[wizengamot] pearl o'sullivan's trial

27.08.2018

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4    
     
    .
    Avatar

    It's fate, not luck.

    Group
    Fato
    Posts
    3,796
    Spolliciometro
    +1,418

    Status
    Anonymous
    dragomir vasilov // biochemists van lidova
    judge, jury & executioner
    Normalmente, Biochemists Van Lidova, attuale Ministro della Magia britannico e preside di Hogwarts, avrebbe delegato il processo a qualcun altro – qualche giudice o ambizioso giovane magiavvocato. La questione era così… infima e patetica da non meritare neanche un Udienza presso il Wizengamot, secondo il suo parere. Consiglieri e Censori, coloro che si occupavano dell’immagine pubblica del Regime, gli avevano fatto notare come, per quanto poca importanza potesse avere il problema di alcolismo della Guardiacaccia, e malgrado il licenziamento fosse la soluzione più sensata, fosse più utile presentare formare richiesta di Processo Pubblico e partecipare in qualità di Giudice. Innanzitutto, Pearl O’Sullivan, strega Purosangue, aveva fatto domanda più volte per entrare nelle Forze Armate dei Pavor: non sarebbe stato corretto non dare modalità d’appello a qualcuno che, negli anni passati, si era mostrato così leale ai loro valori - mantenere il controllo. In secondo luogo, dovevano mostrare al popolo di avere le corrette priorità - giustizia per i giusti. La sua presenza dietro lo scranno centrale del Wizengamot, era tutta da imputare ad una questione di immagine: Ministro e Preside interessato in prima persona alle problematiche della Scuola dove istruivano il loro futuro. Perfino le più banali, come quella della O’Sullivan, ricevevano il completo coinvolgimento dell’amato Van Lidova: che uomo saggio e magnanimo; che politico eccelso, a mettere il bene pubblico sopra i propri impegni.
    Che despota cordiale.
    Il Processo sarebbe iniziato alle due del pomeriggio, ma alla signorina O’Sullivan era stato domandato di presentarsi con una mezz’ora di anticipo. Le era stato inoltre chiesto di portare presso la Giuria, composta dalle cariche più alte del Ministero (alla destra di Van Lidova, ch’era in posizione centrale nella tonda aula del tribunale, v’erano il vice ministro Coke e la segretaria Speers; alla sua sinistra, una piccola rappresentanza di Consiglieri, Strateghi e Censori, accompagnati dai loro amministratori: Daniels, Wilkie, Garrett; di fronte a lui, ma in prima fila, il banco dei Magiavvocati capeggiati dalla giovane Roberts), la lista dei Testimoni che quel giorno avrebbero deposto a suo favore. Dopo aver portato il Documento Ufficiale alla Roberts, Pearl - e chiunque fosse giunto con lei – era costretta a lasciare l’Aula fino all’ora del processo, le 14:00, ora in cui le porte si sarebbero ufficialmente aperte permettendo all’imputata, Testimoni ed eventuale pubblico, di prendere posto. La O’Sullivan aveva una sedia in metallo al centro della stanza; il pubblico poteva accomodarsi nelle panche ad anello dal muro opposto a quello occupato dai Ministeriali; i Testimoni, in file ordinate, dovevano attendere la chiamata di Deanna nel primo anello delle panche, in sedili laterali rispetto alla Magistratura. Com’era preventivamente stata avvisata la donna, non sarebbe stato ammesso alcun Testimone il cui nome non fosse stato scritto in Lista.
    Alle 14:30, le porte si sarebbero chiuse, ed il Processo sarebbe ufficialmente iniziato con la deposizione di Pearl O’Sullivan, cui sarebbe stata posta la domanda: «come si reputa l’imputato?» e dalla risposta della (ex) Guardiacaccia, sarebbe iniziata la procedura delle Deposizioni.
    Sperava di sbrigarsela in molto, molto, breve.
    I Magistrati avevano già ricevuto la lista dei Testimoni dalla O’Sullivan. Van Lidova, dal proprio rialzato trono, osservò la lancetta dell’orologio scoccare le due del pomeriggio; bastò un secco cenno con il capo perché le guardie, Pavor, aprissero le porte dell’Aula del Tribunale.
    Che il gioco abbia inizio.


    iv level | wizengamot
    27.08.2018 | 14:00
    I’m the baddest mother up in here
    And I’m about to make it clear
    It’s going down like I told you


    Pearl è stata sospesa dall'incarico di Guardiacaccia ad Hogwarts a causa dell'uso di alcolici sul posto di lavoro.
    In data 27 agosto (ossia data odierna) si terrà il Processo in cui è richiesta la presenza di Testimoni che dovranno deporre a suo favore (quindi dovrete, in effettivo, fare un post. Avrete ventiquattro ore per postare dall'ora di apertura, quindi tempo fino alle 01:00 del 28.08). I requisiti che deve possedere il personaggio per poter testimoniare a favore di Pearl sono:
    - Maggiorenne
    - Purosangue
    - Aver lavorato nell'ambiente di Hogwarts per sei mesi
    (valgono anche gli studenti, se ora maggiorenni, presenti a Hogwarts nel periodo compreso da Marzo 2017 a Giugno 2018).
    In mancanza di questi requisiti, è comunque possibile postare a favore di Pearl come /pubblico/ all'udienza (testimonianza passiva). Per testimonianza passiva non sono richiesti requisiti, quindi qualunque personaggio è ammesso (mezzosangue, special, minorenni).
    Per entrambe le Testimonianze (passive o attive) è però richiesto che sia un pg vero, quindi non sono ammessi fittizi.
    Non c'è un limite di parole da scrivere, anche cento vanno bene.

    TESTIMONI ATTIVI: se avete i requisiti per poter testimoniare a favore di Pearl, dovete raggiungere il centro della stanza, dove si trova la O'Sullivan, e parlare a suo favore al Giudice e la Giuria; ON GDR, il vostro cognome verrà chiamato dal capo magistrato, Deanna Roberts, che vi inviterà ad avvicinarvi per porre sul vostro braccio un cerotto al Veritaserum - non potete mentire in Aula - per poi lasciarvi la possibilità di parlare.
    TESTIMONI PASSIVI: se non avete i requisiti per poter testimoniare attivamente, dovrete semplicemente prendere posto nell'aula dove si terrà il processo, dirimpetto alle alte cariche ministeriali. Non dovete disturbare il Processo.


    --- P.S. La role non è valida per attivare nuovi pg / per la fidelity card.
    per qualunque dubbio o domanda, non esitate a contattarmi ♥.
     
    .
  2. pe(a)r(l)fect
        +6    
     
    .

    User deleted


    Pearl O'Sullivan
    25 y.o. witch
    being the family disappointment is a difficutl job but someone's gonna step up and take one for the team
    Se pochi giorni prima qualcuno fosse andato da Pearl dicendole che si sarebbe iscritta ad un gruppo di Alcolisti Anonimi, la bionda gli avrebbe sferrato un pugno per poi bere brindando allo sventurato messaggero. E invece era lì, seduta in cerchio insieme a una decina di persone portate da storie diverse ma tutte con un obbiettivo comune, come diceva Denver ogni volta che lo riteneva opportuno. Era la sua prima seduta e già ne aveva le scatole piene, non riusciva a credere di essersi lasciata convincere a prendere parte a quella buffonata.
    «ti sarà d'aiuto, credimi» le aveva detto Yvonne dandole una decina di brochure diverse, tutte mirate ai casi disperati di (presunto) alcolismo di cui soffriva la gemella. «aprire il mio cuore a degli sfigati non mi servirà a nulla, ne ho parlato con te e sono ancora qui» rispose acida l'ex grifondoro, sollevando il Martini che si era appena preparata per confermare la sua tesi «allora pensala come ad una prova nel tuo impegno a migliorare, sicuramente ti darà qualche chance in più di non finire ad Azkaban».
    Le gambe e le braccia incrociate, un'espressione annoiata e seccata in volto e il fastidioso desiderio di afferrare la fiaschetta all'interno della sua giacca di pelle.
    S' aveva portato alcol ad un incontro di alcolisti anonimi, fatele causa.
    Di nuovo.
    «diamo il benvenuto alla nostra nuova amica, Pearl vuoi raccontarci la tua esperienza?» la voce fin troppo allegra dell'uomo dall'altro lato del cerchio la raggiunse, risvegliandola dallo stato di trans in cui era caduta. Non aveva sentito una sola parola di ciò che le casalinghe disperate e i cinquantenni annoiati dalla vita avevano detto, perciò non sapeva quanto la sua esperienza avrebbe potuto aiutare persone che probabilmente non l'avrebbero degnata di un minimo di attenzione.
    Si alzò a malincuore dalla sedia «mi chiamo Pearl» e prima che potesse continuare un coro di voci all'unisono la salutò. Si sbagliava, quelle persone erano davvero pronte a perdere una decina di minuti della loro vita pur di non sentirsi soli. Non lo capiva, Pearl, non comprendeva come non sentirsi sola l'avrebbe aiutata, lei che sola lo era sempre stata, lei che non aveva mai chiesto aiuto a nessuno perchè nessuno glielo avrebbe concesso.
    Sua sorella maggiore scomparsa nel nulla, suo padre troppo occupato a piangersi addosso e sua madre sempre indaffarata a mantenere la bella faccia della famiglia davanti ai giornalisti. Persino Yvonne l'aveva abbandonata, scomparsa nei laboratori con una buona causa per uscirne trattata come una reietta dalla famiglia. Era sola e ce l'aveva sempre fatta, qualsiasi ostacolo, qualsiasi avversità: sempre lei e un bicchiere di vino a farle compagnia poco prima di essere scolato in sorsi abbondanti e disperati.
    «sono stata licenziata perchè bevevo sul lavoro e devo affrontare un'udienza tra pochi giorni. Non bevo nulla da oggi a pranzo»
    «ma sono ancora le dieci del mattino»


