when she says go deeper but you run out of poems

noah + idem

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    04.03.22 metto qua i crediti gif (visto che non li avevo messi allora ♥)



    magnus h. icesprite // 50% idk 50% idc
    «Mh- scusate?» mano alzata in aria con nonchalance e sorriso calmo, Noah richiese la parola. Raramente lo faceva, quando si trovava in quel gruppo; amava il suono della propria voce, nonchè sentirsi parlare (era indubbiamente la persona più interessante che conoscesse), ma preferiva andare a tali incontri fra scrittori (amatoriali, la maggior parte) per ascoltare: si sedeva, sorseggiava il proprio tè, commentava quando il buon gusto lo richiedeva, e per lo più stava a sentire ciò che gli altri avevano da dire. Si rendeva conto di essere rimasto un po' indietro sugli sviluppi della letteratura degli ultimi decenni, così come sui gerghi giovanili (tanto era carino passare per un galantuomo d'altri tempi, tanto era imbarazzante e fastidioso passare per ignorante - lui! - quando non capiva accenni a nuove scoperte o cose così), e temeva sempre che dicendo la cosa sbagliata qualcuno potesse pensare che fosse un sempliciotto senza cervello; preferiva passare per silenzioso, che per idiota.
    Tuttavia, quell'argomento gli interessava particolarmente - più che altro perchè le parole di suoi compagni lo stavano confondendo. Più del solito, intendo «Non» si umettò le labbra, allargando il sorriso. Non ci credeva che stava per ammetterlo davvero «Non ho capito. Stiamo sempre parlando di relazioni amorose e rapporti sessuali?» Se il silenzio non fosse già stato in sala, si sarebbe creato a quel punto. Noah sentiva gli occhi degli altri su di sè, ma lui non distolse lo sguardo dalla ragazza a cui aveva posto la domanda, la quale, un po' confusa ma divertita, annuì. Noah aveva letto qualche lavoro di Shiloh, e fra la gente lì le pareva quella più affidabile (e quella con più seguito, anche se non aveva ancora ben capito perchè, se amassero i suoi lavori o semplicemente lei; avrebbe dovuto chiedere a Jericho) «Ma... hai consigliato di prendere spunto dalle nostre esperienze reali per scrivere scene d'amore migliori» ancora nessuna spiegazione extra «Esatto. D'amore o - beh, come preferisci chiamarle» Risatine, manco fossero stati in una classe di bambini; Noah si chiese se fossero improvvisamente diventati tutti scemi. «Ma come-» «Se non ti sei mai innamorato o non hai mai fatto sesso con qualcuno non è importante. Puoi pensare a impulsi e cose così», si aggiunse qualcuno, subito interrotto: «Zitto, scemo! Ovvio che Noah ha fatto sesso! L'hai visto?» «Intendevo solo dire-» Di nuovo, tutti gli occhi su di lui, attendendo risposta ad una domanda che non c'era stata. Noah non avrebbe voluto dire in una stanza piena di gente che aveva avuto rapporti sessuali - non era certo una cosa di cui vantarsi - ma allo sguardo degli altri su di sè, dovette confermare con un secco «L'ho fatto» che reputava inutile e vagamente imbarazzante (per gli altri, non per sè). Aveva sempre trovato il sesso... anti aes. Corpi sudati attorcigliati fra loro, mani appiccicose, fiato corto... non c'era niente che lo esaltasse, in una notte di passione; ne aveva avute, non le aveva nè amate nè odiate, e poteva continuare a farne a meno. «Noah?» Si riscosse dal ricordo «Intendevo dire... a cosa mi serve pensare a cosa ho provato io, per scrivere meglio? Non è... la stessa cosa» Fece spallucce a labbra incurvate, sicuro della propria argomentazione.
    «Nel senso che non hai mai avuto del buon sesso?» «Sei gay?» «gay or european?» «Cos cosa stava succedendo «Ho fatto sesso» punto. In che senso buon sesso? Mica era un harmony, la sua vita. Non si divideva fra buon sesso e cattivo sesso «E non sono omosessuale. Insomma, ho avuto esperienze con ragazzi» spallucce «ma erano gli anni dei primi movimenti omofili, ero curioso e volevo dar fastidio a mio padre» Confusione sugli occhi della gente «I primi movimenti-...?» «Nel mio paese in America le cose arrivano sempre con qualche decennio di ritardo» ??? «Torniamo al punto.» accavallò le gambe e incrociò le mani sopra il ginocchio. «Come dovrei prendere spunto in questo ambito dalla realtà? La gente non vuole leggere cose così» I ragazzi del gruppo di scrittura iniziarono a raccontare proprie esperienze personali, cose che francamente noah si sarebbe volentieri evitato, ma più parlavano, più era confuso. Erano felici del sesso? Gli piaceva farlo e lo avrebbero fatto sempre e non solo meh - così tanto per? Alcuni si stavano praticamente eccitando lì, in quel momento, solo pensandoci. Ne parlavano proprio... credendoci. Convinti. Sentimenti e desideri che Noah credeva possibili solo in libri e film, loro assicuravano di averli provati, di provarli tutti i giorni. How? Mentivano per sentirsi meglio? Per non essere considerati degli sfigati, come facevano i suoi compagni ai tempi della scuola?
    Dopo mezz'ora buona passata ad ascoltare di rapporti sessuali che non lo avrebbero fatto dormire la notte, si accorse dell'ora. «Devo andare, scusate»
    Raccolse le sue cose salutando tutti (ancora persi nei loro discorsi indecorosi) e si affrettò fuori all'aria aperta mentre indossava la giacca. Cercava di togliersi dalla tasta quanto appena ascoltato, ma era davvero... difficile. Aveva sempre pensato che la gente volesse leggere di storie d'amore con i fuori d'artificio e orgasmi appassionati per vivere un sogno che nel mondo reale non poteva avere, ma non era più troppo sicuro. Era nel 2018 da ormai un anno e mezzo, e più passava il tempo più credeva che non fossero tutti gli altri a mentire per sentirsi meglio, i media ad esagerare, ma fosse forse lui ad avere qualcosa che non andava.
    Passando una mano fra i capelli per toglierseli dalla faccia, accelerò il passo. Aveva appuntamento con Idem in una vecchia libreria al centro per alcune ricerche, e non aveva intenzione di arrivare tardi. Ci teneva alla ricerca che avrebbero fatto - Idem ci teneva, e sarebbe stato estremamente irrispettoso nei suoi confronti arrivare in ritardo... tanto più se soltanto perchè era rimasto ad ascoltare qualche storiella al novanta per cento frutto di fantasia di alcuni scrittori disperati. Avevano trovato per caso quel posto di nicchia e speravano di poter trovare qualcosa di utile sui viaggi nel tempo, per le indagini riguardo di scomparsi di dicembre; fra un po' sarebbe stato un anno dall'annuncio della loro morte a opera di Vasilov, e ancora non avevano mezza idea su come aiutarli a tornare (o su come far sì che non venissero uccisi dal governo, per esempio).
