[interrogation] 04.08.2018

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    Imogene Lynnwood
    ante pavor
    Accavallò elegantemente le gambe dietro la propria scrivania, le dita a tamburellare ritmiche sul ginocchio coperto da soffice tessuto nero – non ansiosa né impaziente, Imogene Lynnwood. Incapace, semplicemente, di stare con le mani in mano nei momenti di tedio ed attesa. Preferiva l’azione sul campo, la ventiseienne, piuttosto che i lavori d’ufficio: c’era un motivo per il quale nove anni addietro, appena terminati gli studi a Beauxbatons, aveva deciso di fare un colloquio al Terzo Livello del Ministero della Magia inglese e, solo l’anno seguente, di specializzarsi nella branca dello spionaggio governativo. Adorava scendere per le strade come lavoro, marciare l’asfalto in décolleté e tailleur, infilarsi ed irrompere nei propri luoghi d’interesse – ed inseguire, setacciare, fino a che non avesse concluso il proprio mandato.
    Ma quello? Dio, se lo trovava noioso.
    Nulla togliere all’iniziativa degli ante pavor – non avrebbe mai osato tanto, la ragazza. Né aveva alcun oggettivo interesse nel denigrare quella novità, se non la staticità sopracitata ed un vago, infantile dispiacere nel constatarne l’efficacia effettiva: se così facendo avessero sgominato gran parte dell’azione ribelle, il proprio mestiere si sarebbe ridotto ad una vita a compilare scartoffie. Ma era pur sempre il proprio lavoro, ed ella una stacanovista insaziabile, dedita alla causa del Governo più di quanto non potesse trapelare dai tratti gentili del viso: per quello, senza dubbio, l’avevano inclusa nella neonata squadra elitaria.
    Agiva secondo un Bene Superiore, Imogene, e ad ogni costo: per quanto ne sapeva dall’altra parte del tavolo di lucido metallo, privo d’eccessivi fronzoli ed adornato di poche comodità - se così potevano definirsi carta e penna, ed un singolo bicchiere d’acqua - per i prossimi interrogati, di lì a tre minuti avrebbe potuto prendervi posto suo fratello o il suo migliore amico, e non si sarebbe comunque fatta scrupoli ad estrapolare le informazioni che servivano al team per gettarli in una buia cella di Azkaban o, sebbene preferisse farne a meno, nelle grinfie degli Esecutori dell’Ufficio Misteri.
    Non aveva nulla contro i Ribelli - definirli Traditori le aveva sempre dato un inconscio fastidio, a dirla tutta – in quanto esseri umani: come lei credeva ciecamente nel Ministero e nei suoi dettami, loro potevano riporre la propria fede in qualsivoglia causa; scelta loro, non era una persona che giudicava i modi di vivere altrui. Ciò per cui lottava, era la Resistenza in quanto criminalità organizzata – contro le violenze, gli omicidi ed il vandalismo, la totale mancanza di rispetto per chi, in quel mondo, ci viveva pacificamente e si ritrovava invischiato in qualche attività insorgente e pericolosa.
    Lottava per un Paese, quello della Gran Bretagna, in cui potessero vivere senza il terrore di fanatici di oniriche visioni illusorie che davano la speranza a tanti che nello status del Regime non si trovavano a proprio agio – in cui questi potessero essere reinseriti, riabilitati al comune senso civico.
    Lottava per la convivenza serena, Imogene Lynnwood. Che a volte agisse secondo metodi poco ortodossi per l’etica popolare, era del tutto marginale: il fine, giustifica sempre i mezzi.
    Sollevò lo sguardo d’ambra sull’orologio da parete, osservando la lancetta dei secondi ricordarle che ne mancavano soltanto trenta all’ora dell’interrogatorio di Jack Daniels. Conosceva di vista il giovane, ne aveva ammirato l’operato in un paio di udienze, ma… non aveva mai trovato un’utile spreco del proprio tempo sapere chi egli fosse.
    Né, tantomeno, avrebbe voluto saperlo alle 20.00, orario dell’incontro con il magiavvocato.