    «Pearl!» la voce del Campbell era diventato ormai un sottofondo sonoro facilmente ignorabile, per questo il professore dovette scuoterle un braccio per poter distogliere la sua attenzione dal paesaggio che scorreva fuori dal finestrino della macchina volante «mi spieghi come sei riuscita a farti cacciare il primo giorno?» l'OSullivan lo guardò chiedendosi perchè aveva chiamato lui per frasi venire a piedi. Inizialmente aveva considerato la vettura volante, dimenticandosi ingenuamente di chi l'avrebbe dovuta dirigere. Sarebbe stato molto più semplice andarsene sulla sua moto ma non l'avesse mai detto, nessuno dei suoi conoscenti l'avrebbe lasciata avvicinare a quello che era improvvisamente diventato un ingegno infernale. «ho iniziato a parlare delle cantine nelle ville di famiglia e hanno iniziato tutti a schiumare come... come astemi, ecco» Phob era concentrato sulla guida, ma l'ex guardiacaccia era certa che si stesse chiedendo quanto di quello che aveva raccontato era vero e quanto invece servisse a lasciarlo esterrefatto. Aveva scoperto di apprezzare la compagnia del responsabile dei tassi, principalmente perchè non si sentive nè intimidita nè costantemente sotto una lente d'ingrandimento e doveva ammettere che ogni tanto riusciva a strapparle una risata con le sue trovate più assurde. Chissà come faceva Jade a lavorare in santa pace con un capo come lui a chiederle di svolgere le strane commissioni che, fino a pochi giorni prima, Pearl si era offerta di prendere a suo carico finchè non si fosse sistemato con un nuovo assistente.
    «ah, sai che ho convinto Anje e testimoniare?» nel giro di due secondi la vettura si inclinò verso il basso, costringendo Pearl a tuffarsi sul volante tentando di raddrizzarlo, mentre il mago al suo fianco iniziava a blaterare chiedendole come, quando, perchè e se ci aveva pensato bene. Effettivamente mettere il suo futuro nella scuola nelle mani di una professoressa come la Queen non era stata la scelta più saggia ma «Campbell se moriamo giuro su Merlino che ti perseguiterò all'infenro o paradiso che sia!» finalmente Pearl potette lasciare i comandi al docente, ritornato in sè dopo aver vomitato tutte le insicurezze e i dubbi che perseguitavano l'imputata ogni volta che chiedeva a qualcuno di testimoniare in suo favore. «okay dimmi almeno perchè lei, non siete nemmeno amiche!» certo, perchè sicuramente lei aveva abbastanza amici vivi su cui poter contare per un'impresa come quella «è fedelissima al regime, è purosangue e nessuno metterebeb in dubbio la sua parola o la sua lealtà» ma ovviamente c'era altro, perchè non poteva semplciemente chiedere alla Queen un favore di quelle dimensioni «e poi abbiamo un accordo» e per la seconda volta nel tragitto fino a casa di Yvonne, il suo (poco) affidabile autista mollò sconcertato il volante per potersi indignare anima e corpo con la bionda, costretta ancora una volta ad evitare che diventassero una frittata di maghi «un accordo?! Cosa hai fatto?!?! Sarai la sua schiava? il suo giocattolino woodoo? non dirmi che ti sei proposta come cavia per le pozioni? ODDIO NON AVRAI MICA VENDUTO L'ANIMA?» in quel momento promise a sè stessa di non dare mai, m a i, piàù notizie del genere ad un uomo emotivamente instabile al volante di un'automobile sospesa a mezz'aria. «cazzo Phob, datti una calmata! Dovrò solo fare da babysitter a suo figlio ogni tanto!» spiegò spazientita e con il cuore a mille per i continui sbalzi di adrenalina: quella sì che era era una montagna russa di emozioni. «Sarebbe anche un buon accordo se non fosse che odio quei marmocchi...» e finalmente avvolse le dita attorno alla fiaschetta nel taschino, purtroppo i riflessi dell'uomo furono più rapidi ed afferrò il contenitore prima che potesse aprirlo, lanciandolo fuori dal finestrino con noncuranza «magari non usare queste esatte parole in tribunale, che dici?» Pearl non fiatò per tutto il resto del volo, fissandolo indignata e stupita per quel gesto così drastico per poche gocce di alcol. Non si aspettava mica che diventasse davvero astemia?

    Si stirò i vestiti addosso, la camicia impeccabile come anche la giacca e i larghi pantaloni neri a darle un'aria sobria, elegante e professionale. Non era un caso se quegli abiti non li aveva mai usati a lavoro, sarebbe stato fin troppo difficile rincorrere i ragazzini nella foresta con quelle scomode scarpe col tacco (un vecchio regalo di Yvonne che aveva usato più lei stessa che la ex grifa). Si guardò un'ultima volta nel riflesso distorto delle mattonelle nere del corridoio e ripensò alle parole di conforto che i suoi testimoni le avevano detto prima di separarsi. Bells, Euge, Sharyn, Connor, Jade... c'erano lì per lei in tutti i sensi.
    Era tesa come una corda di violino, i pugni stretti e le braccia lungo il corpo per evitare un qualsiasi movimento che avrebbe potuto tradire la sua apparenza tranquilla. Doveva rilassarsi, non poteva mostrarsi così nervosa agli occhi di chiunque l'avrebbe giudicata, non voleva sembrare debole oltre ad essere costretta ad implorare pietà nel peggiore dei casi. Per di più non aveva idea di chi si sarebbe trovata davanti, se un giudice o una giuria, anche se conoscendo il Ministero, l'uno avrebbe svolto le funzioni dell'altro, esonerando persino il boia dal doverla sbattere in cella.
    Ne aveva visti di prigionieri finiti tra le sbarre di Azkaban e le sembrava così assurda la minaccia di dover soggiornare lì per un crimine così infimo. Il suo cognome certo non avrebbe reso la situazione con gli altri prigionieri più semplice, molti erano gli O'Sullivan famosi per aver consegnato alla giustizia Ribelli, assassini e traditori di ogni genere.
    Sentì il ticchettio dell'orologio da polso, scelto da Yvonne per darle un'aria più matura, spaccare il minuto in cui era stata richiesta la sua presenza al Wizengamot. Mosse senza ulteriore indugio i primi passi verso l'aula, pronta a lottare con le unghie e con i denti e, se necessario, a inchinarsi implorando pietà non riuscendo più a guardarsi nello specchio.
    Vide la sua personale tifoseria (Cj where are you) seduta ad un lato della sala in attesa che ognuno di loro venisse letteralmente chiamato in causa, ma prima di ciò toccava a Pearl introdursi alla Giuria.
    «Giuro solennemente di dire la Verità e nient'altro che la Verità. Mi chiamo Pearl O'Sullivan, figlia dell'ex pavor Jeremiah O'Sullivan. Sono un membro attivo della comunità magica, ho preso parte a più missioni del Minsitero rivolte al pubblico e a numerose cerimonie, ho inoltre tentato assiduamente di far parte del corpo Pavor del Ministero, vedendomi rifiutato l'incarico tutte le volte, eccetto l'ultima in cui mi era stato proposto di lavorare presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts come Guardiacaccia, ai fini di dimostrare la mia affidabilità e idoneità per un tirocinio come Pavor. Non ho mai dubitato dei sistemi e mezzi adottati dal regime politico» fino a quel momento almeno, perchè una sbronza era davvero troppo poco per finire ad Azkaban «e oggi sono qui per chiedere una seconda possibilità per poter dimostrare la mia affidabilità, con le testimonianze di colleghi e amici come da voi richiesto» disse dal basso dell'elaborata sedia sulla quale era stata invitata a sedersi, cedendo la parola alla prima delle sue poche speranze di non impazzire in una cella in mezzo al nulla.

    Quando anche l'ultima voce fu ascoltata, l'O'Sullivan riprese la parola tentando di concludere quell'Udienza eliminando i dubbi che il Wizengamot poteva ancora avere «ammetto dunque la mia colpevolezza nell'aver assunto un comportamento poco professionale sul lavoro, ma in mia difesa vorrei ricordare che non oserei mai e poi mai mettere in pericolo in alcun modo le vite degli studenti e dei docenti di Hogwarts, per le quali mi ritengo responsabile in quei casi in cui li mio intervento è necessario. Il consumo di alcolici era limitato solo ed esclusivamente al mio alloggio e principalmente nelle ore notturne e, sebbene non abbia mai intralciato lo svolgimento dei miei compiti, riconosco l'indageuatezza di una tale abitudine. Mi impegno dunque a continuare le sedute con gli Alcolisti Anonimi a cui ho preso parte e a seguire un percorso di riabilitazione per alcolisti con il finale obbiettivo di divenire astemia potendo così continuare ad esercitare il mio incarico ad Hogwarts che prenderò d'ora in poi ancora più sul serio di quanto non lo facessi prima, grazie.»

