[interrogation] jd - act two

interrogato: blaise han

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    «è passato un anno»
    Jack Daniels fu abbastanza professionale da non reagire con il sopracciglio arcuato all’affermazione del Ministro. Rimase impassibile, attendendo silente che dicesse qualcosa che non sapesse - e non dico gli interessasse perché nulla di quella questione lo faceva.
    A lui – come Capo del consiglio, come persona, come Hyde, come entità - non poteva strafottere un cazzo di meno dei due ribelli scoperti l’anno prima. Se avessero seguito i suoi suggerimenti, la loro identità sarebbe rimasta segreta, le testate giornalistiche non ne avrebbero saputo nulla, ed il Ministero avrebbe potuto continuare ad indagare privatamente senza che i civili ne sapessero mai alcunchè. Anzi, senza occhi esterni, avrebbero potuto permettersi mezzi più efficaci per venire allo scoperto.
    Ma no. Ovviamente, no. Kimiko Oshiro voleva una punizione pubblica e giusta, voleva essere il sistema trasparente che loro non potevano permettersi d’essere, informando il pubblico a casa dei pericoli presenti fra loro, e di come i buon Pavor avrebbero tenuto la situazione sotto controllo, proteggendoli dai ribelli cattivi.
    Immaginava che in parte, avesse funzionato. In un anno, nessuno aveva più avuto notizie né di JD né di North, il che implicava, almeno pubblicamente, che avessero fatto il loro lavoro, tutelando la sicurezza della popolazione magica inglese. Non avevano mai annunciato di averli catturati (perché non l’avevano fatto) e non c’era stato alcun castigo esemplare (di chi) ma la memoria delle persone era qualcosa di fragile e vulnerabile, distratto da scandali e da modernizzazioni delle infrastrutture piuttosto che sul ricordarsi la faccia di due mediocri persone qualunque di cui il Ministero sicuramente s’era già occupato.
    «la lanterna dorata...» Il locale che nell’anno avevano monitorato, sprecando risorse che avrebbero potuto usare in maniera più efficiente, solamente perché il Ministro aveva un osso da mordere con due teppisti? Ancora, non le diede alcun responso visivo alla sua sentenza lasciata a metà; se pensava che il Daniels l’avrebbe completata, doveva averlo scambiato per qualche altro referente di settore – tipo l’inutile testa di cazzo che avevano piazzato a capo dell’esercito solo perché papà e nonno avevano fatto bene i compiti a casa. La Oshiro, colta in uno dei rarissimi momenti in cui si degnava di parlare in presenza senza delegare alla Coke, puntellò la lingua contro il palato. «è il momento di fare un’ispezione ufficiale sul campo» Non ebbe bisogno di aggiungere altro – Hyde aveva capito, cosa intendesse.
    Solo, perchè dirlo a lui. Era una faccenda da Pavor. Doveva discuterne con Anjelika Queen, non con Jack Daniels. Lui poteva solo dare la sua opinione su come determinate opzioni si potessero riflettere sul mondo magico – estero, interno, civile – e, visto che era stato ignorato, il suo lavoro era fatto. «ma prima -» gli offrì un fascicolo sigillato. Un fascicolo che conosceva per sentito nominare, ma sul quale non aveva messo mano perché non gli importava, perché lo trovava superfluo, e perché pensava che oltre ad essere un grande spreco di tempo ed opportunità, non servisse ad un cazzo. Non vedeva perché dargli più importanza di quanta ne avessero. Probabilmente, se la Ribellione aveva il minimo di intelligenza che la Oshiro sembrava intenzionata a dargli, li avevano già uccisi e fatti a pezzi così che non potessero risalire a loro. Soprattutto … se avevano trovato qualcuno lasciato indietro, era perché non sapessero nulla di utile.
    Altrimenti potevano anche eliminare l’intero piano riservato ai Pavor, perché non avevano bisogno di così tanto spazio e stipendi per combattere i traditori: un sottoscala, e si peccava di generosità. Forse potevano perfino darlo come compitino ai decerebrati che frequentavano Hogwarts.
    «io?»
    Lui.
    E non le disse quanto idiota fosse, che a interrogare due abbelinati avessero mandato capo stratega e capo del consiglio, dando a quella questione una rilevanza che non si meritava, e che l’avrebbe resa solo più gloriosa agli occhi di chi l’avesse scoperto: la reputazione della Oshiro, non era affar suo. Se il prossimo – perché ce ne sarebbe stato un altro; ce n’era sempre stato un altro – ministro della magia, destituendola, avesse scelto di sacrificare i suoi cavalli per sostituirli con più fidati propri, sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe preso il comando ed instaurato la sua dittatura distopica. Preferiva rimanere nell’ombra e lasciare che fossero altri a metterci la faccia? Sì, ma a quale prezzo.
    Chissà. Magari poteva proporre un affare al Black, e potevano fare il golpe.
    «certamente. Ministro» si congedò con un cenno del capo.

