shake it off

aperta a tutti!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +7    
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Neutral
    Posts
    88
    Spolliciometro
    +144

    Status
    Anonymous

    shiloh (jolie-pitt) abbot
    THE WORLD MOVES ON, ANOTHER DAY, ANOTHER DRAMA
    BUT NOT FOR ME, ALL I THINK ABOUT IS KARMA

    Try to untangle the pin era diventato uno dei suoi giochi preferiti in così poco tempo da poterla quasi chiamare una droga – non era sano, ma era più forte di lei. Da quando l’aveva passato ai propri fan erano tutti impazziti per inventarsi le pose e forme più bizzarre, rispondendole alle storie su Instagram. Ora, cos’è questo bellissimo e demente gioco che le era venuto in mente? Come la suco con una, si giocava principalmente su Pinterest e lo scopo era quello di prendere un’immagine dove le posizioni delle persone o della cosa risultavano particolarmente mistike e cercare di dargli una forma. Lo sapeva che aveva poco senso, ma le era utile per quando doveva pinnare qualcosa nelle sue ship e le coppie erano attorcigliate in modo strano, tipo polipo. Era palese che non aveva (quasi) nulla da fare tutto il giorno? Ed ecco perché alla fine l’aveva fatto: il raduno. O meglio, aveva semplicemente organizzato un incontro con i fan della sua fan fiction per leggere tutti insieme gli ultimi tre capitoli. Dopo aver giocato con loro a Saw doveva ammettere di voler conoscere quegli psicopatici (♥). Sperava solo non fossero persone che leggevano anche Killing Stalking, non pensava di poter raggiungere le loro aspettative come scrittrice. Yale si era persino offerto di venire, accennando a qualcosa del tipo baffi finti e occhiali da sole – alla fine gli aveva detto di restare a casa con Davide, poteva cavarsela da sola quella volta. O almeno, ci sperava, era pur sempre il suo primo incontro.
    Se non fosse stata così sicura di sé, avrebbe già iniziato a sudare freddo.
    Voleva che fosse una cosa tipo flash mob (cosa), quindi aveva postato su Instagram la comunicazione solo tre ore prima. No, non era un qualcosa che una persona normale avrebbe fatto, ma tutti la amavano speciale (♥).
    Poggiò le mani sui fianchi mentre osservava dall’altro del suo piedistallo (la cassa) le sedie disposte in ordinate file e dietro di queste un tavolo imbandito di cibo. Aveva persino fatto tutto da sola, lasciando i suoi bodyguards a scrutarla severi – che era la loro espressione solita, quindi niente di nuovo. «gaylord approverebbe, ne sono certa» annuì a se stessa, specchiandosi per un momento sullo schermo del suo cellulare. Gaylord, ed era il suo vero nome, era uno youtuber ai livelli di Jeffree Star nonché uno dei guru di Shiloh. Ora che tutto era sistemato per il grande evento, non le restava che aspettare che aspettare l’arrivo dei suoi ospiti. Era sicura che qualcuno si sarebbe presentato, se non per lei almeno per il cibo.




    writer
    ex hufflepuff
    1994's


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end
     
    .
  2.     +6    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline

    erin therese chipmunks
    We are always running for the thrill of it, thrill of it
    Always pushing up the hill, searching for the thrill of it

    Masticò lenta un boccone, le sonnacchiose palpebre a calare sugli occhi nocciola. «grazie per averci fatto venire a cucinare qua,» con un misurato movimento del collo, spostò una ciocca di capelli castani dagli occhi, una mano impegnata a sorreggere il brownie e l’altra immersa nell’impasto non ancora cotto. «a scuola non si può più» non potè impedire alle labbra di curvarsi verso il basso, trasparente in ogni emozione come un bicchiere d’acqua. Il nuovo anno scolastico, oltre ad essere triste e vuoto quanto il precedente, aveva portato con sé la proibizione dell’erballegra – non sarebbe stato un big deal per Erin Therese Chipmunks, se solo tale ingrediente non fosse stato necessario per i suoi brownies. Cioè, li avevate mai mangiati dei brownies senza droga? Era di base, come la farina e il cacao –semi cit. Non la considerava propriamente una sostanza stupefacente, quanto…un diverso tipo di zucchero? Una camomilla insapore? In ogni caso, i brownie corretti erano la sua specialità, e non poter più affiancare gli elfi domestici nella preparazione di tale delizie, l’aveva devastata quanto scoprire che Farina, in realtà, si chiamasse Cocaine – il bulldog francese di CJ Knowles, sì, lui; Erin l’aveva preso con sé, così come il gatto di Amalie, ed aveva passato le vacanze estive anche con loro. Quella povera anima di Andrew Stilinski non la degnò di un’occhiata, lo sguardo ancora a rimbalzare piatto dall’uno all’altro dei suoi amici.
    Ridacchiò, sentendo i primi languori dell’erballegra scioglierle la lingua e le spalle. «sembra che tu abbia visto un fantasma» e sbuffò ancora una risata acuta e isterica, seguita a ruota da due fattissimi Jess e Nathan. «anzi, due» e trovò la propria battuta ancor più esilarante, oramai piegata su sé stessa con la fronte a sfiorare le ginocchia. Nate e Jess erano, effettivamente, morti - almeno secondo le carte. Divertente, no? No. Stiles aprì la bocca e la richiuse; la somiglianza con Mushu, il pesce rosso Amerin, la fece nuovamente trillare in una risata, soffocata subito dopo da un più marcato broncio: no, quello non era divertente.
    Non lo era mai. Continuò a mescolare l’impasto con una mano sola, allungando il braccio opposto per soffocare spingere nella bocca di Nate la restante parte del suo brownie. Ne prese un altro, gli diede un morso, e ripetè l’operazione con Jessalyn, premendo il dolce fra i denti dell’amica finchè non temette che, fra le risate di lei ed il tortino, potesse morire. Ancora, ne rise.
    Livello fattanza: «vedo i suoni» che, in quel momento come poi, Erin Chipmunks fu convinta di aver solo pensato. Lo sguardo lievemente preoccupato di Stiles pareva raccontare un’altra storia, ma la Chips voleva essere ottimista. In un mondo ideale, Erin aveva pensato di portarne qualcuno a Scott, così da festeggiare la sua sopravvivenza al tirocinio al Ministero; nella pratica, non era certa di avere delle mani: come avrebbe fatto a portare i dolci a suo fratello, se non aveva mani con cui farlo? Ma i serpenti li portavano i biscotti ai loro amici? Anzi, i cereali – tipo i Cheerios, alternativa migliore rispetto a vivi topolini da laboratorio. «forse il riso soffiato» riflettè, sentendosi intelligente come una Corvonero: beh, certo, i Cheerios mica si trovavano in natura ed il riso soffiato invece sì, ovviamente, come potevano portarli ai loro amici? Sempre che avessero rimediato al problema mani, chiaramente. Immersa nei pensieri degni della prima serata di National Geographic, quasi (quasi.) non udì la notifica del proprio telefono; poteva non essere abbastanza lucida da distinguere marmotte da un chupacabra, ma le notifiche di instagram riuscivano a raggiungere gli anfratti nascosti, e non troppo fatti, della sua psiche: lei, Nicky e Behan avevano un concorso da vincere – un giorno con gli Hilton, aka con pENN: ma vi immaginate? Non poteva certo ignorare la possibilità di avere ventiquattro ore con la sua beniamina! Con ancora le dita lorde d’impasto, Erin afferrò il proprio telefono: le era parso il suono di instagram, perché era il suono di instagram. Uau. «uau» e quando riuscì perfino, perfino!, a capire cosa stesse succedendo….
    «MI DISPIACE» mollò l’impasto scattando all’indietro, gli occhi spalancati e le dita ad impiastricciare il grembiule. «DEVO ANDARE» se lo tolse (incespicando.) con eleganza, nel mentre sciogliendo le trecce ai cavalli i capelli bruni legati fino a quel momento in una crocchia alta. Rubò ancora un (paio. Tre? Cinque, okay) brownie, che ficcò in bocca come il piccolo criceto ch’era, e senza alcuna reale spiegazione scattò rapida e furiosa verso la porta. «IL MIO POSTO è LAAAAA» (che con la bocca piena di dolci, suonò più come «gnfj psht lll», ma contava il pensiero). Prima che qualcuno potesse pensare di fermarla, e senza realmente connettere il cervello, Erin si lanciò fuori dal palazzo (scivolando, con classe, dallo corrimano) entrando, quasi direttamente, in una macchina gialla appostata poco fuori. «SEGUA QUELLA MACCHINA»
    Aspetta – cosa?

    «prof guardi,» Erin sorrise al riflesso di fronte a sé, agitando con poca flemma la mano nell’aria. «eravamo già qui» scioccante, assurdoh. «però non possiamo entrare, se loro – cioè, noi – non si spostano» Senza battere ciglio, cosa a cui in un altro momento sarebbe stata davvero grata, Friday De Thirteenth spinse la porta a vetri nella quale le loro figure s’erano specchiate fino ad un istante prima, quasi (quasi) premurandosi che Erin entrasse prima di lei; non la attese sul serio, ma apprezzò che, perlomeno, non le avesse sbattuto la porta in faccia – traguardi. Sorrise allegra ed entusiasta, Erin Chipmunks, gorgogliando risatine eccitate fra diversi uau di circostanza. «UN RADUNO!» bisbigliò, premendo nel mentre tasti a caso sul suo smartphone (a chi stava scrivendo? Speranzosamente a Nicky o Scott; probabilmente ad Amalie o Kieran, ma era ormai abitudine di Erin aggiornarle sulla sua vita malgrado non ci fossero), ancora incapace di credere a quanta, quanta!, fortuna avesse avuto. Avrebbero letto insieme gli ultimi tre capitoli della fan fiction di shilohabbot, e lei (l e i) sarebbe stata presente all’evento in DIRETTA!
    Un sogno.
    «bellissimo»
    Baci stellari.




    hufflepuff - 17 y.o.
    2043: tupp a.j.h.
    rebel spy


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end
     
    .
  3.     +5    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Bolla
    Posts
    1,306
    Spolliciometro
    +524

