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barbie + gwen

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    jagger

    «tu l-l-lo s-sapevi?» fu quella la prima cosa che Barnaby Jagger domandò alla Gwendolyn Markley ancora sull’uscio del proprio appartamento. Non le aveva dato neanche il tempo di aprire completamente la porta, lasciando che la voce – un tono asciutto, accusatorio, un po’ disperato - filtrasse attraverso il legno prima ancora ch’ella potesse posare gli occhi scuri su di lui. Perchè lo sapeva, Barbie, che nel momento in cui Gwen l’avesse guardato, non avrebbe più avuto coraggio di dirlo - di domandarlo. Come sapeva, il Guaritore, di non aver bisogno di una risposta. Di non volerla.

    [2043]
    Sander era un codardo.
    «sei un codardo»
    Un bugiardo.
    «ed un bugiardo»
    E «lo sai.» lo sapeva. «patetico.» era a conoscenza anche di quello, ma non aveva mai fermato Eli dal farglielo notare giornalmente: voleva che gli fosse riconosciuto, così da potersi dare la pacca sulle spalle che non meritava, ma di cui aveva bisogno. Almeno una volta a settimana, Sander Bitchinskarden si ficcava il cappuccio sulla testa, e masticava - più volte - la strada da casa sua a quella di Dani deciso a dirglielo. Che t’importa, si diceva. Non si era mai aspettato nulla dalla mora, non in quel senso, ma per una forma di giustizia fottutamente divina, gli sembrava giusto farglielo sapere. Da sobrio, s’intendeva; senza inibitore ad abbassare la tolleranza del suo potere abbastanza da permettergli di bisbigliarlo, fatto come un cocco, e riderne tre secondi dopo come fosse la battuta più divertente in tutta la cazzo di storia. Ma era un codardo, ed un bugiardo, e Dio se lo sapeva.
    Così si ritrovava sempre sullo stesso zerbino, lo stesso fiato premuto fra denti e palato, pronto a non dirglielo un’altra volta, e domandarle se volesse andare a fare motocross con lui, o prendere in giro i ragazzini che bevevano bacardi sulla spiaggia ubriachi solo d’intenzioni. La stessa storia a ripetersi, a riavvolgersi e svolgersi identica, fino a che non era stato troppo tardi.
    Non era uno zerbino, quello dell’ultima volta. Era una stanza stipata di gente – i suoi amici, i suoi fratelli – ed era un viaggio a senso unico in cui aveva deciso di abbandonarli tutti. Era un Sander con l’interno della guancia continuamente martoriato e curato e strizzato fra i denti un’altra volta; e, ancora, era un Sander codardo, bugiardo, che sapeva d’esserlo. Aveva aperto la bocca; aveva cercato, inutilmente, lo sguardo di Dani un’ultima volta, prima di richiuderla. «ho mai detto “pure stupido”?» ma con una spallata amichevole ed un tono più denso, perché non c’era mezzo briciolo di cuore ancora intero nel costato di Sand, ed Eli lo sapeva. Aveva appena detto addio ai suoi fratelli, ai suoi cugini, ai suoi migliori amici, e l’aveva fatto in perfetto stile Sander Bitchinskarden: codardo, bugiardo, stupido.
    Perché non l’aveva fatto affatto. «un paio di volte» roco, a bruciare di lacrime roventi e inadeguate, ma con un mezzo sorriso a far da sfondo. Difficile strappare quello, a Sand. «tanto lo sapeva già» magari non sempre; magari non oggi giorno, magari fingeva di non saperlo, ma in cuor suo – nelle risate forzate di Sander, nel modo in cui lo sguardo di lui era sempre in grado di trovarla in una stanza, nel modo in cui i sorrisi del moro si ammorbidivano quando c’erano solo loro – Danielle non poteva, non saperlo. Che credesse il contrario, era tutta un’altra storia: codarda, e bugiarda, e stupida anche lei.
    Erano proprio fatti degli stessi pezzi di ricambio, ed era stato anche per quello, che Sander l’aveva amata. «tu dici?» aveva ignorato l’ironia della domanda; aveva un sorriso distratto sulle labbra, melanconico e fottutamente ironico, nel sopracciglio che arcuò verso l’amica. Perchè non era mai stato sicuro di un cazzo, ma «sempre» di quello sì. Del quasi loro, sempre.

    [un’ora prima]
    «n-n-non accettiamo c-credito»
    «pAGO CON UNA LETTURA DEI TAROCCHI!!!» Barbie aveva poggiato i palmi sul bancone, la testa reclinata scettica verso Melvin. Dalle profondità dell’inferno, richiamato dalla possibilità di trarre forza dal suo regno per leggere il (triste) futuro del Jagger, sgusciò il braccio di Edward Moonarie, rapido come un serpente velenoso a stringersi attorno alle spalle di Barnaby: «lil dick, non hai controllato la bacheca ultimamente?» Un Behan Tryhard non di turno quel giorno, probabilmente al castello intento a studiare con i suoi amici, tremò di terrore primordiale. I clienti la conoscevano come la bacheca, ma per i dipendenti del BDE era [hyde’s voice] una tragedia: lì trovavano le loro foto compromettenti; lì trovavano le Regole del Giorno; lì trovavano i manip vietati ai minori di un annoiato Eddie mentre Richard Quinn era al lavoro ed il Moonarie non poteva raggiungerlo. Perchè? Semplice: indipendentemente dal formato, fosse baby o adulto, Edward Moonarie aveva la snervante, allucinante, capacità di entrarti nel cervello e farti credere che le peggio cose fossero manna dal cielo. Giocava facile con il proprietario del locale, per il quale le peggiori idee erano già le migliori idee di base, ed ecco combinate le fondamenta per un efficace, e sempre verde, inferno personale per Barnaby Jagger. Era sopravvissuto al diciannovesimo ed al ventesimo secolo, alla Prima Guerra Mondiale, a universi alternativi e altri viaggi nel tempo, ma nulla era equiparabile a quello. Un nuovo genere di sopravvivenza. «c’è scritto che si accettano contanti, o letture dei tarocchi a lil dick» ma che problemi aveva. Dischiuse la bocca per domandarglielo, ma a quale pro? Non aveva abbastanza tempo per stilarne l’elenco. Inoltre, era un genere di pagamento decisamente migliore rispetto al se lanciando un cucchiaino di plastica becchi lil dick in un occhio, hai un topping gratis - e sì, era accaduto.
    Svariate volte, perfino. «ok.» acconsentì, perché era troppo pigro per mettersi a discutere. Sorrise, le dita a tamburellare sul ripiano mentre la biondina tirava fuori i tarocchi e li disponeva di fronte a sé. «pensa ad una domanda» gli occhi smeraldo della Diesel, solitamente affabili e dolci, contenevano qualcosa d’indefinito e sbiadito di sguardi visti e rivisti cento e mille volte – una sfumatura, non di colore ma di senso. Involontariamente, i pensieri del Jagger volarono ad una perpetua intenta a raccogliere i bambini del catechismo in circolo attorno a sé, al sorriso poco raccomandabile che sollevava sempre gli angoli della sua bocca quando i pargoli chiudevano gli occhi pronunciando antiche litanie. «ce l’hai?» «mh-mh» mentì, o forse neanche troppo, seguendo quella stessa Perpetua mentre tornata a casa sbottonava la camicia e ringhiava frustrata alla poltrona dove si lasciava mollemente cadere, i capelli disordinati e sciolti sulle spalle ed un invito negli occhi scuri a toglierle il resto degli abiti o andarsene. Una Bucky seduta al fianco di Melvin aspirò dalla cannuccia un po’ troppo sonoramente, tanto da farsi andare di traverso il milkshake; la guardò colpirsi il petto e tossire, una mano a gesticolare vaga di fronte a sé. «non badate a me» ma Barbie badò a lei mentre tornava al suo milkshake, le labbra a chiudersi sulla cannuccia in un appena percettibile «nulla di nuovo» che soffocò nella vaniglia. Alzò un sopracciglio, ma non commentò. «ok. ora pensa a qualcosa che ti rende felice, perché se fai il depresso le carte – le caaarteee - lo sentono.» Barnaby non poteva avere controllo sui propri pensieri. Poteva decidere cosa farne (ignorarli), ma non poteva scegliere se averli o meno. Lo vedeva, e lo sentiva, quel battito mancato che in un’altra vita avrebbe chiamato felicità, ma che in quella aveva aggiunto solo altra miseria ad una vita di per sé in precario equilibrio. Quella seconda possibilità apparsa dal nulla di cui non sapeva di aver bisogno, che non voleva, e che immancabilmente – malgrado tutto, malgrado lei e malgrado lui – finiva sempre per trascinarlo allo stesso punto di partenza.
    «b-b-bucky.» sibilò al sorriso della telepata, che fu rapida a stringerlo fra i denti ed a ricambiare l’occhiata con sincero oltraggio. «non è colpa mia, lo stai praticamente gridando» scosse il capo facendo fremere la chioma scura, un «ti ignorerei, se potessi» a cui non riusciva del tutto a credere, perché Scottsdale Madaway-Beaumilton aveva ereditato la spilla dello shipper club da zio Nathaniel – che le piacesse, o meno. «non che sia nulla che non abbia già visto» e fra tutte le cose che avrebbe potuto dire, fare o pensare, fu la smorfia rivolta al bicchiere di carta fra le mani, che ruppe infine le difese erette dal Jagger contro una consapevolezza che premeva agli angoli della sua coscienza da anni. «in c-che s-s-senso» Aveva uno sguardo sempre un po’ triste, Bucky, quando costretta a scontrarsi con una realtà simile, ma troppo diversa dalla propria. Un’occhiata distante a cui il Jagger fingeva sempre di non far caso, ma che in parte riusciva a comprendere, un tono di voce più sommesso o un sorriso ritardato di una frazione di secondo. «alcune cose non cambiano mai» denso, pungente, concreto nel picchiare contro certezze già delicate e distruggerle.
    Sul momento, finse di non capire.
    Distolse lo sguardo da Bucky per riportarlo su una Melvin del tutto ignara dello scambio fra i due, troppo concentrata nella lettura delle carte per sentire il tic dell’universo. Non prese affatto nota del destino descritto dall’empatica, sottilmente conscio che qualunque cosa i tarocchi volessero dirgli, l’avevano già fatto e rifatto in mille e cento modi diversi. Chiuse quella parentesi nello stesso cassetto della memoria dove aveva raccolto le precedenti, deciso – ancora? Sempre - a non farsi troppe domande perché le domande erano complesse, e le risposte non gli piacevano mai. Ma quella volta, non riuscì a sigillarlo. La chiave non entrava più nella serratura; il cassetto non scorreva più sui binari, bloccato a metà strada da un ricordo di troppo.

