the masked writer

@Lanterna Dorata | evento aperto

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    «direi che è tutto pronto» ammirava soddisfatto come era stato predisposto il locale per la serata, le mani sui fianchi e sorriso sulle labbra. Avevano recuperato le poltrone sparse in giro per la libreria che la gente usava per (sonnecchiare e) leggere, i divanetti e le sedie, posizionando tutto di fronte al "palco" improvvisato col leggio e il microfono finto (inutile, ma d'effetto scenografico). Vicino alle librerie c'erano tavolini con pietanze e biglietti da visita dei locali di zona che avevano regalato o fatto sconti per i viveri disposti, con piattini e tovaglioli, posate per chi, come lui, preferiva l'eleganza alla comodità, e bicchieri di vetro. Finley aveva chiesto se fosse sicuro che non volesse usare semplicemente i bicchieri biodegradabili che vendevano al supermercato una strada più in là, offrendosi di andare a fare lui la commissione, ma Noah era stato categorico: solo perchè si trattava di una serata informale e non su invito, aperta a tutti gli amici del club del libro e della Lanterna Dorata, non voleva dire che dovessero comportarsi da buzzurri. Bicchieri biodegradabili, santo cielo... e quale sarebbe stato il prossimo passo, indossare volontariamente abiti strappati? Non c'era davvero limite alla depravazione babbana.
    Guardò il proprio orologio da taschino, orgoglioso che fossero riusciti a stare perfettamente nei tempi, nonostante il negozio non avesse mai tecnicamente chiuso e il fatto che, mettendo un tavolino qui e sistemando nel modo più piacevole possibili i fiori lì, lui e Finley avessero dovuto servire la clientela solita, scusandosi per il disagio del trambusto. Da quando Helianta Moonarie era scomparsa era il primo evento organizzato in grande nel locale, e voleva fare le cose alla perfezione. Forse non era il suo locale, legalmente, ma ci era affezionato; se qualcosa gli fosse successo mentre era sotto la sua supervisione non se lo sarebbe mai perdonato, ad esempio se fosse fallito per mancanza di clientela o merlino non volesse, lo zoccolo duro della clientela fossero diventate madri alla ricerca di libri da poppanti che profumavano, facevano suoni, ed erano a prova di bava.
    «Finely Lloyd» annunciò fieramente chiudendo con uno scatto l'orologio. «abbiamo fatto un lavoro egregio. Ora non ci resta che aspettare - e, se volete, potete andare a indossare il vostro travestimento» (gli dava ancora del voi? ovviamente)
    Non gli era piaciuta l'idea mossa dal club del libro di fare la serata mantenendo l'anonimato. Lui non si vergognava dei propri gusti o della propria arte, e anzi voleva che tutti lo conoscessero per il suo talento... ma a quanto pareva, non era così facile per tutti. Un conto era parlare liberamente delle proprie idee con una dozzina di persone che vedevi settimanalmente, ma a quella serata si sarebbe potuto presentare chiunque (e chiunque Noah aveva invitato), e sembrava che l'idea di uscire dalla propria comfort zone elettrizzasse e terrorizzasse ugualmente le persone comuni. Che carini. Subito aveva insistito per battersi, ma «Ti piacciono i balli in maschera» gli aveva fatto notare gentilmente Idem, «Vedila così» e lui aveva ceduto, incapace di dire di no a quel sorriso e quegli occhioni che lo facevano desiderare di essere una persona più empatica anche nella realtà, oltre che all'apparenza. Eccolo in ghingheri, col suo vestito buono e una maschera vittoriana a coprirgli solo metà viso.
    Per chiunque non fosse stato preparato, aveva lasciato alcune maschere prima dell'ingresso, seppur non sarebbero state obbligatorie, e targhette su cui scrivere il nome con cui avrebbero voluto essere chiamati, nonchè i pronomi preferiti (sul suo si leggeva un elegante "N. E. Parrish - he/him").
    Il campanellino alla porta avrebbe indicato a lui e Finn quando sarebbe arrivata nuova gente durante tutta la serata, fossero essi ospiti o clienti, e uno dei due sarebbe andati ad accogliergli spiegandogli a che scaffale girare per arrivare al retro della libreria dove, solitamente, si trovavano i divani, il tavolino e la macchina del caffè. Idealmente non ci sarebbe stato bisogno di spiegare a nessuno cos'era quella serata (seppur, ovviamente, in caso di richiesta lo avrebbero fatto volentieri), ma sarebbe bastato leggere all'ingresso il grosso volantino alla porta, lasciato in giro per Quo Vadis Town, Diagon Alley e Hogsmeade (nonchè, forse, arrivato fino alla bacheca di hogwarts e sui social ancora usabili grazie a qualche giovane membro del club del libro).

    EjnD9NW

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    buongiornissimo kaffè!!!!

    [ ON GDR ]
    - il club del libro (potete segnarvi in welcome to the club !!! o dirmi di segnare i vostri pg) ha deciso di espandere i propri orizzonti, organizzando un evento pubblicitario per scrittori emergenti. L'ingresso è libero, in quanto l'evento è stato sponsorizzato dalla Lanterna Dorata (descrizione in negozi a quo vadis town)
    - è invitato l'uso di una maschera o un qualche costume (cosplay compresi), ma se il vostro pg viene vestito normalmente, a nessuno fregherà granchè; non è obbligatorio non essere riconoscibili. All'ingresso, insieme a qualche maschera bonus, ci sono degli adesivi da attaccare ai vestiti con scritto "il mio nome è ....."
    - il volantino è stato diffuso nelle bacheche dei quartieri magici di londra, ma probabilmente la voce è girata soprattutto fra gli scrittori di ff, e gli amici del club del libro (date per scontato i miei pg ve ne abbiano parlato . )
    - la lanterna dorata il venerdì sera chiude alle 20, ma in questa speciale occasione resterà aperta anche per i clienti. Caso mai voleste dire che i vostri pg ci capitano per caso
    - come scritto nel post, c'è uno spazio dietro alcune librerie che solitamente ha divanetti tavolini e poltrone per leggere (queste anche sparse in giro), posizionate per l'occasione come un'aula magna tutti insieme, spostando i tavoli ai lati. C'è un "palco" (un paio di pallet non molto alti) con un leggio e un microfono finto. Insomma, sembra un pub anni 70 dove si fanno letture di poesie #cosa
    - su un paio di tavoli ci sono cibo e bevande offerte (o date con sconti) dai locali di quo vadis (sicuro il BB di arci, ma se volete citare i vostri o di inventati, fate pure !!) con i relativi biglietti da visita, una macchina del caffè... e ovviamente, alcol (vedi sotto in OFF GDR)
    - ci sono tavolini vuoti con fogli e penne dove lasciare i propri contatti e bigliettini e lavori da sfogliare ecc! Se si hanno pagine (non oscurate dal governo; per questo, guardo babbi) dove si pubblicano ff, libri, siti web ecc GO ON. C'è anche un volantino che pubblicizza gli incontri del giovedì sera del club del libro, e quello del club di pittura.
    - sempre su sto tavolo, il foglio dove segnarsi per essere presentati sul palco (se non si vuole andare a sorpresa #wat)


    [ OFF GDR ]
    - potrete fare l'ingresso fino alla notte di giovedì 7 aprile (circa? magari meno. magari più. vabbè, vediamo dalla partecipazione!). questo non vuol dire che se non farete l'ingresso non potrete partecipare all'evento vero e proprio, solo che mi pareva carino dare la possibilità di arrivare "fra i primi" e ciarlare, lasciare i bigliettini ecc, prima di iniziare la serata
    - la serata vera e propria consisterà nei pg/png che vanno sul palco a leggere/pubblicizzarsi/cose e gli altri a commentare da seduti o sgranocchiando. Ma vedremo i dettagli poi quando inizierà quella parte
    - ovviamente la serata è aperta ad amici e curiosi, a chi vuole solo (sfottere) ascoltare ♥
    - se i vostri pg decidono di bere alcol, proprio come a lezione, verrà fateggiato (da voi stessi, in pubblica, pubblicando poi sotto spoiler del post il risultato). ogni bicchiere corrisponde a 1d6; i risultati si sommeranno e ogni volta che raggiungerete una certa soglia (che non vi dirò) avrete un'azione da ubriaco prompt inviata via telegram che, se posterete ancora all'evento, sarete obbligati a fare (ma anche se non posterete sarà canon. non potete scappare)


    basta? basta.
    BUON CENSIMENTO!! #cos
     
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    eugene jackson
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    esisteva la remota, minuscola possibilità che euge avesse travisato le cose.
    capita, quando decidi di credere alle informazioni in libera circolazione tra i corridoi di Hogwarts, invece che procurarti una copia del fantomatico volantino di cui alcuni studenti gli avevano parlato — come nel gioco del telefono senza fili, l'evento letterario alla Lanterna Dorata si era trasformato rapidamente in una toccante reunion per appassionati e nostalgici di Brokeback Mountain.
    il film, manco il libro.
    inutile dire che l'hype del Jackson era schizzato alle stelle: glielo dicevano tutti (ma chi) che era uguale spiccicato a jake gyllenhaal (!!), e finalmente aveva l'occasione di indossare quel cappello da cowboy che Jade gli aveva giurato più volte di far sparire dalla faccia della terra se gliel'avesse visto in testa.
    «oh» nel ritrovarsi di fronte all'ingresso della Lanterna, privata della sua proprietaria ma non certo del suo spirito, Eugene non poté fare a meno di stupirsi «oh» ripeté, con maggior enfasi, portando la mano destra a premere sul cuore: non era un cazzo di raduno per appassionati di Brokeback mountain, quello «temo di aver commesso un terribile, terribile errore» il volantino attaccato all'esterno, sulla porta, parlava chiaro; il professore rimase a fissarlo per una manciata di secondi, poi si strinse nelle spalle «é pur sempre un incantevole travestimento! e cotanta bellezza dovrebbe essere valorizzata in tutte le sue forme» un commento non richiesto, dato che stava parlando da solo, ma non poté fare a meno di esprimerlo ad alta voce.
    così imparava ad accettare quando Edward gli proponeva di fare da cavia per provare alcuni incantesimi in cambio della rinuncia allo stipendio.
    mise piede oltre le porte con uno scalpiccio di stivali da cowboy, entrambi i pollici infilati nelle tasche dei jeans; teneva persino il lazo arrotolato e appeso alla cintura, euge, perché quelle rare volte che teneva a fare qualcosa AA fine la faceva bene sul serio. cioè, voglio dire, si era persino rasato la barba! un impegno non da poco e per il quale jade (sempre lei) lo avrebbe ucciso una volta scoperta la verità, ma che poteva comunque risolvere nel girò di una settimana: valeva la pena prenderle, per una serata di gloria. afferrò una delle targhette scrivendoci sopra Jack Twist in stampatello, prima di appuntarsela alla camicia «lavoro egregio, signor Parrish» salutó il ragazzo con un tocco di cappello, portando poi entrambe le mani dietro la schiena «avete ridato alla Lanterna la sua luce, per così dire» oh, qual voglia di parlare da bruto! quando finirà quest'agonia milleseicentesca????? — che poi, chi lo sa davvero come si parlava nel 1600, certo non rob che si ispira a Orgoglio e Pregiudizio senza avere idea di quando sia ambientato «potrebbe non sembrare all'apparenza, ma anche io invero ho trovato ispirazione in un'opera che molto mi sta a cuore» annuí, compiendo una giravolta su se stesso, prima di seguire il percorso che Noah gli stava indicando: time to mangiare gratis (ci sono le pizzette, vero???), bere e criticare le opere di qualche nerd.

