the american dream

@lanterna dorata, libera

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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «cosa significa che non puoi venire con le labbra spalancate a formare una O sorpresa ed oltraggiata, ed il telefono premuto fra spalla ed orecchio, Friday De Thirteenth scagliò uno sguardo furente al vuoto di fronte a sè. Malgrado il suo interlocutore non potesse vederla, allargò le braccia lungo i fianchi nell’universale gesto di stanca esasperazione, drammatica al punto da far cadere la borsa sul marciapiede. «NEWHAVEN CEDRIC EDWARD GEORGE STEPHEN HILTON!!!» si chinò per recuperare il contenuto della borsa - li mortacci che qualcuno aiutasse, oh; grazie tante- ma sentì pungere sulla nuca gli occhi indiscreti attirati dal nome dell’Hilton (… o forse era il fatto che stesse strillando, a spingerli a guardarla; sì, probabilmente quello) a cui Fray rivolse la migliore delle sue occhiate in cagnesco. Non vedevano che era impegnata ad essere arrabbiata? Non poteva sostenere anche I Giudizi (non era mica una Patrizia qualunque) sapeva fare solo una cosa per volta. «MI AVEVI DATO LA TUA PAROLA» se l’avesse avuto di fronte, nessuno – neanche quel faccino adorabile che si ritrovava – gli avrebbe risparmiato una testata nei denti. «il gala è stasera, yale – STASERA! Che razza – che razza di FIGLIO DI BUONA DONNA!!!» e sì, si assicurò che tutti nei dintorni sentissero che mamma Hilton fosse una gran Signora. «a non darmi ALCUN PREAVVISO?» Ma vi rendete conto? Quella sera, dall’altra parte del mondo, ci sarebbe stato L’ESCLUSIVO!!!! ROBA DA ILLUMINATI E MASSONERIA!!!! Gala di Beneficienza per raccogliere fondi sulla ricerca degli alieni, e Fray aveva promesso ai suoi discepoli (anche se si trovavano tutti in altre epoche; bro, lo faccio per te) che avrebbe SPAKKATO KULI – ecco perchè aveva invitato Yale Fuckin Hilton. Uno qualunque di /loro/ sarebbe andato bene, ma Yale era il più appropriato per rincitrullire vecchie signore (e signori) che sganciassero il big money. «no, non va bene qualunque vip - non sono mica paris che si porta in giro kim per far numero – e no, non posso portarmi un povero come khloe con jordyn, hai visto com’è finita, no?» Lui fra tutti avrebbe dovuto sapere che quelle, nel loro mondo, erano scelte che andavano pensate e studiate. Un ringhio le graffiò la gola, gli occhi ridotti ad una fessura. «E A CHI CHIEDO ORA?» non si aspettava davvero che Yale potesse darle una soluzione, voleva solo lamentarsi. A onor del vero, l’Hilton le offrì invece un nome sul quale avrebbe potuto lavorare, e che sicuramente avrebbe fatto colpo sulla stravagante clientela con la quale avrebbe avuto a che fare. Annuì fra sè, «mh-mh» ancora iracondi a fargli intendere che non l’avesse perdonato. Brillante da parte del giovane Wampus non farle notare che avrebbe potuto chiedere a Penn (era la sua Hilton preferita, motivo per cui preferiva non terrorizzarla con il discorso Grigi: sarebbe arrivato il giorno anche per lei) o Harvard, con il quale aveva frequentato …qualche imprecisato anno di scuola, perchè la Competizione fra Rikki era sempre dietro l’angolo, e non avrebbe dato la soddisfazione di chiedere un favore a Cambridge: era ancora offesa dalla casa + grande per gli abitanti del sotto sopra; gli piaceva Harvard, ma non così tanto. Prince non valeva, era di per sè una figura mitologica, e Darth era troppo giovane e tenero per gli Avvoltoi Della Società.
    Che palle, perchè lei non aveva così tanti parenti ricchi e famosi?????? Amava sua sorella, ma se il suo obiettivo era raccogliere denaro, non era la compagnia migliore. «me ne ricorderò. Ti odio, ciao» chiuse la chiamata senza attendere risposta, digitando il secondo numero suggerito dall’americano. «ehi, jk-» Oh, madre de dios. Corrugò le sopracciglia nell’udire la risposta tediata della ragazza, gli occhi rivoltati all’interno della scatola cranica. «sono Friday. De thirteenth. La giornalista?» No? Niente? MA NON LEGGEVANO I GIOVANI? «ASPETTA NON ATTACCARE. stasera c’è un gala e pensavo -»
    Tu
    Tu
    Tu.
    Ma che CAPPEROZZO. Morse il labbro inferiore serrando le palpebre, una spalla poggiata al muro di Quo Vadis mentre scorreva, inutilmente, la rubrica: sapeva che con così poco MALEDETTO preavviso, nessuno dei suoi amici importanti sarebbe riuscito a liberarsi.
    Maledizione! Pensa Fray….. pensa………
    Allora. Cosa sapeva fare meglio Friday De Thirteenth? Improvvisare. Ecco perché, aprendo la borsa, prese un pezzo di carta ed una penna.
    EROE PER UN GIORNO, HAI SOLO POCHE ORE PER FARE LA TUA SCELTA
    E come i miglior barboni, si piazzò di fronte alla libreria della cittadina magica sventolando il cartello di fronte a sé. Se non poteva avere un VIP, allora avrebbe avuto un perfetto Nessuno con cui studiare un piano d’azione: l’avrebbe spacciato per un alieno? Per un esperto? Un capo della Massoneria? Il figlio perduto di Roberto Giacobbo? L’avrebbe deciso solamente quando (e non se: quando) qualcuno avrebbe risposto al suo appello.
    «ONE-TIME TICKET» occasione della vita!
    I want what I want, not what I need Even if it kills me I'll be free
    friday
    de 13th
    08.04.2019
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    HOLA
    ALLORA
    fray è di fronte alla lanterna dorata (la libreria) sventolando un foglio con su scritto EROE PER UN GIORNO, HAI SOLO POCHE ORE PER FARE LA TUA SCELTA. volete rischiare? ma certo che volete FATEVI SOTTO
     