    Attese che facessero entrare Blaise Han senza muovere un muscolo. Sedeva al tavolo dell’interrogatorio con la nuca alla porta, e non si volse quando lo sentì entrare – né quando le porte si chiusero alle sue spalle. «si sieda pure» invitò, un cenno della mano alla sedia libera di fronte a sé. «dopo un anno di silenzio, si chiederà perché l’abbiamo chiamata al Ministero proprio ora» o forse no; in entrambi i casi, il capo del consiglio lasciò che fosse la mente del ragazzo a completare da sé quel perchè, senza offrire spunti – sinceri o meno. L’immaginazione era il miglior alleato del terrore. «”jae dae kim”, le dice qualcosa?» tamburellò le dita sul tavolo, osservandolo con palpebre pesanti. «prima di iniziare quella che sono certo sarà una chiacchierata amichevole e collaborativa, sarebbe cortese da parte sua dire ad alta voce le sue generalità, e confermare che si trovi qui di sua spontanea volontà» Se fosse stato il tipo di persona da ridere, forse l’avrebbe fatto.


    jack
    daniels


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    cito babbi di ignoranza dallo scorso interrogatorio, ciauz grazie ♥ se non ha senso scusa sono provata ma LET THE GAME BEGINS VIECCE BLAISE VIECCE

    CITAZIONE (b l a c k w o l f @ 7/3/2022, 23:00) 
    - ON:
    -- Verrete contattati da una lettera firmata da Anjelika Queen, capo del dipartimento dei Pavor, che vi indicherà l'orario in cui presentarvi al Ministero.
    -- Non ci si può sottrarre agli interrogatori: tutti i Maghi e gli Special chiamati a farne sono obbligati a parteciparvi. Chiunque non si presenterà, verrà considerato al pari di un Traditore, e subirà gravi ripercussioni.
    -- Se gli Antepavor dovessero avere sospetti o forti elementi di prova nei confronti dell’interrogato, possono sospendere l’interrogatorio, informarlo dei suoi (non) diritti e, in assenza di confessione o collaborazione, richiedono l’intervento dei Torturatori.

    - OFF:
    -- Gli interrogatori hanno durata variabile in base alle informazioni e all’utilità del PG. Tuttavia, ogni player ha 48 ore di tempo per rispondere e un limite massimo di 500 parole per favorire la velocità e l’efficienza della role.
    -- Qualora, in seguito all'interrogatorio, fosse reputato necessario l’intervento dei torturatori, è possibile accordarsi con il player del Ministeriale per apporre – o meno – veti alle torture (es. mutilazioni, spargimento di sangue, etc.). L’intento degli interrogatori è quello di stimolare la trama, non di devastare player e PG, deve essere un’esperienza positiva per tutti (per i PG un po’ meno, ma questi sono dettagli).
    -- Il livello di dolore inflitto e la resistenza allo stesso vengono sorteggiati con i dadi da 1 a 6 (es. Aaron vuole spezzare un dito a Holden ed esce 3, Holden ha come soglia di dolore 4: non gli spezza il dito ma comunque fa molto male).
    -- Ricordo che i ribelli sono tutti sotto Incanto Fidelio, e che rivelare informazioni porterà alla loro morte. Cosa non possono dire? Nomi e cognomi di altri membri della Resistenza; attuale posizione del Quartier Generale; eventuali, se conosciute, esatte posizioni dei Rifugi sparsi per Londra; eventuali, se conosciuti, progetti e piani d'azione.

    Qui il regolamento completo degli interrogatori!
    Per dubbi, angosce, perplessità, chiedete pure.