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    classic euge: non ha capito, si presenta vestito come Jackie Gyllenhaal in Brokeback Mountain, parla come nel 1600 (lucky strike), va a farsi un giro tra gli scaffali direzione buffet
     
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    nicky winston starr
    ??? y.o. | radio host | singer | 404
    Era stata alcuni secondi immobile a fissare il foglietto su cui scrivere il nome, senza sapere cosa metterci.
    Era stata sicura di presentarsi quel giorno come Space Error, la radio host, magari chiacchierare allegramente con qualche fan chiedendo pareri e consigli su quello che lei e Jess mandavano in onda, ma ora che doveva effettivamente palesarsi come tale... non la reputava più una buona idea. E se ci fosse stato presente qualcuno che sì, conosceva la loro radio, ma non l'approvava? Se avessero provato a denunciarla, togliendole il suo travestimento e rivelandola come Nicky - e facendola finire nei casini? Il lavoro come Legionario non era quello dei sogni - ancora sperava di sfndare come musicista o radio host e riuscire a vivere di quello - ma non poteva permettersi di perderlo, se voleva pagarsi l'affitto e sponsorizzare i 404 e la radio senza bisogno di chiedere ai genitori. Non pensava di poter venire arrestata o uccisa per la propria radio pirata, ma era anche abbastanza intelligente da sapere che spesso diceva cose un po'... sopra le righe. Senza contare che andare in onda in canali alternativi, senza permettere al dipartimento di censura di controllarla, era un po' borderline.
    Si umetto le labbra, e scarabocchiò un "Starr (blanket sized lesbian) she/her" sul foglietto. Quando lo sguardo di Halley cadde sull'adesivo che Nicky si stava attaccando al petto, la ex tassorosso si strinse nelle spalle.
    Twitter era ormai illegale, ma sarebbe stata una bugiarda a non ammettere che sperava bambi/cherry si presentasse. E anche se ci fosse stata Sorta, le sarebbe piaciuto chiacchierare senza doversi vergognare di ammettere il proprio vero nome.
    Si sistemò la parrucca bionda, i grossi occhiali neri (finti) usati anni prima per vestirti ad halloween da velma, e infine le pieghe degli abiti. Non era in cosplay, tecnicamente, ma era certa di essere irriconoscibile #effettoClarkKent
    Una volta nella stanza salutò con un sorriso i presenti, sforzandosi di non sembrare come se li conoscesse già, e si fiondò per evitare imbarazzo verso i tavolini, lasciando un po' di fogliettini con qr code che portavano a canzoni originali, sue e dei 404. Cose tipo "Colonna sonora di 'Mischievous slytherins (turo x costas)" o "scritta pensando a A Lesbian Size-Difference Erotica Collection". Oh, dovevano pur pubblicizzarsi in qualche modo, e alla fine era vero che aveva scritto molti di quei testi, almeno quelli romantici, pensando alle proprie otp. Non era proprio a tema scrittura? vero! Ma erano tutti freaks lì (non freak show pg, ma proprio fenomeni da baraccone), doveva approfittarne.
    E poi andò a mangiare.
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    - vestita abbastanza normale con parrucca bionda e occhiali finti - irriconoscibile giuroh !!! sul foglietto ha scritto "Starr (blanket sized lesbian)" (che è il nome che dava su twitter e magari anche un account su wat-pad dire)
    - entra con i Losers (almeno Meh e Halley)
    - va sui tavolini a lasciare biglietti da visita con QR code alle canzoni dei 404 spacciandole per colonne sonore di ff o scritte per quel motivo lì. "spacciandole" ma in realtà è vero, scrive spesso canzoni sulle proprie ff e viceversa !!!!
    - mangiucchia qualcosa
    - parlatele pure !!!!


    Edited by ‚soft boy - 6/4/2022, 16:51
     
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    «lavoro egregio, signor Parrish»
    T R I G G E R E D
    Noah rizzò la schiena, ricambiando il sorrido. Non sapeva perchè Eugene Jackson, suo vicino di casa da anni con cui, per molto tempo, avevano condiviso l'affido di Tupp, gli si stesse rivolgendo con quel tono, ma gli piaceva. Forse aveva deciso di darsi un tono e iniziare a parlare in modo più cortese e forbito? Apprezzava! Inclinò il capo, accettando il complimento. «avete ridato alla Lanterna la sua luce, per così dire»
    E GLI DAVA PURE DEL VOI??? UN SOGNO. Di solito gli parlava in modo così sciatto e amicale! Immaginava fosse qualcosa solo per l'occasione, e che sarebbe tornato al tu e al tono di volume altissimo ed eccentrico il giorno dopo, ma voleva approfittarne finchè durava.
    «Non posso dire di aver fatto tutto da solo» ridacchiò leggero, indicando Finn. «Conoscete Finley Lloyd? Ragazzo adorabile» silenzioso, lavoratore - si agitava per poco, ma a Noah piaceva sinceramente.
    «potrebbe non sembrare all'apparenza, ma anche io invero ho trovato ispirazione in un'opera che molto mi sta a cuore»
    Mano sul cuore, sorriso ad allargarsi. «Non la facevo un lettore!» a dir la verità................ non sapeva molto di Eugene e basta. Sapeva che era molto amico di Idem, a volte cenavano insieme, ma oltre a essere esuberante e rumoroso... cosa gli piaceva? Effettivamente, poteva essere un accanito lettore, per quanto ne sapeva Noah. «Quale opera, se posso chiederlo» Alzò un calice, in segno di brindisi, sorseggiando leggermente. «spero questa serata sarà di suo gradimento, e di vederla più spesso al club del libro o alla Lanterna Dorata»
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    risponde a eugene, e beve !!
    (e random.org infame gli ha già messo 6 ok .)

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    Madelaine Hopper
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    Il volantino le era arrivato per caso fra le mani in una giornata di lavoro in panetteria, precisamente mentre si abbuffava con un croissant al cioccolato (Arci scusa, canon che Maddy ti rubi parecchi croissant al giorno), Maddy lo aveva afferrato con le mani sporche maledicendosi per la sua goffaggine, ne aveva letto il titolo e gli occhi le se erano illuminati immediatamente, quindi aveva messo il volantino da parte ed era corsa in bagno per lavare via le prove della sua abbuffata.
    Quando era tornata aveva scoperto che aveva completamente imbrattato quel povero pezzo di carta e si era quasi disperata, poi era arrivato un cliente e, dopo averlo servito, lei le aveva chiesto cortesemente se poteva lasciargli quel biglietto, oggetto dei propri desideri, e lui aveva acconsentito!!
    Un club del libro!! Ed una serata dedicata ad uno scrittore mascherato, era un sogno, un raduno di persone intelligenti, non sarebbe mancata per alcuna ragione al mondo.

    […]



    Si sentiva un vitello addobbato per la fiera (Eloise Bridgerton docet), aveva probabilmente fatto uno sbaglio a parlare di quell’evento con sua madre, quella adottiva, perché l’aveva costretta a sistemarsi in un modo che lei… odiava.
    Era fuggita prima che quella donna le propinasse un paio di scarpe dal tacco vertiginoso, non avrebbe ottenuto più di quello che le aveva già fatto, un vestito viola lungo fino al ginocchio era già fin troppo per una abituata ai pantaloni come lei, i capelli in ordine non erano male ma quel trucco, seppur leggero, le faceva sentire le ciglia pesanti e le labbra appiccicose.
    Beh, ormai i giochi erano fatti, era lì e sembravano tutti aver preso alla lettera il concetto di elegante, il proprio sguardo andò a posarsi sugli anfibi borchiati che aveva indossato, non erano esattamente la descrizione di eleganza, ma non si pentiva affatto di averli indossati.
    Prese un bel respiro ed entrò in quel luogo accogliente, afferrò il bigliettino scrivendoci il suo vero nome, non quello attuale, ma quello precedente, Lauren S.W. she/her, chi mai avrebbe potuto riconoscerla? Nessuno conosceva la sua vera identità. (narratore onnisciente: you wish)
    Afferrò quindi una maschera di merletto nero, che le copriva unicamente lo sguardo, e si addentrò ancor di più nel locale.
    Che inizino le danze.

    Should I give up? Or should I just keep chasing pavements?


    M’è venuto in mente ora perdonatemi.

    Maddy trova il manifesto in pasticceria, quindi si reca lì vestita di tutto punto ed entra alla lanterna mascherata sotto il nome di “Lauren S.W.”