    Status
    Offline
    Sit back, don't think
    friday de thirteenth
    former gryffindor | 26 y.o.
    obliviator | journalist
    «SEGUA QUELLA MACCHINA!» Aspetta – cosa?
    Friday De Thirteenth, ferma con la sua umile twingo gialla (certo, avrebbe potuto avere qualunque macchina, ma perché girare con una corvette quando poteva sfrecciare per le strade di Londra con una twingo gialla, ed osservare i ragazzini picchiarsi, e doppi!, al suo passaggio? Talvolta girava anche vestita da suora così da moltiplicare per tre i pugni da dare sul braccio dei propri amiki, ma quella era un’altra storia) al semaforo, spinse gli occhiali da sole sulla punta del naso lanciando un’occhiata allo specchio retrovisore.
    Reazione normale: scendi dalla mia macchina, non sono un taxi.
    Friday De Thirteenth, quel giorno bionda perché in incognito: «ALL’AREMBAGGIO» beh? Era fuori dalle mura scolastiche, ed aveva sempre sognato di prendere parte ad un inseguimento. Sarebbe stato più semplice se la ragazzina, sua studentessa per di più? com’era piccolo il mondo, le avesse indicato quale macchina seguire, ma amava il brivido del dubbio. Tanto era in anticipo, no? Era uscita di casa non appena ricevuto l’avviso di Shiloh sul raduno, testarda nel voler essere (l’unica. A costo di asfaltare, e non in maniera figurata, i suoi avversari) la prima giornalista a dare un’anteprima di una delle FF più conosciute sul web; mancavano tre ore all’incontro, aka avevano tempo di catturare qualche malvivente.
    Un’ora dopo, abbandonate le mire da paladine della giustizia (stavano meglio a Wando il Giustiziere della Notte) e con un milkshake a testa (rubato al veicolo precedente) preso al volo al McDrive più vicino, Erin Aguilera e blonde-Friday De Thirteenth (agente super segreto, irriconoscibile.) si resero conto che wo-hoo, il destino seguiva strade davvero mistiche, ed erano ambedue dirette allo stesso posto: ma che meraviglia, pensò l’ingenua Friday. Arriveremo comunque in anticipo!
    A due ore dall’incontro: «siri, portaci all’indirizzo»
    ”Subito”
    A un’ora e mezza, di fronte ad una statua in marmo di un uomo a cavallo di un pony: «siri, indirizzo, non cavallerizzo. Dobbiamo andare dalla abbot»
    ”Ovviamente”
    A un’ora, entrambe ad osservare l’entrata di una scuola di danza: «siri, abbot, non billyelliot. portaci al locale»
    ”Ricalcolo”.
    A mezz’ora, le mani di Friday a coprire gli innocenti occhi di Erin. «SIRI, MA PORCO LINGOTTO non torino, NON QUESTO LOCALE» l’insegna del locale dei 100 ragazzi, al neon e trash come a Las Vegas, brillava ammaliante di fronte a loro, rimembrandole dei tempi in cui, costretta al pene pendulo di Fred fra le gambe, andava a cuccare (cuccare, nel vocabolario di Fred: attendere che qualcuno fosse troppo ubriaco per dar peso alla deformità della sua faccia, raggiungere un livello di profondità basata sulla bellezza interiore) in quel lido.
    ”Eh vbb ma se non specifichi, sks”
    Che sassy bitch.
    Parcheggiò (a caso: funzionava così, per Friday: mollava la macchina in posti totalmente random, possibilmente il più vicino possibile alla meta ambita così che non dovesse muovere troppo le chiappe radunord vero, ed al massimo, beh non tryhard, le portavano via l’auto: poteva comprarsene una cantina, di twingo gialle. So damn wh a t) poco distante dal locale, sorridendo trionfante alla (vecchietta che aveva quasi investito; se la passava comunque meglio del vaso che aveva appena tranciato, quindi SORRIDA, VEKKIA, FINCHè PUÒ, L’ALBA NON è PER TUTTI ALLA SUA Età!) vetrata, una mano allungata alle proprie spalle per battere il cinque alla Aguilera.
    ”Voilà”
    Pure, Siri. La prossima volta, Alexa – i won’t hesitate, b i tch.
    «prof guardi, eravamo già qui. però non possiamo entrare, se loro – cioè, noi – non si spostano»
    …Inarcò un sopracciglio verso la sorridente ragazzina, potendo commentare fra sé solo con un sentito «gen z» , prima di spalancare la porta per entrambe. Microfono? C’era. Taccuino? C’era. Zucchero del Brek? C’era – non si sapeva mai quando potesse servire.
    Sedendosi in prima fila (quale, se le sedie sono in cerchio???? FRAY Può) alzò una mano per attirare l’attenzione della scrittrice in erba. «de thirteenth, giornalista free lance. posso avere l’inedito sulla storia?» Domandare era cortesia, ma l’avrebbe avuto comunque.
    Per Narnia, e per Aslan – peace out.
    They call me a little grown-up
    See, I'm upset because I've always been stuck
     
    .
  4.     +9    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    288
    Spolliciometro
    +428

    Status
    Offline
    bored as hell
    elwyn huxley
    Era stato sufficiente trascorrere pochi minuti su una delle panchine dell’Avis per rimpiangere di aver messo piede in quel parco. Non era un amante della natura, Elwyn Huxley: odiava sporcarsi e dover ricorrere a incantesimi di pulizia con una frequenza tale da allungare la lista dei suoi disturbi ossessivo-compulsivi; odiava vivere in un costante stato di allerta, preoccupato all’idea di veder saltare fuori da un cespuglio una qualsiasi creatura magica e scattare come un gatto con un cetriolo alle spalle una molla; soprattutto, odiava gli insetti, il loro fastidioso ronzio nelle orecchie e la necessità di rinunciare all’uso di una mano solo per agitarla e tenerli a distanza. Non era fatto per una vita all’aria aperta e persino sostare lì gli creava non pochi problemi. Se ne stava seduto, con le gambe accavallate e la schiena poggiata contro le assi in legno, a sorseggiare il caffè che aveva acquistato da un locale poco distante; una posa rilassata, all’apparenza, ma ogni centimetro del suo corpo trasudava disagio. Come se non bastasse, era entrato in modalità paranoia: era convinto che restare lì troppo a lungo – sarebbe stato interessante capire cosa intendesse l’ex-corvonero per troppo a lungo – senza un libro o una rivista da leggere, senza una persona con cui discutere e con lo sguardo a vagare da un passante all’altro, lo avrebbe qualificato automaticamente come un soggetto poco raccomandabile. E, nonostante non gli dispiacesse la prospettiva di essere lasciato in pace, non sopportava l'idea di essere messo sullo stesso piano di un guardone che trascorreva il suo tempo a fissare le coppie presenti o di un maniaco in attesa del momento propizio per colpire. Viveva nel suo mondo di ossessioni più o meno esagerate, elucubrazioni deliranti e convinzioni sbagliate, tanto assurde quanto difficili da intaccare. Avrebbe potuto elencare altre opzioni, da cui nessuno – a parte lui – sarebbe mai stato realmente sfiorato, ma era già piuttosto chiaro quale direzione prendessero i suoi ragionamenti quando si trovava in presenza di altra gente.
    Fu un urlo improvviso a distoglierlo da quei pensieri. Non di paura, non si avvicinava neppure lontanamente ad una richiesta d'aiuto; era un gridolino isterico, acuto e fastidioso, riconducibile a una ragazza a pochi metri di distanza dall’ex-giocatore di Quidditch. Spostò lo sguardo nella sua direzione, incuriosito e allo stesso tempo felice che l’attenzione dei presenti si fosse concentrata su di lei, e la osservò saltellare sul posto, scuotere l’amica al suo fianco e iniziare a comunicare tramite versi che, arrivati a quel punto, Elwyn sentì di poter etichettare come pura euforia. Tuttavia, non ne conosceva ancora il motivo. Cercò di tendere l'orecchio, ignorando i rumori dell'ambiente circostante, e tutto ciò che riuscì a captare furono parole sconnesse, informazioni su un certo raduno in un locale di Londra. Poche per chiunque, irrilevanti per persone con una vita cui dedicarsi, sufficienti per qualcuno, come lui, che non aveva nulla da fare tutto il giorno. A sua discolpa, quello del mercenario non era un mestiere semplice: si guadagnava bene, certo, ma il prezzo da pagare era una vita di sensi di colpa e rimorsi, nel caso in cui si possedesse ancora un'anima; in secondo luogo, non ci si poteva mettere a rapire la gente o rubare oggetti di valore in pieno giorno – non sempre almeno – e questo portava ad avere un’enorme quantità di tempo libero così come fin troppe ore per crogiolarsi in uno stato di totale apatia. Per questo erano state sufficienti quelle mezze frasi per convincere Elwyn a schiodarsi dalla panchina su cui era seduto e andare a scoprire quale fosse il misterioso raduno che aveva sovraeccitato le ragazze. Se fosse stato fortunato, si sarebbe trovato al centro di un evento epico, qualcosa di segreto di cui era venuto a conoscenza per puro caso; nella peggiore delle ipotesi, avrebbe scoperto che le due fangirl avevano localizzato uno degli Hilton ed erano pronte all’assalto – e, considerata l’età, si trattava di un’opzione altamente probabile.
    Bastò superare la porta a vetri, entrare nel locale e registrare l’elevata percentuale femminile, tra i presenti, per sentirsi pervadere dal terrore di essersi sbagliato. Forse, finire all’interno di un gruppo di urlanti ammiratrici della famiglia più famosa del mondo magico, non sarebbe stato poi tanto male in confronto alle teorie che stava elaborando. Si chiese cosa potessero fare tutte quelle donne, insieme, e parlare male degli uomini fu l'unica risposta che gli venne in mente. Poteva trattarsi di una conferenza a favore del gentil sesso ed Elwyn, dopo la sua avventura nelle Holyhead Harpies, era certo di non rientrare nella lista degli ospiti più graditi. Continuò a studiare l’ambiente e finalmente lo vide. Il motivo per cui sarebbe rimasto era lì, davanti ai suoi occhi: una tavola imbandita. Pur di mangiare gratis, avrebbe ascoltato qualunque cosa avrebbero avuto da dire quel giorno. O quasi.
    «Scusami – si avvicinò a una delle ragazze che avevano preso posto tra l’ordinata fila di sedie e tentò di mostrarsi a suo agio in quella circostanza, augurandosi di non dover scoprire, poi, che l'ipotetico dibattito sarebbe ruotato attorno alla miglior marca di assorbenti o a problemi di prurito intimo. A quel punto non avrebbe potuto far altro che trasformarsi e perdersi tra la folla. E si pentì di non averlo già fatto. – tra quanto inizia la…» festa? Setta? Riunione? Gesticolò, come a voler indicare l'ambiente e, per estensione, ciò che si sarebbe svolto di lì a poco, e lasciò la domanda in sospeso. Avrebbe aspettato giusto qualche istante – un breve lasso di tempo durante il quale la donna avrebbe potuto scambiarlo per una persona con un improvviso vuoto di memoria, o con un lessico decisamente limitato, e terminare la frase al suo posto – prima di concludere con discussione – l'unico termine che sembrava poter abbracciare più alternative e risparmiargli una figuraccia – ed evitare di sfociare in un silenzio imbarazzante.


    E ci siamo imbucati anche qui! :perv2:
    La persona con cui parla Elwyn può essere chiunque: Shiloh stessa, Erin, Fray o chi arriverà dopo!
     
    .
  5.     +8    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    169
    Spolliciometro
    +573

