what kind of legacy are you leaving the world?

bells + romeo

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    18-10-2018 -- arabells dallaire // I won't give no fucks I won't take no shit
    Con le ginocchia piegate contro il bordo del tavolo, il cappellino da criminale ben piantato sulla testa castana, Arabells Dallaire stringeva fra i denti la cannuccia di un (disgustoso: non conteneva neanche alcool) cocktail al cocco ed osservava la coppia seduta poco distante. Doveva essere davvero, davvero molto disperata, per cedere alle pressioni di Nathaniel Henderson – e dire che di tempo libero non ne aveva fra quidditch, san mungo, e quello stra maledetto “lavoro” di pavor che l’era toccato accollarsi per parare il culo a Pearl. Se aveva acconsentito al pomeriggio con il bro-ed-il-quasi-bro in missione speciale, era solo perché aveva mezz’ora vuota prima di dover incontrare Romeo, e perché…beh, Jeremy era di nuovo nella fase scalatore, e Arabells Dallaire aveva visto abbastanza montagne per venti vite intere. Amava il Milkobitch, ma Cristo, non poteva trovarsi un hobby normale come i comuni mortali? O almeno uno sport che meritasse di essere definito sport, e non implicasse incontri del terzo tipo con capre e peculiari individui che, pur non conoscendola, la salutavano quado la incrociavano sui percorsi - la legge della montagna, dicevano.
    Beh. Quella mattina, quando Jeremy aveva iniziato ad attrezzarsi parlando (da solo) nell’appartamento-milkobitch dove si era trasferita ad inizio estate, la Dallaire aveva attivato la modalità fuga lasciando che quel giorno la scampagnata se la godesse Todd; le pareva che avessero superato la fase gn mio fratello porta sfigah, quindi era (abbastanza) fiduciosa che Jeremy non sarebbe accidentalmente incorso in una morte lenta e dolorosa rotolando giù da un monte perchè Todd l’aveva involontariamente urtato.
    Abbastanza. «li sto guardando» bisbigliò, nascondendo gli occhi dietro un paio di occhiali da sole. Non che ce ne fosse bisogno considerando ch’erano al chiuso, ma era parte del pack detective shipper insieme alla cimice con la quale Bells stava comunicando i propri spostamenti a Nathaniel.
    E con cimice, intendo cimice. Uno stupido ed insulso insetto modificato magicamente in modo che potesse fungere da walkie talkie – ne vendevano una miriade in Dark Street. «gneeeeeek» Udì la distante voce dell’Henderson mimare il suono di un pulsante sbagliato, e non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Voleva bene a Nate come fosse realmente suo fratello, e per lo stesso motivo talvolta desiderava prenderlo a rastrellate nei denti: la amava così, la sua famiglia. «boccinodoromillenial in posizione» impassibile, con tanto di sguardo morto dentro, avvicinò le labbra alla cimice. «sula bassana e mignottaio al tavolo dieci» «mignattaio*» Si strinse nelle spalle curvando le labbra in un bieco sorriso. «punti di vista» e poi osavano dire non fosse simpatica – nah, menzogna: nessuno lo diceva, perlomeno non davanti a lei. «attendo istruzioni» continuò a sorseggiare la terribile e dolciastra bevanda, facendo del proprio meglio (il che significava, essendo una Arabells, alla perfezione) per ignorare l’ambiente claustrofobico di Madama Piediburro. Non era il genere di ragazza che frequentava luoghi simili, più affine alle bettole o al contrario ai locali di classe, dove talvolta veniva ingaggiata, nelle serate speciali, per suonare il piano. Madama Piediburro? Meh; a