    Edited by #epicWin - 28/7/2022, 03:33
     
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    E vabbè.
    Si era stretto nelle spalle, espressione impassibile. E vabbè, si era ripetuto. Doveva succedere.
    Aveva piegato la pergamena fino a trarne un quadrato abbastanza piccolo da poter essere nascosto nel palmo; se l’era messa in tasca, dove nessuno avrebbe potuto accidentalmente trovarla, e aveva buttato il sigillo del Ministero della Magia nel secchio sotto al bancone della cucina.
    Poi aveva chiuso la porta dell’appartamento alle sue spalle, passi svelti a raggiungere la macchina. Neanche venti metri, che già era piegato in due a vomitare contro l’asfalto – una mano a reggere lo sportello, l’altra a graffiare la pelle esposta del ginocchio.
    E vabbè un cazzo.
    Tutto sommato una reazione pacata, da parte sua. Aveva persino trovato la forza di riprendere la strada verso lo studio, e la giornata era stata produttiva. Piuttosto che pensare alla convocazione ufficiale nella tasca dei suoi fottuti jeans, dopotutto, sarebbe stato in grado di riscrivere l’intera colonna sonora della saga di Twilight.
    A casa aveva vomitato di nuovo.
    Anche la notte, in realtà. La voglia di aprire il cassetto del comodino e occupare le mani tremanti con la creazione del blunt più storto della storia era stata soppressa unicamente dagli incubi ad occhi aperti che il solo pensiero gli suscitava – ministeriali ingessati che puntavano dita lunghe e affilate come artigli contro di lui. Come potremmo mai fidarci di una persona che non si degna di arrivare lucida al colloquio, avrebbe detto uno. E poi quel blunt era così fottutamente brutto che merita la decapitazione istantanea, avrebbe detto l’altro.
    A dirla tutta, aveva sputato bile nel lavandino anche la mattina, esausto e terrorizzato e fuori di sé.
    Non c’era bisogno che venisse esplicitato nella lettera, dopotutto. Ancora riceveva l’occasionale messaggio preoccupato – l’ancora più raro sguardo al limite del disgustato da parte delle poche connessioni con il Mondo Magico che gli rimanevano. Sei anche tu, sai – come lui? Blaise, puntualmente, doveva sopprimere la risata che minacciava ogni volta di esplodere. Perché c’era qualcosa di fondamentalmente esilarante nell’idea che Blaise, nell’eventualità in cui fosse effettivamente stato dalla parte dei terroristi, lo ammettesse apertamente al primo di passaggio. Una cosa del tutto normale da fare, che di certo non lo avrebbe fatto finire alla gogna pubblica prima ancora di finire di pronunciare un .
    Come se poi contasse davvero qualcosa, da che parte del coltello scegliesse di stare. Sempre lì era finito: scortato come un condannato tra porte imponenti.
    Blaise strinse le labbra in una linea tesa, lasciando ai polpastrelli il tempo di tastare il materiale della sedia prima di stringere il palmo attorno all’estremità dello schienale – breve attimo d’esitazione, perché dal momento in cui i suoi occhi erano caduti sulla figura del fottutissimo capo consigliere del Ministero della Magia oh mio Dio stava per morire la stanza aveva preso a girare vorticosamente. E lui aveva bisogno di un momento.
    Dio.
    Aveva bisogno di qualche secondo.
    Schiarì la gola, tirò indietro la sedia, si sedette piano. Inspirò dalle narici, e annuì; un gesto impacciato del capo che trapelò, indubbiamente, il nervosismo che gli stava facendo ribollire il sangue. Sperava solo di non vomitare anche contro la faccia del Daniels.
    «Blaise.» e schiarì di nuovo la gola per radicarsi a terra nuovamente.
    A quel punto aggiunse un «Han» a voce strozzata – si limitò a ripetere il suo nome completo, stavolta con più decisione, lo sguardo incerto a incontrare quello del capo consigliere.
    «Nato il 15 ottobre 1999.» Chiuse e aprì il pugno della mancina, fronte corrugata. «A Perth, Australia.» Era tutto? Era tutto.
    «Sì, sono qui di mia spontanea volontà. E sì, io e Kim ci siamo frequentati.» Al passato; e non era manco troppo una bugia, la sua. Si era probabilmente convinto di essere una persona migliore di quella che sapeva di essere in quel momento, perché nonostante le mille rassicurazioni, la mera vicinanza di JD gli provocava una sorta di sconforto che per mesi aveva provato disperatamente a ignorare. Non aveva funzionato.
    Cercò di mantenere un tono di voce al limite del pacato, quindi: «per circa un anno e mezzo. È per questo che sono qui?»