    Status
    Offline

    Behan Tryhard
    I came, I saw,
    I made it awkward

    «Mi servirebbe un prompt carino» Era da giorni, ormai, che al ragazzo mancavano idee per una role. Forse era lo stress per il ritorno a scuola, forse l'ansia per il non poter usare il telefono durante tutta la mattina - ed a volte per tutta la giornata, quando non si allontanava da Hogwarts - forse il panico costante dovuto all'incrociare Maple per i corridoi o in sala comune e, puntualmente, l'imbarazzo che ne conseguiva non sapendo se salutarla o evitare per risparmiarsi l'inevitabile figuraccia che avrebbe fatto aprendo bocca. «Mhh... Ivy potrebbe esser andata ad una lezione di danza?» Chissà perché continuava a chieder aiuto a suo fratello: Ivy a lezione di danza, prende una sbandata per l'insegnante. Aka la stessa idea che Meh gli rifilava da mesi e che, alla fine, Beh aveva sfruttato per una role due settimane prima. «...meh» «Che c'è? È un'idea bellissima» Eh vabbè, suo fratello a livello di fantasia era persino peggio di lui. Ed anche di memoria, probabilmente. Ma del resto Beh non poteva neanche prendersela: era lui quello che lo stava distraendo mentre si allenava, preparandosi all'arrivo dei suoi studenti che sarebbe avvenuto da lì ad un'oretta, e ciò significava che al tassorosso rimaneva poco tempo per stare in quella stanza, ed ancor meno per trovare una scusa per fuggire via. Voleva bene a suo fratello, avrebbe sacrificato ad occhi chiusi la sua vita per lui, ma frequentare una delle sue lezioni di danza?? Quello era qualcosa che non sarebbe mai e poi mai riuscito a fare. L'ultima volta che aveva ballato, Behan si era ritrovato in ospedale con un braccio rotto, e avrebbe fatto di tutto per evitare che una situazione simile capitasse di nuovo. «potresti prender spunto da una situazione imbarazzante in cui ti sei ritrovato» ah ah ah, ma da quand'è che Mehan era diventato così simpatico? «sai che ne sono troppe » Sarebbe stato difficile sceglierne una prendendo in analisi un giorno solo: faceva talmente tante figuracce da ricordarne meno della metà. «appunto, hai l'imbarazzo della scelta» Grazie a dio era suo fratello a pronunciare quelle parole, e sapeva bene che, seppur per il gusto di farlo innervosire, lo faceva con amore (♥), altrimenti...altrimenti nulla, era un Behan Tryhard: qualcuno avrebbe potuto persino lanciarlo da una finestra e lui probabilmente avrebbe comunque preferito dire grazie piuttosto che vaffanculo. E questo suo lato del carattere era un serio problema: idolatrava le mean girls, non faceva valere la propria opinione se qualcuno lo contraddiceva, gli mancavano i freaks per i corridoi.
    E vabbè, in realtà degli scomparsi di dicembre gli mancavano un po' tutti. «mh...ti ricordi di quella volta che ho fermato Aidan Gallagher per un selfie?» «non era bj?» «anche, ma quella è stata un'altra volta» Sì, Behan era stato tra uno di quelli ad aver aderito alla challenge lanciata da Jessalyn Goodwin anni prima, per tentar di scoprire il segreto delle sopracciglia del Reynolds #cosa «dico di quando l'avevo scambiato per un modello famoso» E vedendo la faccia perplessa del fratello, gli narrò (di nuovo: era sicuro di averglielo già detto, così come era sicuro del fatto che lui e Nicky ci avessero riso su per giorni) gli eventi: era al suo terzo anno, e non aveva ancora imparato a riconoscere la metà dei volti per i corridoi. Così, ingenuamente, quando aveva visto Aidan vestito come appena sceso da una passerella della fashion week di parigi, aveva dato per scontato che si trattasse di un qualche modello o importante influencer e si era fatto coraggio per avvicinarsi a lui, fermarlo e chiedergli un selfie «mi sono persino proposto per fargli da guida della città, in francese!» L'aveva dato per scontato, il fatto che non fosse del posto.
    Fu un messaggio di Nicky a salvarlo dalle risate del fratello e a donargli una scusa per fuggire prima dell'inizio della lezione. Non appena lo lesse, il ragazzo scattò in piedi: ripose alla rinfusa le sue cose all'interno del suo zaino, per poi scattare verso la porta «SITUAZIONE URGENTE, CIAO, SEMPRE BELLO PASSARE DEL TEMPO CON TE BUONA LEZIONE, CI SENTIAMO DOPO»

    «Uuuuh c'è Erin e...FRAY, NICKY STA ENTRANDO FRAY» Troppe gioie, per una giornata sola. Non era certo che il suo cuore sarebbe stato capace di regger una simile quantità di figaggine in un giorno solo: era andato con la sua migliore amica al raduno organizzato dalla sua guru della scrittura, autrice di fanfiction che lo tenevano notti intere incollato allo schermo del proprio cellulare, e pochi minuti dopo il loro arrivo si erano presentati lì anche la Chipmunks e la sua professoressa preferita. Che poteva chieder di più dalla vita? Si avvicinò all'ingresso per andare a salutare l'amica, e solo una volta arrivatole vicino notò qualcosa di...strano, in lei. Non l'aveva mai vista così. «...Erin, ma sei fatta?» e quando vide un sorriso allargarsi sul volto della mora, si girò verso la Winston «...Nicky, ma è fatta?»
    E NON CE LO DICI?????
    VABBE, era tempo di riportare l'attenzione su Shiloh: del resto, tutti loro erano lì per ascoltare gli ultimi tre capitoli della sua fanfiction. E, soprattutto, per avere l'onore di vederla dal vivo!!1! Per parlare di droga, avrebbero avuto tempo durante il buffet





    2002's - 16 Y.O.
    huffleclumsy
    losers sqwad


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end


    Lucky di Ottobre: Behan Tryhard - dovrà raccontare della volta in cui ha cercato involontariamente di abbordare Aidan credendo fosse un turista
     
    .
  6.     +7    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    319
    Spolliciometro
    +270

    Status
    Offline
    Sometimes pain
    can be pleasure
    Ci sono un sacco di stronzate che si dicono sulle stelle e sui corpi celesti. I centauri pensano che, tenendo gli occhi fissi e puntati verso il cielo, possano essere in grado di prevedere i grandi eventi della storia, in un modo talmente vago che è facilmente interpretabile a convenienza. Un po’ come gli oroscopi quando Venere è nella quinta casa e allora ti accadrà sicuramente qualcosa di brutto, tipo un gatto nero che ti passa davanti o macchiare il tuo paio di jeans preferito. Si dice anche che il destino degli esseri umani sia scritto nel cielo, talmente piccolo e in un’altra galassia che, probabilmente, riguarda una diversa razza di extra terrestri. Magari uno è talmente sfigato che la propria storia sia andata a finire dritta in un buco nero. È facile dare la colpa alle congiunzioni astrali, al movimento dei pianeti, a un Dio lontano, quando, in realtà, è l’uomo stesso ad essere l’anello mancante della sua catena evolutiva. L’uomo è artefice della propria fortuna, punto fermo del suo universo, unico e solo. Può collidere con altri mondi, distruggersi come una meteora, implodere o brillare come una supernova l’attimo prima di illuminare lo spazio con la sua esplosione.
    Lei era il sole del suo cielo e il Lilum il suo firmamento. Tutto ruotava attorno a lei in quell’eliocentrismo su misura che aveva plasmato col tempo. Aveva un ego forte, talmente spiccato da farla brillare di luce propria in una realtà che provava a sopprimere ogni individualismo.
    Era narcisista, egocentrica al punto che doveva sempre lasciare il segno. Che fosse uno sguardo o un pensiero non aveva importanza. Erano sempre i dettagli a fare la differenza, a restare impressi: una scarpa particolare, un paio di occhiali, le trasparenze di un vestito, un anello. Studiava ogni sua mossa in modo quasi maniacale, costruendo l’immagine di se stessa che doveva dare al mondo.
    Non essere al centro dell’attenzione, non avere i riflettori puntati addosso, era qualcosa a cui non era abituata. Si sentiva nuda, vulnerabile, come se dovesse recitare un ruolo che non le appartenesse fino in fondo, come se essere semplicemente Maggie fosse ormai come indossare un vestito troppo stretto.
    Eppure era lì, davanti l’entrata di quel locale a Londra, ponderando o meno l’eventualità di girare i tacchi e andare verso Oxford Street. Restare lì non le costava nulla, anzi. Avrebbe potuto partecipare a quell’evento e studiare le nuove tendenze di mercato, in modo tale che il suo locale mantenesse standard elevati e che potesse continuare a soddisfare i gusti di ognuno. Tuttavia, ciò che le faceva veramente gola, era l’opportunità di captare ogni minima informazione ed eventualmente rivenderla ai ribelli o ai ministeriali, in base a chi fosse in grado di offrirle il prezzo più alto.
    Una volta dentro, la sua attenzione venne catturata dall’individuo più losco e disagiato, nonché l’ultima persona che aspettava di veder lì.
    “Lo spogliatoio delle Holyhead Harpies non ti è bastato e punti ad essere bandito dall’intero Regno Unito?”
    In fondo, era un locale pieno di ragazzine e ogni suo dubbio era più che lecito.

    Margaret "Maggie" Piper | Svetlana
    Former Slytherin
    14.02.96 | 22 Y.O.
    L i l u m


    Inktober. Day 8: Star
     
    .
  7.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Death Eater
    Posts
    383
    Spolliciometro
    +385

    Status
    Anonymous

    sharyn winston
    'Cause you're the last of a dying breed
    You're just the last of the real ones

    quattro mesi prima


    Le sembrava di fluttuare su una nuvola, distante ed estranea a tutto quello che le accadeva attorno. Cercava di respirare ma le sembrava di non riuscirsi, la sua mente come fatta di gelatina – non riusciva a processare quello che le dicevano gli altri, un po’ come una Nicoletta Panico dei poveri. Le avevano scaricato una bomba addosso e neanche aveva avuto il tempo si riprendersi.
    Dopo che Isaac le aveva detto di essere un ribelle, Sharyn aveva preso e se n’era andata. Si era concessa giusto il tempo per infilare qualche scusa qua e là, e dopo avergli detto che si sarebbe presa una pausa, era scappata. Le sembrava di non conoscere la persona in quella stanza, nonostante quegli anni insieme.
    Aveva comunicato a Carter di tenerlo ancora in cella per una buona mezz’ora, giusto in caso avesse un ripensamento e volesse far sapere qualcosa ai pavor. Non importava quanto fosse sconvolta la Winston, non aveva detto nulla a nessuno, non l’avrebbe mai tradito. Ma non poteva far finta di niente o comportarsi come se non importasse.
    Ancora aveva difficoltà a crederci, eppure più ci pensava e più i pezzi incominciavano ad incastrarsi: quando era sparito per settimane, il suo comportamento evasivo. E lei che qualche mese prima era convinta che la stesse tradendo. In un certo senso lo stava facendo.
    Marcus l’avrebbe uccciso.
    E lei l’avrebbe anche aiutato #lunì hihi.
    Dovette aspettare di finire il turno per tornare a casa, e quando finalmente poté raccogliere le sue cose si sentì di nuovo libera di respirare. Pensava di implodere da un momento all’altro chiusa in quella stanza. Aprì la porta senza curarsi più di tanto di un Marcus sul divano, fiondandosi in cucina per nascondersi al suo sguardo interrogatorio. Le faceva più paura della Queen alle volte, ed era tutto dire. «ciao» «dfhkj fiao» rispose distratta, troppo occupata a riempire la bocca di crostata per dargli retta. I dolci erano la sua unica consolazione, ok? Marcus non era altrettanto confortante «dov’è il resto della torta?» quando era uscita di casa quella mattina ne mancava solo metà, mentre ora ne rimaneva un misero pezzo. Sentiva odore di tradimento nell’aria. «marcus……..» si affacciò allo stipite della porta, gli occhi severi fissi sul fratello in attesa della confessione «ammettilo» era inutile che le mentisse, sapeva che era stato lui. E menomale che insisteva sempre su quanto odiasse i dolci, certo come no, Traditore. Fosse stato un giorno come un altro non se la sarebbe presa più di tanto, ma non era un giorno qualsiasi. «shar, sen-» [insert pterodactyl screech here] «BASTA MOLLO TUTTO E VADO IN ZIMBABWE» poteva aver esagerato ad urlare contro il fratello, ma era scoppiata senza potersi fermare. Sentiva le guance bruciare sul volto, il corpo a tremare leggerlemente, e quasi si chiese se fosse normale che il petto rischiasse di implodere; scappò dal salotto prima che l’Howl potesse risponderle, maledicendolo in tutte le lingue quando decise di seguirla «sharyn stai bene?» honestly? ancora qualche urlata e forse l’avrebbe potuto considerare. «no» si fermò nel mezzo del corridoio, il volto ora a fronteggiare quello del fratello – come glielo diceva che Isaac era un ribelle?
    Voleva confessarlo a qualcuno.
    Ma sapeva anche che non ne sarebbe stata capace.
    Era nata troppo buona, per fortuna del Lovecraft.
    «io ed Isaac abb-» «ti ha tradito» la bionda prese un respiro profondo, aspettando forse troppo prima di rispondergli «io lo uccido» «nononono, hai capito male» dovette fare un passo avanti per fermarlo dal marciare verso la sua stanza dei giochi, non si fidava dell’espressione vagamente omicida che aveva assunto «abbiamo avuto un’………incomprensione» «non ne avrai più» quell’affermazione sembrava terribilmente finale, quasi una promessa solenne di omicidio «e ci siamo presi una pausa. Però sto bene, guarda sto sorridendo» curvò le labbra in un sorriso splendente, così ampio da farle male le guance. Alzò persino il pollice in aria per fargli vedere quanto stesse bene, cosa voleva di più? «stavo pensando a una morte dolorosa» Marcus aveva smesso di ascolarla da una decina di minuti ormai, poteva leggere negli occhi chiari tutte le cinquanta sfumature con cui l’avrebbe ucciso. Eh vbb, lei ci aveva provato ciauz isakko.