suo dire era l’equivalente concreto di San Valentino, ossia propaganda consumista e socialmente inaccettabile. Perfino l’aria sembrava essere zuccherata, più densa e lanosa sul palato. Avrebbe davvero voluto che il cocktail analcolico (fosse alcolico.) cancellasse quel retrogusto nauseabondo che, da Guaritrice, avrebbe affibbiato ad una lenta decomposizione al sole, ma non faceva che intensificarlo: non aveva ancora vomitato solamente perché era una Signora. Giocherellò con il buco mlml nei jeans, felice che quella trashata dei pantaloni strappati fosse tornata di moda così da poter indossare le decine di abiti tranciati rotolando nei vari campi da Quidditch; Arabells era una ragazza elegante, sempre curata, con il vocabolario di uno scaricatore di porto francese ed il sorriso ammaliante di una First Lady - un ossimoro vivente, giovane e libera nel proprio essere o non essere affatto. Uno dei motivi per i quali s’adattava alla perfezione in qualunque ambiente, ma senza mai fondersi: manteneva una propria identità ben distaccata dal circondario, ma anziché essere una macchia d’inchiostro su una pergamena ancora limpida, era il primo fiore in primavera a dispiegare pigro i petali al sole. Si stiracchiò come un gatto arcuando la schiena alle proprie spalle, sopprimendo contro il palmo uno sbadiglio. Continuava a ripetersi che quando fosse stata morta avrebbe potuto dormire, impegnando la propria giornata fino a scoppiare, e la mancanza di sonno iniziava a farsi sentire. Uno dei motivi per i quali delegava sempre il riposo ad un altro momento, era che non voleva più perdersi niente, Bells – in quel mondo in equilibrio, con Arci a fare il fottuto cow boy nel millenovecento-sticazzi-diciotto, preferiva essere vigile quante più ore possibile: avrebbero potuto riapparire in qualunque momento, e lei voleva maledettamente esserci. «boccinodoromillenial» il tono urgente di Nathaniel, seguito da un più esitante «bells?» di suo fratello, le fece (intelligentemente) dedurre che dovesse essere un po’ che gli Elite cercavano di attirare la sua attenzione. «mh» «CHE FANNO? AGGIORNACI» Sollevò lo sguardo, intense tonalità azzurro e grigio, sul tavolo dieci. «mangiano» rispose vaga, malgrado della meringa nel piatto non sembrassero affatto interessati. Ah, l’amour. Roteò gli occhi verso una nuova, mirabolante!, galassia, ignorando le chiacchiere stizzite di (Nate) gli Elite dall’altra parte della cimice. Avrebbe concesso loro altri dieci (10) minuti, poi avrebbe fatto a modo proprio.
    Nah, chi voleva prendere in giro, aveva dato loro abbastanza tempo per mettersi in pace con il cuore ed i sensi, e se ancora volevano attendere il momento giusto, era un problema loro – non suo. Voleva arrivare all’Aetas prima del Ventimiglia, così da poter, all’arrivo del Corvonero, arcuare entrambe le sopracciglia e sottolineare quanto fosse in ritardo (anche se non lo fosse stato, esatto). Lasciarsi Hogwarts alle spalle era stato liberatorio, ma il pensiero che la sua squadra andasse avanti senza di lei, le bruciava orgoglio ed interiora; voleva bene ai suoi compagni, ma non abbastanza da affidare alle loro sole mani la possibilità di vincere la coppa del Quidditch: senza di lei, lo sapeva, si sarebbero impigriti come foche su uno scoglio. Non c’era neanche Joey, dannazione! Ecco perché, armata di (tanta.) pazienza e (un lieve….) bullismo, aveva (costretto) invitato il biondino ad allenamenti extra.
    Take one for the fuckin team.
