[oblinder] Somebody To Love

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    Siete pronti per un appuntamento FA-VO-LO-SO-H?
    Certo che sì! Altrimenti non sareste stati così disperati da rivolgervi a noi! Se non lo avete fatto, potete comunque star certi di essere dei casi quasi persi o, più plausibile, che non siate al corrente di quanto la vostra situazione sia effettivamente TRAGICA!
    Tranquilli, la nostra agenzia per cuori solitari è quello che fa al caso vostro, armata delle peggiori migliori intenzioni e delle ultime tecnologie per far tornare a battere il vostro ancora per poco cuore!
    [prompt #1] Il giorno di San Valentino, un esercito di Eros Piumati (ibridi magici potenziati) viene liberato nel mondo magico per far scoppiare l’amore in ogni angolo del Regno Unito e far trovare a ognuno la propria anima gemella! I simpatici volatili si illuminano ed emettono un suono particolarmente insistente quanto più questa è vicino. Troverete una pergamena attaccata alla loro zampa, sulla quale verrà indicato il luogo dell’appuntamento non appena anche l’altro uccello avrà compiuto la sua magia MLMLMLML
    Potete:
    - Esservi recati di vostra spontanea volontà da Mara Myoncki e Christian Maljoeyo e aver ricevuto in anticipo la pergamena con il luogo dell’incontro non appena avvenuto il match;
    - Essere stati iscritti da qualcun altro in agenzia;
    - Essere stati colpiti in pieno dall’Eros Piumato.
    E ALOOORA! Datevi una mossa che con questa ricerca dell’amore ci avete rotto i maroni!
    Captain Oats
     
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    «come sto?» ansiosa, arricciò ancora una ciocca di capelli color cioccolato dietro l’orecchio, gli enormi occhi color muschio sollevati verso Jess. Non appena le era giunta voce dell’agenzia di incontri targata Mara Myoncki e Christian Maljoeyo, e dell’evento in programma per quel San Valentino, Erin Therese Chipmunks era stata una delle prime ad iscriversi: la pubblicità prometteva l’anima gemella, e la Chips, che dell’amore aveva fatto una religione, era caduta nella loro trappola con un sorriso ebete e lo sguardo già sognante. La Tassorosso era disperatamente in cerca d’innamorarsi da quando aveva undici anni, un romanzo fra le dita ed il cuore fra le pagine. Voleva sapere cosa si provasse. Le infatuazioni quotidiane non contavano davvero - cercava quello travolgente, quello vero, quello che ti faceva andare a dormire con una smorfia felice e ti risvegliava con un tamburellare patetico del muscolo cardiaco quando sapevi di poter incontrare l’altro. Non voleva il genere d’amore dei libri che adorava leggere, straziante e pieno di dolori quanto colpi di scena – gli andava bene viverlo da spettatrice, ma non lo desiderava sulla propria pelle. Erin ne voleva uno semplice che iniziasse dal lieto fine, perchè di complicanze nella sua vita ne aveva già troppe: non perfetto, solo…normale. Viveva nel terrore che qualcuno potesse scoprire fosse una ribelle, o di svegliarsi senza trovare al proprio fianco alcuno dei mini reb (di nuovo), non era così assurdo che almeno per un dettaglio della sua vita, volesse vivere leggera. Almeno uno. E quella, era l’occasione perfetta. Gliel’avevano promesso, con tanto di pacca sulla spalla a giurarle che sarebbe stato quello, o quella, tesoro mio – siamo nel 2019! giusto per lei, ed Erin – nel pieno delle sue Erin-capacità - ci aveva creduto.
    Ci credeva.
    Jess e Scott l’avevano accompagnata fino al luogo del tanto atteso incontro, osservandola come due genitori che vedessero il proprio pargolo prediletto prendere il volo; era piuttosto certa che Nathan, con la sua scusa di doversi allontanare un attimo, si fosse già mimetizzato con l’ambiente così da poterle rimanere accanto caso mai il resto della squad non avesse approvato la scelta dell’agenzia – li amava anche per quello, la Chipmunks. «sei bellissima» sì, sembrava proprio la scena clichè dei prom, con la madre armata di macchina fotografica e la figlia, imbarazzata, che moriva dalla voglia di andare incontro al suo destino. Erin sorrise, il viso ad illuminarsi di gioia, stringendo frenetica la borsa al petto. La Tassorosso ci teneva al proprio aspetto, aveva bisogno di piacere, e vi metteva sempre del marcato impegno – quel giorno, si era sforzata un po’ di più: quando le sarebbe ricapitata, d’altronde, un occasione simile? Indossava un vestito che le arrivava fin poco sopra il ginocchio color verde scuro, scarpe eleganti ma prive di tacco, ed una giacca a cui aveva applicato (sì, con le sue mani!!&&) spille colorate e la scritta GRL PWR, mixando il look urban con quello più elegante dell’abito. Umettò le labbra ed annuì, le guance rosa ed il sorriso a dolerle le guance. «CHI CREDI CHE SARà??» Il trillo eccitato di Jessalyn la riportò con I piedi per terra, mentre Scott - più Scott del solito - osservava la folla alla ricerca del papabile appuntamento di Erin. Chi - in che senso? Non poteva mica saperlo; se avesse già conosciuto la sua anima gemella, d’altronde, non sarebbe stata lì, no? O forse voleva solo una conferma dal Fato Bellissimo, qualcosa che le facesse battere il pugno sul tavolo ed esclamare “LO SAPEVO!!!&&” con tanto d’improvvisa soundtrack romantica ad enfatizzare il momento: la lista dei ragazzi-di-erin-ma-loro-non-lo-sanno, dopotutto, era abbastanza lunga da poterlo permettere. «quindi sono pronta? Vado bene? VOI USCIRESTE CON ME?» Non dico che fosse suonata come una supplica isterica, ma non lo nego neanche. Percepiva l’ansia da prestazione accelerarle il battito ed accorciarle il fiato, i palmi sudati a stropicciare l’orlo stinto della giacca. Alle incitazioni da ring dei suoi migliori amici, buttò fuori l’aria in un sol soffio, drizzando la schiena con aria decisa.
    Non era la prima volta che entrava al Captain Oats (e non era la prima volta, malgrado fosse passato più di un anno, che gli occhi guizzassero alla ricerca del cameriere) e dubitava sarebbe stata l’ultima, ma tutto le parve nuovo: le luci, l’atmosfera, il sapore sulla lingua. Deglutì guardandosi attorno, decidendo infine di recarsi al bancone. Se la sua anima gemella le avesse dato buca, almeno avrebbe potuto sperare che Isaac o Niamh fossero a lavoro, così da fare due chiacchiere e fingere di non avere il cuore spezzato.
    Inspirò. Espirò.
    Guardò ancora la pergamena che le era stata consegnata dai due fantagenitori d’amore, serrando poi le palpebre con forza. Solo un sussurro, Erin.
    «himchanlee»
    Quello sbagliato. Scosse il capo e corrugò le sopracciglia. «cioè, beanie19»
    Ovviamente.

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    L'agenzia per cuori solitari di Mara Myoncki e Christian Maljoeyo aveva organizzato un evento per il giorno di San Valentino, giorno in cui le strade di Hogsmeade erano invase di coppiette love love. Theia non era particolarmente amante della festa non perchè non credesse nell'amore, ma in vita sua aveva sempre trascorso la festività circondata da dolci di cioccolato da lei stessa preparati. Un triste escamotage che la faceva apparire più amata di quanto non fosse, o più disperata di quanto fosse. Tra i due il passo era relativamente breve.
    E così si era lasciata convincere reggendo il volantino tra le mani, in fin dei conti che male c'era a provare? Mal che andava avrebbe trovato uno squilibrato o un pervertito ad attenderla, e lui avrebbe trovato un bel tacco piantato in mezzo agli occhi.
    Sono stupida a sperare in qualcosa di buono?
