiin

    Il rumore arrivò alle orecchie di Sherman ovattato e distante per poi come in un incubo sentirselo arrivare come un treno in corsa.
    Il rumore della sveglia era il rumore più odioso che la mattina si dovevano sorbire la marrior parte delle persone che dovevano andare a lavorare.
    Aprì prima un occhio lentamente e poi l’altro come per tastare il terreno e vedere se era davvero mattina e l’incubo si era avverato e purtroppo dovette rassegnarsi nel vedere le prime luci dell’alba passare tra le finestre di camera sua.
    Driiin Driiin Driiiiiin
    La sveglia suonava ancora inesorabile e Sherman certe volte si chiedeva se non si stancasse mai.
    Ci tiró un pugno sopra per zittirla e finalmente fu pace e silenzio, si sedette sul letto, appoggió i piedi nudi a terra e una scossa lo percorse per tutto il corpo, il freddo delle mattonelle era un colpo di freddo sulle ossa e andò in fretta in bagno per farsi una doccia veloce e riprendersi.
    Si vestì per andare al lavoro, pantaloni lunghi grigi non troppo pesanti dato che era già primavera, una maglia a maniche corte nera con scritto il nome in alto a sinistra del centro dove lavorava è una giacca grigia come i pantaloni.
    Si sistemó i capelli un po’ alla meglio e guardò attraverso lo specchio le enormi occhiaie che gli solcavano il volto.
    Per lui era sempre troppo difficile addormentarsi presto e quando il sonno bussava alla porta del suo cervello era già ora di alzarsi e come uno zombie girava per casa sua, se così si poteva chiamare un monolocale che sembrava uno sgabuzzino.
    Uscì che ancora il cielo era scuro e il sole stava facendo capolino tra le case addormentate di Londra, c’era già parecchia gente che camminava per andare a lavoro, e il traffico non era da meno.
    Potevi svegliarti a qualsiasi ora che avresti sempre trovato traffico a ogni ora del giorno e della notte, l’unica cosa negativa di stare in una enorme città.
    Prese il suo solito pacchetto di sigarette e se ne accese una, la aspirò come fosse aria perchè senza quelle sapeva che sarebbe impazzito prima o poi, erano la sua ancora di salvezza.
    Il fumo denso andò a disperdersi al suo passaggio è quello di altre persone nel marciapiede insieme a lui, il sonno se ne era quasi andato, ma aveva lasciato spazio alla fame.
    Erano le 7:00 per cui aveva ancora un po’ di tempo per fare colazione.
    Scelse un bar qualsiasi sul suo cammino, la fame faceva brutti scherzi e non gli importava molto dove andasse, ma bastava che avessero tante paste assortite.
    Entró e l’odore dei cornetti appena sfornati e del caffè lo fece svegliare subito e un sorriso leggero andò a disegnarsi sul suo volto stanco e provato da una vita monotona e solitaria.
    Prese un caffè e una pasta alla nutella e fece colazione con calma guardando fuori il cielo diventare sempre più chiaro e la gente diventare sempre più numerosa.
    Arrivò davanti al negozio dove lavorava con cinque minuti di anticipo, non si direbbe dal carattere di Sherman e sembrava strano che fosse puntuale lui che non lo era mai affatto, ma quel lavoro era diventato la sua vita, lo faceva per gli animali che addestrava e che curava, la sua passione.
    Vide arrivare in lontananza il suo capo, un uomo basso e grosso con due enormi occhiali spessi che gli facevano due occhi chiari minuscoli, non aveva capelli, ma aveva una folta barba bianca come la neve.
    Buongiorno Sherman disse l’uomo all’apparenza un po’ burbero e scostante, ma che aveva imparato a conoscere Sherman e ad accettarlo per come era.
    Buongiorno Greg disse Sherman staccandosi dal muro dietro di se facendogli un leggero sorriso, Sherman doveva molto a quell’uomo che lo aveva salvato dalla strada.
    All’epoca una volta uscito dai laboratori non aveva un lavoro, una casa e non aveva soldi, lui lo prese con se vedendo la sua passione per le creature velenose e gli insegnò tutto quello che sapeva rendendolo un esperto in materia.
