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[post quest #09] jarden

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    Siamo sinceri, Darden was living her best life. Il tempo passato nel far west le era parso quasi una punizione infernale, un po’ come quando la cittadina di The Good Place [SPOILER] si rivelava essere una parte dell’Inferno; Bodie aveva tutte le carte in regola per essere qualcosa di simile, solo che lì si fiutava chiaramente la disperazione e il timore di Dio. No, non l’avevano ingannata neanche le faccine paffute e tenere dei bodiotti, tanto che alla fine si erano rivelati essere bestie. La Larson era sollevata dall’essere finalmente libera di vivere la sua vita secondo le sue regole, senza avere la paura che qualcuno la trascinasse via da casa e le appiccasse fuoco accusandola di essere una strega. Era sollevata dal poter finalmente mostrare agli Hale una comunità che li accettava per quello che erano, un futuro dove poter amare chiunque volessero. Il prezzo da pagare per tornare a casa era stato caro, mai avrebbe dimenticato il sangue che impregnava l’intera stanza, né i corpi chini su figure ormai diventate fredde. Eppure lei, nel mezzo di quel caos, era riuscita solo ad essere grata di essere arrivata fino a lì. Anche Darden aveva perso qualcuno, e non era neanche la prima volta, ma nel momento in cui avevano attraversato il portale avevano accettato il fatto che sarebbero potuti non tornare mai più. Cinica, insensibile, ma era così che girava il mondo di Darden Larson.
    La ribelle li odiava tutti, non aveva mai compreso cosa ci fosse di sbagliato nei propri fratelli e non l’aveva fatto dopo un anno e mezzo passato a fanculo. A volte le mancava avere quell’involtino primavera di Swing attorno, lui sì che la capiva come nessun altro «mabel, ci hai messo lo zucchero?» sventolò il bicchiere davanti alla figura del ragazzo, scandendo bene l’ultima parola così che potesse capire la gravità di quello che non aveva fatto. Uno non poteva nemmeno mettersi a prendere il sole in giardino con una spremuta, che il fratello incapace si dimenticava di mettere lo zucchero. In quale universo era una servizio accettabile? Swing non l’avrebbe mai tradita in quel modo. «guarda che è già dolce così» non gli disse che suonava molto come sua madre, ma Darden lo pensò intensamente. Prese un respiro profondo nel tentativo di calmarsi, prendendo a massaggiare la tempia come per calmarsi – tentativo che non funzionò: le stavano tutti comunque sul cazzo. «sei davvero inutile, te l’ho mai detto?» almeno dieci volte al giorno, sì «dovremmo sostituirti con un cinese» erano dieci volte più efficienti, e bastava nutrirli con una ciotola di riso al giorno. Darden, poi, rispetto al resto dei bodiotti era più generosa con la paga del coreano, chi non avrebbe voluto lavorare per lei? Chouko dai pensaci, alla mamma piacerebbe tanto. La grifondoro passò altri quindici minuti a fingere che abbronzarsi mentre si guardavano le serie tv sotto il sole fosse una buona idea, certo, avrebbe anche potuto funzionare se la spremuta del fratello non le avesse corroso lo stomaco. Cristo, fosse stata un’ottantenne l’avrebbe uccisa in un colpo. Basta si era rotta le palle, rovesciò il contenuto del bicchiere nell’erba per poi alzarsi dalla sdraio e dirigersi in casa. Stava evitando quel momento da giorni, ma non poteva continuare a tormentarsi in quel modo.