    Rivolse uno sguardo carico di aspettative al gemello riflesso nello specchio, e lui le sorrise come solo Pers sapeva fare. L'unico che riuscisse a tranquillizzarla anche quando il cuore minacciava di schizzarle via dal petto. Non credeva un appuntamento al buio avrebbe mai potuto renderla tanto nervosa, ma ecco che l'impavida Grifondoro era stata messa k.o da una coppia di strampalati anziani se mi sentono mi uccidono pensò distrattamente.
    Augurami buona fortuna. Anzi no, prepara una torta allo sguardo stralunato del gemello continuò se al mio ritorno sono felice festeggiamo, altrimenti affoghiamo i dispiaceri nel cioccolato. Elementare Watson per un attimo lo fissò come se stesse osservando una creatura a lei sconosciuta, un alieno, poi scosse il capo.
    Lo amava anche per quello.
    Eppure quell'amore non era sufficiente. Era così sbagliato desiderare qualcosa di più? Una persona sola sua che potesse amarla, con cui fare quelle sdolcinate cose che facevano le coppiette come dividere un dolce al ristorante, andare ad un appuntamento, tenersi per mano.
    Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra della giovane.
    Forse era ridicolo sperare così tanto in un appuntamento al buio organizzato da quelli che a lei in tutta sincerità erano parsi dei ciarlatani, dubitava fortemente della loro capacità di riunire due anime che meritavano di stare insieme, due anime perdute, due anime gemelle. Era una sfida e francamente sperava fossero loro a vincere.
    Perchè in quel caso avrebbe vinto anche lei, qualcosa di ben più importante della reputazione.
    Rigirò la pergamena tra le dita una decina di volte prima di convincersi a recarsi all'indirizzo scritto quasi a caratteri cubitali. Captain Oats.
    Non era un luogo che frequentava quindi era ancora più nervosa all'idea di trovarsi in un territorio a lei sconosciuto, senza il conforto di un ambiente familiare che l'avrebbe fatta sentire più protetto e meno esposta. Era completamente sola e questo in un certo senso la spaventava, per la prima volta era sola senza la protezione dell'unica persona che aveva sempre preso le sue difese, senza la persona che le aveva guardato le spalle innumerevoli volte in quei lunghi sedici anni.
    Quasi per magia si ritrovò dinnanzi la porta d'ingresso del Captain Oats e la Grifondoro era impallidita tutto d'un tratto. Ma chi me l'ha fatto fare commentò senza distogliere lo sguardo dalla porta, come se il solo fissarla potesse trasformarla in qualcosa di meno spaventoso. Era solo una porta, dannazione.
    Qualcuno uscì dal locale proprio mentre stava per girare i tacchi e scappare il più lontano possibile, divertente come un Grifondoro scappasse dinnanzi all'ignoto. Sembrava una barzelletta ed avrebbe anche potuto ridere, se non fosse che dall'altra parte c'era tutto sommato qualcuno che la attendeva. O così sperava.
    La mano bloccò la porta prima che questa potesse richiudersi completamente e la bionda lasciò che il contatto con il freddo legno la calmasse, ed infine si decise a riaprila per poi entrare nel locale accogliente. Ora che si trovava al suo interno sentiva un po' della tensione abbandonare il corpo, era un locale grazioso, accogliente. Se l'appuntamento fosse andato male era nel posto giusto per ubriacarsi o strafogarsi di cioccolata, ma sperava di non dover arrivare a tanto.
    Per una volta voleva che qualcosa nella sua vita funzionasse.
    Voleva provare qualcosa di piacevole, quel sentimento di cui tutti parlavano e che per lei era ancora un mistero. Quel sentimento che scaldava il cuore e l'anima.
    Si guardò attorno non sapendo come agire, doveva avvicinarsi a chiunque non fosse in dolce compagnia e nominare il nickname che le era stato fornito? Si sarebbe soltanto messa in ridicolo. Gonfiò le guance indispettita e si avviò verso il bancone. Tremava e non era per il freddo, al contrario cominciava a sentire particolarmente caldo e non era positivo perchè non ci teneva a ritrovarsi in un bagno di sudore per l'agitazione, così rimosse la giacca che indossava rimanendo con un grazioso abito rosso indosso. Eppure il calore non accennava a diminuire. Posso avere un bicchiere d'ac-
    ...beanie19
    La testa scattò verso un punto indefinito, così tanto velocemente che temette di essersi spezzata l'osso del collo. Un sorriso timido le adornò il volto e si avvicinò esitante al possessore della voce. Non era da lei essere così tanto esitante e spaventata, per la prima volta in vita sua aveva paura. Paura di non essere abbastanza e lì i traumi passati tornavano a riaffiorare nella mente, avrebbe voluto cancellarli ma era difficile.
    Era più danneggiata di ciò che immaginasse.
    E questo al spaventava.
    Come poteva qualcuno amarla quando lei stessa non era sicura di farcela? Tutta quella faccenda dell'amore sembrava così grande. Eppure ora che si trovava lì, ora che sapeva che c'era davvero qualcosa di per lei, ora che era tutto così reale, si sentiva felice.
    Spaventata, certo, ma felice.
    Hun00 chiese timidamente.
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    Appellare qualcuno perché apparisse magicamente di fronte a sé, come aveva dimostrato in precedenza, non aveva mai funzionato. Non si era aspettata davvero che quel giorno potesse dare risultati, era stata più una supplica che una reale richiesta – ed ecco perché quando, al sussurrato «hun00», spalancò gli occhi trovandosi di fronte Antheia Sinclair, per poco non le venne un infarto. Mascherò il sobbalzo stringendo entrambe le mani al bancone, la bocca dischiusa in sorpresa; le iridi verde bosco guizzarono dalla ragazza di fronte a sé al biglietto appallottolato nella mano, cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle.
    Cioè.
    Theia era beanie19? La sua anima gemella? La osservò in silenzio il tempo di un paio di battiti di cuore, cercando di capire come si sentisse in proposito. Non se n’era mai accorta?? Frequentavano Hogwarts insieme da due anni, oramai – come aveva potuto non rendersene conto? Aprì la bocca e la richiuse, ingoiando insieme alla saliva il disappunto ed il conseguente senso di colpa. «uh-uhm» Umettò le labbra annuendo più del dovuto, mascherando la delusione con un brillante sorriso ricco di aspettativa. Non poteva biasimare né Mara Myoncki nè Christian Maljoeyo, se aveva evidentemente frainteso il senso dell’agenzia, dando per scontato che parlando di anime gemelle, s’intendesse in senso romantico. Si era creata aspettative irrealistiche, non pensando neanche per un istante che potesse invece essere l’occasione per trovare qualcuno con cui fare amicizia - qualcuno che fosse abbastanza nelle sue corde dal non fuggire all’eccesso di entusiasmo della Chips, od ai sogni ad occhi aperti bisbigliati a labbra curvate verso l’alto. E Theia? Inaspettata; non sapeva nulla di lei se non che fosse la sorella gemella del 50% della sua otp (GIDES VIVE) e si sentì improvvisamente in colpa per quella mancanza – ma anche stranamente eccitata. L’entusiasmo sostituì qualunque altra emozione sul viso della “Aguilera”, che con un balzo allegro saltellò giù dallo sgabello. «theiasinclair!» esclamò in un bisbiglio euforico, le guance imporporate d’imbarazzo. «scusa per poco fa, pensavo…» Pensava cosa? Che all’incontro si sarebbe presentato, in appuntamento al buio organizzato da un’agenzia in fallimenti, il suo principe azzurro?