    Fu - per sua gioia - il primo ad arrivare al luogo dell'incontro, e con il fiato leggermente corto cercò di sistemarsi al meglio per l'arrivo della ragazza affacciandosi ad una finestra per il riflesso. Cappotto? Impeccabile. Alito? Profumato. Camicia? Stirata. Capelli? Elegantemente spettinati. Sorrise controllando che i denti fossero normali e non appuntiti e arancioni come l'ultima volta (ancora doveva uccidere Cash per lo scherzo con le Denti Corn - peccato i suoi coinquilini non avrebbero apprezzato l'omicidio di un bambino). Tirò fuori dalla tasca una sigaretta per mettersela in bocca e aumentare il proprio fascino, ma la ripose immediatamente, non certo che la ragazza avrebbe apprezzato, e alla fine prese da una panchina della fermata del pullman lì vicina un giornale, aprendolo a caso ("Sulveene accusato di complottare con le lobby del riso: 'lo uso solo per attirare i kinesi, sono un cittadino modello #primailondinesi'"). Sapeva che Idem lo vedeva ogni giorno, che viveva con lui e sapeva perfettamente quale fosse il suo aspetto - anche quello peggiore, per intenderci quello di quando tornava la mattina senza aver dormito e più ubriaco che vivo - ma era più forte di lui. Aveva bisogno di apparire al meglio, apparire come voleva che che il mondo - che lei - lo vedesse; non più schegge di Magnus, ma solo Noah.
    23 - librarian - (wizard)
    noah parrish
    You were too good to be true. I know
    this whole damn city thinks it needs you
    But not as much as I do
    You are the sun and I am just the planets



    Grazie prompt clock per l'idea dell'appuntamento così ho saputo come unire i pezzi +1🍬
    Citati le candy corn di noah ♥ +5🍬


    Edited by parrish‚ - 4/3/2022, 11:51
     
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    You are alive but are you living?
    Give me your voice and I'll give it a listen
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    «più a destra» Idem, il computer poggiato sulle ginocchia, spostò il cursore sullo schermo del computer – nervosa, il palato asciutto e la lingua ruvida sui denti. «NON COSì – più a sinistra» Non sollevò gli occhi blu verso la propria interlocutrice, troppo stanca per mettersi a discutere, limitandosi a eseguire gli ordini ricevuti. «ma non così – più a destra di un pixel» Inspirò dalle narici, affondò le spalle nel morbido divano della sala. Ci volevano molta forza di volontà ed impegno per far perdere la pazienza alla ex Tassorosso, eppure - eppure - sentiva di essere al limite di una crisi isterica. «così?» Tentò ancora, conciliante, abbozzando un sorriso soddisfatto. «nO» Rimpiangeva tante cose, Idem Wihtpotatoes, ma più di tutte il giorno in cui aveva consentito a scaricare photoshop. Le era parso…un passatempo divertente? Creativo?
    Si era sbagliata. Non aveva mai vissuto esperienze più stressanti in vita sua – e per dirne una, era stata cavia nei Laboratori. Inspirò dalle narici e serrò le palpebre, contando fino a dieci più uno. Non aveva particolare occhio per quelle attività – specialmente quando l’effetto desiderato non era allegro ma cupo ed inquietante – ed il suo Fantasma Personale non perdeva occasione per farglielo notare. «abbassa l’opacità a settanta» E così Idem fece. «meh. prova settantuno» Okay. «decisamente NO – sessantaquattro?» Chiuse di scatto lo schermo del computer, mettendosi d'improvviso a sedere con i piedi poggiati per terra. Le signature per il Frat avrebbero aspettato ancora, e se fosse dipeso da lei, avrebbero atteso per sempre. «è una bella giornata» esordì, lasciando che il sorriso sollevasse senza sforzo gli angoli delle labbra. Non era arrabbiata con la ragazza fantasma – ci sarebbe voluto uno sforzo di gran lunga maggiore per arrivare a quel livello – ma non desiderava neanche passare il resto del pomeriggio a spostare sagome di pixel in pixel, udendo ad ogni movimento il sibilo frustrato di chi, passaggi così semplici, non poteva più compierli. «non se sei morta» Touchè. Il sorriso della Withpotatoes vacillò un istante, gli occhi blu a farsi più intensi e tristi nello studiare il profilo della ragazza: giovane, lunghi capelli scuri e ricci, occhiali dalla montatura nera piantati sulla radice del naso, viso tondo ed ancora infantile. Le si era accollata avvicinata un paio di mesi prima, spuntando dal nulla seduta sul suo letto; Idem le aveva chiesto cosa fosse successo («a quanto pare non si può vivere di solo caffeina ed ansia. Chi l’avrebbe mai detto» Tutti), domandato perché fosse lì («starbucks era pieno»), e con il passare delle settimane aveva appreso qualcosa sulla sua vita precedente, abbastanza da sapere cosa significasse l’intenzionale evitare il suo sguardo posandolo invece sulla finestra. Suo malgrado, cercava sempre di non farlo, aveva imparato a conoscerla: masticava un sarcasmo falso e dal retrogusto malinconico, sorrideva cambiando argomento ogni qual volta le richieste di Idem si facessero troppo personali. Non amava parlare della sua vita, malgrado avesse un gran da dire sulla sua morte: si lamentava di non poter bere, millantando una disidratazione impossibile nelle sue condizioni; di non poter dormire, la sua attività preferita. Capitava di rado, ma capitava, che lo sguardo si facesse distante e distratto, che dalla bocca le sfuggissero commenti su come la morte non fosse come se l’era aspettata – che fosse felice di essere incastrata lì, in quel cubicolo di una Londra magica, piuttosto che nel grigio quadrato del suo appartamento, circondata da persone che aveva visto piangere e ridere (e mangiare, e spazzare il pavimento, e cambiare una lampadina) per tutta la vita, sapendo che avrebbero continuato a farlo anche senza di lei. Senza vederla, senza sapere ci fosse; piangendo la sua scomparsa senza percepirne il peso della mano sulla spalla, od i più cinici e seccati sbuffi di chi, le lacrime, non le aveva mai sopportate. «riesci a immaginare cosa si prova?» Ed avrebbe voluto dirle che sì, capiva; che i suoi fratelli erano morti, ed ogni volta che ne scorgeva il sorriso opalescente percepiva avvizzire un altro pezzo di cuore. Ma non poteva mentirle: non poteva immaginare cosa significasse essere dall’altra parte – essere morta, vedere i propri amici o famiglia ordinare la pizza senza contare la sua margherita. Così serrava le labbra, Idem, lasciando che un piatto sorriso di circostanza piegasse la bocca dell’altra: «vorrei davvero - » ed osservava lontano, il suo profilo a farsi più sottile ed evanescente. « - aver fatto la quest nove»
    E poi si tornava sempre a quello.