    blaise
    han


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    you've heard of nonsensical, get ready for qualunque cosa sia ciò!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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    Non pensava sarebbe mai successo, ma in quel momento – un pomeriggio qualsiasi, di un Luglio qualsiasi, di una linea temporale che non gli apparteneva – il biondo ringraziò di conoscere Chelsey e Jekyll, perché solo loro, e combinati, potevano averlo preparato al non reagire quando Blaise Han gli domandò se fosse per quello che fosse stato convocato.
    Battè le palpebre lentamente, osservando le proprie dita poggiate distrattamente sul tavolino in metallo, ricordandosi non fosse professionale far notare che non avesse una tovaglia da pic nic sotto braccio e volesse fargli una sorpresa. «dipende» replicò, dopo istanti di silenzio che lasciò pesare, conscio di quanto le pause, talvolta, avessero lo stesso potere delle parole. Di più, forse. Alzò gli occhi sul ragazzo nato in Australia nel dicembre del 1999, osservandolo con curiosità. Un interesse malsano, tutto Hyde e tutto ciò che l’aveva reso idoneo ad occupare quella poltrona, e non perché si fosse riscoperto amante della crociata portata avanti dalla Oshiro – no. Voleva solo vederlo a disagio. Voleva sapere per quale altro motivo pensava potessero chiedere udienza al Ministero. Distolse l’attenzione dall’Han per portarla sul proprio orologio da polso. «abbiamo tempo per scoprirlo. Spero non abbia altri appuntamenti in programma per la giornata» forzò le labbra in un sorriso, conscio che non fosse piacevole e che non potessero dichiaratamente ammettere non lo fosse. Era così la politica, no? Le parole sbagliate, sulle bocche giuste e con il tono giusto. Quello, era anche un modo per informarlo che la chiacchierata avrebbe potuto dilungarsi.
    Dipendeva da lui.
    «australia… si è trasferito qui con la sua famiglia?» domandò, cortese ed impassibile, quasi annoiato dalla parte del comprensivo capo del consiglio - quasi. «mamma… papà… fratelli….?» chiese, sempre in tono basso e morbido, sollevando spenti occhi cerulei su Blaise. Attese qualche istante, spostando attenzione e sguardo sul muro alle spalle del ragazzo. Prese il proprio tempo per sistemare i risvolti della camicia, appiattire pieghe invisibili sulla giacca. «un anno e mezzo di frequentazione… e non ha mai sospettato nulla?» Poggiò i gomiti sul tavolo, intrecciando le dita fra loro. Non gli interessava che tipo di relazione avessero; quella era roba da fanfiction. «non ha mai visto contusioni sospette, fasciature fresche, un po’ troppo di frequente…?» si chinò leggermente in avanti, il mento poggiato sul dorso delle mani, la lingua a schioccare sul palato. Lo studiò a palpebre socchiuse, ed infine, ci tenne – con tono piatto e monocorde – a sottolineare l’ovvio: «è un periodo molto lungo per non dirsi addio»


    jack
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    Edited by #epicWin - 30/7/2022, 02:37
     