    Sharyn si eccitava davvero con poco, e una notifica da parte di una delle sue scrittrici preferite era stato l’highlight della sua giornata, se non settimana. Il lavoro non le regalava più gioie da quando sapeva di Isaac, e ogni retata era diventata un’incubo per lei: e se l’avessero catturato? Si rendeva conto che avrebbe dovuto pensare a lui, ma qualche volta non poteva fare a meno di preoccuparsi – erano stati (stavano?) insieme per anni, non poteva cancellarlo dalla sua mente come se nulla fosse. E gli amici, beh, la metà erano morti. Quelli che ancora aveva preferivano farsi le vacanze a Ibiza piuttosto che uscire con lei, quindi non aveva neanche più una grande vita sociale. Le ff e i libri erano la sua unica gioia, un po’ come sarebbe stato per una Sharyn tredicenne. Inutile dire che quando entrò nella grande sala quasi non si sentì male, non poteva credere di essere finalmente arrivata! Aveva davvero pensato di morire nella metro. «chefigochefigo» era il primo, vero sorriso che le sfiorava le labbra da mesi a quella parte, nonostante i tentativi del fratello. Si fece strada nella stanza, intenzionata a puntare subito la tavola imbandierata, quando vide qualcosa – o meglio, qualcuno – che la fece fermare di colpo. «voglio……morire» dovette sbattere gli occhi più volte per assicurarsi che la ragazza (Shiloh) fosse proprio lì – ma perché a lei, che aveva fatto di male. Prima che potesse vederla si infilò tra una fila di sedie a caso fino a raggiungere Nicky, Beh ( ciao ceci ho deciso che sono amici!!) ed Erin. «cia- erin sei fatta?» omg da quando si drogava??? ERA ANCORA TROPPO GIOVANE. Non poteva credere che fosse caduta nel tunnel della droga come tutti gli adolescenti – doveva smettere di spiraling o avrebbe avuto una crisi nervosa. «dov’era il tuo spacciatore quando ne avevo bisogno?» eh, legit.




    ravenclaw - 1998
    deatheater - pavor
    human disaster


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end
     
    .
  8.     +7    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline

    erin therese chipmunks
    We are always running for the thrill of it, thrill of it
    Always pushing up the hill, searching for the thrill of it

    Aprì la bocca e la richiuse più volte, ruminando l’aria come un cammello dalla mandibola slogata. Si sentiva la lingua…gonfia, piena, e l’interno delle guance invaso da un dolce e pigro formicolio. Provò ad umettare il labbro inferiore, ma le parve che la lingua funzionasse di qualche secondo in ritardo rispetto allo stimolo inviato dal cervello, come se le due parti fossero in qualche modo sconnesse. Lo erano? Per sicurezza, portò una mano a sfiorare il collo, facendo poi scivolare le dita verso la nuca.
    Okay, la testa era ancora attaccata. Progressi. Battè le lunghe ciglia scure ritrovandosi a fissare i grandi, bellissimi, occhi scuri di Behan Tryhard, a cui sorrise allegra e liquida. Erin Chipmunks aveva una cotta platonica per tutti i suoi amici, e come una madre con i propri figli li trovava tutti troppo meravigliosi per essere veri. Allungò una mano verso la guancia del Tryhard, poggiando l’altra (sull’aria: mira sbagliata, mission abort) sulla spalla di Nicky, e ad entrambi rivolse un sornione sospiro pregno di amore ed ammirazione. «ve l’ho mai detto quanto - ma quanto! – siete belli?» strinse le dita attorno alla gota imberbe del ragazzo, stropicciandolo come avrebbe fatto con della pasta frolla. «sei così carino e adorabile.» Non che Beh le piacesse come poteva piacere a Maple; ad Erin piaceva come poteva piacere ad «un unicorno» si rese conto di averlo detto ad alta voce, solo perché percepì, seppur con qualche secondo di ritardo, la bocca muoversi. Corrugò le sopracciglia spostando i densi occhi verdi su Nicky, rivolgendo alla Tassorosso un uguale, luminoso, sorriso. «sei una ragazza molto speciale, j-» no, erin. No. Getcha HEAD IN THE GAME. Spostò lo sguardo sugli scaffali alle spalle della ragazza, osservando le coste del libro con più interesse di quanto normalmente avrebbe looro riservato. Una parte di lei non sapeva quale né quanto importante (sì non smetterò mai di citare twilight) si rendeva conto che non poteva chiamarla Jessica, ma...non aveva abbastanza di quel lato (sobrio e sano) di sé per trovare un’alternativa a quella gaffe. L’illuminazione giunse improvvisa: abbandonò la presa su Beh portando la mano al cuore, piegando lievemente il busto in avanti. «julie» e nel buttarsi a terra, dondolò un po’ a destra ed un po’ a sinistra, così come Caleb le aveva insegnato: california, here we come. Fu dalla sua posizione (poco) privilegiata, sdraiata sul pavimento come una balena arenata, che osservò l’arrivo di Sharyn. Per un istante, effimero ma reale, le sembrò che avesse una bocca enorme – come il filtro di snapchat, presente? Inspirò dalle narici e premette una mano sulle labbra soffocando un gridolino.
    Quando battè le palpebre, Sharyn Winston era molto normale. E…stava parlando con lei? «cia- erin sei fatta?» Scosse il capo corrugando le sopracciglia, lanciando occhiate incuriosite a Nicky e Beh. In che senso? «mi ha fatto la mamma» replicò ovvia, e vagamente confusa, non trovando il nesso logico in quel quesito. Insomma, a lei no?? Agli altri no?? Perché in quel caso, doveva rivedere davvero molte delle sue fanfiction. Maledizione, credeva che wikhow e i pop up l’avessero introdotta al mondo degli adulti ed alla riproduzione umana, ma forse si era trattata di una menzogna.
    Di un complotto. «quindi…credo di sì? Sono fatta?» Era una domanda trabocchetto? Non capiva. Forse voleva solo…testarla? Ridacchiò, agitò una mano nell’aria come se finalmente avesse compreso – spoiler: no. «sono fatta ripetè, alzando il tono di voce e continuando a ridere. Ma certo, come aveva potuto non arrivarci prima!!!
    …no? Niente? eppure era convinta che se avesse finto di capire, avrebbe capito davvero.
    Era molto «delusa». Fortuna che aveva una parola magica per uscire da quelle situazioni di profondo disagio. Si raggomitolò a feto e serrò le palpebre, mentre (nel suo cuore.) roteava nell’aria circondata da fiamme e colori arcobaleno: «himchanlee» trasformazione.
    Polvere magika, potere al massimo!




    hufflepuff - 17 y.o.
    2043: tupp a.j.h.
    rebel spy


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end
     
    .
  9.     +5    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Bolla
    Posts
    1,306
    Spolliciometro
    +524

    Status
    Offline
    Sit back, don't think
    friday de thirteenth
    former gryffindor | 26 y.o.
    obliviator | journalist
    «scusami» Poggiò il taccuino sulle ginocchia e sollevò lo sguardo sul ragazzo al proprio fianco, arcuando spontaneamente un ramato sopracciglio. Non era una fan dei clichè, ma neanche Friday De Thirteenth (la GRANDE! MERAVIGLIOSA! UNIKA! PALADINA DEGLI INGIUSTI!) riusciva a liberarsi del tutto di quei preconcetti che rendevano la loro società profondamente sbagliata. Non voleva essere schiava delle concettualizzazioni di massa, ma una parte di se non sapeva quale né quanto importante pt. ii BELLA SWAN TI ODIO NON POSSO NON CITARTI COSA MI HAI FATTO finiva sempre per ricaderci – un po’ come Wile E. Coyote che in cuor suo sapeva che Beep Beep l’avrebbe di nuovo incatenato ad un cactus o intrappolato sotto un incudine, ma continuava a cercare di catturarlo: insomma, la morale della favola era che contava il pensiero. Quindi, puntando un critico occhio attento sul giovane in questione, si trovò in primo luogo stupita, grandi occhi verdi spalancati nella sua direzione, ed in secondo incredibilmente fiera di come tal presenza spaccasse i pregiudizi, i quali esigevano che le ff fossero materiale solo per ragazzini: vai così, shilohabbott, affascina con le tue fanfiction anche i maschi alfa!! E gli Elwyn #simpa #qualealfa no dai skè ti vi bi elwyn «tra quanto inizia la…» Quel silenzio non durò che pochi secondi, ma la De Thirteenth, nella sua mente, li rese infiniti con almeno quindici (15) plausibili conclusioni alla sentenza:
    - La veglia funebre
    - La preghiera ai Grigi
    - La presentazione sui 100 modi per accalappiare un uomo poco sveglio e dal sex appeal di un opossum morto a bordo strada
    - La lezione di salsa
    - La battaglia contro il patriarcato
    - La rinascita di Satana
    - La fine del mondo
    - La corsa dei paguri
    - La celebrazione della Regina
    - La venuta degli alieni
    - La maratona di x files
    - La lezione sugli assorbenti orali interni
    - La spiegazione sulla mera esistenza delle sopracciglia di BJ Reynolds (e un certo Fred….. who dis…..)
    - La rivincita delle bionde
    - La partita di Quidditch.
    La partita di Quidditch. Assottigliò le palpebre studiando più attentamente il profilo del giovane, sentendo la demenza senile il solito prurito al palato di quando aveva qualcosa sulla punta della lingua, ma non riusciva a capire cosa.
    «discussione» Meh. Trasparente come vodka liscia, non riuscì a celare il proprio disappunto per quella banalità, naso lievemente arricciato e sospiro (tipico dei vecchi ai cantieri, esattamente quello) stanco a farle vibrare le spalle. «confido presto, ragazzo mio» fece schioccare impaziente la punta della penna, palpebre assottigliate e sguardo intenso verso il suo interlocutore. Dove l’aveva già visto? L’aveva forse già stalkerato? No, dai, non…credeva Forse… Forse ad Hogwarts? O era troppo giovane. Forse faceva il modello per qualche compagnia telefonica? Era mica quello che parlava con la gallina nello spot dei biscotti??&& No… No, altrimenti dove aveva lasciato Rosita? troppo slavato. «sei un fan?» domandò, reclinando il capo sulla spalla. « Lo spogliatoio delle Holyhead Harpies non ti è bastato e punti ad essere bandito dall’intero Regno Unito?»
    Oh
    Oh my. Spalancò la bocca alzandosi di scatto, la punta della penna puntata contro l’altro mentre Svetlana (Margareth? Come funzionava) procedeva lenta ed elegante nella loro direzione. «HUXLEY» noOoOoOoO come aveva potuto non riconoscerlo prima? Portò una mano alla bocca e spalancò maggiormente i già troppo grandi occhi chiari, indecisa su come…sentirsi in proposito. Non poteva non ammettere che la trovata di Elwyn fosse stata geniale, e gli era empaticamente vicina per quanto riguardava il cambio di sesso (TEAM VAGINA!) ma d’altro canto…non l’avevano espulso dalla sua squadra a caso, ed avrebbe potuto rischiare di portare a fondo anche le Holyhead. Si ricompose con un sospiro profondo, scuotendo debolmente il capo e spettinando i capelli biondi. «non giudico - non giudico» SABRINA, INTERVIENI. Liquidò la faccenda con un cenno della mano, trattenendosi a stento dall’iniziare l’intervista a tappeto che sentiva già prudere sulla punta della lingua. Avrebbe AMATO avere un’intervista esclusiva con il paria del quidditch, ma…non voleva farlo sentire sotto attacco, ecco.
    …Non subito, perlomeno. Prima c’era Shilohabbott. «Friday de thirteenth» allungò cortesemente una mano verso il ragazzo, presentandosi poi alla giovane appena giunta. Già detto che volesse un’intervista anche con lei? No? MA DAI, la nuove proprietaria del Lilum! TUTTI volevano sapere qualcosa sulla sua vita!!! (lei, perlomeno, sicuramente sì). «amanti delle fanfiction?» domandò non curante, osservando ambedue di sottecchi. Cosa? Se stava già mentalmente prendendo appunto per gli articoli su di loro?
    No….che dite. Friday De Thirteenth rispettava la privacy e gli spazi personali…….
    Non era mica una di quelle lì, lei. @sabrina fai qualcosa per me è falzoh
    They call me a little grown-up
    See, I'm upset because I've always been stuck
     
