eat, pray, love

@ yale, casa di shiloh

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    Erano stati un paio di anni difficili per la Jolie-Pitt tra il divorzio dei suoi genitori e un blocco dello scrittore che l’aveva lasciata paralizzata per mesi. Aveva deciso di aver bisogno di una ventata d’aria fresca, qualcosa che sconvolgesse il suo modo di vivere e la proiettasse lontano dalla sua comfort zone. In poche parole, aveva deciso di andare a vivere temporaneamente in un monastero buddista in Indonesia- un cleansing spirituale, così aveva annunciato sui suoi social. Non era stato facile adattarsi a quella vita, ma dopo aver passato una buona parte della sua vita in un orfanatrofio in Sud Africa, era più propensa ad adattarsi di molti altri. E no, non aveva assolutamente preso ispirazione da Eat, Pray, Love (PRAYLUV?)- ok, un po’, ma chi non l’aveva mai fatto. Questa sua scelta aveva suscitato diverse reazioni tra i suoi fan: confuse, entusiaste e ancora confuse. Anche lei era confusa, ma il suo istinto le diceva di buttarsi in quella nuova avventura e vivere come un Totti qualsiasi durante Celebrity Hunted. E poi, era tutta ispirazione per i suoi nuovi libri! Alla fine, si era trasferita davvero in Indonesia, anche se la vita lì non era esattamente come si era aspettata; in qualche modo era diventata virale su Tik Tok? Non era che passava molto tempo sui social, ma quella mezz’ora al giorno che si era ritagliata per documentare la sua nuova vita avevano fatto scintille- anzi! Ora tutti volevano trasferirsi in un posto sconosciuto e allevare lama. Lei, nel dubbio, approvava questa filosofia di vita. Infatti ne aveva adottato uno che aveva chiamato Brotherfucker, Bro per gli amici. L’unico problema del suo nuovo stile di vita era che aveva perso di vista la maggior parte della sue conoscenze, e se da una parte era felice di non dover litigare con quei bambini dei suoi genitori, dall’altra le mancavano i suoi amici. Sì, i monaci erano tanto belli e simpatici, ma non apprezzavano a pieno il suo potenziale trash. Ed ecco come era nato il suo libro, da lacrime, frustrazione e lutto di non aver potuto seguire la nuova stagione di Elite- sì che prendeva, ma non così bene. Alla fine, quella pausa di riflessione era servita per forgiare un rapporto più stresso con se stessa e con la sua scrittura, ma soprattutto per maturare e diventare un’adulta- ah no, quello mai. Dopo un lungo anno passato in mezzo al nulla, aveva finalmente deciso di tornare alla civiltà moderna: dopotutto un libro non si pubblicizzava da solo. Per qualche ragione, il suo agente era riuscito a contattare Paris Hilton (sì, la cugina sfigata di Yale) e a farsi invitare al suo cooking show. Ora, doveva essere proprio finito il mondo mentre Shiloh era via, perché non aveva idea che Paris sapesse cucinare. Non poteva accettare che quella bionda svampita fosse più cool di lei, quindi aveva fatto ciò che una persona normale avrebbe fatto: assumere il suo personale Ip Man della cucina.
    Cioè Yale.
    Una pessima decisione, ora che ci pensava da sobria.
    Almeno, ragionò sul divano di casa sua mentre aspettava che il suo bff si presentasse per il loro appuntamento, poteva utilizzare Yale per venire a conoscenza delle debolezze di Paris. K skillz, davvero, lo sapeva che il suo cervello aveva una ragione per averlo contattato mentre aveva bevuto troppo vodka alla nocciola (deliziosa, la consigliava #SHILOH10). Il loro game plan era di esercitarsi in previsione della sua (loro? Forse Yale rea invitato, non aveva capito) apparizione, così da fare la loro porca figura. Il fatto era che……...non sapeva da dove cominciare, menomale che aveva diversi estintori in casa.
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    Edited by #epicWin - 30/8/2022, 18:50
     
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    «è oltraggioso»
    «jnrciooo»
    «ecco, diglielo.»