    Greg era un mago adulto molto esperto, non per niente si trovavano nel bel centro della piazza di Hogsmeade, il negozio era visibile solo ai maghi perché loro li addestravano solo creature magiche.
    Greg estrasse le chiavi dal Borsellino blu elettro che portava a tracolla e con uno scatto la porta si aprì e furono dentro.
    Dall’esterno a primo impatto poteva sembrare un normale negozio di animali magici, ma all’interno era enorme, file e file di gabbie di animali pronti per essere venduti a aspiranti maghi giovani o a persone che volevano solo un po’ di compagnia.
    Ovviamente erano pericolosi perché molti di quegli esseri con un solo morso potevano stecchirti a terra, ma c’erano anche quelli innocui e che la gente preferiva prendere di più.
    Sherman non li capiva, si sentiva un po’ offeso come se quelle persone non avessero scelto lui in prima persona, alla fine era vero quegli esserini erano pericolosi, ma erano estremamente affascinanti e per questo Sherman si definiva simile a loro, all’esterno innoquo, ma con un grande potenziale e potere dentro di se, non per niente poteva creare veleni a suo piacimento.
    Nel retro del negozio c’era un enorme spiazzale dove si addestravano queste creature spettacolari, ed era accesso solo a lui e Greg se non alla persona che voleva imparare a “domare” il suo animale.
    La maggior parte delle persone veniva lì chiedendogli di aiutarli perché voleva addestrare il suo animale dato che non gli dava retta, non tutti ci riuscivano dato che per essere un bravo padrone dovevi avere amore per quel genere di animali e trattarli con cura non dando ordini.
    Alcuni se ne andavano soddisfatti altri non ci riuscivano proprio perché troppo incapaci o arrabbiati con questi ultimi.
    Si sedette sulla grande scrivania che era vicina all’entrata e iniziò a lavorare tranquillo aspettando qualcuno che entrasse. Era sempre abbastanza pieno da loro perché Greg era una persona davvero in gamba e tutti lo conoscevano nel mondo magico.
    Guardò dentro una gabbia, la più grande di tutte, un piccolo drago di colore blu cobalto lo stava guardando curioso in silenzio facendo uscire fumo dalle narici.
    Sorrise e si avvicinò accarezzandogli la testa, non aveva paura come magari qualcuno poteva averne, erano la sua passione, imparare a farli volare, sputare fuoco, stare tranquilli e non ammazzare nessuno.
    Siamo molto simili io e te disse parlando con l’animale che forse non l’aveva neanche capito.
    Verso le undici della mattina dopo qualche cliente abituale venuto per prendere il mangime sentì distrattamente il rumore del tintinnio della porta che si apriva.
    Non si giró dato che stava parlando con una ragazza che era andata lì per prendere un gufo delle nevi, le stava spiegando che era un animale molto docile e tranquillo, che doveva essere lasciato libero spesso o non sarebbe più tornato da lei perché sentito troppo in gabbia e che loro avevano là straordinaria capacità di tornare sempre e di trovare il padrone ovunque.
    La ragazza annuì convinta e uscì felice con l’animale dentro la gabbia e il mangime nell’altra mano, sospirò stremato e si giró per aiutare la prossima persona.
    Alle volte si stupiva di come fosse gentile con i clienti, con le persone nella vita vera non lo era per niente, ma se voleva avere soldi e un lavoro gli toccava subirsi anche le persone più odiose, ma non avrebbe potuto dire niente anche se a volte tornava a casa e spaccava qualcosa per il nervoso.
    Si ritrovò davanti un ragazzo che aveva un anno in più di lui, capelli chiari sul castano biondo, una leggera barba a solcargli il volto giovane e con rammarico non poté che sospirare leggermente.
    Lo conosceva e non poco, erano stati entrambi negli stessi anni a Hogwarts, lui casata Grifondoro e Sherman nei Serpeverde.
    Ovviamente c’era sempre stata una rivalità tra loro due non tanto per via delle casate, ma anche perché davvero uno era l’opposto dell’altro in tutto, sembravano la notte e il giorno o il dolce e il salato, due mondi diversi.
