alexa, play 'State of Grace (Taylor's Version)'

ft. jericho | laboratorio dei jerarci²

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    Ventitré candeline spente.
    Beh, solo metaforicamente parlando.
    I (pochi) bigliettini di auguri che aveva ricevuto il giorno prima per lo più riportavano un inquietantissimo diciotto a numeri così grandi che non poteva evitare di fissarlo, la Hillcox, pur cercando in tutti i modi di distogliere l'attenzione da quella cifra inverosimile. Come aveva fatto a convincere tutti di essere una diciassettenne così a lungo, rimaneva un mistero e, non poteva negarlo, anche un rammarico. Avesse potuto tornare indietro di nuovo, non avrebbe mentito a riguardo, ma piuttosto avrebbe cercato una scusa più o meno credibile che spiegasse come mai una ventunenne frequentasse ancora il sesto anno: d'altronde, Hogwarts non era di certo nuova a pluribocciati, la sua storia non sarebbe parsa poi tanto più assurda di altri. Era stata una follia (di Adalbert, voleva credere la strega, ma sapeva bene di avere colpe in egual misura) e ora se ne pentiva.
    Aveva pensato spesso in quei mesi di chiedere ad Hyde nuovi documenti falsi ma veri, che attestassero finalmente la sua reale età: fingere di essere un'adolescente aveva perso tutto il suo appeal una volta conseguito il diploma e aver smesso di indossare la divisa verde-argento. Adesso voleva vivere come Nice -- la stessa Nice che aveva lasciato il 2043 sacrificando i pochi legami familiari che le rimanevano, la stessa che per tutta la vita aveva combattuto e ottenuto ciò che desiderava; la Nice che, a volte, aveva dovuto sacrificare all'interno delle mura del castello.
    Sarebbe stato difficile spiegarlo ai più -- ma infondo, le poche persone che amava e che l'amavano di rimando, già sapevano tutto e non avrebbe dovuto dar loro troppe spiegazioni. A tutti gli altri, semplicemente, preferiva non pensarci: non erano di certo affari loro e, per lo meno finché non trovava un impiego ufficiale e certificato da un contratto, aveva ancora del tempo per rifletterci e decidere sul da farsi. Non sarebbe sembrato di certo più strano che credere avesse diciotto anni, dopotutto. E un veloce sguardo allo specchio di Chelsey confermò quel pensiero: nulla, del suo aspetto, suggeriva “diciottenne” -- e per fortuna, ma nascondersi ancora dietro un “magari sembri solo più matura” di circostanza le pareva a) insulso; b) di cattivo gusto; c) stupido.
    Doveva fare qualcosa al riguardo. E in fretta: gli anni passavano veloci e il messaggio poco simpatico sul biglietto di auguri di Albie, glielo stava ricordando dalla sua posizione sul comò, dove Nice lo aveva riposto insieme agli altri (e alla Strillettera di Indie con tanto di canzoncina di buon compleanno; detestava ammetterlo, ma un po' Hogwarts le mancava, specialmente perché non avevano ancora rilasciato la povera Jonesin e Nice aveva bisogno del suo dry humor almeno una volta al giorno.) (Quello di Hyde non contava, era solo pessimismo cronico e svangamenti di Bolidi non necessari.)
    Fece un respiro profondo, socchiudendo gli occhi e immaginando, non per la prima volta, cosa avrebbero detto i suoi genitori nel vederla, finalmente adulta e quasi realizzata. Sarebbero stati fieri di lei? Sperava di sì -- anzi, ne era quasi totalmente certa. Riaprì gli occhi e si costrinse a mantenere un certo contengo: non poteva mica presentarsi a lavoro con le guance arrossate e lo sguardo lucido, altrimenti i suoi capi l'avrebbero mangiata viva.
    Loro fiutavano certe cose anche prima di lei; e se da un lato ormai aveva imparato a conoscere il suo ex professore di Divinazione e non lo reputava più pericoloso di quanto (non) avesse fatto a scuola, dall'altro c'era una Jericho Karma Lowell che, sotto sotto, la spaventava. Ed era bellissimo. Terribile, certo, ma anche stimolante. Nice non si riteneva una persona particolarmente cattiva o temibile, era solo casualmente crudele nel nome dell'onestà e quel che diceva, o il modo in cui lo faceva, non miravano mai a ferire gli altri quanto più a metterli di fronte alla verità nuda e cruda delle cose. Ironico, da parte di una ragazza che campava di menzogne.
    Jericho, invece, era su un altro livello e quello che Nice provava nei confronti della ragazza era un timore quasi reverenziale. Non negava, in parte, di voler essere più come lei: le ragazze come Jericho Karma Lowell non soffrivano -- al massimo facevano soffrire. E da qualche mese Nice aveva sempre più paura di beccarsi la famosa batosta che attendeva da quella notte di luglio in cui aveva ammesso, per lo meno a se stessa, di provare qualcosa per Dominic.
    Non era abituata a certe emozioni, a provare quello stupido e insensato bisogno di accertarsi che l'infermiere stesse bene, diventato impossibile da sostenere da quando lui e quell'altro pirla di Jekyll avevano pensato bene di contrarre un misterioso e spaventoso virus magico sconosciuto. Nice... non si preoccupava. Mai. Non degli altri, almeno. Di nessuno che non fosse famiglia: e Dominic non era né un parente di sangue (per fortuna.) né un membro di quella strampalata famiglia acquisita che la Hillcox aveva trovato nel 2020. Non era un Albie, non era un Hyde. Era... una categoria a sé. E tutto quello che Nice non riusciva a inquadrare o ad etichettare, tendeva a temerlo perché la spaventava l'imprevedibilità di certe cose.
    I suoi sentimenti per Dom erano esattamente quello: imprevedibili. Nel senso di: non aveva previsto di svilupparli, fine. Stop. Kaput. E ora che c'erano e le ricordavano quotidianamente di essere umana (e, per tanto, imperfetta) non riusciva a non desiderare di poterli ignorare. Non voleva ferire il Cavendish, ma nemmeno rischiare di esporsi troppo ed essere ferita quando, inevitabilmente, l'altro avrebbe compreso che c'era di meglio al mondo a cui aspirare piuttosto che una relazione con Nice Cox-Hill.
    Badate bene: Nice era fenomenale in un sacco di cose, ma proprio tante !! Però lasciarsi andare, o venire a patti con le sue emozioni (e il suo cuore) non era una di quelle. Dominic meritava qualcuno che fosse migliore almeno su quel piano: per tutto il resto, duh, era cosciente che l'infermiere non avrebbe mai trovato nessuno come lei (no, nemmeno Jek) (ed era Jek) (pandi out).
    Ad ogni modo. Pensare al Cavendish, ultimamente, la distoglieva dal suo obiettivo principale (quello di fare finalmente carriera) e occupava più tempo di quanto Nice non fosse disposta a concedere: come facevano le... persone... normali... ew. Lo vedeva in Chelsey, l'effetto che un KainTM aveva nella vita, e non sapeva se era pronta ad accettarne le conseguenze. Meglio rimanere un'isola chiusa in se stessa e non pensare troppo agli altri.
    A Dom.
    Ecco, ci stava pensando di nuovo.
    Meglio andare a lavoro, va.

    E, a lavoro, la situazione era migliorata -- ma solo in parte.