    .
  10.     +6    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    111
    Spolliciometro
    +214

    Status
    Offline
    lunatics and slaves - sin shake sin
    fergie
    salazar
    (yale hilton)
    Hate what they tell you to hate
    Love when they say it's ok
    Still you have nothing to say anyway
    and you don't even know you're a slave
    more
    «yale,» sollevò gli occhi blu verso la porta, ora aperta, della propria stanza. Un sorriso sorse genuino sulle labbra dell’americano, lo sguardo a scivolare sulle curve morbide, e familiari, nascoste sotto infiniti strati di vestiti troppo grandi e informi. «puoi almeno abbassare il volume?» Ferdinanda Salazar, la figlia di Rosario, arcuò ambedue le sopracciglia ed incrociò le braccia sul petto. L’attitudine, c’era da dirlo, era tutta quella di sua madre. Quanto gli era mancata. Rosario dosava al millimetro gli incontri fra Yale ed i suoi due figli, ed onestamente poteva comprenderne il perché: non proprio una bella influenza, l’ex Wampus, o certamente (perlomeno non per Rosario, che lo conosceva ormai da dieci anni) non l’amicizia che si era sempre sognata per i propri pargoli. L’aria di proibito ed il sapere di avere sempre poco tempo a disposizione, aveva reso, come prevedibile, affiatatissimi Newhaven e Fergie, la maggiore dei due Salazar – e Rosy poteva dir quel che le pareva, ma era Fergie ad essere la cattiva compagnia dell’Hilton. «no,» conciso ed educato, l’Hilton spinse sulla radice del naso gli inutili occhiali dalla montatura tartaruga sulla radice del naso, tornando a fissare lo schermo del computer. «sto studiando.» Il sospiro drammatico ed esasperato di Fergie potè quasi sentirlo sulla pelle, denso e morbido come miele, ma il ragazzo non si scompose: aveva una missione. «dicono così ora i giovani? “sto studiando”. Mi amigo, i porno non valgono come studio» il peso improvviso di lei fece ondeggiare il materasso, e con esso un oltraggiato Yale Hilton, il suo computer, e gli appunti. «antropologia sociale» le fece spazio al proprio fianco, indicandole con un cenno del capo il davvero poco fraintendibile spettacolo sul pc. Yale osservò prima i fogli sparpagliati di fronte a sé, e poi nuovamente il video: ma che cazzo.
    Letteralmente.
    Yale Hilton non aveva mai compreso la categoria Porno, pur avendo una famiglia che lavorava nel campo; c’era qualcosa di profondamente sbagliato nelle ricerche del (finto.) eterosessuale medio, qualcosa che gli faceva venir voglia di prendere i nominativi di tutti gli iscritti a pornhub premium per mandarli dal proprio terapista di fiducia. «ma perché» domandò ancora, senza realmente cercare una risposta, assottigliando le palpebre verso l’ennesima pellicola di sesso anale visionata quel giorno. «sono tutti,» scosse il capo, spostò gli occhi su Fergie. «tutti così. non che possa biasimarli» alzò le mani in segno di resa, sorridendo a metà e con un velo d’innocente malizia. «trovo che ci sia qualcosa di disturbante nella vagina,» portò una mano al cuore ignorando l’occhiata torva della Salazar, ammorbidendola con il ghigno Yale a cui non sapeva resistere nessuno. «ma non giustifica …questa fissazione? Praticarlo okay, ha senso, ma vederlo non ti restringe mica il pugno con cui ti - ahia» massaggiò il ventre dove, poco gentilmente, Fergie gli aveva tirato una gomitata nel suo intento di sistemarsi più comodamente – dove con più comodamente intendevo sopra Yale come una fetta di prosciutto su una piadina. Un altro dei motivi per i quali si erano trovati: non conoscevano il significato degli spazi personali, appiccicosi e molesti di natura. «ogni volta che ti sento parlare di sesso, mi ricordo perché sono lesbica» «ma tu non sei lesbica» «con te, sì» Severo, ma non del tutto scorretto: Fergie Salazar, da quando Yale aveva memoria, era dichiaratamente bi, ma i suoi gusti personali andavano invero da qualunque genere di ragazza, al (quasi solo) Harvard Hilton. Corrugò le sopracciglia verso di lei, offeso come la prima volta, e Fergie gli stampò un affettuoso bacio sulla guancia.
    Affettuoso, aka: «meh, questo colore non mi piace» perché provare i rossetti sul polso, quando potevi metterli e spalmarmi sulla faccia della gente? Gli scandali più famosi dell’Hilton vedevano quasi sempre come protagonisti i vari segni di baci presenti sul viso ed il collo lasciati da Fergie, e mai Yale aveva smentito la natura di quei timbri. Dire che fosse un tester vivente, piuttosto che un giovane ed irresistibile Yale-Hilton, avrebbe diminuito notevolmente il suo fascino. «non capisco gli eterosessuali» si soffermò sul titolo del video successivo, il quale sottolineava come fossero presenti makeup tears: ma perché? Cosa potevano trovare di eccitante in una ragazza in lacrime? E perché Cristo erano così diffusi video su matrigne e figliastri? «allora non guardarli» Come la faceva semplice, Fergie. Innanzitutto, l’Hilton guardava i porno con l’interesse che avrebbe riservato ad un documentario di Alberto Angela – cultura, tutta cultura – ed era troppo curioso per rimanere nell’ignoranza; in secondo luogo, per lui erano un passatempo come un altro. Ma soprattutto: «mi servono» sventolò un foglio di fronte agli occhi bruni della ragazza, che lo afferrò cercando di comprendere il verso. «sto facendo le revisioni delle storie che i fan mandano a geipitt, e ci sono…cose che…» schioccò le dita e sbuffò, abbandonando infine la testa sul cuscino. «sfidano la…fisica. Devo capire se siano o meno…possibili» Per la maggior parte delle volte non lo erano, ma capitava che qualche posizione considerata improbabile dall’Hilton, fosse invece canon. Non poteva neanche giocarsi la carta dell’essere un novellino - ma, bisognava ammetterlo, c’erano cose che avrebbe preferito non conoscere. Chiuse il computer con una poco delicata manata, togliendosi gli occhiali per poter massaggiare le palpebre. La leggenda narrava che a furia di farsi pugnette si diventasse ciechi, e pur apparendo un insegnamento medievale, gira che ti rigira nel 2018 aveva finito per essere onesto: non c’erano più i giornaletti di una volta. «e perché lo stai facendo?» Perché non aveva abbastanza hobby. Si strinse nelle spalle, le dita a scivolare per abitudine fra le ciocche corvine della ragazza. Avere un Yale o una Fergie nei paraggi, era un po’ come avere un gatto particolarmente domestico – citazione esatta di chiunque li avesse mai conosciuti. «oggi c’è la presentazione degli ultimi capitoli della ff pubblicata da sciailo, quindi in qualità di fantastico amico e miglior sostenitore, non potendo andare all’incontro cerco di rendermi utile attraverso vie secondarie» Osservò il punto dove fino a poco prima aveva visto penetrazioni a ritmo di turn down for what (giuro, letteralmente: non sarebbe più riuscito a sentire la canzone allo stesso modo), rimpiangendo tutto – ma mai abbastanza da non rifarlo. Okaaay, era stata Shiloh a dirgli di non andare, e okaaay, razionalmente sapeva che la propria presenza (no kritike solo komplimenti) avrebbe distratto i lettori portando l’attenzione su di sé anziché sull’amica, ma che cazzo! Era così ingiusto. Che razza di miglior amico era se non poteva neanche andare a fare il tifo per la sua “ragazza”? «e perchè non puoi andare? Non mi sembra che tu abbia di meglio da fare, chico» Le spiegò brevemente il motivo per il quale non potesse mostrarsi ad eventi simili (riassumibile in: sono troppo bello ed attiro troppo l’attenzione, non giudicarmi), dita incrociate sulla sua testa e sguardo al soffitto. Con un movimento agile quanto quello di un felino, ma non altrettanto delicato, Fergie si rotolò come un’alga sopra di lui piantandogli i gomiti nello sterno, sorridendo poi sorniona e brillante dai pochi centimetri che dividevano i loro volti. «ho un piano»
    […]
    «c’era graffio?» Per tutta l’ora in cui Fergie si era assentata, Yale aveva temuto per la sua vita; il quartiere dove viveva il pozionista non era particolarmente pericoloso, anzi, ed il mago in sé – un certo Cavendish – era un uomo elegante e d’altri tempi (leggasi: un eunuco con i capelli) sempre puntuale e professionale: comprava la Anti Lupo da lui da qualche mese, e non dubitava avesse anche la pozione della quale avevano bisogno quel pomeriggio, ossia la polisucco, ma…Ultimamente, una creatura di Satana era entrata a far parte della sua vita, ed il suo nome era CSABA! No skè ahahha! Graffio. Pareva un gatto normale, perfino più adorabile degli altri, ma quando meno te lo aspettavi, tirava fuori egli artigli degni della Tigre del Bengala (dove con Tigre del Bengala intendo Sandokan: ogni unghia una scimitarra) e rischiava di toglierti un quarto di intestino. «chi è graffio?» Liquidò la faccenda con un cenno della mano, guardandosi intorno per controllare che non ci fossero camera man nei dintorni, e spingendola nel bagno più vicino. «se l’avessi incontrato, lo sapresti. Hai la polisucco?» Lei annuì, un luccichio malvagio negli occhi neri. Yale amava, in maniera del tutto platonica, Ferdinanda Hilton, ma c’erano momenti – come quello – in cui lo terrorizzava.
    Forse la amava proprio per quello. «facciamolo.» e così, chiusi in un bagno come due adolescenti alla loro prima ormonale cotta, Yale Hilton e Fergie Salazar si scambiarono d’identità. I venti centimetri di differenza rendevano il mondo un posto enorme e terrificante, una bassa prospettiva alla quale non era abituato; il reggiseno, o come amava definirla Yale: una gabbia per mammelle, era fuori questione, quindi dovette adattare l’outfit perché quella mancanza fosse elegante e non di cattivo gusto. Quando uscirono dal bagno, chiunque avesse conosciuto un minimo i due avrebbe intuito che qualcosa non quadrava, ma proprio perché li conoscevano, avrebbero potuto biasimare droghe o scommesse: Yale!Fergie indossava un completo firmato e impeccabile rubato dall’armadio di Penn, mentre Fergie!Yale (la Salazar non aveva sentito ragioni) indossava una tuta.
    Una tuta. Yale non indossava tute da quand’era neonato. Scivolarono in cucina dove Rosario stava fingendo di ordinare le spezie nell’armadio, e per la prima volta in vita sua, l’Hilton si rese conto di quanto la sua famiglia fosse alta: osservò Harvard e Prince da un punto di vista del tutto nuovo, la testa reclinata all’indietro; si sentì minuscolo e invisibile, dietro la spessa cortina della chioma inchiostro di Fergie. Quando, spostando lo sguardo su se stesso (dannazione, era proprio bello: come faceva la gente a stargli intorno senza volergli mettere le mani addosso? joke on you non esisteva essere umano al mondo che non volesse farlo, anche se un tondo 20% non in modo tenero o socialmente accettabile), notò gli occhi languidi con i quali Yale guardava Harvard, il sorriso che mai Yale Fuckin Hilton avrebbe rivolto a suo fratello, ebbe un brivido; si schiarì sonoramente la voce, e con non curanza tirò una gomitata al fianco di Fergie!Newhaven. Cristo, perché non aveva specificato che non potesse flirtare con altri, chiunque, quando indossava la sua maledetta pelle? Cominciava ad avere un po’ paura, Yale, ed a notare il fine lavoro di arguzia della Salazar per quello scambio di ruoli: non era lui, il vincitore.
    Dannazione. «no» asserì semplicemente, scuotendo il capo per far scivolare la chioma dietro le spalle. Yale sospirò e sporse il labbro all’infuori, comprendendo al volo la portata ed il significato di quel categorico no: «neanche i cameraman?» bisbigliò; non ricevendo risposta, iniziò la lista di persone con i quali, oramai sapeva, l’avrebbe messo in imbarazzo – una lista che includeva la sua guardia del corpo, il suo autista, ROSARIO («ti taglio i capelli mentre dormi.»), Penn («non con la mia faccia», zia Brownie («ma non c’è neanche??????»), i giardinieri, la ragazza che si occupava delle pulizie, e l’edicolante nella strada adiacente.
    Ripeto: tristemente, la amava anche per quello. Yale!Fergie guardò l’ora, soffiò l’aria fra i denti.
    Okay. Strategia.
    «yale, non dovevi andare a dar da mangiare a marsupilami?»
    «nah»
    «mi avevi detto di sì»
    «ho cambiato idea»
    Bestia. «rimarrò un po’ con la famiggghia» Meh. Si appuntò di mandare un messaggio al suo elfo domestico! ad Harvard con scritto di legarlo e lanciarlo in cantina fino al suo ritorno. «oookay. Esco, ciao ma’» schioccò un bacio sulla guancia di Rosario, e dalle ingiurie bisbigliate in spagnolo dedusse che la donna fosse a conoscenza dello scambio: bene, forse avrebbe impedito a sua figlia di fare cazzate.
    Forse.