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    amaris 🍑

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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «sei di nuovo in casa mia» non era una domanda, era un'ovvia constatazione di fatto. Squadrò l'Abrahams disteso sul suo divano, chissà se più assonnato o sbronzo, con ancora i vestiti della sera precedente addosso e persino le scarpe, le s c a r p e. Probabilmente a Nicole sarebbe venuto un attacco isterico di lì a breve.
    «senza preavviso» aggiunse quindi, raccogliendo quanto più possibile ossigeno nei polmoni per mantenere la calma e non, tipo, afferrare il primo vaso a tiro e scaraventarlo addosso a Drake. «e senza aver bussato» si ricordò, ma casa sua era praticamente diventata il colosseo da quando aveva ripreso i contatti con lui e coi suoi fratelli sparsi per il mondo, non aveva più neppure la forza di stupirsi. «ed in post - sbronza» e madre teresa di calcutta in rivera si sarebbe persino scomodata a preparargli un caffè per aiutarlo a rimettersi in sesto, se solo «e puzzi» gli poggiò una mano sul braccio e, senza troppi complimenti, lo tirò giù dal divano fino a vederlo rotolare sul pavimento. «MI STAI RIEMPIENDO LA CASA DI GERMI, TE NE VAI?» ironico, no? Era una psicomaga, aveva il potere di manipolare le emozioni - e non aveva il minimo controllo sulle proprie. Era più forte di lei, che poteva farci? Da quando l'avevano tirata fuori dai Laboratori aveva sviluppato quella terribile repulsione per il disordine e lo sporco che, assieme ai suoi nervi già parecchio logorati dall'infinita serie di sfortunati eventi che era la sua intera esistenza, prima o poi l'avrebbe condotta alla morte per esaurimento.
    Spostò lo sguardo sul resto del suo salotto, terrorizzata dall'idea che Drake-il-molesto potesse aver rovinato qualcos'altro oltre al suo divano «drake» la voce improvvisamente cavernosa, gli occhi fissi sul tavolino all'angolo della stanza. Avanzò di un passo, esitante, quasi temesse di avvicinarsi per dover affrontare la realtà dei fatti «tu non hai vomitato qui, vero?» un leggero tremore s'impossessò del suo sopracciglio sinistro «non hai vomitato sulla mia copia di Lolita del 1965.» forse dopo le sarebbe venuto da piangere, a quel punto voleva solamente uccidere, far fuori qualunque essere umano le capitasse a tiro - Drake, ovviamente - e saltare sul suo cadavere fino a sprofondare nella disperazione.
    «hai presente cosa ho dovuto fare per convincere syl a regalarmelo?» socchiuse le palpebre, probabilmente cercando di scacciare dalla mente il ricordo della serata pizza + ananas + orsetti gommosi gentilmente offerta dal Tragott mesi prima «cose indicibili» annuì più volte, voltandosi ora verso l'Abrahams con tutta l'intenzione di strozzarlo «hai due secondi per sparire dalla mia vista» e smaterializzandosi sarebbe anche potuto essere semplice ma, ops, neanche lui era più un mago.