    Avere qualcosa da fare, dei bozzetti su cui riversare tutta la sua frustrazione era un ottimo svago: ma non era abbastanza. Sentiva di non avere ancora la testa sgombra, non come piaceva a lei: era brava nel multitasking, sapeva destreggiarsi in una marea di impegni e scadenze senza battere ciglio e senza spillare una gocciolina di sudore, ma quando pensava a Dominic Cavendish la CPU del suo cervello raggiungeva il 99% e lei si impallava.
    E, per questo, si detestava.
    Voleva essere meno... meno... «grrrr» la punta della matita si spezzò, sotto l'eccessiva pressione esercitata dalla stilista (in erba, ma shh). Nice raccolse i resti della grafite e della sua pazienza e lasciò la postazione: aveva bisogno di un thè.
    O di prendere a pugni qualcosa.
    Una qualunque delle due opzioni andava bene.
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    Edited by antarctica - 25/3/2022, 16:01
     
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    Le persone parlavano (punto. Era già un problema, per Jericho Karma Lowell) troppo, incapaci di comprendere quando fosse il momento opportuno per tacere e lasciar scorrere. Qualcuno avrebbe detto che non si potesse biasimarli; che fosse stata la società a permettere. a fomentare, che diventassero così. Le donne si sentivano in dovere di criticarla perché usava scarpe troppo alte - “per essere più alta” no, era per non sporcarsi i calzini di sangue quando calpestava teste di cazzo come loro. Guarda un po’ te -, gli uomini non la prendevano sul serio perché troppo bella, troppo giovane - loro erano brutti e vecchi, ma lei mica gli cagava il cazzo – e tolte le differenze di genere, c’erano le altre.
    Quelle di specie.
    Allora, chiariamoci. Jericho Karma Lowell era stata felice di essere un soldato per la sua patria, di aiutare a rimettere le cose a posto, fin quando non l’avevano presa a calci in culo perché era una telepate lasciandola senza un fottuto lavoro. Ed ora, come si permettevano - come si permettevano! - di squadrarla, quando passava al fianco dei Pavor o dei Cacciatori che pattugliavano le strade di High Street, come fosse stata pioggia di merda da un piccione di passaggio, o di bisbigliare che fosse una simpatizzante dei Traditori, solo perché quella faccia di merda di un coreano bastardo che ogni tanto appariva nei suoi video, si era rivelato essere un PeRiCoLo pUbBlICo. JD, poi. Fra tutti, JD. Ma l’avevano visto? Ci avevano mai parlato? Era un pericolo solo per se stesso e per la dignità umana, santiddio.
    Voleva quasi dargli motivo di avere ragione.
    L’ex Grifondoro non era una… come si facevano chiamare, di quei tempi? Resistenti? Ribelli? Beh, non era una di loro – ma bitch I MIGHT FUCKIN BE se significava poter avere la sua vendetta su quelle facce di merda, incoerenti e ipocrite, che governavano il loro paese. Chissà se c’era un format per entrare nella setta, un test su Uquiz o Google Moduli
    (si fermò. Sguardo verso la telecamera. Occhiolino alla quarta parete)
    o un bot da contattare tramite wizzapp. Ce l’avevano un foglietto informativo? Bisognava avere delle referenze, una lettera di raccomandazione? Avrebbe voluto una chiacchierata amichevole con i PR dei Traditori, così, per informarsi su quali fossero i loro obiettivi e quanta libertà avrebbe avuto fra le loro file. Avevano una… causa? Un credo? Un Dio personale? Jericho non sapeva nulla più di quanto facessero trasparire i giornali, e onestamente, qualche omicidio ed esplosione non erano il deterrente che la censura credeva fossero – non per lei. Cosa volevano esattamente? Dubitava avessero il suo stesso scopo, diventare Dittatori Della Galassia Conosciuta E Non non era per tutti, ma magari potevano aiutarla ad arrivare alla vetta. Pioli della sua scala, cose così.
    Voleva essere apprezzata e valutata quanto meritava. Era fuori dal mondo che quella faccia da culo di JD facesse paura al popolo - per mesi le strade erano state tappezzate dalle sue foto; si era premurata personalmente di vandalizzarne almeno un centinaio paio – ed a lei le vecchie ancora dessero i BUFFETTI SULLE GUANCE! NON SE LO MERITAVA! E Satana solo sapeva quanto poco meritasse lo sdegno ed il disprezzo con cui seguivano i suoi passi mentre si dirigeva nel JKLab (Arci: «dov’è il mio nome» «JK sta per Jericho Karma e per joke perché la tua vita è uno scherzo» «...» «.»), lei che manteneva alto l’onore del regime sanguinario dipingendo le strade del cremisi che loro non avevano il coraggio di spillare. CODARDI! FALSI! L’AUDACIA! Non si meritavano una Jericho Karma Lowell.
    «dovete comprare qualcosa o vi levate dal cazzo» Prima che i due Cacciatori – ragazzini. LA STAVANO SEGUENDO DEI RAGAZZINI?? CHE MALEDUCAZIONE, SI MERITAVA ALMENO AKELEI FUCKIN BEAUMONT IN PERSONA – potessero rispondere, sbattè loro la porta in faccia.
    E le diede anche un calcio, con tanto di cardini a tremare come una fottuta pignatta a Carnevale. «INGRATI» regalò loro anche il gesto dell’ombrello, malgrado non potessero vederla. La fece sentire meglio nello spirito. «rudolph» canon che avessero un tirocinante non pagato – una kerochan qualsiasi, insomma – che facesse da schiavetto personale ai Jerarci2 e Nice, l’unica con delle effettive skills lì dentro. La loro linea d’abbigliamento non era… decisamente il futuro della ex Serpeverde, si meritava una moda differente rispetto alla loro, ma perlomeno poteva mettere quell’esperienza nel CV. Oh, da qualche parte doveva fare gavetta, prima di creare gli abiti da Red Carpet degli Hilton. «RUDOLPH» perché non rispondeva??
    (non si chiamava Rudolph, ma nessuno sapeva il suo vero nome. Cambiava come il tempo)
    «sono le 17. sai cosa faccio alle 17» nessuna traccia del ragazzino. Fine…. I’ll do it myself.
    Incontrò Nice, decisamente più british di lei nelle tradizioni delle cinque pm, con due pugnali stretti fra i denti, un paio di coltellini nei capelli, varie else a spuntare da stivaletti e pantaloni, e le braccia piene di lame di ogni tipo. Le piacevano le armi bianche, e richiedevano una manutenzione che trovava sia zen che soddisfacente. Era come fare yoga, ma con la promessa di un taglio netto che avrebbe reso fiero Chef Tony. «shio» un ciao, ma non era un pirata e non aveva masterizzato l’arte della conversazione (punto) con coltelli infilati fra i denti. «h vsht rudlph» su chi avrebbe lanciato tutti quei coltellini senza il loro kero dei povery.
    No ske la aiutava ad affilare le lame.
    (Di solito. Capitava che ...)
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    chissà cosa ho scritto, ma almeno ho scritto. è stato intenso con il ciarlare continuo di genitore 3 nelle orecchie
     
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    Quanto meno, non era l'unica a soffrire quel lunedì pomeriggio. Già il fatto che fosse lunedì era sinonimo di morte e disperazione (non quanto mortedì o atrocedì ma ci andava molto vicino) e poteva bastare per concludere lì il discorso; e invece quei continui pensieri a tormentarla non avevano fatto che aumentare il malumore e, diciamocelo francamente, lo scazzo della Hillcox. Poteva solo che essere contenta che qualcuno se la stesse passando male quanto lei perché non avrebbe retto il peso psicologico di una persona felice -- non quel giorno.