    Darden non era una grande amante delle persone, non aveva idea di come gestirle o come comportarsi quando era intorno a loro, figurarsi se aveva idea di come affrontare Jericho Lowell dopo un anno e mezzo. Con che coraggio si era presentata alla sua porta, pretendendo cosa poi? Di essere nata banana? Ah no. «ti odio, lowell» casomai non l’avesse ripetuto abbastanza nell’ultima mezz’ora. La odiava perché anche dopo tutto quel tempo aveva voglia di baciarla fino a perdere il fiato, perché nonostante tutto le mancavano i pomeriggi passati a insultare chiunque passasse loro davanti, e perché era sicura che Jericho si fosse dimenticata di lei. Un anno e mezzo era più che sufficiente per rimpiazzarla, come biasimarla? L’aveva piantata in asso senza una spiegazione, fosse stata in lei avrebbe fatto lo stesso. Ogni molecola del suo corpo le gridava di tenersi lontano da quella casa, sarebbe stata un’umiliazione in meno, ma la parte più masochista di lei non poteva farne a meno. Si fermò davanti alla porta della ragazza, odiandosi per i nervi a fuori di pelle e l’agitazione nello stomaco, era solo una ragazza. Batté le nocche contro il legno quante più volte fosse necessario perché la sentisse, certa che appena avesse saputo chi c’era dall’altro lato della porta l’avrebbe ignorata completamente «prima che tu-» colse per un attimo gli occhi cerulei della Lowell, prima che la chiudesse fuori di casa. Stava per dirle di ascoltarla, prima di cacciarla via, ma guess what? Conosceva abbastanza Jericho da averlo previsto. «posso stare qui fino a domani, lo sai vero?» annunciò nel sedersi sul suo portico, accanto all’entrata - aveva persino le provviste, con tanto di carte per giocare da sola e un libro da leggere. Contava che l’avrebbe fatta aspettare qualche ora, possibilmente fino a notte.
    Worst case scenario? Qualche giorno.
    «ci si becca tra un po’, lowell» poggiò il capo contro il muro, un sorriso appena accennato a curvare le labbra sottili mente apriva la prima pagina.
    Poteva avercela con lei quanto voleva, ma non le era sfuggito il mondo in cui l’aveva guardata qualche giorno prima ad Hogwarts.
    darden larson
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    Edited by darden' - 8/8/2019, 22:59
     
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    «questa -» l’urto contro la porta a riverberare dalla spalla al resto del corpo, i denti digrignati ed un ringhio a vibrare in gola ad ogni, futile, colpo. «cazzo - merda un inutile calcio karmico alla porta in questione, rea di essere l’unico fottuto ostacolo ad impedirle di seguire quel deficiente di Nathaniel. Non solo non sentiva più la sua voce, di per sé surreale considerando che l’Henderson amava far prendere aria alla propria bocca, ma non riusciva a sentirne i pensieri: era uscito dal suo campo telepatico, il che poteva significare solo una cosa.
    Era stato così stupido - così stupido - da proseguire senza di loro. Finse, in ogni pugno ed ogni sfera pokè scagliata con ira contro la superficie lignea, di non sentirsi la bambina che ogni giorno, ed ogni notte, si era rannicchiata sul porticato dei Lowell in attesa del ritorno di suo fratello; Jericho Karma Lowell aveva lottato duramente per staccarsi dall’ombra di una se stessa dedita alle coroncine di fiori, ed alla vana speranza di contare un cazzo di qualcosa senza dover far nulla, in quel mondo. L’aveva imparato presto, ed in uno dei modi peggiori, che per avere importanza nella vita delle persone, dovevi guadagnartelo: ed all’affetto, Jericho aveva sempre preferito il terrore ed il sangue. Si vergognava troppo della patetica, triste, Jecho con le ginocchia al petto ed il mento fra le mani, per permettersi di sentirsi ancora in quel modo: vaffanculo, Nathaniel. «vaffanculo, nathaniel» Non era riuscita a sedersi attendendo che la fottuta porta decidesse di rendersi conto di avere un solo lavoro, nella sua CAZZO DI VITA DA PORTA, misurando la stanza a grandi passi ed agitando la pokèball con Minkia nel palmo fino ad essere abbastanza certa di averlo frullato come dell’ottimo sashimi; non si era sentita solidale ai grugniti di un falso badass Milkobitch, ad ormai tanto così (così) dal fare la fine del Barrow e finire anche lui nella palla rosso-bianca, e non aveva aggiunto le proprie opinioni in merito alle teorie complottiste di Willow: non aveva tempo per loro, Jericho.
    Doveva
    Fottutamente
    Uscire
    .