    Non le restava altro che aspettare, mentre si torturava le unghie mangiate fino a farle sanguinare, mentre si torturava mentalmente chiedendosi cosa avrebbe potuto dire meglio, tentando di ricordare i volti e le espressioni del Wizengamot mentre i suoi Testimoni parlavano per capire quanto li avessero convinti. Pssarono alcuni minuti, una volta uscita dall'aula, prima che potesse rivedere i suoi accompagnatori. Vie Yvonne venirla incontro e non potette resisterle dal abbracciarla a sè sussurrandole col volto sotterrato nella spalla «tutto ma non Azkaban» in una cantilena continua a tremolante, nell'immane sforzo di non piangere per non rovinare il trucco sul quale la gemella aveva speso ore rischiando di farle perdere il processo.

    avevo già preparato il post e se mi metto a rifarlo vengo linciato SKSTE
     
    .
  3.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    778
    Spolliciometro
    +912

    Status
    Offline
    obiezione vostro onore!
    noun. you-genius ►►
    «eli, dici che questo vestito mi fa grasso?»
    cominciava così la giornata di eugene jackson, con una frase pronunciata molto più spesso di quanto si possa credere. Rigirandosi di fronte allo specchio, osservando principalmente la linea sinuosa ed impeccabile del proprio fondo schiena al di sotto della stoffa leggera dei pantaloni, si ritrovò infine a compiere un cerchio intero, tornando infine al punto di partenza: gli occhioni da cucciolo bastonato che lo fissavano ormai da venti minuti, sempre con la stessa medesima espressione. Di affetto e pazienza infinita, un connubio tipico ed inevitabile per elijah dallaire. Motivo principale per cui, quando c'era da agghindarsi per qualche occasione speciale - accadeva di rado, ma di tanto in tanto anche l'ex pavor apprezzava l'idea di togliersi il pigiama o infilarsi qualcosa oltre alle mutande -, euge preferiva chiamare lui, piuttosto che chiedere a jade; con lei, infatti, finiva sempre nel solito modo: prima storceva la bocca facendogli notare le maniglie dell'amore, poi trovava una scusa qualunque per farlo spogliare e approfittarsi della sua rinomata debolezza. Assatanata.
    E andava benissimo - figurarsi - quando avevano entrambi del sano tempo da perdere, ma per l'occasione di quel giorno non potevano permettersi nessuna sveltina nella cabina armadio per non farsi beccare da breuge in ricognizione; c'era un orario da rispettare, e delle conseguenze ad attendere i ritardatari. Aka la situazione peggiore nella quale uno come eugene jackson potesse trovarsi. «ma piantala, ti sta benissimo» aw, non era carino? con quella sua barbetta bionda simile al pelo di un cucciolo di labrador, e quegli occhi troppo limpidi e sinceri: sarebbe stata davvero una tragedia, se tra tutti i nomi disponibili nella lista del ministero un giorno avessero chiamato proprio il dallaire. Non che quello fosse un pensiero realmente presente nella testa di euge, raramente preoccupato di fasciarsi la testa prima di essersela rotta. «hai seNTITO JADE???!!» si premuró di urlare a squarciagola, così che la beech nell'altra stanza non potesse far finta di niente, tornando poi ad occuparsi del proprio vestito. una bellizzima principessah, come avrebbe detto qualcuno (ciao ale); dopo aver sistemato con cura il colletto della camicia azzurro chiaro, eugene salutò la sua immagine riflessa nello specchio con un paio di finger guns e un occhiolino, esprimendo a se stesso tutta l'ammirazione e l'affetto che la bionda non riusciva a dargli (!!): era così difficile, negli ultimi tempi, essere quello che -non- portava i pantaloni.
    Quando entrambi raggiunsero il salotto, jaden li attendeva già pronta da un secolo, le braccia appoggiate al bordo del box nel quale uran tentava di fare i primi passi da solo, senza gran successo; si divertiva ad atterrare di sedere, ridendo come un matto con sprezzo del pericolo ogni volta che impattava sul tappeto. Euge se lo sentiva, che uran élite beech jackson sarebbe diventato un intelligentone come sua madre, qualcuno a cui la gente avrebbe guardato per consigli e soluzioni nelle situazioni più disperate, ma in quel preciso momento suo figlio lo rispecchiava in pieno, e l'ex pavor voleva goderselo finché durava. Finché potevano passare il loro tempo a fissarsi negli occhi in silenzio, per poi scoppiare a ridere senza un vero motivo, la stessa sfumatura di azzurro e l'identico sorriso soprapposto. «uran ha già mangiato, fra un'oretta potrebbe venirgli sonno..» non stava parlando con lui, la beech, motivo per cui eugene ignoró lo scambio di sguardi tra lei e elijah, concentrandosi sui capelli biondo cenere del figlio; avvertí forse una nota stonata nella voce di jade, nel modi in cui ringraziò il dallaire per essersi prestato a fare da baby sitter, e la sottile distorsione in quella di elijah quando le rispose, ma il jackson non era davvero tipo da soffermarsi su certe cose. Il suo (piccolo) cervello annotava le differenze e le relegava in un angolo oscuro, un cassettino chiuso a chiave che forse un giorno si sarebbe aperto da solo facendo risalire in siperficie tutto il contenuto, ma non era quello il giorno. «bello di papà, fai il bravo con zio eli e non vomitargli addosso» si spinse nuovamente in piedi, l'ex serpeverde, dopo aver passato una mano sulla testa del figlio, quella stessa a poggiarsi sulla spalla del castafratto «e tu stai attento a t-jade. credo sia in calore.» «praticamente come ogni giorno dell'anno» «touché, bubino» gli diede un buffetto sulla guancia barbuta, stringendo le spalle del dallaire in un abbraccio: non poteva farne a meno, era piu forte di lui il bisogno di toccacciare la gente ogni qualvolta ne aveva l'occasione. «dai, vedi di muoverti... ciccione» ugh. si voltò verso jade quando le parole rudi di lei gli si insinuarono nel cuore spezzandolo in due, il palmo della mancina prontamente portato al petto e le labbra dischiuse a cercare aria per un sentito «gasp!» a child; sarebbe stato più facile tenerle il muso e fare l'offeso, se la bionda non gli avesse sorriso in quel modo, lo stesso da sempre grado di fargli dimenticare tutto ciò che andava in merda nella sua vita, anche solo per un secondo. «beech-» tiamodaichiedimidisposartifacciamounaltrobambinononpossiamotogloerciivestitieandarealetto?

    * * *


    «quindi, aspettate, ricapitoliamo: devo dire qualcosa a favore di pearl?»
    «NO!»
    «ASSOLUTAMENTE NO!»
    «PER L'AMOR DI MERLINO NO!»
    mh.
    si ritrovò, giustamente, a corrugare la fronte davanti a quella totale mancanza di fiducia nei suoi confronti, sottolineata dalle espressioni terrorizzate dipinte sui volti di jade, phobos e bells, mentre un'algida (il cornetto) anjelika queen si limitava ad osservare il soffitto, forse desiderando do trovarsi da tutt'altra parte. Alla fine, il compito peggiore spettava a lei, in quella faccenda. «è che i testimoni devono essere per forza purosangue, ecco.» cucciolo do un phobos, sempre pronto a salvarsi in corner. «il secondo motivo per cui è meglio se taci, jackson, è che siamo qui per scagionarla, non per farla giustiziare seduta stante.» come parlava chiaro l'ex signora damian (oh ma erano ancora sposati? euge stava troppo indietro con il gossip) non lo faceva nessuno. «beh, ha senso» e lo aveva davvero: eugene si conosceva troppo bene per potersi offendere, sapendo che ogni parola uscita dalla sua bocca sarebbe suonata con elevata probabilità come una condanna a morte per la povera pearl, pur con tutte le buone intenzioni del caso.
    Entrati in aula (?), il ventisettenne si affrettó a prendere posto accanto a Sharyn Winston, la cui chioma bionda spiccava tra le altre teste come una luce di speranza nel buio: già gli toccava tenere la bocca chiusa e fare da pubblico non pagato a quella sorta di farsa, non poteva anche togliersi il piacere di ciatellare in diretta con qualcuno che - e lo sapeva bene - amava Forum quabto lui. Non era più la stessa cosa senza il giudice santi licheri, ma l'emozione rimaneva comunque palpabile, adrenalina e tensione allo stato puro. «spero ci faranno votare con le palline bianche e nere» eh, se non era quello il bello di un processo allora eugene non sapeva cosa potesse esserlo.




    euge | 27 yo
    former pavor | barman
    presiede oggi il giudice santi licheri
    silenzio in aula
    la corte si aggiorna andate in pace
    mi ritiro per deliberare

    eee cose random con elija e jade,
    scambia due (2) parole con phobos, bells, jade e anjelika poi si accozza a sharyn ciao ♡
     
    .
  4.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    778
    Spolliciometro
    +912