    Ne seguiva un’accesa discussione su come il Frat le avesse rubato la notorietà, che non la meritasse; che quand’era in vita aveva gestito un altro gioco di ruolo chiamato oblivion, il quale di Frat ne valeva «ALMENO CENTO.»; talvolta le aveva perfino fatto notare di aver avuto un personaggio molto simile a lei, con un criptico «forse è per questo che sono qui. lei è la mia questione in sospeso – quindi tu» dove la Withpotatoes, nervosamente, rideva liquidando l’ipotesi con un vago cenno della mano. In linea generale, malgrado alcuni lampi d’intensa psicosi, Sarah era una compagnia piacevole: erano rari i momenti in cui le faceva rammaricare di essere una medium, ed escludendo gli ovvi motivi che, per ogni fantasma, le strozzavano il fiato in gola, includevano quasi tutti photoshop.
    E Noah Parrish.
    Il fatto che solamente Idem potesse vederla, aveva dato al fantasma piena libertà di essere, ed il suo essere implicava l’80% delle volte molesta, ed il restante 20% inopportuna. Chiariamoci, aveva visto fantasma peggiori, ma c’era qualcosa in Sarah che la turbava particolarmente – forse proprio perché, perfino nella sua indole fastidiosa, presentava un certo grado di seria intensità. Solitamente si sedeva dalla parte opposta del divano fissandolo, labbra piegate verso il basso ed occhio critico nella sua direzione, esordendo di punto in bianco con commenti casuali tipo «beth vorrebbe sapere se ha le tonsille, puoi chiederglielo idem?» o «ah, se solo avessi conosciuto la marca del suo balsamo quand’ero ancora in vita» per i quali la Withpotatoes non sapeva sinceramente…cosa rispondere. Eppure, preferiva quelli rispetto a: «ma è gay? secondo me è gay. chiediglielo, idem» o «io e cidi ci domandavamo se invece delle bambole gonfiabili usa le statue, e se sì cosa si prova. For reference – glielo chiedi idem?» a cui evitava di ribattere fingendo di non sentire. Ed ancora, preferiva comunque quelli, di curiosità fini a se stesse, rispetto a «chissà come sono morbidi i suoi capelli. Glieli tocchi? Eh idem, glieli tocchi?» o «è un po’ strano, quasi vintage, però è carino. Eh, idem? Dai, è carino! Guarda che guanciotte – dai idem GUARDA!» o ancora «che tu sappia, usa il balsamo per le labbra della lush? Sembrano così morbide. Guarda, non ha neanche una pelliccina – sono così belle? Dai idem guARDA puoi sentire se sono morbide? EDDAI IDEM ! MA CHE TI COSTA» era davvero molto felice di essere l’unica a poterne ascoltare i vaneggiamenti – e ringraziava di aver avuto, in passato, un fantasma ninfomane così da poter giustificare il perché, di tanto in tanto, affondasse la faccia nel pigiama sparendo dalla società civile composta dai bimbi e tupp! Noah ed Amos, o perché iniziasse ad osservare con rinnovato interesse il soffitto della cucina con le guance in fiamme. Pensavate fosse il peggio?
    Oh. Stolti. Non vi ho ancora raccontato dei pomeriggi con Fawn ed il suo fantasma: Sarah singolarmente poteva essere tollerabile, ma con Elise? Nathaniel sarebbe stato fiero di loro, se avesse potuto vederle – o sentirle – perché avevano commenti e pareri su ogni individuo (dove con commenti intendo sulla loro otp, e con pareri sull’orientamento sessuale. Partivano sempre dal presupposto fossero tutti gay, e vi dirò, si salvavano spesso il trouble perché avevano effettivamente ragione). Sembravano quasi vive, quand’erano insieme - l’unico motivo per il quale né Idem né Fawn avevano mai osato smorzare il loro entusiasmo. Le avevano perfino accompagnate a fare un tour di tutti i bagni pubblici di Londra alla ricerca di un certo Immanuel, sicure che non ci fosse altro posto al mondo in cui trovarlo; una volta, passando nei pressi di un cantiere per salutare Sin, Sarah era certa di aver intravisto Robin. L’introvabile, a dir loro, era Ariana, ma entrambe erano del parere che fosse viva – probabilmente con una vita normale, una famiglia, cresciuta senza di loro come il piccolo raggio di sole che avevano sempre saputo fosse.
    E poi non l’avevano trovata in nessun rifugio per gatti frequentato da Fawn, quindi insomma: «dev’essere viva per forza». Un giorno avrebbero scoperto che Ariana fosse invero stata brutalmente uccisa dopo aver lasciato il latte fuori dal frigo per ore, e che stesse passando il suo purgatorio personale aprendo i frigoriferi di tutta la Gran Bretagna per redimersi – ma non quel giorno.
    «non vuoi neanche andare a salutare lise?» Ammiccò arcuando le sopracciglia, indicandole con un cenno del capo la zona dove, approssimativamente, si trovava l’appartamento di Fawn. Sarah incrociò le braccia sul petto, sollevando sospettosa un angolo della bocca. «hai altri impegni, withpotatoes?» Sì, li aveva, ma preferiva non doversi portare appresso il Fantasma – troppo garbata per ammetterlo ad alta voce – considerando che rendeva il suo lavoro maledettamente più difficile. Scosse vaga il capo, le dita a sfuggire nervose fra i capelli corvini; non era brava a mentire, la Withpotatoes. Ancora si domandava come avesse fatto, dopo tutti quegli anni, a non rivelare mai a nessuno della Resistenza. «idem» «forse» concesse suo malgrado, espirando greve e scattando in piedi. «vengo con te» la ragazza lanciò un’occhiata all’orologio; era abbastanza in anticipo perché potesse allungare la strada e, provvidenza permettendo, annoiare Sarah così da farla desistere dal rimanere al suo fianco. Finchè nei dintorni c’erano Amos, o Cash e Tupp, ignorarla era semplice; quando c’erano solo lei e Noah, la sua sola presenza diventava ingombrante ed imbarazzante – lungi da Idem farglielo notare, sarebbe stato altamente di cattivo gusto. «yaaaay» in un mondo ideale sarebbe stato un verso impassibile, ma in quello più realistico della Withpotatoes si trattò comunque di un gorgogliante ed allegro entusiasmo: che vita difficile, quella delle Idem del mondo.