    Non si fidava di Hogwarts. Non si fidava degli AU, non si fidava di una cazzo di missione con magiche clessidre colorate, non si fidava di porte che si sigillavano senza motivo apparente, non si fidava di Nathaniel: non sapeva cosa ci fosse aldilà del suo nuovo Nemico Pubblico, ma non aveva importanza. La statistica insegnava che potesse esserci solo merda peggiore, ed essere esclusa la faceva sentire - vulnerabile - l’ultima scelta per formare una squadra di quidditch amichevole alle furono lezioni di volo. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da che Nathaniel Henderson aveva varcato quella soglia, a quando infine i cardini ruotarono su loro stessi permettendole di passare; non sapeva quanti minuti, ore, pianti fossero scivolati da quando la pokèball s’era aperta, e con immenso disappunto di Jericho, Minkia Barrow s’era dileguato nel nulla assieme al suo amico.
    Di certo
    Non aveva idea
    Di quanto tutto fosse andato a puttane, quando entrando in scivolata in una stanza greve di sangue e lamenti, dei cazzo di paletti di roccia l’avevano trafitta. Trattenne il fiato in un ruggito basso, l’adrenalina ad impedirle di percepire quel dolore: era stato il resto, a bloccarla con il cuore in gola, e le mani aperte impotenti di fronte a sé.
    Sangue.
    Grida.
    Pianti.
    «gemes?»
    Jay.
    Dakota.
    Darden. Occhi spalancati, quelli della telepata; due pozze zaffiro circondate da alone cremisi, bocca dischiusa in sorpresa nell’incrociare lo sguardo della Larson. Come non fosse passato un giorno - come si trovassero ancora al laser tag, con la sua mano sulla spalla e le labbra premute sulle proprie. Non ebbe tempo di schermare le proprie emozioni, trasparenti sul viso ovale e delicato, perché Dio, era così bella.
    Il battito di cuore successivo: «nathaniel» strappò fisicamente l’attenzione da una Darden che le sembrava di non vedere da tutta una vita, perché per quanto – non intenzionalmente. – le fosse mancata, e per quanto – del tutto volontariamente – volesse lanciarle uno shuriken al centro della fronte, suo fratello era sparito da una mistica porta che s’era chiusa ermeticamente alle sue spalle, ed era stato lanciato in quella che pareva a tutti gli effetti la cerimonia d’apertura di una macelleria. «nate?»
    Quella macchietta…scura? Aveva forse i vestiti di – Nate? Forse. Non riusciva a isolarlo, a raggiungerlo telepaticamente, troppo impegnata a creare mura oltre le quali gli strilli degli altri non potessero avanzare: che fottuto senso di deja vu. «ma cosa cazzo avete -»
    Marcus? Impossibile. Assurdo anche solo il pensiero. Non poteva essere Marcus Howl, quella testa bionda sul quale Mitchell Winston era ancora chinato. Improbabile. Marcus era sicuramente…in prima fila…da…qualche parte? Non voleva credere fosse lui, Jericho - non poteva. Perché uccidere, era la cosa più facile del mondo.
    Eppure ancora, la sicario telepata, la morte non la capiva.
    In che anno siamo
    Abbadon
    ?? kinda ship e----eee niente, bye vasilov.
    Io non sono un mago.
    Ci si becca.

    …. «fatto di nuovo padrona della propria bocca, concluse l’interrogativo con denso dubbio e lecita confusione. Quando tornò a guardare Nate, una sola rapida occhiata ad assicurarsi che Darden ci fosse ancora, stava quasi una meraviglia, segno che qualche guaritore fosse passato mentr’ella era distratta.
    Bene.
    «SEI PROPRIO UN COGLIONE» con un calcio al costato da 30+30 pa.
    E Jericho out: non aveva intenzione di dare alcun fottuto bentornato, la Lowell.
    Perchè i morti, perchè i feriti, perchè io non sono un mago, erano solo colpa loro.

    «prima che tu-» nope. Chiuse la porta in faccia a Darden Larson senza darle tempo di concludere quella ch’era certa, sicura, sarebbe stata in ogni caso una cazzata. L’ex Grifondoro non aveva alcuna intenzione di sentire altre stronzate su come, quel viaggio nel tempo, fosse stato inevitabile, e su come il far west facesse skifo: le erano bastati cinque (5) minuti di conversazione a senso unico con il suo ex cugino preferito (chiaro avesse perso il suo status privilegiato; mica era la caritas, jericho) per decidere che - nope.