    Sentì, più che vedere, l'arrivo del suo capo quando la moretta, con la grazia e la delicatezza che la precedevano ovunque, diede un calcio alla porta del locale facendo traballare i muri e qualsiasi superficie poggiasse contro di essi. Nice non si scompose, limitandosi ad alzare la tazza di fumante thè, che aveva posato sul tavolino mentre lasciava riposare l'infuso, per evitare che le vibrazioni ne rovesciassero il contenuto sulla superficie di legno, poi, tazza fra le mani, si voltò in direzione della nuova arrivata. La squadrò un attimo, prendendo nota di tutte le lame e le armi visibili e soprattutto non visibili (solo un povero folle si sarebbe limitato a contare quelle in bella mostra); a quel punto stirò le labbra cremisi in un'espressione complicata da leggere e da descrivere.
    Era chiaramente uno di quei giorni in cui il suo capo giurava di voler annegare l'intera popolazione in un mare rosso e denso e appiccicaticcio -- quindi sì, uno dei soliti giorni. Inizialmente non aveva capito il punto di vista della Lowell (senza più un'anima in giro, una Nice dove sarebbe andata a finire? Senza più un gossip, senza più segreti da origliare, senza più qualcuno da criticare e bacchettare...) ma col tempo era quasi arrivata, se non a spalleggiarla, quanto meno a comprenderla: eppure la stilista aveva abbastanza pazienza (per tutte e due) e nemmeno un decimo delle abilità della Lowell, quindi poteva solo osservare e imparare.
    O offrirle il supporto morale di cui disponesse quel giorno (non molto, è vero.) allungandole la tazza fumante con un «hey» e un sorriso. Non le importava se Jericho era troppo occupata ad armeggiare con le lame che teneva tra i denti per poter ricambiare, in qualche modo l'umore della ex grifondoro aveva già contributo ad affievolire almeno un po' quello nero della Hillcox. Senza dare le spalle alla ragazza (era pur sempre armata e Nice non era una sprovveduta) si adoperò per preparare un altro infuso, qualora Jer avesse accettato il suo gesto; altrimenti, avrebbe semplicemente aggiunto un'altra bustina di zucchero alla bevanda e via.
    Si strinse nelle spalle alla domanda del capo, soffiando oltre il bordo della tazza. «Non l'ho visto.» Era anche vero che, arrivando, era filata dritta alla sua postazione per riversare lo stress sui bozzetti che l'attendevano e non aveva badato molto a chi ci fosse nel locale. O non ci fosse, in quel caso. «Sarà con Archibald.» A pensarci bene, non aveva visto nemmeno lui quel giorno. Fece ancora spallucce, indicando poi con un cenno del capo le armi dell'altra ragazza. «Ti serve un compagno di sparring Domandato quasi con noncuranza, mentre sorseggiava il thè fumante: aveva visto "Rudolph" chiudersi in bagno sanguinante dopo una sessione con JKLo, e il massimo che Nice aveva fatto era stato bussare alla porta ricordandogli che se avesse rovinato il vestito steso ad asciugare dietro la porta, lei gli avrebbe dato il resto. Se decidevi di accettare, ti assumevi anche le responsabilità -- non che al ragazzo fosse stata data effettivamente una possibilità di scegliere (se non quella di fuggire), ma va beh.
    Lei, dal canto suo, sapeva esattamente a cosa andava incontro facendo quella proposta: e sinceramente? Aveva bisogno di sfogarsi un po', perché quel maledetto infuso camomilla e lavanda non stava facendo affatto il suo lavoro e non la stava calmando. Sostenne lo sguardo chiaro di Jericho, continuando comunque a sorseggiare il mix in attesa di una risposta -- che forse sarebbe arrivata sotto forma di coltellino lanciato all'improvviso, ma Nice era pronta. Era pur sempre figlia di una ex giocatrice di Quidditch e un fu Pavor, i riflessi pronti non le mancavano, così come non era di certo nuova a pomeriggi passati ad allenarsi insieme a sua sorella. Certo, non era il suo passatempo preferito e mai si sarebbe detto che sotto a strati di perfetto make-up e vestiti fashion ci fosse una ragazza pronta a tirare un gancio ben assestato, ma hey! L'apparenza inganna, no? E in quegli ultimi due anni si era tenuta in allenamento grazie alla squadra di cheerleader, che almeno a qualcosa era servita.
    «Basta che non miri alla faccia.» A quella ci teneva particolarmente, non voleva brutte cicatrici a deturpare i suoi bellissimi lineamenti -- nemmeno se secondo alcuni facevano "molo badass". Erano brutte, punto, e non le donavano.
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    Edited by antarctica - 25/3/2022, 16:02
     
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    A volte bisognava fingere di avere un contegno. Uno stato mentale che la Lowell applicava a ben poche occasioni, fosse chiaro, ma che talvolta adoperava anche lei.
    In quel momento, ad esempio. Iniziava a sentirsi un po’ ridicola ed inopportuna, ad osservare l’imperturbabile (e bellissima. Basta. c’erano giorni in cui era piuttosto certa di non sopportarla perché UGH NICE VIENI IN TUTA VIENI SPETTINATA MA PERCHè IL TUO MASCARA NON COLA FAI QUALCOSA DI UMILIANTE – oltre a Dominic Cavendish, che forse però valeva per tutto il resto – DOV’è IL ROSSETTO SUI DENTI E LE OCCHIAIE HHHHHHH ma allo stesso tempo anche no. Self care vedere qualcosa che meritasse di essere visto, ain’t a girl live di Arci o Rudolph) Nice Hillcox che le offriva in tutta tranquillità una tazza di tè, mentre lei teneva sottobraccio decine di lame come una francese qualsiasi con una baguette. Fece rimbalzare gli occhi cerulei dalla mano della ragazza al proprio carico, drizzando nel mentre le spalle per correggere il portamento. Con tutta la grazia che un gesto simile potesse permettere, sputò due coltellini nel mucchio, asciugando con non curanza il mento sulla spalla, e mollò la sua mini armeria sul tavolo libero più vicino – uccidendo una pianta, dedusse dal suono di foglie spezzate. Beh, cazzi di Arci che aveva insistito per mettere un po’ di verde perché, come aveva letto in un articolo, sollevava l’umore dei dipendenti, dando un tocco di colore alla stanza (lei l’aveva detto subito che poteva risolvere il problema senza necessitare un altro essere vivente nella stanza: tagliare la gola a qualcuno dava lo stesso tocco di colore, e bonus rendeva felice lei; win-win). L’aveva sempre detto che la natura, di qualsivoglia genere fosse, la preferiva morta. Allungò cauta le dita per afferrare la tazza, volgendo alla Hillcox un secco cenno con il capo, ovverosia la sua calorosa versione di un ringraziamento. «Sarà con Archibald.» Umettò appena le labbra con la bevanda, storcendo impercettibilmente il naso. Erano anni che si era imposta di non usare lo zucchero perché ERA DA DEBOLI, perché ROVINAVA IL SUO AES, ma nulla avrebbe mai sostituito le cinque bustine di zucchero che infilava nelle cioccolate calde (fatte nel microonde) che beveva nell’intimità della sua jkaverna. La guida dei villain specificava che il caffè dovesse essere nero come la sua anima, e c’erano regole che meritavano di essere rispettate.