    Status
    Offline
    arabells lies dallaire // I think I've had enough of it
    Non era affatto semplice, per qualcuno abituato a mentire, sedere in un’aula di tribunale. Arabells Dallaire, ex Corvonero ed ambiziosa Guaritrice, nonché giocatrice di Quidditch professionista, con indosso i suoi eleganti abiti migliori faceva scivolare lo sguardo dall’uno all’altro dei presenti, le mani abbandonate pigre in grembo. Non era nervosa, sicura di sé di natura e da sempre, era semplicemente…seccata. Odiava dover presenziare al Wizengamot, e non tollerava il fatto che il motivo della sua partecipazione a quel malsano anfiteatro concernesse Pearl O’Sullivan - alcolismo. Da quando per qualche bottiglia di rum stipata nella capanna del Guardiacaccia si arrivava ad una causa civile in tribunale? Dov’erano i bei tempi delle ammonizioni in amicizia, e del menefreghismo che aveva trascinato il mondo magico fino a quel momento? Di gran lunga un’alternativa preferibile, e non perché la Dallaire fosse un’ammiratrice della negligenza: se quello era il modo della politica di mostrare interesse nelle cause sociali, ignorando sparizioni e morti in favore di un cicchetto pomeridiano, potevano tranquillamente rimanere a trastullarsi i gioielli di famiglia lasciando tutto a puttane. Fece scivolare la lingua sui denti stringendo le labbra fra loro, il capo reclinato sulla spalla e gli occhi chiari ad osservare il profilo di Van Lidova - Vasilov, aveva detto Arci. Sarebbe stata una menzogna dire che si sarebbe fidata di lui anche se le avesse detto che Biochemists fosse Britney Spears in incognito, ma a quello poteva credere con una naturalezza tale da farle domandare come avesse potuto non arrivarci da sola. Perché avresti dovuto?
    Giusta osservazione.
    Cercò, più per abitudine che per necessità, Eugene Jackson fra il pubblico. Con Elijah a fare baby sitting, Rea a farsi i cazzi propri, e Nate dietro il banco dei Testimoni come lei, era leggermente preoccupata per l’inopportuno, per quanto adorabile, ex Serpeverde. Temeva che da un momento all’altro si facesse prendere dall’eccessivo entusiasmo che lo caratterizzava da che Bells aveva memoria, e decidesse di lanciarsi in una sentita arringa a favore della O’Sullivan – il tutto senza porsi, come sempre, domande sulle conseguenze. Ripiegò un supplichevole e stanco sguardo a Jaden Beech, della quale si fidava decisamente di più in contesti simili (ma, a dover essere onesti, non era certa le piacesse particolarmente - perlomeno non a livello puramente personale); doveva sperare che bastassero i calci sottobanco della bionda a tenerlo a bada. Inspirò dalle narici ed abbassò il capo verso le proprie mani, irritata, come ogni giorno di ogni mese e settimana, dalla mirabile assenza di Archibald Leroy Baudelaire – lui avrebbe potuto testimoniare, nel suo ritrovato stato di sangue puro. Ovviamente era ancora smarrito nel tempo a fare solo Dio, o forse manco lui, sapeva cosa. Si massaggiò le palpebre, la schiena dritta e la camicia a scivolare morbida sulle spalle. Non voleva essere lì, e non voleva dover essere lì: andiamo, non potevano licenziare Pearl (o peggio: espellerla mandarla ad Azkaban) solamente perché ogni tanto beveva un goccetto – chi non lo faceva di quei tempi? Hogwarts aveva bisogno di donne come lei; gli studenti avevano bisogno di una Pearl O’Sullivan, così come Arci, Jeremy e Bells ne avevano avuto bisogno. Una parentesi d’ossigeno fra mura troppo soffocanti. «ma in mia difesa vorrei ricordare che non oserei mai e poi mai mettere in pericolo in alcun modo le vite degli studenti e dei docenti di Hogwarts» Doveva essere sincera: fino a quel momento la Dallaire non si era mai resa conto che la parentesi d’ossigeno fosse reciproca, e che Pearl potesse aver bisogno di quel lavoro, di quel ruolo nelle vite degli studenti, quanto loro di lei. Le sorrise malgrado la bionda non potesse vederla, sentendo il petto avvampare di un moto di orgoglio ed affetto: se fosse servito alla causa, per Pearl avrebbe partecipato a centinaia di udienze – e non era qualcosa che la Dallaire avrebbe fatto per chiunque.
    «dallaire, arabells» ed ecco il suo momento di entrare in scena.
    Si alzò con l’usuale grazia non ricercata, emblema della calma e sicurezza. Era difficile che Arabells perdesse il controllo – molto più facile che perdesse la pazienza – o che risentisse di ansia o inquietudine di sorta: non era stata il capitano della squadra di quidditch solo perché in grado di eliminare la concorrenza con uno schiocco di dita, ma anche per l’innata capacità di mantenere un certo savoir-faire in qualunque situazione. Raggiunse Deanna Roberts e le porse il braccio scoperto così che potesse applicare nell’interno del gomito il cerotto al Veritaserum, volgendole un piatto sorriso cordiale prima di raggiungere il centro della stanza. Approfittando di dare le spalle a Biochemists & co, sollevò impercettibilmente i pollici in direzione di Pearl, prima di raggiungerla.
    Si schiarì la voce ed alzò lo sguardo verso la Giuria.
    «mi sono diplomata quest’anno. Conosco la signorina o’Sullivan da quando ha iniziato il suo percorso come Guardiacaccia» unì le dita di fronte a sé. «abbiamo partecipato insieme alla missione di Novembre per recuperare i rapiti dai Cacciatori; era la prima volta che mi…univo a qualcosa del genere, e lei mi ha supportato in ogni momenti. Difficile trovare una donna più determinata e brillante di Pearl; il suo licenziamento sarebbe un’enorme perdita per Hogwarts» Non vacillò neanche per un istante, malgrado gli occhi di tutti fossero puntati su di lei. Era abituata ad essere al centro dell’attenzione, nonostante le dinamiche solitamente implicassero Boccini e Scope Volanti. «è un punto di riferimento per molti studenti. Mi ha aiutata molto, e sono certa possa fare altrettanto per altri studenti» rivolse un mezzo sorriso a giudice e giuria, stringendosi nelle spalle prima di tornare al proprio posto al banco dei Testimoni. «tutti avrebbero bisogno di una pearl o’sullivan nelle loro vite.»

    18 y.o. | #team pearl
    arabells
    Let's talk about intelligence
    When did we lose the difference
    Between fact and opinions
    It's wrapped up to our skeletons Is anybody feeling it?
     
    .
  5.     +6    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    84
    Spolliciometro
    +212

    Status
    Offline
    They tell me to quit,
    don't listen what I'm told
    Help me forget that
    this world is so cold
    Quando il ragazzo sentì la sveglia suonare, quella mattina, avrebbe voluto semplicemente scaraventarla dalla finestra e seppellire la testa sotto il cuscino, continuando a dormire beatamente. Non era pronto.
    Quello sarebbe stato il primo giorno di ritorno al lavoro, dopo ben tre settimane di ferie passate a fare un beato nulla: aver assaporato, seppur per pochi giorni, la libertà delle vacanze estive come ai tempi del liceo era stato un piacevole ritorno al passato. Aveva potuto tornare a svegliarsi all’orario che preferiva, dipingere alle prime luci dell’alba o a notte fonda, allenarsi di prima mattina con Maple in giardino, facendo appello alle sue abilità nel quidditch che riesumava solamente per sua sorella, da quando si era diplomato, o dormire fino alle sei del pomeriggio per poi alzarsi e fare quella che, da sempre, lui e Maple definivano la aperi-colazione.
    Controvoglia, si alzò per spegnere quell’aggeggio infernale, conosciuto anche come sveglia: il rumore che faceva era talmente assordante da esser in grado persino di svegliare un bradipo. E fortunatamente le pareti a villa Walsh erano insonorizzate: non avrebbe mai e poi mai voluto rovinare uno degli ultimi sonni estivi di sua sorella, e ancor meno fare i conti con la sua ira di prima mattina. Guardò l’ora: 7:30.
    Se si fosse trattato di un semplice giorno di lavoro, probabilmente il ragazzo avrebbe avuto un po’ più voglia di vivere: non odiava proprio sempre il suo incarico al ministero, e stare a contatto con gli special era qualcosa che l’aveva sempre affascinato, anche se con le regole dell’ultimo anno il suo lavoro richiedeva sempre più attenzione e controlli. Ma quel giorno? Non sarebbe semplicemente rientrato dalle ferie, Connor Walsh.
    Si doveva presentare in processo.
    E non c'erano parole per descrivere quanto il ragazzo odiasse entrare in aula, avere gli occhi puntati su di sé, o sopportare la consapevolezza che ogni parola pronunciata lì avrebbe influito sull'esito del giudizio. Di una persona a cui teneva, per di più. Di un'amica.
    Pearl, lo faccio solo perché sei te, eh.