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    Il suo sguardo scivolò a terra, spinto dalla necessità di evitare gli occhi ghiacciati di Jack Daniels, in un modo che avrebbe potuto urlare colpevole. Di cosa, non ne era troppo certo manco lui. Dopotutto ci aveva ragionato; si era fatto una lista mentale di ogni piccola azione negativa che aveva commesso da un anno a quella parte. Mi sono mantenuto in contatto sporadico con un ribelle ricercato supponeva pesasse più di ho accompagnato mia madre in chiesa la domenica con le palpebre appesantite e i capillari rossi e gonfi. Nel grande schema delle cose.
    Dipende. Premette la lingua contro il palato, e si ripeté, a mantra, che di fronte a lui c’era un essere umano. Difficile ricordarlo, così vicino a lui – abbastanza certo che il capo consigliere non avesse fatto un solo movimento di troppo in quel lasso di tempo. Calcolato e preciso come una macchina. Non per la prima volta, si chiese se fosse in grado di leggergli nella mente; si sistemò sulla sedia, a disagio, prima di congiungere le mani di fronte a sé. Rigirò i palmi appiccicosi di sudore, e giocherellò con gli anelli che decoravano le dita.
    Avrebbe forse mostrato un sorriso mellifluo al Daniels, fosse stato meno un fascio di nervi. La strafottenza non era mai stato un suo punto forte; si era ribellato, Blaise, ma contro se stesso. Di fronte a uno sguardo autorevole, le sue certezze crollavano inesorabilmente, e non c’era carisma che lo salvasse.
    Prese un altro lungo respiro. «mio padre ha sempre viaggiato molto per lavoro; noi – io, mia madre, e mio fratello maggiore – lo abbiamo seguito finché non è diventato troppo, e mia madre ha ritenuto fosse importante darci una dimora fissa.»
    Grattò con l’unghia lungo l’indice, sforzandosi a incontrare di nuovo, per brevi attimi, lo sguardo del Daniels con quella che sperava essere un’espressione impassibile, piuttosto che quella di cervo con i fari puntati addosso. Ritenne fosse necessaria una breve precisazione: «mio padre – la famiglia di mio padre, in realtà, è babbana. È un medico.»
    Casomai il capo consigliere decidesse che tutti quegli spostamenti fossero sospetti, certo. Si diede una pacca mentale sulla spalla: aveva avuto il primo pensiero lucido della giornata. Gioia e allegria.
    «ho anche una sorella minore, nata quando ci siamo stanziati definitivamente a Manchester. I miei genitori si sono lasciati qualche anno dopo.»
    Masticò aria per qualche secondo, poi chiuse la mandibola con un click, silenzio teso a riempire la stanza. Stava parlando troppo? Troppo poco?
    Tamburellò contro la superficie del tavolo, battendo le palpebre; si chiese, brevemente, quanto fosse fottuto. Tanto, suppose. Non era colpa sua se nella sua eccellente educazione nessuno gli avesse spiegato la giusta etiquette per quando vieni interrogato dai piani alti del Ministero in seguito a un attentato che ha coinvolto un tuo amico.
    La convinzione che Jack Daniels fosse in grado di leggere i suoi pensieri e fiutare le sue paure e colpe come uno squalo lo colpirono nuovamente quando lo sentì pronunciare quella che era stata, negli ultimi mesi, la domanda che si era posto ogni notte prima di coricarsi – sprezzante come sapeva essere solo con se stesso, i polpastrelli a premere contro le tempie. «un anno e mezzo di frequentazione… e non ha mai sospettato nulla?»
    Blaise deglutì. Strinse violentemente i denti attorno al labbro inferiore, concedendosi qualche secondo prima di degnarlo di una risposta.
    La scelta implicita che Jack gli stava mettendo davanti, in un piatto d’argento, era semplice: proteggi JD, o proteggi ogni altra persona nella tua vita.
    Si ritrovò nuovamente ad annuire, scattoso e imbarazzato. «quando ho ricevuto il mio diploma, ho scelto di intraprendere un percorso lontano dal Mondo Magico.» ritirò i palmi sotto al tavolo, trascinandoli contro i jeans. «credo di aver… parzialmente rimosso la necessità di dovermi preoccupare di questioni simili.»
    Che era, forse, stupido da ammettere. In sua discolpa, il college aveva portato una costellazione di problemi più urgenti nella sua vita che avevano occupato la sua mente. Non che gli fosse mai fregato un quarto di minchia del governo magico e la politica; questo, forse saggiamente, lo omise.
    «io e JD – Jae Dae Kim. Io e Jae Dae ci siamo conosciuti all’infuori del contesto magico. Ho capito solo in un secondo momento che fosse come me. Non babbano.» il termine risultava ormai poco familiare, sulla sua lingua. Fino all’anno prima, dopotutto, la realtà babbana era divenuta quella di tutti i giorni, per lui. La normalità.
    «la nostra amicizia è sempre stata così. Non… non credo sia corretto definirla superficiale
    Avevano passato decisamente troppe notti a fissare il vuoto sul suo vecchio divano per definirla tale – una canna in una mano e una birra nell’altra, Blaise a condividere Il Trauma Del Giorno e JD ad accarezzargli i capelli in un silenzio che, alla luce di tutto ciò che era uscito fuori, sarebbe dovuto risultare sospetto.
    Scosse appena la testa, come a scacciare il ricordo. «ma mi ha sempre fatto capire che non gli piacesse raccontarsi. Mai stato il genere di persona in grado di condividere cose del proprio passato, e non scendeva nei dettagli di quello che faceva del suo presente.» Blaise, il cantastorie della situazione, macinava romanzi drammatici per entrambi, dopotutto.
    «credo di aver avuto un piccolo sospetto che qualcosa non andasse, a un certo punto. Gli chiesi… informazioni. Era suo solito sparire per un po’, a volte, ma – ripeto, la cosa non mi tangeva perché non era strano, per noi. Ci vedevamo quando potevamo. Non era poi così assurdo che avesse le sue cose da fare; anche io spesso mi chiudo nel lavoro e scompaio dalla circolazione per un po’.»
    Casomai fosse servito, era abbastanza certo che in una delle tasche ci fossero ancora scontrini della farmacia – una lista tragicomica di prescrizioni ad adornare i foglietti bianchi. Non se li era portati dietro appositamente; erano semplicemente incollati a ogni indumento che indossava, ogni superficie che le sue mani sfioravano. Una volta un lavaggio particolarmente disastroso aveva trasferito parte dell’inchiostro dello scontrino sui suoi jeans, e Blaise aveva riso così tanto da sbattere la testa contro la lavatrice. Era andato in giro con un clonazepam stampato sulla tasca e lo aveva ritenuto sinceramente esilarante per tutto il tempo. Bestiame marcato di noialtri.
    «mi disse che il suo lavoro era pericoloso. Che a volte preferiva non dire niente a nessuno, perché non voleva trascinare le persone nelle sue… situazioni. Non mi sono fatto troppe domande. Non sembrava intenzionato a condividere altro. Non conoscevo i possibili rischi della sua carriera, ma era un investigatore privato. Era sempre stato chiaro, quantomeno, sul tipo di clientela che era solita rivolgersi a lui. A volte aveva a che fare con persone poco raccomandabili.»
    Tastò i denti con la lingua. Solo allora si chiese se JD non gli avesse raccontato una manciata di cazzate, giusto per coprirsi le spalle qualora Blaise avesse tentato di denunciarlo come sospetto ribelle.
    Poco importava. «La sua risposta era stata vaga, ma al tempo l’avevo ritenuta soddisfacente. Il dubbio che potesse essere–» riempì i polmoni d’aria, poi la rilasciò in un sospiro stanco.
    «credo – credo semplicemente che il pensiero non mi abbia sfiorato minimamente perché era troppo assurdo.»
    Ci ragionò un attimo. Poi aggiunse, in un mormorio basso, «era troppo lontano da qualunque cosa rappresentassi.»