    Yale Hilton sedeva sul divano di sua cugina, Bang accomodato fra le gambe mentre guardavano le riprese dietro le quinte dello show di Paris sulla cucina. Era un peso familiare ma sempre alieno, quello del bambino sul proprio petto: fragile, delicato, con quel vago profumo di miele e crema che gli rimaneva impresso ore dopo averlo lasciato fra le cure della madre, e che riusciva a farlo sentire nostalgico e sbagliato tutto insieme. «buuu» «buuuu» fece eco Bangkok, lanciando insieme a lui una manciata di pop corn sullo schermo. «yale, puoi evitare di insegnare a mio figlio a lanciare oggetti contro il televisore?» L’Hilton ruotò il capo incrociando lo sguardo severo, e sempre morbido, di Penn. Valutò l’idea di alzarsi e cancellare le rughe sulla fronte appiattendole con il pollice, ma i tempi in cui Newhaven si prendeva cura della cuginetta erano passati da un pezzo, nello specifico da quando Bang era venuto al mondo. Sentì la risata del bambino vibrare sullo sterno, e le rughe d’apprensione sul viso della mora sparirono senza lasciare alcuna traccia.
    Meglio del botox.
    «sì,» rispose, avvolgendo protettivo un braccio attorno al nipote mentre questo tentava di lanciarsi dal divano per raggiungere la madre. «ma non lo farò» sorrise, tutto denti candidi e cattivi propositi, conscio di avere lo stesso effetto del bambino di tre anni che stringeva in grembo: adorabile, ed irresistibile. Inutile da specificare che Bang avesse preso tutto da lui – bello, intelligente, simpatico – e qualcosa, tipo il colore più scuro dei capelli, dalla madre; dopo anni (…) ancora si rifiutava di accettare che parte del patrimonio genetico del suo infante preferito sulla faccia della terra provenisse da Morley Peetzah. Era un qualcosa di cui non si parlava in presenza di Yale Hilton, un tasto dolente. Un tabù di famiglia rispettato nonostante i sospiri costipati di Penn ed il fatto che talvolta More fosse effettivamente presente nella stanza. Yale era da sempre vissuto sotto il flash delle fotocamere e le domande indiscrete dei giornalisti; ignorare le persone era la sua seconda natura. Quello era il suo modo di superare il (lutto.) tradimento di quella che aveva sempre considerato come una sorella: non solo era andata a letto con il nemico, ma aveva procreato una creatura che Yale amava alla follia e di cui non avrebbe più potuto fare a meno. Capite? Era terrificante e orribile. Se lo sarebbe aspettato da chiunque, ma non da Penn. Il problema era che la adorasse troppo per tenerle il broncio, il che significava che dovesse compensare in qualche modo: fingere che Bang fosse figlio di Penn e lo spirito santo, aiutava. Non avrebbe permesso ad un poraccio qualsiasi, il quale neanche poteva più proseguire nella propria carriera perché aveva avuto un (1) compito ed aveva fallito (ma dai. Fai il battitore e ti prendi un bolide in faccia? Passa all’equitazione.), si mettesse fra lui e la candidatura a Zio Migliore E Super Cool; non aveva ceduto quel titolo a Darth per anni, AVEVA COMBATTUTO A LUNGO PER AVERLO, e se lo sarebbe tenuto a costo di dover dividere l’ossigeno presente nella stanza con il portatore dello spermatozoo che aveva fecondato le ovaie di sua cugina. In maniera del tutto matura, certo. Quando mai Newhaven Cedric Edward George Stephen Hilton IV non era stato maturo?