    Dopo aver percorso l’intero Inferius e buona parte dell’Avis, Idem (e Sarah.) era ufficialmente in ritardo per l’appuntamento con Noah. Continuava a lanciare occhiate al sottile orologio da polso, impedendo però alla propria espressione di mostrarsi infastidita o sbrigativa; non solo non voleva far aspettare Noah, era di cattivo gusto, ma aveva del lavoro da fare. In fondo sapeva di quanto quelle ricerche fossero inutili; sapeva, Idem, che nessuno di quei libri le avrebbe magicamente riportato Darden o Gemes, né avrebbe fatto apparire tutti coloro ch’erano scomparsi l’anno prima, ma continuava a sperarci comunque. Nei mesi passati in libreria (ed il tempo in più speso fra i tomi al quartier generale) non aveva appreso nulla di nuovo riguardo la situazione; dannazione, perfino youtube le aveva offerto più spunti riguardo i viaggi dimensionali e temporali rispetto ai buon vecchi libri. Avrebbe potuto arrendersi, certamente, ma non sarebbe stata una Idem Withpotatoes se l’avesse fatto. Leggermente a corto di fiato, sollevò gli occhi blu sull’insegna che conduceva a Quo Vadis; ciondolò sul posto sperando che Sarah, tediata dalle conoscenze enciclopediche di Idem sui fiori (le aveva apprese tutte da April) decidesse di trovarsi un passatempo che non implicasse scortarla, ma quando abbassò il capo la ritrovò, brillante ed invisibile, ancora a pochi centimetri da lei.
    «andiamo?» Eh, se proprio dobbiamo.
    Inspirò dalle narici l’aria fredda di ottobre, l’autunno a solleticarle la pelle imporporando le guance e rendendo più lucidi i fiordaliso occhi blu. Era sempre stata una delle sue stagioni preferite: i colori bruciavano intensi, la pioggia insaporiva il cielo e graffiava la lingua; gli stivali di gomma, le caramelle ed i biscotti dalle forme più svariate. Non aveva il profumo appassito di Novembre, o quello troppo dolce di Aprile – Ottobre era uno di quei mesi da ricordare per i cieli inverosimilmente azzurri ed il sole a splendere bianco su strade umide di foschia. «ah-HA! Lo SAPEVO!» Ignorò il dito accusatorio di Sarah puntato contro il petto, alzando una mano per salutare Noah. «e perché non volevi dirmelo???» Si sforzò di non guardarla, perfettamente consapevole di essere troppo trasparente: non voleva ferire i suoi sentimenti facendola sentire non voluta.
    Anche se non lo era, per inciso. «scusa il ritardo, non volevo farti aspettare» sorrise, morbida e del tutto genuina; fu costretta ad abbassare il capo nell’udire un secco, e deadpan, «awww», sopracciglia arcuate ed occhi semi chiusi. «sembra sempre appena uscito dal letto» Sollevò impercettibilmente lo sguardo verso la ragazza, notando come le dita si allungassero verso Noah – ma attenta a non toccarlo, consapevole dei brividi dati dal passaggio di un fantasma. Era fin…delicata, ma curiosa; come un amante dell’arte cui fosse stato permesso di entrare in un museo quand’era chiuso al pubblico. «nessuna giacca rimane aperta così – credi che ...nOoOoOo» «volevo portare del caffè venendo in qua, ma…mh, sono stata… » «MA DAI si è fatto carino per TE? NOOOOOOOOOOOOOOO ma d a i» Deglutì ed arricciò il naso, scuotendo poi il capo in un sorriso più mesto, ma sempre sincero. «distratta.» «dai idem! Si è impegnato! FaGLI UN COMPLIMENTO» Battè assente le ciglia, espirando poi con lentezza - andiamo, Idem. Nessuna giornata è infinita. Sarah, che girava loro attorno da mesi, doveva ormai sapere che quello fosse inevitabilmente, stravagantemente, e semplicemente Noah Parrish: il ragazzo era così e basta, la vena più del modello che del fotografo. Non era una questione personale – non era per lei. A Sarah piaceva soltanto umiliarla, seppur con toni morbidi ed amichevoli.
    Eh, purtroppo le voleva bene comunque. «com’è andata oggi -» «IDEM SEI UNA PALLA AL PIEDE» «- al, mh» corrugò le sopracciglia avviandosi verso la libreria quale? Non è importante, fermandosi solo per cercare le chiavi nel troppo grande cappotto che indossava (si, okay, amava l’autunno, ma soffriva anche il freddo). Era abbastanza certa che, nel calendario in camera sua dove segnava gli impegni dei suoi coinquilini (avrebbe voluto essere normale e ricordarseli, ma dato che la sua memoria non le andava incontro, aveva ripiegato sui post it) avesse scritto …«l’incontro?» Forse aveva scritto davvero solo quello. Era difficile tracciare gli spostamenti di Noah Parrish, uno dei tratti indubbiamente più affascinanti del metamorfo: aveva sempre qualcosa da fare, fosse partecipare ad un evento o ad un corso d’arte o letteratura, un ballo di gala o una serata nelle bettole più deprecabili (ma sempre eleganti, non spacobot) di Londra. Era una continua sorpresa, cambiava ogni giorno - un po’ come i calendari dell’avvento: sapevi cosa aspettarti, ma non sapevi come o in che modo. Nel mentre pescò le chiavi, sorridendo trionfante fra sé, e le inserì nella serratura - click - invitando poi l’altro ad entrare. C’erano voluti mesi di gavetta prima che fosse loro concesso avere le chiavi: piccoli traguardi. «IDEM WITHPOTATOES SEI UNA PALLA» La ragazza inspirò, soffiando, al passaggio di Noah, un quasi impercettibile «chi dice che non bisogna avere paura dei morti non conosce sarah» «COSA?»
    Cosa.
    when
    order
    13.10.2018
    rebel
    blood
    school
    (wizard)
    hufflepuff
    b-day
    about
    21.04.1993
    medium
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    +3 candies per l'ink!! ♥ (fall -> autunno) (si farò anchel'ink grafico ma mi porto avanti #wat)


    Edited by ghost hotline - 6/4/2019, 13:49
     
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    Più sfogliava il quotidiano mostrandosi interessato a quanto leggeva (o meglio fingeva di star leggendo), più invero i titoli delle pagine catturavano la sua attenzione; no, non tanto quelli su Sulveene e il suo operato contro i kinesi e gli special (per non parlare degli special kinesi, razza da debellare nel più categorico dei modi - secondo il ministeriale), perchè di lui e del resto delle cose che capitavano nel presente poco gli interessava. Politica? Ugh. Uno di quei discorsi, insieme a quelli sul vile denaro, da non tirare mai fuori durante una conversazione se volevi rimanesse civile e cordiale, quindi a che pro informarsi al riguardo? No, quello che lo stupiva, e che lo interessava, erano quelle notizie davvero importanti che nessuno, in due anni da quando si trovava in quel tempo, aveva pensato di dirgli: "John Lennon ha lasciato i Beatles??" Strabuzzò gli occhi, ricordando il ragazzetto occhialuto che una volta un suo amico ("amico") mezzosangue gli aveva presentato. Tipo strano, certo, ma un genio in quello che faceva; che faceva con gli altri. Non erano una specie di squadra? Di complesso? Noah era anche andato a sentirli un paio di volte non troppo tempo prima e ricordava con un sorriso quando li aveva invitati in quel locale underground del mondo magico spacciandoli per maghi e aveva fatto provare loro l'Erballegra; erano usciti certi discorsi davvero magici, ed era quasi certo di aver acconsentito a scappare dal proprio matrimonio per andare a vivere con loro in un sottomarino (e di aver litigato sul colore dello stesso; ovviamente sarebbe dovuto essere un colore tenute e delicato, non giallo - giallo!!! - come volevano loro; Noah non avrebbe mai potuto resistere più di cinque minuti in una tale oscenità). Voltò la pagina, una mano al cuore in shook. «John è morto?» MERLINO SANTISSIMO, COM'E' CHE NESSUNO GLIELO AVEVA DETTO???? Insomma, il mondo si premurava di fissare giorni sulla giornata della memoria ma non di- «JOHN HA SPOSATO QUELLA YOKO???» cosa. COSA ??? Alzò lo sguardo, non volendo saperne più niente. E ok che era morto, ma sposarsi quella pressa (che aveva riso della loro idea del sottomarino da fattoni; i mean, rude), quando Noah gli aveva CHIARAMENTE detto che il matrimonio era una trappola!!! Se aveva possibilità di non farlo perchè nessuno lo obbligava PERCHE' farlo ??? Possibile che non lo fosse stato ad ascoltare? Dannati musicisti.