    Purtroppo, non spettava a lei scegliere i turni.
    Quando la lancetta dei minuti scandì l’inizio del tempo a disposizione del ragazzo, Imogene Lynnwood sistemò metodica un foglio di pergamena ed una penna davanti alla postazione che avrebbe occupato lui, ed uno lo mise sulle proprie gambe, pronta a prendere tutti gli appunti necessari per il caso – ed attese, un sorriso cordiale già rivolto all’entrata.
    iii level | interrogation room
    04.08.2018 | 20:00
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    --- qualunque reazione del pg interrogato, qualunque risposta, verrà valutata e potrà avere ripercussioni sulla vita del vostro personaggio o di altri, quindi dovete fare molta attenzione, e prendere molto sul serio, questa nuova iniziativa Ministeriale.
    --- l'interrogatorio durerà una settimana (fino alle 20:00 del 11.08).
    --- funziona come una quest: da questo momento hai 48 ore per rispondere alla role (quindi fino alle 20.00 del 06.08), ed ogni volta che il Fato posterà, scatteranno ancora le 48 ore entro le quali potrai rispondere alle domande.
    --- la Missiva ricevuta dice: "è richiesta formalmente la sua presenza al Ministero in data odierna, alle sei e quarantacinque del pomeriggio, a causa di questioni da approfondire. ossequi, superpavor meth eora"
    --- i personaggi scelti vengono estratti casualmente, a meno che la situazione non richieda altrimenti (come detto, le ripercussioni possono non essere SOLO sul vostro pg, ma anche su quelli altrui).
    ---n.b. la tattica del meno posto meno domande mi verranno fatte non funziona, quindi non usatela - andrebbe a vostro svantaggio; non siete obbligati a fare un post, comprendiamo come le tempistiche non siano mai il nostro forte e non vogliamo per questo limitare i vostri personaggi. siete liberi di scrivere solamente le risposte (letteralmente, solo il parlato); potete anche non usare un codice e postare nudi e crudi. Non c'è un limite di parole nè nel minimo nè nel massimo, ma vi assicuro che 100 parole o 2000 non cambieranno il vostro status, quindi non fatevi problemi di questo genere: fate solamente attenzione a come risponderete, perchè tutto può essere frainteso e la situazione può drasticamente peggiorare in meno di un battito di ciglia.
    Lo sapete voi, e lo sa il Fato.
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    Mancavano cinque minuti alle otto. Chiuse la valigetta con un tonfo sordo di fronte al suo cliente, il quale ebbe perfino, perfino, l’ardire di inarcare le sopracciglia: «dove va?» Allora, uno: non sono cazzi suoi; due: «è terminata l’ora extra che mi ha pagato» leggasi, non sono cazzi suoi. Le azzurre iridi di Jack Daniels non trasmettevano neanche uno spigolo del fastidio che provava nell’essere in quella stanza, seccato ad un livello che gli aveva fatto più volte valutare l’opzione di stordirsi a furia di craniate sulla scrivania. Impassibile sarebbe stato solo un eufemismo per descrivere il fu Hyde Joyce Crane Winston, il cui volto era piatto e bianco quanto una tela illibata: avrebbe potuto essere il più entusiasta o il più incazzato del mondo, e nessuno l’avrebbe saputo fino a che il biondo non avesse deciso di renderli partecipi del proprio stato d’animo – cosa che non accadeva mai, a voler essere precisi. Battè le ciglia sforzando le labbra in un sorriso asciutto e incolore, confidando che quella finta cordialità bastasse a chiudere la questione il prima possibile. Non che avesse fretta di presenziare al Colloquio con l’Ante Pavor, ma, in primo luogo, era generalmente un ragazzo puntuale, ed in secondo luogo, Finnlay Ferrel gli aveva già scartavetrato tre quarti di minchia. Accessorio particolare, l’apparato riproduttivo del magiavvocato: si rendeva conto di averlo solamente quando qualcuno glielo rompeva. «gliene pago un’altra» sticazzi. Umettò le labbra cercando di esporre la questione nel modo più diplomatico ed elegante possibile. «la sua causa è infima e di secondaria importanza» come lei. Nell’ambiente non era certo conosciuto per il suo essere amichevole o per addolcire la pillola ai propri clienti o colleghi: era ruvido ed stinto, onesto e presuntuoso – era arrogante, ma aveva tutte le ragioni d’esserlo.