    Sempre, esatto. Infatti, coerente alla sua natura, coglieva sempre l’occasione per fare le linguacce alle spalle dell’allenatore delle Arpie per far sorridere il nipote, e poteva essere capitato, ma non c’erano testimoni a confermarlo, che avesse insegnato a Bang a fare il dito medio come segno di saluto a papino. Beh? Era lo Zio Fiko, mica quello responsabile. «te l’ho già detto che ha invitato shiloh a partecipare alla trasmissione?» «un centinaio di vol-» «ha invitato shiloh abbott a partecipare alla sua trasmissione! È una chiara dichiarazione di guerra. Scommetto che non vede l’ora di sparlare di me.» Impettito, corrugò le sopracciglia e poggiò il mento sulla testa di Bang. Yale era egocentrico e narcisista, ovvio che per lui quell’invito fosse una minaccia alla sua reputazione (quale haha) e non un sincero intento di avvicinarsi alla figlia dei furono Jolie-Pitt. «MI HA SOTTOVALUTATO» «gno» Sospirò drammatico spostando l’attenzione al viso tondo e gli occhi – ugh – verdi di Bang, esagerando la reazione con una mano premuta sulla bocca. «traditore. da che parte stai» gli fece il solletico sul fianco, e sorrise alla risata del bimbo. Rimase ancora qualche istante a bearsi della semplicità di esistere in quel piccolo ritaglio di quiete, così lontano dalla sua vita giornaliera da apparire irreale. Un regalo. Avrebbe potuto avere più momenti così, se solo avesse accettato la gentile proposta di Penn di fargli, ogni tanto, da baby sitter.
    Era caotico, non psicopatico -cit
    Sapeva di avere Problemi TM. Sapeva di essere dipendente da ogni sostanza possibile che potesse annebbiarlo per qualche istante o un paio di giorni, e non si fidava abbastanza di se stesso per occuparsi di un bambino, in solitudine, per un paio d’ore. Ovviamente non avrebbe mai ceduto a se stesso in compagnia del bambino, ma… ma. Era insicuro. Non era fatto per gestire persone morbide e fragili. Diede un bacio sulla testa del nipote, disincastrandosi dalla posizione nido per alzarsi in piedi. Era già in (stiloso e necessario: l’aveva abbandonato per mesi, era il minimo che si meritasse. BITCH) ritardo per l’appuntamento con la Abbott, e voleva togliere le tende prima che arrivasse SpermatozooMan a rubare la scena. Sì che adorava ignorarlo, ma preferiva non vederlo punto. Gli spezzava il cuore ogni singola volta, rendersi conto della realtà.
    E di come Penn guardasse il padre di suo figlio.
    Brividi. Aveva visto porno meno espliciti.
    Comunque. «non fare niente di stupido» Penn lo accompagnò fino alla porta, e Yale si chinò per soffiarle una risata ed un bacio sulla guancia. «io? Quando mai.»

    «ho portato tutto.» superò Shiloh svuotando il contenuto della borsa sul tavolo della cucina: pasticche di ogni genere rotolarono sul pavimento, e Yale sorrise trionfante. C’era sicuramente dell’ecastasy da qualche parte, ma anche del lassativo. Era ancora incerto su quale effetto avrebbe voluto sulla cugina brutta, ma bisognava valutare ogni possibilità prima che insegnasse a Shiloh l’antica arte del drogare i pancake della cugina in diretta televisiva. «ho anche un libro di ricette. dobbiamo imparare a fare i migliori brownies in circolazione, con una texture» ammiccò; aveva visto molti video su youtube, oramai era un pro, perfino i termini tecnici!. «che copra eventuali granelli non disciolti nell’impasto.» Reclinò il capo sulla spalla studiando la sua migliore amica slash traditrice infame slash a quanto pare non ci si può fidare di nessuno l’umanità sta andando a puttane, curvando gli angoli della bocca verso il basso. «dov’è il tuo grembiule?» era stato irremovibile sull’argomento!!!!!!
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    Sapete quale era il sogno di Shiloh? Avere un reality tutto suo in stile Kardashian-Jenner e bombardare il mondo ogni settimana di info dump sulla sua vita e momenti di altissimo trash. Il suo punto di forza. oltre alla simpatia e un carisma innato, era avere una famiglia così numerosa da poter rivalere il Klan Kardash e altrettanti drama con il divorzio dei suoi genitori e la conseguente comparsa di nuove fiamme. Certo, le mancava un Kanye nella vita, dato che né Fergie che Altea erano all’altezza del genio di Ye. Però compensava con le guest star famose come Penn e Harvard, persino un Piz selvatico quando si degnava di apparire. Aveva ! pure ! i bambini ! che avrebbe volentieri tagliato fuori ma alla gente sembrano piacere, quindi le servivano per fare views.