    Per la cronaca: non l'aveva ucciso.
    Non perché non avesse voluto o perché non vi fosse riuscita, ma - chi voleva sporcarsi la fedina penale per lui?? E dunque, sì, l'aveva semplicemente buttato fuori di casa, con la promessa di prendere una porta blindata per impedirgli di entrare ancora a suo piacimento, e rassegnandosi all'idea di dover disinfettare da cima a fondo l'appartamento.
    E il libro? Meh, il libro era riuscita a recuperarlo con un paio di guanti di lattice da serial killer - giusto per restare in tema - ed a infilarlo in un sacchetto di plastica nella speranza che, portandolo da qualcuno che se ne intendesse di rilegature, fosse in qualche modo recuperabile.
    «non è come sembra» esordì dunque, porgendo il sacchetto col libro dentro al proprietario della lanterna dorata, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più accondiscendenti «in fondo è più o meno sano, no?» l'uomo continuava a guardarla come avesse avuto davanti un caso clinico, non azzardandosi nemmeno a toccare il libro «è davvero importante» perché se sminuire non pareva essere efficace, forse implorare lo sarebbe stato «ci tengo tantissimo!!» aggiunse quindi, pregando di non doversi rivolgere a Sylvester per farsi dare una mano: il suo stomaco non avrebbe più retto ad alcun ricatto culinario. «voglio morire» un po' too much? Comunque, non ancora sufficiente, a giudicare dalla totale inespressività del proprietario. «i bambini muoiono di fame, e lei vuole che sprechi della carta solo per un po' di - casino sulla copertina??» poggiò il libro sul bancone e, indignata, voltò le spalle all'uomo, sperando che questi non decidesse d'inseguirla o di tirargli il volume addosso. «faccia quello che vuole, ma si ricordi che, se dovesse finire il mondo per tipo una catastrofe ambientale, lei avrà contribuito!!» e si precipitò fuori, andando direttamente a sbattere contro qualcosa/qualcuno (?)
    «ODDIO, scusa, sono bionda!!» plot twist: non più «e il tizio lì dentro è uno stronzo, ma - sei viva? Ti ho fatto male??» è il secondo post del giorno e mi sto davvero rendendo conto di quanto tutti i miei pg siano così inabili, chissà da chi hanno preso abbassò lo sguardo sul foglio in mano alla rossa, dandogli una lettura veloce e«se serve a farmi perdonare e non implica l'intossicazione alimentare, i'm in!»
    If half the world's
    gone mad, the other
    half just don't care.
    nicole
    rivera
    1989's
    ex ravenclaw
    emphaty
    rebel