    Sbuffò, facendo per chiudere il giornale ma notando con la coda dell'occhio una Idem in lontananza, che si avvicinava rapida. Si schiarì la voce passandosi una mano fra i capelli con noncuranza. Quando rialzò lo sguardo, la ragazza era ormai arrivata, adorabile nel cappottino scuro e qualche capello a sfuggire al vento dopo la mezza corsa che doveva aver fatto. «buongiorno» sorrise allegramente. sempre essere il primo a salutare; aveva già peccato di maleducazione a non farlo appena l'aveva vista distante (e solo perchè era antiaes agitare in aria la mano)
    «scusa il ritardo, non volevo farti aspettare»
    «sei invero in perfetto orario» forse. Probabilmente no, ma non era buona cosa farne una colpa alla ragazza. Chiuse il giornale con calma.
    «volevo portare del caffè venendo in qua, ma… mh, sono stata… distratta» Noah annuì lentamente come chi la capisce lunga, mentre, a dir la verità, non capiva nulla. Poteva notare il modo strano di parlare della ragazza, esitante, e si piegò leggermente di lato, tanto bastava per vedere se avesse qualcosa nelle orecchie; di quei tempi, capiva spesso che la gente ti parlasse mentre aveva ancora addosso le cuffie (eh, eli). Non vide nulla.
    «possiamo andare a prenderlo dopo» si strinse nelle spalle sorridendo «oggi sono tutto tuo»
    «com’è andata oggi - al, mh» vedendo che faceva per partire, infilò il giornale sotto un braccio e le si affiancò rapidamente, offrendole l'altro per quei pochi passi senza smettere di guardarla. Confuso, ma senza mostrarlo. «l’incontro?»
    Allargò il sorriso, lieto che la ragazza se ne fosse ricordata. «particolare» schioccò la lingua sul palato, distogliendo lo sguardo da lei mentre cercava di aprire la porta, e guardando invece distrattamente la chiave che girava nella serratura. «abbiamo- gli altri hanno, parlato di - mh - discorsi interessanti. Non ho contribuito molto al flusso di idee, ma non si può dire non sia stata una giornata... proficua»
    Quando la porta si aprì, le fece ovviamente segno di precederla con uno scontatissimo «prima le signore» che era sempre bene ricordarle, visto che spesso pareva dimenticarsene. Le donne erano già svantaggiate in parecchie campi della vita («primo fra tutti, si fanno rovinare il corpo da piccole bestie del demonio» «stai parlando della... gravidanza» «gravidanza... persino il suo nome ha un suono sgradevole»), almeno quella gentilezza se la meritavano.
    Seguì la ragazza all'interno, non facendosi sfuggire il borbottio che le era uscito. Umettandosi le labbra, pronunciò finalmente la domanda che gli frullava in testa da quando l'aveva vista: «perchè durante quella cosa la saliva cambia sapore e diventa quasi dolce, perchè?» «idem, c'è qualcuno con te?» inclinò leggermente la testa di lato. Non voleva essere scortese, nè verso di Idem nè verso l'entità, se davvero c'era, ma avrebbe preferito sapere della sua presenza in modo da poter salutare anche questa con il dovuto rispetto.
    E poi se ci fosse stato un fantasma, avrebbe potuto chiedere anche a questi come ne pensava del sesso #wat SEMPRE SFRUTTARE TUTTE LE REFERENCE POSSIBILI!
    YOU WERE TOO GOOD TO BE TRUE. I KNOW THIS WHOLE DAMN CITY THINKS IT NEEDS YOU BUT NOT AS MUCH AS I DO ------------------
    magnus
    noah e. parrish
    23 y.o.
    librarian
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    Edited by parrish‚ - 21/4/2019, 20:49
     
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    C’era un genere di domanda che la Withpotatoes aveva sempre temuto: “Idem, hai steso la lavatrice che ti avevo detto di ritirare?” “Idem, hai chiamato per prendere appuntamento dal dottore?” “Idem, hai comprato il detersivo per piatti?” “Idem, MA L’HAI MESSA LA FARINA NELLA TORTA????????” Quei quesiti apparentemente innocenti che colpivano la Withpotatoes con una stoccata di senso di colpa dritta al petto, impossibile da ignorare o deglutire, perché sapeva la risposta fosse quella sbagliata. Diventava improvvisamente nervosa, lo sguardo chino e le dita a giocherellare con le ciocche corvine, intimamente convinta che se l’avesse sperato con tutte le sue forze, l’universo le avrebbe dato la possibilità di tornare indietro nel tempo e rimediare al danno. Non che nell’interrogativo di Noah ci fosse qualcosa che potesse aggiustare, ma la sensazione era dannatamente simile - alla sprovvista. Avrebbe dovuto essere abituata ad essere interrogata in merito alla compagnia, ma era sempre una prima volta; non sapeva mai quale fosse la risposta che avrebbe fatto sentire meno a disagio gli uno o gli altri. Il suo pigro tempo di reazione non le permise di indossare un espressione cortese ma impenetrabile, lasciando invece il volto esposto con tutti i dubbi arruffati nelle iridi cerulee. Guardò distratta un punto imprecisato oltre le spalle del Parrish, il labbro inferiore sporto all’infuori ed una sottile patina opaca a dividere realtà da ciò che realtà era stata.