    Cent’anni non sono bastati per liberarmene. Sicuro fuggivo da te.
    Nelle ultime settimane ti ho ignorato perché eravamo migliori amici.
    Che scusa di merda.

    Non aveva avuto senso così a lungo, perché Barbie non aveva voluto darglielo. La risposta era sempre stata lì, nei sospiri a comprimere i polmoni e nei sorrisi sfuggiti dalle labbra quando Gwen gli dava le spalle. Era stata nelle foto, le stesse fotografie che il Jagger aveva imparato a memoria, dove lo sguardo bruno di Sander Bitchinskarden era troppo onesto per saper mantenere un segreto.
    E tu sai farlo, Barbie?


    [ora]
    Tu lo sapevi? Ma la vera domanda, incontrando infine gli occhi di Gwen, era come avesse fatto a non capirlo prima.
    Perchè non volevi, Barbie.
    Ed era vero: sin dal primo giorno a Bodie, Barbie non aveva voluto capirlo, perché avrebbe reso tutto troppo fottutamente ironico per un Jagger dalle spalle troppo pesanti. Ma sapete che c’era? C’era che alla fine, quel secondo viaggetto del cazzo l’aveva davvero riportato a casa; c’era che se ne lamentava, Barbie, perchè era bravo a lamentarsi, di come i suoi fratelli non avessero idea di chi fosse, e di come fosse surreale vedere dal vivo personaggi intravisti solo in foto, ma la realtà era che almeno ci fossero. Era solo terrorizzato da quella seconda possibilità, Barnaby Jagger.
    Codardo, bugiardo, patetico; stupido.
    Sempre su di uno zerbino, sempre la stessa ragazza ad aspettare. Ma non era Sander Bitchinskarden - non più. «avevo r-r-ragione.» ecco, aveva fatto tutta quella strada solo per dirle quello. Le sorrise, specchio di quello che avrebbero potuto essere in un’altra vita Dani e Sander; magari in quella, di vita. C’erano centinaia di migliaia di universi, eppure in tutti erano in qualche modo connessi, come se a quell’eventualità non potessero mai fuggire. Intrappolati in loop di cui si mancavano sempre di poco, fottutamente poco. «f-f-fuggiva da d-dani, s-s-sander» aveva creduto fosse la soluzione migliore. Perchè? Perchè era l’unico modo in cui sapesse amare. Umettò le labbra e deglutì, lasciando svanire il sorriso per indossare un espressione che solo di rado affiorava sul volto del Jagger: seria, determinata.
    Coraggiosa. «ma io non sono sander» inspirò ed espirò, gonfiando a dismisura la bolla che aveva creato fra sé e Gwen dal primo incontro a Bodie, California, 1917.
    Sincera. «e non voglio perderti di nuovo» e la bolla, esplose.
    Praying one day that we'll meet again
    Say the words we never said
    all i ever do (is say goodbye)
    Zak Abel
    Only When We’re Naked



    cosa ho scritto? i dOnT KnOw
     
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    gwen



    markley

    «tu l-l-lo s-sapevi?»
    Non un ciao, niente come va? disturbo??, niente di niente: si presentava così, bussando nel bel mezzo del pomeriggio e senza nemmeno salutarla o darle il tempo di aprire del tutto la porta e decidere se invitarlo ad entrare.
    Ma del resto era fatto così, il loro rapporto: gli stupidi convenevoli li avevano cancellati da quando gwen, un pomeriggio di molti mesi e un secolo prima, gli aveva teso un agguato nella cantina di un vecchio di bodie, sbucandogli alle spalle di sorpresa e urlando «BITCHINSKARDEN!» per.. tastare il territorio (?) Era partito tutto da lì, e gesù quanto sbatti si sarebbe risparmiata se non l'avesse mai fatto. «certo che lo sapevo» cosa? e che ne sapeva lei. Ma nel dubbio era sempre meglio dire di sì, anche perchè le possibilità avesse ragione erano sempre alte. «so un sacco di cose» E poi di solito eddie la informava sempre in anticipo sui nuovi metodi con cui avrebbe reso la vita un inferno al Jagger, solo che mai prima di quel momento barbie era andato a lamentarsi da lei??? Ma vabbè, se proprio aveva bisogno di una spalla su cui piangere perchè un ragazzino lo bullizzava, gwen era disposta ad offrirgliela, anche perchè così poi avrebbe potuto raccontar tutto nei dettagli ad eddie (cosa? cosa. Lo ama, non può farci nulla, rappresenta proprio il perfetto grado di percentuale demoniaca che spera i suoi figli avranno, se un giorno dovesse averne; e no, tooth non conta perchè, benchè abbia chiesto ad eddie l'enorme favore di addestrarlo, non mostra alcun risultato)
    Fece per aprire del tutto la porta e fargli spazio per passare «vuoi entr..-» «avevo r-r-ragione.» mh? si fermò sul posto, a quel punto non più sicura tanto sicura di volerlo far entrare. Come un meccanismo di difesa involontario, la richiuse leggermente, abbandonando poi la testa contro l'anta. Stava sorridendo, barbie, e a lei non piaceva per niente: l'ultima volta che le aveva sorriso così, in modo sincero, era stato il giorno in cui le aveva dato il regalo di compleanno, ed entrambi sapevano come erano andate poi a finire le cose. «f-f-fuggiva da d-dani, s-s-sander» ah
    Niente lamentele su baby eddie, quindi.
    Niente urlarle contro per qualcosa che la ragazza aveva fatto durante il mese passato vivendo con i corpi switchati.
    Era lì per quello.
    E non era brava a parlarne, gwendolyn.
    Non voleva parlarne, ed aveva evitato l'argomento per più di un anno, sperando che magicamente non tornasse più a galla.
    Era stata lei quella a fuggire, in quel caso.