    Li odiava ancora.
    Darden, più degli altri.
    Con che coraggio, si presentava lì? Dopo essere sparita per quasi due anni senza alcuna spiegazione se non Destino TM. Mica erano a dragon ball, lì (anche se avevano crili #ciao cj). «posso stare qui fino a domani, lo sai vero?» cAZZI tUOi. Non le importava di essere infantile, irrazionale, stupida - voleva concedersi d’esserlo, la Lowell. Voleva convincersi di averne diritto, perchè accettare che tutti loro fossero da sempre pedine d’un gioco più grande, era umiliante e fottutamente seccante. Senza poter far ricadere la colpa su di loro, senza un capro espiatorio sul quale vomitare la propria rabbia, e l’ingiustizia ed il vaffanculo, non avrebbe saputo cosa fare.
    Chi essere. Era troppo cocciuta, per cedere al raziocinio sull’istinto.
    «ci si becca tra un po’, lowell» Pure. Rimase a fissare la porta a braccia incrociate, sopracciglia corrugate e sguardo ferino a penetrare oltre il legno direttamente nella nuca della Larson. How dare you assume che apRIRò LA PORTA; anche se fosse stata tentata (ma quando mai! sempre) di farlo, Den avrebbe dovuto sapere che con un’uscita del genere, le probabilità che in concreto lo facesse, calavano a picco: l’orgoglio e la testardaggine erano I tratti che l’avevano costretta a portare per anni le vesti dei Grifondoro, dopotutto. Jericho era ben addestrata (da tutte le volte in cui la stessa sorte era toccata a Nathaniel) a non cedere, e non aprire le porte: anche se la Larson fosse rimasta lì mesi interi, Jericho avrebbe potuto uscire di casa (dal camino? Dalla finestra? Scegli un buco #mlml) diventando invisibile: problema risolto.
    Ma perchè avrebbe dovuto.
    Dopo minuti interi passati ad osservare la porta quasi fosse stata fautrice del suo triste destino, Jericho girò sui tacchi tornando in camera. Si ficcò le cuffie nelle orecchie così da non dover sentire nè la voce di Darden, nè I jEEERiChOOOOOOOOOOOO c’è la tua ragazza!!!!&& di Eugene Jackson, che un giorno – con quel comportamento sconsiderato – avrebbe lasciato orfano di padre Uran. Quattro ore e cinque playlist sad dopo, la Lowell sbirciava dalle finestre.
    Ancora lì.
    ma che testa di cazzo.
    Digrignò i denti, inviperita nella sua tenuta casa (una maglia ACCURATAMENTE!!! NON DI DARDEN!!! credeva che le arrivava al ginocchio); con i capelli legati ad cazzum, nel suo neanche metro e sessanta d’ira era davvero poco credibile.
    Si prese cinque (5) secondi per sistemarsi I capelli (Just in case #cosa) prima di decidersi infine, catenella assicurata alla porta così da lasciare disponibili solo pochi centimetri, ad aprirle. Le puntò addosso un occhio solo, studiandola a palpebre assottigliate e cuore in gola. «ma non ce l’hai una vita?»
    20 y.o.
    15.02.1999
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
     
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    Darden si era persa così tanto in quasi due anni nel far west che quasi le pareva di essere sparita insieme al resto della popolazione in end game. Forse avrebbe fatto credere a Jericho di essere stata ridotta in cenere, magari non l’avrebbe picchiata troppo forte con una scusa del genere. A proposito di tutta la cultura che aveva perso, l’unico lato positivo della sua assenza era che in tutto quel tempo i suoi webtoon erano andati avanti e non aveva dovuto spendere nessun soldo, motivo per il quale era semi grata alla Lowell per averla lasciata sul patio di casa; sapete quanto poteva recuperare in tutte quelle ore? Almeno aveva una scusa per leggere senza sosta fino alle cinque di notte, nessuno l’avrebbe giudicata per stare sveglia e in guardia in un quartiere ksì perikoloso. Non aveva certo immaginato che la telepatica venisse a cacciarla prima del previsto, o se no non si sarebbe mai rilassata fino al punto di aprire la sua nuova ossessione. «ma non ce l’hai una vita?»