    Pateticamente, la risposta era sì. Corrugò le sopracciglia, morse l’interno della guancia facendo cadere lo sguardo sulle proprie mani. Abbozzò ancora un sorriso pregando non si fosse offesa per l’esitazione iniziale, era l’ultimo dei suoi desideri, allungando timidamente le dita per porgerle alla Grifondoro. «non ci siamo mai presentate ufficialmente. Erin c-» nO. «aguilera, tassorosso – ultimo anno» cinguettò nervosa, sistemando metodica le ciocche castane dietro le orecchie. Le indicò i due sgabelli che aveva tenuto occupati per loro con un cenno del capo, una risatina a scuoterle le spalle. Si disse che, evidentemente, il destino aveva altri piani per lei; si ripetè, per la millesima volta nei suoi diciott’anni di vita, che l’amore sarebbe arrivato quando non l’avrebbe cercato, piombando nella sua esistenza in un supermercato qualsiasi di un giorno qualsiasi. «posso – uh – offrirti qualcosa??» scavò nelle proprie tasche alla ricerca del portafoglio, sospirando sollevata nel percepirlo sotto le dita. Era il suo primo stipendio, e quel giorno le era parso il migliore per spendere i suoi primi, sudati, risparmi – c’era forse occasione migliore per consumare denaro guadagnato in un locale come Madama Piediburro, se non San Valentino? Non credeva proprio. «le persone innamorate lasciano un sacco di mance» aggiunse distratta, giustificando solo il cielo sapeva cosa per solo Dio sapeva quale motivo, ruotando un sorriso di scuse verso la Sinclair. Mi spiace ti sia toccata un disastro vivente come la sottoscritta, ma posso ancora migliorare!!!&& DAMMI UNA CHANCE.
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    Arriva un momento nella vita di ogni persona in cui le certezze si infrangono e le domande cominciano ad affiorare nella mente come un bottiglia -nella quale un marinaio aveva lasciato un messaggio d'amore per la sua bella- riportata a riva dalla marea. L'eccitazione iniziale di aver ritrovato un messaggio proveniente dal mare ben presto lascia posto alla diffidenza, può un semplice messaggio cambiare le sorti del mondo? Quello stesso mondo che tutti conosciamo?
    Più o meno era ciò che era accaduto a Theia quando si era resa conto che forse le ragazze le interessavano più di quanto avrebbero dovuto, ma ciò non toglieva che non disdegnasse anche l'attenzione dei ragazzi. In realtà, se c'era armonia come le note che poste in fila potevano dare vita ad un'orecchiabile sinfonia allora il fisico di una persona passava in secondo piano.
    Pertanto non si era recata all'appuntamento avendo qualche aspettativa, non aveva avuto il tempo di formulare un pensiero a riguardo, non si era aspettata di trovare davvero qualcuno ad attenderla se doveva essere onesta, eppure forse quei due ciarlatano sapeva un paio di cosette sulle anime gemelle. Era un appuntamento romantico? Non avrebbe saputo dirlo, non era nemmeno troppo sicura di sapere cosa significasse appuntamento romantico.
    Le parve di cogliere esitazione nell'altra ragazza.
    E per un attimo trattenne il respiro in attesa di un rifiuto ma il sorriso che sfoggiò le fece dimenticare qualsiasi insicurezza o pensiero anche solo lontanamente negativo che le fosse venuto. Non voleva pensieri negativi, almeno quel giorno voleva passare una bella giornata.
    In fin dei conti non era mica un invito a nozze, solo un appuntamento. Una semplice uscita, poteva significare tutto o nulla.
    Ma non era da Theia mettere troppa carne al fuoco, tendeva a diffidare delle persone che non conosceva, eppure qualcosa le diceva che tutto sommato forse sarebbe andato tutto bene. Forse aveva trovato la sua anima gemella, o forse no ma voleva credere che qualcosa di buono sarebbe uscito da quell'appuntamento al buio. Romanticamente oppure no, l'importante era divertirsi. Voleva credere che quei due avessero davvero visto qualcosa per averle accoppiate, non aveva pescato a caso dal cappello giusto? Avrebbe dato loro il beneficio del dubbio.
    Accettò di buon grado la mano dell'altra ragazza, Erin, e per poco non si lasciò sfuggire quanto effettivamente fossero morbide le sue mani, quanto la pelle fosse liscia. Aveva una bella pelle, sulla scala delle belle pelli (perchè Weasley è il nostro re) ma riuscì a mordersi la lingua prima di ridicolizzarsi facendo scappare l'altra a gambe levate. Ci mancava solo che la prendesse per una feticista della pelle.
    É un piacere conoscerti . Beh io sono Theia, grifondoro, sesto anno seguì la tassorosso verso i due sgabelli e si sedette accavallando le gambe e poggiandovi sopra la giacca che si era tolta prima di entrare. Scosse lievemente i capelli, togliendo una ciocca che le era finita davanti agli occhi.
    Un caffè non sarebbe male ora che ci penso, non funziono molto bene senza commentò arrossendo lievemente alla confessione appena fatta. In sua difesa però era pesce piccolo che nuotava in un mare di caffè insieme ad altre migliaia di persone. Oh? Ed io che pensavo che la gente diventasse più generosa solo sotto Natale commentò divertita.
    Dove lavori se posso chiedere? poteva? Vabbè ormai il danno era fatto, ma in fondo era una domanda innocente mica da stalker. Certo che quei due vecchi potevano dare in omaggio una guida agli appuntamenti per principianti, giusto per sentirsi meno fuori posto. Giuro che non sono sempre così strana commentò giocherellando con la manica della giacca, e fissando un punto inesistente sul pavimento è solo che non sono esattamente pratica di appuntamenti alzò lo sguardo sull'altra a mò di scusa. Scusa di cosa poi= Non lo sapeva nemmeno lei, ma le insicurezze erano una gran brutta bestia.
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    Amava le persone, Erin, ma ciò non significava che in loro presenza non fosse nervosa - anzi. Il suo bisogno di piacere, e di farsi voler bene, rendeva la voce vibrante e le guance perennemente rosse, facendo sfuggire lo sguardo da quello del suo interlocutore. Era timida in senso buono, quieta come lo schiudersi di un fiore in Primavera, ma al contrario del fratello, il proprio imbarazzo non la rendeva introversa, facendola apparire semmai ancor più socievole. Aveva sempre avuto la tendenza ad avere un’attenzione particolarmente selettiva, facendo sentire il proprio interlocutore al centro dell’universo – e del suo universo, lo era sempre: credeva che tutti avessero una basilare importanza nel grande disegno dell’universo, e si prodigava affinché se ne rendessero conto. Un sorriso, una parola gentile, potevano - e dovevano - fare la differenza. Lo sguardo verde muschio della Chipmunks continuava a saettare dal bancone al viso dai lineamenti dolci di Theia, le mani incastrate sotto le cosce perché non aveva assolutamente idea di dove metterle. I suoi tete-a-tete non erano mai – mai! – stati programmati, né in amore né in amicizia. Nathan e Jess li aveva incontrati al Quartier Generale, circondata da ribelli; con Scott non aveva mai, in una vita o nell’altra, avuto bisogno di programmare, trovandosi semplicemente nel posto giusto al momento giusto – e lo stesso discorso era valso, e sarebbe valso sempre, per Amalie.
    Un appuntamento, insomma, non rientrava nella normalità di Erin. Non sapeva come comportarsi. Si era illusa che, una volta /dentro/, avrebbe saputo come muoversi, ingannata da serie tv e libri dove tutti sapevano perfettamente quale fosse il loro posto nel mondo, ma la realtà era che non ci fosse nulla di naturale nel sedere al bancone del Captain Oats con Theia Sinclair. Non in senso negativo, quello mai, era semplicemente…qualcosa all’infuori dell’ordinario, qualcosa a cui avrebbe dovuto abituarsi. La Grifondoro poteva anche non essere quel che la Chips s’era aspettata, ma non rendeva la situazione meno gradevole o più leggera: era stata una sorpresa, e per quanto amasse le sorprese, non poteva che essere nervosa. Di dire la cosa sbagliata; di fare la cosa sbagliata; di essere la Erin sbagliata. Ripetersi che la Sinclair fosse stata riconosciuta come sua anima gemella, e che di conseguenza avrebbe dovuto capirla, non aiutava ad allentare la tensione.
    Semmai, ad aumentarla: voleva essere all’altezza, Erin.