    tu l-l-lo s-sapevi?
    Ricordava bene il giorno in cui bucky le aveva raccontato tutto. Erano sedute nel salotto di casa simmons, entrambe con una tazza di tè tra le mani - del servizio buono, quello che la markley aveva rubato alla signora gambley dopo che lei, un giorno, senza un motivo ben preciso le aveva affidato le chiavi della sua villa. forse affetto?? tutte le vecchiette volevano bene all'amorevole perpetua mariel simmons - e una bottiglia di gin sul tavolo, a loro disposizione per correggere la bevanda e renderla più adatta per quell'occasione. E gwen ne aveva bisogno: erano giorni che aspettava di parlare con la ragazza - sua cugina - e finalmente si era presentata l'occasione adatta per farlo in tranquillità, con la casa libera e nessun rischio di venir interrotte.
    Non aveva mai avuto modo di parlare con un vigilante, gwendolyn, ed avere davanti scotts le faceva un certo effetto: era la prova tangibile, più di ogni lettera scritta nel futuro, ogni foto o ogni insegnamento ricevuto all'istituto, che quella vita era stata reale. Lì, davanti a lei, capelli color nocciola e occhi cristallini, che seppur nella sulla apparente calma sembrava gridartelo, tutto ciò che aveva passato.
    Aveva voluto sapere il più possibile, gwendolyn, continuando a riempire e poi buttar giù il liquido ambrato nella tazzina: uno per i suoi genitori, uno per dominique, uno per jessica, uno per ogni zio e cugino e una lista fin troppo lunga per dedicare a ciascuno un brindisi senza il rischio di intossicarsi gravemente. E poi «perchè non me l'hai ancora chiesto?» ecco gli svantaggi di avere una cugina telepata: ti portava ad ammettere ad alta voce ciò contro cui, nel tuo cervello, stavi lottando con tutte le tue forze per metter da parte. Perchè ovviamente una parte di lei avrebbe voluto sapere cosa fosse successo tra lei e barbie, danielle e sander, vista la serie di stranezze a cui nessuno dei due era riuscito a dare una spiegazione: la totale assenza di sander nelle foto di gwen, l'opposta onnipresenza di dani in quelle di barbie, un figlio bradipo in comune, lui nel far west ventesimo secolo, lei nel ventunesimo. «eravamo...tipo...amici?» E si era messa a ridere, bucky, in un mix di incredulità e cruda consapevolezza del fatto che la ragazza davanti a sè fosse sì danielle, ma non la sua. «tipo amici? gwen... voi due eravate inseparabili» ed aveva iniziato a raccontare quello che sapeva, episodi a cui aveva assistito in prima persona o che le erano stati raccontati - «sicuro li riempivate di dettagli assurdi per renderli più interessanti, ma nessuno ve lo faceva pesare: era proprio quello il bello» - dopo dai due ragazzi. «e poi cos'è successo?» le foto scomparse, barbie nel passato: perchè?? «c'era il bisogno di qualcuno che andasse ancora di più nel passato e... sander si è offerto di farlo. non ci ha mai spiegato il perchè, o anche solo che l'avrebbe fatto» aveva preso una decisione del genere senza avvisare nessuno?? nessuno aveva provato a fermarlo??? «..è cosi che ho perso erin. Saremmo dovute rimanere insieme, sai? Ma lei ha provato a fermare levi, e lui stava afferrando il braccio di sander...» non riusciva nemmeno ad immaginare il dolore che doveva aver provato, e quello che provava ogni singolo giorno. E poi non riusciva a far a meno di chiedersi una cosa: se lei e sander erano davvero così uniti, allora perchè non aveva provato anche lei a fermarlo? perchè non era stata con lui fino all'ultimo?? «ricordo che non vi siete nemmeno salutati. Io ed erin l'avevamo notato subito ma...pensavamo fosse perchè vi eravate già detti addio prima. però, viste come sono andate poi le cose....io credo che tu lo sapessi già» Lo aveva scoperto poco prima di partire, danielle.
    E nemmeno lei non era riuscita a fermarlo

    f-f-fuggiva da d-dani, s-s-sander
    Non aveva bisogno che barbie glielo ricordasse: era quello che, da subito, aveva pensato anche lei. Perchè c'erano i racconti di bucky, le foto di loro due insieme, dander, un'intera fottutissima vita, e lei non era comunque riuscita a fermarlo. «lo so» poco più di un sussurro, il suo: non sapeva dove il ragazzo volesse andare a parare con quel discorso, non capiva il perchè avesse deciso di riportarlo a galla dopo mesi, non le piaceva l'espressione seria che aveva assunto, perchè la metteva persino più a disagio del sorriso autentico con cui si era affacciato alla sua porta. «era un coglione» tentò di buttarla sul ridere per non piangere, di riportare le cose alla normalità: non erano tipi da discorsi seri, i barweed. In realtà non erano tipi da discorsi e basta: molto più focalizzati sul pratico, con un rapporto che oscillava a giorni alterni tra l'andare a letto insieme e l'odiarsi insultandosi a vicenda, e un farsi dispetti a vicenda e comportarsi come bambini delle elementari in between.
    Il discorso serio non se lo aspettava.
    Non era pronta, a parlare, molto più propensa a continuare ad ignorare la cosa e continuare con quello che avevano, anche se non avrebbe saputo definirlo con precisione: in un certo senso avevano un equilibrio.
    Ed ecco barbie a distruggerlo senza nemmeno un minimo avviso? così?? si presentava alla sua porta e si metteva a parlare con quell'espressione seria del futuro, senza manco prima un cazzo di ciao gwenny buon pomeriggio!! ti va di parlare?? che avrebbe dato la possibilità alla markley di rifilargli un secco no e chiudergli la porta in faccia. CHI DIAMINE TE L'HA DATO IL PERMESSO JAGGER, CHI???
    «ma io non sono sander» e forse gwen l'incapacità di fare i conti con i propri sentimenti l'aveva ereditata tutta dai suoi genitori «lo so» un piccolo passo indietro, la porta un po' più chiusa come difesa, un filo di voce che forse il ragazzo non sentì nemmeno «lui aveva i capelli più corti» Gliel'aveva detto barbie stesso, ormai quasi tre anni prima. «m-magari non mi hai r-r-riconosciuto, avevo i c-capelli p-più c-corti» ma gwen non l'aveva trovato nelle proprie foto perchè non c'era, e quello era il fottuto problema che stava alla base di tutto.
    Non era sander, ed effettivamente in quel momento quella che si sentiva più spiritualmente affine al bitchinskarden era proprio gwen: l'istinto di scappar via era davvero forte.
    «e non voglio perderti di nuovo»
    BOOOM
    .
    ...
    .....
    ........