    Edited by Sheesh‚ i’m not that crazy - 6/4/2022, 23:13
     
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    eugene jackson
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    il bello di euge è che era bello.
    mh, no, troppo autocelebrativa, riprovo.
    il bello di euge, e una disgrazia per alcuni, era che nella maggior parte dei casi bastava rivolgergli la parola per conquistarlo e legarsi a lui in un patto di sangue che poteva durare una vita; finché a qualcuno non veniva in mente di pestargli i piedi, quel qualcuno era destinato a ritrovarsi il Jackson come amico, nel senso che ad eugene risultava più congeniale: fastidioso, appiccicoso, caotico, eppure leale.
    il Parrish aveva fino a quel momento schivato una vera mina vagante, ma ora? il sorriso che si aprì sul volto del ventisettenne suggerì ad euge che per loro c'era ancora tempo, non tutti era perduto — tranne la tranquillità di noah. «Non posso dire di aver fatto tutto da solo. Conoscete Finley Lloyd? Ragazzo adorabile» il professore spostò gli occhi azzurri sul giovane in questione, senza riconoscerlo «mai avuto il piacere. ma un tempo conoscevo quattro giovanotti che si facevano chiamare in quel modo, la loro musica allietava le mie giornate e rinvigoriva il mio spirito» eh, il featuring con Mondo Marcio, che capolavoro assoluto!
    si affiancò a Noah dirigendosi verso il tavolino con il rinfresco, una sistemata alle maniche della camicia: poteva anche essere solo un cowboy gay non dichiarato che soffre immensamente per amore, lì dentro, ma il Jackson era deciso ad interpretare la sua parte con un certo stile. una risatina divertita però gli sgusció comunque tra le labbra, causando un'improvvisa rottura del personaggio (in italiano suona davvero male.) «oh, io adoro leggere» [jade in the background: u sure 'bout that]
    posso avere l'ardire di contare anche le incomparabili tavole di Topolino?
    ah no???

    quelli li divorava, soprattutto perché c'erano quasi solo immagini e non doveva fare lo sforzo di ricreare una tal scena nella sua mente; non è che fosse proprio una capra ignorante, Eugene, ma non aveva mai avuto lo sbatti. leggere richiedeva la capacità di sedersi, fermare il proprio corpo e concentrare la mente su una cosa sola alla volta, e questo il serpeverde non era mai stato in grado di farlo — fermarsi, concentrarsi. cosa che, a malincuore, euge dovette fare proprio in quel momento; non che la domanda di Noah fosse riuscita a spiazzarlo, sia chiaro — richiedeva solo un istante di elaborazione in più. arrivati a quel punto mica poteva dirgli che aveva preso spunto da un film, no? «ovvio, che potete chiedere» perché domandare è lecito e rispondere di solito è cortesia, ma ci voleva una certa faccia di tolla per sparare un titolo senza essere certi che corrispondesse ad un libro; Eugene Jackson quella faccia, si proprio quella lì, ce l'aveva sempre avuta, problema risolto.
    sorrise, il serpeverde, stringendo in una mano il primo calice a disposizione già portato alla bocca «Brokeback Mountain. il libro ovviamente, non il film» eh «anche se mi è stato riferita notizia che il giovanotto protagonista di codesta pellicola cinematografica sia particolarmente rassomigliante al sottiscritto» gli sfuggì un risolino dalle labbra che nascose sapientemente con il bordo del bicchiere, mandando giù un lungo sorso.
    bere era anche il modo migliore per rispondere all'ultima osservazione del Parrish: se tra quegli scaffali ordinati non ci fossero stati i suoi amati fumetti, nonché gli album da colorare con i pastelli, allora ciaone.

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    scusate è inutile. parla con Noah, si vanta un po, beve: tiro dado d6= 6.
    alla prossima parte lo sproloquio.
     
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    gabe darko
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    Gabriel Jane Darko osservava l’entrata della Lanterna Dorata come un uomo poteva osservare il proprio amante ancora avvolto nelle lenzuola in una mattinata in cui già fosse in ritardo, un misto di desiderio e rimpianto equivalente di cui il vincitore non fosse ovvio.
    Prese la fotocamera appesa al collo, e scattò una foto.
    Era ormai un anno che cercasse qualcosa di abbastanza interessante da scuoterlo dalla propria apatia. Aveva diciannove anni, ed ancora non era certo di cosa fare della propria vita – troppe opzioni, e tutti egualmente faticose da raggiungere. Aveva fatto il tirocinio come magiavvocato, vero, ma quando aveva osservato gli abiti eleganti ordinatamente stirati con cui avrebbe dovuto fare un effettivo colloquio al Ministero per avere il lavoro, aveva capito che non fosse quello che faceva per lui: troppe regole, troppa attività, e troppo un frenare la lingua che faceva ben poco al caso suo. Gabriel, o Jane che dir si volesse, non era abbastanza centrato per un mestiere che richiedesse equilibrio. Si era quindi domandato cosa gli piacesse realmente, dove sarebbe valso spendere il proprio tempo, e fra tutti coloro che avevano cercato di indirizzarlo verso una carriera piuttosto che l’altra, l’unica voce fuori dal coro che aveva smosso qualcosa, era stata… Polgy Girl. Jane si era ritrovata fra le mani l’usuale bollettino firmato dal cacciavite giallo, ed aveva sorriso pensando questo posso farlo anche io. Ci aveva messo un paio di minuti, prima di realizzare la portata di quel Pensiero TM, ma quello poteva farlo anche lei.
    Scrivere.
    Essere polemica.
    Non voleva essere una voce politica fuori dal coro, Dio solo scampasse che attirasse le attenzioni sbagliate di Censura o Pavor, ma voleva rappresentare qualcosa di diverso. Voleva essere scandalistica nel significato più puro del termine, voleva instillare il dubbio, e convincere i propri lettori che il mondo in cui vivevano non fosse altro che una simulazione. Poteva farlo. Era nelle sue corde, quell’energia caotica che la spingeva a mettere pulci nell’orecchio.
    Aveva solo bisogno del pezzo giusto con cui iniziare. Se davvero, davvero, voleva conseguire quella carriera, voleva qualcosa che valesse la pena, un picco da cui osservare il resto del mondo andare in briciole, e riderne con l’inchiostro ancora a colare dalla piuma.
    Spostò l’obiettivo della fotocamera sul pavimento, dove decine di inviti calpestati ed appallottolati segnavano la pietra miliare di quanto poco al mondo fottesse di un evento di lettura, e sorrise. Lasciò ricadere l’attrezzo sul petto, sistemando il nodo alla cravatta di modo che fosse impeccabile e preciso – aggettivi che ben poco si adattavano a Gabriel, e che lo rendevano un travestimento perfetto per un evento in maschera.
    Si era vestito da adulto badger.
    Aveva anche una ventiquattrore, ma cosa ci fosse al suo interno, non vi era dato saperlo.
    Se ci mise più tempo del dovuto ad entrare, fu solo perché distratto dalle spillette offerte dal locale. Doveva - doveva scegliere i propri pronomi? Gabe non era certo di volerne scegliere, li voleva tutti. Si sentiva a proprio agio in qualunque modo lo chiamassero, e per un istante valutò di piazzarsi she/her solo perché poteva farlo, ed essere sincera: pensava a sé stessa come lei, ed a sé stesso come lui, ed a volte si univa in un loro come se fossero stati due persone diverse e non sempre la stessa. Per onor di onestà, scelse he/they, perché quel giorno si era svegliato sentendo più energia mascolina che femminile.
    Ma prese comunque un she/they da infilarsi in tasca, fosse mai che cambiasse idea strada facendo.
    Entrò nel locale, dirigendosi senza neanche doverci pensare verso il cibo – non sarebbe stato il Darko se non avesse dato la priorità al mangiare – e solo dopo un paio di bocconi si guardò attorno. Scattò una foto a Starr, tutta rannicchiata si se stessa e volontariamente concentrata sul cibo così da non dover guardare il resto (mood) ma non attaccò bottone. La trovava solo un soggetto interessante, ed anche piuttosto esplicativo dell’evento.
    In cui c’era anche suo fratello vestito da gay cowboy.
    Ok.
    Lo domandò a tutti e nessuno, prendendo il taccuino nella tasca della giacca e sfogliandolo distrattamente: «ma quindi nessuno legge niente?»
    E lui che aveva sperato di trovare il Plot Twist con cui iniziare la propria carriera.
    There's too many ordinary people
    They'd rather be boring than stop
     
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    Mentre parlava col Jackson, ogni tanto il suo sguardo vagava alle persone che stavano entrando, prendendo posto, lasciando bigliettini o mangiucchiando. Qualcuno spulciava fra gli scaffali del locale, e gli si scaldò il cuore; la Lanterna Dorata non li rendeva ricchi, era una piccola libreria indipendente più famosa per i suoi orari che per il gran numero di clienti, o il gran numero di libri che ivi si potevano trovare (come al Ghirigoro), ma gli sarebbe piaciuto aumentare la sua fama. Visto che Helianta era sparita, praticamente toccava a lui occuparsene.
    «ma un tempo conoscevo quattro giovanotti che si facevano chiamare in quel modo, la loro musica allietava le mie giornate e rinvigoriva il mio spirito»
    Spalancò gli occhi sorpresi. Un gruppo chiamato Finley Lloyd? Interessante! «Dovrà farmi sentire qualcosa, magari davanti ad un brandy» (euge: il pg lo special?) «Sono certo che anche Idem sarebbe lieta di averla a casa nostra»
    Non conosceva Brokebreak mountain, ma lungi da lui ammetterlo quindi annuì semplicemente, segnandosi mentalmente di andarlo a cercare. «anche se «mi è stato riferita notizia che il giovanotto protagonista di codesta pellicola cinematografica sia particolarmente rassomigliante al sottiscritto» «Sono certo che che il Suo fascino sia anche maggiore» Lanciò uno sguardo alla libreria che si riempiva (i tre pg presenti: ah sì?) «ora vorrai scusarmi, ma penso dovremmo iniziare la serata...»
    Chinò leggermente il capo alzando il flute, ormai vuoto, e si allontanò.