    Era bravo in quello che faceva, che il come non piacesse a nessuno non era, né mai sarebbe stato, un problema del quasi-diplomato Serpeverde. «la potrebbe vincere anche jones,» indicò il collega poco distante con un cenno del capo. «e jones è stato sospeso dalla magistratura per aver perso il suo cliente» alzò platealmente gli occhi al cielo. «letteralmente. nel percorso fra il suo ufficio ed il tribunale» Nessuno sapeva che fine avesse fatto la signora dei Gatti.
    C’era anche da dire che a nessuno fotteva, quindi insomma. «non mi guardi così» scattò severo, sollevando i pigri occhi cerulei dal proprio orologio al cicciotto uomo seduto dall’altra parte della scrivania. «lei ha richiesto il sottoscritto come suo avvocato, non viceversa. lei sa che sono il migliore,» prese la valigetta ed inarcò un sopracciglio. «di lei so solo che è un ricco egocentrico pezzo di merda.» piegò il capo sulla propria spalla, il tono scontato di chi avrebbe elencato i nomi degli oli esposti al super mercato. Caso mai vi fosse sfuggito, Hyde aveva il tatto di un bulldozer, e ne era perfettamente conscio: non era interessato a piacere, non era interessato a rispettare menti banali ed inferiori alla propria (aka: tutte.), e non era interessato a far bella figura. Nell’anno precedente si era guadagnato la possibilità di poter essere più se stesso e meno lecca culo, e Jack Daniels l’aveva colta come un tossico la sua dose di eroina. Certo, sapeva anche quando poteva permettersi di essere Hyde, e quando, per mere questioni logistiche, gli conveniva soffocare l’acido e la bile in favore di ipocrisia e dorate menzogne. Era un freddo, razionale, pragmatico calcolatore. «se non sono di suo gradimento, può chiedere a jones» sorrise. Sapevano entrambi che non l’avrebbe fatto, perché per quanto Hyde denigrasse la causa del Ferrel, si trattava di un argomento troppo delicato perché potesse essere trattato da un incompetente.
    Anche perché Ferrel era colpevole. Hyde avrebbe preferito che a difenderlo fosse stato qualche minchione così che giustizia venisse fatta, ma non abbastanza da violare il proprio codice e soffocare una carriera che aveva appena iniziato a prendere il volo: scusa mamma, scusa papà, vostro figlio è uno stronzo.
    Uau, che novità scioccante.
    «a domani.» concluse con un cenno del capo, avviandosi verso l’ascensore senza attendere risposta. Fu tentato di premere il pulsante per andare all’Atrio e portar via le palle da lì, ma sapeva di non poter declinare l’invito del Terzo Livello, il piano direttamente sopra il suo – Quarto, Controllo. Meh. Ne aveva voglia come di tritarsi l‘esofago in un frullatore, ma non aveva alternative migliori. Inutile specificare che la ritenesse un’inutile, fuori luogo, perdita di tempo: i segreti di Hyde non li avrebbero compresi né creduti, e l’unico segreto di Jack Daniels era quanto fosse sempre a tanto così dallo sfoderare la bacchetta e crogiolarsi in un bagno di sangue collettivo.
    Metaforico, chiaramente. Non era interessato ad alcun liquido umano – ancor meno a stretto contatto con la sua pelle. «jack daniels» esordì atono ai Pavor che gli capitarono sotto tiro, evitando così a priori che lo fermassero per domandargli se si fosse perso. Buon Dio, neanche potevano immaginare di quanto - più di venticinque anni, in caso foste curiosi di saperlo. Non ebbe bisogno di essere accompagnato alla Sala Interrogatori, e gentilmente nessuno si offrì di farlo: gli piacevano già tutti un po’ di più. Un po’ di più, quando si parlava di Hyde, significava anziché progettare di conquistare la tua nazione, mi limito alla tua città natale.