    «un caffè non sarebbe male ora che ci penso, non funziono molto bene senza» La menzione del caffè stampò un sorriso nostalgico sulle labbra della mora, che fu rapida a distogliere lo sguardo prima che Theia potesse leggervi lo sconforto – che, per inciso, non aveva nulla a che fare con lei. Non era colpa di Theia se Keanu Larrington, l’uomo che l’aveva cresciuta ed accolta come una figlia, le avesse insegnato che il caffè non si bevesse, e che vi fossero alternative molto più accettabili. L’uomo che se n’era andato. Sapeva l’avesse fatto per la Ribellione, ma non addolciva il grumo di bile a pungerle la gola. «per me è lo stesso con la teina» ammise, attirando l’attenzione del cameriere per ordinare un caffè («normale??») ed un tè bianco. «oh? Ed io che pensavo che la gente diventasse più generosa solo sotto Natale» Ricambiò il sorriso della Sinclair stringendosi nelle spalle, il portafoglio stretto con affetto fra le mani – sapeva non fosse un gran lavoro, ma era comunque il primo ambito lavorativo nel quale si fosse mai trovata, e non poteva evitare di essere orgogliosa di se stessa: piccole conquiste. «quando ami qualcuno è sempre un po’ natale, no? O almeno – credo; così dicono i libri» arricciò il naso ed abbassò gli occhi sulle proprie mani, sentendo le guance accaldate da quell’ammissione. Non era propriamente una conversazione che avesse mai avuto; era più probabile che con fem-alien, la sua amica di chat, parlasse di cose zozze di cui mai avrebbe chiacchierato a voce alta, domandandosi come potesse rendere determinate…uhm, azioni e sensazioni nelle sue ff. Beh? Erin era una scrittrice a trecentosessanta gradi, e non aver mai provato /nulla/ non la esimeva dal scriverle. «faccio la cameriera da madama piedi burro!» non potè impedire al viso d’illuminarsi, ed al sorriso di farsi più caldo. Adorava quel posto – sì, la Chipmunks era decisamente un clichè, ma non poteva farci niente. Ringraziò quando sul bancone venne posata la loro ordinazione, una smorfia allegra a brillare sulla bocca e negli occhi, ma dovette corrugare le sopracciglia alle parole della bionda al suo fianco. «strana? non sei affatto…strana» chiarì, mordendo piano l’interno della guancia. «cioè, non ci sarebbe nulla di strano se lo fossi, tutti i miei amici sono un po’ strani – ed io stessa so di essere strana e insoMMA» Aveva finito l’ossigeno, motivo per cui si fermò a prendere aria. «quello che intendevo dire è che ti trovo perfetta» concluse, sospirando la propria frustrazione in un sorriso timido. «e …neanche io sono pratica di appuntamenti» incollò gli occhi alla tazza di tè stretta fra le mani, le guance gonfie d’aria in quell’ammissione che le costava più di quanto non volesse ammettere. «non che non abbia mai voluto, non c’è mai…» stato quello giusto? Dubitava fossero gli altri il problema – semplicemente nessuno si era mai interessato a lei in quel senso. Era un’ottima amica, la Chipmunks; collezionava affetto come un bambino con delle figurine, ma nessuno si era mai spinto oltre. «stata l’occasione?» esitante, tornò a guardare Theia. Indicò con il capo lo spazio fra loro, arrossendo lievemente in una risatina solo leggermente isterica. «ed ora puoi immaginare di tuo per quale motivo» Era destinata a morire da sola e con settantatre gatti. It be like that sometimes.
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    Sorrise al cameriere che si era avvicinato per prendere le loro ordinazioni. Chissà com'era lavorare in un giorno come quello, circondati da tante coppiette felici che si scambiavano regali, baci e carezze, lanciandosi degli sguardi così dolci da far venire il diabete alla sola vista. Per lei che credeva nell'amore e che era una romanticona era tutto così bello da vedere, ma anche snervante se pensava che lei in fin dei conti era da sola. Era quella la cosa più frustrante di tutte. Guardare la felicità negli occhi degli altri e sapere di poter avere nemmeno una fetta di quell'affetto. Forse sotto sotto era gelosa.
    Ah allora siamo entrambe drogate strizzò l'occhio guardando Erin con aria complice.
    Più osservava l'altra ragazza più si rendeva conto che forse non voleva davvero essere lì, o quanto meno che c'era qualcosa che la turbava forse. Ma non era nella posizione di intromettersi, forse dopo aver avuto abbastanza caffeina e teina in corpo, ma per ora non c'era abbastanza confidenza e non voleva rovinare le chance che aveva di legare con un'altra persona.
    Credeva a ciò che avevano detto i due ciarlatani riguardo le anime gemelle ma in fondo non avevano mai specificato quale tipologia di anima gemella stavano aiutando, e francamente trovare qualcuno con cui stesse bene, con cui potesse parlare, con cui avesse una connessione era più importante di una relazione romantica vero? Forse si era illusa, ma non voleva mettere le mani avanti, era un appuntamento al buio il cui scopo era conoscersi. Ed era ciò che intendeva fare. Godersi quell'appuntamento da cui poteva uscire vincente o perdente, ma se avesse trovato qualcuno da amare sentimentalmente o in amicizia, si sarebbe considerata equamente vincitrice.
    É un bel concetto sai... tutto sommato le persone aspettano con ansia il Natale così come aspettano l'amore, quindi si può quasi dire Natale ed amore siano correlati, la stessa cosa forse era un pensiero ridicolo? Yep, forse.
    Ormai aveva smesso di cercare di capire come funzionava la propria testa.
    Aveva passato troppo tempo in compagnia di suo fratello Pers, era logico che avrebbe finito per non saper più usare la sua testa per pensieri coerenti. Oh adoro Madama Piediburro, chissà magari passerò a trovarti uno di questi giorni.
    Zona rossa.
    Pericolo.
    Vedeva un'insegna lampeggiante “alert” nella sua mente, era stata troppo diretta? Troppo presto? Poteva portarci Pers e Gid a tradimento, nessuno avrebbe mai sospettato di lei se c'era una coppia intenta a spogliarsi con gli occhi sorseggiando una buona tazza di tè e gustando biscotti e tortine. Voglio dire... se ti fa piacere? Non vorrei mai impormi o altro... la guardò per un secondo: le labbra arricciate in una smorfia, le sopracciglia corrucciate, e la confusione che regnava sovrana in volto la smetto di parlare concluse, conscia che il nervosismo le giocava brutti scherzi.
    Si perde nelle iridi dell'altra mentre parlava e si rese conto di quanto in realtà fossero simili.
    Sorrise spontaneamente.
    Non sei male in realtà, quindi dubito il problema sia tuo, davvero tentò di rassicurarla, eppure chissà per quale ragione lei stessa non riusciva ad applicare quelle anche a sé stessa il problema è rompere il ghiaccio e trovare il modo di sentirsi a proprio agio disse giocherellando con la tazzina che il cameriere aveva portato, girando il cucchiaino e creando dei vortici ipnotici.
    Come se il caffè non lo fosse già abbastanza.
    Poi sollevò lo sguardò sull'altra, ancora una volta e si perse nei dettagli del suo volto. Poteva uscirne distrutta da quel semplice appuntamento, forse perchè era il suo primo vero appuntamento, forse perchè tutta quella storia delle anime gemelle aveva portato a galla la ragazza romantica che desiderava trovare l'amore, quell'amore che ti faceva stare bene e ti faceva camminare sull'arcobaleno #wat.
    Poteva uscirne distrutta. Ma voleva goderselo fino in fondo.
    Chiamatemi pazza ma una fievole fiammella esiste.
    Quindi potremmo fare qualcosa? Qualcosa che ci aiuti a sconfiggere questo imbarazzo disse indicando entrambe con un gesto della mano, leggermente tremante come si aspettava che fosse. Era capace di fare grandi discorsi ma non di seguire i proprio consigli, lo aveva già detto no? Forse aveva solo bisogno di trovare un punto in comunque, qualcosa che appunto sciogliesse il ghiaccio meritiamo di vivere al meglio questo appuntamento.
    Forse, dico solo forse, trovare la propria anima gemella non era tutto rose e fiori, ma qualcosa del genere. Bisognava solo scoprirlo pian piano.
    Se son rose fioriranno.