    ..............






    ...........................






    ........................................







    Gli aveva appena chiuso la porta in faccia?
    Gli aveva appena chiuso la porta in faccia.
    Gwen cosa cazzo fai???????
    Con la schiena poggiata contro l'anta della porta e lo sguardo rivolto verso il salotto, vedeva le foto appese nei quadri per la stanza e soprattutto, in quel momento, si sentiva profondamente giudicata da uno scatto in particolare, che la immortalava insieme a zio jay: sembrava gridarle "GUENDALINA COSA FAAAAI??" «beh, che dovevo fare??? non guardarmi così» tolse l'attenzione da jay ma uh, ecco una foto di erin che sembrava giudicarla ancora di più - si sentì un sacco ipocrita, cioè lei le aveva dato tutti quei consigli per meh??? e poi eccola che si comportava come un'idiota????? - e infine concentrarsi sulla foto degli arcidan non aiutò per niente. "gli hai chiuso la porta in faccia?? caccia le palle, gwendolyn, pensavamo di averti educata meglio di così" «..okay ho sbagliato» ma tu guarda un po' se le toccava giustificarsi con un gruppo di foto.
    Inspira
    Espira
    Poteva farcela, no?? no
    «scusa» aveva spalancato la porta di scatto per evitare di aprirla piano, avere troppo tempo per pensare, pentirsi di ciò che stava facendo e finire per richiuderla di nuovo «non volevo? mi hai» terrorizzata «colta di sorpresa» non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia, mio dio e se adesso la odiava????
    Respira, Gwen.
    Del resto da quando si erano conosciuti gli aveva fatto ben di peggio che chiudergli una porta in faccia??? non se la sarebbe presa troppo??? vero????? Certo che starsene lì in piedi senza dir nulla, picchiettando a terra con il piede destro a causa di un tic nervoso, non aiutava: doveva dire qualcos'altro?? Come funzionava??? Mai come in quel momento odiò danielle leroy gallagher: aveva lasciato in sospeso quella situazione e ora toccava a lei farci i conti. «io...»
    Nemmeno io voglio perderti
    Avrei dovuto provare a parlartene prima e non far finta di niente
    Mi sono comportata da cretina
    E anche parecchio immatura??
    Ma mi dispiace
    Sul serio

    «...ti va di entrare?»
    You stepped with a heavy tread,
    And left your mark
    torn apart
    bastille vs. grades
    vs.