    «IdEM, nO – dì di NO» Ecco, capite perché fosse complesso. Non solo non era in grado di mentire, ma non voleva farlo: in un modo o nell’altro, in sostanza, avrebbe tradito la fiducia di qualcuno. Aprì la bocca e la richiuse, aggrottando lievemente le sopracciglia. Quello che infine posò su Noah, fu a tutti gli effetti uno sguardo colpevole, una smorfia appena percettibile ad arricciare la bocca. «sì» ammise, ruotando le iridi zaffiro su un’oltraggiata Sarah. «IDEM» «SCUSA!» dispiaciuta lo era davvero, ma non abbastanza da coprire il fantasma. Che poi, perché avrebbe dovuto nasconderla? La sua presenza non era certo una novità nella sua - loro - vita; non si trattava di uno sconosciuto, era…Noah, e c’era stato suo malgrado sin dall’inizio quando si erano manifestati i suoi poteri. Non aveva mai criticato, perlomeno a voce alta, i momenti d’evasione della Withpotatoes, né aveva commentato le innumerevoli volte in cui, rientrando a casa, l’aveva trovata a parlare apparentemente da sola. Probabilmente, la sua tranquillità era dovuta al fatto che non avesse mai conosciuto una Idem prima - oppure, semplicemente, non gli importava. Era una boccata d’aria fresca in un mondo dove gli occhi della gente le si posavano pesanti sulla nuca, gonfi di fantasmi reali e passati, del sangue sparso d’altri o da sua sorella. Dondolò sui talloni riportando l’attenzione sul metamorfo. «è sarah. Si è un po’…mh, offesa» Abbozzò un sorriso, l’indice a sistemare i capelli dietro l’orecchio. «è -» era «- una ragazza riservata, avrebbe preferito rimanere “invisibile”» mimò le virgolette sull’ultima parola, avanzando nel locale con il solo rumore di sottofondo dei loro passi, e lo sdegnato sbuffare del fantasma. «credo che tu la metta in soggezione» «iDEM!!!??????» sorrise ancora, più consapevole e trasparente, spostando la smorfia divertita dall’una all’altro. Manco avesse confessato di tutte le volte in cui la sua presenza era diventata molesta - era stata carina, e si era trattenuta! «ma farà la brava, vero sarah?» inarcò un sopracciglio lasciando cadere giacca e borsa su una sedia libera, i pugni poggiati sui fianchi. «mai» «sa essere molto discreta» «ma quaNDO» il sorriso della Withpotatoes aveva ormai raggiunto l’apice della sua ampiezza, lucido e conciliante quanto un fuoco fatuo. «e sarebbe -» «idem, ti meNO» «- MOLTO FELICE se le permettessimo di rimanere con noi» si schiarì la voce soffocando così i brontolii del fantasma, lisciando pieghe invisibili sulla gonna scura. «ma se preferisci, posso chiederle gentilmente di andarsene» spostò uno sguardo solenne su Noah, ancora l’ombra di un sorriso sulle labbra. Non era solita cacciare i fantasmi, ma per lui avrebbe cercato di fare uno sforzo: si preoccupava dei morti quanto dei vivi, anche se ritenuto sbagliato da molti, ma i morti non potevano allungare le dita per sorreggerla ogni qual volta perdeva l’equilibrio.
    Letteralmente, ma anche metaforicamente.
    «lo sai che DI PRINCIPIO non me ne andrei comunque, né»
    Sì, lo sapeva. Ma almeno avrebbe potuto dire di averci provato - ed in un mondo come il loro, tanto poteva bastare.
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    «sì- SCUSA!»
    «Non serve scus- oh. Non parli con me» annuì. «giusto»
    Non era certo della reazione che avrebbe dovuto avere alla notizia della presenza di un fantasma, perchè non era esattamente qualcosa su cui esisteva una precisa etichetta - e di per sè la cosa lo faceva uscire di testa; non sapere come comportarsi per essere perfetto e non creare uno sgarbo a nessuno lo faceva sentire stupido, un po' come quando doveva usare il suo cellulare e ogni cosa pareva non andar bene (e troppe emoji sei un trentenne che non sa usare la tecnologia, e nessuna sei passivo aggressivo, e la punteggiatura non va usata come nel cartaceo, e però se non la usi non si capisce niente... c'erano più regole da infrangere che da seguire; una tragedia, per i Noah del mondo). E se stava offendendo il fantasma senza volerlo?? QUAL ERA IL GALATEO DEI MORTI???? Con i fantasmi visibili era facile, si era sempre trovato bene a passeggiare e dialogare con la Dama Grigia per Hogwarts, da ragazzo, ma ora si sentiva cieco.
    Letteralmente, visto che non vedeva dove stava andando; ma la luce l'hanno accesa?? l'amic* di Idem. Nel dubbio, sorrise alla special, riprendendo a camminare nella libreria. «è sarah. Si è un po’…mh, offesa» Offesa? Noah aggrottò le sopracciglia, l'espressione allegra a tentennare.
    «perchè mai?» ECCo, cOS'AVEVA FATTO DI SBAGLIATO??? Doveva inchinarsi? Salutare subito? Togliersi il cappello?? "MA IO NON CE L'HO UN CAPPELLO"
    «è una ragazza riservata, avrebbe preferito rimanere “invisibile”» Ah. «capisco» quasi sospirò di sollievo. Il fatto che capisse non voleva dire che approvasse (era piuttosto rude non palesarsi, e origliare le loro conversazioni) ma almeno lui era stato bravo, e non si era inimicato una creatura immortale.