    Cosa le mancava? La voglia di vivere, di fare. Doveva assumere qualcuno che gestisse la sua agenda al posto suo e che si prodigasse per far diventare i suoi sogni realtà e sapete cosa? Era una magnficia idea, perché non ci aveva pensato prima? Quindi tu, sì proprio tu, vuoi diventare il PA della star internazionale Shiloh Jolie-Pitt? Forse le conveniva chiedere su TikTok, o qualsiasi app usassero i giovani al giorno d’oggi, perché Linkedin le pareva davvero una cosa da millenials sull’orlo di una crisi di nervi. «ho portato tutto.» eccolo lì, Yale, a rovinarle il soliloquio mentale che stava avendo. Shiloh era smemorata, non si ricordava niente se non prendeva appunti da qualche parte. Col senno di poi, si sarebbe dovuta aspettare che l’Hilton era l’ultima persona a cui chiedere consigli di cucina. La Abbot si aspettava di vedere verdura e proteine rotolare fuori dalla busta di Yale, ma forse aveva riposto troppa fiducia nel suo bff «non sapevo che volessi diventare escobar junor» espresse la sua sorpresa con un fischio, andando a riordinare le pasticche e le varie polveri per cercare di trovarne un senso. Un filo logico, un qualcosa che le dicessero con che stava lavorando. La Jolie-Pitt era brava a ignorare un problema quando le si presentava davanti, scegliendo di foderarsi gli occhi con una benda e prendere la prima mazza per giocarci a piñata. Lei e l’Hilton erano giovani bellissimi, super carismatici, ma soprattutto con un baggage di problemi che avrebbe fatto impallidire anche il più temerario degli psicoterpeuti. Non giudicava, l’ex tassorosso, era più il tipo di persona che preferiva sprofondare insieme al malcapitato di turno che offrire una mano per uscire dalla metaforica merda. «quando ho detto che mi dovevo allenare intendevo a cucinare, non a drogarla» cercò di far notare l’ovvio, ma forse nulla era palese quando si trattava di Shiloh e Yale. Alzò una scatola di quelli che sembravano essere lassativi, osservandone affascinata il contenuto- chissà cosa si provava ad essere stitici «però sai cosa- perché no» quando mai aveva rifiutato una pessima idea, Shiloh Abbott viveva per sinnare. «ho anche un libro di ricette. dobbiamo imparare a fare i migliori brownies in circolazione, con una texture che copra eventuali granelli non disciolti nell’impasto» al sentire quella bestemmia, la Abbott si vedette costretta ad abbandonare quello che stava facendo. Si girò completamente verso Yale, scrutandolo scettica e con un pizzico di curiosità come avrebbe fatto con un animale selvatico allo zoo «esistono ancora i libri di ricette?» pensava fossero un pyramid scheme, non c’era altra spiegazione «io guardo solo tiktok» Shiloh palesemente una gen z onoraria, passare troppo tempo su internet le aveva fuso il cervello. In un tentativo di distrarsi dal grande shock appena subito, iniziò a frugare per la cucina in cerca delle scodelle e degli utensili che le sarebbero serviti, cercando di ricordarsi dove li aveva riposti il suo chef personale. Perché, credevate che cucinasse lei? Non era mica povera. Per cercare di appacificare l’animo dell’Hilton si mise pure lo stupido grembiule, una riproduzione di un uomo a torso nudo con gli addominali in bella vista e la scritta pizza slut sul petto. «ti piace? l’ho preso con una televendita» fece una giravolta per mostrargli il bellissimo grembiule, fiera di se stessa per aver comprato una cosa abominevole ma al tempo stesso magnifica. «sai cosa dovremmo fare? la mandiamo all’ospedale per qualche mese e le rubiamo la trasmissione» propose con un sorriso che non prometteva nulla di buono, la mano a pescare una bustina a caso sul bancone di marmo «ho sempre voluto il mio reality» dai Yale, potremmo essere il nuovo Scott e Kim.
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    Edited by j-pitt - 3/8/2022, 20:57
     
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    La cosa migliore di Shiloh Abbott, era che non smettesse mai di stupirlo.