    Passando fra la gente salutò chi conosceva, senza disdegnare un sorriso anche a chi non aveva mai visto, per ringraziarli di essere lì, e dopo aver avvisato almeno Finn, salì sul piccolo pallett davanti al microfono, schiarendosi la voce.
    «Buonasera a tutti, lo staff della Lanterna Dorata e il club del libro vi ringrazia immensamente per essere venuti sta sera, che sia per intrattenerci col vostro genio, o per supportare quello altrui» ripetè quanto già era chiaro alla semplice vista: tavolini dove lasciare i propri contatti, cibo offerto dai produttori di quo vadis, che ringraziò, bla bla discorso di cortesia.
    «(...) ma non sono qua per annoiarvi con la mia parlantina» ridacchiò «bensì, come voi, per leggere, e ascoltare. Qualcuno di voi potrebbe aver già notato che su uno dei tavoli, c'è una scatola» indicò, mentre Finn velina (o qualcun altro del club del libro) la stesse alzando per mostrarla al pubblico «Lì dentro, chi già non l'ha fatto potrà inserire il proprio nome, o il titolo di quello che vuole venga letto - in caso di libro o ff, con tanto di capitolo. Io, o qualche volontario dal pubblico, estrarremo un foglietto da leggere ad alta voce: nel caso esca un nome, questa persona potrà salire sul palco, e deliziarci con un pezzo, suo o altrui - specificando di chi sia. Se invece qualcuno ha inserito solo il titolo di un libro, o di una poesia, o di un racconto, per modestia o per vergogna che sia, sarà qualcun altro a cercarlo online, e a leggere» Indicò un altro punto della sala «se vi servisse, lì c'è la password del wifi, e mettiamo a disposizione il tablet della libreria non ne aveste uno personale. Se inserirete titoli di libri... speriamo di avere in libreria le copie cartacee, oppure che le abbia portate chi inserisce il titolo, o ancora che internet ci assista. Ricordo che è una serata di promozione di artisti indipendenti.
    Potete inserire nuovi foglietti durante tutta la serata e, se saremo fortunati, riusciremo a leggere tutto. La notte è giovane, e i viveri non ci mancano»
    piccolo inchino «buona serata a tutti!»
    why have sex when there are hundreds of books about ghosts???
    paranormal activity > sexual activity




    [ON GDR]
    - c'era già nella stanza una scatola dove inserire il proprio nome (quello scritto sulla targhetta o un altro acab) con cui venire chiamati a leggere, o il titolo di una ff che piace molto. A parte i membri del club del libro che hanno partecipato all'organizzazione, c'era anche un foglio che spiegava il funzionamento, poi passaparola, INSOMMA potete aver già inserito il biglietto. dopo che noah spiega, i pg che non l'hanno ancora fatto possono recuperare carta e penna e scrivere foglietti da aggiungere.
    - ogni tanto durante la serata la scatola girerà tra il pubblico per semplificare l'inserimento in modo non sus
    - funziona internet, ma magari chi vuole leggere si è già stampato cosa leggere/portato il libro
    - QUINDI
    1) noah, o un membro del pubblico, estrarranno un foglietto
    2) se esce un nome, questa persona verrà chiamata sul palco. Se esce un titolo, chi ha estratto il foglietto leggerà il testo (cercando sul cellulare, passato da noah, acab le logistiche)
    3) si legge la ff, il pezzo di libro, la poesia
    4) si riestrae

    PS: noah non obbligherà mai in modo insistente a leggere qualcuno che chiaramente non vuole. magari lo chiede e cerca di convincere, ma lungi da lui OBBLIGARE. se vi servono scuse per postare e non sapete come, piuttosto ne parliamo e troviamo una soluzione

    [OFF GDR]
    - potete (ovviamente) muovere noah o png del club del libro per dire che vi chiamano, passano cose, vi fanno leggere ecc. Se non siete sicuri (?) potete sempre scrivermi su telegram ♥
    - potete scrivere la ff come riassunto, o effettivamente scriverla (lunga, corta, acab), mettere solo frasi random ma fingere di averla letta tutta. Non vi do un massimo di caratteri perchè deduco non... scriverà nessuno COSI tanto da dover essere limitato .
    - potete citare veri e propri post presenti sul gdr - o aggiungere a questi un po' di pepe. Come ad esempio per la ff piz/elwyn (ovviamente dovete linkare il post originale)
    - potete linkare altre ff online (tipo fingendo siano su pg), ma non citarle nella loro interezza, ma solo a spezzoni. E non credo di dovervi dire io in questo caso comunque di lasciare kudos/like/commenti alla fonte originale, creditare bene nel post e in spoiler bla bla.
    - potete scrivere dal punto di vista di uno che sta ascoltando per commentare ff già lette da altri, oppure (sempre con un pg lì solo per commentare) muovere png o noah che leggono
    - potete postare con wat-pad. Mi pareva ovvio e non l'ho precisato ma se volete mantenere l'anonimato al 100%, o non sapete con esattezza che vostro pg sia presente in libreria, potete postare così !!! se vi servono le credenziali, chiedete e avrete.
    - continua a valere la cosa dell'alcol tirato col dado (però aggiungetelo agli spoiler sennò non tengo d'occhio (?))


    VIA ALLE DANZE MLML
     
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    (il bellissimo e affascinante: yale hilton)
    «ne voglio uno anche io» non era la prima volta, nè il primo giorno, in cui Yale Hilton si lamentava di quella mancanza, e conoscendolo, non sarebbe neanche stato l'ultima. Curvò le labbra in un broncio, comodamente sdraiato sul letto di sua cugina con le mani aperte verso il soffitto, e quelle piccole e tozze di Bang sulle proprie. Più rapidamente di quanto ci si sarebbe aspettati da un pigro, languido, Yale Hilton, schiaffeggiò il dorso delle mani del nipote, ammonendolo con un'occhiata a non fare il sore loser ed invertire i ruoli. Un gioco in cui ogni tanto, se gli andava, lo lasciava vincere, ma di cui l'esito non fosse mai scontato: era giusto che suo nipote comprendesse sin da subito che la vita fosse ardua, ed i trionfi ben minori rispetto alle perdite. «non sono mica peluche» Osservò Penn tamburellare le dita sulla guancia, sistemando gli strascichi del blush, e schioccò con disappunto la lingua sul palato. In che senso, non erano pupazzi. Il suo canguro, non era un pupazzo; ma «i tirocinanti? uh, si invece» erano piccoli e nervosi e sempre vestiti bene e Yale Hilton li adorava. Non capiva perchè Allie ne avesse uno, e lui no: erano tutti concordi sul fatto che fosse più simpatico ed affascinante del cugino. Perchè nessuno voleva fare il consigliere??? Biasimava Jack Daniels ed il suo succhiare la voglia di esistere da ogni stanza in cui mettesse piede.
    Però che palle.
    PERFINO GLI OBLIVIANTI AVEVANO UN TIROCINANTE!!! TU QUOQUE FRIDAY!! E LUI NIENTE COMPAGNIA NELLE SUE PAUSE CAFFE??? Irrispettoso. «il prossimo anno me ne compro uno anche io» perchè dai, i soldi facevano comodo a quell'età, e immaginava che tanto solo la metà dei mini ministeriali avrebbe finito per proseguire realmente quella carriera. «oppure puoi fare una campagna informativa facendo conoscere il campo dei consiglieri e convincendo così le giovani menti di hogwarts a farne parte» si scambiarono una breve occhiata allo specchio, entrambi rigidi e solenni, prima di scoppiare a ridere. Quella bestia di Bang ne approfittò per schiaffeggiarli le nocche («barone.»). «si, comprane uno» Passando per avvicinarsi al comodino, gli scompigliò anche i capelli come se fra lui e Bang fosse Yale il bambino.
    (perchè era così)
    Insomma. La giornata di Newhaven Cedric George e altri nomi che non ricordo, era una giornata di merda, ed il ventisettenne era già: triste; provato; amareggiato da un'esistenza che non lo meritava. Una mattinata così non poteva che concludersi in un pomeriggio ancor più tedioso, ed una nottata fatta di alcool e sesso che avrebbe dimenticato - perchè le gioie della vita, per una questione di chimica chichichichimica, andavano sempre rimosse, e rimaneva solo la merda. Fece una finta al nipotino, accasciandosi pigro sulle lenzuola.
    E fu lì.
    In quell'esatto momento.
    In quello sguardo distratto.
    Che lo vide.
    Un capello.
    Yale Hilton sorrise, gli occhi a illuminarsi di gioia sadica e vittoria. «devo andare. divertitevi» baciò, e sbavò un pochino, il bambino, lasciando un buffetto sulla guancia di Penn.

    All'entrata della Lanterna Dorata, era così emozionato che un po' si commosse. Sistemò la giacca, umettando pigro le labbra. Non gli piaceva sentirsi così... pompato, c'erano troppi muscoli e muoversi e era faticoso, ma ne sarebbe valsa la pena. Non sapeva chi avesse inventato la Pozione Polisucco, ma ne sarebbe stato eternamente grato.
    Varcò la soglia del locale con un sorriso brillante e seducente che mai sarebbe stato possibile vedere sulla bocca di More Peetzah, che sapevano tutti fosse affascinante come una sedia di plastica da giardino, intimamente soddisfatto e felice di vivere. Era un piano perfetto; tutti i tasselli sarebbero andati al loro posto. Ancora faticava a perdonare la cugina per aver rovinato il suo regalo (Bang era il regalo; metà del suo corredo genetico, una condanna) e per avere dei.... gusti discutibili in fatto di uomini, ma dopo anni (...) stava cercando di abituarsi all'idea, sapete? Si comportava bene, educatamente. D'altronde, l'avevano cresciuto e modellato perchè fosse il perfetto diplomatico: complimenti d'oro a coprire stronzate, sorrisi morbidi a mostrare i denti; chanel n5 a soffocare l'odore di merda. Un gentiluomo.
    Ma quello? Quello era essere se stesso al 95%, uno dei massimi che potesse concedersi.
    Penn sarebbe stata orgogliosa.
    Scrisse Piz sul foglietto, he/him perchè erano i suoi pronomi - non era certo quali fossero quelli dell'americano, non voleva misgenderarlo - ed infilò il nominativo nella Cassetta del Male. Non si avvicinò neanche a scroccare cibo o bevande!! Aveva già tutto quello che desiderava.
    [a few moments later]
    «piz!»
    Il suo momento di brillare. Mai in vita sua era stato così felice di sentire il nome del suo acerrimo nemiko, un sorriso sincero stampato sulle labbra.
    Si alzò in piedi, un'espressione timida in volto. Rimase in silenzio un paio di secondi, soppesando la sua folla, prima di afre La Rivelazione. «scrivo poesie» GASP! E che poesie. Si schiarì la voce, prendendo dalla tasca ciò che aveva scritto con Shiloh nel tragitto casa di Penn - Lanterna.
    «gomma» Pausa.
    «da masticare
    da cancellare
    bicicletta
    monopattino
    auto
    cuore»