    Erano anni che Yale non camminava indisturbato per le vie di Londra – i paparazzi, gli ammiratori, i vari body guard a seguirlo come un menomato. – e avrebbe mentito se avesse detto che non gli fosse mancato quel fiato di libertà. Tendeva ad ignorare chiunque abbastanza da convincersi di essere solo, ma non era la stessa cosa. Sorrideva ai passanti beandosi del fatto che non gli chiedessero autografi o foto, rivolgeva occhiolini a uomini, donne, e vecchiette ai cantieri senza preoccuparsi che il giorno dopo la stampa gli affibbiasse una nuova fiamma. Non si era mai realmente reso conto di quanto si sentisse in gabbia, fino a quel momento – quando respirare divenne più facile, più piacevole.
    Scivolò nel locale dove jpitt avrebbe tenuto la presentazione, e nessuno scattò in piedi gridando il suo nome. Gradevole, senza dubbio, ma anche un po’ deludente – amava i suoi ammiratori, Yale; voleva solo un po’ di privacy, ma essere così invisibili era un duro colpo per il suo infinito ego. Decise di vivere quello scambio come un gioco di ruolo, ed immedesimandosi nella giovane donna che indossava quel giorno, Yale Hilton rivolse un bollente sorriso denso di aspettativa e malizia al pubblico già presente. «hola» voce leggermente roca, palpebre assottigliate. Fece un occhiolino a Shiloh, ma difficile dire se ella avesse compreso o meno che non fosse Fergie, dato che la Salazar coglieva ogni (sporadica, fortunatamente) occasione per soffiargli la ragazza. Si sedette ed incrociò le gambe, sistemando pieghe inesistenti negli eleganti pantaloni neri, e rivolse un cenno di saluto all’individuo seduto al proprio fianco. «mi sono perso qualcosa?» Yale, Cristo Santo. You had one job. «persa» sorrise, lasciando che le adorabili labbra scarlatte di Fergie cancellassero il refuso linguistico. «sono giapponese l’inglese es muy difficile» Fortuna che poteva giocarsi la carta clandestino.
    when
    what
    10.09.2018
    black sheep
    blood
    school
    halfblood
    wampus
    age
    about
    02.04.1995
    werewolf
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    parla con qualcuno a caso, vuoi essere tu?
     
    .
  11.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +560

    Status
    Anonymous
    Sinclair si reputava abbastanza cresciuto da non leggere più fan fiction, preferendo la letteratura classica a una storia su un Harry Styles bad boy. Se era aggiornato su quel mondo oscuro era grazie a Murphy, che ogni tanto lo costringeva a leggergliele come favola della buonanotte; doveva dire che dopo esse capitato su un passaggio hot, aveva avuto paura a prendere di nuovo in mano il cellulare. Quel giorno si trovava all’evento di shilohabbot69 solo perché sapeva che Muori non gliel’avrebbe perdonato se non fosse andato a sentire il finale della fan fiction. E conoscendo la figlia, come minimo si sarebbe aspettata anche un video. Sinclair, nonostante i mesi d’assenza della Skywalker, ancora sperava che un giorno si presentasse alla sua porta ancora una volta, tanto che si stava persino trattenendo dal fare Pomelo arrosto. «guarda murphy, sono il più vecchio qui» girò la telecamera sul suo viso afflitto, mentre faceva scivolare lo sguardo sulle facce fresche e vispi dei presenti «spero che non mi chiedano references sul viagra» anche perché non ne aveva ancora bisogno, e di certo preferiva evitare di ascoltare discorsi del genere ai cantieri. «ok ho visto anche i chips, ma penso che erin sia fatta?» corrugò le sopracciglia cercando di scorgere meglio la sua espressione, e per quanto sembrasse entusiasta della vita di solito, quella volta era proprio strafatta. «c’è la giornalista dei milkshakes!!» erano suoi grandi fans, tanto che non si perdevano nemmeno un articolo della de 13th – si vedeva che erano una famiglia molto impegnata e sana «friday de thirteenth? Sono un suo grandissimo ammiratore, io e mia figlia amiamo i suoi articoli» continuò a sorridere come un ebete, pensando per un momento se fosse opportuno inchinarsi come i cinesi. Alla fine optò per stringerle la mano, ovviamente mentre stava filmando il tutto per i posteri – era un incontro importante tanto quanto quello tra Kim Min Yu e l’altro tipo della Corea. Se avesse avuto meno dignità le avrebbe chiesto un autografo sul beanie (usato per confondersi con i giovani), dato che le tette erano proprietà di Belladonna. O almeno così gli piaceva credere. Chissà se l’Hansen aveva davvero kinks strani o Milton sta solo uccidendo lentamente il cervello di Elisa – possibile la seconda «comunque aspettiamo il suo prossimo articolo, tifiamo per lei!» che caso umano sollevò velocemente la mano per salutarla, scomparendo poi (non senza inciampare) tra una file di sedie; non molestarla più di tanto, già si sentiva inadeguato ad essere lì.
    Si piazzò in una delle prima sedie libere che trovò, stando attento a non sedersi affianco a qualcuno di troppo giovane: i vecchi facevano risaltare la sua pelle «mi sono perso qualcosa?» sobbalzò sul posto, il telefono a scivolargli di mano e a cadergli per terra – ecco se lo sentiva che sarebbe morto d’infarto quel giorno «persa. sono giapponese l’inglese es muy difficile» si spalmò per terra per recuperare il cellulare, il capo rivolto distratto verso la ragazza vicino a lui – era straniera? Magari aveva volato da lontano fino a Londra per incontrare la scrittrice, omg era così debole per quelle storie strappalacrime !!1!! Chissà quanto poteva fare il molesto e chiederglielo «mmmhh oui oui baguette, non penso sia ancora iniziato niente» si tirò finalmente su, porgendo poi la mano alla ragazza «comunque sono Sinclair, e ti direi di provare il cibo là in fondo – ho trovato queste, spero siano commestibili??» ammetteva di provare una certa paura, ma per puro gusto di provare un bridivido si mise una patatina in bocca, il gusto di formaggio ad avvolgergli la bocca – uh, ma allora non erano tossiche k pkkato «mi sento a disagio in mezzo a tutti questi giovani» neanche si rese conto di averlo detto ad alta voce, lo sguardo perplesso e confuso ad abbassarsi sul pacchetto di Goldlocks, ma che cazzo? L’avevano drogato, lo sapeva.
    10.09 - london

    1989 - former doctor - rebel - psychowizard

    sinclair
    hansen
    Mojito sur la playa
    Police a papaya

     
    .
  12.     +4    
     
    .
    Avatar

    👽✨ FEMALIEN

    Group
    Death Eater
    Posts
    284
    Spolliciometro
    +784

    Status
    Offline

    d.d. nicky winston
    unfollow me if u dont believe in aliens
    i dont need that kind of drama in my life

    «Vorrei-» «No.» «Ma-» «No.» «Solo-» «No.» «Neanche se-» «No.» «E-» «No.» «Non sai neanche cosa devo chiederti!» «Vuoi sapere se puoi prendere la moto per andare al raduno. No, non puoi» Nicky non rispose subito, tuttavia il suo sguardo sfuggì quello di Mitchell, mentre le guance iniziavano a imporporarsi. «...nnnno, era un'altra cosa» «Che cosa?» Dannazione. Il tono non era stato sgarbato, anzi (Mitch aveva la dannata capacità di essere sempre gentile e carino; una volta l'aveva visto sgridare un tipo offrendogli dei biscotti; agghiacciante), ma Nicky poteva fiutare il sarcasmo nascosto sotto la sua cortesia; a volte era convinta che il fratello potesse davvero leggergli nella testa. «...scemelfiuchimchanlee» borbottò con un filo di voce e nonchalanche «Non ho capito bene» «loscvolepossoguidarelamoto» «Nicky» «OK. Possoguidarelamotofinoalraduno?» disse tutto d'un fiato. Esasperato (in modo divertito, non scocciato; mai scocciato)0, Mitchell aprì le braccia «Ti ho appena detto di no?» «Lo stai chiedendo a me?» «Nicky«VA BENE va bene. Ma renditi conto che tu mi hai detto che non posso prendere la moto, non che non posso guidarla. Quindi se qualcun altro la prende ma io la guido-...» «No» «UFFA OK, hai vinto tu» Nicky agitò le mani in aria «I tried. Niente moto» di nuovo, abbassò il tono di voce «per ora» «eh?» «NIENTE, VADO IN CAMERA A PREPARARMI CIAO»
    Era davvero un'ingiustizia - e fece notare il proprio disappunto sbattendo rumorosamente le ciabatte a forma di unicorno sul pavimento mentre si dirigeva nel proprio regno (ovviamente senza fare un minimo del rumore drammatico sperato; stupide ciabatte di peluches morbidose, calde e comodissime). Uno vinceva alla lotteria una moto e NoN pOtEvA NeAnCHe GuIDArLA??? Quanto poteva essere difficile, poi?? non poteva essere tanto peggio che giocarci alla play, c'erano dodicenni babbani che ci andavano! Non era forse più intelligente di un dodicenne babbano? No Sì! Sbuffò buttandosi sul letto, il pc lasciato aperto sul cuscino.
    "Mitch ha detto ancora di no!!! #rude" digidò velocemente inviando il messaggio sulla chat losers. («MIIIITCH!!!!! MA MI CI ACCOMPAGNI QUINDI, VERO???» «SI'!» «GRAZIE BRO SEI IL MIGLIORE TVB!»)
    "Passiamo noi se a qualcuno serve
    fra un paio d'ore direi che basterà, no???? non voglio arrivare tardi ma neanche troppo pesto
    *preso
    *PRESTO
    Vado a finire il post nel frattempo, a più tardi! ♥"