    Comunque. «che merda.» il Leroy per averle fregato il tirocinante, Rudolph per aver seguito quella testa di cazzo, e la situazione in generale per averla privata del suo passatempo preferito. «Ti serve un compagno di sparring?» Uh. Non esattamente quello che si sarebbe aspettata da quel giorno. Corrugò le sopracciglia, riascoltando mentalmente la domanda della mora per assicurarsi non fosse tutto nella propria testa (capitava, talvolta, che confondesse pensieri con parole, e poco importava che i pensieri fossero suoi o degli altri) quindi la osservò dubbiosa. «ti stai...offrendo?» Aveva bisogno di sentirselo dire, magari di farsi firmare un foglio di accettazione di termini e servizi, perché NESSUNO chiedeva mai a Jericho di essere il suo compagno di sparring. Ne aveva uno (1) (ciao Grey) ed era successo per caso, non esattamente un’offerta volontaria da nessuna delle due parti. Ogni tanto si incrociavano, si picchiavano, si accoltellavano, si facevano un cenno con il capo, e poi ognuno per la propria strada (dai ora è canon), ma non erano Nice Hillcox. Battè le palpebre, stringendo le labbra attorno alla ceramica della tazza. «Basta che non miri alla faccia.» Un sorriso si fece strada sulla bocca della Lowell, divertito ed al contempo sbagliato. «non lo farei mai» assicurò, ricambiando l’occhiata, quasi indugiando riflessiva sulla stilista. « troppe ossa, non avrebbe senso. Ci sono zone molto più facili da raggiungere e da penetrare. Più soddisfacenti» le gambe. Il collo. Insomma, si puntava alle arterie, MA CHI AVEVA INSEGNATO A BERENICE HILLCOX A VIVERE EDDAI LE PRIORITà! «ma forse stavi scherzando» riflettè, con il secondo di ritardo che caratterizzava ogni internet explorer che si meritasse, iniziando a sentire le guance avvampare. E visto che sapeva affrontare bene l’imbarazzo, posò con un po’ troppa violenza la tazza sul tavolo, e prese un coltellino. «BEHnonfacevaridereok» lo lanciò, conficcandolo sulla gigantografia di Jeremy che Arci aveva appeso sulla propria parte di studio. Il suo santino personale, diceva.
    Meglio di quando aveva messo il nudo artistico di Euge, firmato dal Jackson, ma comunque una gran merda. «ok» si sentiva più tranquilla. Centrare il Milkobitch in mezzo agli occhi, anche quando cartonato, la faceva sempre sentire meglio. «cosa sai fare?» e visto che il sapere era relativo, e Jericho si sentiva ben disposta ad insegnare a Nice come uccidere, aggiunse più conciliante «o vuoi. posso insegnarti» si schiarì la voce dandosi un pugno sul petto, guardando ovunque eccetto l’ex Serpeverde. Era una di quelle situazioni unnecessarily awkward come incontrare qualcuno per un appuntamento, vederlo a metri di distanza e non sapere cosa – come – quando – what.
    Non elaborerò, ma giuro fosse uguale.
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    «ti stai...offrendo?»
    A quella domanda dubbiosa, Nice rivolse lo sguardo più rilassato del mondo, continuando a soffiare oltre il bordo di ceramica per rendere il suo tè appena appena meno bollente.
    Le piaceva sorprendere le persone, lo faceva di continuo; stupire Jericho, anche solo di pochissimo, era una sensazione piacevole. Si strinse nelle spalle, come se stessero discutendo della cosa più banale del mondo o dell'ultima collezione di Valentino. «Basta che non miri alla faccia.» era stato il suo modo per risponderle che , si stava offrendo.
    «non lo farei mai. troppe ossa, non avrebbe senso. Ci sono zone molto più facili da raggiungere e da penetrare. Più soddisfacenti» Le labbra cremisi si curvarono verso il basso, la tazza allontanata in maniera precisa e calcolata per mettere in mostra l'espressione quasi... delusa. «Ed io che pensavo non volessi farlo per non rovinarla.» Tornò a sorseggiare il tè, affranta, cambiando l'atteggiamento l'istante dopo, sollevando entrambe le sopracciglia e sorridendo intorno alla tazza; un sorriso che si allargò, suo malgrado, nel vedere la reazione di Jericho: alle volte era davvero masochista, la Hillcox, a voler stuzzicare così apertamente la bestia, ma non poteva farci nulla – era divertente. «Sì, scherzavo.» Una piccola pausa, e dopo l'ennesimo sorso lasciò cadere un «forse che non trovò chiarificazioni aggiuntive.
    Lo sguardo azzurrò osservò il coltellino colpire in pieno il poster di Jeremy Milkobitch, e Nice si ritrovò a pensare che doveva essere in qualche modo :stelline: catartico :stelline: – anche lei, in passato, aveva utilizzato foto di Albie o Florence come bersagli nei momenti più critici.
    Un po' le mancava potersi permettere di essere così... autentica, se vogliamo. A casa sua, protetta dalle mura della sua cameretta, poteva decidere di far cadere anche solo per qualche istante la maschera di perfezione che si era accuratamente cucita addosso, ed essere... spontanea. A casa sua, Nice non aveva mai avuto paura di mostrarsi per quello che era, specialmente non davanti a suo padre; Zoe.. Zoe era un altro paio di maniche, per lei Nice aveva sempre cercato di essere la miglior versione di se stessa, non per renderla fiera, ma per dimostrarle che poteva essere all'altezza anche lei.
    Le mancava dannatamente tanto la sua famiglia – il suo mondo. E quel giorno, il giorno dopo il suo compleanno, quella mancanza premeva sul petto della ex Serpeverde con un po' più di forza del solito. Faceva male.
    E lei aveva bisogno di non pensare – a nulla: non a Dom, non a sua madre, di certo non a suo padre. Voleva solo... fare. Fare qualsiasi cosa non richiedesse un lavoro mentale da parte sua.
    «cosa sai fare?»
    Sussultò quasi, alla domanda di Jericho, ricordandosi improvvisamente di non essere sola, e sul flusso delle memorie ripescate poco prima, ripensò a quando Florrie cercava di incastrarla nei suoi allenamenti, chiedendole aiuto per affinare la mira.
    «Non hai una Minnie per queste cose?», le chiedeva Nice, roteando gli occhi ma lasciando comunque perdere ciò che stava facendo. «Sì, ma c'è più soddisfazione quando sbaglio e colpisco te.» E quello era il motivo per cui Nice, a volte, detestava sua sorella.
    E anche quello che, al momento, gliela faceva mancare da morire.
    Dal canto suo, la stilista aveva affinato una mira e una tecnica tutta sua – perché il pensiero di essere inferiore a Florence “Sono-Perfetta-In-Tutto” Cox -Hill la faceva ribollire di rabbia: aveva costretto, a sua volta, Albie a farle da target mobile, mentre lei ripeteva gli stessi esercizi che aveva visto ripetere a Flo fino allo sfinimento.