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    EVERYBODY SING A SONG! Scaldate le corde vocali per la competizione più cool di Diagon Alley! Scegliete la vostra canzone preferita e salite sul palco per il vostro duetto di San Valentino! La coppia vincitrice riceverà uno splendido omaggio della casa!
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    «oh adoro Madama Piediburro, chissà magari passerò a trovarti uno di questi giorni» La osservò stupita, le sopracciglia a schizzare verso l’alto. Malgrado la Chipmunks lo reputasse deplorevole (per quanto Erin potesse ritenere qualcosa degno di vergogna, certo), a nessuno piaceva Madama Piediburro, troppo falso ed ipocrita (o per i meni cinici, semplicemente stucchevole, perchè potesse acquistare il favore che avevano invece i Tre Manici o la Testa di Porco. «davvero?» replicò incredula, cercando negli occhi di Theia se lo dicesse semplicemente per cortesia, o lo pensasse realmente – ed estasiata in ambedue i casi, considerando che di rado oramai l’umanità apriva bocca per pura gentilezza. Avrebbero dovuto farlo tutti, e più spesso. Un sorriso entusiasta brillò timido sulle labbra di Erin, la quale si ritrovò ad annuire più del dovuto al nervoso fiume di parole della bionda. Sapere che fosse nervosa quanto lei, seppur non la tranquillizzasse, le permetteva di non sentirsi inferiore, ponendole entrambe sullo stesso campo di battaglia – ed era certa, la Tassorosso, che quella guerra l’avrebbero vinta insieme. Erano anime gemelle, no? Dovevano solo…capire come muovere i primi passi su un terreno sconosciuto ed ignoto, nel conforto di sapere che l’altra tentennasse uguale. Alla stessa velocità, con la mano pronta a sorreggersi e darsi un motivo per continuare a provarci. «mi farebbe molto piacere» ammise sincera, sentendo le guance avvampare ed una risata inquieta schiuderle le labbra. Adorava la clientela di Madama, erano tutti così adorabili!, ma, prevedibilmente, era…difficile non sentirsi sola, e non poteva costringere sempre Jess e Nathan a tenerle compagnia nascosti sotto il mantello dell’invisibilità – né avrebbe potuto ingoiare oltre il disagio di Scott nel ritrovarsi in un locale così poco nelle sue corde (sapeva lo facesse per lei, e quindi gli andasse bene, ma non era così egoista da godere nel vederlo al di fuori della sua comfort zone, soprattutto non quando lei non poteva rimanergli appiccicata al fianco tutto il tempo). L’unico altro che avesse mai messo piede volontariamente nel locale, era Gideon McPherson – ed inutile dire che, ogni volta che entrava, era costretto a subirsi il trattamento ErinTM, quello che implicava sempre una dose eccessiva di dolci e chiacchiere a raffica, nonché sorrisi allegri e frequenti da dietro il bancone: era piuttosto certa di risultare vagamente inquietante nella propria devozione, ma il Corvonero non gliel’aveva mai fatto notare. Quelli costretti con l’uso della forza non contavano, e non era certa di (voler) sapere in quale categoria rientrassero Nicky ed Hunter. Poi, certo, poteva sempre contare su trash-Jekyll (era tipo il suo portafortuna, no; quando l’ansia le comprimeva i polmoni, sgattaiolava sul retro e lasciava che l’ottimismo del biondo la contagiasse) e sull’Henderson (la prima volta che le aveva rivolto la parola, le aveva chiesto con non curanza di spostare una zuccheriera da un tavolo vicino, ed Erin – sull’attenti – si era accorta che casualmente l’oggetto gli impedisse la vista di una NOTP dirimpetto alla sua postazione; da quel momento, ogni tanto gli lasciava anonimi bigliettini sui piattini del tè per indicargli le sue otp), ma nessuno dei due contava realmente come sollievo dal malessere di vivere. «non sei male in realtà, quindi dubito il problema sia tuo, davvero» Ed ancora, un inevitabile sorriso alzò gli angoli delle labbra di Erin, le guance rosa e lo sguardo a guizzare sulle proprie dita. «lo dici solo perché sei la mia anima gemella» borbottò imbarazzata, cercando di nascondere il mento prima su una spalla e poi sull’altra, finendo semplicemente per strofinare le gote sul tessuto verde scuro dell’abito. «Quindi potremmo fare qualcosa? Qualcosa che ci aiuti a sconfiggere questo imbarazzo» droga? Un rito propiziatorio? La guardò carica di aspettativa, pendendo dalle sue labbra in attesa di istruzione su cosa fare - perché era vero, che si meritassero quell’opportunità. – e quando Theia lasciò invece la proposta a cielo aperto, la Chipmunks si rese conto che fissarla con aspettativa ed ammirazione, stesse cominciando a diventare indelicato e fuori luogo. «sì, certo – beh sì, infatti» strofinò i palmi sulle ginocchia, attenta a non graffiare le collant, annuendo fra sé come un qualunque Jack Peralta intenzionato a prendere tempo e non ammettere l’ovvio.
    Fallimento. «magari possiamo – uh – scrivere qualcosa?» Prese dalla borsetta (l’immancabile.) taccuino e qualche penna (delle quali, quasi sicuramente non ne funzionava mezza). «tipo – uhm – cosa ci piace fare? O – di cosa abbiamo paura? Per – si, appunto – rompere il ghiaccio?» Assottigliò le palpebre, la voce poco più di un sussurro.
    «KARAOKE TIME»
    Si immobilizzò con la penna mangiucchiata a mezz’aria, la testa piegata sulla spalla e lo sguardo assorto oltre Theia.
    Oppure. Oppure. Mise a fuoco il palchetto allestito per l’occasione sentendo la bocca curvarsi in un sorriso, le iridi verde bosco a scivolare sulla Sinclair. «da sola non lo farei mai» ammise, conoscendosi troppo bene – non era esibizionista, la Chipmunks, e per quanto amasse le attenzioni, davvero non si trattava di quel genere di attenzioni. Umettò le labbra, espirò di botto l’aria nei polmoni. «ma magari?? con te?? se ti va??» l’ansia le strinse la gola, la voce a farsi più acuta del necessario. Si era allenata una vita per quel momento – con il Canta Tu, ovviamente. AVEVA SEMPRE SOGNATO DI FARLO. Allungò timidamente le dita per posarle su quelle di Theia, cercando i suoi occhi nel tentativo di darle un mite conforto. «tipregoèsuperdivertenteloprometto ed è perfetto per…» Metterci in imbarazzo insieme? Vedere subito il peggio del peggio? Drizzò la schiena in un sorriso attento e calcolato, velato appena di bonaria malizia. «rompere il ghiaccio» l’occasione perfetta!!
    Okay.
    Dai Erin. Per una volta - una volta - prendi l’iniziativa e fallo: aveva accettato troppi pochi rischi nella sua vita, per non provarci quel giorno. Ecco perché, senza realmente attendere risposta, scattò in piedi fuggendo verso il palco in un «nonlasciarmisola» una supplica egoista, ma sempre ad effetto.
    O la va, o muoio la spacca. Saltò sul palco prima che qualcuno (lei stessa.) potesse impedirglielo, decidendo di fingere – come nei FILM!!!!! – che fossero le uniche due persone all’interno del locale.
    Non sta funzionando. nOn Sta funzioNANDO. Chiuse gli occhi per annegare il panico (e per non guardare nel caso Theia avesse deciso di bidonarla.), allungando speranzosa un braccio verso di lei per invitarla a raggiungerla. Bisbigliò appena la canzone al Signore delle Canzoni, ingoiando saliva e terrore in grandi boccate d’ossigeno.
    C’era solo una cosa che poteva darle il conforto necessario in quel momento: «livin' in my own world, didn't understand» perché SE CE LE FACEVA TROY BOLTON, POTEVA FARCELA ANCHE LEI!!!!!! Socchiuse appena le palpebre, il naso arricciato e la voce esitante. «that anything can happeeeeen, when you taaaaake a chaaance» cosa provi?