    «credo che tu la metta in soggezione» Questo strappò una mezza risata da parte del Parrish, ma non tanto come una presa in giro nei confronti della ragazza-fantasma, quanto perchè, beh, era lui quello che si sarebbe dovuto sentire in soggezione con ad ascoltare le proprie conversazioni con la medium una sconosciuta invisibile che probabilmente giudicava ogni sua parola; amava piacere, Noah Parrish, ed era difficile farlo quando non puoi capire la reazione del tuo interlocutore. Spostò la sedia per Idem per farla sedere. Dopo un attimo, non sapendo bene cosa fare, spostò una seconda sedia, per la ragazza-fantasma. I fantasmi si sedevano? «ma farà la brava, vero sarah? sa essere molto discreta- e sarebbe- MOLTO FELICE se le permettessimo di rimanere con noi»
    «Beh- Sarah, hai detto?» Divertito, Noah fece il giro del tavolo, mettendosi in ginocchio davanti ad Idem. Cercò i suoi occhi, notando per l'ennesima volta quanto fossero blu e brillanti; non che di solito dimenticasse quanto gli piacessero e calmassero, solo era convinto che i propri ricordi esagerassero imbellendola. E invece. In ogni caso, le fece un occhiolino veloce e poi chiuse gli occhi, una mano a coprirli. «Sarah, è un piacere conoscerti, io sono Noah Parrish. Non mi piace parlarti direttamente guardando altrove, quindi scuserai questa scena. Non hai motivo di sentirti a disagio, e ovviamente puoi restare per tutto il tempo che preferisci... sempre che a te» aprì le dita, osservando Idem. «stia bene» allargò il sorriso, e prima di rialzarsi, posò una mano sulla coscia di Idem, in un "va tutto bene?" silenzioso. Una volta in piedi, tornò al proprio posto, finalmente sedendosi. «una mente in più non ci farà del male» commentò tirando fuori dalla borsa il quaderno, penna stilografica e inchiostro. Su una pagina aveva segnato alcuni titoli da cercare, e la aprì per metterla in mezzo al tavolo, per mostrarla alla ragazza. «anzi, un suo parere potrebbe essere utile. Tipo-...» distolse lo sguardo da Idem, puntandolo ostentatamente sull'ambiente circostante, e questo già sarebbe dovuto essere un campanello d'allarme, per la medium; Noah non guardava altrove quando parlava con qualcuno quando era in modalità gentleman; forse quando dipingeva e non gli andava di essere distratto, o a dialogare con lui erano Cash o Tupp, ma mai se voleva fare bella impressione su qualcuno - anche se quel qualcuno era morto. «...che ne pensa Sarah del-» si schiarì la voce. Lo stava chiedendo davvero? . Era un tarlo che ormai lo torturava da anche troppo tempo, meglio liberarsene il prima possibile, per tornare a pensare ad altro. «dell'atto della copulazione a fini ludici?» andiamo!! Sarah era morta - doveva saperne un sacco di certe cose!! (?) E se non le sapeva, magari aveva... sentito in giro. Se non aveva lei la risposta ai dubbi di Noah, chi? Il metamorfo si umettò le labbra, cercando di apparire distaccato e serio mentre rialzava lo sguardo su Idem. Aveva già parlato di rapporti sessuali prima di quella giornata, con i propri amici o a volte sconosciuti, ma era strano farlo con lei e senza essere ubriaco o fatto. Eppure, nel ventunesimo secolo sembrava un discorso su cui tutti avevano qualcosa da dire, quindi immaginava per Idem non dovesse essere così strano come era per lui.
    O almeno sperava. «asking for a novel»
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    Non si sarebbe offesa, Idem Withpotatoes, se la capacità di parlare con i morti fosse stata telepatica, anziché essere sempre costretta a rispondere ad alta voce alle domande dei suoi amici morti-ma-non-troppo (minireb: friggere, perché word lo corregge sempre così triggered). Ad esempio: «se ne sta andando??» sarebbe stato più comodo, e meno soffro di psicosi, scusa haha! (:, dirle telepaticamente che non…credeva, ma non ne era certa. I comportamenti di Noah Parrish erano prevedibili fino ad un certo punto, e spesso Idem s’era ritrovata ad osservare una porta chiusa, fosse quella della camera del metamorfo o di casa, rendendosi conto di non sapere niente, di quel ragazzo – e non in riferimento al suo passato, il quale non avrebbe in ogni caso influenzato il suo giudizio né avrebbe reso più semplice avvicinarglisi. Era una delle persone più semplici e più complesse che conoscesse, perché malgrado sembrasse a portata di mano, con quei sorrisi morbidi ed i gentili occhi blu, Idem sentiva che non lo fosse; non era poi così diverso approcciarsi a lui, od approcciarsi ad un fantasma: entrambi davano la loro versione dei fatti. La Withpotatoes non poteva fare a meno di domandarsi, in quel momento come ogni volta che lo osservava di sottecchi sistemarsi abiti o capelli già impeccabili, quanto ci fosse della tela, e quanto fosse solo vernice da ammirare. Non che fosse vuoto, non che fosse superficiale, e di certo non era dell’idea fosse falso, ma…gli piaceva essere Noah, o amava il fatto che agli altri piacesse Noah? Era la stessa cosa? Avrebbe potuto domandarglielo, ma non voleva credesse fosse…lavoro, per lei, e non voleva diventasse suo paziente - era solo…preoccupata? Curiosa? Entrambe. «cosa sta succedendo» arcuò le sopracciglia corvine, un sorriso esitante a curvare le labbra mentre le gote si coloravano di una tenue tonalità rosa. Irreale, era l’aggettivo che più si addiceva a Noah Parrish, con quelle ciglia scure troppo lunghe ed un viso privo di angoli. Alzò timidamente le dita lasciandole sospese sopra la curva della guancia, non abbastanza vicine perché l’altro potesse sentirle, ma abbastanza da darle la sensazione di poterlo fare. C’erano volte in cui davvero credeva che se l’avesse toccato, sarebbe sparito; nelle lunghe, eterne, giornate nei Laboratori, l’aveva pensato davvero, che Noah non esistesse – e se quando era riuscito a scappare non avesse sentito le Guardie parlarne, sarebbe rimasta con il dubbio se fosse o meno stato reale. Vederlo tutti i giorni non l’aiutava ad abituarcisi: come già detto, Idem se ne stupiva sempre. «Sarah, è un piacere conoscerti, io sono Noah Parrish. Non mi piace parlarti direttamente guardando altrove, quindi scuserai questa scena. Non hai motivo di sentirti a disagio, e ovviamente puoi restare per tutto il tempo che preferisci... sempre che a te» In quanti avrebbero fatto una cosa del genere per un fantasma? Idem sapeva, che la gente la reputava strana; non li biasimava, e confidava non ci fosse cattiveria, ma solo resistenti pregiudizi a lasciare che la definissero tale – ciò non significava che non facesse piacere, di tanto in tanto, avere un Noah Parrish che lo facesse apparire non solo normale, ma speciale. «stia bene» Annuì, egoisticamente felice che le loro strade avessero finito per incontrarsi. «grazie» ed ancora sorrise nella delicata stretta sulla gamba, quasi lui avesse sentito i dubbi precedenti di Idem, e volesse assicurarle di esserci davvero.
    «che tipo»
    «dice che ti trova carino» le indicò con un cenno del capo la sedia libera al suo fianco, perché le faceva sempre un po’ strano che, con la scusa nessuno potesse vederla, tendesse a coricarsi sui tavoli: giovani.
    «[deeper voice] compiace i miei istinti animaleschi» per quanto fosse stata costretta a guardare the lady, e di conseguenza comprendesse le risatine isteriche di una Sarah che in zucca non doveva esserci mai stata, decise che quella replica poteva tenerla per sé. «una mente in più non ci farà del male. anzi, un suo parere potrebbe essere utile. Tipo-...»
    «oh-oh» il fantasma reagì all’improvviso irrigidimento della medium, mentre gli occhi di Idem scrutavano il volto di Noah. Erano ben pochi i campi in cui un fantasma, nello specifico Sarah («sCUSA???»), potevano essere utili, e di qualunque questione si trattasse, sembrava mettere a disagio il moro.
    «...che ne pensa Sarah del-»
    …del? «questa suspense mi uccide»
    Dramatic pause. «e sono già morta»
    Badumtsss.