    A Jericho, alla fine, rivolse solo un'altra scrollata di spalle e con tutta la calma del mondo mise giù la tazza fumante. «Poco.» Meglio non gonfiare troppo le aspettative della Lowell e stupirla più avanti. «E -» non era facile per lei ammetterlo ma «non lo so.» Ciò che voleva era... una valvola di sfogo. Un modo per lasciarsi andare e scaricare un po' di quell'energia nervosa che minacciava di diventare presto rabbia – immotivata, tra l'altro. La sentiva dentro, nata solo dal fatto che non sapesse come affrontare sentimenti ormai impossibili da negare – e la odiava. Non voleva pensarci. Le piaceva la sua etichetta da stronza insensibile, voleva rimanerci aggrappata il più possibile.
    Ma voleva condividere tutto quello con la Lowell? Certo che no.
    Si guardò intorno, notando le lame abbandonate sul tavolo e sospirò. Fece scivolare le dita su di esse, delicatamente, apprezzandone la superficie affilata e fredda; un secondo dopo, ne afferrò una e la lanciò contro la sagoma del Milkobitch.
    La punta non centrò la fronte del coach e finì ben lontana da quella di Jericho ma considerando la posizione, la distanza e il fatto che avesse smessi di eseguire e esercizi per la precisione da anni, poteva ritenersi soddisfatta. Arricciò comunque il naso, tornando a voltarsi in direzione dell'altra.
    «Mh, preferisco il contatto.» lasciò in sospeso la frase, cercando invece una matita con cui fermare la chioma castana; dopodiché sfilò lentamente anche la giacca rimanendo in una semplice t-shirt verde acqua e la gettò sul tavolo, a coprire le lame della Lowell. «So che è un sacrilegio rifiutare una lezione di knife throwing allargò le braccia, indicando la ragazza di fronte a lei, come a voler sottolineare, tacitamente un "specialmente se impartita da te", prima di continuare - «ma possiamo tenerla per la prossima volta.» Ci sarebbe stata una prossima volta? Chissà. Un po' sperava di sì: magari potevano farlo diventare un appuntamento settimanale. «Per ora preferirei utilizzare le mani.» Ad Hogwarts aveva rifiutato di partecipare ai duelli corpo a corpo senza armarsi almeno di un bastone o un'arma a lungo raggio, perché ew che schifo toccare gli altri studenti sudaticci, se poteva evitare di farlo lo faceva con piacere. Ma davanti, adesso, aveva Jericho fucking Karma Lowell. Non una persona qualsiasi.
    Raccolse i capelli in uno chignon alto e lo fissò con la matita recuperata. «Che ne dici? Puoi... non so, insegnarmi tecniche di autodifesa? Non sai mai quando rischi di incontrare qualche male intenzionato – bisogna essere pronte e sapersi difendere.» Come se Nice fosse una babbana sprovvista di bacchetta magica e ingegno, certo. Ma potahto potatoh, no?!
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    Assottigliò le palpebre osservando Nice di sottecchi. Appena due fessure blu, gli occhi di Jericho Lowell, e non particolarmente amichevoli (dov'era la novità, direste voi; e avreste ragione) mentre studiava l'espressione rilassata della ex Serpeverde. La telepata era una ragazza semplice, senza troppi fronzoli o pretese: quello che si aspettava dal mondo era che un giorno ne riconoscesse la grandezza, che si inchinassero al suo cospetto e tremassero di paura alla sua sola presenza, ma lo faceva con semplicità ed onestà. Non fingeva di essere qualcuno che non era, e malgrado il suo potere fosse mentale, non aveva mai usato quel tipo di informazioni a suo vantaggio. I giochi psicologici, non facevano per lei. Le battute, non erano di suo gradimento. Così, al «Ed io che pensavo non volessi farlo per non rovinarla.» di lei, si limitò a fissarla senza battere ciglio, combattendo il patetico bisogno di arrossire. «pensavi male» bofonchiò, le labbra già sulla bevanda calda e le parole a far vibrare il liquido contro la lingua. Si, in pratica gorgogliò, ma se siete qui per giudicare, potete anche tranquillamente andare a farvi fottere. «sì, scherzavo. forse» Se fosse stata meno Jericho, e più... funzionale, quello sarebbe stato il momento per dirle che fosse troppo bella per possedere anche un senso dell'umorismo, ma un'ammissione simile avrebbe implicato due cose che la Lowell si rifiutava di ammettere: complimenti, e flirtare. Quindi, da persona matura qual era, ciondolò sul posto e si strinse vaga nelle spalle, distogliendo lo sguardo per posarlo corrucciato sulle armi appena scaricate sulla pianta.
    Poi la perse. Fu cristallino il momento in cui Nice smise di prestarle attenzione - che. uhm. rude, ma ok -, lo sguardo distante e labbra socchiuse. La analizzò, soffermandosi su dettagli ai quali normalmente non avrebbe dato peso come la linea dritta del naso e gli archi precisi delle sopracciglia, chiedendosi dove fosse finita ma non intenzionata a scoprirlo. C'era già un Lowell a cui non piaceva farsi i cazzi propri (Nate) qualcuno doveva tenere alto l'onore di quella (già provata, e condannata) famiglia. Jericho, poi, era sempre stata più pragmatica del fratello sognatore, motivo per cui non dovette pensarci troppo prima di schioccare, almeno metaforicamente, le dita di fronte alla Hillcox. «poco. e...non lo so» Male. Malissimo. Per quanto impraticabile fosse nell'ambiente in cui si trovavano, c'era solo una risposta accettabile alla domanda di Jericho, ed era SPADE! Non importava il tipo, la forma o la dimensione, perchè le amava tutte, indistintamente dal genere, e quella era la replica corretta.
    Invece no. Non cercò di nascondere la propria delusione, sollevata solo marginalmente nel vedere che con un coltellino in mano, Nice se la cavasse. Non era lei, certo, ma chi lo era? Darden Non parliamo di Darden in questa casa.
    «Mh, preferisco il contatto.» Uh.
    Uh. Arcuò le sopracciglia, prendendo tempo nel tè ancora caldo stretto fra le mani. Ora, a Jericho piaceva un sacco picchiare la gente, ma....? CONTATTO? Non voleva alcun tipo di contatto con Nice, sarebbe stato imbarazzante e lei odiava imbarazzarsi. Non potevano, boh, lanciarsi cucchiaini? Era sicuramente un allenamento efficace, e terapeutico. La guardò legarsi i capelli in maniera del tutto rispettosa perchè non c'era assolutamente niente di seducente in una dannata matita su cui aveva arrotolato!! tutti quei!!1 capelli brillanti!! LA ODIAVA. «primo errore da principiante.» tolse uno degli elastici dal polso, e glielo lanciò - forse un po' troppo violentemente viste le circostanze, chissà. «se non vuoi essere pugnalata. o farti male accidentalmente. o sciogliere la presa nel momento meno propizio, trovandoti con i capelli davanti agli occhi nel momento in cui premo i pollici sulla trachea e soffochi.» esempi casuali, offerti con una voce monocorde ed un'espressione impassibile.
    Però oh. Era vero.
    «So che è un sacrilegio rifiutare una lezione di knife throwing,»
    «infatti.» Non sarebbe stata lei a negarlo. Nulla batteva i suoi coltellini, gli unici amici di cui avesse bisogno.
    «Per ora preferirei utilizzare le mani.»