    Cose così.
    20:00. Ovviamente. Bussò alla porta per mera cortesia, fiacco nel premere le nocche sul metallo. «buonasera» impeccabile nei suoi abiti d’ufficio, malgrado l’estate fosse bollente nella City: il suo corpo non conteneva abbastanza vita liquidi per costringerlo alle rozzità volgari della sudorazione. «jack daniels» allungò una mano verso la donna, eludendo il falso sorriso che una tale circostanza non meritava. Sperava quasi possedesse qualche mistico potere veggente e fosse in grado di vedere il suo passato con la sola stretta di mano, così da liberare entrambi da quella, se permettete il francesismo, enorme stronzata – un peccato che, in quanto Ante Pavor, dovesse necessariamente essere una strega Purosangue.
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    Imogene si alzò in piedi non appena udì la porta della sala degli interrogatori aprirsi, stirando la giacca rosso acceso con rapidi e sistematici colpi di palmo, affinché le pieghe che l’avevano stropicciata nell’attesa lasciassero l’altrimenti impeccabile tailleur della donna. «imogene lynnwood» accolse cordiale il più giovane, stringendo tenacemente le (fredde.) dita di lui ed invitandolo ad accomodarsi sulla sedia in metallo con un cenno della mano. «mi dispiace per l’orario dell’interrogatorio» si scusò, più addolorata per se stessa che per il teste in questione, riprendendo il proprio posto dall’altro lato del tavolo e recuperando, dalla ventiquattrore adagiata a terra al proprio fianco, un leggero fascicolo color beige. «ma, come ben saprà,» sorrise affabile, spostando lo sguardo dalla cartella al biondo. «è necessario fare il più possibile, nei minori tempi a disposizione» poggiò quindi la ristretta risma sulla superficie d’acciaio, le dita incrociate su di essa. Cordialità del tutto futili e dallo scarsa valenza in un momento del genere, ma era vezzo della Lynnwood agire secondo un certo codice, un programma che violava soltanto nelle situazioni che più lo richiedevano – e non aveva basi concrete, non ancora, per rendere l’incontro di quella sera una di queste -, che mirava a mettere a proprio agio gli interrogati di routine: non erano ostili, non se si presentavano in tempo per il colloquio, e di base la ragazza era una persona cortese.
    Non avrebbe smesso di esserlo in quel momento, malgrado le circostanze poco piacevoli. «immagino sia superfluo specificarlo,» mai abbastanza, nascose in un sorriso delicato. «ma in quanto membro della troupe degli ante pavor, il mio unico scopo è accertarmi che noi due siamo dalla stessa parte»
    Aprì il dossier, raccogliendone i fogli all’interno ed appoggiandosi contro lo schienale della sedia. Riguardo Jack Daniels, c’erano davvero poche nozioni rilevanti tra quelle pagine, poche note ai margini. «mi parli un po’ di lei, signor daniels: come impiega il suo tempo libero, per esempio, o magari con chi è in contatto da un anno a questa parte» con un lieve cenno del capo, indicò il foglio di pergamena e la piuma che gli aveva posto d’innanzi ancor prima del suo arrivo. «scriva pure tutti i nomi che le vengono in mente durante il nostro tempo a disposizione, possono sempre tornare utili»
    Abbassò poi gli occhi sul fascicolo, sfogliandone distratta le pagine. «ci è noto che lei ha assistito al funerale svoltosi nella radura dell’aetas in data tre luglio duemiladiciassette» un vano spreco di parole, dire il perché quell’evento fosse tanto interessante agli occhi della pavor. «era lì per puro dovere civile, o per qualcuno nello specifico?» dopotutto molti dei presenti alla cerimonia, testimoni dello scontro che aveva visto protagoniste le presidenze di Beauxbatons e Durmstrang, erano tra le decine di persone etichettate come Traditori.
    «oh, la prego, si serva pure» avvicinò il bicchiere d’acqua al magiavvocato, prima di ritornare con le spalle sullo schienale di ferro, in mite attesa.