    Un'altra pausa.
    «rosa
    mimosa
    lacrimosa
    gomma.
    bucata
    e avanzata
    dal marciapiede »

    Degli artisti.
    «gomma
    somma
    comma
    mamma»
    soffiò un bacio al cielo, chiudendo gli occhi in un inchino teatrale.
    «grazie di avermi ascoltato»
    "you're annoying"
    i'm hot af it doesn't even matter


    legge una poesia!!!! è vestito da pirla, secondo me conta come riassunto. ciao
     
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    Trascinò la suola della scarpa contro la sigaretta accesa, rilasciando piano l’ultima vestigia di fumo dalla bocca. A quel punto guardò di nuovo l’orologio e sospirò, prima di roteare i tacchi e fare finalmente quei pochi passi che lo separavano dalla vetrina della Lanterna Dorata.
    Dunque: cosa ne era stato, di Aidan Gallagher, in tutto quel tempo?
    Fonti narravano – morto. Grazie Dio. Grazie Buddha. Grazie Demone Celeste. Not you, Lancaster che hai provato a farlo sparire dall’esistenza per poi fallire miseramente. Grazie Allah. Finalmente il mondo aveva un figlio di papà megalomane in meno; quale pace, in quel di Hogwarts.
    Altre ancora supponevano che i Gallagher, in un ultimo, folle tentativo di sbarazzarsi di quello che era a tutti gli effetti l’imbarazzo della famiglia, lo avessero rinchiuso in una delle tenute semi-abbandonate dei suoi antenati – alcuni (molti) dei quali noti per il loro eccezionale aderimento alle regole della Tradizione Purosangue, che voleva la totale sradicazione di ogni traccia nonmagica e dunque impura dalla Terra. Dotati, in altre parole, di peculiari stanze sotterranee degne di un qualunque Christian Grey, con catene e fruste e la collezione di coltelli da macellaio che dalle nuove generazioni erano stati sostituiti con più amabili scaffali di libri.
    Qualche coraggioso giovane detective del soprannaturale affermava di vederne tracce, di tanto in tanto, in giro per le strade inglesi; il consensus generale voleva che fossero voci di corridoio inaffidabili. Perlopiù, se ne notava l’assenza più totale.
    Sparito.
    Nessun post su Instagram. Nessuna apparizione alle più svariate feste – neanche quelle più importanti, alle quali era socialmente inaccettabile non presenziare senza motivi di grave urgenza. Quali la morte.
    Aveva varcato la soglia del Ministero un giorno; poi chissà. Chissà.

    Passò lo sguardo sui presenti, sorriso amicabile e cenno del capo in direzione dei pochi volti riconoscibili; e appiccicò la sua targhetta sulla giacca, un semplice “Aidan – do not perceive me” per chi non fosse familiare. A suggerimento del suo ego, pochi.
    Dunque, la verità: qualcosa, nel cervello stanco e provato del giovane Gallagher, era infelicemente scattato nel peggiore dei momenti.
    Gli piaceva incolpare la tecnologia. Forse aveva ragione sua nonna nel dire che i telefoni fossero strumenti del male; e forse, ancora, avrebbe dovuto dare ragione al caro vecchio zio Percival quando tentò di convincerlo che contenessero fatture in grado di lavargli il cervello e renderlo docile e vulnerabile. Intanto lui la cazzata l’aveva fatta: aveva digitato un ti amo, e aveva premuto il tasto dell’invio, e si era bevuto l’intera dispensa di liquori fino a vomitarsi anche i polmoni.
    E supponeva non fosse stato necessariamente un male. Era arrivato a conoscersi (in modo superficiale, forse, ma qualcosa su chi fosse l’aveva imparato, in età adulta), Aidan: di persona se lo sarebbero mangiato vivo l’orgoglio e la paura, e quelle semplici parole non le avrebbe mai pronunciate perché per quanto fossero vere, ai suoi occhi complicavano solamente le cose. Dopo tutto quel tempo aveva scelto di concedersi, e di concedere ad Archibald, quel po’ di tenerezza che fino a quel momento aveva respinto – e aveva ammesso a se stesso di provare abbastanza affetto nei confronti del Leroy-Baudelaire da credere che meritasse di molto meglio rispetto a ciò che poteva offrirgli lui.
    Eppure, contro ogni piano, era sfuggito. Ed era stato impacciato, e doloroso, ma d’altronde non si era mai immaginato diversamente; una confessione al lume di candela sarebbe stato in estremo contrasto con tutto ciò che rappresentavano loro due. Quindi meglio così, di nuovo.
    Però le parole erano quello – parole. I fatti volevano che Aidan fosse la stessa persona terrorizzata dal contatto umano oltre il superficiale che era stata anni prima. La stessa persona che a Bodie si era ritirata in se stessa per mesi, riducendosi a fantasma.
    E si era ripromesso di non scappare un’altra volta, ma quando l’opzione si era presentata aveva nuovamente agito di petto, facendo le valigie per fiondarsi tra le scartoffie del Ministero bulgaro. Un inviato ufficiale della divisione inglese. Nuovo, fresco tirocinante a cui nullificare l’esistenza a forza di comandi rigidi e brevi, brevissimi, quasi impercettibili attimi di pausa. Che lui, da bravo scout, spendeva in madreterra per salutare il suo altrettanto impegnato ragazzo. Il suo ragazzo. Non so se intendo.
    .. al quale, per la cronaca, aveva detto una cazzata facilmente sfatabile: che lui ci era stato assegnato, fuori dal Regno Unito. Non aveva assolutamente pregato ogni sua conoscenza al Ministero di scrivergli una lettera di raccomandazione. Pfft, quando mai.
    E se Arci si era fatto le sue ricerche e aveva scoperto la verità, non aveva detto nulla. Non avevano davvero il tempo per litigare, in ogni caso. Era già tanto se quelle due volte al mese riuscivano a passare più di mezza giornata insieme.

    Poi lo stage era finito. E Aidan aveva fatto il suo glorioso rientro.
    Ma per affrontare la realtà c’era tempo, suvvia. Si sistemò al fianco del Parrish, picchiettando piano contro la sua spalla per segnalare la sua presenza: «non male.»
    Che nel linguaggio di Aidan significava si vede che ti sei impegnato per fare una cosa carina. Alzò un sopracciglio nella direzione generale della folla, allora. «se commento ad alta voce poi mi cacciate?» salvini-ah-no?.gif
    Si concesse un po’ di qualunque cosa fosse nel suo bicchiere, giusto per dare un tono alla serata. Di certo non aveva intenzione di passare più tempo dello stretto necessario da sobrio.
    Ah. «il mio non è ritardo, è essere fashionably late.» Così, prima che qualcuno potesse dirgli qualcosa.
    Maybe you're right,
    maybe this is all that I can be
    But what if it's you, and it wasn't me?







    - si guarda in giro
    - spiccia due parole @ noah
    - beve
    molto utile. è lì per supportare l'host (e giudicarvi), ma mal che vada farà freestyling di una fanfiction tranqui funky


    alcol: 5
     
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    chouko bambi sweeney
    19 y.o. — @cherry on watpad — we love a clueless lesbian
    «haha» letterale. Puntò un indice laccato contro quel blanket sized lesbian, sorriso appena tirato a marcare l’azione.
    «ormai è parte del tuo brand!» Sistemò le ciocche rosa dietro all’orecchio, prima di tornare a stirare col palmo la sua targhetta speciale – un semplice “cherry !! she/her” scritto in stampatello leggibile. Si era premurata di rendere la calligrafia incospicua, limitandosi ad imitare uno degli stili popolari nelle communities online di studio (che lei osservava con enorme ammirazione senza mai utilizzare mezzo dei consigli che leggeva sui blog, nda). Affatto paranoica, la Mizumaki, che aveva passato la settimana precedente all’evento a dare una vera e propria forma a Bambi. Non si era mai dovuta porre il dubbio fino ad allora, d’altronde; nell’alter ego era solita cercare conforto nelle sue giornate no, quando non era pronta a mostrarsi al mondo per i motivi più svariati. Da innocenti imperfezioni della pelle ai più complessi problemi adolescenziali, Bambi era lì per permetterle di uscire a comprarsi un manga con quella che era a tutti gli effetti una maschera.
    Quella, però, era una situazione leggermente diversa.
    Non ricordava come ci fosse arrivata a scrivere fanfiction. Una sua piccola abitudine dai tempi dell’infanzia, quella di appuntarsi piccole storie prima a mente, poi sui palmi delle mani, e infine tra le pagine virtuali di un computer. Scrivere diari le era sempre parso esageratamente intimo – nell’immaginazione, invece, trovava una valvola di sfogo che le permetteva di elaborare ogni situazione pur mantenendo il distacco necessario a non farla sentire a disagio.
    Poi da un giorno all’altro Watpad era diventata la sua seconda casa. E per quanto adorasse il mondo delle fanfiction e la sua piccola comunità nel vasto mondo del web, la paura di cosa potesse comportare mescolare i due mondi – quello di Chouko, la persona in carne ed ossa, e quello di Cherry, la scrittrice anonima – l’aveva attanagliata da tempo immemore.
    Perché… perché sì. Perché aveva paura di sapere cosa ne avrebbero pensato famigliari e amici di ciò che scriveva. Perché parlare e mostrare i frutti di ciò che l’appassionava le portava un enorme senso di vergogna che non riusciva a spiegarsi. Perché, sopra ogni cosa, Cherry aveva abbandonato il suo status di scrittrice silenziosa ed era diventata persona. Una persona con amici, con cotte, con segreti imbarazzanti e problemi e dubbi. Sempre attenta a non dar via la sua identità, aveva trovato in brevi, sporadici post personali ciò che le persone erano solite trovare in un’agenda ben curata e chiusa da un lucchetto.
    Inutile dire che non avesse alcuna intenzione di rendere noto chi si celasse dietro quell’avatar, quindi; eppure.
    «presenti qualcosa?» fece scorrere lo sguardo sui presenti, cercando di non rendere troppo palese la paura che provava in quel momento. Incontrare Starr era nella sua bucket list da fin troppo tempo: aveva liquidato l’invito con un breve ti farò sapere, convinta che all’ultimo minuto l’ansia di deludere le sue aspettative le avrebbe fatto passare la voglia di presentarsi all’evento. Cosa avrebbe fatto, se nonostante le mille precauzioni qualcuno avesse comunque collegato Bambi – Cherry – a Mizumaki Chouko? Inspirò profondamente dalle narici, il medesimo sorriso tirato di poco prima sempre più simile a una smorfia di dolore.