    Sara, visto che Jericho non lo direbbe mai: title of your sextape.
    «Che ne dici? Puoi... non so, insegnarmi tecniche di autodifesa? Non sai mai quando rischi di incontrare qualche male intenzionato – bisogna essere pronte e sapersi difendere.» Sbuffò una mezza risata, poggiando la tazza sulla scrivania. «ecco perchè bisogna girare sempre armati.» DAI NICE COSA TI ASPETTAVI, è LA SUA RISPOSTA A TUTTO!!! Annuì, forse più volte del dovuto, stringendo le labbra fra loro e schioccandole infine all'infuori.
    «ok»
    Non c'era molto spazio all'interno del Laboratorio, il che significava che dovessero fare spazio.
    Fare spazio: prendere a calci le sedie e le scrivanie fino a spostarle (era stata anche abbastanza saggia da prendere prima la tazza in mano, così da non rovesciarne il contenuto: una ex Grifondoro quasi Corvonero!!&&). «ok» Quando fu soddisfatta del risultato, saltellò sul posto sciogliendo i muscoli, ruotando poi il collo da ambedue le parti. «fai il malintenzionato» la invitò, allargando le braccia lungo i fianchi, sfarfallando le dita. «viecce»

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    «primo errore da principiante.» La Hillcox rimase ad osservare il suo capo per qualche istante, attenti occhi azzurri a posarsi audaci sul viso dell'altra ragazza senza indugio e senza preoccuparsi di nascondere il cipiglio sospettoso, né la linea delle labbra sottile, stretta in una piega di disappunto: rispettava Jericho e ciò che aveva da insegnarle, ma l'idea di sacrificare la messa in piega a favore della praticità non la entusiasmava nemmeno un po'.
    Ciononostante, con un sospiro pesante ed eccessivamente drammatico, sottolineato più del dovuto affinché persino Jer potesse cogliere il sacrificio che si apprestava a compiere, decise di sfilare la matita dai capelli e di valutare l'opzione elastico. Lo contemplò, offesa dalla mera esistenza di quell'arnese infernale: non era neppure uno scrunchie, ma una di quelle semplici fasce nere e strette che spezza e uccide i poveri capelli; male, a tratti malissimo.
    Jericho doveva curare di più la propria chioma, aveva tutto il potenziale per essere invidiabile, se solo..!
    Poteva dirglielo, e scambiare i suoi segreti di bellezza con quelli che la Lowell le avrebbe impartito di lì a poco sulla difesa personale, ma non voleva essere accoltellata per aver insinuato che potesse essere un gran gnocca se solo avesse seguito delle routine basilari e facili.
    O, per meglio dire, ancora più gnocca.
    Arricciò le labbra in una smorfia sempre più scettica, ma alla fine accettò l'inevitabile destino e, col cuore pesante, ingabbiò i suoi lucenti capelli in quel mezzo di tortura medioevale.
    La cosa ancora più tragica (!!) era che non fosse neppure una coda di cavallo come quelle che piacevano a lei, alta, elaborata e super carina! Era... proprio basic e banale, con qualche ciocca più corta che sfuggiva e le solleticava viso e collo. Era chiaro che Jericho non avesse assolutamente idea di quanto ci volesse per farle uscire ordinatamente disordinate; non era un look che ricreavi con due secondi e senza il pettine giusto, le forcine e un bel po' di crema modellante per sistemare le ciocche ribelli.
    Ma la fece comunque, sospirando.
    Di nuovo.
    «okay, ricevuto: andare sempre in giro con l'elastico al polso» terribile, ma cos'erano, gli anni 2000??? La sola idea la sconvolgeva. «e grazie per l'esempio così oddly specific le rivolse un sorriso, ben conscia di quanto nulla nelle parole di Jericho fosse opera di fantasia o lasciato al caso; parlava per esperienza, attingendo ad un background terrificante e sanguinolento.
    Infondo, parte del fascino della special era proprio quello. E Nice lo riconosceva.
    «ecco perchè bisogna girare sempre armati.» «se sei in mezzo ai babbani non puoi certo sguainare la bacchetta» arcuò entrambe le sopracciglia, «e non sono grande fan dello smembramento» il sangue poteva anche tollerarlo, ma tirava una linea netta all'apparizione di organi vitali che reputava dovessero rimanere all'interno del corpo umano. «e trovo di gran lunga più soddisfacente picchiare qualcuno a mani nude» non si sarebbe mai detto visto la manicure perfetta o la sua apparenza; e il fatto che lo preferisse non significava che passasse tutte le sue sere nel ring clandestino di Spaco, o lo facesse volentieri.
    Cose da barbari.
    La magia era la sua unica vera alleata, la prima scelta in qualsiasi situazione ― ma se doveva scegliere un'alternativa ad essa, per difendersi, sceglieva il corpo a corpo, o l'utilizzo di armi che, al massimo, avrebbero incapacitato l'avversario senza necessariamente mozzargli un arto.
    Con un breve sguardo alle armi lasciate incustodite dalla mora, decise che sì: stavano bene dove stavano. Avrebbe poi abbandonato lì anche la sua bacchetta, dopo aver aiutato a fare spazio con qualche incantesimo, perché non era manesca e bruta come Jer, e non avrebbe utilizzato i calci per spostare mobili e sedie.
    «ok» le fa eco, imitandola nel riscaldamento improvvisato, sciogliendo i muscoli del collo e piegando le braccia dietro la testa, alternando prima una e poi l'altra. «ok» ripeté ancora, e sorrise, perché oltre che malintenzionati bisognava essere anche molto stupidi per scegliere di attaccare Jericho Karma Lowell, ma infondo era lo scopo di quella lezione, no?
    Prese nota della figura della special per decidere come attaccare; scelse di scivolare di lato e, successivamente, alle sue spalle per bloccarla da dietro con entrambe le mani intorno al busto. Doveva ammettere che non fosse una posizione spiacevole: stava, tutto sommato, abbracciando Jericho Lowell. Unreal che non sia uno degli achievement, comunque.
    «buh» soffiato contro il suo orecchio, prima ritrovarsi inevitabilmente col culo fatto a stelle e strisce.
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    Posò una mano sul fianco, agitando l’elastico di fronte all’espressione di disappunto della ragazza. «berenice.» secco, ed un invito a cui fosse impossibile dire no. Aveva timore di rovinare la piega? Le faceva senso un suo elastico? Non era igienico?? Lungi dalla Lowell prendere in considerazione l’idea che potesse rovinare i capelli. Nella sua scala di priorità, non rientrava nemmeno in lista d’attesa. C’era stato un periodo in cui forse l’avrebbe preso in considerazione; in cui avrebbe voluto essere tutto ciò che Nice era e rappresentava, con chioma impeccabile e trucco magistralmente applicato, con i vestiti giusti e lo sguardo adatto a sopravvivere in un mondo fatto di prime impressioni ed esteti. Neanche quando l’aveva desiderato si era mai applicata per ottenerlo, aveva troppa poca pazienza per non avere risultati immediati, figurarsi da quando andando nei Laboratori aveva ricevuto, quasi gratuitamente, tutto ciò la Jericho in prima adolescenza aveva desiderato. Mantenere la propria bellezza, era qualcosa a cui chi non l’aveva mai avuta e si ritrovava ad averla per le mani, non pensava. Era già un enorme progresso per lei; se l’era sempre fatto bastare.