    Raramente in buono, vista la tendenza a sparire per mesi seguendo pellegrinaggi e conoscenze superiori reperibili solo nell’esiguo spazio fra i neuroni della Jolie-Pitt, ma Yale apprezzava un bel plot twist quando ne trovava uno – e comunque la amava, quindi insomma, valeva per tutto il resto. Quello, ad esempio: «non sapevo che volessi diventare escobar junor» perché «male. Non l’ho mai nascosto» la osservò di sottecchi, un sopracciglio arcuato. Il fatto che preferisse consumare che creare il proprio impero della droga, non significava che quel regno non fosse nelle sue ambizioni. In un’altra linea temporale, ci era perfino riuscito (ciao 2043 dove Yale si finge morto). Schioccò con disappunto la lingua sul palato, biasimando quella mancanza d’aspettativa nei suoi confronti al fatto che beh, sembrasse effettivamente impegnativo e lui avesse zero sbattimento di fare qualunque cosa che non portasse ad una soddisfazione momentanea. C’era un motivo se non perdeva tempo in corteggiamenti, preferendo sempre arrivare al sodo con perfetti sconosciuti che da lui volessero solo quanto fosse disposto a concedere.
    Ottimizzazione.
    «quando ho detto che mi dovevo allenare intendevo a cucinare, non a drogarla»
    Forse l’ultimo viaggio in Tibet le aveva fatto male. Essere un’eremita tagliata fuori dalla società, doveva aver danneggiato qualcosa, nella bellissima ed eccentrica testa della bionda. «e perché mai.» scandì lentamente, guardandola come le fosse cresciuta un’altra testa. Soprattutto, cos’altro si era aspettata chiedendo aiuto a Yale, Yale Hilton!, per una missione simile, che avrebbero fatto biscotti con la faccia dei cani di Paris?
    (sì. Faremo anche quelli)
    «dovevi chiedere a penn, se volevi davvero una mano a cucinare» non perché la cugina ne fosse in grado, ma perché «è più organizzata di me. Ti avrebbe trovato un coach da chef kiss» in tutti i sensi in cui fosse possibile interpretare quella frase. Scostò i capelli dalla fronte, sospirando drammatico. «non è vero, mi sarei offeso a morte. Brava che non le hai chiesto niente» le sorrise, civettuolo e morbido, perché Yale poteva anche essere un piccolo manipolatore bastardo, un bugiardo patologico, ma non aveva mai mentito a Shiloh. Perchè avrebbe dovuto? Erano fatti della stessa sostanza (dei sogni), poteva permettersi di essere se stesso. «esistono ancora i libri di ricette? io guardo solo tiktok» Yale era cresciuto con Rosario. Chiuse gli occhi e scosse impercettibilmente il capo. «non ti rispondo» che ne sapeva lei della poesia di seguire un libro di ricette cartaceo! Di sporcare le pagine d farina e cioccolato! Di smadonnare cercando di leggere parole troppo piccole e stupide spiegazioni senza senso!
    ...Non che Yale lo sapesse per esperienza, ma voleva capire cosa si provasse a vivere da povero. Doveva davvero essere...qualcosa. Già vibrava all’idea di usare un forno a microonde.
    «ti piace? l’ho preso con una televendita» «ti dona molto» sincero. Era orribile e meraviglioso. Proprio come lei. Allacciò anche il proprio grembiule, soppesando la proposta della Abbott mentre quella vagava per casa cercando oggetti che somigliassero a quelli disegnati sul libro. «farla andare in ospedale? sì. Rubarle il programma? mh» non perché fosse amorale e sbagliato, quando mai, ma perché proprio non il suo genere. «rubiamole semplicemente il pubblico. facciamone uno anche noi – ma non di cucina, ew, siamo mica casalinghe disperate» scrollò la scatola del cacao, portandola all’orecchio per sentirne il suono.
    Sembrava quasi il mare. «tipo….tipo.» invitò l’altra a formulare delle ipotesi, perché sara lui era stanco. Provato dalla fugacità dell’esistenza. Osservò il forno una manciata di secondi, prima di decidere che fossero nemici giurati e lo odiasse. Fu con sguardo di sfida, e rabbia e oltraggio, che lo indicò alla Jpitt. «ma questo coso ha delle istruzioni o dobbiamo semplicemente sapere come funziona così, dal nulla?» sara @ qualunque elettrodomestico in casa.