    blaise
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    «credo – credo semplicemente che il pensiero non mi abbia sfiorato minimamente perché era troppo assurdo.» Subito, non replicò. Si prese qualche secondo per osservarlo, per valutarlo, esaminandolo con sguardo vacuo ed una linea severa delle labbra. Avrebbe potuto tornare sul discorso famiglia, sottolineare quanto un lignaggio come il suo fosse sacrificabile, quanto se non avesse ritenuto le sue risposte soddisfacenti, avrebbero potuto ucciderli e sotterrare la questione così da non creare ulteriori scandali. Avrebbero potuto tenerli in ostaggio, usando il figlio di mezzo come strumento per chiudere la questione del Kim una volta per tutte, ma tutto quello l’aveva già lasciato intendere, e Jack Daniels non era il tipo di persona da evidenziare una minaccia quando già l’aveva tenuta a fior di labbra per tutti da vedere.
    Il suo discorso aveva senso. Era una linea logica e regolare. Il Ministero era più ossessionato dalla Resistenza di quanto non fosse un cittadino comune, com’era giusto fosse. Erano un tipo di criminalità politica, uno scherzo da raccontarsi davanti ad un falò, mostri sotto il letto che raramente prendevano forma. La loro intera esistenza dipendeva da quello, ed era un gioco che Pavor e affini avevano concesso ed alimentato, perché nessuno voleva che le persone si facessero troppe domande. Blaise Han era l’esempio perfetto di un sistema che funzionava. Quello era il lavoro di Jack Daniels. Un Blaise Han avrebbe dovuto sentirsi abbastanza a suo agio da andare a cercare conforto e sicurezza da loro, anziché aspettare che fossero loro a cercare lui. Lì stava, secondo il Daniels, il problema in cui era inceppato il Ministero, incapace di equilibrare la giusta dose di paura e rispetto. «è quello che fanno, sa» incalzò piano, accorto, misurando parole e respiri. «usano persone comuni come lei per crearsi un alibi ed una storia di cui non vogliono facciate parte, senza preoccuparsi delle conseguenze.» indicò la stanza nella quale entrambi sedevano, arcuando allusivo le sopracciglia. «potrebbe dire la cosa sbagliata in qualunque momento. Un commento potrebbe uscirle distorto, e tanto basterebbe per accusarla di complicità, e trattenerla nella sala adiacente» quella delle torture, per intenderci. Alzò una mano a palmo aperto verso l’altro, scrollando appena una spalla: non era lui a fare le regole, e mentire sarebbe stato poco producente. Immaginava che Blaise sapesse, fosse una concreta possibilità. «forse, in parte, a JD dispiacerebbe saperla qui per colpa sua» utilizzò il soprannome con giusta causa, aiutando l’Han a conciliare JD con la stessa persona di cui il Daniels stava dipingendo un ritratto meno piacente, ma più reale. «ma non sarebbe abbastanza. Lei morirebbe qui, da solo, per l’irresponsabilità di qualcun altro, e JD continuerebbe a vivere un altro giorno, mettendo in pericolo altri che, come lei, non avevano messo in conto di essere usati e gettati. Non starò qui a dirle che la situazione della sua… frequentazione, sia stata fatta di proposito, ma a rigor di logica, non posso che domandarmi come possa non essere così.» Battè le palpebre, puntando gli occhi chiari in quelli del suo interlocutore. «mi dispiace sia stato questo il caso; se può servirle, non penso abbia alcuna colpa in merito. Penso il Kim abbia approfittato del suo distacco dal mondo magico per evitare l’intersecarsi di più questioni. Non posso chiederle scusa a nome del Ministero per non aver protetto al meglio i suoi interessi perché questo nello specifico, resta un compito che lasciamo al singolo – non possiamo controllare di chi o meno possiate fidarvi, ma solo fare del nostro meglio per restringere il campo di quelli di cui non possiate farlo – ma posso offrirci, a lei ed a noi, un’altra possibilità»
    «stiamo dando spazio ai giovani in molti settori della nostra sede. Potremmo valutare un piano carriera che si sposi bene con i suoi impegni da collegiale – frequenta il college, giusto? Offriamo un buono stipendio. E la trovo un’ottima opportunità per ripulire il suo nome, ed aprire la strada all’inclusione del resto della sua famiglia. Sarebbe davvero un peccato se per colpa di un ragazzino annoiato qualsiasi che un giorno ha scelto di entrare nella sua vita, ci rimettesse una bambina» Di nuovo, soffiata fra i denti ed equilibrata al giusto modo, premendo sul raziocinio piuttosto che la passione bruta e non focalizzata su cui facevano da perno gli ideali dei Traditori.
    «le chiedo solo di venirmi incontro: il Kim le ha mai parlato di posti in cui avrebbe voluto viaggiare? Con lei, magari. Dipingendo quadri che sapeva non avrebbero mai visto la luce» picchiettò il dito sulla scrivania. «se mai ha cercato di contattarla, ricordi l’ha fatto solamente per assicurarsi la sua lealtà, continuando un gioco iniziato un anno e mezzo fa. Sia meglio di così»