    «walsh, connor» Il ragazzo tirò un breve sospiro prima di alzarsi dalla propria postazione e avvicinarsi al centro della stanza, sistemando come meglio poteva le pieghe della giacca che indossava: l’aveva fatta stirare la sera prima da Bernardine ma poi se l’era dimenticata nella busta con cui era arrivato al ministero per tutta la mattina e così, una volta tirata fuori, sembrava venire direttamente dal fondo di un armadio. ”è solo un processo” Da quando aveva iniziato a lavorare ne aveva visti più di quanti avrebbe voluto. Ma, pur tentando di rassicurarsi, sapeva bene che quel giorno non era la stessa cosa: stava per testimoniare, e tutto per impedire che Pearl venisse spedita ad Azkaban.
    Quando era arrivata l’edizione del Morsmordre con la notizia della sospensione dell’incarico della O’Sullivan, Connor aveva fatto fatica a mandar giù la notizia: si era accorto ormai da tempo che le cose stavano cambiando sul serio, non era stupido, ma così tanto? Quante volte lui si era presentato sul posto di lavoro non del tutto lucido? E quante volte si era fumato qualcosa sul posto di lavoro? Non potevano esser diventati così rigidi, diamine. Sembrava tutto un incubo diventato realtà: aveva dovuto passare giorni a consolare Maple, disperata dopo aver appreso dell’introduzione ad Hogwarts dei Falsimagis, e della sospensione della guardiacaccia.
    Il cerotto di Veritaserum rendeva tutto più complicato, ma in fondo il Walsh aveva passato una vita a dire mezze verità: gli bastava solamente dire ciò che pensava davvero su Pearl e tenere i commenti che sapeva di non poter fare in aula per sé.
    «Buon pomeriggio a tutti, io sono Connor Walsh» "Ciaaaao Connor!" Gesù, si sentiva ad un incontro degli alcolisti anonimi. Tranne per il fatto di avere così tanti occhi puntati su di sé, e /peggio ancora/ metà di essi erano suoi colleghi. «Conosco Pearl O'Sullivan da anni, e prima di lasciare la mia deposizione come suo collega, visto che negli ultimi mesi ho avuto la possibilità di lavorare all'interno dell'istituto come assistente della professoressa De Thirteenth, vorrei prima parlare come studente» Del resto, erano passati poco più di due anni da quando si era diplomato «Nei miei anni di studio ad Hogwarts, non mi è capitato nemmeno una volta di vedere Pearl in comportamenti non consoni al proprio lavoro » Perché di solito non uscivo nemmeno dal castello. Ma questo non doveva mica saperlo tutta la stanza, no? «Ha un vizio, questo non si può negare, ma dalla mia esperienza di studente e poi di parte del corpo docente della scuola, posso affermare con sicurezza che la O'Sullivan non ha mai fatto in modo che esso fosse d'intralcio per svolgere al meglio il suo incarico» Che poi, cosa doveva fare con precisione una guardiacaccia? Ki lo sa, Cecilia Connor sicuro no. La sua ignoranza sull'argomento non gli era che d'aiuto, in quell'occasione: non sapendo cosa avrebbe dovuto fare, non credeva che l'alcol sarebbe stato d'intralcio al suo lavoro, che nella testa del Walsh consisteva praticamente in nulla.
    Avrebbe voluto concludere con un «Dai vi prego non la mandate ad Azkaban, non se lo merita e io poi con che faccia mi ripresento da mia sorella se condannate una degli ultimi adulti a lavorare ad Hogwarts che non le sta completamente sulle palle? Mi ucciderà» ma sapendo di non poterlo fare, optò per ripetere le parole dette da Bells poco prima. Del resto, dovevano apparire come un fronte unito, no? Gli mancavano solamente le magliette con l'hasthtag #savepearl sulla schiena «Ribadisco ciò che è già stato detto dalla signorina Dallaire: licenziare Pearl O'Sullivan sarebbe un'enorme perdita per l'istituto»
    Connor Leith Walsh
    work:legionnaire
    power:art
    alignment:deatheater
    date:27/08/18
     
    .
  6.     +6    
     
    .
    Avatar

    "what are you, twelve?"
    yeah on a scale of one to ten BYE

    Group
    Professor
    Posts
    1,468
    Spolliciometro
    +1,286

    Status
    Offline
    Sail with me into the dark
    nathaniel lowell
    La camicia non era affatto un problema, Nathaniel era anzi ben conscio di quanto gli stesse dannatamente bene dandogli un'aria elegante e insieme sexy (altrimenti non l'avrebbe portata così spesso nonostante il caldo, ovviamente)... ma la cravatta? Sottoporsi alla tortura cinese della goccia che ti cade in fronte finchè non impazzisci sarebbe stato più facile che tenerla annodata al proprio posto, e si pentiva infinitamente di averla mossa così piuttosto che con il solito nodo alla vittoriana. O di averla messa e basta. Fuck it, colpa di wikihow e Come Comportarsi in Tribunale.
    Facendolo passare per un gesto distratto, Nate portò il polso vicino alla faccia fingendo di guardare l'ora (mancavano pochi minuti prima dell'inizio del processo, bene), e fluido infilò due dita nel collo, cercando di allargare leggermente il nodo. Il sollievo durò poco, e servì solo a ricordargli che sistemarsi il colletto era il tipico gesto del colpevole nei film. Abbassò la mano sperando nessuno lo avesse visto - e nessuno fosse un fan dei polizieschi.
    Avrebbe preferito non trovarsi lì. Avrebbe preferito voltare le spalle a Pearl anche se questo avesse voluto dire farle perdere il lavoro, lasciare che altri provassero ad aiutarla o semplicemente esserci per lei dopo anche se fosse andato male il processo, aiutarla magari a trovarsi un nuovo impiego. Nathaniel aveva troppi segreti in ballo al momento per permettersi di presentarsi ad un'udienza ufficiale sotto veritaserum, troppe vite ne avrebbero risentito se avesse detto la cosa sbagliata (suo fratello in primis, chi aveva assistito allo squarcio temporale a casa di Rea, se stesso - e non era poco), ma allo stesso tempo come avrebbe potuto giustificare la propria assenza con la O'Sullivan? Nathaniel non aveva mai pensato che amasse così tanto essere una Guardiacaccia, ma si era evidentemente sbagliato se aveva deciso di entrare negli alcolisti anonimi pur di tenersi il posto. Merlino, con quale cuore poteva abbandonarla quando neanche si era mai accorto fosse un'alcolista in primo luogo? Era già un'amico di merda così, e sarebbe stato anche un uomo di merda se non avesse fatto niente per aiutare la guardiacaccia nonostante sapesse che molti studenti la adoravano.
    Cercò di commentare come se niente fosse con i suoi amici questa o quella persona prima dell'aprirsi delle porte, disse alla bionda O'Sullivan di fidarsi di loro e non fasciarsi la testa prima di rompersela (trattenendosi con tutto il cuore dal fare battute sul vino o altri alcolici, sapendo sarebbe stato di cattivo gusto se davvero la O'Sullivan aveva un problema).
    Quando il processo iniziò e Pearl prese a parlare, si sentì ancora più un infame per aver pensato di non presentarsi quel giorno. Doveva solo avere fede: nessuno gli avrebbe fatto domande su Brandon, su Clarissa, e anche se lo avessero fatto sarebbe bastato girare attorno alla domanda. Così come avrebbe dovuto far sì che non trasparissero i suoi dubbi riguardo Van Lidova; dopo quanto detto dagli Scomparsi di dicembre qualche mese prima, gli veniva difficile passare un giorno senza mai chiedersi se davvero il ministro ad interem del Regno Unito fosse in realtà Vasilov - e che Vasilov fosse responsabile per le morti di quasi due anni prima ad opera dei Babbani Cacciatori.
    «Henderson»
    Nathaniel sorrise leggermente, alzandosi dalla propria postazione. Prima di dirigersi verso la Roberts lanciò un rapido occhiolino a Pearl dando la schiena alla giuria, e cercò poi gli occhi di Euge, come cercando in lui la sicurezza che gli serviva per mostrarsi un uomo devoto al governo; meh, non funzionò. Lasciò che la donna gli applicasse il cerotto ringraziando con un cenno del capo, e poi si avvicinò al centro della sala accanto a Pearl. Lanciò uno sguardo cordiale ma convinto ai magistrati e a Van Lidova, e sicuro delle proprie parole prese le difese di Pearl come richiesto: «Lavoro a Hogwarts dall'inizio del 2015, ed ero dunque presente quando la signorina O'Sullivan ha ottenuto il posto come Guardiacaccia a Hogwarts. Sinceramente, non pensavo che sarebbe durata: non che l'abbia mai vista non fare il proprio lavoro o svolgerlo con negligenza, ma sapevamo tutti che il posto gli era stato offerto come contentino al posto di un tirocinio al terzo livello - e per quanto trattare con gli adolescenti spesso faccia pensare il contrario, gli studenti di Hogwarts non sono i criminali che la O'Sullivan voleva combattere. Nonostante questo non si è arresa, e ha dimostrato di saper essere una guardiacaccia come il suo governo chiedeva, di sapersi mettere in gioco, e col tempo ho scoperto che non solo era brava in quello che faceva, ma che ci metteva anche passione perchè le piaceva; è maturata parecchio nell'ultimo anno, l'ho vista crescere; il suo rapporto con gli studenti è ottimo e che io sappia l'alcol non l'ha mai portata a non fare bene il proprio lavoro o lasciare che qualche studente si ferisse. Ovviamente avrebbe potuto gestire meglio la situazione, ma l'alcolismo è una malattia e come tale va trattata: Pearl O'Sullivan sta dimostrando di voler guarire, e ritengo che sarebbe un ottimo investimento per Hogwarts darle la possibilità di continuare a lavorarci. Noi tutti ci prenderemo l'impegno di tenerla d'occhio e aiutarla nel suo cammino, e credo proprio lei potrebbe diventare un esempio per i ragazzi, soprattutto quelli più difficili da conquistare per i professori, raccontando la propria storia di come è uscita dalla dipendenza diventando ancora più forte grazie alla fiducia del governo in lei» aveva parlato troppo? arianna non ne aveva idea. thanks for coming to my ted talk
    27.08.2018 | h:14.00
    1991's | master | deatheater
    This is how I show my love
    I made it in my mind because
    I blame it on my ADD baby
    sad story bro
     
    .
  7.     +6    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Bolla
    Posts
    1,306
    Spolliciometro
    +524