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    «onestamente,» un pigro sorriso sollevò di un millimetro gli angoli delle labbra di Hyde. «mi ero perso.» Mai sentenza fu più vera. «ma, se chiede un parere personale,» non l’aveva fatto, ma al Crane Winton piaceva donare la propria criptica saggezza al mondo quando gli giravano le palle: un coping mechanism come un altro. «sono dell’idea che, generalmente, la presenza ai funerali sia dettata solamente dall’amor proprio: o sono mancati propri cari, o non si vuol fare brutta figura, o si finge di voler dare supporto alle famiglie in lutto – tutta questione di immagine» Cinico? Lo era sempre stato. Ignorò il bicchiere d’acqua senza minimamente degnarlo di un’occhiata, più interessato alla pergamena fatta scivolare innocentemente nella sua direzione. Osservò il foglio una manciata di secondi, prima di sollevare uno scettico sopracciglio, ed un’occhiata impassibile, all’Ante Pavor. «al momento, signor-» cercò l’indice di lei, confermando ch’ella non fosse sposata – ma l’aveva già dedotto, Hyde: donne in carriera come Imogene si maritavano solamente ad una causa, incapaci di far spazio ad altro. «-ina lynnwood, l’unica parte da cui sto è quella del sottoscritto» distolse annoiato lo sguardo, prendendo la penna per annotare pochi, e già troppi per uno come il CW, nomi sul foglio. «non credo possa biasimarmi, considerato lo stato attuale della situazione mondiale e non. sono preoccupato per la mia incolumità» fece scattare la punta della penna, l’indice a sfiorare morbido il labbro inferiore.
    Franklyn Daniels .
    «un fuggitivo a piede libero non fa buona pubblicità al ministero; la mia opinione professionale mi suggerisce che sarebbe stato più opportuno non promuovere la novità alle masse»
    Jaden Beech.
    «così come le insurrezioni ed il lavoro in eccesso per gli obliviatori, data l’inclusione del mondo babbano. la fiducia, come ben saprà, va guadagnata» un tono del tutto incolore, e mai polemico: stava semplicemente descrivendo il mondo così com’era, dandole l’onestà che, richiamandolo in quell’ufficio, gli aveva demandato.
    Eugene Jackson.
    «mentirei se dicessi che, al momento attuale, stiate svolgendo un lavoro eccellente, e non credo lei voglia questo da me»
    Studenti vari di cui non ricordo il nome perché non mi interessano.
    «avrei maggior fiducia nella politica inglese se il sottoscritto,» indicò se stesso con la penna, senza smettere di scrivere. «modesto magiavvocato dalle ammirabili competenze, non fosse stato chiamato quest’oggi per un interrogatorio» Non aveva mai, mai ricevuto alcun ammonizione, né aveva mai infranto regole – eccetto quella di tornare nel 2043, ma non era di loro competenza. «preferirei vederlo come…» piegò la testa di lato.
    Sinclair Hansen. «un colloquio informale fra colleghi» sorrise, gli occhi a posarsi in quelli della donna. «sono certo che possa esservi utile un punto di vista più civico. un…» socchiuse le palpebre. «mediatore fra politica e società moderna» intrecciò le dita fra loro, uno sguardo greve e del tutto onesto in direzione della Lynnwood. «l’essere umano è una creatura egoista, ed in quanto tale cerca stabilità e protezione» spiegò, allargando appena le dita e stringendosi nelle spalle. «non si preoccupi, non mi riferisco ai Traditori. Il caos è lungi dall’essere simbolo di forza e tutela» poggiò i gomiti sul tavolo. «ma il Governo, e non parlo per me, non sta offrendo un’alternativa migliore» piegò leggermente un angolo della bocca verso il basso. «è tutta questione di immagine» allungò il foglio nella direzione della donna, tornando poi a poggiare la schiena sul sedile. «nel momento in cui il Governo si pone dalla parte del cittadino, può essere certa di avere non solo il mio appoggio, il quale resta presente anche in questo momento, ma la mia fiducia» un plateale cenno con il braccio verso la porta. «e non solo la mia.» Aveva qualche idea? Certamente, Hyde aveva sempre idee. Sorrise conciliante, mascherando l’arroganza con la semplicità data dall’ovvio: perché nessuno, né in quel momento né mai, avrebbe potuto dire che avesse mentito. Sempre garbato, sempre interessato.