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    Sapete perché Shiloh voleva bene a Yale? Non perché fosse intelligente, ma perché era suonato tanto quanto lei, facendola quasi sentire normale. E no, non era un complimento ma come avrebbe detto 2015 Tumblr: normal people scare me. «dovevi chiedere a penn, se volevi davvero una mano a cucinare, è più organizzata di me. Ti avrebbe trovato un coach da chef kiss» Shiloh osservò l’Hilton, un sopracciglio sollevato come a chiedere se parlasse per esperienza. Conoscendolo, sì, parlava per esperienza. «non c’è cosa più divina…» iniziò la Abbot, le labbra a curvarsi in un sorriso malizioso mentre si preparava a deliverare la perla del secolo «di farsi lo staff, duh» e la Jolie-Pitt ne sapeva qualcosa, di farsi lo staff. Non era etico, nonché perseguibile secondo qualche mistica legge sulle molestie sul posto di lavoro, ma Shiloh viveva secondo la filosofia del carpe diem quindi poco le importava. Dopotutto, aveva abbastanza soldi da comprare il silenzio di chiunque volesse. «magari mi farà superare la rottura, ci devo provare grazie yale non ci avevo pensato» chissà se il suo bro era a conoscenza della recente rottura con Altea, alle volte la Pitt era così distaccata dal mondo terreno che si dimenticava di tenere le persone aggiornate. Beh che c’era poco da dire, non era stata la rottura del secolo e l’aveva superata con un’intensa make-out session con Fergie, quindi a quel punto si trattava meramente di regalare all’Hilton l’occasione per una kiki. «rubiamole semplicemente il pubblico. facciamone uno anche noi – ma non di cucina, ew, siamo mica casalinghe disperate» l’ex tassorosso poggiò i gomiti al bancone, la testa pigramente poggiata sul dorso della mano. Doveva concederglielo, forse uno show di cucina non era l’idea più brillante, a meno che non puntassero a fare share con incendi e intossicazioni alimentari. «ok, deal ma…….cosa sappiamo fare? a parte le foto in costume, non so se valga» ….perché Yale aveva la scatola di cacao vicino all’orecchio? Shiloh aspettò che la posasse per portarla all’orecchio e scuoterla, sperando quasi che le avrebbe svelato il segreto dell’eterna giovinezza. Quando la scatola non le parlò, si offese così tanto dal mettere il broncio, cioè ma come osava. Osservò l’Hilton di sottecchi, chiedendosi se per caso fosse strafatto di cocaina, sperava di no perché sarebbe stato rude non offrirgliela in quanto ospite d’onore e bff4ever. «perché le mie specialità sono fiutare gli sugar daddies e i casi umani, se vuoi possiamo fare i matchmakers (made) in hell» si strinse tra le spalle, una faccia dumb come per dire secondo me funziona ma anche sono le due e mezza di notte non funziono più. Decise di aver perso troppo tempo, e con le maniche rimboccate e il suo bellissimo grembiule, sporse la testa per leggere gli ingredienti dal libro e iniziò a vagare per la cucina nella speranza di capire dove tenessero le uova. Ma andavano in frigo o nella dispensa? Chissà Rosario di che scuola di pensiero era. «ma questo coso ha delle istruzioni o dobbiamo semplicemente sapere come funziona così, dal nulla?» eh, bella domanda, Shiloh nemmeno aveva visto un forno dal vivo prima di quel momento. «rosario i miss u» mandò un bacio al cielo in memoria della sua seconda messicana preferita al mondo, non perché fosse morta, ma perché l’aveva abbandonata emotivamente in un momento difficile. «su tiktok ho visto che si girano le manopole, tipo…….il simbolo con due ventole va bene. Sembra safe enough. E la temperatura a sentimento secondo me, tanto li vedi quando sono pronti…sul libro c’era scritto 20 minuti no?» spoiler: no perché erano già marroni di loro, ma ok. La Abbot si avvicinò al forno molto ominous, iniziando a girare manopole a caso in attesa che succedesse la magia «spero che a paris venga la cagarella, mi sto già pentendo di tutto» aveva cambiato idea non voleva più andare al suo cooking show.