    Status
    Offline
    friday de thirteenth // I got a feelin I could do whatever
    Non era la prima volta che Friday De Thirteenth era chiamata a deporre al Wizengamot, ma sicuramente era la prima in cui si presentava come volontaria. Aveva la terribile brutta abitudine di capitare sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, ed a quanto pareva finiva sempre per essere testimone di crimini del quale, fra un gelato ed un pacchetto di patatine fritte e l’altro, neanche si era accorta. Ricordava ancora il lontano settembre duemilaquattordici quando, presso il bancone di un McDonald’s, gli addetti al locale avevano iniziato a, se perdonate il linguaggio poco aulico, pestarsi di brutto; lei, accomodata con classe e di Versace vestita (-cit) ad attendere paziente che le portassero il suo waffle. Solo dopo aveva scoperto che uno dei partecipanti alla rissa fosse un mago, e che avesse usato la magia in pubblico: a quell’udienza indossava un foulard louis vuitton, eppure la giuria non aveva apprezzato il suo pacato, quasi timido, intervento. Signorina, cos’ha da dire in proposito alla colluttazione? A quanto pareva non ho avuto il mio waffle non era la risposta corretta.
    Riteneva comunque l’esperienza dei tribunali stranamente eccitante, una specie di bungee jumping legale fra gente ben vestita e giudici che per suo immenso disappunto non indossavano parrucche bianche con i boccoli. Fra giornalismo, oblivion di vario genere, ed il suo lavoro nella CIA, Fray non era nuova nell’ambiente della Giustizia.
    Di fatti, era prontissima – bella come un Ben Barnes in the punisher, luminosa (beh? Il pallore era per ricchi) come un Cullen, potente come una batteria duracell. Poco importava che non sapesse cosa dire e che a malapena conoscesse la causa in questione: sapeva che c’entrava Pearl, e tanto le bastava.
    E poi era un’ottima occasione per sfoggiare il suo lato drama; aveva tentato di infiltrarsi anche in un ospedale, Grey’s Anatomy aveva avuto una brutta influenza su di lei, ma aveva avuto la sfortuna di assistire (e svenire.) ad un parto: in quel momento aveva deciso che a) la carriera medica non faceva per lei b) nessun bambino sarebbe mai uscito dalla sua (ritrovata e tanto amata) vagina. Nessuna lacrimante pallina di carne poteva giustificare quell’enorme uovo di struzzo nelle capacità elastiche di una piccola ed innocente passera. Ma torniamo a noi. Pearl O’Sullivan malgrado nico non lo sappia era sua amica dai tempi di Hogwarts – smarrita dopo il diploma, un po’ come tutti i vecchi amici della De Thirteenth (per colpa di Fray, chiaramente: viaggiare aveva i suoi effetti collaterali). In ogni caso, Friday non era lì in vece del legame che le univa, ma per un profondo, e radicato, motivo: una lotta che si trascinava da anni, da quando sgagnetta domandava perché l’America non avesse mai avuto un presidente donna o perché il protagonista di Topolino fosse Topolino e non Minnie.
    «de thirteenth, friday»
    Nel suo completo Chanel di un esuberante giallo canarino, con i corti capelli ramati raccolti ordinatamente sulla nuca, Fray si avvicinò stizzita a Deanna, permettendole di porre il Cerotto Verità – sì, era il principio a darle fastidio: andiamo, lavorava al Ministero da mesi, la conoscevano e non avevano bisogno di quelle pacchiane precauzioni – sul polso sinistro. Si schiarì la voce e si diresse verso il centro della sala, una mano poggiata sulla spalla di Pearl e l’altra a togliersi con classe gli occhiali da sole (sì, li aveva tenuti sul naso fino a quel momento). Si chiese se Halley fosse presente, e se stesse prendendo appunti – beh? Anche quella dimostrazione valeva come tirocinio formativo, tutta cultura.
    «buon pomeriggio giudici, giuria» strinse le labbra fra loro costringendosi a non salutare anche in studio e la regia - ecco cosa succedeva a guardare troppi reality. «nell’ultimo periodo ho lavorato ad hogwarts come supplente, ed ho avuto modo di esercitare la professione a contatto con l’imputata» ma quant’era professional? Sandy sarebbe stato fiero di lei, dopo tutte le maratone di Giudice Amy e Ally McBeal a cui l’aveva costretto. Sollevò un dito verso la Giuria, scorrendola tutta fino a puntare l’indice contro Van Lidova. Friday De Thirteenth, ricca Purosangue, non aveva mai dovuto temere nulla e nessuno; non sapeva neanche cosa si provasse a dover essere cauti per forze di causa maggiore – non aveva mai avuto bisogno di scoprirlo. «ed è davvero brava nel suo lavoro. trovo questo processo offensivo e, se mi permettete, discriminatorio» drizzò la schiena ed incrociò le braccia sul petto, un cipiglio sicuro sul viso tondo. «non ci sono basi sufficienti per rimuovere la o’sullivan come guardiacaccia del castello. Non ho mai sentito alcun studente, o membro del corpo docenti, lamentarsi per mancanze della suddetta» arcuò un sopracciglio, lasciando intendere che di lamentele, però, ne avesse ricevute e sentite: non era così stupida da far polemica in quel momento, in ogni caso. «questo è puro nepotismo; se pearl avesse avuto zii o cugini al ministero, nessuno di noi si troverebbe qui» estrasse il proprio taccuino e schioccò le labbra fra loro. «la questione avrebbe potuto svolgersi in maniera molto differente. Ad esempio -» sottolineò con l’indice il primo punto. «- dov’era il supporto psicologico conclusa la missione di novembre?» Insomma, si poteva biasimare Pearl per essersi data ad un po’ di alcolismo? Certo che no, ma non l’avrebbe detto ad alta voce. Punto secondo: «l’imputata vive nella capanna; se non è permesso tenere alcolici ad hogwarts, la scuola dovrebbe fornirle una struttura separata dove poter tenere il proprio materiale scottante» alzò una mano prima che chiunque (chi) potesse zittirla. «sono tutte pecche che bisogna migliorare per evitare che la situazione si ripeta. Nel mentre, supporto la mia collega nella ricerca della sobrietà. La accompagnerò ad ogni incontro degli AA» annuì arricciando il naso con fierezza, il pugno sul fianco. «e se necessario, porterò domicilio ad hogwarts così da poter essere presente in caso di momenti particolarmente difficili» sperava nessuno le desse davvero ascolto: a Hogwarts non avevano la jacuzzi, e non aveva il suo golf cart con il quale spostarsi da un’ala all’altra. «possiamo forse privare una donna della sua raison d'etre» che gioia, che soddisfazione! Grazie Ake per questi insegnamenti, sempre nel cuore mai guru. «per un minuscolo errore, dopo che l’imputata ha dimostrato di voler porre rimedio ai propri errori? CHISSà» alzò drammatica il tono di voce. «CHISSà DA QUANTO TEMPO LA POVERA O’SULLIVAN CHIEDEVA SILENTEMENTE AIUTOH, e nessuno - nessuno - di noi ha colto la sua richiesta! cosa ci rende questo, mh?» guardò uno ad uno i giurati, labbra strette fra loro mentre annuiva fra sé. «complici picchiò il pugno sul petto, ripetendo «complici.» con, se possibile, più enfasi.
    «concordo con il mio collega: la forza d’animo della o’sullivan sarebbe di ottimo esempio per gli studenti – che, diciamocelo, hanno bisogno di un modello femminile da seguire, in questo patriarcato» Rivolse un intenso sguardo di sostegno cosa alla capa della Magistratura ed a quella della Censura. Spostò lo sguardo su Pearl, trattenendosi a stento dall’abbracciarla. «non ti preoccupare, mia amica. ti aiuteremo. siamo con te»
    Friday-out.
    26 y.o. | #team pearl
    de13th
    There something bout today
    I can't quite explain
    Its like everything is goin my way
    Don’t try to bring me down I'm up in the cloud
     
    .
  8.     +5    
     
    .
    Avatar

    I hope karma slap you in
    the face before I do

    Group
    Special Wizard
    Posts
    369
    Spolliciometro
    +471

    Status
    Offline
    rebel with a cause //
    jaden beech
    «Ah. Buon compleanno» Dopo un pugnetto sul braccio per attirare la sua attenzione, Jaden porse la busta a Phobos senza tante cerimonie. Si rendeva conto che non fosse l'ideale dargli il regalo prima dell'udienza di Pearl, ma temeva sinceramente che aspettare sarebbe potuto essere peggio, considerando che non c'erano certezze la ragazza sarebbe riuscita a tenersi il posto e i due P&P (Peral&Phobos ma anche Pirla&PiùPirla) erano particolarmente... legati. Doveva essere l'influenza di Euge che le faceva vedere ship dove non c'erano. «Anche da parte di Jackson» ok Euge sicuramente non si ricordava di quando la bionda gli chiesto cosa ne pensasse di regalare a Phobos un buono ingresso per un parco divertimenti ma tant'è «Puoi andarci con chi ti pare» Si obbligò a non guardare la O'Sullivan, e si voltò invece giusto in tempo per l'apertura delle porte.
    Quanto trovava stupido tutto quello.
    Stavano usando Pearl per far credere che al governo importasse qualcosa, e la presenza di Van Lidova stesso (in veste di ministro? In veste di Preside? In veste di capo supremo dell'ordine mondiale e aspirante nuovo Hitler?) lo dimostrava; non era possibile che per una situazione del genere, in cui non c'erano neanche stati feriti, o interferenze col mondo babbano, si scomodasse addirittura il re dei re.
    Jaden prese posto accanto a Eugene (sguardi di sottecchi a Sharyn al suo fianco, propria cugina; faceva ancora strano soffermarcisi a pensarlo), e mentre la gente parlava e il Jackson commentava felice credendosi a forum («Che problemi ti affliggono...- no. Non rispondere»), lei stava sulle spine ascoltando attentamente Pearl, i magistrati, le testimonianze, sperando di non beccare alcuna falla. Tifava per Pearl, ovviamente, ma non si illudeva che avrebbe avuto un giusto processo: la giuria già aveva deciso cosa farne di lei, se si trovavano tutti lì era solo per fare da pubblico.
    1996's | special wizard
    former ravenclaw | barmaid
    do you ever get mad about the
    corruption of the english government?
    i read the rule before i break them



    post inutile e corto ma mi sta davvero friggendo il cervello
     
    .
  9.     +5    
     
    .
    Avatar


    Group
    Professor
    Posts
    369
    Spolliciometro
    +443

    Status
    Offline
    «insatiable bitch shrouded in darkness»