    Ed aveva smesso anni prima di preoccuparsi di essere bella. Perchè farlo, quando poteva essere terrificante?
    «okay, ricevuto: andare sempre in giro con l'elastico al polso. e grazie per l'esempio così oddly specific.» Inarcò un sopracciglio, l’accenno di un sorriso a vibrare sulle labbra. «figurati» non specificò qualcosa di cui l’altra già sembrava consapevole, ovverosia che fosse tratto da una storia reale. «se sei in mezzo ai babbani non puoi certo sguainare la bacchetta» Il sorriso si fece un po’ più divertito, ed al contempo un po’ più brutale, come un livido a fiorire a scoppio ritardato su una pelle d’alabastro. «sembra un problema tuo» Vero, perché da special non aveva più di quei problemi; non era consigliato, ma volendo avrebbe tranquillamente potuto usare la telepatia su un comune babbano. Chi mai l’avrebbe saputo? «e non sono grande fan dello smembramento» Ancora, ci tenne a sottolineare l’ovvio. «dovresti. Quando recidi un’arteria, vai sempre sul sicuro» forse un po’ inquietante da dire ad alta voce, non troppo normale, ma non c’era traccia di battuta o scherno nel tono di Jericho. Ci credeva davvero, e ci avrebbe creduto anche Nice se si fosse trovata in metà delle situazioni in cui si era trovata la Lowell. Evidentemente, la ex Serpeverde non aveva mai incrociato babbani psicopatici ed a conoscenza della magia, ingaggiati da Vasilov o chi per esso, con il passatempo di rapire persone e farli saltare tutti in aria.
    Assurdo. Esperienza consigliata a tutti. Cinque stelle su cinque.
    «davvero. Compensa per tutte le altre mancanze, e può fare la differenza fra vivere un altro giorno o desiderare di non averlo fatto» erano pur sempre donne, e per quanto Jericho fosse una fiera sostenitrice della woman supremacy, in uno scontro diretto con un uomo che fosse allenato quanto lei, sapeva chi avrebbe avuto la meglio. Un coltello pareggiava le divergenze date dalla biologia.
    Ed era soddisfacente da morire.
    In posizione!
    Jericho sciolse i muscoli del collo, osservando Nice che la studiava. Non riusciva neanche a sentirsi in imbarazzo o a disagio, perché era già un fascio d’adrenalina in visione dell’allenamento. Era entrata nella zona bianca in cui ogni rumore ed ogni movimento segnavano la linea tra vittoria e sconfitta, e non avrebbe permesso al suo gay panic di rovinarle la reputazione. Dopo una finta laterale, la Hillcox scivolò alle sue spalle aggraziata e veloce – non abbastanza se avesse avuto un’arma dalla sua, ma non poteva essere perfetta – stringendole le braccia contro i fianchi per limitarle il movimento. Sentiva il corpo di Nice premere contro la propria schiena, il suo profumo a impregnare il piccolo spazio fra loro. Ma non sarebbe stata Jericho se si fosse lasciata distrarre da un bel visino, quindi schioccò la lingua contro il palato. «in una situazione del genere, bisogna considerare diversi fattori. In questo caso, ad esempio, il modo migliore per liberarmi sarebbe» piegò piano la testa all’indietro, posandola cauta su quella dell’altra. «tirarti una testata e spaccarti il naso. La distrazione basterebbe per liberarmi e passare all’offensiva. Ma hai detto niente faccia, quindi» infilò un piede dietro le gambe di Nice, e spinse lasciandosi a peso morto per farle cadere entrambe di spalle. La caduta le avrebbe comunque permesso un minimo di margine per liberarsi, allargando le braccia così da fare pressione e crearsi un corridoio entro cui scivolare, ed una volta libera dalla presa, rotolò per fare in modo di ritrovarsi sopra di lei, le braccia bloccate contro i fianchi dalle ginocchia, ed un braccio poggiato sulla sua gola. «non è una particolare posizione di vantaggio se vuoi scappare, ma ti permette di tenere qualcuno bloccato a terra abbastanza da fargli perdere i sensi. Devi premere» si chinò in avanti, l’avambraccio a schiacciare un po’ di più sulla trachea. «proprio qui» bisbigliò, il vago sorriso sulle labbra di chi sapeva avrebbe potuto farlo, ma sceglieva di no.
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    chiunque stia leggendo: non fidtevi di queste tattiche perchè ero troppo pigra per cercare su google quindi ho deciso di inventare. ciao
     
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    «sembra un problema tuo» Lo era, ma «è un problema di tutti, anche l’utilizzo dei poteri in presenza di babbani è fortemente sconsigliato.» Doveva essere forse lei a ricordarglielo? Immaginava di no, ma era divertente farlo — tanto che un sorriso morbido curvò appena le labbra della stilista, la testa leggermente inclinata verso la spalla destra mentre ultimava la (terribile. mai più.) coda di cavallo.
    «Quando recidi un’arteria, vai sempre sul sicuro» a quel commento, invece, riservò sopracciglia corrugate e un «che barbarità» così leggero che dubitava potesse giungere alle orecchie del suo capo.
    Si domandò, conscia che Jericho avrebbe potuto saperlo se avesse voluto ma non per questo meno curiosa di scoprirlo, cosa doveva aver passato la Lowell nella sua giovane vita per pensarla a quel modo; poi riflettè che lei per prima non avrebbe facilmente condiviso la sua storia personale, quindi decise di non chiedere, stringendo un labbro cremisi tra i denti e limitandosi ad osservare la special e a trovare ipotesi che potessero essere plausibili — tutte che toccavano un po’ troppo vicino a casa, volente o nolente contaminate da quello che Nice aveva vissuto sulla propria pelle. Ad ognuno le proprie esperienze e i propri traumi, immaginava. Decise che non era quello il momento o il luogo per indugiarvi ancora su.
    Non era ovviamented d’accordo, la Hillcox, con le parole di Jericho: continuava a sostenere ci fossero altri modi per pareggiare le divergenze che non comportassero lo spargimento di sangue, ma accettò il punto di vista della ragazza con un cenno del capo — dopotutto era stata lei a chiedere alla minore di darle lezioni, non sarebbe stato carino giudicarla quando erano appena all’inizio di quell’avventura.
    Ed il fatto che avessero diversi stili di combattimento - o scuole di pensiero dietro cui marciare, per così dire – non rendeva l’una migliore dell’altra. Forse, al contrario, le bilanciava.
    Istinto e ponderatezza; irruenza e posatezza; armi e magia.
    Special e strega.
    Il loro modo di vedere le cose e vivere il mondo sarebbe stato sempre differente per un motivo o per l’altro, ma non voleva dire che Nice non potessere tentare di mettersi, almeno per un po’, nei panni della telepate e imparare a pensare - o agire in questo caso - come lei.
    Quando fu il suo momento di scegliere come calarsi nei panni di un male intenzionato, agì quasi d’istinto, facendo la prima mossa che le venne in mente pensando a qualcuno che avesse l’intento di bloccare il proprio avversario - tenendo conto che, in un quell’ipotetico scenario, l’assalitore non era a conoscenza della dote nascosta della sua vittima.
    (Il potere, ma in effetti anche la destrezza e agilità della Lowell.)