    «dell'atto della copulazione a fini ludici?»
    Idem inarcò lentamente le sopracciglia, bocca dischiusa in sorpresa. Fra le…domande che si era aspettata…non rientrava certo…quella. Si riprese in fretta dallo stupore iniziale, sicura che ci fosse un motivo concreto dietro quel quesito – altrimenti perché tanta ritrosia? «sarah?» «mi sento a disagio» sei morta, che disagio - saggiamente, non commentò ad alta voce, lasciando tempo al fantasma per sprimacciarsi nervosamente le guance, ed iniziare a camminare avanti e indietro per la stanza.
    «non penso - diglielo»
    «puoi essere un po’ più…specifica?» Rivolse un sorriso di scuse a Noah, un «è una ragazza molto riflessiva» a coprire il: non sa quel che dice e tende sempre a over think. «è una domanda strana? Neanche mi conosce, MA VA BENE, digli che -» «è morta senza aver mai avuto rapporti sessuali, e fra i tanti rimpianti che ha riguardo la sua vita, conoscere il sesso è sotto…» corrugò le sopracciglia, testa reclinata sulla spalla. «scoprire se il molise esiste?» pausa. «ma il molise esiste» «l’hai mai visto?»
    Fair point.
    «ma a nessuno interessa davvero; come direbbe un grande saggio, “è piccolo, mi mette tristezza”» c’erano momenti in cui, invece, era davvero felice che gli altri non potessero sentire i suoi fantasmi – quelli strani, li trovava tutti lei. Umettò le labbra, Idem, abbassando il viso sulle proprie mani per cercare lo sguardo di Noah. «posso chiederti il…perché?» [psicomaga: friggere VA BENE ora lo lascio] «hai avuto qualche…» battè le ciglia, il tono calmo e caldo che usava al San Mungo. «brutta esperienza, di recente?» ERA UNA RICHIESTA D’AIUTO SOTTILE E PRESA ALLA LONTANA, QUELLA? Nella borsa aveva la Bambola, se necessario, eh.
    Non quella gonfiabile (ma anche, sempre utile; mettete che trovava una pisci netta per strada?), quella del dove ti hanno toccato. e voi direte: perché dovresti averla in borsa, Idem.
    La replica, come sempre, è: perché no?
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    «dice che ti trova carino»
    «aw» Un'altra risata leggera dal parte del Parrish; non voleva neanche indagare sul fatto se fosse vero o una menzogna di Idem per farlo felice; lo faceva felice, quindi perchè rovinare quell'atto di gentilezza?
    «Grazie, Sarah»
    Ma torniamo alla questione importante (no, non il sesso: a nessuno importa del sesso; la questione era se l'umanità tutta mentisse su cosa trovasse eccitante o meno solo perchè era così e basta).
    Testa girata altrove, volse lo sguardo fingendo nonchalance verso Idem per guardarla di sfuggita. Aveva sbagliato a porre la domanda? Era invero un argomento scomodo? Forse gli avevano fatto fraintendere che parlare di fornicazione e annessi non fosse tabù (anzi! andasse di moda!) mentre lo era ancora eccome. Tutti quei discorsi sull'emancipazione e masturbazione femminile se li era sentiti per niente? Oh- oh signore SI ERA APPENA FATTO UNA FIGURACCIA?
    «sarah?» SARAH STAVA RISPONDENDO? CHE NE PENSAVA, QUINDI??? «Era interesse generale, sai, per avere più- idee» CHE AVEVA FATTO «Non devi dirmelo per forza se ti mette a disagio» WHAT IS HAPPENING PERCHE' NON RISPONDE-... poi notò che Idem stava invero parlando con la ragazza, e si calmò leggermente, stringendo le labbra mentre cercava di tornare ad un'espressione... normale. Calma, e attendeva pazientemente.
    Idem era troppo... Idem, per obbligare qualcuno a parlare di un argomento che non le importava, quindi Sarah doveva semplicemete star argomentando la propria risposta. «è una ragazza molto riflessiva» annuì leggermente. Essere morta doveva averle dato una qualche sapienza superiore. Un intelletto sopraffino. E poi, chissà chi era stata in vita... una famosa filosofa del ventunesimo secolo? Una filantropa? Una grande scrittrice (sì)?
    «è morta senza aver mai avuto rapporti sessuali» AH beh, già le stava simpatica «e fra i tanti rimpianti che ha riguardo la sua vita, conoscere il sesso è sotto… scoprire se il molise esiste?» onesto «Ma il Molise esiste» Noah sbuffò divertito, dicendo in contemporanea alla ragazza fantasma senza saperlo: «L'hai mai visto?» ma soprattutto, non aveva visto la bacheca nel quartier genere della Mystery dedicata all'Italia? "Molise, realtà o invenzione delle lobby pizzaiole?" proprio vicino al "Caldo perso è un incantesimo wicca? Lo dicono i vippini della valle per invocare Satana?"
    «...scusa non volevo interrompere» si schiarì la voce, sorridendo affabile «Grazie Sarah» l'importante era aver scoperto che #chisenefregadelsesso non era una cosa che riguardava solo noah: aveva ragione a credere alla gente piacesse l'idea che fosse come nei libri appassionato e necessario - gente che non riesce a resistere all'urgenza di denudarsi e darci dentro - , quando in realtà era solo... meh, sesso. Certo, anche lui da ragazzo aveva fatto parte di quella farsa, in qualche modo, raccontando di magici amplessi mai avuti, e se proprio era la norma avrebbe continuato a farlo. chi era lui per giudicare uno o otto miliardi di bugiardi? Lo avevano quasi fregato. «Sei stata illuminante»
    «posso chiederti il…perché?» «Mh?» sollevò lo sguardo verso Idem, più tranquillo di prima.
    «hai avuto qualche… brutta esperienza, di recente?»
    Si portò una mano al cuore, ridacchiando. «Oh cielo, no! Era solo un dubbio che volevo togliermi. Sai-...» sorrise allusivo. Sollevò le sopracciglia. «Questa cosa che "l'erotismo"» virgoletto muovendo le mani in aria «esista davvero; che la gente provi sul serio desideri carnali...» abbassò nuovamente lo sguardo sui fogli che aveva tirato fuori, sbuffando divertito. «Ma Sarah non avrebbe ragione di mentire, a differenza dei vivi, mi fido di lei» e del suo disinteresse soprattutto, molto relatable; citando un grande saggio (pinterest): perchè mai una ragazza morta avrebbe dovuto mentire? si strinse nelle spalle «Non capisco bene perchè tutto il mondo abbia la necessità di parlare di quanto sia bello e appagante un atto di per sè- tanto indifferente? Non è assolutamente come nei libri... beh, chi sono io per giudicare!» ovviamente li giudicava, ma sarebbe stato al gioco, se era quello che volevano.
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