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    nessuno ha mai sentito hyde parlare così tanto. è proprio entrato on character. #JACKDANIELS4PRESIDENT


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    Mantenne gli occhi fermi sul tavolo graffiato, le spalle dolorosamente tese.
    In un certo senso, lo preferiva così: dritto al punto, nessuna maschera gioviale in volto, nessuna falsa speranza. La vedeva come una generosità. Il capo consigliere aveva la vita di Blaise in mano, ma giocava a carte scoperte. Non riusciva a provare neanche l’odio viscerale che, era certo, avrebbe dovuto scorrergli nelle vene nel sentirlo parlare con così tanta leggerezza della possibilità che qualcosa potesse succedere a una ragazzina di neanche quindici anni. Forse perché condizionato da anni di abusi da parte delle istituzioni, o forse perché riteneva ci fossero cose peggiori, al mondo, di un uomo che svolgeva il suo onesto lavoro per un sistema corrotto.
    Portò nuovamente le mani nel campo visivo dell’altro, e premette le unghie contro il legno della superficie. «dopo quanto successo sparì per diversi mesi. Rimasi convinto del fatto che fosse morto, o che avesse lasciato l’Inghilterra una volta per tutte.»
    Schioccò la lingua contro il palato, facendo saettare le iridi scure da un lato all’altro. Si chiese brevemente se enfatizzare il proprio disprezzo avrebbe fatto dubitare al Daniels della sua sincerità, ma ci provò lo stesso: «non mi domandai perché non mi avesse provato a contattare. Non era così difficile credere che mi avesse usato per coprirsi le spalle; litigammo per motivi simili, prima dell’attentato. Il nostro rapporto era sulla via del deterioramento da un pezzo. Mi parve chiaro, allora, che per lui avevo ormai svolto il mio ruolo, e non gli ero più utile. Si era allontanato in modo… drastico.»
    Prese l’ennesimo lungo respiro, e non osò alzare gli occhi per incontrare quelli del capo consigliere. Sapeva quanto il suo linguaggio corporeo non aiutasse, in quella situazione, ma l’imbarazzo di poco prima non era ancora scemato. Pesava sulle sue palpebre e bruciava la sua pelle.
    «ma mi sbagliavo. Un giorno ricevetti un messaggio privato da parte di un profilo anonimo. Non lo disse direttamente, ma capii subito che fosse lui. Non ricordo molto, di quella conversazione. Ero scioccato.» mordicchiò il labbro inferiore, lasciando riposare gli occhi per qualche secondo prima di riaprirli. «Stava pensando di scappare, ma era ancora qui. Sotto falsa identità. Credo volesse spingermi a seguirlo – ha menzionato il Sud Corea, ma non penso ci sia mai andato davvero. Non penso si sia mosso in generale, a dirla tutta.»
    Depistarli sarebbe stato stupido, d’altronde. A che scopo? Lo avrebbero scoperto subito. Blaise stava già rischiando tutto in quel momento. Non desiderava dover riprendere la conversazione a distanza di qualche settimana. Non era certo di essere in grado di entrare nuovamente nel Ministero dopo quell’avventura senza morire d’infarto all’istante; quindi, insomma.
    E a proposito di ciò: provò a rilassare il volto in un sorriso educato, ma il massimo che riuscì ad ottenere fu uno scatto dei lati della bocca – breve e intenso, perché pochi attimi dopo era già sparito. «la ringrazio della proposta, ma temo non faccia per me. In futuro potete aspettarvi piena collaborazione da parte mia, però.»
    Corrugò la fronte, a quel punto. «mi rendo conto di quanto io abbia gestito male la situazione finora. Avrei potuto denunciarlo mesi fa, ma ho temuto le conseguenze.» Un’altra mezza verità: «lui sa cosa cercare, per trovare tutte le informazioni che gli servono. È stato lui a trovarmi quando–»
    Rilasciò un sospiro tremante, e non pensò ai laboratori. «ha trovato persone del mio passato. Sapeva dove vivessi, dove vivesse la mia intera famiglia. Avevo spesso incubi su come avrebbe potuto reagire, sapendo che lo avevo tradito.»
    Una confessione problematica, ma se ne rese conto troppo tardi. Strinse la mascella, e sperò, forse inutilmente, che le ripercussioni sarebbero cadute solo sulla sua testa.