    Paura
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    Un timido e genuino sorriso dipinse il volto della Grifondoro alla conferma che forse non era esattamente la non benvenuta sul posto di lavoro di Erin, un piacevole formicolio le aveva accarezzato un punto imprecisato all'altezza del cuore. Calore. Raramente le era capitato di sentirsi accettata, quell'accettazione che in tenera età le era stata negata dai suoi stessi genitori e che ora sembrava volerla ripagare per averla fatta attendere così a lungo. Il destino operava in modi misteriosi e quello, non sapeva dire se era uno scherzo del destino o se avesse superato una fantomatica prova ed ora fosse davvero degna di essere accettata ed amata. Il che era ridicolo perchè come si poteva ritenere una semplice bambina insegnava di ricevere affetto? Era ridicolo ma nella sua testa quel ragionamento non faceva una piega.
    Ed ora, non sapeva come comportarsi. Non era abituata alle belle cose.
    Da quando era arrivata ad Hogwarts aveva stretto amicizia con alcune compagne di casata, aveva intrattenuto un rapporto pacifico e quanto più aperto ed amichevole con gli studenti del castello, e più recentemente si era unita alle Mean Girls. Aveva guadagnato molto, e incontrare la propria anima gemella -che fosse la persona destinata a condividere una grande storia d'amore con lei o che fosse la destinataria del suo amore platonico- era la comunque al ricompensa più grande di tutti i tempi.
    Non avrebbe mancato la visita che le aveva promesso. Era disposta a prendere tutto ciò che l'altra poteva offrirle senza pretesa. Per quanto credesse all'amore, il concetto di anima gemella era a lei alquanto sconosciuto ma certo, era qualcosa che considerava di immenso valore. E ne avrebbe fatto tesoro.
    Lo dici solo perchè sei la mia anima gemella.
    Ridacchiò senza perdere il sorriso, gli occhi illuminati di un'intesa luce. Sapere di non essere la sola a provare nervosismo era piacevole sotto certi punti di vista, erano sulla stessa lunghezza d'onda quantomeno. Se il destino le aveva accoppiate doveva aver trovato qualcosa in loro che le legasse, restava solo a scoprire cosa avevo visto in loro. Eppure Theia si trovava bene, nervosismo a parte, era piacevole trovarsi a quell'appuntamento e ad essere piacevole era sopratutto la compagnia.
    Sembra un'ottima idea la chiave per conoscersi era comunicare, e forse Erin era più fantasiosa di lei in ciò. Ragionò su cosa le piaceva ed in realtà c'erano parecchie cose spericolate -e per questo incolpava il sangue Grifondoro che scorreva nelle sue vene- e non che avrebbe voluto provare, per un secondo appuntamento magari. Voleva fare una buona impressione ma non voleva essere troppo noiosa.
    Quasi balzò in aria quando le dita di Erin toccarono le proprie. La guardò per una manciata di secondi a bocca aperta, completamente stralunata e senza comprendere a fondo cosa stesse accadendo. Era così assorta dai propri pensieri da non era badato a cosa aveva causato l'entusiasmo in Erin, poi la vide saltare sul palco ed un sorriso furbo le apparve in volto.
    Voleva un duetto? Ed un duetto avrebbe avuto.
    Si alzò in piedi lisciando la gonna dell'abito e seguendo a ruota l'altra ragazza, fu tentata di dirle qualcosa tipo pensavi davvero ti avrei lasciata sola?, ma era fermamente convinta che talvolta i fatti parlassero più delle parole stesse.
    Così prese un microfono e lasciò che la sua voce raggiungesse la Tassorosso prima di afferrarle la mano, stringendola tra le proprie. Non avrebbe saputo dire come o quando il suo animo Grifondoro avesse deciso di uscire allo scoperto, mostrando una Theia più coraggiosa ed intraprendente di quanto non fosse realmente.
    Aveva trascorso anni ed anni seduta ad un pianoforte con il gemello, cantando ogni qual volta ne avesse l'occasione per cui sì, era preparata a far sentire la propria voce unica a quella di Erin al mondo interno. Troppo? Scusate certe volte è impossibile trattenere l'emozione.
    I never believed in what I couldn't see era troppo tempo che non provava ed era fuori allenamento ma non le importava della figura che poteva fare se con lei c'era la sua anima gemella, era suo compito apprezzarla anche nei momenti di fallimento giusto? Giusto! I never opened my heart to all the possibilities in realtà si era aperta a quella nuova esperienza che per lei era stato un grande passo avanti.
    Quella canzone in fondo rappresentava ciò che provava. La sentiva dentro di sé, e le parole uscivano dalla sua bocca in modo così naturale da far quasi paura. Quanto verità si celava dietro di esse.
    Non distolse lo sguardo dalla Tassorosso, in qualche modo le stava parlando.
    Stavano comunicando e mettendo in piedi uno show al tempo stesso.
    Mistico vero?
    I know that something has changed.
    Sorrise.
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    «però devo confessarti una cosa...non mi odiare» come se fosse stato davvero possibile. non lo aveva odiato nemmeno quando, a sette anni, aveva dato fuoco accidentalmente (ancora nessuno dei due aveva capito come, nel dettagli) alla sua collezione di figurine dei campioni del quidditch, e mehan le amava con tutto se stesso. Niente di ciò che poteva dire o fare suo fratello avrebbe cambiato ciò che sentiva per lui, quello che li legava a livello fisico e sentimentale. Due che provavano dolore quando l'altro si faceva male non potevano odiarsi davvero, dai. «..ti ho iscritto io all'evento. pensavo..pensavo sarebbe stato divertente anche per te. ed invece ti ho rovinato la serata» dude! scosse la testa, il grifondoro, tornando vicino al fratello per posargli ancora una volta la mano sulla spalla, le labbra strette in un sorriso al contempo comprensivo e adulto: quel genere di espressione che i grandi usano rivolgendosi ai bambini quando questi ultimi dicevano una sciocchezza in buona fede. Era nato due minuti dopo behan, ma a volte gli sembrava di superarlo di un paio d'anni. «mi dispiace»
    «bro, ma cosa stai dicendo.» si ritrovò a scuotere il fratello come un tappeto appeso a prendere aria, con il solo rammarico di non avere con sé un battipanni da dargli sul sedere, o una ciabatta da tirare su quella testa dura; possibile che dovesse sempre fare la parte di sua madre? «se avessi avuto un appuntamento non sarei venuto qui, no? sono libero come l'aria. e, ti dirò, anche contento di passare la serata con te.» niente balle. si vedevano tutti i giorni, i gemello tryhard, ma trovandosi in due casate diverse i momenti passati insieme erano come sbocconcellati qui e là, dove e quando si presentava l'occasione. E nella maggior parte di questi casi erano comunque presenti anche gli altri losers, un buon motivo per sentirsi lieto di passare qualche ora con lui da soli. «e sono d'accordo sul McDonald, mi va una ciambella gigante al cioccolato.» lasciò andare la presa sulla spalla di beh, avviandosi con lui verso la porta e lì, mentre entrambi sparivano all'orizzonte, meh decise di avere tutto il diritto di rigirare il coltello nella ferita. Pura curiosità intellettuale, giuro. «ma why, WHY NON HAI INVITATO FUORI MAPLE?!»
    assurdo.

    twenty minutes later



    «spiegamelo un'altra volta bro, perché non ho capito.» parlava ancora di maple walsh? sempre. proprio non se ne capacitava, il più giovane dei tryhard, sebbene lui stesso in primis avesse commesso lo stesso, imperdonabile errore. Il problema con mehan era che predicava sempre bene e razzolava male, e finché qualcuno (di solito nicky) non gli sbatteva in faccia dove e come stesse sbagliando con tanto di schemino per bimbi speciali, rimaneva con le sue belle fette di salame spesse due dita sugli occhi.
    Il che implicava che lui potesse rimanere sbigottito di fronte al fatto che beh non avesse invitato per san valentino la ragazza che gli piaceva, ma rendersi conto di essere stato un cretino a non aver fatto almeno un tentativo con erin gli risultava ancora troppo complicato. youth.