    Edited by .moonchild - 12/5/2020, 09:44
     
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    jagger

    Barbie batté le palpebre una, due, cinque volte, mentre l’eco della porta che gli era appena stata fottutamente sbattuta in faccia andava affievolendosi. Aveva ... aveva appena ...
    Sul serio.
    Aprì la bocca e la richiuse, serrando poi le labbra fra i denti mentre chinava il capo verso lo zerbino. Si era davvero aspettato qualcosa? Forse, o forse no; qualcosa di diverso da quello, però, sicuramente. Magari una battuta, magari un pugno sul braccio, magari un dito medio ed un ci si vede in giro, Barbie. Lasciò che il sorriso scivolasse opaco gocciolando ironico sul pavimento, prima di arcuare le sopracciglia e dare le spalle all’appartamento di Gwen. Quello era quanto la Markley aveva da dirgli? Quella era la sua risposta? Bene, allora vaffanculo. Barnaby Jagger aveva portato avanti quella cazzo di guerra da due vite, sempre mettendo in conto di poter perdere: e aveva perso, ma fosse dannato, almeno ci aveva provato, che era più di quello che lo stronzo Bitchinskarden avesse mai avuto il coraggio di fare. Contava come una vittoria, no? No, ma nello schioccare la lingua sul palato si convinse di sì. Riuscì perfino ad ingannarsi, mettendo un piede davanti all’altro, che non fosse un gran problema; che quanto me ne può fottere, di qualcuno che non era neanche previsto potesse incontrare.
    Non voleva perderla di nuovo. Ma aveva messo in conto potesse succedere, e non rimpiangeva di essere comunque andato a bussare alla sua porta per farglielo sapere. Anzi, che cazzo, era giusto che ora il peso delle conseguenze delle loro azioni lo portasse lei, dopo anni ed esistenze in cui avevano gravato sulle spalle di Sander e Barbie. Aveva detto quel che tratteneva fra i denti da sempre, e se lo sarebbe fatto bastare: fine, era tutto lì. Aveva fatto il suo dovere, ma non si sentiva alleggerito manco per un cazzo. Le gambe trascinate verso l’uscita del condominio pesavano come macigni, la rabbia – insulsa ed ingiustificata – infiammava i polmoni incendiando ogni respiro. Non aveva alcun diritto per sentirsi così, ma...Dio Santo, meritava qualcosa di meglio di una porta chiusa sul muso. O magari no, gli suggerì la sua coscienza, suonando sarcastica e lontana dal gentile; è esattamente quello che meriti, Jagger: non è forse per questo che sei arrabbiato? Poteva anche aver ragione, ma sapete che c’era? C’era che Barbie non poteva farci un cazzo. C’era che uscito da lì sarebbe andato a cercare Floyd, obbligandolo ad annullare il suo potere così che potesse bere fino a scordarsi di aver sputtanato più vite di quanto fosse lecito avesse, ed avrebbe ripreso a lamentarsi di quanto gli mancasse Bodie, quanto quel secolo non avesse senso, quanto li odiasse tutti - e ci avrebbe creduto un po’ di più, rispetto ad un paio di ore prima.
    Qualche giorno di auto commiserazione, e poi sarebbe tornato di nuovo a volergli bene come ogni dannata volta, egoisticamente sollevato di aver avuto l’opportunità di conoscere i fratelli, i cugini, o gli antenati di Dander.
    Tranne Gwendolyn Markley, ovviamente. Lei non era inclusa nella lista delle persone che Barbie non avrebbe rimpianto. La sua esistenza sarebbe stata sradicata a forza dalla sua memoria: v-v-v-vaffanculo, Gwen.
    Clic. Si fermò a metà passo, il piede sospeso sopra il gradino che l’avrebbe portato alla libertà. Roteò il capo fino alla porta della ragazza ignorando testardo l’inquieto battere nello sterno. «scusa» Forse aveva sentito male. Corrugò le sopracciglia ed assottigliò le palpebre verso la mora affacciata sul corridoio, increduli occhi chiusi a scandagliare la sagoma sull’uscio. Gli aveva appena chiesto...scusa? Gwendolyn MaRKLEY? Sarebbe stato divertente, uno di quei momenti che le avrebbe rinfacciato a vita, se solo avesse potuto accettare quelle scuse. Se solo il sorriso sulle labbra fosse stato meno piatto, i pugni lungo i fianchi meno serrati – se ad un soffio di verità non gli avesse appena fottutamente sbattuto la fottuta porta in faccia. «non volevo? mi hai colta di sorpresa» Anche lui si era colto di sorpresa; più ci pensava, più sentiva che le giustificazioni di cui si era fasciato sino a quel momento non fossero altro che cerotti di carta su ferite da arma da fuoco - inutili, superflue, false.
    Era andato lì per (qualcosa)
    (qualcosa che non fosse) farsi prendere per il culo.
    E ok, stupido lui, ma - «...ti va di entrare?»
    «n-no» Stupida anche lei, se credeva avrebbe continuato a farsi metaforicamente fottere da un paio di occhi da cerbiatto ed un sorriso poco raccomandabile che aveva sempre scaldato le parti più fredde, e lontane, di Barnaby Jagger. Era un coglione, ma non così tanto. «n-non ho altro da d-d-dirti» alzò i palmi in segno di resa, sopracciglia sollevate. Magari di cose da dirle ne avrebbe pure avute; era la voglia, a mancare. «e la p-p-porta in f-f-faccia direi che s-sia stata abbastanza c-c-chiara» alzò di scatto non uno, ma ben due dita medie verso la Gwen lontana ancora sull’uscio del suo appartamento. «abbiamo entrambi s-s-sentito a-a-abbastanza» e come si diceva dalle loro parti, barbie out.
    Eppure non uscì ancora, perché contro (pro) ogni prognostico, era proprio così tanto coglione. Era vero, Sander era fuggito da Dani, ma allora era anche vero che «l’ha l-l-lasciato a-andare» vaffanculo, Danielle. «n-non s-sei c-c-cambiata un c-cazzo» e «v-v-vaffanculo, g-g-guenda» e senza più voltarsi, iniziò a scendere le scale. Era troppo vecchio per quelle puttanate.
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    «n-non ho altro da d-d-dirti»
    Mh
    «abbiamo entrambi s-s-sentito a-a-abbastanza»
    Mh mh
    «l’ha l-l-lasciato a-andare»
    Mh mh mmmmh
    «n-non s-sei c-c-cambiata un c-cazzo»
    MMH MHHH MMMMMHHH
    «v-v-vaffanculo, g-g-guenda»
    Ci aveva provato, gwendolyn markley, a fare la persona superiore.
    A essere zen, a rimanere calma, ad osservarlo in silenzio mentre riversava su di lei quelle parole che cazzo facevano male e CAZZO MA CHI SEI TU PER DIRMELE. E per un attimo quasi riuscì nel su intento: rimase ferma, appoggiata allo stipite della porta, braccia incrociate e respiri sempre più profondi per mantenere la calma.
    Ma, ahimè, durò poco: nemmeno il tempo di vederlo scendere due scalini, e la rabbia della markley esplose. Si lanciò verso di lui, senza dargli nemmeno il tempo di accorgersene o spostarsi per evitarla, perchè era un fottuto ninja e barbie avrebbe dovuto saperlo: buttandosi sulla schiena del ragazzo, agganciò le gambe intorno alla sua vita così da tenergli bloccate anche le braccia e con una mano andò a tappare la bocca del jagger, così da impedirgli di dire qualunque altra cosa o peggio, lamentarsi! Era il momento della markley per parlare, e lui doveva solo star zitto ed ascoltare ciò che aveva da dire. «in questa posizione potrei facilmente romperti l'osso del collo» E per impedirgli di divincolarsi e magari farla cadere, la prima cosa che fece fu assestargli una bella tallonata alla bocca dello stomaco: aveva la capacità di guarire, sì, ma il dolore lo sentiva comunque (esperienza personale, la markley l'aveva sperimentato sulla propria pelle) quindi hopefully avrebbe aiutato a tenerlo senza fiato per un po'. «non hai il diritto di comportarti in questo modo» e avrebbe volentieri voluto dargli un altro calcio, o magari uno schiaffo, ma fece lo sforzo enorme di trattenersi e provare a risolvere la cosa a parole, un linguaggio alla markley quasi sconosciuto ma a cui, in situazioni estreme, le toccava ricorrere «ti presenti a casa mia, tiri in ballo sander e dani dal nulla, affermi però di non essere sander» e di non volermi perdere «e poi ti comporti così?» aka: da coglione «sounds like a sander to me» Ergo: era un incoerente del cazzo e forse un altro calcio se lo meritava o magari un pugno visto che... GWENNY CONCENTRATI! Menomale che ogni tanto la voce della sua coscienza decideva di farsi viva - quel giorno nei panni di zio jay - e uscire dalla nebbia in cui di solito viveva nascosta per tipo il 97% della vita della ragazza, e le ricordava le priorità. «ti metti a fare la drama queen per una porta in faccia? jeez, manco fossi in quel periodo del mese» non era un licantropo, quindi non poteva nemmeno giustificarlo con la scusa del PLS (prelycan syndrome) «e poi, come se fosse la cosa più grave che io abbia mai fatto» quando invece, in una scala da zero a quando avevamo i corpi switchati ho fatto a botte con un gruppo di armadi altezza media 1.90 perchè uno di loro aveva accidentalmente fatto cadere il mio bicchiere ed ora la mafia russia ti vuole morto, la porta in faccia si posizionava decisamente in prossimità dello zero. «ti ho chiesto subito scusa! che cazzo, barbie» e poi tu vedi cosa si otteneva ad esser gentili: i sentimenti erano fatti per rimanere SIGILLATI E CONFINATI nel proprio subconscio così da non doverli nemmeno ammettere a sè stessi. «una porta in faccia» cioè davvero, barbie? davvero?? più ci pensava più il suo livello di shockobasimento aumentava, così come il desiderio di picchiarlo sul serio «mi hai mandato a fanculo e voltato le spalle per una porta in faccia!» ma tu guarda con che genere di persone il destino l'aveva incastrata «RIMASTA CHIUSA PER MANCO UN MINUTO, TE NE ReNDi CoNTO?!?!» ovviamente gli stava gridando quelle parole a non più di un centimetro di distanza dall'orecchio destro, così che il messaggio entrasse forte e chiaro: aveva capito che era duro di comprendonio quindi c'era il bisogno delle maniere forti. «e sai che ti dico? avrei dovuto tenerla chiusa» dannata lei e la sua voce della coscienza, dannati i volti nelle foto a fissarla non appena si era richiusa la porta alle spalle che le avevano fatto venire i sensi di colpa tanto da spingerla a pentirsi e riaprirla «e la sai un'altra cosa? non voglio cambiare: uno ci prova e guarda che risultati ottiene» evidentemente danielle l'aveva capito prima, e meglio di lei: esternare i propri sentimenti non portava a nulla di buono «ora ho capito perchè l'ha fatto» era stata mesi a tormentarsi a riguardo, pensando a cosa poteva esser successo di tanto grave tra di loro e a chiedersi il perchè non fosse riuscita a fermalo «e non posso biasimarla»
    Solo a quel punto, dopo aver esternato chiaramente tutto ciò che la rabbia del momento le stava facendo provare, gli tolse la mano dalla bocca ma non gli diede in tempo di controbattere: ciò che fece, invece, fu mettergli entrambe le mani sulle spalle e facendo leva con le braccia, si fece forza per portare le gambe sulla schiena del ragazzo e poi darsi lo slancio per saltare all'indietro con tanto di capriola, atterrando in modo perfetto e piangendo dentro di sè per la mancanza di spettatori ad assistere alla sua perfetta acrobazia «così si fa un'uscita di scena» pivello: l'aveva sfidata in una gara in cui non c'era davvero paragone, o si era forse scordato di chi fosse figlia?? Archibald Leroy, Aidan Gallagher, Taylor Swift: come cazzo pensava di battere un tale concentrato di primadonnaggine «bitch» ed a quel punto gettò la testa all'indietro (se solo avesse avuto i capelli più lunghi! la soddisfazione di colpirlo in faccia sarebbe stata ancora più grande), si girò e si incamminò impettita verso l'ingresso del suo appartamento
    Ed era ben consapevole che, una volta a mente lucida, si sarebbe pentita di tutto ciò che era appena successo, di averlo lasciato andare, di non esser stata del tutto sincera e di non avergli detto ciò che provava sul serio ma... mamma mia quanto era fiera di se stessa in quel momento!
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    barnaby