    Di solito si diceva ad anno nuovo corrispondeva una nuova vita, ma nel caso di Anjelika era successo molto prima, tutto era mutato da quando, qualche mese addietro, Damian era partito per una cattedra importante in Islanda (credo). Lei non lo aveva seguito e dopo essersi detti addio era tornata alla sua routine: professoressa di pozioni ad Hogwarts, Amministratrice torturatori al Ministero e Antares, quella creaturina dai capelli biondi occupava, purtroppo per lei, molto del suo tempo libero; più volte aveva pensato di venderla o barattarla, ma la voce di Damian con quel “non è un oggetto” le facevano cambiare idea; poteva sempre mangiarsela ma di nuovo “Non è neanche cibo” tamburellava la sua mente. Ma andiamo, sul serio doveva crescere quell'esserino? Ancora non poteva crederci, e ormai aveva due anni. Comunque non solo la partenza del marito aveva cambiato le sue abitudini anche il resto aveva dato una bella scossa alla sua vita e finalmente poteva dire che stava andando tutto nel modo giusto. Il Ministero era tenuto da persone serie che finalmente stavano lavorando per porre fine a tutto quel marcio e le non poteva che non esserne fiera, avrebbe anche collaborato per la giustizia se non fosse legata da quel moccioso.
    «Signora Icesprite?»
    «Vorrei essere chiamata comunque Queen grazie»
    «Signora Queen, ha sentito della signorina Pearl?»
    «Si, quella nullafacente della guardiacaccia. Ancora devo capire come sia stata assunta. Se lo merita di essere espulsa»
    «In realtà, dovrebbe testimoniare a suo favore»
    «ahahah »

    Vestito in ordine come sempre; capelli in splendido stato come sempre; trucco perfetto come sempre e lo specchio le sorrise. «Signora la stanno aspettando al Ministero» disse l'elfa domestica, comparendo dietro allo specchio, cosa che fece storcere il naso alla mora che la fulminò con lo sguardo; doveva ringraziare che era solo riflesso o l'avrebbe sicuramente pietrificata come Medusa, con le sue prede, se l'avesse guardata dritta negli occhi. «lo so» e così facendo prese la borsa ed uscì.
    Anjelika aveva deciso di aiutare Pearl a rimanere a Hogwarts, dopo che questa si era praticamente piazzata nel suo ufficio a piangere per fare in modo che potesse aiutarla. La mora in risposta le aveva sorriso e chiesto di andarsene; le aveva detto bene perché era stata di umore tranquillo o l'avrebbe uccisa, ma credeva nella giustizia e aveva deciso di congedarla in modo carino, oltre al fatto che doveva mantenere la promessa fatta a suo marito di uccidere il meno possibile e solo quando davvero richiesto, anche se a dirla tutta per la donna era sempre necessario. Eppure quella volta non lo fece e ascoltò la bionda insistere, anzi supplicarla di aiutarla.
    «Lo farò ad una condizione» in fondo non era male come donna e farle quel favore le avrebbe potuto portare un qualche vantaggio in futuro. «Lavorerai per me» aveva sempre voluto una schiava a vita, ma le era stato impedito perché secondo Damian bastavano gli elfi domestici, ma lei aveva sempre desiderato una persona al guinzaglio (non pensate male), avrebbe sempre voluto vivere nel periodo dell'antica Roma, dove i padroni avevano una schiera di gladiatori alias schiavi che non avevano una vita. Adorava avere il potere e decidere sul destino degli altri; a volte si sentiva stretta sotto le spoglie di una semplice maga, lei doveva essere una divinità. (sto parlando come Shia, aiuto).
    Si presentò in aula, notando molti volti noti quanto inutili, quella donna doveva davvero farsi qualche amico prima o poi, ma non era quello il giorno e il posto per farlo.
    «Buongiorno» con un cenno di capo per salutare Pearl, dopo che questa finì con la sua dichiarazione o meglio dire supplica per non farla andare ad Azkaban, iniziava a pensare di non aver fatto così tanto bene ad accettare,non che le importasse davvero della fine della donna, ma magari poteva fare qualcosa di diverso invece che sprecare il pomeriggio a fare qualcosa che non avrebbe cambiato le carte in tavola. «Icesprite» Deanna la chiamò e dopo essersi fatta mettere un cerotto di Veritaserum sul braccio si mise nel mezzo all'aula. «Vorrei essere chiamata Queen, la prossima volta. » disse con aria di sufficienza, che avesse già fatto effetto quel cerotto? Neah, lei era così di natura. «Comunque mi chiamo Anjelika Icesprite-Queen e vorrei spendere due parole per la signorina Pearl O'Sullivan. Sono convinta che la vostra scelta di licenziarla sia stata la scelta giusta dato che bere sul posto da lavoro è da sconsiderati oltre che da stupidi.» diciamo che non era iniziata molto bene la difesa per la donna, ma non poteva mentire. « Ma dovete anche capire che stare dietro agli studenti è diventato estenuante. Prima di questo governo era diventato difficile gestirli. » sospirò e si toccò le tempie, sentendo un improvviso mal di testa al ricordo delle giornata passate ad Hogwarts, lei stessa aveva avuto diversi problemi con i studenti e spesso avrebbe voluto bere ma mai una volta aveva pensato che fosse il modo giusto per affrontare i problemi, ma non tutti erano perfetti come lei. « Il vostro operato sta rimettendo tutto in ordine finalmente.» era fiera di come stesse procedendo i governo, in effetti avrebbe potuto persino partecipare; ma era lì per un altro motivo « Sono sicura che la O'Sullivan sia davvero pentita per quello che ha fatto e che seguirà con serietà il percorso per la sobrietà e che non metterà mai a repentaglio la sicurezza degli studenti in futuro. Mi assumo la responsabilità di questa donna» quello che la mora aveva appena detto non sarebbe bastato alla bionda del semplice babysitteraggio, la schiava a vita sarebbe stato il minimo. Chissà che non fosse stato meglio per Pearl andare ad Azkaban che ritrovarsi Anjelika come scagnozzo alla calcagna.




    ANJELIKA QUEEN
    Potion Master/ Tortures Master
    27.08.2018
    14:00



    Scusate T_T ho dovuto rifare il post da capo e questo è il risultato della mia poca fantasia. Spero proprio che non dipenda da me. ADDIO PEARL.
     
    .
  10.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Death Eater
    Posts
    383
    Spolliciometro
    +385

    Status
    Anonymous

    sharyn winston
    'Cause you're the last of a dying breed
    You're just the last of the real ones

    Non c’era prezzo a vedere Marcus piangere davanti a Le pagine della nostra vita, e Sharyn non avrebbe scambiato quel momento per nulla al mondo, a meno che non si fosse trattato di qualcosa di grosso. Ora, se fosse stata una Lily Calloway avrebbe pensato male, ma si reputava più un Loren in quei momenti. Aveva persino chiesto un permesso per poter assistere al processo di Pearl, anche solo per supportarla visto che non poteva essere sopra il patibolo a testimoniare in suo favore – sarebbe stata brava, aveva visto HTGAWM e Mitchell in Modern Family.
    Seppur non la più allegra delle distrazioni, pensava che potesse alleggerire la sua mente dal peso che si portava dietro da settimane. Sapeva che il Ministero stava effettuando degli interrogatori a tappeto sulla popolazione, e temeva che potessero convocare le persone sbagliate; un po’ come sua cugina, decisamente troppo piccola per essere torturata in quel modo. Obiettivamente capiva che potevano tornare utili, anche se secondo lei erano una perdita di tempo, solo che al loro posto avrebbe cercato di scovare i Traditori in altri modi #teamhyde. Eh vbb icsdì nessuno le aveva chiesto il suo parere, peggio per loro.
    Quando entrò in aula dovette quasi contenere il suo entusiasmo a dir poco inopportuno, non era colpa sua se non aveva mai messo piede in un tribunale! Si era sempre limitata ad osservare quel luogo attraverso uno schermo, e finalmente aveva avuto il suo level up – senza contare che le sarebbe potuto essere utile per il frat. Quasi le venne in infarto quando avvistò Van Lindova seduto sullo scranno, stava davvero avendo l’onore di trovarsi in such proximity a lui? Dovette schiarirsi la gola per evitare di scoppiare in una risata isterica.
    Chissà se poteva chiedergli un selfie dopo. Certo, il suo sogno era immortalarsi insieme a Vasilov, ma doveva pur iniziare da qualche parte.
    Cercò Pearl con lo sguardo, trovandola poco lontano la lei. Alzò il pollice come segno d’incoraggiamento prima di farsi strada tra il bancone, camminando veloce per sedersi accanto al Jackson e a Jade. «spero ci faranno votare con le palline bianche e nere» la bionda di posò la mano sul cuore, voltando lo sguardo emozionato sull’ex pavor «sai che sogno se pearl e qualcuno incominciassero a insultarsi?» un po’ come a ogni puntata di Forum, in tutta onestà. Non erano passati neanche dieci minuti da quando era entrata nella sala, ma già sapeva di aver trovato il suo compagno per quell’avventura, la sua ciatella maxima.
    Non vedeva l’ora che iniziassero le testimonianze. Spoiler: durante quella di Fray quasi ricreerà il famoso meme di Meryl Streep agli Oscar.