    Perché lei sì, nel dubbio. Asciugò i palmi sudati sui pantaloni, imprecando mentalmente per il gesto più uncool sulla faccia della Terra, quindi fece uno scatto goffo che voleva somigliare a un saluto. «io volevo presentare un estratto della mia nuova fanfiction. Si chiama Summer don’t know me E si raggelò, sguardo inorridito a incontrare quello impassibile di Aidan Gallagher.
    «Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale» anche perché a giulia non andava di editare tutto il testo quindi ve lo prendete così.
    Schiarì la gola nel pugno della mancina, quindi, e con mani tremanti scrollò sul touch screen dell’iPhone:
    «Archibald Leroy, ventidue anni e trecentocinquantacinque giorni, aveva pensato più volte al Momento del Giudizio — la fine dei suoi giorni, lo schioppettamento finale. Vabbè: la morte.

    (...)

    In realtà ci pensava di continuo. Ossessione malsana, che dir si voglia.
    Quando apriva gli occhi al mattino; quando sostituiva valvole difettose per guadagnarsi un sacco di farina e una manciata di sale; quando si lasciava andare contro il sedile del pick up, stanco e affamato e solo; quando lo scoppiettio del fuoco cessava e lui stringeva un AR15 tra le braccia, come un bambino col suo peluche preferito, prima di abbandonarsi al sonno.

    (...)

    L’aveva immaginata in mille modi diversi. Aveva sperato in qualcosa di dolce; nel sonno, o cullato dalla morfina — la mano stretta in quella di Lydia, a cui avrebbe sorriso un’ultima volta. O Jeremy, una carezza partita dal palmo a percorrere le vene del polso e il resto del braccio, le spalle, il collo, fino a toccare la sua guancia; o ad Arabells, le dita ad attorcigliarsi tra i capelli cioccolato, canticchiando le stesse canzoni vecchie che avevano segnato le loro giornate. Suo fratello c’era sempre, in ogni versione; sul ciglio di una porta immaginaria, lo sguardo fisso su di lui, presente, come non lo era mai stato. Nei suoi sogni andava così: una conciliazione dell’ultimo momento, breve e senza troppi fronzoli; lo stesso Arci lo avrebbe fermato dal proseguire oltre le semplici scuse. Impaziente nel perdonarlo, perché il tempo non era mai stato dalla loro parte.
    I suoi incubi gli suggerivano altro. Vedeva vecchie ossa percorrergli il bicipite e graffiare, graffiare, graffiare, fino a strappare pelle e muscoli. Saliva e sangue a depositarsi sui suoi vestiti mentre i denti della creatura affondavano nella carne. In mezzo a praterie bruciate dal sole, dimenticato da tutto e tutti; l’ennesima casualità, e chi teneva più il conto, ormai?

    La realtà somigliava molto a quegli incubi. Che era un po’ triste da ammettere, ma d’altronde questo era il mondo: un incubo. Lo sapeva lui, lo sapevano Lydia e Jeremy e Bells e l’umanità. Se ancora poteva essere considerata tale, certo.

    Comunque. Archibald Leroy stava morendo.
    Senza proiettili, senza un varco in cui potersi lanciare che gli permettesse di correre verso la macchina — e chiudercisi dentro, perché era anche senza benzina: in un momento migliore avrebbe parlato di destino e altre cose che, intrappolato in un angolo con un’orda di cadaveri a battere i denti nella sua direzione come giocattoli difettosi, gli parevano delle gran stronzate —, il massimo che poteva fare era utilizzare la canna del fucile per colpire le bestie in testa e sperare, perché non aveva altra scelta, di non venir divorato vivo. Uno strappo alla carotide e via.
    Strinse le palpebre, pregando silenziosamente un dio in cui non era certo di credere più, affinché il suo corpo martoriato incontrasse la lama di un pugnale prima della carne di un innocente, incapace di abbassare la difesa ma arreso a un destino inevitabile.

    Sentì, piuttosto, l’ormai familiare suono di metallo contro cranio – lo snap nauseabondo delle ossa che si spezzavano come legnetti. Il sangue a colpirgli il volto in spruzzi pollockiani, caldo contro la sua pelle bruciata.
    E ancora; il rantolo disumano di una delle creature interrotto da gorgogli.
    Il peso del cadavere contro la spalla. Si affrettò a spostarlo, non facendo caso ai frammenti umani che si depositarono sulle sue braccia di conseguenza – e spalancò nuovamente gli occhi per spingere il calcio del fucile nel bulbo oculare del mortovivente.
    E, come spesso succedeva in quei casi, lasciò ai muscoli fare il loro lavoro, macchine ben oleate quali erano, e soppresse la coscienza – la voce nella testa a urlargli di ricordare, ricordare, ricordare.»


    elio cit: bello.
    «grazieciao.» e volò verso il buffet, perché quella era abbastanza umiliazione per una settimana intera.
    Call me Nashe, Houdini,
    doing tricks with a saw
    For my next act,
    watch me cut these bitches off





    dice due parole a nicky #fine

    info da sapere:
    - sì la fanfiction esiste veramente
    - non è public knowledge che chouko e bambi siano la stessa persona*
    - cherry è una fic writer popolare quindi i vostri pg potrebbero averne sentito parlare, casomai vi servisse una scusa per attaccare bottone con qualcuno. bambi invece non la conosce mezza anima viva, però su twitter chou usava il suo nome come handle. l'ho usata davvero pochissimo ma again, se serve lei si presta!! potete benissimo fingere di averci parlato acab
    - fine ciao

    (* chou è metamorfo!)
     
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    Shiloh avrebbe voluto dire che si era fatta trascinare lì da Yale, ma tutti sapevano qual era la dura verità: era una pazza unhinged che non resisteva alle tentazioni. Come poteva non partecipare ad un evento del genere, Lei che viveva e respirava fan fiction? Per l’occasione aveva scritto una fan fiction leggermente diversa dal solito, ossia non esclusivamente porno ma anche con contenuti, sperando di essere chiamata sul palco a leggerla. La Abbot ama l’attenzione e deliziare i suoi fans con i suoi lavori, non c’era occasione migliore di fare tutti felici! Certo, poi c’era chi sfruttava il suo genio per umiliare altra gente, ma affinché le si dava abbastanza alcol Shiloh poteva mettere la questione da parte. Un po’ le dispiaceva per Piz, non era mai andato a genio all’Hilton (comprensibile), ma doveva ammettere che la situazione era divertente. La prossima volta anche lei voleva trasformarsi in qualcun altro, magari in Brooklyn Beckham così si poteva fare Nicola Peltz- sì, era stata invitata al matrimonio e stava ancora rodendo un sacco. Invece, per l’occasione aveva optato per un look da milf milionaria/hostess sexy. Il perché era semplice: aveva avuto solo dieci minuti per vestirsi prima di uscire di casa, non c’era stato abbastanza tempo per qualcosa di più elaborato.
    Tagliamo perché il censimento si avvicinava sentivo molto freddo il cielo si oscuri.
    Finalmente, dopo quella che le sembrò un’eternità, chiamarono il suo nome per salire sul palco.
    «Buonasera, sono J-Pitt, e questo è un estratto dalla mia nuova fan fiction.» Salutò tutti i suoi fan e non, notando con un certo piacere che c'era persino qualcuno che riconosceva. «I nomi sono censurati per proteggere gli individui, ma soprattutto proteggono me da una querela.» E se vi dicesse che era stata lei a pave the way per After? Shiloh ne sapeva qualcosa di boybands e denunce, e dieci anni dopo era una persona più saggia e matura.
    «Buonasera, sono J-Pitt, e questo è un estratto dalla mia nuova fan fiction.»
    Ora, fingiamo che l'abbia letta tutta perché non ho i neuroni per scriverla, anche se vi lascerò con dei pezzi chiave che dovrebbero farvi comprendere. Sappiate solo che i protagonisti sono Piz e i suoi compagni di squadra- no, non è una gangbang ma solo amore (cit Shiloh).

    Y/N’s eyes twinkled dangerously, their hand coming to tilt Pizza’s chin up. They smiled, showing a hint of a canine. “Someone should put you in your place, brat.”

    Pizza's heart stuttered, and molten heat pooled low in his belly. “Make me, daddy.”