    jagger

    Dando per scontato da qualche parte ne avesse una, si era messo l’anima in pace, Barnaby Jagger. Aveva deciso di voltare, un’altra volta, le spalle alla mora, e proseguire con la propria vita come aveva fatto prima ch’ella apparisse e mandasse a puttane tutte le sue convinzioni. Che ci voleva, qualche passo ed avrebbe lasciato quel maledetto condominio per non farvi più ritorno; qualche volta, a causa di conoscenze in comune, avrebbe incontrato Gwen e sarebbe stato imbarazzante come l’inferno, avrebbe – nuovamente – rimpianto tutte le proprie scelte e desiderato di poter dimenticare quel giorno, ma sarebbe sopravvissuto, e sarebbe andato avanti, perché era quel che Barbie faceva sempre.
    Ovviamente, ovviamente!, la fanciulla in questione non era dello stesso parere del Jagger, ed era del tutto intenzionata a rendere la situazione ancor più imbarazzante aggiungendovi acrobazie del tutto non richieste, e parole su parole che la resero, agli occhi di Barbie e dei vicini attirati dallo strillare d’aquila della Markley, una dodicenne emo incompresa dai genitori, costretta a finire il proprio saggio su Cime Tempestose senza poter guardare la nuova puntata del Paradiso delle Signore.
    Duh.
    Allargò leggermente le gambe stabilizzando il proprio equilibrio quando il poco dolce peso della ragazza gli piombò sulle spalle, un mezzo passo in avanti per evitare ad entrambi di ruzzolare giù per gli scalini. «c-c-che p-p-problmph» le sue proteste vennero messe a tacere da una mano sulla bocca - che prontamente Barbie leccò, e che seppur umida di bava e improperi, lì rimase – e da un calcio allo stomaco che gli tolse buona parte del fiato. Pure. La tentazione di scrollarsela di dosso come un cane con la rabbia, cosa che a conti fatti era, fu fortissima e sperikolata, così come quella di sbatterla ripetutamente contro il muro fino a farla rinsavire o a renderla parte dell’arredamento del palazzo, ma mentr’ella lo assaltava fisicamente ed emotivamente, Barbie non potè che rimanere immobile. Perchè (le sagge pancine insegnavano che non reagendo, si finiva più in fretta: chiudi gli occhi forte forte e cantati l’austriaco felice; ma anche per):
    «non hai il diritto di comportarti in questo modo»
    Erano nel ventunesimo secolo, ed aveva il sacrosanto diritto di fare quel cazzo che gli pareva.
    «ti presenti a casa mia, tiri in ballo sander e dani dal nulla, affermi però di non essere sander, e poi ti comporti così? sounds like a sander to me»
    soUnDs lIkE a SaNdEr To mE. Ma che ne sapeva lei, mica lo conosceva sul serio, Sander; non che Barbie lo facesse, ma era stato Sander, il che gli dava maggiori diritti rispetto a Gwen sul decidere come si sarebbe comportato. Era come paragonare le headcanon ufficiali sul blog dell’autore con quelle del fandom su tumblr: falso come Simona.
    «ti metti a fare la drama queen per una porta in faccia? jeez, manco fossi in quel periodo del mese»
    LA DRAMA QUEEN? A quel punto, oltre a leccarla, tentò di morderla la mano di Gwen, perché vaffanculo, ed ondeggiò anche pericolosamente verso la parete per ivi sbattercela come un uovo in padella, sempre perché vaffanculo. Lui la DRAMA QUEEN? Non era lui che aveva sbattuto la porta in faccia a qualcuno; e sì, cazzo, si era offeso per una porta in faccia, perché non se la meritava - non di nuovo, non così. Ed era maledettamente razzista e sessista credere che ci fosse un periodo del mese in cui fosse più irritabile rispetto al solito; donna, uomo, licantropo e unicorni avevano tutto il diritto di essere incazzati e infastiditi dall’universo anche senza perdere sangue dalla vagina, sanità mentale a causa della luna, o glitter dalle narici. Cristo Gwen, aggiornati.
    «mi hai mandato a fanculo e voltato le spalle per una porta in faccia!»
    «t h mndt a fncl edt lspl p mltmn» ovverosia: ti ho mandato a fanculo e dato le spalle per molto meno, incomprensibile a causa del palmo premuto sui denti, ma cristallino negli occhi scuri che cercarono il volto iracondo della Markley. Il vaffanculo era scontato almeno una volta ogni tre parole, fra Barbie e Gwen; voltarsi le spalle, anche. Il problema, che lei pareva on aver compreso, era il fottuto contesto: in qualsiasi altro frangente sarebbe rimasto a battere i pugni sulla porta dicendole di non fare la balla di fieno, che non era pagato per fare il babysitter a un’adolescente ormonale, perché era fatto così. Ma quel giorno? Con quell’onestà a bruciare, e fare male, sulla lingua e nello sguardo? Quello, gli aveva fatto girare il cazzo. E Gwen poteva provarci a scaricare la colpa su di lui, oh come poteva, ma quel fottuto giorno non l’avrebbe vinta: era una stronza, ed era giusto lo sapesse.
    Quindi: «strnz» con tanto di lingua ad insinuarsi fra le dita di Gwen. Prima o poi o Gwen avrebbe ceduto mollando la presa, o quelli sarebbero diventati i più strani preliminari di tutta la sua vita; onestamente, gli andavano bene entrambe le opzioni. Non era schizzinoso.
    «ora ho capito perchè l'ha fatto, e non posso biasimarla» e magicamente, lasciò la presa. Mentre lei saltava come una cavalletta credendosi la circense meno apprezzata al mondo, Barbie, finalmente in grado di parlare, si voltò verso di lei con quattro parole che esplicavano perfettamente perché, sempre secondo lui ed i vicini di casa che poteva quasi udire fare il tifo (per Barbie ovviamente.), avesse fatto così: «p-p-perchè s-sei una s-stronza» santa verità riconosciuta da almeno un emisfero terrestre.
    «così si fa un’uscita di scena»
    sul serio? «bitch.»
    Sul serio.
    Non si mosse dalla propria posizione, alzando però esasperato un braccio verso la mora. «q-q-quanti anni hai, d-d-dodici?» non avrebbe più dovuto stupirsi per la mancanza di maturità di Gwendolyn, eppure. Era costantemente una prima volta. «n-non era una g-g-gara» specificò, caso mai si fosse persa quella parte del discorso. E poi: «s-s-se lo f-fosse s-s-stata, avrei v-v-vinto io a m-m-mani b-b-basse. A n-n-nessuno p-p-piacciono le l-l-l»amie «l-l»iste «l-l»iriche «LAGNE.» Passò una mano fra i capelli bruni sistemando il ciuffo che quella Bestia aveva avuto l’ardore di spettinare, drizzando le spalle e sollevando un indice ammonitore verso Gwen. «p-p-pEr uNa p-p-PoRtA IN f-f-f-FaCcIA» scimmiottò, arricciando il naso e facendo suonare la propria voce acuta e lamentosa quanto quella della Markley. «d-d-dannazione s-s-sì, perché era un C-c-cazzo Di M-m-momento» le lanciò un’occhiata allusiva: sapevano entrambi che l’aveva capitalizzato, e quindi era vero. (cit) «e t-t-tu l’hai r-r-rovinato p-p-perchè “ti ho c-c-colto di s-s-sorpresa”?» agitò vago le mano fra loro sbuffando sonoramente prima di premere i pugni sui fianchi. «d-d-dovevo mandarti un m-m-m-MEMO?» aprì il palmo e finse di scriverci con la mano opposta. «”ehi g-g-guenda, s-s-sono b-b-barbie, s-s-sto arrivando p-p-per f-f-farti una s-s-sentita d-d-dichiarazione c-c-con t-tanto di f-frase ad effetto p-p-perchè p-p-penso d-d-di amarti, n-n-non ne s-s-sono s-s-sicuro, m-ma n-n-non v-v-voglio c-c-correre il r-r-rischio d-d-di m-m-mandare t-t-tutto a p-p-puttane, quindi m-m-mi p-prendo il mio t-t-tempo per v-venirne a c-c-capo d-d-dicendo d-di non v-v-volerti p-p-perdere. N-n-non c-c-c-chiudermi l-l-la p-p-porta in f-f-faccia perché s-s-sono s-s-s-sensibile sull’argomento, p-p-porca m-m-ma»tregna «m-m-ma»trioska. «m-m-ma»rkley? «m-ma»estria «m-m-ma»ssi? [R: -3s] «MASSAIA”» concluse con un grugnito, respiro accelerato e guance rosse.
    Barbie….my sweet child...hai appena detto-
    «n-nO»
    Si schiarì la voce e drizzò plastico le spalle. «s-s-scrivilo sul p-p-profilo t-t-tinder, così il p-p-prossimo c-c-coglione c-c-che c-ci c-c-casca s-s-sa cosa aspettarsi. V-v-vicino a “p-p-psicopatica”» borbottò, rapido come un occhio di lince a deflettere la questione.
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    Zak Abel
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    markley