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    Una cosa importante che c’era da sapere su Yale Hilton IV (spero siate seduti, ed abbiate una mente aperta - e non siate Piz, ma a nessuno importava l’opinione del More) era che, malgrado l’apparenza trasandata e superficiale, avesse una mente sottile e brillante. Tendeva a non dimostrarlo perché era più facile e divertente – essere lo zimbello della famiglia? La pecora nera? eccitante - e nonostante molte delle sue attività fossero solo tuffi del momento dettati dalla noia, c’erano anche spicchi di malizia, e ruvida razionalità, nelle sue scelte. Sapeva di aver guadagnato il posto al Ministero solo grazie ai Parker; sapeva anche che i Parker non potessero più farci nulla, e la marionetta che credevano di avere in casa aveva, pensa, scoperto di avere il coltello dalla parte del manico. Che l’avesse sempre avuto, e gli avesse lasciato credere il contrario per comodità e noia. Il jolly imprevedibile di una famiglia già andata a puttane, metaforicamente o meno, da un pezzo. Aveva una vita pubblica e babbana discutibile, ed una magica ancor più irriverente, con il sorriso morbido offerto a favore di special e comunità minori ma altrettanto bistrattate.
    Sapeva che i colleghi lo odiassero. Che tollerassero la sua presenza in memoria di quello che i Parker erano stati, ed avrebbero potuto continuare ad essere. Che la sua opinione, fosse presa in considerazione forse ancor meno di quella dei tirocinanti (ciao nipotino ♥). Ma altre persone lo ascoltavano, e seppur un reietto fra simili, Yale Hilton era l’eroe di tanti altri, perché a suo modo aveva un metodo ed uno scopo. Gli interessava davvero quel tipo di beneficenza? Sì, ma non era Penn, e non era il motivo fondante per il quale aveva deciso di perorare la causa dei disadattati.
    Per fama. Per ripicca. Perchè Yale Hilton, alla fine della giornata, era davvero il bastardo viziato che nessuno, neanche i suoi sinceri ammiratori, credevano potesse essere. Effetto collaterale del sentire a malapena il proprio cuore battere, ed avere una semi percezione della realtà che lo circondava.
    Questo per spiegare perché, alle parole di Shiloh, Yale avesse puntellato la lingua contro il palato, ed avesse lentamente sollevato gli occhi blu sulla ragazza. «perché le mie specialità sono fiutare gli sugar daddies e i casi umani, se vuoi possiamo fare i matchmakers (made) in hell» Oh… mio… Dio. Quella era proprio il suo genere di cosa, il tipo di pubblicità che il suo parentame non voleva avesse, e che gli donava comunque notorietà, ammirazione, e denaro. L’ennesima frecciatina al (PATRIARCATO!!) Ministero per il quale non potevano fare nulla: licenziarlo perché matchava sugar daddy e baby sembrava fuori dalle loro corde, considerando quanto, nei pochi mesi all’interno dell’istituzione, si fosse fatto amare da tutti i plebei. Quelli che non cagava mai nessuno, sapete – i besty di Yale. Si creavano così, le posizioni di potere. Il malcontento avrebbe vinto, e nessuno voleva che le persone si facessero domande.
    Non era nel loro stile.
    Il Ragno – sua madre - l’avrebbe ucciso, se avesse potuto. Non poteva.
    Troppo bello.
    «facciamolo.» Un bisbiglio, ma pregno di significato. Perchè, facendo due conti, «esistono decine e decine di applicazioni e programmi che permettono di conoscere altre persone, ma quante specializzate in sugar babies?» (tante, probabilmente, ma la loro iniziativa sarebbe stata migliore, perché erano ereditieri ed erano belli) «non può essere così difficile. Probabilmente riusciamo a strappare almeno una stagione a netflix, e tanto mi basta» Fece spallucce. «possiamo testare il metodo di matching fra noi per vedere se potrebbe funzionare. un’opera di beneficenza. Vendiamo sogni, non solide realtà» (semi cit) e quella era la breve storia di come avesse trovato Turo.