    «il mc è chiuso perché qualcuno ha versato sapone nelle friggitrici e quindi andiamo al captain's oat?» ah, ci hai provato behan! erano già arrivati al locale in questione, e meh stava per rispondere al fratello che fare il furbetto eludendo l'argomento principale poteva funzionare con qualche sprovveduto, non certo con suo fratello, ma anche quel semplice pensiero fatto e finito scivoló via dalla mente del grifondoro così come era arrivato. Gli bastò posare le iridi cioccolato sul palchetto dedicato al karaoke, mentre la base musicale pompava nelle casse e due voci femminili si soprapponevano completando quasi alla perfezione la canzone, per dimenticare immediatamente ciò che stava per dire. O di cosa i due gemelli avessero parlato durante il tragitto.
    Insomma, quante probabilità c'erano?
    «[high pitched voice] c'È ERin!1!» mmmhhh whatchasay. per poco non si strozzó con la propria saliva -ordinaria amministrazione- e dovette premere la bocca contro l'incavo del gomito per non disturbare la meravigliosa, inestimabile esibizione in atto. Avere il fratello vicino fu utile nel momento in cui dovette stringergli con foga il braccio destro, cercando di attirare la sua attenzione sulle due ragazze che evidentemente behan aveva già notato; anche se l'espressione dipinta sul volto del diciassettenne era molto meno entusiasta della sua, al limite del terrorizzato. Perché lo sapeva già, behan tryhard, cosa succedeva quando il gemello finiva nel mezzo di una serata karaoke. «LIP SYNC BATTLE!!» si beh, più o meno. Due secondi ed era già sotto il palco ad applaudire, un sorriso da orecchio ad orecchio che poco ci mancava gli si staccasse la mascella. Se proprio doveva sfidare erin e la sua amica ad una gara canora - pessima mossa -, dimostrando alla ragazza di possedere il coraggio necessario a mettersi in ridicolo di fronte a tutti i clienti, allora le cose andavano fatte come si deve: in grande e gettandosi nel vuoto senza paracadute. «hai presente la festa di zio anthony due anni fa?» e chi poteva dimenticarsela. «non stai parlando di quella dove ha cercato di saltare giù dalla finestra per scappare, vero?» long story short story: i gemelli tryhard erano saliti in piedi sul tavolo per dedicare uno spettacolino di cabaret allo zio e questi aveva ben pensato di lanciarsi dalla finestra sebbene fossero al terzo piano, acchiappato per miracolo all'ultimo secondo da un altrettanto disperato zio sebastian. Se non era amore quello. «esattamente! e ti ricordi quale canzone abbiamo magistralmente cantato?» beh, gli conveniva rispondere in modo affermativo, perché stavano per fare il bis.
    Attese lo scemare della base sulla quale stavano cantando erin e theia, salutando entrambe con la mano quando le due ragazze scesero dal palco sulla scia di applausi scroscianti per tornare a sedersi al loro tavolino; dal quale, purtroppo per loro, avevano una visuale perfetta sullo spettacolo che stava per andare in scena. Uno spettacolo terribile, ma non per qualcuno che ci credeva davvero tanto quanto mehan tryhard. Mentre beh moriva dentro trascinandosi sul palchetto, il grifondoro raggiunse l'addetto alla scelta delle canzoni, e gli sussurró all'orecchio il titolo di quella che avrebbero cantano i gemelli, ricevendo in cambio l'occhiata più scettica mai lanciata. Serviva a poco, quell'aria di sufficienza mista a pietà, perché ormai la nave era già salpata, pronta ad affondare sotto il peso dell'orgoglio che il quasi diciassettenne provava nei confronti della propria scelta e della fiducia nei confronti del fratello. Era andata benissimo alla festa di zio anthony, nonostante il tentato suicidio di quest'ultimo, e altrettanto sarebbe andata su quel palco.
    Uno schiocco di dita.
    Un altro e poi un altro ancora a segnare il ritmo.
    «Hey sista, go sista, soul sista, flow sista!» doveva spogliarsi? dai non si può cantare lady marmalade con il giubbotto e la sciarpa! Soprattutto se poi la voce della coscienza ti diceva che su quelle note dovevi anche ballare, per forza di cose. «Hey sista, go sista, soul sista, go sista!» piroettando come e meglio di roberto bolle riuscì a sfilarsi la giacca, lanciandola addosso agli sventurati seduti al tavolino in prima fila («è l'unica che ho non me la rubate please»); mentre beh cantava il suo pezzo, con quella voce angelica che si ritrovava, il grifondoro tolse anche la sciarpa, roteandola nell'aria un paio di volte prima di gettare anche quella in faccia a qualcuno. Si poteva solo sperare che si fermasse lì con lo spogliarello. «Gitchie, gitchie, ya-ya, here! Mocha Chocolata, ya-ya» che meraviglioso nonsense. «CREOLE LADY MARMALAAADEEEH» ma chi era christina aguilera (uh, come erin!) in confronto a suo fratello? Una dilettante, ecco cosa. Fu solo per un miracolo divino che a mehan non venne la spiacevole idea di puntare il dito sulla diciottenne per dedicarle il pezzo successivo, preferendo tenere il microfono con entrambe le mani mentre scivolava con le ginocchia sul palco, con il rischio concreto di finire di sotto. «Voulez-vous coucher avec moi, ce soir? VOULEZ VOUS COUCHER AVEC MOI???
    vi tolgo ogni dubbio: mehan tryhard non sapeva il francese.

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    Erin non aveva scelto la canzone in modo intelligente, ed un po’ lo rimpianse: avrebbe potuto scegliere qualcosa di profondo, o di old school con cui fare colpo sulla sua anima gemella, ma la (patetica) verità era che aveva semplicemente sempre sognato di emulare la scena al karaoke dell’inizio di High School Musical. I suoi due migliori amici erano ufficialmente morti, il che rendeva complesso esporsi in locali – perfino se quello di Isaac – con il rischio qualcuno li riconoscesse; Scott la amava, e sapeva che per lei l’avrebbe fatto, ma Erin voleva troppo bene a suo fratello per costringerlo a fare qualcosa che avrebbe odiato. Con Murphy, Kieran o Amalie, non ce n’era semplicemente mai stata occasione: si era detta di aver tutta la vita, la Chipmunks. Di avere tutto il tempo del mondo per una serata normale con i suoi amici; se l’era ripetuto allo sfinimento negli anni in cui Keanu la obbligava a non uscire, costringendola alle quattro mura bianche del Quartier Generale.
    E quando infine aveva avuto un assaggio di libertà, loro non c’erano più state. Il mondo non aveva fatto altro che prendersi gioco di lei, privandola prima dei suoi amici, della sua famiglia, e poi delle idilliache aspettative scolastiche. Aveva sognato un mondo, Erin, in cui scuola significasse fare amicizia, circondarsi di coetanei con problemi e vite normali, con sogni e speranze comuni, con sorrisi più facili delle lacrime; aveva creduto che sarebbe stato semplice. Poi erano arrivate le torture; poi era arrivata la paura, quella che si conficcava in gola ed impediva di respirare; poi erano arrivati i suoi compagni, e la Chips non aveva potuto fare a meno di soffermarsi sui visi già visti nelle foto: Nicky, Charlie e Rose, Hunter e Halley, Chelsey, Chouko, Aaron e Mabel – ed era diventato troppo difficile, troppo ruvido ingoiare tutto. Troppo complesso qualcosa che non avrebbe dovuto esserlo affatto.
    Creare legami.