    Sarebbe stato da sciocchi, classificare lo stato d'animo della ragazza come semplice tristezza: tristi si era dopo aver perso il sesto gratta e vinci di seguito ed essersi resi conto solo allora di aver buttato in carta straccia i soldi per fare la spesa, o quando durante una corsa virtuale si puntava tutto su un cavallo, fidandosi di lui per il suo bel nome, ed invece il disgraziato finiva per arrivare ultimo , quando si stava ad un numero dal fare bingo ma la vecchietta al tavolo di fronte ti fregava ad un soffio dalla vittoria (chris gwen e il gioco d'azzardo: a never ending saga), quando un mangiamorte più astuto degli altri o un ribelle decisamente scemo mandava all'aria un'intera operazione dopo settimane di pianificazione, o quando si vedeva il proprio bambino continuare imperterrito a mangiare con le mani, nonostante tutti gli sforzi fatti per insegnargli ad impugnare una forchetta.
    Queste erano le cose che rendevano gwendolyn markley triste.
    Ma quella? Non poteva esser semplicemente catalogata tra le altre, perchè non era un qualcosa che la rendesse semplicemente triste.
    Cristo santo, era devastata
    E si pentiva di ogni scelta presa nella vita: non aver studiato mai sul serio a scuola, non essersi impegnata una volta (miracolosamente) finito il liceo a trovare un lavoro, essersi accontentata dei soldi gentilmente offerti dai markley, non aver fatto di più per raggirare la signora yellow, ereditare la sua fortuna e portarsela nel presente, essersi dedicata unicamente alla resistenza e non aver provato a guadagnare di più. Non le era mai piaciuta l'idea di lavorare, e aveva sempre dato per scontato che svolgere il suo compito di custode e ricoprire un ruolo all'interno della resistenza fosse abbastanza. Non viveva nel lusso, certo, ma dopo esseri abituata a vivere in casa simmons per due anni, il suo appartamento a londra in confronto era una villa di lusso: aveva luce elettrica, una televisione e un abbonamento a netflix, un frigo, una lavatrice ed una lavastoviglie, e soprattutto l'acqua calda!!
    E mai, prima di quel giorno, l'aveva criticato: forse era un po' (tanto) piccolino per viverci in tre, bisognava ammetterlo, ma per il resto non aveva mai avuto nulla di cui lamentarsi. E poi sapeva che era solo una soluzione provvisoria: doveva semplicemente convincere aidan a usare il patrimonio della sua famiglia per fare beneficienza nei suoi confronti (dai che tanto era ricco!!! e lei era sua figlia, le sembrava il minimo!!1!) o, in caso il gallagher non avesse acconsentito, fare un salto a new york e scambiare due chiacchiere con la mamma (aveva piena fiducia nel buon cuore di taylor e sapeva che, una volta spiegato tutto, le avrebbe dato tutti i soldi che voleva)(e oMG, magari l'avrebbe adorata così tanto - il che in realtà la markley dava per scontato: sapeva che lei e la mamma sarebbero diventate subito best friend 5evah - da chiederle di trasferirsi con lei e non lasciarla mai più)
    In quel momento però odiava tutto: l'appartamento di cinquanta metri quadrati uscito direttamente da un negozio ikea, il quartiere degradato in cui si trovava (perchè, seppur classificato come in riqualificazione, sempre una piazza di spaccio rimaneva) e quel vecchio palazzo sprovvisto di alcun tipo di sistema di sicurezza. Perchè, mai come in quel momento, gwendolyn markley avrebbe voluto una telecamera a riprenderla. Anzi, a riprender tutta la scena: barbie che si comportava da cretino, lei che lo placcava sulle scale saltandogli sulle spalle, barbie che continuava a comportarsi da cretino (leccandole tutta la mano), lei che gli faceva un discorso da standing ovation (non dando peso alla lingua del ragazzo: dopo tutte le volte in cui gliel'aveva lasciata usare su altre parti del suo corpo, era così ingenuo da creder che avrebbe fatto la schizzinosa per una mano?), barbie che continuava a comportarsi da cretino, lei che CAPRIOLA IN ARIA ALL'INDIETRO ED ATTERRAGGIO PERFETTO per concludere in bellezza e uscire di scena non con classe, di più!, barbie che continuava a comportarsi da cretino e «bla bla bla bla non sento nieeeente» mentre continuava a camminare impettita verso la porta dell'appartamento senza guardarsi indietro, dito medio alzato verso di lui e passo spedito così da poter entrare in casa e chiudersi la porta alle spalle, questa volta definitivamente. Barbie le dava della dodicenne quando chiaramente non si stava comportando da tale?? Bene, gli avrebbe fatto vedere lei come si comportavano davvero i dodicenni. Fu difficile, reprimere l'istinto di girarsi e puntualizzare che 1) quella era una gara, 2) di certo non l'aveva vinta lui (ma.... si era reso conto di ciò che aveva fatto?? capriola in aria all'indietro!!) e 3) era stato sì, un Cazzo di Momento, ma In Cui Gwen Ti Ha Fatto Il Culo (capitalizzato anche quello, ovviamente), ma quando la ragazza faceva un uscita di scena in modo così spettacolare, non avrebbe certo permesso ad un barbie qualunque di rovinargliela.
    O almeno, in teoria.
    A circa cinque passi dalla porta, ecco che gwen si fermò, pietrificata sul posto. Perchè fino ad un attimo prima era stata certa che la conversazione fosse finita, per quanto barbie continuasse a blaterare alle sue spalle: avrebbe concluso la sua uscita di scena magistrale, chiuso la porta con più violenza del solito e, di lì a qualche ora, passata la botta di adrenalina del momento, ecco che sarebbero arrivati i sensi di colpa e avrebbe dovuto fare i conti con il fatto di essersi effettivamente comportata da dodicenne, e non aver ascoltato il jagger come avrebbe dovuto. Sarebbe andata a fare la lagna raccontare tutto ad arci e jay, poi avrebbe trascinato entrambi al bar più vicino perchè "arci non mi importa se domani hai lezione, sono sicura che saprai gestire una classe di adolescenti anche in hangover" e avrebbe allontanato via i brutti pensieri con uno shot dopo l'altro di tequila, per poi svegliarsi il pomeriggio seguente con un forte mal di testa e la consapevolezza di aver mandato tutto a puttane.
    Del resto loro due erano fatti così, no? Che fossero Barbie e Gwen, o Sander e Danielle, l'esito alla fine era sempre lo stesso.
    Si sarebbe pentita.
    Avrebbe fatto tappa al BDE e avrebbe provato a scusarsi.
    Non troppo, perchè era pur sempre una gwendolyn markley e non era proprio il tipo di persona a cui piaceva implorare il perdono di qualcuno.
    Barbie probabilmente l'avrebbe mandata a quel paese.