    Non gli era mai stato simpatico, ma questo era ovvio, gli aveva sempre fatto parecchi scherzi a scuola e lo aveva spesso sminuito o fatto arrivare fino all’orlo della pazienza, ma a Sherman quella cosa lo divertiva e parecchio.
    Aveva perso le sue notizie da quando entrambi finirono la scuola, solo una volta lo aveva rivisto è proprio in quel negozio qualche mese prima, ma non si erano rivolti parola perché era stato Greg a servirlo fortunatamente.
    Si guardó un attimo con lo sguardo attorno alla ricerca disperata di Greg che gli salvasse la vita, ma era intento a parlare con un’altro cliente sul veleno di alcuni animali e constató che non aveva altra scelta.
    Tate disse quel nome quasi con fatica perché non lo pronunciava da troppo tempo e avrebbe preferito continuare a non farlo,da quanto tempo, cosa posso fare per te?
    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
    control by 'colson

     
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    Come tutti ormai sappiamo, Siobhan amava già animali. Li amava così tanto che non le importava di non avere soldi per mangiare, finché sarebbe stata in grado di sfamare i suoi trovatelli, avrebbe continuato a salvarli dalla strada. Elisa teme seriamente che prima o poi si ritrovi a mangiare cibo per gatti, ma sono dettagli.
    Insomma Siobhan non era soddisfatta con gli animali che aveva a casa e quel giorno aveva deciso di upgradare al livello master della pazzia, comprandosi un iguana. Perché in iguana? Perché no, c’era gente che usava la gente come cane, non le sembrava così strano. E poi le iguane erano così carine e squamose, voleva prendersi la più tsundere che riusciva a trovare e aprirci una pagina ig per diventare famosa, e poi omg avrebbe anche potuto pubblicare dei fumetti chiamati avventure dell’iguana e dei gattini. Nel caso ve lo steste chiedendo, sì, Fawn aveva il cervello un po’ bruciato dalla scorsa vita. «scusi, vendete anche i draghi qua?» picchiettò la spalla del buon uomo che stava alla cassa, mostrandogli il migliore sorriso da persona sana che aveva nel suo arsenale. «e in realtà non mi chiamo tate, ma grazie?» non capiva bene perché lo stesse ringraziando, ma le sembrava rude non aggiungerci niente dopo, specie perché sembrava un ragazzo molto sensibile dentro. «in realtà non sto cercando un drago, ma un iguana. Un piccolo iguana se possibile, deve avere la mia stessa età mentale» cosa? Cosa. Si alzò sulle punte per sbirciare oltre il bancone, alla ricerca della gabbia che conteneva il suo futuro figlio - era la prima volta per lei, mai fino a quel momento aveva preso in considerazione l’idea di pagare per un suo animale domestico, ma ultimamente lei e i suoi quattro gatti si sentivano soli. «mi segua, sono qua dietro» con un cenno del capo indicò una qualche direzione dietro alla chioma della bionda, che Fawn fu felice di seguire i passi del negoziante. «anche tu qui?» indovinate un po’ quanto fu shook la O’Hara nell’imbattersi nella sua vicina di casa vicino alle gabbie degli iguana, una coincidenza davvero bllxima. Sarebbe stata la prima persona a conoscere suo figlio, sapeva che ne sarebbe stata davvero onorata! «scusi posso vedere meglio questo animale?» qualcosa vicino al ragazzo catturò immediatamente l’attenzione della medium, e come ogni buon essere impulsivo, non poté fare a meno di aprire la porta della gabbia contenente un qualche animale dai denti affilati e l’aria incazzata. Successe così rapidamente che non ebbe tempo di metabolizzare il fatto: un momento prima Sherman era in piedi affianco a lei, è quello dopo l’unica traccia della sua esistenza risiedeva negli schizzi di sangue sulle due ragazze «o meo deo, è l’orto?» ma cosa avevano fatto. Nel dubbio richiuse la porticina, prendendo Lydia per mano e ritirandosi con un tattico panic moonwalk.