    Si stiracchiò le dita (???) e cambiò schermata, aprendo il gdr e cercando le ruolate a cui ancora doveva rispondere.
    ... ... ... dannazione. Non si sentiva per niente ispirata? Aveva una ventina di role aperte, e nessuna voglia di scrivere - come ormai le capitava da un paio di giorni. Avrebbe dovuto lottare il blocco scrivendo comunque, chiedendo in chat pubblica qualche idea o prompt random (era sicura Beh - l'unica persona a conoscenza dell'identità dei suoi pg e di ogni loro segreto - sarebbe stato più che felice di dar loro da fare qualcosa di stupido insieme ai propri bimbi) ma... meh. Era così emozionata per l'incontro con Shiloh Abbott, e sapeva si sarebbe stupidamente messa a scrivere solo di quello. "Oh dai, posso sempre scrivere al mio rientro" e alla fine, sentendosi vagamente TRIGGERED come papà andò sul sito di fanfiction per rileggere qualche vecchia perla e fare un ripasso della ff di Shiloh... o almeno questo era il piano, e questo era quello che avrebbe fatto se non fosse incappata in qualcos'altro, qualcosa di terribilmente peggiore - o migliore???
    «Non. Ci. Credo.»
    consentacle. Esisteva... esisteva il tag consentacle, per le tentacle porn consenzienti. Nicky non era certa di potercela fare o di poterci credere... e quindi sì. Lo fece. Le lesse. Tante, tantissime ff su alieni (si sentiva leggermente violata, doveva ammetterlo), qualche Eddie/Venom, persino - santo cielo, persino fanfiction ot3 di voltron (che, per suo modestissimo parere, non era neanche particolarmente consenziente ma DETTAGLI)! «Mi stavo perdendo un mondo» mormorò sprofondando sempre di più nel dark web, scoprendo per di più che consentacle era pure un gioco da tavolo! Lo voleva!!! (prima di scoprire che era ovviamente a sfondo sessuale ma vabbè)
    Inevitabilmente, finì in luoghi oscuri di Wat?Pad. Chissà perchè la gente era così affascinata dai polpi, dalle tartarughe nelle parti intime o altri generi di animali da furry. Qual era la regola? Cosa rendeva un animale sexy e un altro no? Le balene, erano sexy le balene? Secondo alcuni sì, con quello spruzzo sensual. E i galli invece? Ok, a quanto pare a qualcuno arrapavano perchè maschi alfa. Ew... ma allo stesso tempo affascinante?
    "Chissà se esistono anche... porno visivi. Per chi non legge ff, no?"
    E questa è la maxistoria di come laaa mia vita cambiata capovolta sottosopra sia finita Nicky restò traumatizzata a vita .

    «fuck an octopus but do it responsibly: consentacle️» (c) cit
    «Cosa»
    «Cosa» Nicky alzò di scattò la testa, uscendo dallo stato di trance. Tutti quei tentacoli... «Ah. Niente» Cavoli, avrebbe dovuto scriverlo subito sulla chat di gruppo. Quanto poteva resistere senza dire al ragazzo del proprio viaggio onirico nel regno dei porno? «Ho solo visto qualche porno. Tentacle porn. Se è consenziente, si chiama consentacle️. Consenziente è meglio, ricorda» ok, a quanto pare poco «Ed è sempre bene usare un preservativo... O otto. VABBE', DICEVAMO?»
    L'arrivo di una strafattissima Erin in compagnia della De13th salvò la situazione, e Nicky si buttò a capofitto nella situazione cercando di scacciare dalla testa un simpatico polpo con profilattici colorati in ogni suo tentacolo (anche uno in testa, nel dubbio, tipo cappellino di natale). Erin era chiaramente fatta come un cocco (ovviamente Nicky riconosceva un drogato quando ne vedeva uno: aveva vissuto non con uno ma con DUE barrow), ma almeno sembrava felice ?? Peccato non avrebbe capito niente del finale della fanfiction; Nicky, sempre pronta, preparò il cellulare per registrare tutto e farglielo sentire un paio di ore dopo, quando sarebbe stato ancora inedito «SELFIE!» (non il pg) A TRADIMENTO!!! Foto ricordo del momento, così Erin avrebbe avuto almeno qualcosa per dire "io c'ero!!" se non si fosse ricordata la giornata (o l'avesse ricordata con più arcobaleni). «Beh, te la passo, così puoi metterla su instagram e far vedere che sei a eventi con gente famosa!!!» ok, non tutti si sarebbero emozionati per la lettura di una ff ma WHATEVER «Lì dietro come photobomber si vede anche shiloh!!!» Shiloh era davvero così carina. Brava, talentuosa, simpatica, e pure bella; chissà come dovevano essere fieri di lei i suoi genitori (tanto ♥), doveva aver preso tutto da loro!!11 #egoar(c)i ihihih
    Nicky restò a osservare la foto sullo schermo del cellulare, un sorrisone mentre guardava la scrittrice che, da sempre, le era parso un volto familiare e piacevole da guardare. Chissà se prima che arrivasse troppa gente poteva andare da lei e farsi firmare il diario...
    «himchanlee» rialzò lo sguardo verso la Chips «Himchanlee!» così, sulla fiducia. Si girò verso Sharyn; senza isaac. era così difficile guardarla e pensare che ormai era solo metà di un'otp; come funzionava la vita post ship? Le mancava isaac? Avevano fatto bene a mollarsi, perchè la vera anima gemella era dietro l'angolo?? Oppure sarebbero tornati insieme dopo una struggente separazione, più forti che mai? Magari si sarebbero riappacificati su un campo di battaglia (quale) !! such romantic, very beautiful «Chissà se esistono consentacle️ su di voi» disse allegramente sovrappensiero. "...cosa." «E' un piatto cinese!!» cosa?? «KONNICHIWA! RAMEN DI SOIA, PICCOLO INVOLTINO PRIMAVERA!!» ???????




    2002's - 16 Y.O.
    hufflemuffin
    losers sqwad


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end



    vabbè sono le 3 di notte, non so che post mi aspettassi di scrivere
    EEEEE non mi vale per il censimento ma mi andava CIAO (e +1🍬 per il prompt whale +1🍬 per il prompt chicken)

    a casa skst parla con mitch, al raduno è nel gruppetto di beh, erin e sharyn ♥ ovviamente chiunque voglia aggungersi è ben accetto #wat
     
    .
  13.     +5    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Wizard
    Posts
    778
    Spolliciometro
    +912

    Status
    Offline
    arabells lies dallaire // sorry, not my problem
    Avrebbe potuto sedersi come i comuni mortali, Arabells Dallaire, ma se l’avesse fatto non sarebbe stata Arabells Dallaire. Ignorò con classe ciascuno dei presenti, senza sprecarsi ad alzare il viso quando la porta del locale veniva aperta – piuttosto certa di non conoscerli e, senza offesa, probabilmente non essere interessata a farlo. Per quanto nella sua vita avesse letto fanfiction (chi non l’aveva fatto? Siamo seri) non erano una delle sue priorità, né rientravano nella top ten dei suoi passatempi preferiti; Bells era più il genere di ragazza che avrebbe speso ore ed ore a guardare documentari, piuttosto che leggere storie scritte da coetanei e poco più – e no, neanche sempre perché interessata all’argomento: era della convinzione che conoscere fosse la base per criticare, e se c’era una cosa che la Dallaire amava quasi quanto il Quidditch, erano le critiche. Costruttive, fosse chiaro, e quasi mai direttamente a opere artistiche; si impuntava di conoscere la politica o il funzionamento basico degli esseri umani così da apporre dei fatti alle lamentele nutrite verso i primi od i secondi, suonando concreta ed inoppugnabile. Per una ragazza che odiava fallire o perdere, era il minimo conoscere quel che si andava distruggendo; non permetteva a ciò cui era contraria di rinascere dalle proprie ceneri come una fenice, spargendo le polveri nel Tamigi finché quelle stesse polveri non rimpiangevano di essere finite sulla sua strada.
    Insomma, passatempi sani per adolescenti normali.
    Con i piedi sulla seduta e le chiappe sullo schienale, la ex Corvonero aveva scelto una posizione strategica che le permettesse di allungare una mano verso il cibo senza doversi alzare; sedeva con i gomiti premuti sulle ginocchia, il telefono stretto fra le mani e le dita a tappettare veloci sulla tastiera; non risparmiò basse imprecazioni in francese, maledicendo lo stupido correttore del cellulare che, perdonando il francesismo, non capiva un cazzo. Non avrebbe avuto quel problema se la sera prima fosse rimasta a casa con il suo computer, ma quando l’alcool chiamava, raramente la Dallaire sapeva dire di no: ed ecco perché quel pomeriggio, concentrato sguardo allo schermo, stava rispondendo ad una role in scadenza sul Frat. Maledizione. Procrastinava così, così tanto da finire sempre per rispondere all’ultimo – e dire che, nella vita di tutti i giorni, era una ragazza estremamente puntuale ed ordinata. Il tempo tendeva semplicemente a passare in modo….diverso, quando rimandava la scrittura; le pareva sempre di aver postposto il giorno prima, ed invece allo scadere del tempo si rendeva conto di aver iniziato a postporre un mese prima. Ci teneva, a quello stupido gdr; era una maledetta questione di principio, e non era mai (né mai sarebbe.) successo che la Dallaire venisse meno ai propri impegni. Senza contare che lì, almeno lì, aveva dello stra maledetto controllo, roba del quale nel suo 2018 peccava a gran vista: nella realtà andava tutto in merda, ed Arabells Dallaire non aveva la più pallida idea di come fermarlo, o di quando tutto avesse avuto inizio. A quel punto, avrebbe quasi ringraziato il cielo se il suo unico problema fossero stati Arci, Amalie, Jay e Joseph (nonché gran parte delle persone che conosceva in generale, fra cui la sorella del suo miglior amico) a spasso nel tempo, per i quali era certa che un modo, un maledetto modo per riportarli a casa l’avrebbe trovato; era Vasilov, il suo problema; era l’alter ego di Dragomir, Van Lidova, e quel burattino di Lamovsky in Francia; erano i mezzosangue e gli special privati della possibilità di lavorare, le torture, gli interrogatori. Era - «putain sollevò la testa lasciando che i corti capelli bruni scivolassero attorno al viso, guardando per la prima volta gli ospiti all’interno della stanza (e stupendosi di conoscerli quasi tutt- ehi, ma quello era HUXLEY? Rimase a fissarlo una manciata di secondi, bocca dischiusa e pensieri momentaneamente fuori uso, prima di scuotere il capo e tornare alla vera questione). «scusate» attirò l’attenzione generale sventolando la mano, un debole sorriso tirato a fior di labbra. «come si chiama l’attrezzo che si usa per prendere i gamberetti dalla ciotola?» se il suo telefono fosse riuscito a reggere contemporaneamente FRAT e google, non avrebbe dovuto arrendersi a domandarlo – ma tant’era. «quella specie di…» umettò le labbra, si strinse nelle spalle mimando con la mano destra il gesto di raccogliere i gamberi. «…cazzuola?» arricciò il naso ed ampliò il sorriso. Se nessuno le fosse venuto in soccorso, ci avrebbe messo poco a scrivere cazzuola per gamberi (tanto il suo personaggio era stupido; una vera fortuna che nella sua vita avesse avuto diversi esempi da cui trarre reference), ma preferiva tenersi ancora il beneficio del dubbio.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    You could see me
    you can't squeeze me
    I ain't easy I ain't sleazy
    I got reasons why I tease 'em
    Boys just come and go like seasons
    fergalicious - fergie ft will.i.am
    quidditch
    17.04.2000
    ravenclaw
     