    Sorrideva a tutti, aiutava quando poteva, ma dire che fosse riuscita ad esaudire il suo desiderio, sarebbe stato a dir poco un eufemismo; dubitava perfino che a scuola qualcuno sapesse il suo nome. Non che avesse particolare importanza, dato che non era il suo. Non era maledettamente il suo: su quali basi avrebbe potuto creare quel genere di amicizie destinate a durare e perdurare negli anni? Con un Aguilera piatto e secco, senza poter dire al mondo di essere la sorella di Scott? Antheia Sinclair era una briciola di possibilità di avere qualcosa del genere, le amicizie di cui avrebbe parlato ai suoi figli, ai suoi nipoti – le foto che non avrebbe dovuto nascondere perché pericolose, come quelle stipate al quartier generale con i mini reb. Un’amicizia normale, senza pretese se non quella di fare pigiama party, mettersi lo smalto, e sfidarsi alla chubby bunny challenge. Quando la vide lì, sul palco, insieme a lei, per la prima volta dopo mesi si permise nuovamente di sperare. Il sorriso che le illuminò il volto non avrebbe potuto essere altro se non sincero, gli occhi a bruciare di una felicità che credeva oramai le fosse preclusa. Poteva salire sul palchetto di Captain Oats e non fingere di essere qualcuno che non era, non pensare a tutto quel che accadeva fuori dal locale, non prendersene sempre la responsabilità - poteva essere più Theia, e meno Erin. Più Aguilera, e meno Chipmunks. «Never felt this way and right here tonight / This COULD BE THEE STAAAART OF SOMEEETHING NEEWWW » ed a quel punto la Tassorosso aveva ormai perso ogni dignità, nonchè fiato, ritrovandosi a saltare sul palco senza temere (e invece sì) potesse crollarle sotto i piedi, danzando con la bionda nella maniera stupida e distratta con la quale al QG ballava con Jess quando /mettevano a posto la stanza/. ERA BELLISSIMO. Fu un esibizione così bella - così bella! - che tutti le applaudirono, e la Chips poteva sentire le guance andarle a fuoco. L’AVEVANO FATTO DAVVERO!! SUL SERIO!! Abbracciò la bionda e roteò su se stessa come una ballerina, incastrandola con un «LA PROSSIMA è SOS» #they’re back e fu in quel momento che li vide. Così fuori posto, che faticò a riconoscerli. Corrugò le sopracciglia facendo saettare lo sguardo dall’uno all’altro, incapace di trattenere il sorriso contagioso sulle labbra dei Tryhard. Nel suo lanciarle come stelle dello show, Erin non aveva previsto la possibilità che potesse esserci qualcuno che le conosceva, e si sentì piuttosto stupida nel sentire il sangue affluire con prepotenza alle guance lasciandole il brivido delle vertigini. Oh boi. Cioè, erano state bravissime, ma comunque?? E poi cosa ci facevano lì i gemelli?? Scrollò il capo aggrappandosi ancora al briciolo d’adrenalina incastrato nello sterno, agitando impacciata le mani per salutarli entrambi. Non sapeva con esattezza come funzionassero le presentazioni (né se dovesse farle? Meh era Grifondoro come Theia, quindi magari – magari si conoscevano? Ciao Dio, so che in passato hai avuto problemi con la mia famiglia eh jay ma per favore, se esisti, fa che Antheia Sinclair e Mehan Tryhard non abbiano dei trascorsi, perché sarebbe molto imbarazzante e già sono nel difficile di mio. Grazie tvb.) ma fu tolta dall’impiccio nel momento in cui - «nooo» Behan e Mehan saltarono sul palco. Strinse il braccio a Theia trascinando la ragazza nuovamente al bancone, gli occhi incollati – non senza disappunto – sui gemelli. Cioè…gli stavano rubando la scena? Come osavano?? «noi siamo sicuramente state più brave» commentò, prima ancora che l’esibizione iniziasse.
    Inutile dire che /l’astio/ di Erin Timberlake Aguilera svanì nel momento esatto in cui partirono le prime note, accompagnate dallo schioccare di dita di Meh e Beh. «stanno -» sì. .
    Stavano per fare Lady Marmalade. Strinse le labbra fra loro ovattando un sorriso nei denti, lo sguardo a scivolare su Theia. «sono miei amici» spiegò con un sorriso gentile, arricciando il naso allo /spogliarello/ di Meh. Avrebbe voluto dirle che non fossero sempre così, ma. Prima che la canzone potesse effettivamente iniziare, Erin prese un gran respiro, e si volse verso la Sinclair. «è un po’ imbarazzante da ammettere, soprattutto al primo incontro, però – ormai siamo amiche, no?» Un po’ si odiò per quel tono supplichevole, perfettamente conscia di come dovessero apparire i suoi occhi – grandi, onesti, imploranti. Jess e Scott avevano sempre liquidato la questione con un cenno della mano, ma ad Erin disturbava davvero - davvero - un sacco, ed aveva il bisogno fisico di condividere quel disagio con qualcuno. «a-alla festa di halloween a scuola, io – uhm – ho b-bevuto accidentalmente qualcosa tipo amortentia? e potrei – ipoteticamente parlando ….- essermi, mh, attaccata come una cozza a, mh, meh? e da allora potrei, sempre ipoteticamente parlando, voler tipo, non so, sotterrarmi o qualcosa del genere» Lo disse tutto d’un fiato, ridendo nervosa alla fine mentre le dita scivolavano su ciocche castane da incastrare dietro le orecchie. Ricordava con orrore e pentimento il giorno dopo la festa, e come, tristemente, ricordasse tutto…malgrado, sì, avesse finto il contrario. Non poteva sopportare l’ondata di imbarazzo ogni volta che incrociava gli occhi scuri del Tryhard, e poco importava che lui, in realtà, fosse sempre stato carino nei suoi confronti. Anzi, PEGGIO! Perché poteva significare solo che «penso di fargli un po’ tenerezza? come i cuccioli abbandonati negli scatoloni, sai» asciugò la fronte con il dorso della mano, lasciando poi le dita ad indugiare sulla tempia. «quindi tipo, uh, se vedi che mi comporto in maniera strana, potresti – mh – dirmi “mandarancio”? come – come parola in codice, no? Così torno» Scrollò il capo e serrò le palpebre, azzardando una sottile occhiata verso Theia. «quasi normale? O qualcosa del - genere» Non che non fosse comune per il genere umano rompere Erin e lasciarla in preda a bug di sistema, ma dato che non era solita uscire, solitamente non le capitava di incontrarli nuovamente. Mehan lo vedeva tutti i giorni a scuola, qualcosa cui di suo non era abituata, ed ogni volta che lo intravedeva al tavolo dei Grifondoro, finiva immancabilmente per ripensare a quello stupido costume da taco ed a come fosse stato semplice e naturale stringersi a lui - o, ancor peggio, al sollievo quando lui aveva stretto lei. Che era stupido, lo sapeva perfettamente; erano amici, ed era stato gentile, e non era mai morto nessuno per una brutta figura? Perché doveva sempre fare così. «scusami, volevo chiarire prima di, uhm» indicò prima se stessa, poi Theia, e poi i gemelli sul palco. «se volessero tipo, passare a salutare, almeno sai che» non sono pazza?
    Beh (e non Tryhard) ma un po’ la era. «cioè, avevamo già chiarito fossi strana, ma insomma» un altro sorriso di scuse fece capolino sulle labbra di Erin, lo sguardo a scivolare imbarazzato sulle proprie mani.
    E non ci fu più spazio per le parole, perché era giunto il momento dell’EsiBiZiOne. Mehan poteva ancora fingere di cavarsela, ma Beh? E insieme? Erano davvero … davvero - «terribili» ma Erin li amò dal primo secondo all’ultimo, la pancia a dolere per le risate e gli indici ad asciugare le lacrime. Come - come potevano essere così? Gli voleva davvero bene. Abbastanza da alzarsi in piedi sullo sgabello e gridare la propria ovazione al duo meraviglia, le mani a battere entusiaste fra loro. «SIETE BELLISSIMI» meritato: l’imbarazzo non poteva portarle via anche le lusinghe ai suoi amiki.
    erin + theia
    flower girl
    18 y.o.
    libra
    cutie pie
    piante + persone + animali + brownies speciali + i suoi amici + resistenza + arco + la sua famiglia + spille + glitter + fanfiction + scrivere + shippare + fangirlare + cuccioli
    love
    hate
    la crudeltà + il regime + le ingiustizie + i bulli + i pregiudizi + l'uvetta che si finge cioccolato + non avere i suoi amici + impotenza + essere sostituita
    Quicker than a flash, he had me at hello
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    +5 KW♥RE
     
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