    blaise
    han


    22 -- bad liar with a savior complex

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon


    Edited by waste - 1/8/2022, 15:41
     
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    Non era sicuro che Blaise Han fosse conscio in cosa si fosse, volontariamente, incastrato, ma di una cosa era certo: ad Hyde non poteva fottere un cazzo di meno, ed avrebbe continuato a dormire sonni tranquilli. Che fosse stato onesto o non lo fosse stato, non aveva importanza.
    Non in quel momento.
    Tacque un minuto, due, forse addirittura tre, lasciando sedimentare quanto detto dal ragazzo fra loro – lasciando che si innervosisse, che le mani si torturassero più rapidamente, che si domandasse dove posare lo sguardo, e quanto velocemente dovesse deglutire per reprimere la bila in bocca.
    Aveva paura che JD lo trovasse; che trovasse la sua famiglia.
    Loro volevano lo trovasse; che trovasse la sua famiglia.
    Ed anche se non fosse accaduto, aveva offerto loro la miglior soluzione che potessero chiedere, una che recidesse i possibili legami fra JD e Blaise, e contribuisse a creare terra bruciata attorno al ribelle. Una che rovinasse la tranquilla vita di Blaise Han, e che gli facesse biasimare JD e non il Ministero – d’altronde, gliel’aveva chiesto lui.
    Poggiò entrambi i palmi sul tavolo, si alzò in piedi, ed iniziò a parlare senza degnarlo di una seconda occhiata. «ha ragione ad avere paura, ma noi siamo qui per questo.
    Richiedo il trasferimento nel quartiere di new hovel, dove la sicurezza verrà rinforzata per impedire al Traditore eventuali ripercussioni»
    ed avrebbe sedato la parte di popolazione preoccupata dell’esistenza degli special, placando quelli che ne enunciavano i diritti: era negli interessi della comunità magica proteggere qualcuno preso di mira dalla ribellione; dire il contrario, li avrebbe additati come complici, e sentenza sarebbe stata fatta.
    «si organizzi per i suoi studi, potrà completarli on-line: il mondo babbano, al momento, non è sicuro per lei» gli diede le spalle, avviandosi verso la porta. «anche la sua famiglia verrà trasferita in un posto più sicuro. godric’s hollow, magari? Un borgo magico permette una tutela migliore degli interessi di tutti. Dicono che d’estate sia incantevole» si volse gli offrì un sorriso piatto, labbra curvate all’insù. «ad effetto immediato. Qualcuno la scorterà al suo appartamento, e altri verranno mandati dalla sua famiglia: la vostra sicurezza è fondamentale, per noi.
    Preparate le valigie, troverete case pronte ad ospitarvi»
    Aprì la porta.
    Si voltò un’ultima volta verso l’Han.
    «la ringrazio per la sua preziosa collaborazione. Può andare. Buona giornata»
    fine.


    jack
    daniels


    un giovane ma non bello capo del consiglio

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon


    INTERROGATORIO CHIUSO! Ovviamente il tutto è un ordine, non un invito ♥

    GRAZIE è STATO TUTTO BELLISSIMO!!!!
     
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6 replies since 28/7/2022, 02:31   249 views
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