    «tempo scaduto» biascicò alla cimice, spegnendola per non udire le proteste di (Nate; sempre Nate) due annoiati adulti. La sua missione consisteva nel separare una coppia che, a dire dell’Henderson, non era destinata a stare insieme perché lei era chiaramente OTP con la sua compagna di stanza; Bells, di domande filosofiche o morali, non se ne faceva, limitandosi a svolgere la propria mansione: le bastava la pagassero. E no, non aveva fatto lo sconto famiglia all’Henderson – era una donna d’affari. Si alzò di scatto e si diresse verso il tavolo dieci, togliendosi nel tragitto sia il cappello che gli occhiali da sole. Con innata naturalezza, scivolò sulla panca nella quale era seduto lui, del quale Bells ancora non ricordava il nome, e avvolse le sue spalle con un braccio; lo tirò a sé stampandogli un casto, ma affettuoso, bacio sulle labbra, sorridendo alla ragazza dall’altra parte del tavolo. «ciao amore, sono arrivata tardi?» domandò al giovane, reclinò il capo sulla spalla. «e lei sarebbe il terzo membro del ménage à trois che ti avevo detto di cercare? approvata» Quel che accadde nei secondi seguenti, ricordò un po’ le pessime telenovelas che, ad inizio amnesia di Elijah, aveva costretto il fratello a guardare convincendolo fosse poetic-cinema: strilla un po’ isteriche, il ragazzo che cercava di spiegarsi, sedie grattare sul pavimento – blabla. Bells mangiò la meringa al cioccolato che i due fidanzatini avevano ignorato per tutta la durata del loro appuntamento, osservandoli impassibile mentre loro litigavano e la tipella, alla fine, se ne andava. Nei sogni di Nate, la ragazza andava a cercare supporto morale fra le braccia dell’amica, scoprendo solo in quel momento di amarla – nella realtà, Bells credeva che si sarebbe chiusa in camera ad ascoltare Taylor Swift fino a concludere le proprie lacrime.
    Ma ehi, la Dallaire era cinica di natura, nulla di personale.
    Ricambiò l’occhiata furiosa del ragazzo stringendosi nelle spalle, alzandosi per seguire l’esempio dell’altra ed andarsene. «dovremmo rifarlo qualche volta, mon ami» o magari anche mai, ecco. Superandolo, gli diede una friendly pacca sulle spalle. Riprese la cimice fra le dita, lasciando un criptico messaggio agli Elite prima di cestinare (letteralmente.) la creatura nel bidone fuori dal locale. «accetto anche assegni» chiaramente non vero, considerando che la Maledizione ancora le impediva di essere onesta, ma era un modo come un altro per ricordare a Nathaniel che doveva pagarla – fosse mai lo credesse un favore personale, quello.
    Non lo era.

    Fra i tanti pregi dell’Aetas, oltre ad essere sempre frequentato da tossici casi umani (i catafratti), l’aver ampio spazio per pic nic e campeggi (dove Bells trascinava Phoebe, quand’erano a Londra), e l’essere abbastanza grande da evitare l’incontro con altre persone (andiamo, tutti avevano bisogno di momenti d’isolamento dalla società!), possedeva un piccolo campo da Quidditch. Quel giorno, Arabells aveva terrorizzato psicologicamente almeno tre (3) squadre, amatoriali chiaramente, che avevano osato credere di poter usufruire del campo: falso. Quel giorno era suo, e non voleva presenze scomode nei dintorni – o individui che potessero distrarre Romeo: aveva(no.) una coppa da vincere. Si sedette al centro del prato, gambe incrociate e gomiti poggiati sulle ginocchia; chiuse gli occhi in posizione meditativa, socchiudendo le palpebre solo verso l’orario stabilito per l’incontro (le tre del pomeriggio; si era assicurata che Romeo non avesse lezione, e gli aveva fatto arrivare l’enigmatico bigliettino scritto con il sangue dei loro avversari con il luogo e l’ora del ritrovo il giorno prima: in momenti simili quasi le mancava l’orario della posta a scuola, quando la Sala Grande si riempiva, poco igienicamente, di volatili e lettere). Sarebbe davvero arrivato in tempo, od avrebbe dovuto sfogare tutta la sua (terrificante.) furia su di lui? Lo scopriremo nella prossima puntata.
    quidditch player - 18 y.o. - healer
    arabells "lies"
    dallaire
    Yesterday, I turned on the TV
    I saw another man down
    He was screaming
    I saw the body drop On the 6 o'clock
     
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