    pavor
    ex ravenclaw
    deatheater


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end
     
    .
  11.     +4    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    484
    Spolliciometro
    +537

    Status
    Offline
    phobos xavier campbell // somebody sounds the alarm
    Sollevò lo sguardo solamente quando Deanna Roberts chiamò, austera e categorica, il suo nome – le sopracciglia slanciate spontaneamente verso l’attaccatura del cuoio capelluto, Phobos Xavier Campbell, e dipinta sul volto l’espressione di sorpresa e confusione tipica di tutti coloro i quali vengono indicati in mezzo alla folla, e non sono del tutto certi che si stia parlando con loro o con qualcuno alle proprie spalle.
    Il professore di (educazione fisica.) combattimento corpo a corpo, indici e pollici di entrambe le mani ancora strette sui lembi del tessuto giallo canarino, non aveva realmente sentito le testimonianze di colleghi, studenti ed amici accorsi a difendere Pearl a spada tratta: certo, aveva prestato loro orecchio per tutto il tempo – sarebbe stato maleducato, e di certo non da Phobos trascurare quanto altri avessero da dire -, ma aveva preferito rimanerne, in un certo qual senso, distaccato.
    Aveva bisogno di rimanere concentrato e, per una delle poche volte in vita sua, non soltanto per il bisogno di sostenere chicchessia. Non aveva modo di temere per l’esito dell’udienza della Guardiacaccia di Hogwarts, per il suo futuro o per quanto egli stesso aveva da testimoniare: col tempo, seppur superficialmente ed in maniera sporadica, aveva imparato a conoscere la bionda, di venire a contatto con alcuni aspetti della sua vita quotidiana. Dire che la conoscesse davvero sarebbe un’esagerazione, ma quel tanto che bastava per sapere che non sarebbe stata né licenziata, né buttata in qualche cella o Dio soltanto sapeva cosa quel nuovo regime tirannico avesse in serbo per una dalla sbronza facile? Naturalmente sì. A dispetto dell’apparente, stupida giocosità e spensieratezza che parevano caratterizzarlo da tempi immemori, l’appena trentunenne non era un idiota: le orazioni, solitamente, erano l’unico campo di cui sentisse di potersi vantare.
    Tutta la focalizzazione di cui necessitava quel giorno, era dettata dal circondario presente – giudici, giuria e pubblico: non si salvava nessuno, quel ventisette agosto – e dall’infimo cerotto che non aveva potuto rifiutare, quando sicuro dei propri passi e tranquillo come se si trattasse di una chiacchierata fuori da un pub con gli amici aveva raggiunto l’amministratore dei Magistrati del Ministero. Non poteva permettersi un singolo passo falso, una singola frase fraintendibile – lui, santo cielo, che se doveva parlare per più di due minuti consecutivi tendeva a lasciare interi libri di equivoci che lasciassero dubitare i più curiosi: non era un Rebel Scout per solo sport, il Campbell.
    Oggettivamente parlando, non ci sarebbe stato alcunché di cui temere – e perciò, in fin dei conti, Phobos era serenissimo sotto la maggior parte dei punti di vista. Tuttavia, è sempre di Phobos che si sta parlando: era perfettamente conscio di poter mettere in rischio più che non soltanto il futuro di Pearl.
    Lei dipendeva da quelle testimonianze, si fidava della loro presenza (o probabilmente non così tanto, ma non aveva tante alternative): era felice, che fosse la sua priorità.
    Sorrise sincero alla Roberts, un lieve inchino di circostanza e cortesia quand’ella ebbe finito di applicare il cerotto al Veritaserum sul suo avambraccio, prima di dirigersi al centro della stanza per raggiungere la O’Sullivan. Nella sua direzione, la piega delle labbra si fece più morbida e cordiale, delicata e sicura al contempo – un silente tranquilla, abbiamo tutto sotto controllo nascosto tra le rughe del viso: onesto e sereno, non aveva dubbi alcuni.
    Si schiarì la voce, le mani congiunte sulle gambe e gli occhi verde chiaro ad indagare tutto il maledetto corpo del Wizengamot, e sulle spalle gli sguardi degli altri testimoni a trasmettere un’ansia dalla quale non voleva affatto farsi scalfire.
    Che bel modo, quello, di festeggiare il proprio compleanno.
    «presto servizio alla scuola di magia e stregoneria di hogwarts da ormai tre anni» cominciò, drizzando la schiena e misurando il respiro – la voce ferma, fin troppo per chiunque avesse mai dialogato con Phobos Campbell prima d’allora. «ed ho visto altri guardiacaccia precedere la signorina o’sullivan: posso assicurarvi che, nonostante possa avere qualche difetto» si schiarì la gola, cercando di non guardare Pearl, sicuro che l’avrebbe fulminato. «del tutto umano, non ho mai visto nessuno dei suoi predecessori prendere tanto a cuore il corpo studentesco. in quanto responsabile di una delle casate del castello, ed addossandomi quindi più doveri nei confronti dei nostri ragazzi di quanti già non ne abbia in veste di semplice staff, non manca occasione che io esca dalle mura e giri per i giardini esterni per controllare come procede la situazione generale» e per farmi qualche canna con gli studenti, ma un fortuito groppo in gola lo censurò. «e non ho mai visto la signorina o’sullivan starsene con le mani in mano: le uniche volte che questo accadeva, era perché c’era qualche giovane nelle mura del capanno – a chiedere consulti, a sfogarsi, ovviamente: niente di illecito od immorale» sperava, ma oh, chi era lui per giudicare? «ha assunto un ruolo essenziale nella quotidianità della scuola, ponendosi a metà tra un individuo esterno agli affari prettamente accademici ed una sorta di insegnante. e non credo di averla mai sentita dire che questa condizione le pesasse.»
    «è un’ottima lavoratrice, su questo non v’è alcun dubbio. ha fatto un errore, ma niente di grave, e niente che non possa essere tenuto sotto controllo. giusto questa mattina sono andato personalmente a prenderla all’uscita di una seduta di riabilitazione – la sua prima» chinò lo sguardo su Pearl, per poi riportarlo alla giuria. «non si merita di perdere il lavoro per uno sbaglio del genere: può stare meglio, ve lo garantisco. mi prendo personalmente la responsabilità, insieme ai miei colleghi, di seguirla passo per passo in questo percorso.»

    31 y.o. | #team pearl
    happy
    birthday!
    I am a man at war And I am fighting for
    All of the broken people
    All of the people thrown overboard
    we’re not nameless, we’re not faceless
     
    .
  12.     +4    
     
    .
    Avatar

    It's fate, not luck.

    Group
    Fato
    Posts
    3,796
    Spolliciometro
    +1,418

    Status
    Anonymous
    dragomir vasilov // biochemists van lidova
    judge, jury & executioner
    Passò un’altra ora, dopo che l’ultimo dei testimoni depose a favore della O’Sullivan, prima che Biochemists Van Lidova richiamasse l’imputata e la sua combriccola all’interno dell’aula. Fece avvicinare la ex Guardiacaccia al centro della Sala, osservandola dall’alto e con un cipiglio severo ed ufficioso. «abbiamo il verdetto» scandì, impassibile, senza lasciar trapelare nulla di quanto avessero decretato – o dell’irritazione di trovarsi ancora lì, quando avrebbe potuto essere in centinaia di luoghi più proficui o interessanti. «dopo aver ascoltato le deposizioni dei suoi colleghi e compagni, ed il suo impegno verso la sobrietà» inarcò scettico un sopracciglio, picchiettando sul piano di fronte a sé con un plico di fogli di carta – inutili e vuoti, ma facevano sempre scena. Li sistemò in modo che fossero perfettamente ordinati, quindi li poggiò con misurata calma sulla superficie lignea, incrociandovi sopra le dita. «abbiamo deciso di darle una seconda possibilità. ma» specificò, alzando la voce ed arcuando anche il secondo sopracciglio, prima che la donna potesse festeggiare: non aveva ancora sentito le loro condizioni, era presto. «con limiti e misure cautelari. Innanzitutto, non inizierà a settembre come i suoi colleghi; fino al trentun dicembre sarà impegnata al Ministero come Pavor, dove la sua condotta verrà valutata da ministeriali competenti. In questi mesi, però, il ruolo non resterà vacante: dato che i suoi colleghi si sono mostrati così vicini alla sua causa, sarà compito loro occuparsene: campbell, lei sarà guardiacaccia per l’intero mese di settembre; de thirteenth, lei avrà ottobre; henderson, novembre; queen, dicembre» spostò lo sguardo sugli altri due testimoni. «walsh, dallaire. complimenti» sorrise, non particolarmente piacevoli. «siete stati promossi a pavor fino alla completa riabilitazione della signorina o’sullivan; durante l’orario di lavoro, almeno uno di voi dovrà sempre essere con l’imputata» spostò lo sguardo sulla donna, reclinando appena il capo sulla spalla. «ogni mese riceverò una lettera dalla super pavor eora con il suo andamento. Sarà inoltre sottoposta test a sorpresa per sobrietà a sostanze allucinogene ed alcolici: qualora un solo test risultasse positivo, la sua sospensione diverrà permanente, e lei perderà ogni possibilità di lavorare in qualunque istituzione» schioccò le labbra fra loro, un sorriso ora conciliante a farsi spazio sul viso severo e tirato. «la seduta è tolta.»
    iv level | wizengamot
    27.08.2018 | 16:00
    I’m the baddest mother up in here
    And I’m about to make it clear
    It’s going down like I told you
     
    .
11 replies since 27/8/2018, 00:00   375 views
  Share  
.
Top