    .
  14.     +4    
     
    .
    Avatar

    lost in the echo

    Group
    Death Eater
    Posts
    631
    Spolliciometro
    +594

    Status
    Offline
    Umettò le labbra, le dita alzate a premere con maggior fervore il cappello sulla testa per evitare di essere riconosciuta. Lydia Hadaway, per quanto volesse bene a Nathaniel Henderson, non era adatta al lavoro sotto copertura - eppure eccola lì, ad un passo dal luogo dove Shiloh Abbot avrebbe tenuto la sua presentazione finale con indosso enormi occhiali da sole neri ed un capello dove aveva raccolto i lunghi, e decisamente non inosservati, capelli ramati. Proprio perché voleva bene a Nate. Lo osservò di sottecchi, sospirando piano e scuotendo il capo in un mezzo sorriso vagamente isterico. Fra sé, poteva ammettere che la Missione fosse divertente; ad alta voce, non avrebbe mai concesso quella vittoria al suo capo: l’Henderson era il genere d’uomo che da un dito si prendeva la mano, e per quanto Lydia lo amasse anche per quello, preferiva continuasse a credere che per lei fosse un immenso, sofferente, sacrificio. Inoltre, che se lo dicessero o meno (o meno, di solito: la Hadaway si sentiva a disagio nelle conversazioni a cuore aperto, uno dei motivi per i quali andava così d’accordo con l’esageratamente cinico senso dell’umorismo dell’altro.), sapevano entrambi il vero motivo per cui Lydia si trovava lì, con una giacca troppo grande a penderle sulle spalle e labbra dipinte di innocuo rosa pastello: Nate. La Hadaway si rifiutava di confermarlo onde evitare all’ego di Nathaniel di gonfiarsi come un palloncino al luna park, ma per quanto evitassero la questione (Lydia) o ci scherzassero sopra (Nate) era palese quanto ovvio. Dubitava ci fosse un posto nel mondo in cui non sarebbe andata, se l’altro glielo avesse domandato; era stata la prima persona ad avere fiducia in lei, a darle una possibilità. Nathaniel le aveva dato un’identità ed un amico, il tutto senza scomporsi minimamente – come se per lui fosse stato ovvio, normale. Non lo era. Quello in cui vivevano non era un mondo di Nate - di eccentrici, stravaganti, maghi con la passione per le parole e la diplomazia. Non era un passato, un presente od un futuro dove le Hadaway del mondo potessero trovare terreno fertile per nascere e crescere; ne facevano uno su un milione, di Nathaniel Keenan (Lowell) Henderson.
    E lei era incredibilmente fiera di poterlo chiamare suo amico. Aveva aiutato i ragazzi in difficoltà con il proprio potere; aveva avuto modo di riconoscere Jay, di trovare la stabilità necessaria per poter decidere di prendere un appartamento a Londra. In modo consequenziale, le aveva permesso di conoscere Shot – e Murphy, e Sin. Le aveva dato quel tanto di sé che le era bastato per non chiudere la porta in faccia ad Arci augurandogli una vita migliore, e Dio, era stata la scelta più felice della sua vita. Anni dopo essersi svegliata senza nome, senza nessuno, Lydia Hadaway aveva una famiglia; non aveva un passato, ma aveva un futuro.
    Tutto grazie a quel pigro, bizzarro ragazzone che l’aveva assunta malgrado non avesse né curriculum né referenze, e che come unica imposizione aveva richiesto imparasse a memoria tutte le tipologie di tè.
    Una delle poche persone che le fosse rimasta. In cuor suo - in cuor suo - sapeva che, un giorno, li avrebbe riavuti tutti; che Arci, Jay, Murphy e Shot sarebbero tornati a casa. Lo sapeva, dannazione!, ma c’erano momenti in cui era…era semplicemente troppo difficile, capite? Saperlo non rendeva più semplice non averli in quel momento, non avere la più pallida idea di cosa stessero facendo o come stessero; saperlo non glieli rendeva, e le mancavano come ossigeno od acqua ogni maledetto secondo. Ogni giorno si svegliava spingendo la speranza a tirare avanti un altro giorno, stiracchiando filamenti di fede per coprire quelle settimane, mesi di assenza con un “torneranno domani” a cui si costringeva a credere, perché l’alternativa non era concepibile o ammissibile. Dondolò sui talloni sistemando per la centesima volta il cappello, così che non lasciasse sfuggire ciocche biondo fragola a tradimento. «lo stiamo facendo davvero?» domandò in un sussurro, chinandosi appena verso l’altro.
    Lo stavano facendo davvero. Attraverso le vetrate, osservò le persone già presenti, soffocando sul nascere un irragionevole principio d’ansia. Nel notare un…copricapo decisamente conosciuto, corrugò le sopracciglia tirando la manica dell’Henderson: «ma quello è…sin?» E…la chioma bionda era Sharyn? Mission abort – MISSION ABORT. Spalancò gli occhi nascosti dietro le lenti, drizzò la schiena e costrinse un respiro a gonfiare il petto. «abbiamo -» non ci poteva ….credere, che lo stava per dire davvero. Ad alta voce. Ed intendendolo sul serio. Inspirò dalle narici e rivolse una breve pregiera a Munin. «- abbiamo una storia di copertura?» si arrese, afflosciando le spalle e spingendo gli occhiali sulla punta del naso, ancora non del tutto convinta di voler andare fino in fondo.
    Anzi, sapeva per certo di non volerlo fare.
    Come sapeva che l’avrebbe fatto comunque.
    when
    what
    lydia h.
    (annie baudelaire)
    All around me are familiar faces
    Worn out places, worn out faces
    Bright and early for their daily races
    Going nowhere, going nowhere
    more
    10.09.2018
    always tired
    blood
    school
    pureblood
    beauxbatons
    b-day
    job
    10.10.1996
    HISTORIOGRAPHER
    mad world - gary jules
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
     
    .
  15.     +7    
     
    .
    Avatar

    "what are you, twelve?"
    yeah on a scale of one to ten BYE

    Group
    Professor
    Posts
    1,468
    Spolliciometro
    +1,286

    Status
    Offline
    Ci sono cose, nella vita di un uomo, che non si possono saltare; occasioni più uniche che rare che vanno afferrate e colte, prendi e porta a casa. La proposta per un lavoro a tempo indeterminato, un biglietto aereo gratis, un drink offerto al bar da uno sconosciuto carino, una lettura collettiva della ff più seguita degli ultimi cinque anni con la scrittrice Shiloh Abbott.
    Vedete, non era qualcosa che Nate poteva permettersi di perdere, poichè si trattava di una di quelle situazioni da una volta nella vita (o "una volta all'anno") e lui viveva secondo la filosofia YOLO (acronimo e Barrow che fosse), ma allo stesso tempo il professor Henderson, per quanto non si vergognasse delle proprie passioni, non poteva farsi vedere a quell'incontro; non perchè avesse una dignità - come probabilmente Lydia credeva - ma solo perchè per essere lì quel lunedì dieci settembre, e non al castello a fare lezione al posto di chicchessia, si era dato malato; per altro, l'aveva fatto circaaaaa un'ora prima, mettendo nei casini Mitchell come vicepreside nel trovare un sostituto (scusa Mitchell) e facendo probabilmente incazzare non poco lo sfortunato collega che avrebbe preso il suo posto (probabilmente Dick; dai, non aveva mai una sega da fare quando Nate non lo trascinava in giro a vivere).
    Ciao Lydia, tu non lo sai, ma sei complice di una truffa ihihihi continua pure a credere che il travestimento sia dovuto all'eccentricità di Nathaniel o perchè gli piacciono i giochi di ruolo (avresti per la maggior parte ragione)! Ringraziava ogni minuto essere suo amico e non doverla mai pregare per fare cose che altri (Rea. Elijah) avrebbero definito cazzate o azioni infantili.
    Nathaniel si sistemò gli occhiali finti. Non che pensasse che avrebbe trovato altri ministeriali lì (meh, gente noiosa i suoi colleghi del quinto livello), ma sicuro sarebbe stato pieno di studenti. Come diceva quella citazione famosa? Se riveli al vento i tuoi segreti, non devi poi rimproverare al vento di rivelarli agli alberi.
    «lo stiamo facendo davvero?» sollevò un sopracciglio. Certo che lo stavano facendo davvero. «Vuoi sentire o no l'ultimo capitolo in anteprima?» domanda retorica: era certo Lydia non vedesse l'ora almeno quanto lui. Altrimenti, perchè starlo ad ascoltare per ore mentre lui vaneggiava su questa o quella ship?? (He doesnt like, he obsess -semicit) Sì sì sì, perchè lo amava follemente, ma ora non stiamo parlando di sentimenti, stiamo parlando di fanfiction.
    «ma quello è… sin?» Nathaniel strinse gli occhi, individuando subito il vecchio l'uomo. Fray, Sharyn, Bells... non sarebbe stato facile - ma quando mai è facile per gli eroi della storia? «abbiamo- abbiamo una storia di copertura?»
    Il sorriso sulle labbra dell'uomo si allargò sornione. «temevo non me l'avresti mai chiesto.»
    Un minuto e un incantesimo sbarbante dopo, un lento passo dopo l'altro e con musica d'atmosfera di sottofondo, Don Lucas e la sua fedele teppista-chirichetta di fiducia varcavano la soglia della stanza dove si sarebbe svolta la lettura. Bellissimi, irriconoscibili, perfetti. Sempre al rallenty, Nathaniel si sistemò gli occhiali sulla punta del naso mentre l'abito da prete sventolava ai suoi piedi.
    «Don Lucas è un classico prete cubano», aveva spiegato in mormorii sommessi a Lydia mentre la spingeva in bagno per prepararsi e si sistemava il colletto dell'abito talare già pronto. "Abbiamo una storia di copertura?"... pff. Certo che avevano una storia di copertura. Quand'è che Nate portava Lydia a eventi simili senza prepararsi ad ogni evenienza?? C'era un motivo se tutti lo chiamavano "Il Professore" come quello della Casa di Carta («Nate, tu sei un professore» «Coincidenze? Io non credo») «E' molto religioso ma comunque mucho caliente; ogni padre nuestro è l'esplosione di ovaie di qualche fedele. A diciassette anni ha vinto la gara di salsa e, nello stesso giorno, ha ricevuto la chiamata... era sua madre, che gli diceva di andare a comprare il latte e già che c'era passare a prendere la sorella e salvarla da uno scontro armato in cui era rimasta immischiata. Non è arrivato in tempo perchè c'era fila al supermercato, la sorella è morta, si è fatto prete per il senso di colpa cambiano nome da Luis a Lucas. Qui entra in gioco Sarita Lupeta, o Lupe - sei tu. Don Lucas rivede molto della sorella in lei - forse avete lo stesso pv, forse è la pistola - che da bambina hai rubato sulla scena del crimine perchè te l'ha detto Dio; con la Madonna sopra e l'Ave Maria in latino, dettagli in madreperla, molto costosa, apparteneva a nonno Julio. COMUNQUE. Siamo in Inghilterra per trovare tuo cugino e migliore amico e salvarlo da un brutto affare che a che fare con della cocaina rubata, visto che la polizia ma anche il cartello sono sulle sue tracce, e non abbiamo paura di usare le armi a nostra disposizione: la bellezza e l'amore di Dio. Secondo una soffiata che abbiamo intercettato alla polizia, il tuo amico Santos oggi verrà a questo incontro per uno scambio, e noi ci fingeremo interessati ad uno studio sulla rappresentanza di persone religiose e latine nelle fanfiction oltreoceano. E' tutto chiaro? Sentiti libera di aggiungere dettagli»
    Come poteva non essere chiaro.
    Don Lucas sorrise affascinante a tutti e nessuno. «buenos dias, oveja del Señor» inchinò umilmente la testa, andando a sedersi il più lontano possibile da tutti e facendo segno a Lupe di seguirlo. No, senza paura qualcuno potesse riconoscerlo: non solo era sbarbato (e già si sentiva nudo; non vedeva l'ora di farsi ricrescere magicamente la barba) e con un paio di occhiali finti, ma erano una minoranza etnica, ma pure un prete, e una ragazza; sveglia, siamo nell'epoca patriarcato bianco ateo: chi mai li avrebbe calcolati? Ci mancava solo un hipster per renderli più anonimi ancora.
    «el nome del padres y del figlio y del espíritu santos» Si voltò verso Lydia, sollevando le sopracciglia per invitarla ripetere con lui: «amen»
    era un piano a prova di bomba.
    when
    what
    don lucas
    (nathaniel henderson)
    Woah, we're half way there
    Woah, livin' on a prayer
    Take my hand, we'll make it I swear
    Woah, livin' on a prayer
    more?
    10.09.2018
    praying
    blood
    school
    christ's blood
    the bible
    why
    job
    God's little sheep
    priest
    Livin' on a Prayer - Bon Jovi
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
     
    .
16 replies since 10/9/2018, 04:14   859 views
  Share  
.
Top