    Avevo davvero bisogno di una role con Nicole, scusa l'intrusione ciao addio coff <3
     
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    Aprì la bocca e la richiuse, sorda alle scuse della donna ma lecitamente consapevole della suddetta, mentre ne studiava ammirata i tratti annuendo fra sè. ERA BELLISSIMA (ki era) MA ERA BELLISSIMA. PERFETTA! E se non era un segno del destino quello, Friday De Thirteenth non avrebbe saputo …ochei, non era stato il fato a farla scontrare con la rossa.
    Facciamo un paio di passi indietro: persone scialbe l’avevano approcciata, e Friday aveva accidentalmente fatto cadere /cose/ al suolo per evitare il contatto visivo che avrebbe significato SEI DENTRO (dai, risaputo; come quando a scuola il docente cercava vittime da interrogare, ed allora si ficcava la testa nello zaino come bellissimi struzzi per evitare di essere gli agnelli); lo sbraitare all’interno della libreria aveva attirato la sua attenzione, perché i giornalisti sniffavano drama come squali il sangue nell’oceano, e nel momento in cui aveva visto i capelli rossi – BAM. DOVEVA ESSERE SUA! Perché era riconosciuto da Harvard (l’università, non l’Hilton) che le persone con il pelo ramato possedevano un’intelligenza fuori dal comune: vedi Ed Sheeran, la Vedova Nera, Charmender – eccetera, eccetera. «se serve a farmi perdonare e non implica l'intossicazione alimentare, i'm in!» Sorrise radiosa, Friday De Thirteenth, bocca enorme e grandi occhi verdi a brillare di entusiasmo mentre stringeva le dita sotto al mento. «ma che intossicazione, CAVIALE! CHAMPAGNE! BAGUETTE! OMELETTE DU FROMAGE!» allargò le braccia elencando ogni portata, sguardo solenne puntato alle spalle della rossa con l’eleganza di una Windsor che raccontasse ai cugini sfigati della Danimarca il pranzo per il compleanno di Cheddar il cane.
    Che non importava non si chiamasse cheddar, il cane di Betty the Queen: Friday si rifiutava di riconoscere un corgi con altri nomi che non fosse quello. «dobbiamo andare ad un evento di gala IM-POR-TAN-TIS-SI-MO, e spillare un sacco di ca$h ai vekki – quelli che non sbloccano i cantieri e chiudono i porti e si aiutano a casa loro, per intenderci - per finanziare la ricerca!!» come la ricerca di cosa? Beh: le sembrava rude parlargliene così, a brucio, senza neanche prima un po’ di preliminari. Sarebbe stato come addurla ed infilarle una sonda nelle chiappe senza prima “ahoy vengo dallo spazio wazzapp” (canon fosse la frase d’esordio dei Grigi; lo diceva l’area 51). «seguimi!!» dove? Ancora non lo sapeva, ma nel dubbio aveva iniziato a camminare. Fray, iperattiva come una cimice breakdancer, non sapeva rimanere ferma – senza contare che uno studio di yale (l’hilton, questa volta) diceva che mostrarsi super determinati al primo incontro con qualcuno, sanciva fiducia imperitura.
    Non importava il contesto («lo sai che stiamo parlando di bondage, vero» «ah ekko, quindi la pallina non era un antistress» no, non lo sapeva) perché la De Thirteenth era certa valesse sempre. «vuoi un kaffè? Uno spumantino? SPRITZ? Beh comunque – » si fermò così rapidamente da rischiare di scontrarsi con l’altra, di cui ancora non sapeva il nome xk era una outsider, mani giunte di fronte a sé. «abbiamo bisogno di un piano» la studiò socchiudendo le palpebre, lingua a guizzare fra le labbra. «che per caso un paio d’antenne ti creerebbero disturbo? Tentacoli?» domande di rito. «niente hentai,» per ora. «solo alieni. dimmi che ne pensi»
    ??????? di cosa.
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