    E lo pensava davvero. L’aveva sempre fatto. «potrei avanzarle qualche proposta, se me lo permettete» unì i polpastrelli fra loro sollevando di un millimetro le sopracciglia. «e rispondendo al suo precedente quesito: nel mio, poco, tempo libero, studio.» Se aveva un piano? Che domanda idiota: non era mica la Caritas.
    Hashtag Hyde 4 president 2k18.


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    Ascoltò con sincero interesse quanto Jack Daniels avesse da dire, selezionando quanto avesse realmente importanza per quell’interrogatorio e quanto, invece, fosse inopportuno e fuori luogo - ad esempio pareri personali decisamente non richiesti dalla pavor e fastidiosi, sotto più punti di vista, ai quali aveva comunque risposto con un gentile cenno con il capo ed un sorriso sulle labbra. Ritenne poco professionale fargli notare quanto la gestione della situazione non fosse di sua competenza, e che se aveva di che dire poteva arrischiarsi a competere contro il Ministro in persona – o che, reclami riguardanti la suddetta amministrazione, non fossero di sua competenza e dovesse sporgerli ad altri uffici. «concordo con lei, il caos generale non fa bene alla nostra immagine» piegò le labbra carnose, sporgendosi per stringere tra le dita la pergamena appena redatta. «ma dovrà pur convenire con me, signor Daniels, che è bene il popolo stia più attento in questi giorni di subbuglio, ed è nostro compito metterlo in guardia da tutti i possibili pericoli che potrebbero incontrare per la loro strada: noi siamo, dalla parte del cittadino.» poggiò le spalle allo schienale della sedia, accavallando le gambe senza mai distogliere lo sguardo dal biondo. «siamo il più possibile trasparenti, nonché impegnati nel trovare un equilibrio stabile e che salvaguardi i cittadini: ritiene che censurando pericolosi fuggitivi ed impedendo alla stampa di lasciar conoscere alla popolazione i recenti avvenimenti, gli inglesi si fiderebbero del governo? Su quali basi?»
    Lasciò scivolare lo sguardo sulla lista stilata dal magiavvocato, leggendovi davvero pochi nomi rispetto a quanti un cittadino medio dovesse poterne scrivere. Tuttavia, non ne era affatto sorpresa. «anche a me piacerebbe considerare questo come un colloquio tra pari, mi creda, e non abbiamo scelto lei per un motivo specifico» lesinò dal dirgli che gli dispiaceva, se il crederlo lo avesse fatto sentire speciale: non lo era, di certo non sotto quella prospettiva. «paragoni questi interrogatori ad uno screening di prevenzione secondaria, il cui protocollo prevede un’indagine a campione su tutta la popolazione» puntellò i nominativi con la propria penna, sorvolandoli: se non per il fatto che praticamente tutti i citati erano Special o mezzosangue licenziati dal loro posto di lavoro, non erano particolarmente interessanti. «potrebbe non avere nulla, come essere il nostro paziente zero» tornò a guardarlo, sorridente. «nulla di personale. comunque» estrasse un altro fascicolo dalla ventiquattrore, posandolo sulle proprie gambe. «alcuni dei soggetti che ha indicato, ci risulta, hanno trascorso un lungo periodo di convivenza con presunti Traditori» cerchiò i nomi di Eugene Jackson, Jaden Beech e Sinclair Hansen. «li ha mai sentiti parlare di Heidrun Crane, Chariton Deadman o Murphy Skywalker in quest’ultimo anno?» congiunse le dita, i gomiti posati sul tavolo di metallo. «qualcosa riguardante gli eventi di dicembre scorsi, per esempio, o qualche nome che le è rimasto impresso» sospetto, magari. «ad ogni modo, se come ha detto ha qualche proposta da avanzarmi, sarei ben lieta di accoglierle»
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