    mentre il gelo si avvicinava
    sentivo anche molto freddo
    il celo si oscuri
    figlia dispersa | madre dei gatti | iguana lover
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    siobhan
    o’hara
     
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    lost in the echo

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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «scusi,» Lydia si affacciò all’interno del negozio, la chioma ramata raccolta ordinatamente in una coda alta, ed un carlino tenuto al guinzaglio come un bambino avrebbe tenuto un palloncino – letteralmente, dato che Munin era in grado di volare; Lydia aveva cercato di spiegargli più volte che no, non potesse arrivare a mangiare le nuvole, ma la logica umana non fermava il carlino non troppo sveglio dallo sbavare al cielo: sembrava così felice, che la Hadaway aveva smesso di provarci. Mise a fuoco l’interno del locale, abbastanza certa che prima di quel giorno non fosse mai esistito. Era forse una specie di negozio delle necessità? Se fosse uscita con il ciclo, avrebbe trovato un distributore di assorbenti? Ma soprattutto, se ci fosse passata davanti pensando intensamente a Jay ed Arci, sarebbero apparsi? Un mistero da (dare alla Mystery! #triggered) che sarebbe stato risolto un altro giorno, perché quello in particolare, le esigenze della rossa erano d’altro genere. Umettò le labbra volgendo un dubbioso sguardo alle gabbie, labbra curvate verso il basso e sopracciglia sollevate.
    Cosa stava succedendo.
    «scusi?» si schiarì la voce, osandosi infine, cauta, ad entrare. Non sembrava decisamente il negozio che potesse fare al caso suo, ma chi poteva saperlo? Neanche Nathaniel sembrava un genio al sudoku, eppure; aveva perfino smesso di credere potesse trattarsi di fortuna o coincidenza, accettando invece la scioccante realtà: Nathaniel Henderson era bravo. Anche Amos non aveva l’aria del trapper, ma scriveva più pezzi dei twitter di Sulveene: Lydia Hadaway aveva smesso di giudicare un libro dalla copertina. «c’è n- muNIN» strattonò il carlino contro il proprio petto, strappandolo dalla degustazione delle travi del soffitto. Ma con chi aveva imparato a leccare tutto quel che vedeva? Non aveva neanche passato del tempo con Elwyn, o Halley – perlomeno, non che lei ne fosse a conoscenza. «avrei bisogno di -» corrucciata, assottiglio le palpebre cercando di osservare gli scaffali: no? nessun poncho in vista? Dov’erano i vestiti per cani?? Non poteva mica sempre chiedere a Idem di cucire gli abiti per Munin, soprattutto non con così poco preavviso: quella sera ci sarebbe stato l’evento messicano al cap Platinum, e l’unica cosa che era riuscita a reperire per il carlino, era stato un sombrero. Magari le maracas avrebbe potuto costruirgliele, ma il resto? L’attenzione ai dettagli era quello che faceva la differenza, nella never ending saga “chi veste munin meglio?” iniziata con Nate: non poteva perdere. «un paio di baffi finti?» no? neanche quelli? Disappointed and surprised. «AH» allungò il braccio verso uno dei ganci appesi alla parete; non certo colpa di Lydia, se Sherman s’era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato (aka: dietro il suo gomito, spinto di conseguenza nella cella appena aperta da qualcuno). Sherman, nessuno se ne accorse - cit evergreen. «questi andranno benissimo» dei sandalini!! Majestic. Si accorse infine di Fawn, cui rivolse un sorriso mentre si avvicinava alla cassa per pagare; i mugolii sbavosi di Munin coprivano le urle di Sherman, giustificando l’espressione ignara della Hadaway: «ehi fawn - vuoi venire anche te stasera al mexico night?» Che strano puzzo di morte e sangue.
    «ew, qualcuno dovrebbe dire a greg di comprare il gatto spara profumo di lele» come lele chi. «capodanno non dimentica» lo sentite il crash? Non era Sherman, era il rumore del collasso della quarta parete! BOOYAH.
    I'm so sick of being tired I'm so tired of being sick I ain't never killed nobody
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