    Mentre la Abbott faceva (tentava di.) quello per cui si erano effettivamente incontrati (...pensava davvero che Yale avrebbe cucinato? Dubitava: sapevano entrambi fosse lì per bere e per sparlare di Paris) l’Hilton, che sentiva tutto ma con i propri tempi, corrugò le sopracciglia, riempiendo due calici di vino più costoso del loro outfit. «ma quale rottura. STAVI CON QUALCUNO?» il fatto che la Abbott non fosse il suo tipo e fossero solo amici, non significava che non fosse geloso di quel che faceva della sua vagina. My body my choice non valeva, quando il tuo migliore amico era Newhaven Cedric Edward George Stephen Hilton IV.
    do you just have two personalities? sad and horny?
    basically. sometimes i spice it up and get suicidal
     
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    Spolliciometro
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    Nel tempo in cui ci è voluto a chiudere questa role, un Papa è morto. Let that sink in.
    Quando si dice chiudere una role ogni morte di Papa.
    Il motivo per il quale era una terribile idea lasciare Shiloh e Yale da soli in una stanza era che qualsiasi cosa facessero, finivano con il creare il caos. Non ci potevano fare niente, era inevitabile come quando si mettevano insieme due elementi e si aveva quell’inevitabile reazione chimica. «facciamolo.» Shiloh viveva di sogni e di pazzie, bastava proporle una cosa ed era pronta a mollare tutto affinché diventasse realtà. E questo modo d’essere poteva essere il motivo di fondo a molti dei suoi spontanei ritiri spirituali, just saying «FACCIAMOLO» cosa c’era di meglio di superare una rottura, di trovarsi uno sugar baby? Molti altri passatempi, probabilmente, ma Shiloh non era una persona noiosa. Era un essere divino, che prendeva ispirazione dalle stelle e dai flussi delle maree. «possiamo testare il metodo di matching fra noi per vedere se potrebbe funzionare. un’opera di beneficenza. Vendiamo sogni, non solide realtà» Shiloh batté le mani estasiata, gli occhi a scintillare e a immaginare tutte le povere vittime che avrebbero rope into il loro programma. Era un po’ come raya, ma peggio perché c’erano loro a metterci la faccia. E chi non avrebbe ucciso per essere il loro sugar baby? Se solo Yale non avesse dovuto rovinare tutto menzionando la sua ex -in che senso la Abbot era stata la prima a parlarne «ma quale rottura. STAVI CON QUALCUNO?» la ragazza sospirò spostando lo sguardo sul calice di vino, apprezzando per una volta la scelta: Lambrusco allucinogeno. Ah no, persone sbagliate. La sua storia era stava breve ma intensa, degna delle commedie romantiche più trash ed appassionate- in pieno stile Jolie-Pitt insomma. Il problema della Pitt era che, come spesso accadeva, il suo affetto bruciava intensamente per qualche momento per poi spegnersi tutto d'un colpo. Non poteva farci niente. Il suo psicologo le chiamava commitment issues, ma Shiloh si giustificava dicendo che era un gemelli. «sì, ma niente di serio» portò le mani avanti, casomai Yale credesse che l'avesse escluso da chissà quale storia d'amore «tipo qualche settimana? mese? lo sai che non tengo conto dei giorni» prese un sorso di vino, appoggiandosi con la schiena al bancone e osservando il ragazzo «era iniziata bene ma sentivo che stava diventando troppo seria troppo in fretta, ansia no? non sono fatta per queste cose quindi» si strinse tra le spalle «meglio farla finita che illuderla.» E fu così che il loro progetto di cucinare dei brownies venne abbandonato molto presto, sostituito da un’attività decisamente più adatta a loro: essere due comare.
    shi
    loh
    abbot

    troublemaker
    1994 + south africa
    novelist + fangirl
    Just take it step by step when you come out on the floor
    You got that left, right, left, leave 'em coming back for more
    tumblr_m7w2n46Pdl1r6o8v2 mabel – god is a dancer




    Role conclusa!
     
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6 replies since 13/9/2021, 22:17   259 views
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