    Lei avrebbe alzato le spalle rassegnata, e dopo esattamente due (2) secondi avrebbe ideato un nuovo piano con Eddie per rendergli la vita un inferno.
    Poi, passata l'iniziale botta di adrenalina ed entusiasmo, ecco che se ne sarebbe pentita, di nuovo
    A quel punto avrebbe provato a bussare alla sua porta e chiedergli scusa davvero.
    Non era un piano, il suo: semplicemente, era certa che le cose sarebbero andate in quel modo. La porta del suo appartamento era così vicina, e non vedeva motivo per cui avrebbe dovuto fermarsi e rovinare quella pazzeskissima uscita di scena.
    Ovviamente però barbie, da spaccagioie quale era, non volle concederle nemmeno quello, e allora «...p-p-penso d-d-di amarti»
    Ma che cazzo, barnaby.
    Alcuni (barbie) avrebbero potuto dire di averla vista inciampare sui suoi stessi piedi, ma le altre persone presenti nel corridoio (gwen) l'avrebbero negato fino alla morte. La ragazza non aveva ascoltato ciò che aveva detto dopo, nè in realtà le importava più di tutto quello che aveva detto - e si erano detti - prima: il suo cervello si era fermato su quella singola frase, e sarebbe stato davvero difficile tornare a farlo funzionare.
    Penso di amarti
    A Bodie, California, c'era stata una perpetua nuova di zecca che incrociava per la prima volta lo sguardo con uno degli abitanti del posto e, dopo averlo squadrato da capo a piedi, si girava verso suo fratello e lo informava che forse quella sosta forzata in quella cittadina dimenticata da dio non sarebbe stata così male, e che magari aveva trovato un buon motivo per smetterla di piangersi addosso per l'assenza di jeans ed abiti con le cinture lampo
    Penso di amarti
    Nella cantina dell'ignaro signor Honululu, qualche mese dopo, quella stessa perpetua, sfruttando le proprie abilità da ninja, era sbucata alle spalle del Jagger, cogliendolo di sorpresa e facendogli versare addosso una parte del vino che stava rubando dalla riserva del povero bodiotto. Ed era stata la prima volta, quella, in cui entrambi avevano avuto la conferma di esser a conoscenza del fatto di venire dallo stesso tempo, seppur apparentemente nati a cento anni di distanza.
    Penso di amarti
    C'era stato il mistero delle foto, troppe da una parte e nessuna dall'altra, un figlio bradipo condiviso e litigi su chi fosse davvero il genitore. Poi però era arrivata Bucky, e insieme a lei le risposte che entrambi cercavano: dander lo avevano adottato e cresciuto insieme. Perchè danielle e sander, insieme, facevano tutto.
    Penso di amarti
    C'era stata una gwendolyn terrorizzata, un barbie che non le aveva mai davvero chiesto il perchè, tra loro troppe cose lasciate in sospeso ed ignorate, nell'attesa che il tempo facesse il proprio lavoro e le risolvesse da sè.
    Non era successo,
    Penso di amarti
    C'era stato un regalo di compleanno, una collanina con un bradipo perchè s-sai, p-per d-d-dander, una gwen che aveva sorriso perchè forse le cose si stavano davvero risolvendo da sole, come aveva sperato. Poi però era arrivato lo scambio di corpi, e il mese l'uno nella pelle dell'altro li aveva portati a comportarsi da scemi e accumulare una serie di conti in sospeso da lasciare come regalo all'altro (gwen) o serate intere ad ubriacarsi, fare l'adolescente incompreso e distruggersi il fegato (barbie)
    Penso di amarti
    Ed ora erano lì, una quasi dichiarazione fatta sul ciglio di una porta, la suddetta porta sbattuta in faccia e poi riaperta, un attacco sulle scale e un salto acrobatico degno di cheerleader, una vera dichiarazione e un sorriso ad illuminare il volto della markley.
    Penso di amarti
    Perchè mai avrebbe pensato che qualcuno un giorno sarebbe stato talmente fuori di testa da rivolgere quelle parole a lei. Eppure, nella più strana delle circostanze, era arrivato barbie.
    O meglio, tornato.
    «l'hai detto» non le importava davvero il come, non le importava stessero litigando come forse mai avevano fatto prima, non le importava che fino a cinque minuti prima lei avesse dovuto reprimere l'istinto di riempirlo di calci in pieno petto, diamine non le importava nemmeno star rovinando la sua uscita di scena. Si girò verso di lui, fregandosene della faccia seria e composta che avrebbe dovuto mantenere, perchè non riusciva a smettere di sorridere ed era certa che da lì a qualche secondo avrebbe anche iniziato a ridere, di quelle risate isteriche che di solito mettevano a disagio e spaventavano leggermente chiunque fosse così sfortunato da trovarsi nelle vicinanze. «ti ho sentito noN PUOI TIRARLO PIÙ INDIETRO L'HAI DETTO!!!» Perchè di cuore aveva effettivamente dodici anni, ma barbie la amava così quindi perchè nasconderlo?? La AMAVA!! Lei, GWENDOLYN MARKLEY!!! «sapevo di avere il tuo cuore dalla prima volta in cui ti ho mostrato le caviglie nel confessionale di padre abraham» era pur sempre cresciuto nel far west: la ragazza aveva dovuto prender le cose alla larga, altrimenti gli avrebbe causato un infarto sul colpo. «e ora puoi toglierti quell'espressione da ti-detesto-più-di-quanto-odio-eddie perchè tanto non ti credo!» ne aveva avuto la conferma verbale, e diamine sarebbe stato perfetto vivere in un palazzo nuovo con le telecamere di sicurezza, così da poter rivedere il filmato di quel momento in loop «in questo momento potresti anche dirmi che non somiglio affatto a taylor swift» lo sapevano tutti: era il peggior insulto che potessero rivolgerle «e saprei che non lo pensi davvero perchè mi ami!» dio non vedeva l'ora di raccontarlo a zio jay!! Sarebbe stato così felice!!! «questo sarebbe il momento adatto per buttarci la discussione alle spalle, mandare al diavolo danielle e sander e iniziare a baciarci» Cosa? Cosa.
    Meglio esser chiari da subito: del resto barbie aveva visto di cosa era capace la ragazza, e in caso avesse deciso di fare il coglione, girarsi e rimettersi a scendere le scale, sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Gwen aveva dato prova di essere una pro nei salti acrobatici e, così come si era lanciata su di lui la prima volta, non si sarebbe fatta alcun problema a farlo anche una seconda.
    Aveva ammesso che la amava!
    «...ah, scusa un attimo ma ho un dubbio: da quando sai cos'è tinder?» per capire, eh: sarebbe stata davvero fiera di lui se avesse scoperto che l'aveva scaricato ed usato, era un ottimo modo per abituarsi a vivere nel ventunesimo secolo!
    You stepped with a heavy tread,
    And left your mark
    torn apart
    bastille vs. grades
    vs.
     
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