    Merda. Merda. Merda.
    Darden non era voleva morire, di più. Voleva scavare un fosso con le sue stesse mani e seppellirsi fino a che nessuno si sarebbe più ricordato di lei, voleva tornare nel far west per non dover affrontare quella conversazione. Magari nemmeno l’aveva vista, insomma, chi sbirciava il telefono degli altri? Certamente non lei quando Gemes scriveva minacce alla sua fidanzata, o quando Idem cercava foto di gatti su instagram. Sollevò lo schermo dal petto per vedere se quella scena si fosse magicamente dissolta nei suoi momenti di panico, ritrovandosi davanti ai suoi 0KK1 1NN0C3NT1 i due protagonisti avvinghiati e molto poco vestiti – in sua difesa di solito i suoi webtoon non erano così spinti. Doveva essere roba di Fwn, NON CHE conoscesse quei tipi di manga figuriamoci. «hades prendimi ora» appena udibile, la sua supplica, mentre bloccava lo schermo e il suo imbarazzo dagli occhi inquisitori di Jericho. Si concesse qualche momento per far scomparire qualsiasi espressione mortificata dal volto, alzandosi in piedi pronta no a fronteggiare la ragazza come aveva immaginato tante volte nell’anno passato. Sapeva che fosse stupido pensarci a cento anni di distanza ma aveva bisogno della futile convinzione che prima o poi sarebbe tornata a casa per non impazzire. Non era mai andata oltre i primi scambi di battute, conscia che con tutta probabilità non sarebbe arrivata molto oltre; un anno e mezzo era abbastanza per cambiare ogni cosa, di certo non si illudeva che l’avrebbe aspettata. E perché, poi, non erano niente «quando mai ce l’ho avuta» true, per inciso. Era quello uno dei tanti vantaggi di stare sul cazzo a tutti ed evitare qualsiasi essere umano, poi figurarsi se dopo Bodie ci teneva ad avere contatti con la gente: aveva già dato abbondantemente.
    [del tutto scollegato, ma elisa ha avuto un momento emotional dopo aver letto un manhwa lasciate perdere]
    Non era mai stata sua intenzione quella di andarsene.
    Se avesse potuto scegliere, sarebbe rimasta lì.
    Il problema era che non aveva mai avuto una scelta, se non quella di rischiare tutto per tornare a casa. Avrebbe potuto morire, molti l’avevano fatto, eppure avrebbe dato tutto per rubare ancora una volta uno scorcio del suo mondo.
    Jericho, non ho mai voluto abbandonarti. Ma l’aveva fatto, e non aveva idea di come farsi perdonare - se poteva ancora essere perdonata. Non era mai arrivata oltre questo punto, si trovava impreparata a quella situazione così irreale: strinse i pugni, conficcando le unghie nella pelle per essere certa di non star sognando. Peccato, almeno in quel modo avrebbe avuto una via di fuga. Ma ormai se l’era cercata, nessuno l’aveva obbligata a camminare fino alla casa dell’amica, l’unica cosa che chiedeva oramai a se stessa era di giocarsela bene. «puoi aprire? Ti ho portato un segno di pace» c’era una certa urgenza nella ricerca della Larson nello zaino, preoccupata che se non si fosse sbrigata in fretta la ragazza le avesse sbattuto la porta in faccia. Di nuovo. Finalmente, strinse tra le dita il pacco che aveva preso prima di uscire di casa, un improvviso flash di una promessa che aveva fatto tanto tempo prima «ti ricordi di questo?» sventolò davanti a lei il pacchetto di carte stretto tra i due indici come un tesoro, per quanto ne sapeva era l’unico foothold che aveva per parlare con Jericho «ti devo una partita, avevo detto che ti avrei insegnato no?» mosse un passo verso di lei, l’unico che si concedeva, cauta come davanti a una bestia feroce ma risoluta nella convinzione che non avrebbe stretto le fauci attorno alla sua gola. «o puoi decidere di non vedermi più, ma in questo caso preferirei giocarmela» si strinse tra le spalle, l’inizio di un sorriso a curvare impercettibilmente l’espressione determinata di Darden. L’aveva detto che se la sarebbe giocata bene, lei.
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