    Mio dio è terribile.
    Sì, ho copiato e incollato i pezzi da una mia ff trash quindi nemmeno mi credito.
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    - legge la sua bllxima ff su piz + y/n


    Edited by j-pitt - 16/4/2022, 01:01
     
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    Kieran Sargen era lì puramente per l’intrattenimento, e perché in fondo sperava di riuscire a scattare qualche foto con i suoi idoli. Per fortuna aveva deciso di vestirsi da versione tarocca di Veronica di Riverdale, così in quel modo non poteva riconoscerla nessuno in caso di figuracce.
    E a proposito di figuracce: ma quello era un professore di Hogwarts, Eugene Jackson, vestito da personaggio di Bareback Mountain? Cosa, non era quello il titolo originale? Forse Kieran aveva visto quella R18.
    Voleva documentare ogni momento di quel magico evento, ma era troppo occupata a cercare un buon posto per osservare il chaos sul palco. Ma qualcuno stava leggendo una fan fiction su Arci e Aidan? OH MY CHE SCANDALO, perché lei…………certamente non ne aveva mai letta una……..
    Si chiedeva se J-Pitt avrebbe tirato fuori una fan fiction su Piz e i suoi compagni di squadra, quello sì che sarebbe stato bellissimo. Lowkey anche a Kieran sarebbe piaciuto salire sul palco per condividere i suoi scritti molto eruditi, ma la mole di persone in quella stanza la intimidiva un po’.
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    Non fa letteralmente niente se non la cheerleader


    Edited by cookie monster - 16/4/2022, 00:32
     
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    gigio linguini
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    detto tra noi, gigio non si era ancora ripreso.
    stava un pochino meglio, ma solo perché livy e swag avevano capito quanto fosse giù di morale, psicologicamente provato, e gli avevano fatto — piu volte — quella cosa che sapevano fare così bene e che a lui piaceva tanto








    : i muffin.
    (magari anche qualcos'altro ma non entriamo nei dettagli QUI SI PARLA DI DOLORE)
    purtroppo, nemmeno due infornate erano bastate a guarire la ferita inferta al cuore dell'italiano da quell'ultimo weekend di campionato, un lungo tracollo psicofisico cominciato con la vittoria banale e scontata delle merdacce, continuato con la sofferenza™ e concluso in bellezza su uno 0 a 0 triste quanto un piatto di riso bianco scondito «sah, sah, prova» aveva già la voce incrinata (tutta colpa di chouko e della sua fanfiction strappalacrime; a gigio era parso di vedere un luccichio anche negli occhi chiari del prof Jackson, ma attraverso il proprio travestimento non era facile vedere alcunché), e la grossa testa pelosa da Panda - nome leggibile anche sulla targhetta - a nascondergli il viso non faceva altro che renderla più ovattata e soft.
    teneva un bicchiere in mano, il linguini, pieno ormai solo a metà, con una cannuccia per rendere più agevole il rifornimento di succo d'arancia rossa; non era tipo da affondare i suoi dispiaceri nell'alcol, gigio, anche se un giro di rodeo l'aveva già affrontato a caldo la sera stessa del misfatto, insieme a ciruzzo — uniti nel dolore. era anche per lui che il Serpeverde si trovava alla Lanterna Dorata, in piedi dietro un leggío con un costume da panda a nascondere completamente le sue fattezze.
    certo, affrontare il pubblico dopo J-FUCKING-PITT era insieme bellissimo e orribile (semicit), ma ormai era in ballo e intendeva ballare finché le stanche ginocchia milanesi avessero retto «vorrei dedicare un estratto di questa one shot a Ciro da Canosa (new phone, who this): meglio aver amato e perso, che non aver amato mai» gigio linguini era un polentone di origine controllata, settentrionale fino al midollo: odiava le visite non programmate almeno 48 ore prima, doveva avere tutto sotto controllo, arrivare in ritardo era considerata un'eresia e sapeva essere sociale solo a fasi alterne e con chi voleva lui, ma aveva un soft spot per le storie d'amore fluffy + angst — possibilmente with an happy ending, ma non era quello il caso. si schiarí la gola con un colpo di tosse, osservando i fogli stropicciati che si era portato dietro, poi prese un bel respiro e «all'improvviso sono a terra, l'erba umida mi solletica le gambe. guardo il pallone, è un attimo, si insacca nella rete e la rabbia mi esplode dentro tutta insieme, incontenibile. mi fa alzare in piedi, mi sostiene anche se sento le ginocchia cedere; corro e urlo, neanche me ne accorgo. ci sono cinquantamila voci oltre alla mia, non sento nemmeno i miei pensieri. corro e basta, incontro ai miei compagni e loro incontro a me. indico paulo per istinto, perché se non me la passava lui col cazzo che segnavo, e mentre sto ancora gridando fuori tutta la frustrazione che mi si è annidata dentro in queste settimane, paulo mi salta addosso» una breve pausa, sufficiente al Linguini per bere un sorso di succo attraverso la cannuccia. poi, con la voce spezzata ma carica di intensità (?), riprese «lo prendo al volo, lo faccio sempre. è così piccolo e leggero in confronto a me che non mi smuove di un millimetro. l'adrenalina mi pompa nelle vene a ondate di calore e brividi, nel tempo di un secondo sono circondato: qualcuno mi batte le mani sulle spalle, braccia mi stringono, i volti dei miei compagni sono il riflesso speculare del mio. ricambio i loro sguardi, I gesti di affetto, alzo il pugno al cielo rivolgendomi ai tifosi. a quelle cinquantamila persone che inneggiano scandendo il mio nome. poi Dani mi prende dentro con una spallata, giro su me stesso e all'improvviso mi ricordo: paulo è davanti a me, ora, ma presto non lo sarà più. una consapevolezza che quasi mi toglie il fiato, cancella la rabbia e la gioia e l'adrenalina del gol. non penso più nemmeno alla vittoria, alla classifica, ai cinquantamila che cantano il mio nome. prendo il viso di paulo tra le mani e quando chiude gli occhi lo faccio anche io; siamo fronte contro fronte, solo noi, in un campo vuoto e silenzioso» non voglio dire che gigio stia piangendo dentro la testa da Panda, ma è cosi «mi sento indifeso come un bambino mentre lo abbraccio e al peso della sua testa contro la mia spalla sussulto. nascondo il viso contro la sua gola, vorrei essere più forte e guardarlo negli occhi, ma non ci riesco. sento le sue braccia attorno alla mia schiena, non mi ha mai stretto così forte e in quel momento entrambi sappiamo perché. è un addio, e la consapevolezza di questa semplice realtà mi spezza ancora una volta. vorrei dirgli tante cose, cose che già sa e altre che non ho avuto ancora il coraggio di esprimere ad alta voce, ma alla fine dalle labbra con cui gli sfioro il collo mi esce solo un patetico 'non ce la faccio senza di te'. è una verità che posso confessare solo a lui, forse nemmeno a me stesso. sento addosso gli occhi di tutti, le telecamere non perdono un fotogramma: non mi interessa. paulo stringe la mia maglia tra le dita, è solo una frazione di secondo prima di separarci ' 'sí, che ce la fai. devi' mi sussurra all'orecchio, mentre camminiamo, e solo in quel momento mi rendo conto che ho gli occhi umidi e mi copro il viso con una mano, qualcuno si avvicina e mi dà un'altra pacca sulla spalla. il nostro momento è finito, solo una frazione di secondo, ma adesso lo sappiamo entrambi: non finirà mai davvero.»
    al contrario della lettura di gigio linguini, giunta finalmente al termine «mi serve dell'alcol» feel you bro.

    note: si, sta lavorando ad una fix-it in cui il contratto di Dybala viene rinnovato e lui e Dusan possono amarsi in eterno come è giusto che sia, stay tuned ciruzzo.

    angst? in my fan fiction?
    you must be new here,
    of course there is.


    si presenta con un costume da Panda, legge la sua fanfiction, piange, poi immagino vada a bere THAT'S IT
     
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    nicky winston starr
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    «haha! ormai è parte del tuo brand!»
    ovviamente doveva arrivare una ragazza bellissima e notarla mentre Nicky aveva in bocca mezza brioches, e ovviamente - ovviamente - tal ragazza doveva essere la sua internet crush.
    Ignoriamo (dimentichiamo, facciamo damnatio memoriae) del fatto che il primo pensiero di Nicky fosse stato "una tipa stupenda mi sta indicando le tette" e solo dopo avesse collegato, abbassando lo sguardo, a cosa questa alludesse (ovvero la scritta sulla targhettina), ma pensiamo all'intrinseco, enorme, disagio generale e il perchè il cervello della fu tassa andò il tilt:
    1) non aveva mai visto prima Bambi. Quello era il loro primo vero incontro non dietro gli schermi, e Nicky-
    2) -stava facendo la sua ottima prima impressione stando muta, piena di briciole sul viso, e la bocca piena. «!! m» ingoiò, passandosi rapida il dorso della mano sulle labbra per assicurarsi non ci fossero residui vari. «hey! hey! sei»
    3) bellissima ahahah non era davvero unexpected
    ma era unexpected. Non che se l'aspettasse brutta (senza contare che ovviamente l'affetto gliel'avrebbe fatta apparire carina in ogni caso) ma... ma. non era come se l'aspettava.
    «-venuta! E sei-» agitò le mani in aria. Ridacchiò. «-vera. Cioè ovviamente sei vera ma- è strano no? Ma emozionante!» si sistemò gli occhiali finti. «Scusami sono agitata. Ora mi calmo.»
    Nicky avrebbe iperventilato ancora un po', ma si ricordò che era Starr in quel momento, che lei e Bambi - la mitica Bambi autrice di storie indimenticabili che le avevano fatto compagni infinite sere - erano amiche. A Bambi non interessava il suo aspetto esteriore o il suo disagio o che avesse pezzi di brioches sul maglioncino: a lei Starr piaceva così, o non avrebbero passato tutte quelle ore a chiacchierare.
    Preso un grosso respiro, e sorrise. «è bellissimo poterci parlare vis a vis. Al telefono è bello ma-» di nuovo, agitò le mani in aria. Non voleva che sembrasse che non apprezzasse la loro amicizia online, la adorava ed era abbastanza, ma ciò non toglieva il fatto che avesse aspettato un sacco quel momento, che fosse felicissima e terrorizzata insieme. Le puntò un dito contro ridacchiando «sappi che entro fine serata, quando sarà un po' meno così, ti abbraccerò. È una promessa e una minaccia»
    «presenti qualcosa?»
    «pensavo di sì» si mise a giocare con la collana. «ma detto fra noi non... non so ancora se leggere qualcosa di mio, o qualcosa di miei amici» sorrise «magari di tuo! Tu leggerai qualcosa, vero? Scommetto che qua un sacco di gente già ti adora!» vide con la coda dell'occhio Noah Parrish dirigersi verso il "palco", e lanciato uno sguardo ai suoi amici, tornò a osservare Bambi. Avrebbero capito. «ci sediamo vicine?» NO HOMO ERANO SOLO GIRLS BEING GALS SAPEVA FRA LORO NON SAREBBE SUCCESSO NULLA AH AH HA


    «scrivo poesie»
    «oh mio dio scrive poesie» iniziò a scarabocchiare rapida nel quadernino con le ranocchie che aveva portato, alzando gli occhi su Bambi quando questa la guardò. «...prendo appunti. » era scrittrice anche lei, sapeva sarebbe stato un ottimo spunto per future storie.......
    E fra l'altro, la lettura le diede un po' di coraggio a leggere qualcosa anche lei. Grazie (yale) piz.