    Bloccò dunque la ragazza da dietro, in una stretta morbida ma allo stesso tempo salda per evitare che potesse semplicemente divincolarsi — cosa che dubitava fortemente Jer avrebbe fatto, altrimenti dove stava l’insegnamento; ma comunque.
    «tirarti una testata e spaccarti il naso. La distrazione basterebbe per liberarmi e passare all’offensiva. Ma hai detto niente faccia, quindi» sorrise fugacemente a quell’ultima affermazione, un «grazie» appena sussurrato all’orecchio della special, prima di sentire il piede farsi largo tra le sue gambe e, l’istante dopo, il terreno mancare sotto di lei.
    Si ritrovò stesa a terra sul pavimento pulito ma non troppo del laboratorio jerarci; Jericho Karma Lowell, divincolatasi dalla stretta durante la caduta, a cavalcioni su di lei. Era una posizione così surreale che in un primo momento Nice non aveva nemmeno registrato il braccio a premere contro la trachea — tanto c’era già altro a bloccarle il fiato in gola.
    Si scusò mentalmente con Dominic perché, in quel momento, poteva averlo brevemente tradito nella sua mente ma poi pensò che lui lo faceva almeno una volta al giorno, immaginandosi Elwyn Huxley, quindi erano pari.
    «non è una particolare posizione di vantaggio se vuoi scappare, ma ti permette di tenere qualcuno bloccato a terra abbastanza da fargli perdere i sensi. Devi premere» la lasciò fare, per la lezione!1111 «proprio qui» sua sorella Florrie, o Minerva se per questo, a quel punto avrebbero esordito con un commento da /equivalente di millennials nel 2043/, dicendo qualcosa come “kinky” o simili, ma non Nice.
    Nice decise che era il momento di ricomporsi - perché sì . - e tentò di divincolarsi, arpionando una gamba della special col piede, e cercando di capovolgere le loro posizioni con un colpo di addominali; le mani erano ancora incastrate tra il suo busto e le ginocchia della Lowell, e i movimenti quasi del tutto impossibilitati.
    «E se fossi tu la malvivente ed io la vittima, come potrei liberarmi da questa posizione?» Immaginava che la risposta sarebbe stata tipo “prendendo il coltellino che nascondi negli stivali e infilzandolo nella coscia dell’assalitore”, perciò la anticipò: «senza spillare sangue, possibilmente?» Non avrebbe detto di no ad un naso rotto, per dire, ma recidere un’arteria era ancora un po’ troppo oltre la sua zona di comfort.
    Cosa che invece non poteva dire di quella posizione quindi insomma, Jer, prenditi il tempo che vuoi a Nice non dispiace.
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    Jericho era in una posizione di vantaggio che avrebbe saputo come mantenere – e che, in parte, avrebbe voluto mantenere – ma quel genere di tensione sessuale diventava in fretta inquietante. Non c’era spazio per la mascolinità tossica, né per il proprio altrettanto inopportuno – in quel frangente, non nella vita; Darden prendi appunti cosa? Cosa - power kink: le stava insegnando come difendersi, e se voleva provare altre alternative, la Lowell l’avrebbe lasciata fare. Era un’assassina con tendenze psicopatiche auto diagnosticate, non una stronza.
    Duh.
    Si alzò lievemente per permetterle di muoversi, così che potesse invertire i ruoli.
    Non una delle scelte più felici ed intelligenti di Jericho Karma Lowell, ma d’altronde, nessuna delle due etichette si era mai adattata al modo giusto alla sua persona - arrabbiata ed impulsiva, piuttosto. Play it cool Jericho, PLAY IT COOL. Per quanto in quel momento si trattasse di simulazione, quella, tristemente, era una situazione che poteva capitare, e che capitava quotidianamente a centinaia di donne, quindi doveva prenderla con la serietà che meritava. Non le piaceva il fatto che Nice fosse così poco propensa a versare sangue, considerando quanto una lama potesse fare la differenza fra vivere e sopravvivere.
    In una vita come la loro, poi.
    «devi cercare di girarti su un fianco» non uno dei compiti più facili, soprattutto con le braccia bloccate, ma in quei casi l’adrenalina aiutava sempre. «e piegare una gamba fino a portare il ginocchio fra te e l’assalitore» a quel punto, l’altro avrebbe dovuto usare una mano per bloccarla – e di conseguenza, avere più difficoltà nel tenerla ferma – o cercare di premere maggiormente il corpo sul suo per impedirle di muoversi ancora. «e spingere» Nice ti prego non seguire nessuno di questi consigli, Sara è troppo pigra per cercare come si faccia sul serio ma è certa che in questo modo non potrebbe mai funzionare. Stay safe. Muovendosi piano, le mostrò come fare, guidandola sia nel liberarsi che nel lasciarla andare. Quando sgusciò dalla presa, rimase seduta per terra, seri occhi acquamarina sulla Hillcox. «con un pugnale sarebbe stato più semplice. E più sicuro» poteva anche essere un po’ assetata di sangue, vero (…) ma non rendeva il suo suggerimento meno onesto. In un mondo come il loro? E in tempi come quello che stavano vivendo? La furbizia ed il carisma non facevano tutto.
    Sperava Nice non avrebbe mai dovuto scoprirlo, ma escluderlo sarebbe stato stupido. «sei una ragazza intelligente, nice. Non fare errori stupidi» corrugò le sopracciglia, senza comprendere perché mai fosse così contraria all’idea di conficcare uno stiletto nella carotide di qualcuno. Se il problema era uccidere – ugh, sperava di no – c’erano altri punti da poter colpire. Aveva paura di rovinarsi i vestiti? Le faceva senso? Come funzionavano gli esseri umani normali.
    Non lo ricordava più.
    «non costa niente portarti dietro un coltellino. Al massimo non lo usi» fece spallucce, allungandosi per afferrare una delle lame ancora posata sulla scrivania. Era lo stesso suggerimento che aveva dato Sara a Sara riguardo il computer ed il lavoro da fare? Sì, perché essere sempre :sparks: preparati :sparks: era nella sua indole da virgo infp corvonero, e perfino i suoi personaggi più cazzari l’avevano ingranata. «poi sai cosa. Fai quello che cazzo vuoi» così, fosse mai che Nice pensasse che a Jericho importasse qualcosa di lei!!! BLOCKED. Si alzò in piedi, spolverando i vestiti e senza porgere una mano alla ex Serpeverde per aiutarla a tirarsi su. «per oggi basta» tornò a spostare il mobilio con l’eleganza precedente (spingendoli. E prendendoli a calci) e raccolse in grembo tutte le armi che aveva portato con sé. «rudolph infame per te solo lame va bene li affilo da sola.» bofonchiò, prima di infilarsi uno dei sopracitati coltellini fra i denti.
    Un cenno con il capo a Nice. «bn lvor» buon lavoro.
    E così si congedò, spostandosi nella stanza adiacente per usare il Laboratorio nel modo più improprio possibile – la sua specialità.
    I've been way too much to handle
    Bitch, I've never been a good example
    Seen not heard is what they told me
    I look too good to be this lonely
    Oh grab this loaded gun
    former gryff
    22 yo, telepath
    wannabe villain
    @j(ericho)klowell
    1:08
    3:24
    experiment on me, halsey



    E NE ABBIAMO CHIUSA UN'ALTRA, SANDI FOR THE WIN
     
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9 replies since 22/11/2021, 15:57   344 views
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