    «io volevo presentare un estratto della mia nuova fanfiction. Si chiama Summer don’t know me.»
    Il fatto che fosse così dannatamente brava era davvero un turn on. Nick si commosse, pur conoscendo già la storia della ff, e a un certo punto si asciugò anche gli occhi.
    Quando Bambi tornò a sedere, il cuore a mille, se li lanciò istintivamente addosso, abbracciandola (dopo aver già espresso la sua emozione applaudendo e alzandosi in piedi) «BELLISSIMA FANTASTICA STUPENDA SEI DAVVERO- AH!» la strinse ancora un attimo, prima di staccarsi solo leggermente imbarazzata. «scusa, non ti ho chiesto se- potevo... comunque è stato davvero- AH! Bellissimo. È bellissima e attendo davvero così MA COSI tanto il nuovo capitolo! Ti prego pubblicalo in fretta! È una di quelle storie che vorrei davvero avere in cartaceo in camera- e tu sei bravissima! E quella frase- e quel passaggio- oddio mi fai shippare aidan e il leroy gherjghek E- oh stanno continuando scusascusascusa»


    Scattò una foto a Shiloh antisgamo.
    Oh non voleva pubblicarla da nessuna parte, solo averla................. «chissà se mi lascia un autografo»
    E non era così fan delle y/n con uomini ma immaginava elwyn e magicamente era tutto bellissimo «mi manca il suo periodo saffico» commentò a bassa voce a Bambi. Oh adorava sempre la J-Pitt ma c'erano sempre un sacco di peni nelle sue storie



    «è vestito da panda.» oh mio dio. «perchè non ci ho pensato? Potevo venire vestita da rana gigante» cosa? cosa «quanto drama nel fandom del calcio, non lo sapevo» ma bellissimo, troppo bello mio dio aiuto è orribile. «si amano così tanto ;w;» si fece anche la faccina



    E poi.
    Finalmente (in realtà no.) «Starr, è il tuo turno»
    Deglutì. Lanciò un'occhiata disperata a Bambi, cercando supporto, e poi a Meh e Halley che la stavano guardando. Prese un grosso respiro, e andò sul palco.
    «Ehm... salve. Pubblico da qualche anno du Wat?Pad. Vi volevo leggere un piccolo pezzo di qualcosa di mio, ma se avete voglia di chiacchierare a fine serata o seguirmi sui social, sarò molto più che contenta di consigliarvi alcune delle mie ff preferite» si schiarì la voce, e guardò sul cellulare «vi leggerò un pezzo del primo capitolo di "she's like that", una misunderstandings che si concentra su una ship principale, ma con già pubblicati alcuni capitoli bonus con altre ship nello stesso universo... ah, ovviamente i nomi sono casuali» mh mh





    «Oh, s-scusami» Harper sapeva cosa avrebbe dovuto fare: chiudere la porta, coprirsi gli occhi, voltarsi dall'altra parte. L'avevano cresciuta in un certo modo, nella comunità hamish dove aveva passato gran parte della sua vita, le avevano insegnato a non fare niente di sconveniente, a non sostare con lo sguardo su cose che non avrebbe dovuto vedere - che non avrebbero dovuto provocarne un tale calore - a non peccare neanche col pensiero (perchè quelli che stava avendo, di certo, erano pensieri che la sua comunità non avrebbe approvato)... eppure, eccola lì, immobile, gli occhi chiari fissi sulla pelle cioccolato a studiarne ogni centimetro, ogni curva visibile, a farsi trasportare dall'immaginazione di come dovesse essere al tatto, di come dovesse essere fortunato chiunque avesse potuto, al suo posto, posare dolcemente le labbra per sentirla addosso.
    «Non ti preoccupare» Erisha si strinse nelle spalle, avviandosi verso l'armadietto come se non fosse stata praticamente nuda - se non per l'asciugamano tenuto con la mano e così corto da coprire appena il fondoschiena - e Harper non fosse entrata negli spogliatoi senza neanche bussare, trovandola così. Gli occhi ancora fissi sui chilometri di pelle nuda. Si chiese se la schiena della Corvonero fosse liscia come appariva, o come sarebbe rabbrividita la ragazza se le avesse soffiato un bacio dove c'era l'attaccatura dei capelli scuri... «Cosa c'è...?»
    Si riscosse distogliendo lo sguardo, e notando che la corvonero la fissava con un sopracciglio alzato.
    Harper fissò rapida il pavimento.
    "Stupidastupidastupida" si disse, prendendo rapida fra le dita una ciocca di capelli e iniziando a tirarla nervosamente. «Scusa» mormorò piano.
    «Scusa di-... lascia stare» Apparve un'ombra sulla piastrella che la special stava fissando intensamente, seguiti da dei piedi scalzi con le unghie smaltate. E poi una testa, quella di Erisha, ora leggermente chinata per cercare lo sguardo della rossa, i capelli a cadere tutti da un lato. Harper si irrigidì e si sentì arrossire ma diede la colpa al proprio potere. «Posso esserti utile?»
    Era forse la prima volta che erano così vicine, e Harper pensò che fosse anche la prima volta che la vedeva struccata. Era illegalmente bella anche così, il Signore aveva fatto un ottimo lavoro con lei... chissà se anche lui si sarebbe sentito accaldato avendola a quella distanza, se anche lui avrebbe voluto farsi avanti per baciarla e- «Vuoi me?» mormorò Erisha, mordendosi poi il labbro.
    oh gesù l'aveva detto ad alta voce?!
    «C-c-cosa? No, scusa, non ti stavo fissando per- motivi... irrispettosi o-.... non era.... scusa non volevo... non cercavo la tua virtù... o- SCUSA!»
    Erisha si tirò su con un risatina confusa. «La mia... virtù? Scusa, bimba, quella non penso tu possa averla, ormai» Harper non poteva vedersi, ma sentiva di non essere mai arrossita così tanto in vita sua.
    «n-n-non-........»
    «Intendevo dire perchè sei qui» Erisha indicò in giro. «Nello spogliatoio Corvonero. Cercavi me?»
    «Oh. OH!» Giusto. Giusto! Si era distratta, la rossa. Agitò velocemente la testa. E dire che dal tono di voce della Byrne avrebbe detto... vabbè. «No! Scusa! Cercavo... scusa so che la partita è finita da un pezzo ma cercavo mio fratello, non l'ho visto uscire-... volevo fargli una sorpresa...» Erisha attese immobile. Harper si rese conto che non sapeva chi lei fosse, e si sentì ancora più sprofondare. «Sono... Mac.» «Sei Mac» «No! Intendevo- sono la sorella di Mac. Harper»
    L'indiana sorrise. «Ciao Harper. Mi dispiace, credo tuo fratello non sia qui, ma di certo non è andato a limonare duro sotto gli spalti con un certo capitano corvonero pensando entrambi che il resto della squadra fosse troppo stupida per sapere da settimane del loro intrallazzo. Io sono-» «Erisha Byrne» ............... ma perchè l'aveva detto. Ora sembrava una stalker. Erisha sorrise bieca, forse felice di essere riconosciuta; in fondo era una queen bee, era solo giusto la gente sapesse il suo nome. «Scusa. Sei-... giochi con mio fratello... Ha parlato di te» di certo non!! la seguiva sempre con lo sguardo ahahahah!!! Erisha sembrò un attimo delusa, ma forse era stata un'impressione di Harper.
    «Esatto! Piacere. Ti stringerei la mano ma...» guardò in basso. Le sue dita erano l'unica cosa che tenevano su l'asciugamano. Harper avvampò ancora di più all'idea di quello che sarebbe potuto succedere, e per poco non notò il sorriso malandrino che passò sulle labbra di Erisha quando incrociò il suo sguardo. Cioè, se si fosse trovata di fronte a Erisha Byrne nud- «Sai cosa? Tanto mica entrerò nella doccia così. L'educazione è importante»
    E tese la mano ad Harper.
    E l'asciugamano cadde.
    Ed Erysha Byrne era nuda davanti ad Harper Hale.
    Harper aprì la bocca. La richiuse.
    La riaprì.
    «bella collana.»
    Erisha ridacchiò, e spostandosi i capelli oltre le spalle con un gesto sinuoso, chiese con tutta la calma del mondo: «La doccia degli spogliatoi è un po' alta e non ci arrivo. Sarebbe un sacco utile se qualcuno di alto venisse a darmi una mano...»


    (...) vabbè non lo so magari legge altro, ormai ho tutti gli headcanon . Cercatela su wat?pad (cosa). Spoiler di come va avanti : erisha sapeva perfettamente chi è harper ma è Orgogliosa Così. Dopo questa dolce scena nella doccia dove harper entra nella doccia vestita perchè è hamish e rispettosa e tiene gli occhi chiusi ma insapona la schiena di erisha diventano kinda amiche e ci sono tutte ste situazioni un po' ambigue ma non succede mai Niente, Harper pensa Erisha sia solo una brava amica (e poi le dirà qualcuno (?) che eri sia un po' puttana e faccia così con tutte (???)), e tanto ha i complessi perchè è più giovane di lei, e lei è stata cresciuta pensando essere gay sia il Male, vabbè finisce ovviamente a lieto fine. Fra le altre ship mac/mort, jodey, willow/hazel, gides (mac e joey limonano solo per il drama della mac/mort e della jodey). la storia gira attorno alla squadra corvonero e oh mio dio perchè sono così invested.

    why have sex when there are hundreds of books about ghosts???
    paranormal activity > sexual activity





    - parla a chouko/bambi (vicino a cui si siede)
    - commenta tutte le ff lette finora !!
    - legge un pezzo di una sua ff (l'ultimo pezzo, se volete solo quella inizia con "«Oh, s-scusami»"
     
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17 replies since 1/4/2022, 15:24   707 views
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